21 Ascoltare il vento

L’ alba che strisciava sul fiume Arinelle si aprì la strada nella conca del terreno, non lontano dalla riva, dove Nynaeve sedeva con la schiena contro il tronco di una giovane quercia e il respiro profondo di chi è addormentato. Anche il suo cavallo dormiva, con la testa ciondoloni e la zampe allargate, trattenuto dalle redini avvolte al polso della donna. Quando la luce del sole gli colpì le palpebre, il cavallo aprì gli occhi e sollevò la testa. Allo strattone delle redini, Nynaeve si svegliò di soprassalto.

Per un istante si domandò dove si trovasse, poi si guardò intorno, preoccupata, ricordando gli eventi. Ma vide solo alberi, e il cavallo, e un tappeto di foglie secche sul fondo della conca. Nell’ombra più fitta, alcuni funghi dell’anno precedente formavano un cerchio sopra un tronco caduto.

«La Luce ti salvi, donna, se non riesci a stare sveglia nemmeno per una notte» mormorò Nynaeve, lasciandosi cadere contro la giovane quercia. Sciolse le redini e si alzò, massaggiandosi il polso. «Potevi svegliarti dentro il pentolone dei Trolloc.»

Le foglie morte frusciarono, mentre lei si arrampicava sul bordo della conca e scrutava fuori. Fra la conca e il fiume c’era solo una manciata di frassini. La corteccia piena di crepe e i rami spogli li facevano sembrare morti. Più avanti scorreva l’ampia distesa d’acqua verdazzurra. Vuota. Vuota di tutto. Gruppi sparsi di sempreverdi, salici e abeti, punteggiavano la riva opposta che pareva meno alberata. Se laggiù c’erano Moiraine o qualcuno dei ragazzi, si tenevano ben nascosti. Naturalmente non c’era ragione di pensare che avessero compiuto la traversata proprio in quel punto. Potevano essere dieci miglia più a monte o più a valle. Se erano ancora vivi, dopo quella notte.

Furiosa con se stessa per quel pensiero, scese di nuovo nella conca. Neppure l’assalto al villaggio, né lo scontro prima di giungere a Shagar Logoth, l’avevano preparata alla notte appena trascorsa e alla comparsa di quell’orrore, Mashadar. Né alla folle galoppata senza sapere se gli altri erano ancora vivi, chiedendosi quando si sarebbe trovata faccia a faccia con un Fade o con i Trolloc. Li aveva uditi gridare e ringhiare in lontananza, e il lamento tremulo dei corni l’aveva gelata più del vento, ma a parte il primo incontro nella città in rovina, li aveva scorti solo una volta, quando ormai era fuori delle mura. Una decina di Trolloc le era comparsa davanti, come sbucata dal terreno, a meno di trenta passi, brandendo bastoni muniti d’uncino. Eppure, mentre lei girava il cavallo, si erano zittiti e avevano alzato il muso a fiutare l’aria. Troppo stupita per darsi alla fuga, li aveva guardati girare la schiena e scomparire nella notte. E questa era stata la cosa più spaventosa.

«Conoscono l’odore di quelli che vogliono catturare» disse al cavallo. «E non sono io. A quanto pare, ha ragione l’Aes Sedai... che il Pastore della Notte se la porti!»

Presa una decisione, si diresse a valle, conducendo per la briglia il cavallo. Procedette lentamente, tenendo d’occhio la foresta: la notte precedente i Trolloc non avevano voluto catturarla, ma non era detto che l’avrebbero lasciata andare, se li avesse incontrati di nuovo. E badò maggiormente al terreno che aveva davanti. Se gli altri avevano attraversato il fiume durante la notte, avevano lasciato di sicuro qualche traccia che le sarebbe sfuggita, procedendo a cavallo. Se invece erano ancora da questa parte del fiume, poteva anche imbattersi in loro. In ogni caso, seguendo il fiume, prima o poi sarebbe giunta a Whitebridge; c’era una strada, da lì a Caemlyn, e anche a Tar Valon, se necessario.

