Egwene studiava Mat mentre si aggiustava la stola. Si aspettava di vedere la reazione di un orso chiuso in un angolo, invece lui era solo stupito e sudato. Aveva così tante domande da fargli — come faceva Rand a sapere di Salidar? Come faceva a sapere che lei aveva scoperto come viaggiare? Cosa pensava di fare? — ma non gliele avrebbe rivolte. Mat e la sua Banda della Mano Rossa le facevano girare la testa. Forse Rand le aveva inviato un dono del cielo.
«La mia sedia?» chiese serena. Sperava che Mat avesse notato che lei non sudava, e neppure Elayne o Nynaeve; Nynaeve forse appena un po’. Siuan aveva rivelato loro il trucco necessario, nulla a che vedere con il Potere, solo una questione di concentrazione esercitata in un certo modo. Nynaeve era abbastanza arrabbiata, evento non sorprendente, per il fatto che Siuan non glielo avesse insegnato prima, ma l’altra donna aveva risposto con calma che era un segreto riservato alle Aes Sedai, non alle Ammesse. Fino a quel momento Egwene era riuscita a tenere nascosti i suoi pensieri in presenza delle altre Sorelle, e un volto fresco invece che sudato sembrava migliorare almeno un po’ il loro atteggiamento nei suoi confronti. Se non altro con qualcuna. Con Mat avrebbe ottenuto risultati meravigliosi. Se mai avesse smesso di fissarla e muovere la bocca in silenzio. «Mat? La mia sedia.»
Lui sussultò, quindi si alzò e si mosse da un lato, guardando Egwene, Elayne e Nynaeve con occhi sgranati e senza parole, come se fossero una specie di rompicapo. Be’, Nynaeve ed Elayne lo guardavano allo stesso modo e loro sicuramente avevamo motivi migliori.
Egwene spazzolò via la polvere dai cuscini prima di rimetterli sulla sedia, rivolgendo un pensiero affettuoso a Chesa. Dopo due giorni non ne aveva avuto più bisogno, non proprio, ma avrebbe dovuto smettere di fare il bagno o accettare i cuscini fino a quando non fosse sparito anche il più piccolo segno. Se glielo avesse ordinato Egwene, Chesa avrebbe tolto i cuscini. Volto sudato o fresco, Egwene era l’Amyrlin Seat, davanti alla quale re e regine s’inchinavano, anche se nessuno lo aveva ancora fatto. Egwene era la donna che a breve avrebbe fatto processare e giustiziare Elaida e rimesso tatto in ordine nella Torre, quindi nel mondo. Chesa avrebbe obbedito rivolgendole occhiate ferite e risentite per non averle dato modo di prendersi cura di lei, quindi lasciare i cuscini a posto era molto più facile da sopportare.
«Mat...» iniziò a dire Egwene, ma lui la interruppe immediatamente.
«Questa è davvero una follia, sai?» le disse calmo. Calmo, ma fermo. «Finirai decapitata, Egwene. Tutte voi. Le vostre teste rimosse.»
«Mat» disse Egwene con un tono di voce più energico, ma l’altro proseguì.
«Ascolta, puoi ancora uscirne. Se pensano che sei l’Amyrlin, puoi venire con me, per... ispezionare la Banda, poi crei il passaggio e andiamo via prima che quella massa di folli senza cervello riesca a battere ciglio.»
Nynaeve aveva notato che saidar con lui non funzionava, ma se l’era vista con uomini recalcitranti da molto prima che imparasse a incanalare. Brontolando e ripetendo ‘prendermi a sculacciate,’ cosa che in teoria non avrebbe dovuto essere sentita da Egwene, Nynaeve sollevò la gonna con destrezza e colpì con un calcio ben assestato il fondoschiena di Mat, con tale forza che l’uomo barcollò fino in fondo alla stanza, prima di riuscire a fermarsi appoggiando una mano contro il muro. Elayne scoppiò a ridere ma smise subito, anche se tremava tutta per il divertimento e aveva gli occhi lucidi.
Egwene si morse il labbro per evitare di ridere a sua volta. Era una scena davvero comica. Mat si voltò lentamente per fissare Nynaeve, a occhi sgranati per l’indignazione e l’oltraggio, quindi abbassò le sopracciglia e, tirando la giubba sbottonata come se la volesse sistemare, iniziò a camminare lentamente verso di lei. Lentamente perché zoppicava. Egwene si coprì la bocca. Ridere davvero non avrebbe aiutato.
Nynaeve si raddrizzò severa e a quel punto forse le vennero in mente alcune cose. Forse era abbastanza arrabbiata da incanalare, ma saidar con Mat sembrava essere inutile. Mat era alto per essere dei Fiumi Gemelli, molto più alto di lei e decisamente più forte: inoltre aveva negli occhi una luce decisamente pericolosa. Nynaeve lanciò un’occhiata a Egwene e si lisciò il vestito cercando di mantenere un’espressione seria. Mat si avvicinò con aria tempestosa. La donna lanciò un’altra occhiata rapida all’amica; adesso sembrava preoccupata e fece un passetto indietro.
