8 Un luogo sicuro

Già nel varcare la soglia Rand cercò con gli occhi suo padre. Tam non si era mosso d’un dito: teneva ancora gli occhi chiusi e respirava in ansiti faticosi, bassi e rauchi. Il menestrello interruppe la conversazione con il sindaco, chino sul letto a sorvegliare Tam, e rivolse a Moiraine un’occhiata inquieta. L’Aes Sedai non gli badò. A dire il vero, non badò a nessuno, escluso Tam: fissò il ferito, con una ruga di concentrazione.

Thom si cacciò fra i denti la pipa spenta, la tolse di bocca, la guardò con rabbia.

«Non si può neppure fumare in pace» brontolò. «Farò meglio ad accertarmi che qualche contadino non mi rubi il mantello per tenere al caldo la mucca. Almeno, fuori posso accendere la pipa.» Uscì in fretta.

Lan, col viso squadrato e inespressivo come pietra, lo guardò uscire. «Quell’uomo non mi piace» disse. «M’ispira diffidenza. Non l’ho visto per niente, ieri notte.»

«C’era» disse Bran, tenendo d’occhio Moiraine. «Non si è certo strinato il mantello al fuoco del camino.»

Anche se il menestrello avesse passato la notte nascosto nella stalla, a Rand non importava. «Mio padre?» disse a Moiraine, in tono supplichevole.

Bran aprì bocca, ma Moiraine lo precedette. «Lasciami con lui, mastro al’Vere» disse. «Qui mi saresti solo d’intralcio.»

Bran esitò, combattuto fra l’avversione a ricevere ordini nella sua stessa locanda e la riluttanza a disubbidire a una Aes Sedai. Alla fine si rialzò e posò la mano sulla spalla di Rand. «Vieni con me, ragazzo» disse. «Lasciamo Moiraine Sedai al suo... ah... al suo... Di sotto c’è un mucchio di lavoro in cui puoi darmi una mano. Prima che tu te ne accorga, Tam sarà lì a chiedere a gran voce la pipa e un boccale di birra.»

«Posso restare?» chiese Rand a Moiraine, anche se l’Aes Sedai pareva non rendersi conto della presenza di nessuno tranne Tam. Bran aumentò la stretta, ma Rand non gli badò. «Per favore. Starò fuori dei piedi. Non ti accorgerai nemmeno di me. È mio padre» soggiunse, con una fierezza che lo stupì e indusse il sindaco a spalancare gli occhi per la sorpresa. Rand si augurò che gli altri l’attribuissero alla stanchezza o alla tensione di avere a che fare con una Aes Sedai.

«Sì, sì» rispose Moiraine, spazientita. Con gesto negligente aveva gettato bastone e mantello sull’unica sedia e ora si arrotolava fino al gomito le maniche della veste, senza mai distogliere l’attenzione da Tam. «Siediti lì. Anche tu, Lan.» Indicò la panca contro la parete. Esaminò lentamente Tam dalla testa ai piedi, ma Rand ebbe la bizzarra impressione che guardasse al di là di Tam. «Parlate pure, se ne avete voglia» continuò lei, con aria assente «ma sottovoce. Tu puoi andare, mastro al’Vere. Questa è una camera da malato, non un salotto. Fai in modo che nessuno mi disturbi.»

Il sindaco brontolò sottovoce, ma non tanto forte da farsi sentire da lei; diede un’ultima stretta a Rand e, seppur riluttante, uscì e si chiuse alle spalle la porta.

Mormorando tra sé, Moiraine si inginocchiò accanto al letto e posò leggermente le mani sul torace di Tam. Chiuse gli occhi e per un bel pezzo non si mosse né disse parola.

Nelle storie, i miracoli delle Aes Sedai erano sempre accompagnati da lampi, tuoni, o altri segni che indicavano l’opera di grandi poteri. Del Potere. L’Unico Potere, tratto dalla Vera Fonte che muoveva la Ruota del Tempo. Ma Rand non aveva voglia di pensare al Potere usato per Tam, né gli piaceva trovarsi nella stanza in cui forse quel Potere operava. Però, a giudicare dalle apparenze, gli parve che Moiraine si fosse addormentata. E, tuttavia, che Tam respirasse con minore difficoltà. Certo Moiraine faceva qualcosa. Rand era così assorto in questi pensieri che sobbalzò, quando Lan gli si rivolse sottovoce.

«Hai una bella spada. Per caso c’è un airone anche sulla lama?»

