20 Dallo stedding

Rand aveva appena iniziato a pressare il tabacco nella pipa quando Liah infilò la testa oltre la soglia. Prima che potesse parlare, un uomo ansimante dal viso rotondo con la livrea rossa e bianca la oltrepassò e si gettò in ginocchio davanti a Rand, mentre la donna fissava la scena stupita.

«Mio signore Drago» esplose il servitore senza nemmeno riprendere fiato. «Sono arrivati degli Ogier a palazzo. Tre! Gli è stato offerto del vino, ma insistono nel voler vedere il lord Drago.»

Rand parlò in tono spensierato; non voleva spaventare quell’uomo. «Da quanto tempo ti trovi a palazzo?» La livrea era della taglia giusta e non era molto giovane. «Temo di non conoscere il tuo nome.»

L’uomo in ginocchio strabuzzò gli occhi. «Il mio nome? Bari, mio lord Drago. Hmmm, compirò ventidue anni l’inverno prossimo. Mio lord Drago, gli Ogier?»

Rand era stato negli stedding ogier due volte, ma non era certo di quale fosse la cerimonia da seguire. Gli Ogier avevano costruito la maggior parte delle grandi città, quelle più antiche, e ancora lasciavano gli stedding per delle riparazioni occasionali, ma Rand dubitava che Bari sarebbe stato altrettanto agitato per chiunque fosse stato meno di un re o un’Aes Sedai. E forse nemmeno per loro. Rand infilò la pipa e il sacchetto del tabacco in tasca. «Conducimi da loro.»

Bari balzò in piedi con grande impazienza. Rand supponeva di aver fatto la scelta giusta; l’uomo non era sorpreso che il Drago Rinato si recasse dagli Ogier anziché il contrario. Lasciò spada e scettro nella stanza. Gli Ogier non sarebbero rimasti impressionati da nessuno dei due oggetti. Liah e Cassin lo seguirono, ed era chiaro che Bari avrebbe corso se non avesse dovuto mantenere il passo di Rand.

Gli Ogier attendevano in un cortile con una fontana, una vasca piena di ninfee e pesci rossi. Si trattava di un uomo dai capelli bianchi con addosso una giubba lunga e svasata che scendeva fino agli stivali con i risvolti, e due donne, una molto più giovane dell’altra, entrambe con dei ricami di foglie e viticci sulla gonna, quelli della donna anziana molto più elaborati. I calici d’oro, creati per gli umani, parevano piccoli fra le loro mani. Su alcuni alberi c’erano ancora le foglie e il palazzo proiettava la sua ombra su di loro. Gli Ogier non erano soli; quando Rand apparve, vide che Sulin e almeno tre dozzine di Fanciulle erano accalcate attorno a loro, con Urien e circa cinquanta Aiel che ebbero la grazia di tacere quando lo notarono.

L’uomo Ogier intonò: «Il tuo nome è un canto per le mie orecchie, Rand al’Thor» con la voce roboante e severa come il tuono, utilizzata per le presentazioni. Era Haman, figlio di Dal, figlio di Morel. La donna anziana era Covril, figlia di Ella figlia di Soong, e la giovane era Erith, figlia di Iva figlia di Alar. Rand ricordava di averla vista una volta, allo stedding Tsofu, a circa due giorni di cavallo da Cairhien. Non riusciva a immaginare perché si trovasse a Caemlyn.

Gli Ogier facevano sembrare piccoli gli Aiel; facevano sembrare piccolo l’intero cortile. Haman era alto il doppio di Rand ed era assai massiccio, Covril era alta poco meno e anche Erith superava Rand di quasi quaranta centimetri. Ma quella era la differenza minore fra gli Ogier e gli umani. Gli occhi di Haman erano larghi come piattini, l’ampio naso copriva quasi tutto il viso, le orecchie pelose erano dritte e spuntavano fra i capelli. Aveva dei lunghi baffi bianchi e una barba sottile, e le sopracciglia scendevano quasi fino alle guance. Rand non avrebbe saputo spiegare in cosa i volti di Covril ed Erith differissero da quello dell’uomo — tranne per la mancanza di barba e baffi e le sopracciglia che non erano tanto lunghe e folte — ma parevano più delicati. Anche se Covril era decisamente seria — per qualche motivo, gli sembrava familiare — ed Erith preoccupata, con le orecchie abbassate.