«Mat» disse Egwene in tono deciso. Lui non si fermò. «Mat, smetti di fare lo sciocco. Sei in un bell’impiccio, ma dovrei essere in grado di tirartene fuori, se mi ascolti.»
Finalmente si fermò. Dopo aver lanciato un’occhiataccia e agitato un dito ammonitore contro Nynaeve, si voltò e piantò le mani sulla scrivania. «Io mi trovo in un impiccio? Egwene, tu sei saltata direttamente da un albero dentro la fossa degli orsi e pensi che vada tutto bene solo perché non sei ancora atterrata!»
Lei gli sorrise con calma. «Mat, non sono molte le persone qui a Salidar che hanno una buona opinione dei fautori del Drago. Lord Bryne sicuramente non ce l’ha, e neanche i suoi soldati. Abbiamo sentito dei racconti davvero inquietanti. Altri decisamente disgustosi.»
«Fautori del Drago!» gridò Mat. «Cos’hanno a che fare con me? Io non sono un maledetto fautore del Drago!»
«Certo che lo sei, Mat.» Egwene fece sembrare l’osservazione la cosa più ovvia del mondo. In fondo, a ben pensarci, lo era. «Vai dove ti manda Rand. Cos’altro sei se non un fautore del Drago? Ma se mi ascolti, posso evitare che siano loro a mettere su una picca la tua, di testa. Per la verità non penso che lord Bryne userebbe una picca — si lamenta sempre di non averne abbastanza — ma sono certa che troverebbe un sistema.»
Mat guardò le altre due donne ed Egwene strinse le labbra per un istante. Era stata molto chiara, ma lui sembrava alla ricerca di un indizio per capire di cosa parlasse. Elayne gli rivolse un sorriso teso e un cenno del capo in segno d’assenso. Forse non capiva nemmeno lei il fine di Egwene, ma sapeva che non stava parlando solo per sentire il suono della propria voce. Nynaeve, che ancora faticava per mantenere un’espressione severa e si tirava la treccia, lo guardò male, ma in fondo fu un bene. Ora però sudava davvero: perdeva la concentrazione quando si arrabbiava.
«Adesso ascolta, Egwene» rispose Mat. Sapeva che nessun tipo di risposta sarebbe stato sufficiente. Cercò di assumere un tono ragionevole e indulgente, nella maniera più offensiva possibile. «Se vuoi farti chiamare Amyrlin, vai pure avanti. Rand ti accoglierebbe a braccia aperte a Caemlyn anche se non portassi tutte quelle Aes Sedai dalla sua parte, benché so che sarebbe molto felice se tu ci riuscissi. Quali che siano i tuoi problemi con Elaida, lui potrebbe risolverli. Lei sa che è il Drago Rinato. Luce, ti ricordi la sua lettera? Riavrai la tua Torre in perfetto ordine prima di riuscire a dire ‘Jak delle Ombre’. Nessuna battaglia. Nessuno spargimento di sangue. Sai di non volerne alcuno, Egwene.»
Su quello aveva ragione. Una volta che fosse stato versato il primo sangue fra Salidar e Tar Valon, sarebbe stato difficile avere di nuovo la Torre integra. Una volta che fosse stato versato il primo sangue di Aes Sedai, forse sarebbe stato impossibile. Ma Elaida doveva essere deposta ed Egwene avrebbe fatto quel che andava fatto. Solo che non le piaceva. E non le piaceva che Mat le dicesse cose che già sapeva, meno ancora il fatto che avesse ragione. E con quel tono di voce. Per lei era un vero sforzo tenere le mani ferme sul tavolo. Avrebbe voluto alzarsi e tirargli le orecchie.
«Comunque decidessi di comportarmi con Rand,» rispose fredda «puoi essere certo che non indurrò le Aes Sedai a giurare fedeltà a lui o ogni altro uomo.» Fredda e senza litigare; la constatazione serena di un semplice fatto. «Come me la vedrò con Elaida è un mio problema e non ti riguarda affatto. Se hai un minimo di buon senso, Mat, terrai la bocca chiusa fino a quando resterai a Salidar e camminerai in punta di piedi. Comincia a dire alle Aes Sedai cosa vuole fare Rand non appena si inginocchiano davanti a lui e potrebbero non piacerti le risposte che riceverai. Accenna all’idea di voler portare via me, o Nynaeve ed Elayne, e sarai molto fortunato se non ti ritrovi infilzato.»
Mat scattò, tirandosi su e lanciandole un’occhiataccia. «Ti parlerò di nuovo quando sarai pronta a usare il buon senso, Egwene. Thom Merrilin si trova da queste parti?» Egwene rispose con un rapido cenno del capo. Che voleva da Thom? Probabilmente bere in compagnia. Be’, buona fortuna a lui, se fosse riuscito a trovare una taverna da quelle parti. «Quando sarai pronta ad ascoltare» ripeté torvo Mat, quindi si allontanò a grandi passi — zoppicando — verso la porta.