Per un attimo Rand fissò il Custode, senza afferrare il senso delle parole. Nella foga di trattare con una Aes Sedai, aveva completamente dimenticato la spada di Tam. «Sì, c’è un airone» rispose infine. «Cosa fa, lady Moiraine?»

«Non avrei mai pensato di trovare in un posto come questo una spada col marchio dell’airone» disse Lan.

«È di mio padre.» Rand lanciò un’occhiata alla spada di Lan, la cui elsa era appena visibile sotto il lembo del mantello; le due spade parevano assai simili, ma non c’era traccia di airone, in quella del Custode. Tornò a guardare il letto: Tam respirava meglio, aveva smesso di rantolare. «L’ha comprata molto tempo fa.»

«Un acquisto insolito, per un pastore.»

Rand lo guardò di sottecchi. Un forestiero che si mostrasse curioso a proposito della spada, era un ficcanaso. Invece un Custode... Eppure si sentì obbligato a dire qualcosa. «Non gli è mai servita, per quanto ne so. Ha detto che non sapeva che farsene. Fino a ierinotte, comunque. Prima, non sapevo nemmeno che l’avesse.»

«Ah, la considerava inutile, eh? Ma certo non è sempre stato di questa idea.» Col dito sfiorò il fodero. «In certi posti, l’airone è il simbolo del mastro spadaccino. Questa spada ha percorso una strada bizzarra, per finire nelle mani di un pastore dei Fiumi Gemelli.»

Rand non badò alla domanda implicita. Moiraine ancora non si era mossa. Ma faceva davvero qualcosa, l’Aes Sedai? Con un brivido Rand si strofinò le braccia: non era sicuro di voler sapere che cosa la donna facesse. Una Aes Sedai.

Allora gli venne in mente una domanda, che non avrebbe voluto fare, ma di cui gli serviva la risposta. «Il sindaco...» Si schiarì la voce, inspirò a fondo. «Il sindaco ha detto che, se è rimasto qualcosa del villaggio, lo si deve a te e a lei.» Si costrinse a guardare il Custode. «Se ti avessero detto che nei boschi c’era un uomo... un uomo che metteva paura solo a guardarlo... saresti stato in guardia? Un uomo il cui cavallo non fa rumore? Il cui mantello non è mosso dal vento? Avresti saputo cosa stava per accadere? Tu e Moiraine potevate impedirlo, se aveste saputo della sua presenza?»

«No, senza l’aiuto di sei consorelle» disse Moiraine. Rand trasalì. La donna era sempre inginocchiata accanto al letto, ma aveva tolto le mani dal petto di Tam e si era girata a mezzo verso i due sulla panca. Non alzò la voce, ma con gli occhi inchiodò Rand alla parete. «Se alla partenza da Tar Valon avessi saputo di trovare qui Trolloc e Myrddraal, ne avrei condotte con me sei, dodici, a costo di trascinarle per la collottola. Per me sola, un mese di preavviso avrebbe fatto poca differenza. Forse nessuna. Una sola persona non può fare molto, anche usando il Potere; probabilmente ierinotte c’erano più di cento Trolloc in questo distretto. Un intero manipolo.»

«Comunque avrebbe fatto comodo, saperlo» disse Lan, brusco, rivolto a Rand. «Dove l’hai visto, esattamente? E quando?»

«Ormai non ha importanza» replicò Moiraine. «Non voglio che il ragazzo si senta in colpa senza motivo. Dovevo insospettirmi io, ieri, dell’insolito comportamento di quel maledetto corvo. E anche tu, vecchio amico.» Fece una smorfia. «Nella mia arroganza, ero troppo sicura che il tocco del Tenebroso non si fosse diffuso tanto lontano.»

Rand era sorpreso. «Il corvo? Non capisco.»

«Divoratori di carogne.» Lan ebbe una smorfia di disgusto. «I servi del Tenebroso spesso usano come spie le creature che si cibano di morti. Corvi e cornacchie, soprattutto. Topi, a volte, nelle città.»

Rand fu percorso da un brivido. Corvi e cornacchie, spie per conto del Tenebroso? C’erano corvi e cornacchie dappertutto, in quei giorni. Il tocco del Tenebroso, aveva detto Moiraine. Il Tenebroso era sempre presente, Rand lo sapeva; ma se uno cercava di camminare nella Luce e non lo nominava, non doveva temerlo. Lo sapevano anche i bambini. Però sembrava che Moiraine volesse dire...

