La Strada per Caemlyn non era molto diversa dalla Strada Settentrionale. Naturalmente era assai più larga e più usata, ma aveva anch’essa il fondo in terra battuta ed era fiancheggiata da alberi che non sarebbero stati fuori posto nei Fiumi Gemelli, soprattutto dal momento che solo i sempreverdi avevano qualche foglia.
Il territorio però era diverso: infatti verso mezzogiorno la strada procedette per due giorni fra basse montagne, tagliandole a volte, se rendevano necessario un lungo giro e non erano tanto alte da rendere troppo difficili le operazioni di scavo. Poiché la posizione del sole mutava ogni giorno, fu chiaro che la strada, per quanto all’occhio sembrasse dritta, curvava lentamente a meridione pur correndo verso levante. Rand, come metà dei ragazzi di Emond’s Field, spesso aveva fantasticato guardando la vecchia mappa di mastro al’Vere e ricordò che la strada curvava intorno alle Montagne di Absher fino a raggiungere la città di Whitebridge.
Di tanto in tanto Lan li faceva smontare in cima a un’altura da dove aveva una buona visuale del territorio e della strada percorsa e da percorrere. Esaminava attentamente i dintorni, mentre gli altri si sgranchivano le gambe oppure sedevano sotto gli alberi a mangiare.
«Una volta il formaggio mi piaceva» disse Egwene, il terzo giorno dalla partenza da Baerlon. Sedeva con la schiena contro un tronco e guardava di storto un pranzo che era uguale alla colazione e sarebbe stato uguale alla cena. «Non c’è nemmeno la possibilità di un buon tè caldo.» Si strinse nel mantello e si spostò intorno all’albero, nel vano tentativo di evitare i turbini di vento.
«Tè d’erbasmorta e radice d’andilaia» diceva in quel momento Nynaeve a Moiraine «sono la cosa migliore per eliminare la stanchezza. Schiariscono il cervello e calmano il bruciore dei muscoli affaticati.»
«Non lo metto in dubbio» mormorò l’Aes Sedai, con un’occhiata obliqua alla Sapiente.
Nynaeve serrò le labbra, ma continuò nello stesso tono. «Ora, se bisogna andare avanti senza dormire...»
«Niente tè!» disse Lan, brusco, a Egwene. «Niente fuoco! Non li vediamo, ma sono là, da qualche parte. Un paio di Fade e i loro Trolloc. Sanno che seguiamo questa strada. Non c’è bisogno di rivelare loro la nostra esatta posizione.»
«Non lo chiedevo» borbottò Egwene, dalle pieghe del mantello. «Lo rimpiangevo soltanto.»
«Se sanno che seguiamo questa strada» domandò Perrin «perché non tagliamo dritto su Whitebridge?»
«Nemmeno Lan può viaggiare rapidamente in aperta campagna come sulla strada» disse Moiraine, interrompendo Nynaeve. «Soprattutto fra le Montagne di Absher.» La Sapiente emise un sospiro d’esasperazione. Rand si domandò che cosa combinasse Nynaeve; durante il primo giorno aveva ignorato l’Aes Sedai, ma negli ultimi due aveva cercato di discutere con lei di erbe medicinali. Moiraine si allontanò da Nynaeve e continuò: «Perché credi che la strada faccia una curva per evitarle? E poi, a un certo punto dovremmo tornare su questa strada. Col rischio di trovarceli davanti, anziché alle spalle.»
Rand parve dubbioso e Mat borbottò qualcosa a proposito del “lungo giro intorno".
«Avete visto una fattoria, da stamane?» domandò Lan. «O anche soltanto il fumo d’un comignolo? No, perché da Baerlon a Whitebridge ci sono solo terre desolate; e a Whitebridge dovremo attraversare l’Arinelle, perché lì c’è l’unico ponte a meridione di Maradon, nella Saldaea.»
Thom sbuffò sotto i baffi. «Niente ci dice che non abbiano già qualcuno, a Whitebridge.»
Da ponente provenne il lamento acuto d’un corno. Lan girò di scatto la testa per scrutare la strada già percorsa. Rand sentì un brivido gelido, ma rimase abbastanza calmo da stimare la distanza: dieci miglia, non di più.
