Era un gruppetto assai mogio, quello che Rand guidò per le scale. Ora nessuno aveva voglia di parlare, né a lui né agli altri. E anche Rand non era dell’umore giusto.
Il sole era calato tanto da lasciare in penombra la scala sul retro, ma le lampade non erano ancora state accese. Il viso di Perrin, chiuso come quello degli altri, non mostrava rughe di preoccupazione ma un’aria rassegnata. Incuriosito, Rand voleva chiedergli spiegazioni, ma ogni volta che Perrin attraversava una zona d’ombra più fitta, i suoi occhi parevano raccogliere la poca luce e brillare come ambra lucida.
Rand represse un brivido e condusse gli amici nella sala di lettura, passando per le cucine in modo da evitare la sala comune. Pochi viaggiatori usavano la sala di lettura: chi sapeva leggere, in genere si fermava nelle locande della Città Interna, più raffinate. Mastro Gill teneva la biblioteca più per piacere personale che per i pochi clienti che di tanto in tanto desideravano leggere un libro.
Rand entrò nella stanza, ma gli altri si bloccarono sulla soglia, a bocca aperta e occhi sgranati. Nel caminetto ardeva un bel fuoco e Loial leggeva, disteso sul divano, tenendo sullo stomaco un gattino dal pelo nero e dalle zampe bianche, raggomitolato e addormentato. Vedendoli, chiuse il libro e posò a terra il gattino; si alzò e rivolse al gruppetto un inchino formale.
Rand, ormai abituato all’aspetto dell’Ogier, impiegò un momento a capire che proprio quest’ultimo era l’oggetto dello stupore degli altri. «Loial, ecco gli amici che aspettavo» disse. «Nynaeve, la Sapiente del mio villaggio, Perrin, Egwene.»
«Ah, sì, Egwene» disse Loial, con voce sonora. «Rand ha parlato molto di te. Sono Loial.»
«Loial è un Ogier» spiegò Rand, e notò che il loro stupore aumentava. Anche dopo avere visto Trolloc e Fade in carne e ossa, era sconvolgente incontrare un personaggio leggendario vivo e vegeto.
Loial non se la prese, se lo fissavano a bocca aperta: in fin dei conti, era meglio di una folla inferocita che urlava: “Al Trolloc!". Disse: «E l’Aes Sedai?»
«Di sopra, con Mat.»
«Allora è ammalato sul serio. Perché non ci sediamo? Verrà qui anche lei, no? Bene, non ci resta che aspettare.»
Il semplice fatto di sedersi parve sbloccare i tre di Emond’s Field, come se accomodarsi in una poltrona bene imbottita, davanti al fuoco scoppiettante, li facesse sentire a casa. Appena sistemati, si misero a fare domande all’Ogier. Con sorpresa di Rand, il primo fu Perrin.
«Gli stedding, Loial, sono davvero rifugi, come dicono le storie?» chiese, con voce tesa, quasi avesse un motivo particolare per domandarlo.
Loial fu lieto di parlare degli stedding e di raccontare come era capitato nella locanda e che cosa aveva visto durante il viaggio. Dopo un poco Rand si appoggiò alla spalliera e ascoltò solo a metà: aveva già udito la storia, con maggiori particolari. A Loial piaceva parlare, appena ne aveva la possibilità, ma di solito riteneva che, per rendere comprensibile un racconto, bisognava precisare due o trecento anni di antefatti. Aveva un senso del tempo assai bizzarro: parlava sempre come se avesse lasciato lo stedding solo da qualche mese, ma alla fine si scoprì che la partenza era avvenuta tre anni prima.
Rand si mise a pensare a Mat. “Un pugnale. Un maledetto pugnale, che poteva ucciderlo solo perché l’aveva addosso. Luce santa! Non voglio altre avventure. Se lei riuscirà a guarirlo, andremo tutti... no, non possiamo tornare a casa. Andremo da un’altra parte. Dove non hanno mai sentito parlare di Aes Sedai e del Tenebroso."