Posò lo sguardo su Tam e dimenticò ogni cosa. Il viso del padre era molto meno arrossato di prima e il respiro pareva quasi normale. Rand sarebbe balzato in piedi, se Lan non l’avesse preso per il braccio. «Ci sei riuscita!» esclamò.

Con un sospiro Moiraine scosse la testa. «Non ancora. Almeno, mi auguro che sia solo questione di tempo. Le armi dei Trolloc sono fatte in certe forge della valle chiamata Thakan’dar, sulle pendici di Shayol Ghul. Alcune restano contaminate, perché il metallo stesso assorbe il male di quel luogo. Queste armi contaminate provocano ferite che non guariscono senza aiuto, oppure febbri letali, bizzarre malattie che le medicine non riescono a curare. Ho alleviato la sofferenza di tuo padre, ma la contaminazione è ancora in lui. Se non sarà eliminata del tutto, ricrescerà e lo consumerà.»

«Ma tu la eliminerai!» Le parole di Rand furono per metà una supplica, per metà un ordine. Il ragazzo rimase sconvolto, quando si accorse d’avere parlato in questo modo a una Aes Sedai, ma lei parve non fare caso al tono.

«Sì» rispose con semplicità. «Sono stanchissima, Rand; da ierinotte non ho avuto un attimo di riposo. Normalmente non importerebbe, ma per simili ferite...» Tolse di tasca un piccolo involto di seta bianca. «Questo è un angreal.» Notò la sua espressione. «Allora sai che cos’è un angreal. Bene.»

Senza rendersene conto, Rand si appoggiò alla parete, per scostarsi da lei e dall’involto. Alcune storie parlavano degli angreal, reliquie dell’Epoca Legendaria, di cui le Aes Sedai si servivano per compiere i miracoli più incredibili. Con stupore vide che Moiraine toglieva dall’involto una statuina d’avorio, tanto antica da essere di color marrone scuro. Non più lunga d’una spanna, rappresentava una donna con la veste fluente e capelli lunghi alla spalla.

«Non sappiamo più come fabbricarli» disse l’Aes Sedai. «Molte cose sono andate perdute, forse per sempre. Quindi ne restano pochi: l’Amyrlin Seat era riluttante a lasciarmi questo. Buon per Emond’s Field, e per tuo padre, che alla fine abbia acconsentito. Ma non farti troppe illusioni: la contaminazione è forte e ha avuto il tempo di diffondersi.»

«Tu puoi aiutarlo» disse Rand, con fervore. «Lo so.»

Moiraine sorrise, una semplice increspatura delle labbra. «Vedremo.» Si girò di nuovo verso Tam. Gli posò la mano sulla fronte; con l’altra strinse la statuina d’avorio. Chiuse gli occhi e assunse un’aria d’intensa concentrazione. Pareva quasi non respirare.

«Il cavaliere di cui parlavi» disse piano Lan «quello che ti ha messo paura, era sicuramente un Myrddraal.»

«Un Myrddraal! Ma i Fade sono alti venti piedi e...» Lasciò morire la frase, di fronte al sorriso torvo del Custode.

«A volte, pastore, le storie ingigantiscono la realtà. Dammi retta, la realtà basta e avanza, quando si tratta di un Mezzo Uomo. Fade, Mezzo Uomo, Lurk, Uomo Ombra: il nome dipende dal paese in cui ti trovi, ma indica sempre un Myrddraal. I Fade sono progenie dei Trolloc, regredita quasi al ceppo umano che i Signori del Terrore usarono per fabbricare i Trolloc. Ma se in loro il ceppo umano si rinforza, si accresce anche la contaminazione, quella che rende deformi i Trolloc. I Mezzi Uomini hanno poteri del tipo che proviene dal Tenebroso. Solo le Aes Sedai più deboli non sarebbero degne avversarie di un Fade, in uno scontro diretto; ma molti veri uomini sono caduti davanti a loro. Dalle guerre che posero fine all’Epoca Leggendaria, da quando i Reietti furono imprigionati, i Fade sono stati il cervello che dice ai manipoli Trolloc dove colpire. Nei giorni delle Guerre Trolloc, Mezzi Uomini guidavano in battaglia i Trolloc, sotto il comando dei Signori del Terrore.»

«Mi ha spaventato» disse debolmente Rand. «Mi ha solo guardato e...» Rabbrividì.