«Niente li ferma, menestrello» disse il Custode. «Confidiamo nella Luce e nella fortuna. Ora sappiamo con certezza che i Trolloc sono alle nostre spalle.»
Moiraine si pulì le mani. «È tempo di muoverci.» Montò in arcione alla giumenta bianca.
Tutti la imitarono, spinti anche da un secondo squillo di corno. Stavolta altri corni risposero, e il loro suono provenne da ponente, simile a un lamento funebre. Rand si preparò a spingere subito Cloud al galoppo e gli altri strinsero le redini con la stessa decisione. Tranne Lan e Moiraine. Il Custode e l’Aes Sedai si scambiarono una lunga occhiata.
«Prosegui senza fermarti, Moiraine Sedai» disse Lan infine. «Tornerò il più presto possibile. Se fallisco, lo capirai.» Posò la mano sulla sella di Mandarb, con un volteggio montò in arcione e spinse al galoppo il morello giù dall’altura, verso ponente. I corni risuonarono di nuovo.
«La Luce ti accompagni, ultimo Signore delle Sette Torri» disse Moiraine, a voce talmente bassa che Rand la udì appena. Sospirò intensamente e girò la giumenta. «Dobbiamo proseguire» disse; e si avviò al piccolo trotto. Gli altri la seguirono in fila serrata.
Rand si girò una volta, ma Lan era già scomparso fra le colline e gli alberi spogli. Ultimo Signore delle Sette Torri, l’aveva chiamato Moiraine. Rand si domandò che cosa significasse. Credeva d’essere stato il solo a udire la frase, ma vide che Thom si mordicchiava i baffi, con aria assorta. Pareva proprio che il menestrello sapesse un mucchio di cose.
I corni chiamarono e si risposero ancora una volta, più vicini: otto miglia, forse sette. Mat e Egwene si guardarono indietro e Perrin si ingobbì come se si aspettasse d’essere colpito alla schiena. Nynaeve raggiunse Moiraine.
«Non possiamo andare più in fretta?» disse. «I corni si avvicinano.»
L’Aes Sedai scosse la testa. «Perché ci fanno sapere dove sono? Forse per spingerci a correre senza pensare a quel che c’è più avanti.»
Mantennero la stessa andatura. Dietro di loro, a intervalli, risuonavano i corni, ogni volta più vicini. Rand cercò di non pensare alla distanza che lo separava dagli inseguitori, ma a ogni squillo la calcolava inconsciamente. Erano ormai a cinque miglia, quando Lan sbucò al galoppo dalla collina alle loro spalle.
Si fermò a fianco di Moiraine. «Almeno tre manipoli di Trolloc, ciascuno guidato da un Mezzo Uomo. Forse cinque.»
«Se eri tanto vicino da vederli» disse Egwene, preoccupata «forse ti hanno scorto. Potrebbero esserti alle calcagna.»
«Non l’hanno visto» disse Nynaeve. Si raddrizzò, mentre tutti la fissavano. «Ho seguito le sue tracce, non dimenticatelo.»
«Silenzio» ordinò Moiraine. «Lan ha appena detto che abbiamo forse cinquecento Trolloc alle calcagna.»
«E riducono il distacco» aggiunse Lan. «Li avremo addosso fra un’ora o anche meno.»
Quasi tra sé, l’Aes Sedai disse: «Se ne avevano già tanti, perché non se ne sono serviti a Emond’s Field? Se non li avevano, come hanno fatto ad arrivare così in fretta?»
«Si sono allargati a ventaglio» disse Lan. «Hanno esploratori all’avanguardia del drappello principale.»
«Dove vorranno spingerci?» si domandò Moiraine. Quasi in risposta, un corno gemette in lontananza, da ponente; altri gli risposero, tutti più avanti rispetto a loro. Moiraine si fermò e tutti la imitarono. I corni risuonarono, davanti a loro e dietro di loro. A Rand parve che gli squilli avessero una nota di trionfo.
«E ora?» domandò Nynaeve, furiosa. «Dove andiamo?»
«Ci restano meridione e settentrione» disse Moiraine, più a se stessa che alla Sapiente. «A meridione ci sono le Montagne di Absher, brulle e morte, e il Taren, impossibile da attraversare e privo di traffico per barca. A settentrione possiamo raggiungere l’Arinelle prima di sera e forse troveremo una barca di mercanti. Se a Maradon il ghiaccio si è sciolto.»