La porta si aprì e per un istante Rand credette di fantasticare ancora. Sulla soglia c’era Mat: con la giubba abbottonata fino al collo e la fascia scura bassa sulla fronte, batteva le palpebre alla luce. Moiraine gli teneva la mano sulla spalla e, dietro, c’era Lan. L’Aes Sedai osservava attentamente Mat, come si fa con chi si è appena alzato dal letto, guarito. Come al solito, Lan osservava ogni cosa, senza darlo a vedere.
Mat rivolse a tutti un sorriso esitante, che si mutò in smorfia di stupore alla vista di Loial, come se lo vedesse per la prima volta. Poi scrollò le spalle e riportò l’attenzione sugli amici. Sospirò. «Sembra... ah... che mi sono comportato in... in modo bizzarro, negli ultimi giorni» disse. «Ma non ricordo molto, a dire il vero.» Rivolse a Moiraine un’occhiata incerta. Lei gli sorrise, fiduciosa, e Mat continuò: «Tutto è confuso, dopo Whitebridge. Thom e il...» Rabbrividì. «Dopo Whitebridge, ho ricordi sempre più confusi. Non ricordo nemmeno d’essere giunto a Caemlyn.» Guardò di scancio Loial. «Davvero. Moiraine Sedai dice che io... di sopra... ah...» Ridacchiò e di colpo fu il vero Mat. «Non si può biasimare una persona per le azioni che compie quand’è fuori di senno, vero?»
«Tu il senno non l’hai mai avuto» disse Perrin; e per un istante anche lui parve quello di prima.
«No, nessuno ti biasima» disse Nynaeve, con gli occhi lucidi, ma il sorriso sulle labbra.
Rand e Egwene, parlando tutt’e due insieme, gli dissero quant’erano felici di rivederlo in buona salute e commentarono tra le risate che gli sarebbe servito di lezione e avrebbe smesso di fare tiri mancini, dopo quello che avevano fatto a lui. Mat rispose per le rime, con tutta la sua vecchia spavalderia, e si cercò una sedia. Mentre si sedeva, sempre sorridendo, con aria distratta si toccò la giubba, come per accertarsi che una certa cosa fosse ancora al suo posto. Rand trattenne il fiato.
«Sì, ha ancora il pugnale» disse piano Moiraine. Risate e chiacchiere continuavano, ma l’Aes Sedai aveva notato l’improvvisa tensione di Rand e ne aveva capito la causa. Accostò la sedia a quella di Rand, per non alzare la voce. «Se glielo tolgo, lo uccido. Il legame è durato troppo tempo ed è diventato troppo forte. Il nodo dovrà essere disfatto a Tar Valon: è un’impresa impossibile, per una sola Aes Sedai, anche con un angreal.»
«Non sembra più ammalato» disse Rand. Fu colpito da un pensiero. «Ma finché avrà con sé il pugnale, i Fade sapranno dove siamo. E anche alcuni Amici delle Tenebre. L’hai detto tu.»
«Ho ridotto in parte questo rischio. D’ora in poi, se saranno tanto vicino da percepire la presenza del pugnale, li avremo addosso in ogni caso. Ho liberato Mat dalla contaminazione e ho fatto il possibile per rallentarne il ritorno; ma col tempo tornerà, a meno che lui non riceva aiuto, a Tar Valon.»
«Ma per fortuna siamo diretti proprio lì, vero?» disse Rand, in tono rassegnato. Moiraine gli rivolse un’occhiata penetrante, prima di girarsi.
Loial si era alzato e salutò con un inchino. «Sono Loial, figlio di Arent figlio di Halan, Aes Sedai. Lo stedding offre rifugio ai Servitori della Luce.»
«Ti ringrazio, Loial figlio di Arent» rispose Moiraine, in tono secco. «Ma, se fossi in te, non parlerei tanto liberamente. In questo momento a Caemlyn ci sono forse venti Aes Sedai: tutte, tranne me, dell’Ajah Rossa.» Loial annuì assennatamente, come se capisse. Rand non poté fare altro che scuotere la testa, confuso: lui non ci capiva proprio niente. «È strano, trovarti qui» continuò Moiraine. «Ben pochi Ogier lasciano lo stedding, oggigiorno.»