«Non vergognarti, pastore. Spaventano anche me. Ho visto uomini, soldati per tutta la vita, restare impietriti come passero davanti al serpente, quando si sono trovati di fronte a un Fade. Nel settentrione, nelle Marche di Confine lungo la Grande Macchia, c’è un detto. Lo sguardo del Senza Occhi è paura.»

«Senza Occhi?»

Lan annuì. «Un Myrddraal ha vista d’aquila, nel buio o nella luce, ma non ha occhi. Poche cose sono più pericolose di un Myrddraal. Moiraine Sedai e io abbiamo cercato di uccidere quello che era qui ierinotte, ma ogni tentativo è fallito. I Mezzi Uomini hanno la fortuna stessa del Tenebroso.»

Rand deglutì. «Un Trolloc mi disse che il Myrddraal voleva parlare con me. Non so cosa intendesse.»

Lan sollevò di scatto la testa: gli occhi erano pietre azzurre. «Hai parlato con un Trolloc?»

«Non proprio» balbettò Rand. Lo sguardo del Custode lo teneva come in trappola. «È stato lui, a parlarmi. Ha detto che non mi avrebbe fatto niente, che il Myrddraal voleva parlarmi. Poi ha tentato di uccidermi.» Si umettò le labbra e accarezzò l’elsa. Con frasi brevi e smozzicate descrisse il ritorno alla fattoria. «Invece l’ho ucciso io» terminò. «Senza volerlo, a dire il vero. Mi è balzato addosso e si è infilzato da solo sulla spada.»

Il viso di Lan si ammorbidì un poco. «È pur sempre un’impresa, pastore» commentò. «Fino alla scorsa notte, ben pochi uomini a meridione delle Marche di Confine potevano vantarsi d’avere visto un Trolloc, altro che d’averne ucciso uno.»

«E per di più da solo e senza aiuto» intervenne Moiraine, con voce stanca. «Ho terminato, Rand. Lan, aiutami ad alzarmi.»

Rand accorse al capezzale del padre. Tam era fresco, anche se pallido come se avesse trascorso troppo tempo lontano dalla luce del sole. Teneva ancora gli occhi chiusi, ma respirava normalmente.

«Starà bene, adesso?» domandò Rand, ansioso.

«Se riposa, sì» rispose Moiraine. «Qualche settimana a letto e sarà quello di prima.» Si muoveva con passo incerto, anche se Lan la sorreggeva per il braccio. Il Custode tolse dalla poltrona mantello e bastone; Moiraine, con un sospiro, si lasciò cadere sul cuscino. Lentamente avvolse nella seta l’angreal e lo ripose nel borsello che portava alla cintura.

Rand si morsicò le labbra per trattenere una risata di sollievo e si fregò gli occhi per asciugare le lacrime. «Grazie» disse.

«Nell’Epoca Leggendaria» disse Moiraine «alcune Aes Sedai sapevano attizzare la fiamma della vita e della buona salute anche dalla più piccola scintilla. Quei giorni sono svaniti, però... forse per sempre. Moltissime conoscenze si sono perdute, non solo il modo di fabbricare gli angreal. Capacità che non osiamo nemmeno sognare e che neppure ricordiamo. Ormai siamo in poche. Alcuni talenti sono quasi scomparsi e molti, fra quelli che ci rimangono, sembrano più deboli. Ora nell’ammalato dev’esserci volontà e forza da cui attingere, altrimenti anche la più forte di noi non può fare nulla, per la guarigione. Per fortuna tuo padre è forte nel corpo e nello spirito. Ha usato gran parte della forza nella lotta per sopravvivere; la restante gli servirà per guarire. Occorrerà tempo, ma la contaminazione è sparita.»

«Non potrò mai ripagarti» disse Rand, senza staccare lo sguardo da Tam. «Ma se posso fare qualcosa per te, sono pronto.» Allora ricordò i discorsi sul prezzo da pagare e la promessa. Era deciso a mantenerla, ma non trovava facile guardare la donna. «Qualsiasi cosa. Purché non danneggi il villaggio né i miei amici.»

Moiraine alzò la mano, ad accantonare l’argomento. «Se lo ritieni necessario» disse. «Comunque, mi piacerebbe parlarti. Senza dubbio te ne andrai quando andremo via anche noi e allora parleremo a volontà.»

«Andarmene!» esclamò Rand, rialzandosi. «La situazione è proprio così brutta? Mi sembrava che tutti avessero iniziato a riparare i danni. Noi dei Fiumi Gemelli stiamo bene, qui. Mai nessuno se ne va.»

