Nel buio che precede l’alba, Rand seguì Moiraine nel corridoio sul retro, dove mastro Gill e gli altri aspettavano: Nynaeve e Egwene ansiose quanto Loial, Perrin calmo quanto il Custode. Mat si tenne alle calcagna di Rand, come se ora sentisse bisogno di vicinanza. La cuoca e le sguattere, affaccendate a preparare la colazione, li guardarono attraversare in silenzio la cucina. Non era insolito che clienti della locanda si alzassero e uscissero a quell’ora. Mastro Gill rivolse alla cuoca qualche parola per tranquillizzarla e la donna si limitò a sbuffare rumorosamente e a sbattere con forza l’impasto di farina. Prima che Rand arrivasse alla porta sul cortile delle stalle, le sguattere erano tornate a occuparsi dei fornelli.
All’esterno era ancora buio pesto. Ognuno sembrava al massimo un’ombra più scura. Rand seguì alla cieca il locandiere e Lan, fidandosi della conoscenza del primo e dell’istinto del secondo, e augurandosi che nessuno si rompesse una gamba attraversando al buio la corte. Loial inciampò più d’una volta.
«Non capisco perché non possiamo accendere nemmeno una lampada» brontolò l’Ogier. «Nello stedding non andiamo così in giro al buio. Sono un Ogier, non un gatto.» Rand immaginò di vedere le orecchie pelose agitarsi nervosamente.
La stalla comparve all’improvviso, simile a una massa minacciosa, finché la porta non si dischiuse riversando nella corte una sottile striscia di luce. Mastro Gill aprì l’uscio quanto bastava a consentire il passaggio di uno alla volta e si affrettò a chiuderlo alle spalle di Perrin. Dentro, alla luce, Rand batté le palpebre.
Gli stallieri, come la cuoca, non si stupirono della loro presenza. I cavalli, già sellati, erano in attesa. Mandarb, con fare arrogante, non badò a nessuno tranne Lan, ma Aldieb allungò il muso per dare colpetti alla mano di Moiraine. Oltre a un cavallo da soma, carico di cesti di vimini, ce n’era un altro per Loial, enorme, con i nodelli pelosi, più alto perfino del destriero di Lan. Sembrava abbastanza robusto da tirare da solo un carro carico di fieno, ma a confronto dell’Ogier parve un pony.
Loial lo guardò, dubbioso, e brontolò: «I piedi mi sono sempre andati bene.»
Mastro Gill rivolse a Rand un cenno; gli porse le redini di un baio chiaro, alto di garrese e largo di torace, ma senza il fuoco nel passo, come Cloud. Si chiamava Red, disse il locandiere.
Egwene andò dritta da Bela e Nynaeve si accostò alla sua giumenta.
Mat spostò accanto a Rand il suo grigio. «Perrin mi rende nervoso» mormorò. Rand gli rivolse un’occhiata penetrante. «Be’, si comporta in modo bizzarro» continuò Mat. «Non te ne sei accorto? Ti giuro, non è la mia immaginazione, né... né...»
Rand annuì. Né il pugnale che prende di nuovo il sopravvento su di lui, grazie alla Luce, pensò. Disse invece: «Hai ragione, Mat, ma non prendertela. Moiraine sa... sa di cosa si tratta. Perrin sta benissimo.» Gli sarebbe piaciuto esserne convinto, ma le sue parole parvero soddisfare Mat, almeno in parte.
«Certo» rispose in fretta Mat, continuando a guardare Perrin, con la coda dell’occhio. «Non ho mai detto che non stesse bene.»
Mastro Gill parlò al caporale di stalla. L’uomo, dal viso scuro come cuoio e allungato come il muso d’un cavallo, si toccò la fronte e corse in fondo alla stalla. Con un sorriso di soddisfazione, il locandiere si rivolse a Moiraine. «Ramey dice che la via è sgombra, Aes Sedai.»