«Mat» lo chiamò Elayne. «Se fossi in te non proverei ad andare via. Entrare a Salidar è molto più facile che uscirne.»
Lui le sorrise in maniera insolente e visto il modo in cui la guardò dall’alto in basso, fu fortunato se Elayne non lo prese a schiaffi con una forza tale da fargli cadere tutti i denti. «Quanto a te, mia bella signora, ti riporto a Caemlyn, anche se dovessi legarti come un salame per riconsegnarti a Rand, che io sia folgorato se non lo faccio. E me ne andrò quando voglio.» L’inchino che aveva fatto, rivolto a Elayne ed Egwene, era ironico. Nynaeve ricevette solo un’occhiataccia e un altro dito puntato in maniera minacciosa.
«Come fa Rand ad avere una serie di amici così insopportabili e meschini?» chiese Elayne a nessuno in particolare prima che la porta fosse ben chiusa alle spalle di Mat.
«Il linguaggio di quel ragazzo è sceso molto in basso» si lamentò Nynaeve tetra, lanciando con un movimento del capo la treccia dietro le spalle. Egwene credeva che prima o poi se la sarebbe staccata, se non l’avesse allontanata dalle mani.
«Avrei dovuto lasciargli fare ciò che voleva, Nynaeve. Devi ricordarti che adesso sei un’Aes Sedai. Non puoi andare in giro a prendere la gente a calci, o tirare orecchie o colpire tutti con un bastone.»
Nynaeve la fissò con gli occhi sgranati muovendo la bocca senza emettere un fiato, con il volto che diventava sempre più rosso. Elayne studiava il tappeto con grande interesse.
Egwene sospirò, piegò la stola a strisce e la ripose sul tavolo, da un lato. Era il suo modo per assicurarsi che Elayne e Nynaeve si ricordassero che erano da sole; a volte la stola le induceva a rivolgersi all’Amyrlin invece che a Egwene al’Vere. Come sempre, funzionò. Nynaeve sospirò profondamente, ma prima che riuscisse a parlare, Elayne disse: «Intendi far unire lui e la sua Banda della Mano Rossa all’esercito di Gareth Bryne?»
Egwene scosse il capo. I Custodi le avevano riferito che nella Banda di Mat c’erano almeno sei o settemila elementi, più di quanti se ne’ ricordasse da Cairhien; un numero considerevole, anche se non tanti quanti i due uomini catturati avevano dichiarato. Era anche vero che i soldati di Bryne avrebbero avuto la mano pesante con i fautori del Drago: inoltre lei aveva i suoi piani, che spiegò mentre le altre due si riavvicinavano al tavolo con le sedie. Era come stare sedute in cucina a parlare. Egwene allontanò ulteriormente la stola.
«È brillante.» Il sorriso di Elayne confermava che credeva nelle proprie parole. Ma in fondo la ragazza diceva sempre ciò che pensava. «Io non avrei mai pensato che l’altro potesse funzionare, ma questo è brillante.»
Nynaeve tirò su con il naso, irritata. «Che cosa ti fa pensare che Mat farà ciò che vuoi tu? T’infilerebbe un bastone fra le ruote solo per puro divertimento.»
«Credo che abbia fatto una promessa» rispose Egwene semplicemente, e Nynaeve annuì. Piano, con riluttanza, ma lo fece. Elayne sembrava persa, ma non se ne rendeva conto. «Elayne, Mat fa esattamente quello che vuole, lo ha sempre fatto.»
«Non ha importanza quante rape abbia poi dovuto pelare per punizione,» borbottò Nynaeve «o quante cinghiate abbia ricevuto.»
«Sì, quello è Mat» sospirò Egwene. Era stato il ragazzo più irresponsabile di Emond’s Field, forse di tutti i Fiumi Gemelli. «Ma se dà la sua parola la mantiene, e io penso che abbia promesso a Rand di portarti a Caemlyn, Elayne. Avrai notato che con me non ha insistito.» Be’, a modo suo l’aveva fatto. «Ma con te non ha cambiato posizione. Credo che ti resterà il più vicino possibile, come un sacchetto appeso alla cintura, ma noi non gli permetteremo neppure di vederti, a meno che non faccia ciò che vogliamo.» A quel punto, si prese una pausa. «Elayne, se vuoi andare con lui, puoi farlo. Da Rand, voglio dire. Non appena avremo spremuto tutto quello che ci serve da Mat e la sua Banda.»
Elayne non esitò prima di scuotere il capo con fermezza. «No. Ebou Dar è più importante.» Quella era stata una vittoria, ottenuta sorprendentemente con un solo suggerimento. Elayne e Nynaeve avrebbero raggiunto Merilille alla corte di Tylin. «Almeno, se mi resta vicino avrò alcuni giorni per studiare il ter’angreal che si porta appresso. Deve trattarsi di quello, Egwene, nient’altro spiegherebbe l’accaduto.»