«C’è un luogo dove i Trolloc non andrebbero» disse Lan.
Moiraine girò di scatto la testa. «No!» Prese da parte il Custode e parlottarono a bassa voce.
I corni risuonarono e il cavallo di Rand si agitò, innervosito.
«Vogliono spaventarci» brontolò Thom, cercando di calmare il cavallo, con torio fra l’arrabbiato e l’impaurito. «Vogliono che ci diamo alla fuga, spinti dal terrore. Allora non avranno difficoltà a prenderci.»
A ogni squillo di corno Egwene muoveva la testa e scrutava avanti e indietro, come se cercasse i primi Trolloc. Rand avrebbe voluto imitarla, ma cercò di trattenersi e le andò vicino.
«Andiamo a settentrione» annunciò Moiraine.
I corni mandarono squilli acuti, mentre il gruppetto lasciava la strada e s’inoltrava tra le colline.
Il percorso era un saliscendi continuo, senza mai un tratto piano, tra alberi spogli e sottobosco secco. Lan stabilì un’andatura più sostenuta di quella tenuta sulla strada.
I rami frustavano il viso e il petto di Rand. Vecchi rampicanti gli afferravano le braccia e a volte gli strappavano dalla staffa il piede. Gli squilli di corno erano sempre più vicini e sempre più frequenti.
Dopo un poco, Lan iniziò a scrutare da ogni parte; Rand non l’aveva mai visto preoccupato come ora. Una volta si alzò sulle staffe per guardare indietro. Rand vide solo alberi. Il Custode si lasciò ricadere sulla sella e istintivamente scostò il mantello per non intralciare la spada, mentre riprendeva a scrutare la foresta.
Rand incrociò lo sguardo di Mat, che gli rispose con una smorfia rivolta alla schiena del Custode e una scrollata di spalle in segno d’impotenza.
Senza girare la testa, Lan disse: «Ci sono Trolloc, qui intorno.» Arrivarono in cima all’altura e iniziarono la discesa. «Esploratori in avanscoperta, probabilmente» proseguì il Custode. «Se ci imbattiamo in loro, rimanete con me a tutti i costi e fate come faccio io. Non dobbiamo allontanarci dal percorso.»
Boschetti sparsi di sempreverdi offrivano l’unico vero riparo, ma Rand cercò di scrutare in tutte le direzioni nello stesso tempo: la sua immaginazione mutava in Trolloc i grigi tronchi intravisti con la coda dell’occhio. E i corni echeggiavano più vicino. Proprio alle loro spalle.
Arrivarono in cima a un’altra collina.
In basso, numerosi Trolloc, disposti in una lunga linea, iniziavano la salita del pendio; portavano pali con in cima un grande cappio o un grosso uncino. Al centro, proprio di fronte a Lan, cavalcava un Fade.
Il Myrddraal parve esitare, quando in cima alla collina vide comparire il gruppetto, ma l’istante successivo estrasse la spada dalla lunga lama nera che Rand ricordava con orrore e l’agitò in alto. La fila di Trolloc si lanciò alla carica.
Ancora prima che il Myrddraal si muovesse, Lan aveva in pugno la spada. «Seguitemi!» gridò, lanciando Mandarb al galoppo giù per il pendio. «Per le Sette Torri!»
Rand deglutì e spronò il grigio; senza rendersene conto, aveva già impugnato la spada di Tam. Contagiato dal grido di Lan, ne trovò uno per sé: «Manetheren! Manetheren!»
Perrin lo riprese: «Manetheren! Manetheren!»
Mat invece gridò: «Carai an Caldazar! Carai an Ellisande! Al Ellisande!»
Il Fade girò la testa verso i cavalieri che venivano alla carica. La spada nera rimase immobile in aria, mentre l’apertura del cappuccio girava qua e là, come se cercasse qualcuno in particolare.
Poi Lan fu addosso al Myrddraal, mentre gli altri si avventavano sui Trolloc. La lama del Custode incontrò l’acciaio nero proveniente dalle fucine di Thakan’dar, con il clangore d’una grande campana: il rintocco echeggiò nella valle e un lampo di luce azzurra riempì l’aria, simile a un fulmine diffuso.