La parete di fondo pareva solida e robusta, dietro le rastrelliere piene d’utensili. Ramey e un mozzo di stalla spostarono forconi, rastrelli e vanghe, poi sganciarono chiavistelli nascosti dietro le scaffalature. Una sezione di parete ruotò verso l’interno. La luce della stalla illuminò un muro di mattoni a pochi passi di distanza.
«È soltanto un breve passaggio fra due edifici» disse il locandiere «ma nessuno, fuori di questa stalla, sa che da qui c’è un’uscita. Né Manti Bianchi né coccarde bianche vi vedranno andare via.»
L’Aes Sedai annuì. «Se ti trovassi nei guai per questo, ricorda di scrivere a Sheriam Sedai dell’Ajah Azzurra, a Tar Valon, e lei ti aiuterà. Purtroppo le mie sorelle e io abbiamo da raddrizzare molti torti nei confronti di chi mi ha aiutato.»
Mastro Gill rise serenamente. «Diamine, Aes Sedai, hai già reso la mia locanda l’unica di tutta Caemlyn completamente priva di ratti. Cosa potrei chiedere di più? Solo per questo raddoppierò la clientela.» Tornò serio. «Qualsiasi cosa combiniate, la Regina sostiene Tar Valon e io sostengo la Regina, perciò vi faccio i migliori auguri. La Luce t’illumini, Aes Sedai. La Luce illumini tutti voi.»
«E anche te, mastro Gill» rispose Moiraine, con un inchino. «Ma se vogliamo che la Luce splenda su di noi, dobbiamo muoverci in fretta.» Si rivolse vivacemente a Loial. «Sei pronto?»
Con una cauta occhiata ai denti dell’animale, l’Ogier prese le redini del cavallo e, cercando di tenerlo a distanza, lo guidò nell’apertura. Ramey era impaziente di chiuderla. Per un istante Loial si fermò, con la testa piegata di lato, come se sentisse una brezza sulla guancia. «Da questa parte» disse, uscendo nel vicolo.
Moiraine gli andò dietro, seguita da Rand e da Mat. A Rand toccò il primo turno di condurre per la briglia il cavallo da soma. Nynaeve e Egwene presero posto al centro della colonna, con Perrin subito dietro e Lan alla retroguardia. Appena Mandarb fu nel vicolo, la porta segreta si chiuse rapidamente. Il rumore di chiavistelli che ricadevano a posto parve a Rand esageratamente forte.
Il passaggio, come l’aveva chiamato mastro Gill, era davvero stretto e anche più buio del cortile. Alti muri ciechi, di mattoni o di legno, lo fiancheggiavano e lasciavano vedere solo una stretta striscia di cielo buio. I grossi cesti sul cavallo da soma strusciavano contro gli edifici: erano gonfi di provviste per il viaggio, per la maggior parte sott’olio, in giare di terracotta. Lungo la groppa del cavallo era legato un fascio di pali, ciascuno con una lanterna in cima. Nelle Vie, aveva detto Loial, faceva più buio che nel cuore della notte.
Le lanterne, riempite solo in parte, sciaguattavano al movimento del cavallo e urtavano tra loro con rumore di latta. Non era un rumore forte, ma nell’ora prima dell’alba Caemlyn era assai silenziosa. Pareva che il tintinnio sordo dovesse udirsi a miglia di distanza.
Quando il passaggio sbucò in una via, Loial non si fermò a scegliere la direzione: ora pareva conoscere esattamente il percorso, come se divenisse più chiaro. Rand non capiva come l’Ogier potesse trovare la Porta e Loial non era stato in grado di spiegarlo. Lo sapeva, e basta. Lo sentiva. Era un poco come spiegare come si respira.