«Se volete perdonarmi solo un istante» disse loro Rand.

Sulin non gli permise di pronunciare un’altra parola. «Siamo venuti a parlare con i Fratelli degli alberi, Rand al’Thor» gli disse. «Devi sapere che gli Aiel sono stati a lungo amici d’acqua con i Fratelli degli alberi. Ci rechiamo spesso nei loro stedding per commerciare.»

«È vero» mormorò Haman. Per un Ogier era un mormorio, ma ricordava il boato di una valanga in lontananza.

«Sono sicuro che gli altri sono venuti a parlare» le rispose Rand. Poteva riconoscere a vista le componenti della guardia di Sulin, tutte loro. Jalani arrossì. Invece, a parte Urien, non c’erano più di tre o quattro Scudi Rossi. «Non voglio pensare che dovrei chiedere a Enaila e Somara di assumere il comando.» Il volto abbronzato di Sulin fu oscurato dall’indignazione, evidenziando la cicatrice che si era procurata per seguirlo. «Voglio parlare con loro da solo. Da solo» enfatizzò, lanciando un’occhiata a Liah e Cassin. «A meno che non pensiate che debba essere difeso da loro.» Quell’insinuazione la offese anche maggiormente, quindi Sulin riunì le Fanciulle con brevi messaggi delle mani in un atteggiamento che per chiunque altro, a parte gli Aiel, sarebbe stato considerato risentito. Alcuni degli uomini risero mentre si allontanavano; Rand supponeva di aver fatto qualcosa di divertente.

Mentre gli Aiel andavano via, Haman si carezzò la barba. «Gli umani non si sono sempre ritenuti al sicuro con noi, sai? Hmmm...» La sua meditazione parve il ronzio di un calabrone. «È scritto nei vecchi testi. Molto antichi. Solo stralci, ma datati subito dopo...»

«Anziano Haman,» lo interruppe educatamente Covril «possiamo attenerci al motivo della nostra presenza?» Il calabrone adesso ronzava furiosamente.

Anziano Haman. Quando aveva sentito quel nome prima d’ora? In ogni stedding c’era un consiglio di anziani.

Haman sospirò. «Molto bene, Covril, ma stai mostrando una fretta insolita. Ci hai appena concesso il tempo di lavarci prima di venire qui. Giuro che ti stai comportando come...» I grandi occhi lampeggiarono verso Rand e l’Ogier si coprì la bocca con una mano grande come un prosciutto mentre tossiva nervoso. Gli Ogier consideravano gli umani frettolosi, cercavano sempre di fare oggi quanto non poteva assolutamente aspettare fino a domani. O fino all’anno seguente. Erano creature dalle lunghe vedute. Ritenevano anche che fosse un insulto ricordare agli umani quanto fossero frettolosi. «Il nostro è stato un viaggio molto arduo,» spiegò Haman a Rand «abbiamo scoperto che gli Aiel Shaido hanno assediato Al’cair’rahienallen — un fatto assolutamente straordinario — e che ti trovavi sul posto, ma poi sei andato via prima che potessimo parlarti e... non posso fare a meno di pensare che siamo stati impetuosi. No. No, parla tu, Covril. È per te che ho lasciato i miei studi e i miei insegnamenti per andare in giro per il mondo. Ormai le mie classi saranno in tumulto.» Rand stava per sorridere; vista la maniera in cui di solito gli Ogier facevano qualcosa, la classe di Haman avrebbe impiegato almeno sei mesi per stabilire che era davvero andato via e almeno un anno per decidere cosa fare in merito. «Una madre ha il diritto di essere ansiosa su certi argomenti» rispose Covril, con le orecchie pelose che tremavano. Pareva combattuta fra il rispetto dovuto a un Anziano e una sorta di impazienza non proprio ogier. Quando si rivolse a Rand si tirò su, orecchie dritte e mento fermo. «Che cosa ne hai fatto di mio figlio?»