Creature semi-umane dal busto d’animale sciamarono intorno ai cavalieri, agitando lacci e uncini. Evitavano soltanto Lan e il Myrddraal, che combattevano in uno spazio sgombro, scambiandosi colpo su colpo. L’aria lampeggiava e scrosciava.
Cloud roteò gli occhi e nitrì, impennandosi e scalciando con gli anteriori le creature zannute e ringhianti che lo circondavano. Corpi massicci si affollarono spalla a spalla intorno a lui. Spronando senza pietà, Rand spinse avanti il grigio e mulinò la spada senza badare alle tecniche insegnategli da Lan: vibrò fendenti come se spaccasse legna. Egwene! La cercò disperatamente, senza smettere di aprirsi un varco fra i corpi irsuti come fra gli arbusti del sottobosco.
La giumenta di Moiraine saltava e scartava al più lieve tocco delle redini; con viso duro come quello di Lan, l’Aes Sedai vibrò il bastone. Le fiamme avvolsero i Trolloc e divamparono con un ruggito, lasciando immobili sul terreno parecchie creature deformi. Nynaeve e Egwene galoppavano dietro Moiraine e mostravano i denti in un ringhio feroce quasi quanto quello dei Trolloc. Impugnavano il coltello. Quelle corte armi sarebbero state inutili, se un Trolloc si fosse avvicinato. Rand cercò di spingere Cloud nella loro direzione, ma il grigio non si attaccava più al morso. Nitriva, scalciava e andava avanti, per quanto Rand tirasse le redini.
Intorno alle tre donne si aprì uno spazio, perché i Trolloc cercavano di sottrarsi al bastone, ma Moiraine non dava tregua. Le fiamme ruggivano, i Trolloc ululavano di rabbia e di furia. Sopra ogni rumore risuonavano i rintocchi della spada di Lan contro quella del Myrddraal; intorno a loro l’aria mandava in continuazione lampi azzurrastri.
Un cappio volò contro la testa di Rand. Con un goffo fendente il ragazzo tagliò in due il palo e colpì il viso da capro del Trolloc. Da dietro, un uncino lo colpì alla spalla e s’impigliò nel mantello, strattonandolo. Freneticamente, rischiando di lasciar cadere la spada, Rand si afferrò al pomo della sella per restare in arcione. Cloud scartò, nitrendo. Rand si aggrappò disperatamente alle redini e alla sella; si sentì scivolare, un dito alla volta, tirato dall’uncino. Cloud girò in tondo; per un istante Rand vide che Perrin, sbilenco sulla sella, cercava di liberare l’ascia da tre Trolloc: l’avevano afferrato per il braccio e per le gambe. Cloud si lanciò avanti e solo Trolloc riempirono gli occhi di Rand.
Uno gli afferrò la gamba, strappandogli il piede dalla staffa. Rand lasciò la presa per colpirlo di punta. All’istante l’uncino lo tirò sui quarti posteriori del cavallo; solo la stretta sulle redini gli impedì di cadere a terra. Cloud s’impennò e nitrì. In quell’attimo Rand sentì cessare la trazione. Il Trolloc che l’aveva afferrato per la gamba alzò le mani e urlò. Tutti i Trolloc urlarono, un ululato come se tutti i cani del mondo fossero impazziti.
Da ogni parte i Trolloc caddero al suolo: si contorcevano, si strappavano i capelli, si artigliavano il muso. Dal primo all’ultimo, mordevano il terreno, azzannavano l’aria, ululavano, ululavano, ululavano.
Allora Rand vide il Myrddraal: ancora ritto sulla sella del cavallo che si agitava all’impazzata, ancora con la spada mulinante... ma privo di testa.
«Non morirà fino al calar della notte» gridò Thom, per superare le urla incessanti. «Non del tutto. Così dicono.»
«Correte!» gridò Lan rabbiosamente. Aveva già radunato Moiraine e le altre due donne e le aveva spinte quasi a metà del pendio. «Ce ne sono altri!» E infatti i corni lanciarono di nuovo il loro lamento funebre che superò le urla dei Trolloc distesi a terra, da levante e da ponente e da meridione.
Tanto per cambiare, Mat era stato l’unico a essere disarcionato. Rand gli si avvicinò, ma con un brivido Mat gettò lontano un cappio, raccolse l’arco e risalì in sella senza farsi aiutare, anche se si massaggiava la gola.