Mentre percorrevano in fretta la via, Rand si girò a guardare l’angolo della locanda. Secondo Lamgwin, c’erano ancora sei Manti Bianchi a poca distanza da quell’angolo. Si interessavano solo alla locanda, ma sarebbero certamente accorsi a qualsiasi rumore. Nessuno, a quell’ora, andava in giro per motivi rispettabili. Sulla via lastricata i ferri dei cavalli parevano risuonare come campane; le lanterne tintinnavano come se il cavallo le scuotesse di proposito. Rand non smise di guardarsi alle spalle, finché non superarono un altro angolo. E udì il sospiro di sollievo dei suoi amici.
Pareva che Loial seguisse la via più diretta per la Porta. A volte percorsero ampi viali, deserti a parte un occasionale cane che si aggirava nell’ombra. A volte attraversarono in fretta stretti vicoli dove era facile calpestare cose appiccicose. Nynaeve si lamentò sottovoce degli odori che ne venivano, ma nessuno rallentò.
L’oscurità cominciò a mutarsi in un grigiore scuro. Il pallido luccichio dell’alba imperlò il cielo. Nelle vie comparvero alcune persone che camminavano a testa bassa per difendersi dal freddo mattutino, sognando ancora il letto. Quasi tutte non badarono alla fila di cavalli con Loial in testa, e solo un uomo vide veramente il gruppetto.
Costui lanciò loro un’occhiata di sfuggita, proprio come gli altri; e già sprofondava nei suoi pensieri, quando a un tratto incespicò e quasi cadde, per girarsi a guardarli. La luce, appena sufficiente a distinguere le sagome, era già di troppo. Visto da lontano e da solo, l’Ogier poteva passare per un uomo molto alto che portasse a mano un cavallo normale, oppure per un uomo normale che portasse un cavallo molto piccolo. Con gli altri in fila alle sue spalle, che davano prospettiva, Loial sembrava esattamente quello che era, alto una volta e mezzo un uomo normale. Lo sconosciuto diede un’altra occhiata, mandò un grido soffocato e si mise a correre, col mantello che gli svolazzava alle spalle.
In breve ci sarebbero stati altri per le vie. Rand scorse una donna che procedeva in fretta dall’altra parte, guardando solo dove metteva i piedi. Altri li avrebbero notati. Il cielo si schiariva.
«Qui» annunciò finalmente Loial. «Qui sotto.» Indicava una bottega ancora chiusa. I banchi lungo la facciata erano vuoti, i tendoni arrotolati, la porta robustamente serrata. Le finestre del piano superiore, dove abitava il bottegaio, erano ancora buie.
«Sotto?» esclamò Mat, incredulo. «E come facciamo a...»
Moiraine alzò la mano e lo interruppe; indicò agli altri di seguirla nel vicolo che fiancheggiava la bottega. Si ammassarono tutti nell’apertura fra i due edifici. Il vicolo, ombreggiato dai muri, era più buio della via, come se fosse ancora notte.
«Dev’esserci la porta della cantina» mormorò Moiraine. «Ah, sì!»
All’improvviso fiorì una luce. Una palla grossa quanto un pugno, risplendente di luce fredda, rimase sospesa sopra il palmo dell’Aes Sedai e seguì il movimento della mano. Tutti parvero accettarla come cosa normalissima: secondo Rand, questo fatto era una misura delle peripezie sostenute. Moiraine accostò il globo luminoso alla porta appena scoperta, quasi piatta rispetto al terreno, con una cerniera chiusa da robusti chiavistelli e un catenaccio di ferro più grande della mano di Rand e coperto di ruggine.
Loial diede uno strattone al catenaccio. «Posso strapparlo, cerniera e tutto, ma il fracasso sveglierebbe il vicinato.»
«Non danneggiamo la proprietà del padrone di casa, se possiamo evitarlo» rispose Moiraine. Per un momento esaminò con attenzione il catenaccio; poi, con il bastone, gli diede un colpetto e quello si aprì.
Loial si affrettò a far scorrere i chiavistelli e ad alzare i battenti. Moiraine imboccò la rampa, illuminandola con il globo. Aldieb la seguì con prudenza.
«Accendete le lanterne e venite giù» chiamò Moiraine, senza alzare la voce. «C’è spazio in quantità. Presto. Fra poco sarà giorno.»