Rand rimase a bocca aperta. «Tuo figlio?»

«Loial!» La donna lo fissò come se fosse pazzo. Anche Erith lo guardava ansiosa, con le mani premute contro il petto. «Hai detto alla più anziana degli Anziani dello stedding Tsofu che avresti vegliato su di lui» proseguì Covril. «Mi è stato riferito. Allora non ti facevi chiamare Drago, ma eri tu. Vero, Erith? Alar non ha forse parlato di Rand al’Thor?» Non diede tempo alla giovane di rispondere, ma solo di fare un cenno con il capo. Mentre la voce della donna prendeva velocità, Haman cominciò a mostrare segnali di panico. «Il mio Loial è toppo giovane per trovarsi all’Esterno, troppo giovane per girovagare nel mondo, facendo le cose che senza meno gli hai chiesto di fare. L’Anziana Alar mi ha parlato di te. Cos’ha a che fare il mio Loial con le Vie, i Trolloc e il Corno di Valere? Adesso tu me lo restituisci, affinché possa fare in modo che si sposi con Erith come si deve. Lei gli farà passare il prurito ai piedi.»

«È molto attraente» mormorò timida Erith, con le orecchie che le tremavano per l’imbarazzo al punto che i peli scuri apparivano sfocati. «E penso che sia anche molto coraggioso.»

Rand ci mise un istante a recuperare l’equilibrio. Un Ogier che parlava con fermezza scatenava l’effetto di una frana. Un Ogier che parlava rapidamente...

Secondo le regole ogier, Loial era troppo giovane per lasciare lo stedding da solo, poco più che novantenne. Gli Ogier erano molto longevi. Dal primo giorno che lo aveva incontrato, tutto impaziente di vedere il mondo, la sua preoccupazione era stata rivolta al momento in cui gli Anziani si sarebbero accorti della sua fuga. Più di tutto si preoccupava che la madre lo avrebbe inseguito con una sposa al seguito. Aveva spiegato che fra gli Ogier gli sposi non avevano voce in capitolo per quelle cose; era un affare gestito dalle madri. Non era impossibile per un uomo ritrovarsi promesso a una donna che non aveva mai visto prima del giorno in cui la madre gli avrebbe presentato moglie e suocera.

Loial sembrava convinto che per lui il matrimonio sarebbe stato la fine di tutto, in primo luogo del suo desiderio di vedere il mondo. Che fosse vero o no, Rand non poteva consegnare un amico a ciò che temeva maggiormente. Stava per dire che non aveva idea di dove si trovasse Loial, pronto a suggerire di fare ritorno allo stedding fino a quando Loial non sarebbe tornato. Aveva già aperto la bocca rivolto ai tre visitatori, quando gli venne in mente una cosa. Era imbarazzante per lui non essersi ricordato prima di una cosa tanto importante; per Loial, lo era. «Da quanto tempo ha lasciato lo stedding?»

«Troppo» grugnì Haman, e sembrò il suono di una cascata di rocce. «Il ragazzo non si è mai voluto applicare. Ha sempre parlato di vedere l’Esterno, come se qualcosa fosse cambiato da ciò che è scritto nei libri che avrebbe dovuto studiare. Hmmm. Quale cambiamento può essere importante se tutto ciò che fanno gli umani è modificare i confini? La terra è pur sempre...»

«È stato fuori troppo a lungo» intervenne la madre di Loial, ferma come un palo conficcato nell’argilla secca. Haman la guardò corrucciato e la donna riuscì a fissarlo con la stessa fermezza, anche se le tremavano le orecchie per l’imbarazzo.

«Ormai sono più di cinque anni» rispose Erith. Per un istante le orecchie le si abbassarono, quindi scattarono di nuovo in su. Imitando Covril, disse: «Voglio che sia mio marito. L’ho capito dalla prima volta che l’ho visto. Non lo lascerò morire. Non per essere stato uno sciocco.»