«Le antiche storie mi hanno preso all’amo, Aes Sedai. I vecchi libri hanno riempito d’immagini la mia indegna testa. Voglio vedere i boschetti. E anche le città che costruimmo. Pare che degli uni e delle altre non sia rimasto molto, ma anche se gli edifici sono un ben misero sostituto degli alberi, vale sempre la pena vederli. Gli Anziani mi ritengono bizzarro, perché desidero viaggiare. Non credono che ci sia qualcosa da vedere, fuori dello stedding. Forse, al ritorno, quando racconterò cosa ho visto, cambieranno idea. Me lo auguro.»
«Forse la cambieranno» disse Moiraine, calma. «Ora, Loial, scusa se sono brusca. È un difetto tipico della razza umana, lo so. Ma abbiamo fretta di fare il piano per il viaggio. Se non ti spiace...»
Loial parve confuso e Rand si affrettò a spiegare: «Viene con noi, Moiraine. Gliel’ho promesso.»
Moiraine guardò l’Ogier, come se non avesse udito, ma alla fine annuì. «La Ruota gira e ordisce come vuole» mormorò. «Lan, provvedi che non ci colgano di sorpresa.» Il Custode uscì dalla stanza; l’unico rumore fu lo scatto dell’uscio che si chiudeva alle sue spalle.
Fu come un segnale: tutti tacquero. Moiraine si accostò al camino; quando si girò, tutti la fissavano. Per quanto mingherlina, con la sua presenza dominava la stanza. «Non possiamo restare a lungo a Caemlyn» disse «e in questa locanda non siamo al sicuro. Gli occhi del Tenebroso sono in città. Non hanno trovato quel che cercano, altrimenti non cercherebbero ancora. Questo è il nostro solo vantaggio. Ho posto difese per tenerli lontano; prima che il Tenebroso capisca che c’è una parte della città in cui i ratti non possono più entrare, ce ne saremo andati. Però una difesa che allontanerebbe una persona sarebbe come un falò di segnalazione per i Myrddraal; inoltre a Caemlyn ci sono Figli della Luce che cercano Perrin e Egwene.»
«Credevo che cercassero Mat e me» si lasciò sfuggire Rand.
«E perché i Manti Bianchi dovrebbero cercarvi?» domandò l’Aes Sedai, perplessa.
«Ho sentito dire che cercavano un tale dei Fiumi Gemelli. Un Amico delle Tenebre. Cosa potevo pensare? Con tutto quel che è accaduto, sono già fortunato anche solo a pensare.»
«Esperienze come la tua disorientano, certo» intervenne Loial «ma sei capace di ragionare. I Figli odiano le Aes Sedai. Elaida non...»
«Elaida?» lo interruppe Moiraine. «Cosa c’entra Elaida Sedai?» Guardò Rand con tanta durezza che lui avrebbe voluto sprofondare.
«Voleva gettarmi in prigione» rispose lentamente. «Io volevo solo dare un’occhiata a Logain, ma lei non ha creduto che solo per combinazione mi trovavo nei giardini del Palazzo, con Elayne e Gawyn.» Tutti, tranne Loial, lo fissarono come se all’improvviso gli fosse spuntato un terzo occhio. «La regina Morgase mi ha lasciato andare. Ha detto che non c’erano prove che tentassi di nuocere e che avrebbe applicato la legge, qualsiasi cosa Elaida sospettasse. Ve l’immaginate? Incontrare una regina! È bellissima, come nelle storie. E anche Elayne. E Gawyn... Gawyn ti piacerebbe, Perrin. Perrin? Mat?» I due lo fissavano ancora. «Sangue e ceneri, mi sono soltanto arrampicato sul muro per dare un’occhiata al falso Drago. Non ho fatto niente di male.»
«Quel che dico sempre io» commentò Mat, blando; ma subito si mise a sogghignare. Egwene, in tono decisamente neutro, domandò: «Chi è Elayne?»
Moiraine mormorò qualcosa, con rabbia.