Rand slegò in fretta i pali con le lanterne; anche senza accenderle, riusciva a scorgere i lineamenti di Mat. Presto la gente avrebbe riempito le vie, il bottegaio sarebbe sceso ad aprire bottega e tutti si sarebbero stupiti che nel vicolo ci fossero tanti cavalli. Mat borbottò qualcosa a proposito di portare dentro i cavalli, ma Rand fu ben contento di guidare il proprio lungo la rampa. Mat lo seguì brontolando, ma con altrettanta rapidità.
In cima al palo, la lanterna dondolava e urtava contro il soffitto, se Rand non faceva attenzione; e Red e il cavallo da soma mostravano di non gradire la rampa. Ma Rand giunse presto in fondo e si spostò per fare spazio a Mat. Moiraine lasciò morire il globo luminoso, ma quando furono tutti riuniti, le lanterne bastarono a illuminare l’ambiente.
La cantina era lunga e larga quanto l’edificio sovrastante; in gran parte lo spaziò era occupato da colonne di mattoni che, da una base stretta, si allargavano di almeno il quintuplo fino al soffitto. Il locale pareva costituito da una serie di arcate. C’era spazio in abbondanza, ma Rand si sentiva ugualmente allo stretto. Loial sfiorava con la testa il soffitto. Come indicava il catenaccio arrugginito, la cantina non era usata da molto tempo. Per terra c’erano soltanto alcuni barili in cattive condizioni, pieni di cianfrusaglie, e un alto strato di polvere.
Lan entrò per ultimo; appena Mandarb fu in fondo alla rampa, risalì a chiudere i battenti.
«Sangue e ceneri» brontolò Mat «ma perché hanno costruito una di quelle Porte in un luogo simile?»
«Non è stato sempre così» disse Loial, con voce che echeggiò nello spazio chiuso. «Non sempre. No!» L’Ogier era arrabbiato, capì Rand, sorpreso. «Qui un tempo c’erano alberi. Tutti i tipi d’albero che gli Ogier potevano convincere a crescere in questo luogo. I Grandi Alberi, alti cento braccia. Ombra di rami e fresche brezze per cogliere il profumo di foglie e di fiori e mantenere il ricordo della pace dello stedding. Tutti assassinati per fare posto a questa roba!» Diede un calcio a una colonna.
La colonna parve vibrare sotto il colpo. Rand fu sicuro di udire lo scricchiolio di mattoni rotti. Una cascata di calcina secca scivolò lungo la colonna.
«Quel che è già tessuto non può essere disfatto» disse Moiraine, in tono gentile. «Non riporterai in vita gli alberi, facendoci crollare addosso l’edificio.» Con le sopracciglia cadenti, Loial parve più imbarazzato di un essere umano. «Con il tuo aiuto, Loial, forse riusciremo a impedire che i boschetti ancora esistenti cadano sotto l’Ombra. Ci hai condotti nel punto che cercavamo.»
Si diresse a una parete e Rand notò che era diversa dalle altre: queste ultime erano di comuni mattoni, ma quella era di pietra lavorata con fantasiosi intrecci di foglie e di rampicanti. Mattoni e calcina erano vecchi, ma la pietra era molto più antica. In tempi più recenti era stata incorporata in una costruzione e in seguito era divenuta parte della cantina.
Una zona della parete di pietra, proprio al centro, era scolpita con magnificenza superiore, tanto che il resto, per quanto ben fatto, al confronto pareva una rozza copia. Quelle foglie sembravano vive, colte nel momento in cui una lieve brezza estiva le muoveva. Eppure davano l’impressione d’antichità maggiore. Loial aveva l’aria di chi avrebbe preferito trovarsi da qualsiasi altra parte, anche nelle vie piene di folla inferocita.
«Avendesora» mormorò Moiraine, posando la mano sopra una decorazione a trifoglio, l’unica in tutto il bassorilievo. «La foglia dell’Albero della Vita è la chiave» continuò l’Aes Sedai; e la foglia si staccò e le restò in mano.