La prospettiva era tale da intimidirla. Non si era mai allontanata da Emond’s Field più di quanto non avessero fatto i tre ragazzi. Taren Ferry le era parso un luogo estraneo; a Baerlon si sarebbe fermata a guardare con meraviglia la città, se non avesse dovuto cercare Egwene e i ragazzi. Era decisa: prima o poi li avrebbe trovati. Oppure avrebbe trovato il modo per costringere l’Aes Sedai a rispondere della loro sorte.

Ogni tanto trovava tracce in quantità, ma non poteva dire se chi le aveva lasciate era impegnato in una ricerca, in una caccia o in una fuga. Alcune erano impronte di stivali e potevano essere tanto di persone quanto di Trolloc. Altre erano di zoccoli, come quelle delle capre o dei buoi, ed erano sicuramente di Trolloc. Ma non vide alcun segno per identificarle con certezza.

Aveva percorso circa quattro miglia, quando il vento le portò l’odore di fumo di legna. Proveniva da poco lontano, sempre a valle del fiume. Nynaeve esitò solo un istante, prima di legare il cavallo a un abete, a buona distanza dalla riva, in un folto boschetto di sempreverdi che l’avrebbe nascosto. Forse il fumo indicava la presenza di Trolloc, ma l’unico modo per scoprirlo era dare un’occhiata. Nynaeve cercò di non pensare all’uso che i Trolloc forse facevano del fuoco.

Tenendosi china, passò d’albero in albero, imprecando tra sé per le sottane che doveva tenere sollevate perché non si impigliassero negli arbusti. Gli abiti lunghi non erano fatti per procedere furtivamente. Al rumore provocato da un cavallo rallentò, ma quando alla fine scrutò da dietro il tronco d’un frassino, vide il Custode smontare in una piccola radura nei pressi della riva. L’Aes Sedai sedeva su di un ceppo, accanto al piccolo fuoco su cui bolliva un bricco d’acqua. Più in là, la giumenta bianca mangiucchiava la scarsa erba. Nynaeve rimase nascosta.

«Sono spariti tutti» annunciò sinistramente Lan. «Quattro Mezzi Uomini si sono diretti a meridione, circa due ore prima dell’alba, direi. Loro non lasciano molte tracce. Ma i Trolloc sono scomparsi. Perfino i cadaveri: e i Trolloc in genere non portano via i propri morti. A meno che non siano affamati.»

Moiraine gettò nell’acqua bollente una manciata di foglie secche e tolse dal fuoco il bricco. «Si può sempre sperare che siano tornati a Shadar Logoth e che Mashadar li abbia divorati, ma sarebbe chiedere troppo.»

Alle narici di Nynaeve giunse un delizioso profumo di tè. La Sapiente si augurò che lo stomaco non si mettesse a brontolare.

«Non c’era segno dei ragazzi, né degli altri. Le tracce sono troppo confuse per rivelare qualcosa.» Nel suo nascondiglio Nynaeve sorrise: lo smacco del Custode era per lei una piccola vittoria personale. «Ma la scomparsa dei Trolloc è importante, Moiraine» continuò Lan, pensieroso. Rifiutò il tè che l’Aes Sedai gli offriva e si mise a passeggiare avanti e indietro accanto al fuoco, la mano sull’elsa; il mantello cambiò colore, quando lui si girò. «Potrei anche accettare la presenza di un centinaio di Trolloc nei Fiumi Gemelli, ma ieri erano almeno un migliaio a darci la caccia.»

«Per fortuna non si sono fermati tutti a frugare Shadar Logoth. Certo i Myrddraal dubitavano che ci nascondessimo lì, ma avevano paura di tornare a Shayol Ghul senza avere controllato ogni minima possibilità. Il Tenebroso non è mai stato un padrone tollerante.»