«Una regina» disse Perrin, scuotendo la testa. «Tu sì che hai delle avventure. Noi abbiamo incontrato solo Calderai e Manti Bianchi.» Evitò di guardare Moiraine, in maniera tanto evidente che Rand se ne accorse. Perrin si toccò i lividi sul viso. «Tutto sommato, cantare con i Calderai era più divertente che parlare con i Manti Bianchi.»
«I Girovaghi vivono per le loro canzoni» disse Loial. «Per tutte le canzoni, a dire il vero. Almeno, per cercarle. Anni fa ho incontrato alcuni Tuatha’an; volevano imparare le canzoni che cantiamo agli alberi. In realtà gli alberi non ne ascoltano più molte e pochi Ogier le imparano. Io ho un po’ di quel Talento, perciò l’Anziano Arent ha insistito che le imparassi. Ho insegnato ai Tuatha’an quel che potevano apprendere, ma gli alberi non ascoltano mai gli esseri umani. Per i Girovaghi erano semplici canzoni e ben accette in quanto tali, dal momento che nessuna era quella che cercano. Chiamano Cercatore il capo di ogni tribù. A volte vengono a Stedding Shangtai. Pochi esseri umani ci vengono.»
«Per favore, Loial» disse Moiraine.
L’Ogier si schiarì la voce e continuò in fretta, come se temesse d’essere interrotto. «Ho appena ricordato una cosa, Aes Sedai. Una cosa che ho sempre desiderato chiedere alle Aes Sedai, se mai ne avessi incontrata una, dal momento che conoscete molte cose e a Tar Valon avete grandi biblioteche. Posso farti la domanda?»
«Se la fai breve» rispose Moiraine, brusca.
«Breve» ripeté Loial, come se si chiedesse il significato della parola. «Sì. Bene. Breve. Non molto tempo fa, a Stedding Shangtai venne un uomo. Il fatto in sé non era insolito, a quel tempo, dal momento che moltissimi profughi giungevano dalla Dorsale del Mondo, fuggendo da quella che voi avete chiamato la Guerra Aiel.» Rand sorrise: non molto tempo fa... quasi vent’anni. «Era in punto di morte, anche se non mostrava segno di ferite» continuò Loial. «Gli Anziani pensarono che fosse vittima delle Aes Sedai» e diede a Moiraine un’occhiata di scusa «perché, entrato nello stedding, migliorò in fretta. In pochi mesi. Una notte se ne andò senza dire niente a nessuno: si limitò a partire di soppiatto, una notte senza luna.» Guardò in viso Moiraine e si schiarì di nuovo la voce. «Sì. Breve. Prima di andarsene, raccontò una storia curiosa che intendeva trasmettere a Tar Valon. Il Tenebroso, disse, intendeva accecare l’Occhio del Mondo e uccidere il Gran Serpente, ossia il tempo stesso. Secondo gli Anziani, era sano di mente quanto di corpo, ma lui disse proprio così. Ed ecco cosa volevo domandare: il Tenebroso può fare una cosa simile? Uccidere il tempo? E l’Occhio del Mondo? Può accecare l’occhio del Gran Serpente? Cosa significa?»
Rand si aspettava da Moiraine qualsiasi cosa, tranne quello che vide. Invece di dare a Loial una risposta, o dirgli che non ne aveva il tempo, rimase a fissare l’Ogier, corrugando la fronte.
«La stessa cosa che ci hanno detto i Calderai» disse Perrin.
«Sì» confermò Egwene. «La storia degli Aiel.»
Moiraine girò lentamente la testa. Solo quella. «Quale storia?» domandò.
Perrin trasse un respiro profondo. «Alcuni Calderai che attraversavano il Deserto... dicono che possono farlo senza pericolo... trovarono degli Aiel moribondi a seguito di uno scontro con dei Trolloc. Prima di morire, l’ultimo Aiel, una donna... pare che fossero tutte donne... disse ai Calderai le parole appena dette da Loial. Il Tenebroso... loro lo chiamano Accecatore... intende accecare l’Occhio del Mondo. Questo avvenne solo tre anni fa, non venti. Significa qualcosa?»