Rand batté le palpebre; dietro di sé udì ansiti di stupore. La foglia era parsa parte della parete, come tutte le altre. Con la stessa semplicità Moiraine la pose contro il disegno, una spanna più in basso. La foglia a tre punte vi si adattò e tornò a essere parte del tutto. Appena fu a posto, l’intera scultura centrale cambiò.
Rand fu sicuro adesso che le foglie erano increspate da una brezza impercettibile; pensò quasi che fossero verdeggianti, sotto lo strato di polvere, un arazzo di folta verzura primaverile, lì nella cantina illuminata dalle lanterne. A poco a poco una fenditura si aprì nel mezzo dell’antico bassorilievo e si allargò, finché le due metà non ruotarono verso la cantina formando due battenti perpendicolari. Il retro dei battenti era scolpito come la parte anteriore, con la stessa profusione di rampicanti e di foglie, quasi vivi. Più in là, dove doveva esserci terra o la cantina dell’edificio contiguo, una superficie opaca e tremolante rifletteva le immagini.
«Un tempo le Porte brillavano come specchi» disse Loial, afflitto e timoroso. «Chi imboccava le Vie, camminava nel sole e nel cielo.»
«Dobbiamo sbrigarci» disse Moiraine.
Lan la precedette, guidando Mandarb e reggendo un palo con la lanterna. Si accostò alla propria immagine riflessa, finché non parve sovrapporsi a essa; allora uomo e immagine sparirono. Per un attimo il destriero di Lan si arrestò, all’apparenza legato da redini continue alla propria immagine. Le redini si tesero e anche il cavallo sparì.
Per un minuto, tutti nella cantina rimasero a fissare la Porta.
«Presto» li incitò Moiraine. «Devo essere l’ultima a passare. Non possiamo lasciarla aperta, col rischio che altri la scoprano per caso. Sbrigatevi.»
Con un gran sospiro Loial attraversò lo schermo scintillante. Il suo cavallo agitò la testa e cercò di ritrarsi, ma fu tirato dentro. Ogier e cavallo scomparvero come Lan e Mandarb.
Rand, esitante, spinse il palo verso la Porta, La lanterna sprofondò nel proprio riflesso e scomparve. Rand si costrinse ad avanzare, guardando il palo scomparire poco per volta; poi si unì alla propria immagine e varcò lo schermo. Rimase a bocca aperta. Si sentì percorrere da un brivido gelido, come se avesse attraversato una muraglia d’acqua freddissima. Il tempo parve dilatarsi e la sensazione di gelo lo invase a poco a poco.
All’improvviso il gelo scoppiò come una bolla e Rand si fermò a riprendere fiato. Era nelle Vie. Più avanti, Lan e Loial aspettavano pazientemente accanto ai cavalli. Intorno a loro le tenebre parevano estendersi all’infinito. Le lanterne formavano una piccola pozza di luce, troppo piccola, come se le tenebre la comprimessero o la divorassero.
Spinto da un’ansia improvvisa, Rand diede uno strattone alle redini. Red e il cavallo da soma attraversarono con un balzo lo schermo e rischiarono di travolgerlo. Rand si affrettò a raggiungere il Custode e l’Ogier, tirandosi dietro i cavalli innervositi, che nitrirono piano. Perfino Mandarb parve trarre un certo conforto dalla presenza degli altri cavalli.
«Vai piano, Rand, quando varchi una Porta» lo ammonì Loial. «Le cose sono... diverse, dentro le Vie. Guarda.»
Rand guardò nella direzione indicata dall’Ogier; si aspettava di vedere lo stesso scintillio opaco, invece vide l’interno della cantina, come attraverso un vetro scuro incastonato nelle tenebre. Proprio il buio intorno alla finestra nella cantina dava un senso di profondità, come se l’apertura esistesse per suo conto, senza niente intorno o dietro, a parte le tenebre. Espresse ad alta voce il pensiero, con una risatina incerta, ma Loial lo prese sul serio.