«Non scantonare. Sai bene a cosa mi riferisco. Se ce n’erano mille, come mai non sono andati tutti al villaggio? La risposta è una sola. Sono stati mandati solo dopo che abbiamo attraversato il Taren, quando si è capito che un Myrddraal e cento Trolloc non bastavano. Ma come sono stati mandati? Se è possibile trasportare a tanta distanza dalla Macchia mille Trolloc, in fretta e di nascosto... allora è ugualmente possibile mandarne diecimila nel cuore della Saldaea, o dell’Arafel, o dello Shienar. Le Marche di Confine possono essere devastate in un anno.»

«Tutto il mondo sarà devastato in cinque anni, se non troviamo quei ragazzi» disse semplicemente Moiraine. «La domanda preoccupa anche me, ma non ho risposte. Le Vie sono chiuse e fin dal Tempo della Follia non è più esistita una Aes Sedai tanto potente da fare il Viaggio. A meno che... la Luce mai non voglia... non ci sia un Reietto in libertà, nessuno è in grado di farlo. In ogni caso, non credo che tutti i Reietti insieme possano muovere mille Trolloc. Pensiamo ai problemi attuali; il resto deve aspettare.»

«I ragazzi.» Non fu una domanda.

«Non sono rimasta in ozio, mentre eri via. Uno ha attraversato il fiume, ed è vivo. In quanto agli altri, c’era una debole traccia a valle del fiume, ma si è affievolita appena l’ho scoperta. Il legame si era interrotto varie ore prima che iniziassi la ricerca.»

Rannicchiata dietro l’albero, Nynaeve corrugò la fronte, perplessa.

Lan smise di andare avanti e indietro. «Credi che i Mezzi Uomini diretti a meridione li abbiano catturati?»

«Può darsi.» Moiraine si versò una tazza di tè. «Ma non oso neppure pensare alla possibilità che siano morti. Sai bene quanto è importante la posta. Devo avere quei tre ragazzi. Che Shayol Ghul dia loro la caccia, me l’aspetto. L’opposizione della Torre Bianca e perfino dell’Amyrlin Seat, posso accettarla. Ci saranno sempre Aes Sedai che accetteranno solo un’unica soluzione. Ma...» All’improvviso posò la tazza e si drizzò a sedere, con una smorfia. «Se osservi troppo intensamente il lupo» brontolò «un topo ti morderà la caviglia.» Fissò l’albero dietro al quale Nynaeve si nascondeva. «Comare al’Meara, vieni pure fuori di lì, se non ti spiace.»

Nynaeve si alzò e scosse le foglie secche impigliate nelle sottane. Appena Moiraine aveva guardato da quella parte, Lan si era girato verso l’albero e aveva impugnato la spada; ora la rimise nel fodero, con più forza del necessario. Il suo viso era inespressivo come sempre, ma Nynaeve ritenne di scorgere una traccia di rabbia nella piega delle labbra. Provò una punta di soddisfazione: se non altro il Custode non si era accorto della sua presenza.

Però la soddisfazione durò solo un attimo. Nynaeve fissò Moiraine e si avvicinò con decisione. Avrebbe voluto mantenersi fredda e calma, ma la voce le tremò di collera. «In che cosa hai coinvolto Egwene e i ragazzi?» attaccò. «Quali sporche trame tipiche delle Aes Sedai hai concepito per sfruttarli?»

L’Aes Sedai riprese la tazza e con calma sorseggiò il tè. Quando Nynaeve le andò troppo vicino, Lan protese il braccio a bloccarla. La Sapiente cercò di scostare l’ostacolo e non fu sorpresa nel constatare che il braccio del Custode si muoveva meno di quanto avrebbe fatto un ramo di quercia. I muscoli di Lan erano forti come ferro.

«Una tazza di tè?» offrì Moiraine.

«No, non ne voglio. Non berrei il tuo tè nemmeno se morissi di sete. Non ti servirai di gente di Emond’s Field per i tuoi sporchi piani.»