«Tutto, forse» disse Moiraine. Il suo viso era immobile, ma Rand ebbe l’impressione che i pensieri dell’Aes Sedai galoppassero, dietro gli occhi scuri.
«Ba’alzamon» disse all’improvviso Perrin. Il nome fece scendere il silenzio nella stanza. Parve che tutti smettessero di respirare. Perrin guardò Rand, poi Mat, con occhi calmi e più gialli che mai. «Quella volta mi domandai dove avessi già udito il nome, l’Occhio del Mondo. Adesso ricordo. E voi?»
«Io non devo ricordare niente» rispose Mat, rigido.
«Dobbiamo dirglielo» continuò Perrin. «Ora è importante. Non possiamo tenerlo segreto. Lo capisci, vero, Rand?»
«Dirmi cosa?» La voce di Moiraine era aspra. L’Aes Sedai parve prepararsi a una mazzata. Fissò Rand.
Rand non aveva alcuna voglia di rispondere. Non voleva nemmeno ricordare, proprio come Mat; ma ricordava benissimo... e capì che Perrin aveva ragione. «Ho...» disse. Guardò i due amici. Mat annuì con riluttanza, Perrin con decisione: almeno, pensò Rand, non doveva affrontare da solo l’Aes Sedai. «Abbiamo fatto... sogni.» Si strofinò il dito punto dalla spina, ricordando la goccia di sangue, al risveglio dal “sogno". E la nauseante sensazione del viso bruciato dal sole, in un altro “sogno". «Ma forse non erano esattamente sogni. In essi c’era Ba’alzamon. Disse... disse varie cose; ma una volta disse che l’Occhio del Mondo non avrebbe mai servito me.» Per un minuto ebbe la bocca secca come polvere.
«A me disse la stessa cosa» confermò Perrin. Moiraine sospirò forte e annuì. «Non sei arrabbiata con noi?» domandò Perrin, sorpreso; e Rand si accorse che Moiraine non pareva in collera. Li esaminava, ma negli occhi aveva una luce chiara e serena, anche se intenta.
«Più con me stessa, che con voi. Ma vi avevo chiesto se avevate fatto sogni insoliti. Ve l’ho chiesto fin dall’inizio.» Negli occhi le passò un lampo di collera, subito svanito. «Se l’avessi saputo, dopo il primo avrei potuto... Da circa mille anni a Tar Valon non c’è più stata un’Aes Sedai che percorresse i sentieri del sogno, ma avrei potuto fare io il tentativo. Ora è troppo tardi. Ogni volta che il Tenebroso vi tocca, rende più facile il tocco successivo. Forse la mia presenza può ancora proteggervi in parte, ma anche così... Ricordate le storie dei Reietti che legano a sé gli uomini? Uomini forti, uomini che hanno combattuto il Tenebroso fin dall’inizio. Queste storie sono vere e nessuno dei Reietti ha un decimo della forza del loro padrone, né Aginor né Lanfear, né Balthamel né Demandred, neppure lo stesso Ishamael, il Traditore della Speranza.»
Rand si accorse che Nynaeve e Egwene guardavano lui e Mat e Perrin: tutt’e tre. Il viso esangue delle due donne era un misto di paura e di orrore. Erano atterrite di loro o per loro?
«Cosa possiamo fare?» domandò. «Ci sarà ben qualcosa.»
«Restare vicino a me» rispose Moiraine «sarà d’aiuto. Un poco. La protezione di chi tocca la Vera Fonte si estende un po’ intorno a me, ricordatelo. Ma non potete stare sempre nelle mie vicinanze. Potete difendervi da soli, se ne avete la forza. Ma dovete trovare questa forza e questa volontà dentro voi stessi. Io non posso darvela.»
«Penso d’avere già trovato la mia protezione» disse Perrin, più rassegnato che soddisfatto.