Rand e Loial avevano conversato su molte cose, e una di queste era stata la Brama, anche se a Loial non era piaciuto parlarne. Quando la Frattura del Mondo spinse gli uomini a fuggire verso ogni forma di salvezza che riuscissero a trovare, aveva spinto anche gli Ogier a lasciare gli stedding. Per molti anni gli uomini avevano errato in un mondo che a volte cambiava da un giorno all’altro, in cerca della sicurezza, e anche gli Ogier vagarono, a caccia degli stedding dispersi nella terra sovvertita. Fu allora che vennero colti dalla Brama. Un Ogier lontano dallo stedding voleva farvi ritorno. Un Ogier lontano dagli stedding ‘doveva’ tornare. Un Ogier che si fosse trattenuto troppo a lungo lontano dagli stedding, sarebbe morto.

«Mi ha raccontato di un Ogier che è stato lontano molto più a lungo» rispose Rand con calma. «Credo mi avesse detto dieci anni.»

Haman stava già scuotendo il capo massiccio prima ancora che Rand finisse di parlare. «Non funzionerà. Per quanto ne so io, solo in cinque sono sopravvissuti all’Esterno per così tanto riuscendo a fare ritorno agli stedding. Penso che lo saprei se vi fossero riusciti anche altri. Una tale follia sarebbe sicuramente stata scritta e ne avremmo parlato. Tre di quei cinque morirono durante l’anno seguente il ritorno, il quarto è rimasto invalido fino alla fine dei suoi giorni e il quinto non se l’è cavata molto meglio, ha avuto bisogno di un bastone per camminare. Però ha continuato a scrivere. Hmmm. Dalar aveva riportato delle cose interessanti riguardo...» Stavolta, quando Covril aprì bocca, la testa di Haman si girò verso di lei; la fissò, sollevando le lunghe sopracciglia, e la donna iniziò a lisciarsi il vestito furiosamente. Ma lo guardava fisso negli occhi. «Cinque anni sono un periodo breve, lo so,» disse Haman a Rand, mentre guardava severo Covril con la coda dell’occhio «ma adesso siamo legati agli stedding. Non abbiamo sentito nulla in città che indichi la presenza di Loial — e dall’eccitazione che abbiamo scatenato noi penso che ne avremmo sentito parlare — ma se ci dici dove si trova, gli renderai un grande favore.»

«Nei Fiumi Gemelli» rispose Rand. Salvare la vita di un amico non era tradimento. «L’ultima volta che l’ho visto era in viaggio in buona compagnia, con amici. I Fiumi Gemelli sono un posto tranquillo. Sicuro.» Adesso lo erano di nuovo, grazie a Perrin. «E qualche mese fa stava bene.» Era quanto gli aveva detto Bode quando le ragazze avevano raccontato gli eventi di casa.

«I Fiumi Gemelli» mormorò Haman. «Hmmm. Sì. So dove si trovano. Un altro lungo viaggio.» Gli Ogier non cavalcavano spesso poiché c’erano poche bestie in grado di trasportarli e in ogni caso preferivano i loro piedi.

«Dobbiamo partire subito» disse Erith con voce ferma e leggermente roboante. Leggera, a confronto di quella di Haman. Covril e Haman la guardarono sorpresi, e le orecchie della ragazza si afflosciarono. Dopotutto era una donna molto giovane che accompagnava un Anziano e una adulta che Rand sospettava fosse importante, a giudicare da come teneva testa ad Haman. Erith non doveva avere più di ottant’anni.

Sorridendo al pensiero — errori di gioventù per una ragazza forse solo settantenne — Rand disse: «Vi prego di accettare l’ospitalità del palazzo. Alcuni giorni di riposo possono rendere il viaggio più veloce. E forse potresti aiutarmi, Anziano Haman.» Loial parlava sempre del suo insegnante. L’Anziano Haman sapeva tutto, secondo Loial. «Devo localizzare le Porte delle Vie, tutte.»

I tre Ogier parlarono simultaneamente.

«Porte delle Vie?» ripeté Haman, sopracciglia e orecchie ritti. «Le Vie sono pericolose. Troppo pericolose.»

«Alcuni giorni?» protestò Erith. «Forse il mio Loial sta morendo.»