«Puoi girarci intorno e non vedrai niente dell’altro lato. Però non te lo consiglio. I libri non sono molto chiari, su quel che c’è dietro le Porte. Penso che ti perderesti e non troveresti più l’uscita.»
Rand scosse la testa e cercò di concentrarsi sulla Porta, anziché su quel che c’era dietro di essa, ma anche questo pensiero lo metteva a disagio. Se ci fosse stato qualcosa su cui fissare lo sguardo, nelle tenebre ai lati della Porta, avrebbe guardato quello. Nella cantina, attraverso la foschia fumosa, Moiraine e gli altri erano ben visibili, ma si muovevano come in sogno. Ogni battito di ciglia pareva un movimento studiato, prolungato. Mat varcava la Porta come se camminasse nella melassa, pareva nuotare.
«La Ruota gira più velocemente, nelle Vie» spiegò Loial. «La conoscenza delle Vie ormai è frammentaria e io purtroppo non ne so niente, Rand.»
«Non si può sconfiggere il Tenebroso senza correre qualche rischio» intervenne Lan. «Ma al momento siamo vivi e davanti a noi c’è la speranza di restare vivi. Non. arrenderti prima d’essere sconfitto, Ogier.»
«Non parleresti con tanta fiducia se avessi già percorso le Vie» replicò Loial, sottovoce. Fissava le tenebre come se vi scorgesse chissà cosa. «Nemmeno io le ho percorse, ma ho visto degli Ogier che hanno varcato una Porta e ne sono tornati. Non parleresti così, se li avessi visti anche tu.»
Mat varcò lo schermo e riacquistò la normale velocità di movimento. Per un istante fissò le tenebre all’apparenza infinite, poi raggiunse di corsa gli altri. A uno a uno, anche Perrin, Egwene e Nynaeve varcarono la Porta e si fermarono per un attimo, muti e sorpresi, prima di unirsi al gruppetto. Ogni lanterna aumentò la pozza di luce, ma meno del previsto. Pareva che l’oscurità s’infittisse con l’aumentare della luce, quasi si ribellasse al tentativo di scacciarla.
Non era un pensiero sul quale Rand voleva soffermarsi. Era già brutto trovarsi lì, senza attribuire per giunta alle tenebre una volontà propria. Però tutti parevano provare quel senso d’oppressione. Lì Mat non faceva commenti ironici e Egwene aveva l’aria di chi rimpiange la decisione presa. Guardarono in silenzio la Porta, l’ultima finestra sul mondo come lo conoscevano.
Solo Moiraine era rimasta nella cantina fiocamente illuminata dall’ultima lanterna. L’Aes Sedai si muoveva ancora come in sogno. La sua mano trovò lentamente la foglia di Avendesora. Era posta più in basso, dalla parte interna, alla stessa altezza in cui lei l’aveva spostata, nella cantina. Moiraine la staccò e la mise nella posizione originaria. Rand si domandò se anche la foglia dall’altro lato avesse cambiato posto.
Moiraine varcò lo schermo, tirandosi dietro Aldieb, e i battenti di pietra cominciarono a richiudersi lentamente. L’Aes Sedai raggiunse il gruppetto e la luce della lanterna lasciò i battenti prima che fossero chiusi. Le tenebre inghiottirono la stretta vista della cantina. Il buio li circondò.
All’improvviso parve che la luce delle lanterne fosse l’unica rimasta al mondo. Rand si accorse di trovarsi spalla a spalla tra Perrin e Egwene. Egwene lo guardò a occhi sgranati e si strinse a lui; Perrin non si scostò. C’era un senso di conforto, nel contatto con un altro essere umano, quando il mondo era stato appena inghiottito dalle tenebre. Anche i cavalli si tenevano stretti in gruppo, come pressati dalle tenebre.