«Sì» disse Moiraine «immagino di sì.» Lo fissò finché Perrin non abbassò gli occhi, ma anche allora rimase a riflettere. Alla fine si rivolse agli altri. «Ci sono dei limiti, al potere del Tenebroso dentro di voi. Cedete anche per un istante, e lui avrà una corda legata al vostro cuore, una corda che potreste non riuscirete mai a tagliare. Arrendetevi, e apparterrete a lui. Sconfessatelo, e il suo potere verrà meno. Non è facile, quando lui tocca i vostri sogni, ma è fattibile. Lui può sempre mandare contro di voi Mezzi Uomini e Trolloc e Draghkar e altre creature, ma non può impadronirsi di voi, se non glielo permetterete.»
«Bastano i Fade» disse Perrin.
«Non lo voglio di nuovo nella mia testa» brontolò Mat. «Non c’è un modo per tenerlo fuori?»
Moiraine scosse la testa. «Loial non ha niente da temere, e neppure Egwene e Nynaeve. Nella massa dell’umanità, il Tenebroso può toccare un particolare individuo solo per caso, a meno che non sia quest’ultimo a cercarlo. Ma per un po’ di tempo almeno, voi tre siete importantissimi per il Disegno. Attualmente si è formata una Grinza e ogni filo porta dritto a voi. Cos’altro vi ha detto, il Tenebroso?»
«Non ricordo molto bene» rispose Perrin. «Qualcosa sul fatto che uno di noi era prescelto, qualcosa del genere. Ricordo che rideva» concluse, tetro «su chi ci aveva scelti. Disse che io... che noi potevamo servirlo o morire. E che allora l’avremmo servito ancora.»
«Disse che l’Amyrlin Seat avrebbe cercato di usarci» aggiunse Mat, con voce che si affievolì nel ricordare a chi si rivolgeva in quel momento. Deglutì con forza e continuò: «Proprio come Tar Valon usò... e ha fatto dei nomi. Davian, mi pare. Nemmeno io ricordo bene.»
«Raolin Darksbane» disse Perrin.
«Sì» disse Rand, con una ruga. Aveva cercato di dimenticare tutto, di quei sogni. Era spiacevole richiamarli alla memoria. «Yurian Stonebow era un altro dei nomi. E Guaire Amalasan.» Si bloccò di colpo, augurandosi che Moiraine non se ne fosse accorta. «Non li ho mai sentiti nominare.»
Ma aveva riconosciuto un nome, ora che scavava nella memoria. Il nome che si era trattenuto dal dire. Logain. Il falso Drago. “Luce santa!" pensò. “Thom disse che erano nomi pericolosi. Voleva significare questo, Ba’alzamon? Moiraine vuole usare come falso Drago uno di noi? Ma le Aes Sedai danno la caccia ai falsi Draghi, non li usano. O sì?"
Moiraine lo guardava, ma Rand non riusciva a leggerle l’espressione. «Conosci questi nomi?» domandò. «Hanno un significato?»
«Padre delle Menzogne è un buon appellativo per il Tenebroso» rispose Moiraine. «Ha sempre avuto l’abitudine di seminare il tarlo del dubbio. Rode la mente degli uomini, come un cancro. Credere al Padre delle Menzogne è il primo passo verso la resa. Ricordatelo, se vi arrendete al Tenebroso, gli apparterrete.»
Un’Aes Sedai non dice mai menzogne, ma le sue verità a volte non sono quelle che credi di udire. Erano parole di Tam. E in realtà Moiraine non aveva risposto alla domanda. Rand non cambiò espressione e tenne le mani sulle ginocchia, resistendo all’impulso di asciugarsele sulle brache.
Egwene piangeva piano. Nynaeve le aveva messo il braccio intorno alle spalle, ma aveva anche lei l’aria di chi ha voglia di piangere. Rand quasi rimpianse di non poter imitare Egwene.
«Sono tutti ta’veren» disse all’improvviso Loial. Parve rallegrarsi all’idea, quasi si aspettasse di guardare da vicino come il Disegno si tesseva intorno a loro. Rand lo fissò, incredulo, e l’Ogier, imbarazzato, scrollò le spalle.