«Rand...»

«E dove andremmo? Padan Fain ha detto che fa brutto da tutte le parti. Fain è... era... il venditore ambulante. I Trolloc...» Rand deglutì, rimpiangendo che Thom Merrilin gli avesse detto che cosa mangiavano i Trolloc. «Secondo me, la cosa migliore è restare qui al nostro posto, nei Fiumi Gemelli, e ricostruire. Il raccolto è già seminato, presto farà abbastanza caldo per la tosatura. Non so chi abbia iniziato questi discorsi di andare via... uno dei Coplin, ci giurerei... ma chiunque sia stato...»

«Pastore» lo interruppe Lan «invece di parlare, dovresti ascoltare.»

Rand, sorpreso, girò lo sguardo dall’una all’altro. Aveva continuato a parlare confusamente, anche se loro cercavano d’intervenire. Non sapeva come scusarsi.

Moiraine sorrise. «Capisco come ti senti, Rand» disse; e lui provò la sgradevole impressione che capisse davvero. «Non pensarci più.» Serrò le labbra e scosse là testa. «Non ho trattato la faccenda nel modo migliore, a quanto vedo. Forse prima avrei dovuto riposare. Andrai via solo tu, Rand. Devi andartene, per amore del villaggio.»

«Io? E perché dovrei andarmene? Non capisco. Non voglio andare da nessuna parte.»

Moiraine guardò Lan; il Custode allargò le braccia. Rand provò di nuovo la sensazione d’essere soppesato su di una bilancia invisibile.

«Sapevi» domandò Lan all’improvviso «che alcune case non sono state assalite?»

«Metà villaggio è in cenere» protestò Rand, ma il Custode scacciò con un gesto l’obiezione.

«Alcune case sono state incendiate solo per creare confusione. I Trolloc le hanno trascurate, come non hanno badato alla gente che ne è fuggita, a meno che non capitasse fra i piedi. Molti di quelli giunti dalle fattorie più lontane non hanno nemmeno visto i Trolloc. Si sono accorti dell’assalto solo quando hanno visto il villaggio.»

«Ho sentito di Darl Coplin» replicò Rand. «Immagino che non sia stato capito.»

«Due fattorie sono state assalite» continuò Lan. «La vostra e un’altra. A causa della festa, chi abitava la seconda fattoria si trovava già nel villaggio. Molta gente si è salvata perché il Myrddraal ignorava le usanze dei Fiumi Gemelli. La Festa e la Notte d’Inverno hanno reso quasi impossibile il suo compito, ma lui non lo sapeva.»

Rand guardò Moiraine, appoggiata contro la spalliera; ma la donna non disse niente, si limitò a guardarlo, tenendo un dito sulle labbra. «La nostra fattoria e quella di chi?» chiese alla fine Rand.

«Degli Aybara» rispose Lan. «A Emond’s Field hanno assalito prima la fucina, poi la casa del fabbro e quella di mastro Cauthon.»

Rand si sentì la bocca secca. «È pazzesco» riuscì a dire; poi balzò in piedi, mentre Moiraine si alzava.

«Non pazzesco, Rand» disse lei. «Meditato. I Trolloc non sono venuti a Emond’s Field per caso; non hanno provocato distruzione per il piacere di uccidere e d’incendiare. Sapevano a che cosa, anzi a chi, davano la caccia. Sono venuti per catturare o uccidere ragazzi di una certa età che abitassero nei dintorni di Emond’s Field.»

«Della mia età?» La voce tremò, ma Rand non vi fece caso. «Luce santa! Mat. E Perrin?»

«È vivo e sta bene» lo rassicurò Moiraine.

«Ban Crawe e Lem Thane?»

«Non sono mai stati in pericolo» disse Lan. «Non più di chiunque altro.»

«Ma anche loro hanno visto il cavaliere, il Fade, e hanno la mia stessa età.»

«La casa di mastro Crawe non è stata nemmeno toccata» disse Moiraine. «E il mugnaio e la sua famiglia hanno dormito fino a metà dell’assalto, prima che il frastuono li svegliasse. Ban ha dieci mesi più di te, Lem otto in meno.» Sorrise alla sua aria sorpresa. «Ho fatto domande, come ti ho detto. E ho anche parlato di ragazzi di una certa età. Tu e gli altri due siete nati qualche settimana l’uno dall’altro. Il Myrddraal cercava proprio voi tre.»