I corni latravano come segugi che avessero fiutato l’usta di un cervo. Segugi sempre più vicini. Se prima Lan aveva imposto un’andatura sostenuta, ora la raddoppiò, finché i cavalli si arrampicavano più velocemente di quanto non scendessero prima e poi si lanciavano quasi a capofitto lungo il pendio successivo. Ma i corni continuavano a farsi più vicini, tanto che nei momenti di pausa si udivano le grida gutturali degli inseguitori. Alla fine i fuggitivi raggiunsero la cima di una collina proprio mentre i Trolloc comparivano su quella appena lasciata. La cima si annerì di Trolloc dal muso deforme che ululavano in continuazione. E in prima fila c’erano tre Myrddraal.
Il cuore di Rand si rattrappì come un grappolo appassito. Tre!
Le spade dei tre Myrddraal si alzarono come una sola; i Trolloc ribollirono giù per il pendio, lanciando rauche grida di trionfo e agitando i pali muniti di cappio,
Moiraine scese da cavallo. Con calma trasse di tasca un involto e lo scartò. Per un attimo Rand scorse avorio scuro. L’angreal. Con l’angreal in una mano e il bastone nell’altra, l’Aes Sedai si eresse, fronteggiando i Trolloc e le spade nere dei Myrddraal; sollevò in alto il bastone e con forza lo conficcò nel terreno.
La terra risuonò come caldaia di ferro percossa da un mazzuolo. Il sordo clangore diminuì, svanì. Per un istante regnò il silenzio. Il vento morì. Le grida dei Trolloc cessarono; anche la loro carica rallentò, si fermò. Ogni cosa rimase come in attesa. Piano piano il clangore sordo tornò, si mutò in un rombo basso, crebbe fino a far gemere la terra.
Sotto gli zoccoli di Cloud il terreno tremò. Il tremito divenne una scossa che fece vibrare gli alberi circostanti. Cloud inciampò e quasi cadde. Perfino Mandarb e Aldieb barcollarono e chi era in sella fu costretto ad afferrarsi alle redini e alla criniera per non cadere.
L’Aes Sedai era sempre immobile, stringendo l’angreal e il bastone conficcato nel terreno; né lei né il bastone si mossero di un dito, per quanto la terra tremasse. Il terreno s’increspò a partire dal bastone; le increspature, simili a onde di lago, si mossero verso i Trolloc e si alzarono, abbattendo vecchi arbusti e scagliando in aria foglie secche; divennero ondate di terra, rotolarono verso i Trolloc. Nella valle gli alberi si piegarono come verghe in mano a bambini. Sul pendio opposto i Trolloc caddero a mucchi, ruzzolando sul terreno infuriato.
Tuttavia, come se intorno a loro il terreno non si sollevasse, i Myrddraal avanzarono in linea, con i cavalli che muovevano all’unisono gli zoccoli senza sbagliare un passo. I Trolloc rotolavano intorno ai neri destrieri, ululando e artigliando il terreno che li sollevava, ma i Myrddraal avanzarono lentamente.
Moiraine sollevò il bastone e la terra rimase immobile; ma l’Aes Sedai non aveva terminato. Puntò il bastone contro l’avvallamento tra le colline e dal terreno sgorgarono fiamme, una fontana alta venti piedi. Moiraine spalancò le braccia e le fiamme corsero a sinistra a destra fin dove l’occhio arrivava, si allargarono in una muraglia che separava i Trolloc dagli esseri umani. Il calore costrinse Rand e ripararsi il viso, persino in cima alla collina. I destrieri dei Myrddraal, pur dotati di poteri, nitrirono e s’impennarono, rifiutando di ubbidire ai loro padroni, anche se i Myrddraal li frustavano per spingerli a passare tra le fiamme.
A un tratto Moiraine barcollò e sarebbe caduta, se Lan non fosse balzato da cavallo a sorreggerla. «Proseguite» disse agli altri il Custode. L’asprezza della voce contrastò con la gentilezza con cui sollevò l’Aes Sedai per metterla in sella. «Il fuoco non durerà per sempre. Presto! Ogni minuto è importante!»
La muraglia di fuoco ruggì come se dovesse davvero ardere per sempre, ma tutti si lanciarono al galoppo spingendo i cavalli al limite delle possibilità. In lontananza i corni mandarono squilli di delusione, come se già sapessero che cos’era avvenuto, poi tacquero.