«Hai pochi motivi per fare prediche, Sapiente. Anche tu puoi usare il Potere, in un certo senso.»

Nynaeve tentò ancora di spingere via il braccio di Lan, senza risultato. «Perché non dici pure che sono un Trolloc?»

Moiraine sorrise con un’aria così saputa che Nynaeve avrebbe voluto darle uno schiaffo. «Credi che possa stare faccia a faccia con una donna in grado di attingere alla Vera Fonte e di incanalare l’Unico Potere, anche solo di tanto in tanto, senza accorgermene? Anche tu hai intuito il potenziale di Egwene. Come pensi che abbia scoperto che eri dietro quell’albero? Se non fossi stata distratta, mi sarei accorta che ti avvicinavi. Non sei certo un Trolloc, perciò non percepisco il male del Tenebroso. Allora cosa sento, Nynaeve al’Meara, Sapiente di Emond’s Field e ignara portatrice dell’Unico Potere?»

Lan guardava Nynaeve in un modo che a lei non piaceva affatto; sorpreso e perplesso, le parve, anche se niente era cambiato, nel viso e negli occhi. Egwene era davvero speciale, lei l’aveva sempre saputo. Sarebbe diventata un’ottima Sapiente. “Lavorano insieme” pensò “nel tentativo di sbilanciarmi." «Non voglio più ascoltare queste storie» protestò. «Tu...»

«Devi ascoltare» la interruppe Moiraine, con fermezza. «Ho avuto sospetti, a Emond’s Field, anche prima d’incontrarti. La gente mi ha detto che la Sapiente era sconvolta per non avere saputo prevedere il durissimo inverno e il ritardo della primavera. Eppure era bravissima a prevedere il tempo e la maturazione dei raccolti, a curare, a risanare ferite che avrebbero reso storpia una persona e che invece lasciavano una semplice cicatrice e non una zoppia né un dolore. Le uniche parole cattive su di te venivano da un gruppetto che ti riteneva troppo giovane per tutte quelle responsabilità e hanno solo accresciuto i miei sospetti. Tanta abilità in una donna così giovane.»

«Comare Barran mi ha insegnato bene.» Nynaeve cercò di guardare Lan, ma i suoi occhi continuavano a metterla a disagio, perciò si decise a fissare il fiume, al di sopra della testa dell’Aes Sedai. Come osava, il villaggio, spettegolare con i forestieri? «Chi ha detto che sono troppo giovane?» domandò.

Moiraine sorrise, ma non si lasciò distrarre. «A differenza di molte donne che sostengono di udire il vento, tu a volte ci riesci. Oh, il vento non c’entra niente, è chiaro. Si tratta di Aria e Acqua. E il tuo talento non si apprende: è in te dalla nascita, come è in Egwene. Ma tu hai imparato a usarlo, e lei ancora no. Appena ti ho avuta di fronte, l’ho capito. Ricordi che ti chiesi all’improvviso se eri la Sapiente? Per quale motivo, secondo te? Niente ti distingueva da ogni altra donna graziosa che si preparasse alla festa. E pur sapendo che la Sapiente era giovane, mi aspettavo che avesse una volta e mezzo i tuoi anni.»

Nynaeve ricordava fin troppo bene quell’incontro: Moiraine, più calma d’ogni altra nella Cerchia delle Donne, con l’abito più bello che lei mai avesse visto, l’aveva trattata come una bambina. Poi, a un tratto, aveva battuto le palpebre, come sorpresa; e di punto in bianco le aveva domandato...

All’improvviso si sentì la gola secca. I due la guardavano: il Custode, con viso impassibile come pietra; l’Aes Sedai, con simpatia eppure con intendimento. Nynaeve scosse la testa. «No, non è possibile! Me ne sarei accorta. Cerchi solo d’ingannarmi, ma non ci riuscirai.»