Egwene fu d’accordo. Lei voleva solo avvolgerlo in Aria per bloccarlo, solo un gentile promemoria per fargli presente chi stesse cercando di manipolare, ma i flussi lo avevano toccato ed erano svaniti. Era il solo modo di spiegarlo. Cessavano di esistere quando lo toccavano. Nel rammentarlo, Egwene provò ancora lo stupore di prima e si accorse di aggiustare una gonna che non ne aveva alcun bisogno. «Potremmo fargli vuotare le tasche da qualche Custode.» Nynaeve sembrava più che contenta all’idea. «Vedremo quanto piace a mastro Cauthon un simile trattamento.»
«Se gli togliamo qualcosa,» rispose Egwene paziente «non credi che potrebbe recalcitrare quando gli diremo cosa vogliamo che faccia?» Mat non aveva mai preso bene gli ordini e la sua tipica reazione davanti a un’Aes Sedai e all’Unico Potere era quella di sparire il prima possibile. Forse la promessa fatta a Rand glielo avrebbe impedito — doveva essere fatto, nient’altro spiegava quel comportamento — ma lei non voleva correre rischi. Nynaeve annuì, anche se a malincuore.
«Forse...» Tamburellando sul tavolo Elayne guardò pensierosa nel nulla per un istante. «Forse potremmo portarlo con noi a Ebou Dar. In quel modo potrei avere una possibilità migliore con il ter’angreal, anche se, visto che ferma saldar, non vedo come potrò studiarlo.»
«Portare quel giovane ruffiano con noi!» Nynaeve si tirò su. «Non puoi volerlo veramente, Elayne. Renderebbe ogni giorno infernale, in quello è molto bravo. Non farà mai ciò che gli chiedi e comunque non cederà in maniera pacifica. È così preso dall’idea di portarti a Caemlyn, che non riusciresti a scalzarlo nemmeno con un piede di porco o un tiro di cavalli.»
«Ma se intende tenermi d’occhio fino a quando non raggiungo Caemlyn,» osservò Elayne «non avrà altra scelta se non quella di seguirmi. È perfetto.»
«Forse non è una cattiva idea» intervenne Egwene mentre Nynaeve cercava un nuovo motivo per obiettare. Mandarle alla ricerca della scodella le sembrava ancora la cosa giusta da fare, ma più pensava al luogo dove avrebbero dovuto cercare e più si preoccupava. «Alcuni soldati potrebbero essere un’ottima idea, a meno che non abbiate scelto dei Custodi senza che io lo sapessi. Thom e Juilin vanno benissimo, come Birgitte, ma quello dove vi state recando è un postaccio.»
«‘Alcuni’ soldati potrebbero essere una buona idea» rispose Elayne, arrossendo leggermente. «Purché sappiano di dover seguire degli ordini.»
Nynaeve non guardò Elayne, ma vi fu una pausa evidente prima che scuotesse il capo, irascibile. «Non andremo a fare duelli, per quanto possano essere permalosi questi abitanti di Ebou Dar. Thom e Juilin sono più che sufficienti. Io personalmente credo che tutte quelle storie che abbiamo sentito servissero solo per farci rinunciare all’impresa.» Tutti avevano sentito dei racconti su Ebou Dar fin da quando si era sparsa la voce che sarebbero andate. Chesa ne aveva sentiti diversi, ognuno più pietoso e terrorizzante dell’altro. Stranieri uccisi per uno sguardo sbagliato prima che potessero battere ciglio, vedove e orfani per una parola sgradita, donne che combattevano in strada con i pugnali. «No, se siamo sopravvissute a Tanchico con solo Thom e Juilin, mentre Liandrin e le sue compagne dell’Ajah Nera facevano parte degli ostacoli, ce la caveremo molto bene anche a Ebou Dar senza Mat Cauthon o qualsiasi altro soldato. Mat che comanda dei soldati! Non si ricordava mai di mungere le vacche del padre a meno che non venisse messo di peso sullo sgabello con il secchio infilato in mano.»
Egwene sospirò. Ogni volta che nominava Birgitte scatenava quella reazione; la fissavano come se fossero sorprese, quindi cominciavano a balbettare e cambiavano discorso, come se l’altra donna non fosse stata affatto menzionata. Una sola occhiata aveva convinto Egwene che la donna che seguiva Elayne e Nynaeve — specialmente Elayne, per motivi a lei ignoti — era la stessa che aveva visto nel tel’aran’rhiod. Birgitte delle leggende, l’arciera che non mancava mai un colpo, uno degli eroi defunti in attesa della chiamata del Corno di Valere. Un’eroina morta, non una donna in carne e ossa, che se ne andava in giro per le strade di Salidar. Elayne non le aveva ancora fornito alcuna spiegazione, solo un accurato e imbarazzato borbottio sul fatto di non poter parlare di quell’evento. Birgitte in persona, l’eroina leggendaria, cambiava direzione o se ne andava nei vicoli quando vedeva Egwene avvicinarsi. Ordinare alla donna di presentarsi nel suo studio pretendendo una spiegazione era fuori discussione; in fondo aveva promesso, malgrado la situazione attuale non avesse senso. Comunque, non sembrava che la donna creasse danni. Egwene avrebbe solo voluto sapere il motivo della sua presenza. E il come.