«Infatti» disse Moiraine. «Tutt’e tre, mentre me ne aspettavo uno. Sono accadute molte cose che non m’aspettavo. Questa storia a proposito dell’Occhio del Mondo cambia un mucchio di cose.» Esitò, pensierosa. «Per un po’, a quanto pare, il Disegno gira intorno a voi tre, proprio come ha detto Loial, e forma un turbine che crescerà, prima di affievolirsi. Essere ta’veren significa a volte che il Disegno è costretto a piegarsi a voi e a volte che il Disegno vi costringe a seguire il necessario sentiero. La Grinza può essere intessuta in molti modi e alcuni di questi disegni sarebbero disastrosi. Per voi, per il mondo.
«Non possiamo restare a Caemlyn; ma, qualsiasi strada scegliamo, Myrddraal e Trolloc ci sarebbero addosso prima che percorriamo dieci miglia. E proprio a questo punto veniamo a sapere di una minaccia nei confronti dell’Occhio del Mondo, non da una sola fonte, ma da tre, ciascuna all’apparenza indipendente dalle altre. Il Disegno forza il nostro sentiero. Il Disegno si avvolge ancora intorno a voi tre, ma quale mano stabilisce l’ordito, e quale controlla la spola? La prigione del Tenebroso si è indebolita abbastanza da permettergli di esercitare un simile controllo?»
«Non c’è bisogno di parlare di queste cose!» disse Nynaeve, in tono aspro. «Li spaventi soltanto.»
«E tu non ti spaventi?» replicò Moiraine. «Io sì. Be’, forse hai ragione. Non possiamo permettere che la paura influisca sul nostro cammino. Che si tratti di una trappola o di un avvertimento tempestivo, non possiamo tirarci indietro. E questo significa arrivare in fretta all’Occhio del Mondo. L’Uomo Verde deve essere informato di questa minaccia.»
Rand trasalì. L’Uomo Verde? Anche gli altri trasalirono, a parte Loial, che parve preoccupato.
«Non posso nemmeno rischiare una sosta a Tar Valon per chiedere aiuto» continuò Moiraine. «Il tempo ci tiene in trappola. Anche se potessimo uscire senza difficoltà da Caemlyn, occorrerebbero diverse settimane per giungere alla Macchia e purtroppo non credo che abbiamo ancora settimane.»
«La Macchia!» esclamarono in coro Rand e gli altri, ma Moiraine non reagì.
«Il Disegno presenta una crisi e nello stesso tempo un modo per superarla. Se non lo credessi impossibile, penserei che ci sia sotto la mano stessa del Creatore. C’è un modo.» Sorrise, come per uno scherzo che solo lei capiva, e si rivolse a Loial. «Qui a Caemlyn c’era un boschetto Ogier, e una Porta. Adesso dove sorgeva il boschetto si estende la Città Nuova, quindi la Porta si trova di certo all’interno delle mura. So che pochi Ogier al giorno d’oggi conoscono le Vie, ma uno che ha Talento e apprende le antiche Canzoni della Crescita non può non essere attirato da una simile conoscenza, anche se è convinto di non adoperarla mai. Conosci le Vie, Loial?»
L’Ogier cambiò posizione, a disagio. «Le conosco, Aes Sedai, però...»
«Sei in grado di trovare il percorso per Fal Dara, lungo le Vie?»
«Non ho mai sentito parlare di Fal Dara» rispose Loial, con un certo sollievo.
«Nei giorni delle Guerre Trolloc, era conosciuta come Mafal Dadaranell. Lo conosci, questo nome?»
«Sì» disse Loial, con riluttanza. «Però...»
«Allora sei in grado di trovare per noi la via» disse Moiraine. «La situazione prende una piega curiosa davvero. Quando non possiamo restare né andarcene, con i mezzi normali, vengo informata di una minaccia all’Occhio, e nello stesso luogo c’è uno che può portarci lì in qualche giorno. Si tratti del Creatore o del destino o addirittura del Tenebroso, il Disegno ha scelto per noi il cammino.»
«No!» protestò Loial, con un enfatico rombo di tuono. Tutti si girarono a guardarlo; l’Ogier, davanti a tanta attenzione, batté le palpebre, ma non esitò a spiegare. «Se imbocchiamo le Vie, moriremo tutti... o saremo inghiottiti dall’Ombra!»