«Alcuni giorni?» protestò Covril nel contempo. «Il mio Loial potrebbe...» si interruppe fissando la giovane, a labbra serrate e orecchie tremanti.

Haman le guardò male tutte e due, carezzandosi irritato la barba. «Non so perché mi sia lasciato incastrare in tutto ciò. Dovrei insegnare alle mie classi e parlare al Comizio. Se tu non fossi una stimata Oratrice, Covril...»

«Intendi dire se tu non fossi sposato con mia sorella» rispose seccata la donna. «Voniel ti ha detto di fare il tuo dovere, Haman.» Le sopracciglia dell’anziano si abbassarono fino a pendere sulle guance e le orecchie sembrarono perdere rigidità. «Volevo dire che te l’ha ‘chiesto’» si corresse Covril. Adesso non parlava in fretta, non perdeva sicurezza né mostrava esitazione. «Per l’Albero e la quiete, non intendevo offenderti, Anziano Haman.»

Haman sbuffò forte — che per un Ogier significava ‘molto’ forte — e si rivolse a Rand, sistemando la giubba come se fosse stata in disordine.

«Le Vie vengono usate dalla progenie dell’Ombra» intervenne Rand prima che Haman potesse parlare. «Ho messo delle protezioni sulle poche che ho rintracciato.» Inclusa quella fuori lo stedding Tsofu, subito dopo la partenza. Loro tre non avrebbero potuto usarla, dopo la sua visita. «Solo una manciata. Devono essere protette tutte, altrimenti i Myrddraal e i Trolloc sbucheranno fuori dal nulla, agli occhi delle eventuali vittime. Ma non so dove sono le altre Porte.» E c’erano ancora i passaggi. A volte si chiedeva perché uno dei Reietti non facesse entrare nel palazzo qualche centinaio di Trolloc usando i passaggi. Diecimila o ventimila. Lui sarebbe stato messo sotto pressione per fermarli, se mai ne fosse stato in grado. Nella migliore delle ipotesi sarebbe stato un massacro. Be’, non poteva fare nulla per chiudere un passaggio, a meno che non fosse presente di persona. Ma con le Porte delle Vie era diverso.

Haman si scambiò un’occhiata con Covril. Si ritirarono in disparte per parlare sussurrando e, meraviglia, le loro voci erano talmente basse che si sentiva solo un ronzio, simile a un grande sciame di api sopra il tetto. Probabilmente la donna era importante, aveva visto giusto. Un’oratrice; aveva sentito pronunciare la maiuscola. Prese in considerazione l’uso di saidin — in quel modo avrebbe sentito — e rigettò disgustato l’idea. Non era ancora sceso tanto in basso da origliare. Erith divideva la sua attenzione fra gli Anziani e Rand, lisciandosi inconsapevolmente il vestito. Rand sperava che non avrebbero investigato sul perché non avesse rivolto la stessa domanda al Consiglio degli Anziani dello stedding Tsofu. Alar, l’anziana fra gli Anziani, era stata molto ferma; il Consiglio si sarebbe riunito, perché niente di tanto strano — al punto che non era mai stato pensato prima — come dare a un umano il controllo delle Porte delle Vie avrebbe potuto essere fatto senza il consenso del Consiglio. Il ruolo di Rand era parso irrilevante per loro, come per questi tre.

Alla fine Haman fece ritorno, aggrottando le sopracciglia e stringendo forte il bavero della giubba. Anche Covril era accigliata. «È tutto molto frettoloso, molto frettoloso» disse l’Anziano con un tono simile a una cascata di ghiaia. «Mi sarebbe piaciuto poter discutere con... Be’, non posso. Progenie dell’Ombra, hai detto? Hmmm. Molto bene, se dobbiamo agire in fretta, dobbiamo agire in fretta. Non sia mai detto che gli Ogier non possono muoversi in fretta quando serve, e forse adesso dobbiamo sul serio. Devi capire, il Consiglio degli Anziani di ogni stedding potrebbe dirti di no, e anche molti del Comizio.»