Rand si mosse a disagio. «E cosa vorrebbe, da noi?» domandò. «Siamo solo contadini, pastori.»

«A questa domanda non c’è risposta, nei Fiumi Gemelli» disse piano Moiraine. «Ma la risposta è importante. Lo indica la presenza di Trolloc dove da duemila anni non se ne vedevano.»

«Molte storie parlano di scorrerie dei Trolloc» obiettò Rand, testardo. «Ma qui non ce ne sono mai state. I Custodi tengono a bada i Trolloc.»

Lan sbuffò. «Ragazzo, mi aspetto di combatterli lungo la Grande Macchia, non qui, seicento leghe più a meridione. Scorrerie come quella di ierinotte si vedono nello Shienar o in una delle altre Marche di Confine.»

«In uno di voi, o in tutti e tre, c’è qualcosa di cui il Tenebroso ha paura» disse Moiraine.

«Non... non è possibile.» Rand andò con passo malfermo alla finestra e guardò il villaggio, la gente al lavoro tra le macerie. «Non m’importa cos’è accaduto: è impossibile e basta.» Qualcosa nel Parco attirò la sua attenzione: il mozzicone annerito dell’Albero di Primavera. Un magnifico Bel Tine, con un ambulante, un menestrello, dei forestieri. Rabbrividì e scosse la testa con violenza. «No. No, sono solo un pastore. Non interesso, al Tenebroso.»

«È occorso uno sforzo notevole» disse Lan, torvo «per portare così lontano tanti Trolloc senza sollevare un putiferio dalle Marche a Caemlyn. Vorrei sapere come ci sono riusciti. Credi davvero che abbiano fatto tanta strada solo per bruciare qualche casa?»

«Torneranno» aggiunse Moiraine.

Rand si girò per guardare in viso la donna. «Torneranno? Non puoi fermarli? Ierinotte ci sei riuscita, anche se presa alla sprovvista. Ma ora sai che sono qui.»

«Forse» rispose Moiraine. «Potrei far venire da Tar Valon alcune consorelle; forse arriveranno in tempo. Però anche il Myrddraal sa che io sono qui ed è probabile che non venga all’assalto senza ricevere rinforzi, altri Myrddraal e altri Trolloc. Con un numero sufficiente di Aes Sedai e di Custodi, è possibile sconfiggere i Trolloc, ma non so quante battaglie occorreranno.»

Rand immaginò Emond’s Field ridotto in cenere, tutte le fattorie incendiate. E Watch Hill, Deven Ride, Taren Ferry. Cenere e sangue dappertutto. «No» disse. «Per questo devo andarmene, vero? I Trolloc non torneranno, se me ne vado.» Un’ultima traccia di testardaggine lo spinse ad aggiungere: «Ammesso che cerchino davvero me.»

Moiraine parve sorpresa, ma Lan replicò: «Sei disposto a scommetterci il villaggio, pastore? L’intero territorio dei Fiumi Gemelli?»

Rand sentì svanire l’ostinazione. «No» rispose, con un senso di vuoto. «Anche Perrin e Mat devono andarsene, vero?» Doveva lasciare i Fiumi Gemelli. Casa e padre. Almeno Tam sarebbe guarito. Almeno gli avrebbe sentito dire che i vaneggiamenti lungo la Strada della Cava erano solo sciocchezze. «Allora andremo a Baerlon, o su fino a Caemlyn. Ho sentito dire che a Caemlyn c’è più gente che in tutti i Fiumi Gemelli. Lì saremo più al sicuro.» Sorrise di storto. «Ho sempre sognato di vedere Caemlyn. Ma non così.»

Seguì un lungo silenzio, poi Lan disse: «Nemmeno a Caemlyn mi riterrei al sicuro. Se i Myrddraal ti vogliono a tutti i costi, troveranno il modo di raggiungerti. Le mura non sono grande ostacolo, per un Mezzo Uomo. E saresti sciocco a non credere che ti vogliano davvero.»

A queste parole Rand si sentì ancora più sconsolato.

«Un luogo sicuro esiste» disse piano Moiraine. «A Tar Valon saresti fra Aes Sedai e Custodi. Anche durante le Guerre Trolloc, le forze del Tenebroso avevano paura di assalire le Mura Lucenti. L’unico tentativo si mutò nella loro maggiore sconfitta. E a Tar Valon sono racchiuse tutte le conoscenze che noi Aes Sedai abbiamo accumulato dal Tempo della Follia. Alcuni frammenti risalgono perfino all’Epoca Leggendaria. Tar Valon è l’unico luogo, se ne esiste uno, dove potrai scoprire perché i Myrddraal ti vogliono. Perché il Padre delle Menzogne ti vuole. Te lo garantisco.»