All’apparenza sereni, Moiraine e Lan montarono in sella; l’Aes Sedai si sporse in avanti, posando le braccia sul bastone intagliato, messo di traverso contro il pomo della sella. «Dobbiamo incamminarci, Loial» disse.
L’Ogier sobbalzò e annuì vigorosamente. «Sì, certo, Aes Sedai, hai ragione. Non un minuto più del necessario.» Indicò un’ampia striscia bianca, sotto i loro piedi, e Rand si affrettò a spostarsi, imitato dagli altri. Forse un tempo il pavimento era liscio, ma adesso era tutto butterato, come se avesse il vaiolo. La striscia bianca era interrotta in diversi punti. «Questa conduce dalla Porta alla prima Guida. Da lì...» Loial si guardò ansiosamente intorno e montò a cavallo senza la riluttanza mostrata in precedenza. Il cavallo portava la sella più grossa che il caporale di stalla fosse riuscito a trovare, ma Loial la riempiva dal pomo all’arcione posteriore. I piedi gli arrivavano quasi alle ginocchia del cavallo. «Non un minuto più del necessario» mormorò. Riluttanti, anche gli altri montarono in sella.
Moiraine e Lan cavalcarono ai fianchi dell’Ogier, seguendo nel buio la striscia bianca. Gli altri li seguirono, tenendosi più vicino possibile, con le lanterne che dondolavano sopra la loro testa. Le lanterne facevano luce sufficiente a riempire una casa, ma a cinque braccia di distanza la luce scompariva. Le tenebre la fermavano come se fossero una muraglia. Il cigolio delle selle e il rumore degli zoccoli sembravano giungere solo al limitare della luce.
Rand continuava a spostare la mano verso la spada, ma non perché pensasse che ci fosse qualcosa contro cui usarla per difendersi: la bolla di luce che li racchiudeva poteva benissimo essere una grotta circondata da roccia e priva di via d’uscita; i cavalli potevano muovere un mulino, per i cambiamenti di paesaggio che si verificavano tutt’intorno. Rand afferrava la spada come se la stretta potesse allontanare la pietra che sentiva premere su di lui. Toccandola, ricordava gli insegnamenti di Tam. Per un poco riuscì a trovare la calma e il vuoto. Ma il peso tornava sempre, comprimeva il vuoto fino a renderlo una semplice caverna nella sua mente, e lui doveva ricominciare, toccando la spada di Tam per ricordare.
Fu un sollievo, quando ci fu un cambiamento, seppure limitato alla presenza di un alto lastrone di pietra, posto per dritto, che comparve dal buio davanti a loro; la striscia bianca terminava alla base del lastrone. Intarsi metallici serpentini ne coprivano la superficie, linee aggraziate che ricordarono a Rand foglie e rampicanti. Cicatrici scolorite segnavano in uguale misura pietra e metallo.
«La Guida» disse Loial. Si sporse dalla sella per scrutare gli intarsi metallici.
«Scrittura Ogier» disse Moiraine «ma così consumata che riesco appena a capire il significato.»
«Anch’io non leggo bene» ammise Loial «ma capisco abbastanza da sapere che bisogna andare da questa parte.» Spostò il cavallo di fianco alla Guida.
Il limitare della luce illuminò altre opere murarie, che sembravano ponti dalle spallette di pietra; formavano arcate nel buio e rampe in lieve pendenza, prive di ringhiera, che portavano in basso e in alto. Però fra i ponti e le rampe correva una balaustra alta a petto d’uomo, come se anche lì ci fosse comunque il pericolo di cadere. La balaustra era di normale pietra bianca, tagliata in semplici curve e cerchi uniti in complicati disegni. Qualcosa, nella scena, diede a Rand la sensazione di già visto, ma certo si trattava dell’immaginazione che cercava un appiglio noto in un luogo dove tutto era estraneo.
Alla base di un ponte Loial si fermò a leggere l’unico rigo iscritto nella stretta colonna posta in quel punto. Annuì e procedette. «Il primo ponte del nostro percorso» disse, girando solo la testa.