Togliendosi Birgitte di mente per un istante, si sporse sopra il tavolo verso Nynaeve. «Forse non possiamo dare ordini diretti a Mat, ma non sarebbe bello vederlo bruciare per dovervi fare da guardia del corpo?»
«Sicuramente ne varrebbe la pena,» Elayne ripose pensierosa «se Rand lo ha reso davvero generale. Mamma dice sempre che gli uomini migliori sono riluttanti a ricevere ordini e che vale sempre la pena di insegnarglielo. Non riesco a vedere Mat come uno dei migliori — Lini diceva sempre: ‘Gli schiocchi ascoltano solo se stessi’ — ma se riusciamo a insegnargli quel tanto per evitare che si renda totalmente ridicolo quando non c’è nessuno a salvarlo, renderemo a Rand un servigio enorme. E poi ho bisogno di tempo per studiare il ter’angreal..»
Egwene cercò di sorridere; Elayne capiva tutto così in fretta, e forse avrebbe cercato di insegnare a Mat a sedersi dritto. Sarebbe stata una scena da vedere. Le piaceva molto Elayne e ne ammirava la forza, ma in quel caso avrebbe scommesso su Mat. Vincente per un pelo.
Nynaeve stava cedendo terreno, ma ostinatamente. Mat era testardo, avrebbe detto ‘giù’ quando loro dicevano ‘su’ solo per dispetto. Avrebbe potuto creare problemi, inchiodarle dentro un barile. Avrebbero dovuto trascinarlo continuamente fuori dalle taverne e dalle sale delle scommesse. Alla fine si era ridotta a dire che Mat probabilmente avrebbe pizzicato Elayne sul didietro la prima volta che gli avesse voltato le spalle e a quel punto Egwene aveva capito che erano quasi riuscite ad abbattere la sua resistenza. Mat di sicuro investiva molto tempo correndo appresso alle donne, cosa che Egwene non approvava, ma Nynaeve sapeva bene quanto lei che anche se Mat andava a caccia quando e dove non doveva, sembrava avere la particolarità di trovare sempre delle donne che volevano essere rincorse, anche quelle dalle quali non era prevedibile aspettarselo. Purtroppo, proprio mentre Nynaeve stava per arrendersi, qualcuno bussò alla porta annunciando Sheriam, la quale non attese il permesso di entrare. Non lo faceva mai.
Si fermò per osservare Nynaeve ed Elayne, con gli occhi freddi e la stola azzurra. Seconda all’Amyrlin o meno, non aveva reale autorità sulle Aes Sedai, se non quella che l’Amyrlin decideva di assegnarle e, sicuramente, non poteva mandare via delle donne dallo studio, anche se la sua occhiata era chiaramente di congedo.
Elayne si alzò con un movimento elegante, rivolgendo una profonda riverenza formale a Egwene. «Se vuoi scusarmi, Madre, vorrei andare a cercare Aviendha.»
Nynaeve invece sostenne lo sguardo di Sheriam fino a quando Egwene si schiarì la gola e si rimise la stola a strisce sulle spalle.
Nynaeve scattò in piedi arrossendo. «Anche io devo andare. Janya ha detto che mi avrebbe parlato dei Talenti perduti.»
Recuperare quei Talenti non si era dimostrato semplice come aveva sperato Egwene. Le Sorelle erano abbastanza disponibili a parlare; il problema era far capire a Moghedien a cosa si riferissero usando delle vaghe descrizioni o, talvolta, solo un nome, sperando che sapesse qualcosa. Era bellissimo scoprire che ‘allineare la matrice’ rendeva il metallo più forte, ma la reietta sapeva ancor meno del metallo che della guarigione; e in cosa consisteva, per la Luce, il ‘Filare il fuoco di terra’, o, per aggiungerne un altra, ‘Spillare le lacrime’?
Moghedien sembrava impaziente di aiutare, addirittura disperata, specialmente da quando Siuan aveva insegnato loro il trucco per ignorare il caldo. Su quello aveva mentito a’ Elayne e Nynaeve. Convinta che Egwene se la sarebbe presa con lei per quella sua ‘unica bugia’, la donna aveva strisciato ai suoi piedi, singhiozzando e implorando, con i denti tremanti, baciandole l’orlo del vestito. Che fosse o meno impaziente di aiutare, la sua paura aveva raggiunto nuove vette. Quella disgustosa pioggia costante di piagnucolii e terrore era davvero troppo. Malgrado le migliori intenzioni, il braccialetto a’dam adesso era nella tasca di Egwene. Lo avrebbe ridato a Nynaeve — ben felice di liberarsene — ma passandosi quell’oggetto avanti e indietro di fronte alle altre, prima o poi avrebbero scatenato dei commenti.