«Non potevi accorgertene» disse Moiraine, per consolarla. «Come potevi sospettare? Per tutta la vita hai sentito parlare solo di donne che udivano il vento. E poi, avresti preferito dichiarare a Emond’s Field d’essere un’Amica delle Tenebre, anziché ammettere, anche nel tuo intimo, di avere qualcosa a che fare con l’Unico Potere o con le temute Aes Sedai?» Sul viso di Moiraine passò un lampo di divertimento. «Ma posso dirti come è iniziato.»

«Non voglio ascoltare ancora le tue menzogne» ribatté Nynaeve, ma l’Aes Sedai continuò.

«Forse già una decina d’anni fa... l’età varia, ma accade sempre durante la giovinezza... c’era qualcosa che desideravi più di tutto al mondo, qualcosa di cui avevi bisogno. E l’hai ottenuta. Un ramo che all’improvviso si abbassava dove potevi afferrarlo per tirarti fuori dall’acqua anziché annegare. Un amico, o un animaletto, che guariva quando tutti pensavano che sarebbe morto.

«Non hai provato niente di particolare, in quel momento; ma dopo una settimana hai avuto la prima reazione che si ha toccando la Vera Fonte. Forse la febbre o brividi improvvisi che ti hanno costretta a letto e che sono scomparsi dopo qualche ora. Le reazioni, e ce ne sono di vario tipo, non durano mai più di qualche ora. Mal di testa e stordimento e capogiro mescolati insieme, e tu corri rischi sciocchi o ti comporti da sbadata. Momenti di vertigine, durante i quali inciampi e barcolli ogni volta che cerchi di muoverti e non riesci a dire una frase senza incespicare nelle parole. Ce ne sono altri. Ricordi?»

Nynaeve si lasciò cadere per terra e vi rimase seduta: le gambe non la reggevano più. Ricordava, ma scosse ugualmente la testa. Era una coincidenza. Oppure Moiraine aveva fatto in paese più domande di quante lei non credesse. Le Aes Sedai facevano sempre un mucchio di domande. Ecco la spiegazione. Lan le offrì la mano, ma lei nemmeno la vide.

«Dirò di più» riprese Moiraine, visto che Nynaeve restava in silenzio. «A un certo punto, hai anche usato il Potere di Guarire, su Perrin o su Egwene. In questi casi si sviluppa una certa affinità, si sente la presenza della persona che si è guarita. A Baerlon sei venuta direttamente al Cervo e Leone, anche se non era la locanda più vicina alle porte. Solo Egwene e Perrin erano nella locanda, quando sei giunta. Si tratta di Perrin o di Egwene? O di tutt’e due?»

«Egwene» mormorò Nynaeve. Le era accaduto di sapere a volte chi si avvicinava, prima ancora di vederlo; lo considerava un fatto scontato. Solo adesso si rese conto che erano sempre persone nei cui confronti le sue cure avevano ottenuto risultati quasi miracolosi. E sapeva sempre quando i medicamenti avrebbero funzionato al di là d’ogni aspettativa, sentiva sempre assoluta certezza, se diceva che i raccolti sarebbero stati particolarmente buoni o che presto sarebbe piovuto. La credeva una cosa normale. Non tutte le Sapienti riuscivano ad ascoltare il vento, solo le migliori. Comare Barran glielo diceva sempre e sosteneva pure che lei sarebbe stata una delle migliori.