In breve Lan e Moiraine raggiunsero gli altri, ma Lan reggeva per la briglia Aldieb e l’Aes Sedai si teneva aggrappata con tutt’e due le mani al pomo della sella. «Presto mi riprenderò» disse Moiraine, nel vedere l’espressione preoccupata degli altri. Pareva esausta, ma fiduciosa, e aveva lo sguardo autoritario di sempre. «Terra e Fuoco non sono il mio forte. Ma non c’è da preoccuparsi.»
Lei e Lan si misero di nuovo all’avanguardia, al piccolo trotto. Rand non credeva che Moiraine si sarebbe retta in sella, se fossero andati più svelti. Nynaeve si mise a fianco dell’Aes Sedai e l’aiutò a sorreggersi. Per un poco, mentre il gruppetto superava un’altura dopo l’altra, le due donne parlottarono, poi la Sapiente frugò nel mantello e porse a Moiraine un pacchetto. L’Aes Sedai l’aprì e inghiottì il contenuto. Nynaeve disse ancora qualcosa, poi restò un po’ più indietro con gli altri, senza badare alle loro occhiate di curiosità. Rand pensò che, nonostante la situazione, avesse una certa aria soddisfatta.
A dire il vero, non gli importava che cosa combinasse la Sapiente. Lisciava in continuazione l’elsa della spada e, quando se ne accorgeva, la guardava con stupore. Aveva scoperto che cosa sono le battaglie. Non ricordava molto, nessun particolare preciso. Ogni cosa si accavallava, nella sua mente, in una massa di facce irsute e di paura. Paura e calore. Si era sentito accaldato come in un mezzogiorno d’estate, durante lo scontro. Gli riusciva incomprensibile. Il vento freddo gli gelava goccioline di sudore sul viso e tutto il corpo.
Lanciò un’occhiata ai due amici. Mat usava l’orlo del mantello per asciugarsi il viso. Perrin fissava con una smorfia qualcosa in lontananza e pareva non accorgersi delle goccioline che gli luccicavano sulla fronte.
Le colline divennero più basse e il territorio cominciò ad appiattirsi; invece di procedere, Lan si fermò. Nynaeve si mosse per andare accanto a Moiraine, ma l’occhiata del Custode la bloccò. Lan e l’Aes Sedai si allontanarono di qualche passo e accostarono la testa; dai gesti di Moiraine fu chiaro che discutevano. Nynaeve e Thom li fissarono: la Sapiente corrugò la fronte, preoccupata; il menestrello borbottò sottovoce e si girò a fissare la strada appena percorsa. Ma tutti gli altri evitarono di guardare Lan e Moiraine. Chissà cosa poteva venir fuori da una discussione fra un’Aes Sedai e un Custode.
Dopo qualche minuto, Egwene si rivolse a bassa voce a Rand, con un’occhiata ai due ancora immersi nella discussione. «Quelle grida che avete lanciato contro i Trolloc» disse. Si fermò, come se non sapesse come continuare.
«Non andavano bene?» domandò Rand. Si sentì un po’ goffo: il grido di guerra andava bene per i Custodi; la gente dei Fiumi Gemelli non faceva cose del genere, qualsiasi cosa Moiraine avesse detto; ma se Egwene l’avesse preso in giro... «Mat avrà raccontato quella storia dieci volte.»
«E sempre malamente» commentò Thom. Mat brontolò di protesta.
«Comunque, la conosciamo tutti» continuò Rand. «E poi, dovevamo pur gridare qualcosa. Voglio dire, è quel che si fa in circostanze del genere. Avete udito Lan.»
«E ne abbiamo il diritto» aggiunse Perrin, pensieroso. «Moiraine dice che discendiamo tutti da quel popolo, i Manetheren. Loro hanno combattuto il Tenebroso, noi combattiamo il Tenebroso. Questo ce ne dà il diritto.»
Egwene sbuffò, come per mostrare che cosa ne pensasse, di quei diritti. «Non mi riferivo a questo. Cosa... cosa gridavi, Mat?»
Mat scrollò le spalle a disagio. «Non ricordo.» Li fissò, sulla difensiva. «Be’, davvero. Ho la testa annebbiata. Non so che grido era, né da dove veniva, né cosa significava.» Ridacchiò. «Non credo che abbia un significato.»