Alla fine Egwene disse: «Nynaeve, sarebbe meglio se evitassi Mat fino a quando non si calma.» Non sapeva se lui avrebbe davvero portato a termine la sua minaccia, ma se qualcuno poteva spingerlo a farlo quella era Nynaeve, e a quel punto non ci sarebbe più stato modo di convincerlo. «Cerca di parlare con lui solo quando sei circondata da molte persone, almeno qualche Custode.»
Nynaeve aprì la bocca; quindi dopo un istante la richiuse; sbiancò leggermente in viso e deglutì. Aveva capito cosa intendesse Egwene. «Sì, sì. Credo sia la cosa migliore da fare, Madre.»
Sheriam guardò la porta chiudersi, leggermente accigliata, un’espressione che mantenne fino a quando non si rivolse a Egwene. «Parole dure, Madre?»
«Solo ciò che ti aspetti quando incontri dei vecchi amici dopo molto tempo che non li vedi. Nynaeve ricorda Mat come un furfante, ma ormai lui non ha più dieci anni, quindi se la prende a male.» Legate dai Giuramenti contro le menzogne, le Aes Sedai avevano sviluppato a livello artistico la tecnica delle mezze verità, le verità parziali e le implicazioni. Un’arte utile, secondo Egwene. I Tre Giuramenti non erano favorevoli a nessuno, tantomeno alle Aes Sedai.
«A volte è difficile ricordare che le persone cambiano.» Dopo aver preso una sedia senza che venisse invitata a farlo, Sheriam si sistemò con cura la gonna di seta azzurra. «Immagino che chiunque comandi i fautori del Drago abbia inviato il giovane Mat con un messaggio di Rand al’Thor, giusto? Spero che tu non abbia detto nulla che possa sembrare una promessa, Madre. Un esercito di fautori del Drago a nemmeno sedici chilometri di distanza ci propone una situazione delicata. Non sarà di aiuto se il loro comandante crederà che andiamo a prestare giuramento.»
Egwene studiò l’altra donna per un minuto. Nulla sconcertava Sheriam, almeno così sembrava. La donna ne sapeva parecchio su Mat, come anche diverse Sorelle a Salidar. Forse avrebbe potuto usare quell’argomento per fare pressione sull’amico e spingerlo nella giusta direzione, o magari l’avrebbe fatto fuggire nel verso opposto? A Mat penserò dopo, si disse, adesso c’è Sheriam. «Puoi chiedere a qualcuno di portare del tè, Sheriam? Ho una leggera sete.»
Il volto di Sheriam si alterò solo leggermente, una vaga tensione degli occhi a mandorla, tanto lieve che quasi non disturbò la serenità apparente. Egwene poteva quasi vedere la domanda che voleva saltare allo scoperto. Che cosa aveva detto a Mat per non volerne parlare? Quali promesse aveva fatto dalle quali Sheriam avrebbe dovuto salvarla senza perdere terreno con Romanda o Lelaine?
La donna si limitò a dire qualche parola a qualcuno fuori dallo studio, e quando si fu accomodata di nuovo, Egwene non le diede opportunità di aprire bocca; al contrario, la colpì, per così dire, proprio in mezzo agli occhi. «Sembra che Mat sia il comandante, Sheriam e, in un certo modo, il suo messaggio è l’esercito. A quanto pare, Rand vorrebbe che andassimo tutte a Caemlyn. Mat mi ha parlato di una sorta di giuramento di fedeltà.»
Sheriam sollevò il capo sgranando gli occhi. Solo in parte per l’oltraggio di quel suggerimento. C’era definitivamente una sorta di... Be’, per chiunque non fosse un’Aes Sedai, l’avrebbe definita paura. Molto comprensibile. Se Egwene aveva promesso una cosa simile — e lei proveniva dallo stesso villaggio; uno degli aspetti utili di averla come Amyrlin era proprio l’appartenenza allo stesso villaggio di Rand — sarebbe stato un abisso senza fondo dal quale dover risalire. La voce si sarebbe sparsa, nonostante ciò che avrebbe fatto Sheriam. Qualche donna del Consiglio forse le avrebbe dato la colpa, o lo avrebbe usato come pretesto. Romanda e Lelaine non erano le sole Adunanti che avessero avvisato Egwene di fare attenzione nel seguire i pareri di Sheriam senza prima consultare il Consiglio. Per la verità Delana sembrava la sola ad appoggiare Sheriam, ma la donna la consigliava mentre ascoltava anche Romanda e Lelaine, come se fosse davvero possibile procedere allo stesso tempo in tre direzioni. Se poi anche il Consiglio avesse potuto essere manipolato, una volta diffusasi la notizia della promessa fatta a Rand e della sua ritirata, sarebbe stato dieci volte più difficile da gestire.
Egwene attese fino a quando Sheriam dischiuse le labbra, quindi parlò di nuovo per prima. «Ovviamente gli ho detto che era ridicolo.»