Rand si domandò che cosa tenesse sospeso il ponte. Gli zoccoli dei cavalli provocavano un rumore raschiante, come se a ogni passo facessero schizzare frammenti di pietra. Ogni superficie visibile era butterata di fori poco profondi, alcuni minuscoli come punture di spillo, altri larghi un passo, simili a crateri slabbrati, come se la pietra avesse subito piogge acide o marcisse. Anche la spalletta mostrava fenditure e fori. In alcuni punti, per la lunghezza d’una spanna mancava del tutto. Per quanto Rand ne sapeva, il ponte poteva essere di solida pietra fino al centro della terra; ma quel che vedeva lo indusse ad augurarsi che restasse in piedi quanto bastava a consentire a tutti loro di arrivare dall’altra parte. Dovunque fosse.
Alla fine il ponte terminò, in un luogo non diverso da quello d’inizio. Rand vedeva solo quello che la bolla di luce illuminava, ma provò l’impressione che si trattasse di uno spazio assai vasto, simile alla cima piatta d’una collina, da cui si dipartivano ponti e rampe tutt’intorno. Un’Isola, la chiamò Loial. C’era un’altra Guida coperta d’iscrizioni, che Rand immaginò al centro dell’Isola, anche se non aveva modo di sapere se aveva ragione o si sbagliava. Loial lesse le iscrizioni, poi li condusse per una rampa che curvava e saliva.
Dopo un’ascesa interminabile e una serie continua di curve, la rampa sboccò in un’Isola simile alla prima. Rand cercò d’immaginare la serie di curve e vi rinunciò: quell’Isola non poteva trovarsi proprio al di sopra della precedente!
Loial consultò un altro lastrone pieno di scritte in lingua Ogier, trovò un’altra colonna simile a un cartello indicatore, li guidò sopra un altro ponte. Rand perdette completamente l’orientamento.
Nella loro bolla di luce, un ponte era identico all’altro, a parte il fatto che alcuni avevano brecce nelle spallette e altri no. Solo lo stato di conservazione delle Guide rendeva diverse le Isole. Rand perdette la cognizione del tempo; non sapeva con certezza neppure quanti ponti avessero attraversato, né quante rampe avessero percorso. Ma il Custode aveva certamente un oriolo nella testa: proprio quando Rand avvertiva i primi stimoli della fame, Lan annunciò con calma che era mezzogiorno e smontò di sella; dal cavallo da soma prese pane, formaggio e carne affumicata e li divise fra tutti. A quel punto era Perrin a portare per la briglia il cavallo con le provviste. Si trovavano su di un’Isola e Loial era occupato a decifrare le iscrizioni della Guida.
Mat si apprestò a smontare, ma Moiraine lo bloccò. «Nelle Vie il tempo è troppo prezioso per sprecarlo. Per noi, è ancora più prezioso. Ci fermeremo quando sarà ora di dormire.» Intano Lan era già rimontato in sella.
Rand perdette l’appetito, al pensiero di dormire nelle Vie. Lì era sempre notte, ma non la sorta di notte fatta per il sonno. Però mangiò continuando a cavalcare, come ogni altro. Era una faccenda poco pratica, maneggiare cibo e palo e redini; tuttavia, per quanto credesse di non avere fame, divorò tutto e alle fine si leccò dalle dita le ultime briciole di formaggio e rimpianse di non averne dell’altro. Cominciò perfino a pensare che le Vie non fossero poi così brutte come Loial le aveva dipinte. Forse comportavano quel senso d’oppressione che si avverte prima d’un temporale, ma niente cambiava, niente accadeva. Le Vie erano quasi noiose.
Poi il silenzio fu interrotto da un grugnito di sorpresa di Loial. Rand si alzò sulle staffe per scrutare al di là dell’Ogier e deglutì con forza. Si trovavano al centro di un ponte che, dopo solo qualche passo, terminava in un abisso frastagliato.