«Invece credo di sì» disse lentamente Egwene. «Quando hai gridato, per un momento, solo per un momento, ho creduto di capire. Ma ormai l’attimo è passato.» Sospirò e scosse la testa. «Forse hai ragione. È strano cosa ci si immagina in certe circostanze, vero?»
«Carai an Caldazar» disse Moiraine. Si girarono a guardarla. «Carai an Ellisande. Al Ellisande. Per l’onore dell’Aquila Rossa. Per l’onore della Rosa del Sole. La Rosa del Sole. L’antico grido di guerra di Manetheren del suo ultimo re. Eldrene era chiamata la Rosa del Sole.» Il sorriso di Moiraine fu rivolto a Egwene e a Mat insieme, anche se forse lo sguardo si era soffermato un po’ più a lungo su di lui. «Il sangue della stirpe di Arad è ancora forte, nei Fiumi Gemelli. L’antico sangue canta ancora.»
Mat e Egwene si guardarono, mentre tutti gli altri guardavano loro due. Egwene, con occhi sgranati, continuava a muovere le labbra in un sorriso che soffocava sempre sul nascere, come se non sapesse quale significato dare a questi discorsi sul sangue antico. Mat, a giudicare dal cipiglio, lo sapeva.
Rand era sicuro di sapere che cosa pensasse Mat in quel momento. La stessa cosa che pensava anche lui. Se Mat era un discendente degli antichi re di Manetheren, forse in realtà i Trolloc davano la caccia a lui e non a tutt’e tre. Arrossì, vergognandosi di quel pensiero; e quando notò la smorfia di colpevolezza sul viso di Perrin, capì che anche lui l’aveva avuto.
«Non mi pare d’averne sentito parlare» disse Thom, dopo un momento. Si scosse e divenne brusco. «In un’altra occasione potrei farne una storia, ma in questo momento... Vuoi fermarti qui per tutto il giorno, Aes Sedai?»
«No» rispose Moiraine, prendendo le redini.
Quasi a sottolineare la risposta, da meridione provenne il suono d’un corno Trolloc. Altri corni risposero, da levante e da ponente. I cavalli nitrirono e scartarono, innervositi.
«Hanno oltrepassato la barriera di fuoco» disse Lan, calmo. Si girò verso Moiraine. «Non hai le forze necessarie per quel che intendi fare, se prima non ti riposi. E lì Myrddraal e Trolloc non entreranno.»
Moiraine alzò la mano, come per zittirlo, poi sospirò e la lasciò ricadere. «E va bene» disse, irritata. «Hai ragione, penso; ma vorrei che ci fosse un’alternativa qualsiasi.» Tolse il bastone dal sottopancia della sella. «Stringetevi tutti intorno a me. Il più possibile. Ancora più vicino.»
Rand spinse il grigio accanto alla giumenta dell’Aes Sedai. Formarono uno stretto cerchio, finché ogni cavallo non si trovò con la testa sulla groppa o il garrese di un altro. Solo allora l’Aes Sedai fu soddisfatta. Poi, senza una parola, si alzò sulle staffe e roteò il bastone sopra le loro teste, allungandosi per essere sicura di ricoprire tutti.
Rand trasalì ogni volta che il bastone gli passò sopra la testa, provocandogli un formicolio. Poteva seguirne a occhi chiusi il movimento, basandosi solo sui brividi. Non si sorprese nel vedere che solo Lan restava indifferente.
A un tratto Moiraine puntò il bastone verso ponente. Foglie secche turbinarono nell’aria e i rami si agitarono come se un mulinello percorresse la linea da lei indicata. Mentre il turbine svaniva, Moiraine si abbandonò con un sospiro sulla sella.
«Una falsa pista per i Trolloc» spiegò. «Il Myrddraal se ne accorgerà presto, ma a quel punto...»
«A quel punto» concluse Lan «avremo fatto perdere le nostre tracce.»
«Il tuo bastone è davvero potente» disse Egwene, guadagnandosi l’occhiata stizzita di Nynaeve.
Moiraine ridacchiò. «Te l’ho detto, bambina, gli oggetti non hanno potere. L’Unico Potere proviene dalla Vera Fonte e solo una mente viva può maneggiarlo. Questo non è neppure un angreal, ma solo un aiuto per concentrarsi.» Con aria stanca rimise il bastone sotto la cinghia. «Lan?»