Era quasi impensabile, un viaggio fino a Tar Valon. Un viaggio in una città dove sarebbe stato circondato da Aes Sedai. Certo, Moiraine aveva guarito Tam — almeno, così sembrava — ma c’erano sempre tutte quelle storie. Rand si sentiva già a disagio, nella stessa stanza con una Aes Sedai, figuriamoci nella loro città... E poi Moiraine ancora non aveva preteso il suo prezzo. C’era sempre un prezzo, dicevano le storie.

«Per quanto tempo mio padre resterà addormentato?» domandò Rand infine. «Devo... devo parlarne con lui. Non voglio che si svegli e non mi trovi.» Gli parve che Lan sospirasse di sollievo. Lo guardò, ma il viso del Custode era inespressivo come sempre.

«È poco probabile che si risvegli prima della nostra partenza» rispose Moiraine. «Ci metteremo in viaggio appena farà buio. Anche un solo giorno di ritardo può essere fatale. Faresti meglio a lasciargli un biglietto.»

«Di notte?» obiettò Rand, perplesso.

Lan annuì. «Il Mezzo Uomo scoprirà fin troppo presto che ce ne siamo andati. Non ha senso facilitargli il compito.»

Rand tormentò l’orlo di una coperta. Il viaggio per Tar Valon era lunghissimo. «Allora... allora è meglio che vada a cercare Mat e Perrin» disse.

«Me ne occupo io.» Moiraine si alzò con ritrovato vigore e indossò il mantello. Posò la mano sulla spalla di Rand. Il ragazzo cercò di non trasalire. Moiraine non premette forte, ma aveva una stretta ferrea che lo bloccò come un bastone biforcuto blocca un serpente. «Meglio non dire niente a nessuno. Hai capito? Chi ha scarabocchiato sulla porta della locanda la Zanna del Drago potrebbe crearci guai, se sapesse.»

«Ho capito» disse Rand. E tirò un sospiro di sollievo, quando lei tolse la mano.

«Dirò a comare al’Vere di portarti da mangiare» continuò Moiraine, come se non avesse notato la reazione. «Poi dormi un poco. Sarà un viaggio duro anche per chi è riposato.»

La porta si chiuse alle spalle dei due. Rand rimase in piedi a guardare Tam, senza vederlo realmente. Solo in quel momento capiva che Emond’s Field era una parte di se stesso. Ma il Pastore della Notte lo voleva. Era assurdo — lui, un semplice contadino — eppure i Trolloc erano venuti e Lan aveva ragione su una cosa: non poteva mettere a repentaglio il villaggio basandosi sul presupposto che Moiraine si sbagliasse. Doveva fidarsi di una Aes Sedai.

«Non svegliarlo» disse comare al’Vere, mentre il sindaco, entrato insieme con la moglie, richiudeva la porta. La donna reggeva un vassoio coperto da un tovaglio, che mandava un profumo delizioso. Lo depose sulla cassapanca contro la parete e con fermezza allontanò Rand dal letto.

«Comare Moiraine mi ha detto cosa occorre a tuo padre» continuò a bassa voce. «Ti ho portato un boccone, non farlo raffreddare.»

«Smettila di chiamarla così» disse Bran, stizzoso. «Moiraine Sedai è il modo corretto. Potrebbe irritarsi.»

Comare al’Vere gli diede un buffetto. «Lascia che me ne preoccupi io. E tieni bassa la voce. Se svegli Tam, dovrai vedertela con me, oltre che con Moiraine Sedai. E ora toglietevi dai piedi, voi due.» Con un sorriso affettuoso al marito, si girò verso il letto e Tam.

Deluso, Mastro al’Vere si rivolse a Rand. «Metà delle donne del villaggio si comporta come se Moiraine facesse parte della Cerchia e l’altra metà come se fosse un Trolloc. Non una si rende conto che occorre prudenza, con le Aes Sedai. Forse gli uomini la guardano di storto, ma almeno evitano possibili provocazioni.»

Prudenza, pensò Rand. Faceva ancora in tempo a essere prudente. «Mastro al’Vere, sai quante fattorie sono state assalite?»