«Aveva la febbre convulsiva» disse, a testa china. «Ero ancora l’apprendista di comare Barran e lei mi diede l’incarico di badare a Egwene. Ero giovane e non sapevo che la Sapiente aveva tutto sotto controllo. Ma la febbre convulsiva è uno spettacolo orribile. La bambina era in un bagno di sudore, si lamentava e si torceva in preda ai crampi, al punto che mi stupivo di non sentire il rumore di ossa rotte. Comare Barran aveva detto che la febbre sarebbe scomparsa nel giro di un giorno, due al massimo, ma credevo che volesse evitare d’impressionarmi. Ero convinta che Egwene sarebbe morta. Avevo badato a lei, quand’era bambina e la madre aveva da fare; e mi misi a piangere, perché l’avrei vista morire. Quando comare Barran tornò, un’ora dopo, la febbre era scomparsa. La Sapiente rimase sorpresa, ma di me, più che di Egwene. Credeva, pensai allora, che avessi dato qualcosa alla bambina e che fossi troppo impaurita per confessarlo. Ho sempre pensato che cercasse di confortarmi, di rassicurarmi che non avevo nuociuto a Egwene. Una settimana dopo, a casa sua, caddi per terra, in preda a brividi di freddo e attacchi di febbre. Lei mi mise a letto, ma per l’ora di cena mi era passato.» Nascose tra le mani il viso.

«Hai avuto molta fortuna» disse Moiraine. E Nynaeve si raddrizzò. Lan si scostò di qualche passo, come se quelli fossero discorsi che non lo riguardavano e si occupò della sella di Mandarb senza rivolgere loro nemmeno un’occhiata.

«Fortuna!» esclamò Nynaeve.

«Sei riuscita ad avere un rozzo controllo sul Potere, anche se il contatto con la Vera Fonte avviene ancora a caso. Altrimenti, il Potere alla fine ti avrebbe uccisa. Come finirà per uccidere Egwene, se le impedirai di andare a Tar Valon.»

«Se ho imparato a controllarlo...» Nynaeve deglutì con forza. Era come ammettere di nuovo che l’Aes Sedai aveva ragione. «Se ho imparato a controllarlo, può riuscirci anche lei. Non è necessario che vada a Tar Valon e si lasci coinvolgere nei tuoi intrighi.»

Moiraine scosse la testa. «Le Aes Sedai cercano ragazze in grado di toccare senza guida la Vera Fonte, con la stessa assiduità con cui cerchiamo gli uomini dotati del medesimo talento. Non per desiderio di accrescere il nostro numero, né per timore che queste donne usino male il Potere. Il rozzo controllo di rado è sufficiente a provocare grandi danni, soprattutto dal momento che il vero e proprio contatto con la Vera Fonte è al di là delle loro capacità, senza una maestra, e avviene solo casualmente. E le donne non soffrono della pazzia che spinge al male gli uomini. Noi vogliamo salvare la vita a coloro che non riescono ad avere alcun controllo.»

«Le febbre e i brividi non avrebbero ucciso nessuno» obiettò Nynaeve. «Soprattutto in tre o quattro ore. Ho avuto anche capogiri e stordimenti, ma anche questi non ucciderebbero nessuno. E sono passati nel giro di qualche mese. Allora?»

«Erano soltanto reazioni» spiegò Moiraine, con pazienza. «Ogni volta la reazione va più vicino al reale tocco della Fonte, finché le due cose non si verificano quasi nello stesso istante. Dopo, non ci sono più reazioni visibili, ma è come se una corda iniziasse a bruciare lentamente. Un anno. Due anni. Conosco una donna che durò cinque anni. Su quattro che possiedono il talento, come te e Egwene, tre muoiono, se non le troviamo e non le addestriamo. La morte è meno orribile di quella degli uomini, ma non è bella, se si può chiamare bella la morte. Convulsioni, grida, per giorni interi. Quando il processo inizia, non c’è modo di fermarlo, nemmeno con l’intervento di tutte le Aes Sedai di Tar Valon.»

«Menti. Con tutte le domande che hai fatto a Emond’s Field sei venuta a sapere cosa è accaduto a Egwene e a me. E ti sei inventata il resto.»

«Sai che non è vero» disse Moiraine, adagio.

Con grande riluttanza Nynaeve annuì. Era stato l’ultimo, ostinato tentativo di negare l’evidenza. La prima apprendista di comare Barran era morta proprio come aveva descritto l’Aes Sedai, quando Nynaeve giocava ancora con le bambole; e solo qualche anno prima, una ragazza di Deven Ride aveva fatto la stessa fine. Anche lei era apprendista Sapiente e poteva davvero ascoltare il vento.