«Ovviamente.» La voce di Sheriam non era ferma come prima. Molto bene.
«Ma hai ragione. La situazione è delicata; è davvero un peccato. Il tuo consiglio su come gestire Romanda e Lelaine è stato ottimo, ma non credo che accelerare i preparativi adesso sarà sufficiente.»
Romanda l’aveva chiusa in un angolo dandole lezioni su come la fretta conducesse alla rovina. L’esercito di Gareth Bryne doveva essere allargato, abbastanza da intimidire Elaida con le notizie sulla sua dimensione. Inoltre Romanda non sarebbe mai stata abbastanza chiara sulla necessità di richiamare le ambasciate inviate ai governanti. Nessuno a parte le Aes Sedai doveva avere modo di scoprire nuove informazioni sui problemi nella Torre, se poteva essere evitato. A Lelaine non importava né dell’esercito di lord Bryne né dei governanti — entrambi erano irrilevanti — anche se le aveva comunque consigliato cautela e attesa. Un approccio migliore con le Aes Sedai ancora nella Torre avrebbe sicuramente dato dei frutti. Elaida poteva essere rimossa dalla carica di Amyrlin Seat ed Egwene insediata in modo tale che solo poche Sorelle avrebbero saputo con certezza cosa fosse accaduto. Con il tempo, la rottura della Torre Bianca sarebbe stata considerata una storia da contadini. Forse avrebbe anche funzionato, se avessero avuto abbastanza tempo. Se l’attesa non avesse fornito a Elaida la possibilità di lavorarsi le Sorelle di Salidar.
L’altra differenza era che Lelaine le aveva detto tutto con un sorriso perfetto, uno di quelli che si rivolgevano alla novizia preferita o a un’Ammessa di cui si era fiere. La scoperta da parte di Egwene del talento di viaggiare aveva portato il sorriso sul volto di molte Aes Sedai, anche se solo una manciata era abbastanza forte da aprire un passaggio più grande dello spazio di un braccio. Romanda voleva usare i passaggi per recuperare la Verga dei Giuramenti e altri oggetti — a Egwene non aveva detto esattamente quali — dalla Torre, per poter eleggere delle vere Aes Sedai a Salidar, privando Elaida della possibilità di fare lo stesso; sicuramente Egwene voleva essere una vera Aes Sedai. Su quello Lelaine concordava, ma non sull’idea di usare i passaggi nella Torre; era troppo facile che potessero essere scoperte e se quelle nella Torre avessero imparato come viaggiare, avrebbero perso troppo vantaggio. Quel punto aveva un peso considerevole con il Consiglio, cosa che Romanda non gradiva.
Sheriam aveva sorriso, essendo in parte d’accordo con Lelaine, ma adesso non sorrideva più. «Madre, non sono sicura di capire» disse fin troppo tollerante. «I preparativi sono sicuramente sufficienti per mostrare al Consiglio che non ti lascerai manovrare. Muoverti prima che tutto sia in ordine potrebbe essere disastroso.»
Egwene riuscì ad assumere un’espressione ipocrita. «Capisco, Sheriam. Non so cosa farei senza i tuoi consigli.» Era impaziente di vedere il giorno in cui avrebbe potuto interrompere tutto ciò. Sheriam sarebbe stata davvero una buona Custode — forse anche una buona Amyrlin — ma Egwene si sarebbe goduta il giorno in cui avrebbe potuto insegnare alla donna che lei era la Custode, non l’Amyrlin.
Sheriam e il Consiglio. «Adesso Mat ha con sé un esercito di fautori del Drago proprio sulla soglia di casa nostra. Che cosa farà lord Bryne? O alcuni dei soldati, magari di loro iniziativa? Parlano tutti di come voglia inviare degli uomini a caccia di questi fautori del Drago che sembra incendino i villaggi. So che gli è stato detto di tenere le redini bene in tiro, ma...»
«Lord Gareth farà esattamente come noi... tu... comanderai. Niente di più.»
«Forse.» Bryne non era contento di quelle redini come credeva Sheriam. Siuan trascorreva molto tempo con Gareth Bryne, nonostante se ne lamentasse sempre, e lui si confidava. Egwene non poteva permettersi però di svelare la sua alleanza con Siuan. «Spero che si possa dire lo stesso per ciascuno dei suoi soldati. Non possiamo andare a ovest dell’Amadicia, ma pensavo potessimo ridiscendere il fiume, fino a Ebou Dar. Forse usando un passaggio. Sicuramente lì le Aes Sedai sono benvenute. Lord Bryne potrebbe accamparsi fuori della città. Spostarci enfatizzerebbe il fatto che non accetteremo la... l’offerta di Rand, se possiamo chiamarla così. Inoltre se intendiamo andare avanti con altri preparativi, sono sicura che tutto sarebbe più facile da compiere, in una grande città, con strade grandi e imbarcazioni in transito dentro e fuori il porto.»