«Solo due, compresa la vostra, a quanto ho sentito.» Il sindaco esitò, pensieroso; poi scrollò le spalle. «Poche, considerando cos’è accaduto qui. Dovrei esserne contento, però... Be’, prima che la giornata sia finita, probabilmente verremo a sapere che ne hanno assalite altre.»

Rand sospirò: inutile domandare di chi fosse l’altra. «Qui al villaggio hanno... voglio dire, si è capito che cosa cercassero?»

«Non sapevo che cercassero qualcosa, se non forse di ucciderci tutti. È accaduto proprio come ti ho detto. I cani abbaiavano, Moiraine Sedai e Lan sono corsi in strada... poi qualcuno ha gridato che la casa di mastro Luhhan e la fucina erano in fiamme. La casa di Abell Cauthon ha preso fuoco... strano, è quasi al centro del villaggio. Comunque, in un attimo i Trolloc erano in mezzo a noi. No, non credo che cercassero qualcosa.» All’improvviso si mise a ridere, ma si bloccò di colpo all’occhiataccia della moglie. «A dire il vero» continuò a voce più bassa «i Trolloc sembravano confusi quanto noi. Non s’aspettavano, credo, di trovare una Aes Sedai e un Custode.»

«Lo credo anch’io» disse Rand, con una smorfia.

Se Moiraine aveva detto la verità a questo proposito, probabilmente l’aveva detta anche riguardo al resto. Per un istante Rand pensò di chiedere il consiglio del sindaco, ma era chiaro che, sulle Aes Sedai, mastro al’Vere non sapeva molto di più del resto del villaggio. Inoltre, Rand era riluttante a rivelare perfino al sindaco qual era la situazione... secondo Moiraine, almeno. Non sapeva se aveva più paura d’essere preso in giro o d’essere creduto. Strofinò il pollice sull’elsa della spada di Tam. Suo padre aveva girato il mondo; certo ne sapeva più del sindaco, sulle Aes Sedai. Ma se davvero Tam era stato fuori dei Fiumi Gemelli, forse quel che aveva detto nel Westwood... Si strinse la testa, cercando di scacciare quel pensiero.

«Hai bisogno di riposare, ragazzo» disse il sindaco.

«Sì, devi dormire» aggiunse comare al’Vere. «Quasi non ti reggi in piedi.»

Sorpreso, Rand notò che si era allontanata da Tam. Aveva davvero bisogno di riposare; il solo pensiero gli provocò uno sbadiglio.

«Prendi il letto della camera accanto» disse il sindaco. «C’è già il fuoco acceso.»

Rand guardò suo padre, che dormiva ancora profondamente. «Preferirei restare qui, se non vi spiace» disse. «Per quando si sveglia.»

Quel genere di faccende era campo di comare al’Vere, perciò il sindaco lasciò decidere alla moglie. La donna esitò un istante, poi annuì. «Ma lascia che si svegli da solo» disse. «Se lo disturbi nel sonno...» Rand aprì bocca per dirle di non preoccuparsi, ma le parole gli si impigliarono in un altro sbadiglio. La donna scosse la testa e sorrise. «Fra un attimo anche tu dormirai della grossa. Se proprio vuoi stare qui, distenditi accanto al fuoco. E bevi un po’ di quel brodo di manzo, prima di chiudere gli occhi.»

«Certo» disse Rand. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di restare in quella stanza. «E non lo sveglierò.»

«Ci conto. Ti porterò un guanciale e un paio di coperte.»

Quando finalmente la porta si chiuse alle loro spalle, Rand tirò accanto al letto l’unica sedia della stanza e si sedette in modo da tenere d’occhio Tam. Soffocò uno sbadiglio. Non doveva addormentarsi. Tam poteva svegliarsi in qualsiasi momento e forse sarebbe rimasto sveglio solo per poco: in questo caso, lui doveva essere pronto.

Cambiò posizione e spostò distrattamente la spada per non sentire l’elsa contro le costole. Era sempre riluttante a parlare con qualcuno di quello che gli aveva detto Moiraine, ma l’uomo sul letto era Tam, era... Senza accorgersene, serrò con determinazione le mascelle. “Mio padre” si disse. “A mio padre posso dire qualsiasi cosa:

Appoggiò la testa alla spalliera della sedia. Toccava a lui decidere che cosa dire o non dire a Tam, a suo padre. Doveva solo restare sveglio finché Tam non si fosse destato. Doveva solo...

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