«Tu hai un grande potenziale, ritengo» continuò Moiraine. «Con un buon addestramento, supereresti Egwene, che per mio conto potrebbe divenire una delle Aes Sedai più potenti che si siano viste negli ultimi secoli.»

Nynaeve si ritrasse come se avesse di fronte una vipera. «No! Non avrò niente a che fare con...» “Con chi? Con me stessa?" Si accasciò. In tono esitante, soggiunse: «Ti chiedo di non farne parola con nessuno. Per favore.» Le ultime due parole rischiarono di restarle in gola. Avrebbe preferito che comparissero i Trolloc, anziché chiedere un favore a quella donna. Moiraine si limitò ad annuire con aria assente e Nynaeve riprese coraggio. «Comunque, questo non spiega perché vuoi Rand e Mat e Perrin.»

«Li vuole il Tenebroso» rispose Moiraine. «Se il Tenebroso vuole una cosa, io mi oppongo. Può esserci ragione più semplice o migliore?» Terminò di bere il tè, guardando Nynaeve da sopra il bordo della tazza. «Lan, dobbiamo avviarci. A meridione, penso. Purtroppo la Sapiente non verrà con noi.»

Nynaeve serrò le labbra: il modo come l’Aes Sedai disse ‘Sapiente’ pareva suggerire che Nynaeve girasse le spalle a grandi cose in favore d’interessi meschini. “Non vuole che vada con lei” pensò. “Cerca di farmi arrabbiare perché me ne torni a casa e le lasci i ragazzi." «Oh, sì» disse. «Vengo con voi. Non potete impedirmelo.»

«Nessuno te lo vieta» disse Lan, avvicinandosi. Svuotò sul fuoco il bricco e con un rametto agitò le ceneri. «Parte del Disegno?» domandò a Moiraine.

«Forse» replicò lei, assorta. «Avrei dovuto parlare di nuovo con Min.»

«Come vedi, sei ben accetta, Nynaeve» concluse Lan. Esitò, nel pronunciare il nome della Sapiente, come se lasciasse in sospeso il titolo di Sedai.

Nynaeve arruffò il pelo, ritenendosi presa in giro; e si irritò anche per il modo in cui parlava di cose di cui lei non sapeva niente, senza la cortesia di fornire spiegazioni. Ma non avrebbe dato loro la soddisfazione di fare domande.

Il Custode continuò a preparare la partenza, con gesti sicuri e rapidi; in un attimo bisacce e coperte furono legate dietro la sella di Mandarb e di Aldieb.

«Vado a prenderti il cavallo» disse a Nynaeve, mentre terminava di agganciare l’ultima cinghia.

Nynaeve si concesse un sorriso. Si era risentito perché lei si era avvicinata senza farsi scoprire e voleva trovare da solo il cavallo; avrebbe scoperto che lei lasciava ben poche tracce, quando si muoveva di nascosto. Si sarebbe divertita un mondo, se fosse tornato a mani vuote.

«Perché a meridione?» domandò a Moiraine. «Dicevi che un ragazzo è dall’altra parte del fiume. Come lo sai?»

«A ciascuno di loro ho dato un pegno, che crea una sorta di legame con me. Se sono vivi e hanno su di sé la moneta, riesco a trovarli.» Nynaeve girò gli occhi nella direzione in cui il Custode era scomparso e Moiraine scosse la testa. «Un legame diverso. Mi permette solo di scoprire se sono ancora vivi e di trovarli nel caso fossimo separati. Saggio, date le circostanze, non credi?»

«Non mi piace che tu sia collegata a qualcuno di Emond’s Field» disse Nynaeve, testarda. «Ma se ci aiuterà a trovarli...»