Sheriam perse nuovamente il controllo, facendo trapelare un certo affanno nella voce. «Ebou Dar non è molto accogliente, Madre. Inoltre poche Sorelle sono una cosa ben differente da diverse centinaia, con un esercito alle loro spalle. Madre, anche un solo accenno a una cosa simile farebbe credere a Tylin che intendiamo conquistare la città. A Tylin e a molti nobili altarani che non aspettano altro che un pretesto per deporla e prendere il trono dei Venti tutto per sé. Un intrico di quel genere ci rovinerebbe davanti agli occhi di ogni governante. No, Madre, è fuori questione.»
«Ma davvero possiamo rischiare di rimanere qui, adesso? Mat non farà nulla, ma tutto ciò di cui ha bisogno è una manciata dei soldati di lord Bryne che decidano di occuparsi della faccenda.» Egwene si guardò la gonna, corrucciata, la lisciò come se fosse preoccupata, quindi sospirò. «Più a lungo ce ne restiamo senza fare nulla con un esercito di fautori del Drago che ci osserva, peggio sarà. Non mi sorprenderebbe sentire voci di un presunto attacco e la risposta della gente secondo la quale dovremmo muoverci noi per prime.» Se quello non avesse funzionato, ci sarebbero state davvero delle voci. Nynaeve ed Elayne con Siuan e Leane se ne sarebbero occupate. Sarebbe stato pericoloso, ma lei avrebbe potuto trovare il sistema di far ritirare Mat prima che si scatenassero le scintille, se fossero giunte a quel punto.
«Da come si diffondono le voci, non mi sorprenderebbe se in meno di un mese metà dell’Altara pensasse che siamo tutti fautori del Drago.» Quella era una voce che avrebbe fermato, se avesse saputo come. Il Consiglio non portava più i nobili al cospetto di Logain da quando era stato guarito, ma le reclute di Bryne ancora uscivano, come anche gruppi di Aes Sedai alla ricerca di novizie, o commercianti che si spingevano nei villaggi più vicini con carri e calessi, a caccia di cibo. Centinaia di direzioni che quelle voci avrebbero potuto prendere, e ne serviva solo una. «Sheriam, non posso fare a meno di avere l’impressione che siamo chiuse in una scatola e se non ne usciamo non ne scaturirà nulla di buono. Nulla di buono.»
«La risposta sta nel mandare via i fautori del Drago» disse Sheriam, non più paziente come prima. «Mi dispiace dover lasciare andare via Mat ancora una volta, ma temo che non vi sia altra possibilità. Gli hai risposto che l’offerta è stata rifiutata; adesso digli di andare via.»
«Vorrei che fosse così semplice, ma non penso che andrà via su richiesta, Sheriam. In ciò che mi ha detto era implicito che gli è stato ordinato di aspettare qui fino a quando non accadrà qualcosa. Forse attende ordini da Rand, o addirittura aspetta Rand in persona. Circolavano delle voci a Cairhien sul fatto che ormai viaggi spesso con gli uomini che adesso sta riunendo. Se non sbaglio, si tratta di coloro ai quali sta insegnando a incanalare. Non so cosa potremmo fare se succedesse una cosa simile.»
Sheriam la fissò respirando affannata, per essere una donna dall’aspetto tanto calmo.
Dopo una timida bussata alla porta, entrò Tabitha con un vassoio d’argento battuto. Senza cogliere l’atmosfera nella stanza, cominciò a sistemare la porcellana verde, la teiera e le tazze, il contenitore d’argento con il miele e una caraffa piccolina con della crema e dei tovagliolini bordati di merletto, fino a quando Sheriam non scattò per mandarla via con tale aggressività che Tabitha gridò e fece una riverenza talmente profonda che quasi rimase con la fronte in terra, andando poi via di corsa.
Per un istante Sheriam si concentrò a sistemarsi la gonna mentre recuperava la compostezza. «Forse,» disse alla fine e con riluttanza «in fondo potrebbe essere necessario lasciare Salidar. Prima di quanto vorrei.»
«Ma il solo modo di andare via è dirigersi a nord.» Egwene sgranò gli occhi. Luce, quanto odiava ciò che stava facendo! «Daremo l’idea che ci stiamo muovendo verso Tar Valon.»
«Lo so» rispose Sheriam quasi bruscamente. Dopo un profondo sospiro moderò il tono di voce. «Perdonami, Madre. Mi sento un po’... non mi piace essere indotta a fare le cose e temo che Rand al’Thor stia forzando la nostra mano prima del tempo.»
«Parlerò molto seriamente con lui, non appena lo vedrò» rispose Egwene. «Davvero non so cosa farei senza il tuo aiuto.» Forse sarebbe riuscita a trovare il modo di mandare Sheriam a studiare con le Sapienti come apprendista. Il pensiero di rivederla dopo sei mesi con Sorilea la fece sorridere, e Sheriam le sorrise a sua volta. «Con il miele o amaro?» chiese Egwene sollevando la teiera.