«Seguitemi e fate silenzio» disse il Custode. «Rovineremo tutto, se i Trolloc ci sentono.»
Li guidò di nuovo a settentrione, non all’andatura rumorosa mantenuta in precedenza, ma al passo rapido con cui avevano percorso la Strada per Caemlyn. Il territorio divenne sempre più piatto, anche se la foresta rimase fitta.
Ora Lan scelse un percorso che serpeggiava sul terreno duro e su affioramenti rocciosi e non li costrinse più ad aprirsi la strada nel fitto sottobosco, ma prese tempo a fare larghi giri. Di tanto in tanto rimaneva alla retroguardia e studiava le tracce che lasciavano. Se qualcuno faceva tanto di tossire, veniva subito zittito con un brusco brontolio.
Nynaeve procedeva accanto all’Aes Sedai, con l’espressione di chi è combattuto tra sollecitudine e antipatia. E anche qualcos’altro, pensò Rand, come se la Sapiente fosse in vista di chissà quale meta. Moiraine si era abbandonata sulla sella e si reggeva alle redini e al pomo, vacillando a ogni passo. Era chiaro che la creazione di una falsa pista, per quanto sembrasse impresa da poco, dopo il terremoto e la muraglia di fiamme, aveva preteso un tributo elevato di forze che non aveva più da spendere.
Rand desiderò quasi che i corni riprendessero a echeggiare. Almeno così avrebbe stabilito a quale distanza si trovavano i Trolloc e i Fade.
Continuò a guardarsi alle spalle e così fu l’ultimo a vedere quel che si presentò davanti a loro. Fissò, perplesso, la grande massa irregolare che si estendeva a destra e a sinistra fino a scomparire, in molti punti alta come gli alberi che le crescevano quasi a ridosso e qua e là anche più alta. Fitti strati di rampicanti privi di foglie la coprivano. Un dirupo? I rampicanti ne rendevano facile la scalata, ma sarebbe stato impossibile far salire anche i cavalli.
All’improvviso, mentre si avvicinavano, scorse una torre. Una vera torre, non una sorta di formazione rocciosa, sormontata da una bizzarra cupola a punta. «Una città!» esclamò. Erano le mura di una città, e le guglie erano torri di guardia. Rimase a bocca aperta. La città era dieci volte più vasta di Baerlon. Cinquanta volte più estesa.
Mat annuì. «Una città. Ma cosa ci fa, nel cuore di una foresta come questa?»
«Disabitata» disse Perrin. Indicò le mura. «Nessuno lascerebbe che i rampicanti crescessero a questo modo dappertutto. Sapete anche voi come riducono i muri. Questo è tutto rovinato.»
Perrin aveva ragione. Nei punti dove il muro era più basso, c’era quasi sempre una montagnola coperta di arbusti: macerie della parte crollata. Non c’erano due torri della stessa altezza.
«Chissà che città era e che cosa le è accaduto» mormorò Egwene. «Non mi pare che fosse segnata sulla mappa di mio padre.»
«Si chiamava Aridhol» disse Moiraine. «Ai tempi delle Guerre Trolloc, era alleata di Manetheren.» Fissava le mura massicce e pareva non accorgersi della presenza degli altri, neppure di Nynaeve che la sorreggeva col braccio perché non cadesse di sella. «In seguito Aridhol morì e questo luogo fu chiamato con un altro nome.»
«Quale?» domandò Mat.
«Qui» disse Lan. Fermò il morello davanti a quella che un tempo era stata una porta tanto larga da permettere il passaggio di cinquanta uomini affiancati. Restavano solo le macerie, coperte di rampicanti, delle torri di guardia; non c’era traccia dei battenti. «Entriamo da qui.» In lontananza risuonarono i corni dei Trolloc. Lan scrutò in quella direzione, poi guardò il sole che ormai calava verso la cime degli alberi. «Hanno scoperto che era una falsa pista. Andiamo. Bisogna trovare un rifugio prima che faccia buio.»
«Quale nome?» domandò di nuovo Mat.
Mentre entravano nella città, Moiraine gli rispose. «Shadar Logoth» disse. «Ora la chiamano Shadar Logoth.»