«Ci aiuterà. Prenderei prima il ragazzo sull’altra riva, se potessi.» Per un momento la sua voce rivelò una traccia di frustrazione. «Dista soltanto poche miglia da noi. Ma non posso perdere tempo. Non dovrebbe avere difficoltà a raggiungere Whitebridge, ora che i Trolloc sono scomparsi. Forse i due diretti a valle hanno più bisogno di me. Non hanno più la moneta. Inoltre, i Myrddraal li inseguono, oppure cercano d’intercettarci tutti a Whitebridge.» Sospirò. «Per prima cosa devo occuparmi di chi ha più bisogno.»

«I Myrddraal potrebbero... potrebbero averli uccisi» disse Nynaeve.

Moiraine scosse la testa, come se fosse un’ipotesi che non meritava d’essere presa in considerazione. Nynaeve serrò le labbra. «Dov’è Egwene, allora? Di lei non hai ancora parlato.»

«Non lo so» ammise Moiraine. «Mi auguro che sia al sicuro.»

«Non lo sai? Ti auguri? Parli tanto di portarla a Tar Valon per salvarle la vita e invece potrebbe essere già morta, per quanto ne sai?»

«Potrei cercarla e concedere ai Myrddraal maggior tempo, prima di correre in aiuto dei due ragazzi. Ma sono loro, non lei, quelli che il Tenebroso vuole. Forse i Myrddraal trascureranno Egwene, finché le vere prede rimangono in libertà.»

Nynaeve ricordò il proprio incontro notturno con i Trolloc, ma si rifiutò d’ammettere che le parole di Moiraine fossero sensate. «Quindi, se ha avuto fortuna, forse è viva e non sai dirmi altro. Viva, forse da sola, terrorizzata, forse ferita, a giorni di distanza dal più vicino villaggio, senza nessuno che l’aiuti tranne noi. E intendi lasciarla al suo destino.»

«Potrebbe anche essere al sicuro con il ragazzo sull’altra riva. O sulla strada per Whitebridge con gli altri due. Comunque, non ci sono più Trolloc a minacciarla; e lei è robusta, sveglia, pienamente in grado di trovare da sola la strada per Whitebridge. Può darsi che abbia bisogno d’aiuto, ma i ragazzi sono sicuramente nei guai. Vuoi che vada a cercarla e lasci perdere i ragazzi, anche se i Myrddraal li inseguono? La salvezza di Egwene mi sta a cuore, ma combatto contro il Tenebroso. E questo determina la mia strada.»

Moiraine non perdette mai la calma, mentre esponeva l’orribile alternativa. Nynaeve avrebbe voluto gridare. Batté le palpebre per scacciare le lacrime e girò il viso in modo che l’Aes Sedai non vedesse. La Sapiente doveva badare a tutti! Perché a lei toccava questa scelta?

«Ecco Lan» disse Moiraine. Si alzò e si mise il mantello.

Nynaeve non restò molto sorpresa nel vedere che il Custode aveva trovato il cavallo. Ma serrò le labbra, quando lui le porse le redini. Sarebbe stato un piccolo successo, se sul viso di Lan ci fosse stata anche una traccia di soddisfazione, invece di quella insopportabile indifferenza. Lan spalancò gli occhi, notando la sua espressione, e Nynaeve gli girò la schiena per asciugarsi le lacrime.

«Vieni, Sapiente?» disse Moiraine, senza entusiasmo.

Nynaeve diede un’ultima, lenta occhiata alla foresta, chiedendosi se Egwene fosse là fuori, prima di montare tristemente in sella. Lan e Moiraine erano già a cavallo e si avviavano verso meridione. Nynaeve li seguì, rigida, senza guardare indietro; fissò invece Moiraine. L’Aes Sedai era fiduciosa nel proprio potere, si disse; ma se non trovavano Egwene e i ragazzi, vivi e in buona salute, nemmeno tutto il Potere l’avrebbe salvata. “Posso usarlo anch’io, cara mia!" pensò. “Me l’hai detto tu stessa. E lo userò contro di te!"

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