«Mappe!» gridò Rand, talmente forte che i tre Ogier sobbalzarono. «Ho bisogno di mappe!» Si voltò alla ricerca di uno dei servitori che parevano sempre trovarsi nei paraggi, un gai’shain, chiunque. La testa di Sulin apparve nel cortile attraverso una delle porte. Gli era rimasta vicina, anche dopo tutto quello che le aveva detto. «Mappe» le gridò in faccia. «Voglio tutte le mappe del palazzo. Penna e inchiostro. Adesso! Veloce!» La donna lo guardò quasi in modo denigratorio — gli Aiel non usavano mappe, sostenevano di non averne bisogno — e si voltò.

«Corri, Far Dareis Mai!» scattò lui. La donna si voltò per guardarlo e... corse. Rand avrebbe tanto voluto sapere che espressione avesse avuto, così l’avrebbe usata ancora.

Haman aveva l’aspetto di uno che avrebbe agitato le mani se avesse avuto un po’ meno dignità. «C’è davvero poco che possiamo dirti che tu già non conosca. Ce n’è una all’Esterno di ogni stedding.» La prima Porta delle Vie non avrebbe potuto essere costruita all’interno, poiché la possibilità di incanalare era bloccata dagli stedding stessi. Anche se quando agli Ogier era stato dato il Talismano della Crescita, rendendoli così capaci di far sviluppare una Via fino a trasformarla in una nuova Porta, era comunque coinvolto il Potere, se non addirittura l’incanalare. «E in tutte le città che hanno dei boschetti ogier, anche se sembra che le case siano state costruite sui boschetti. E ad Al’cair’rahienallen...»

Si interruppe scuotendo il capo.

Quel nome era fonte di preoccupazioni. Tremila anni prima all’incirca — c’era stata una città di nome Al’cair’rahienallen, costruita dagli Ogier. Adesso si chiamava Cairhien, e il boschetto che i costruttori avevano piantato per ricordarsi degli stedding faceva parte di una residenza appartenuta a Barthanes, il palazzo ora occupato dalla scuola di Rand. Nessuno se non gli Ogier e qualche Aes Sedai si ricordavano di Al’cair’rahienallen. Nemmeno i Cairhienesi.

Qualsiasi cosa credesse Haman, in tremila anni molto poteva cambiare molte cose. Le grandiose città costruite dagli Ogier non esistevano più, alcune non si erano lasciate alle spalle nemmeno il nome. Erano sorte nuove grandi città dove gli Ogier non avevano messo mano. Amador, iniziata dopo le Guerre Trolloc, era una di quelle, o almeno così gli aveva raccontato Moiraine, e Chachin a Kandor, Shol Arbela nell’Arafel o Fal Moran nello Shienar. Nell’Arad Doman, Bandar Eban era stata costruita sulle rovine di una città distrutta durante la Guerra dei Cento Anni, per la quale Moiraine conosceva tre nomi, ciascuno sospetto, e che a sua volta era stata costruita sulle rovine di una città senza nome scomparsa durante le Guerre Trolloc. Rand era al corrente di una Porta delle Vie nello Shienar, in campagna, vicino a un tranquillo paesino che aveva mantenuto parte del nome della grande città rasa al suolo dai Trolloc, e di un’altra dentro la Macchia, nel Malkier sterminato dall’Ombra. In altri posti c’erano stati semplici cambiamenti, o sviluppi, come aveva osservato Haman stesso. Le Porte delle Vie a Caemlyn adesso si trovavano in una cantina, ben controllata. Rand sapeva che c’era una Porta a Tear, nei grandi pascoli dove i sommi signori accudivano le loro famose mandrie di cavalli. Doveva essercene una da qualche parte sulle montagne della Nebbia, dove un tempo sorgeva Manetheren, ovunque fosse. Per quanto riguardava gli stedding, Rand conosceva stedding Tsofu. Moiraine non li aveva considerati una parte vitale della sua istruzione.

«Non sai dove sono gli stedding?» chiese Haman incredulo quando Rand ebbe finito di spiegare. «Si tratta di umorismo aiel? Non l’ho mai capito.»

«Per gli Ogier» rispose gentilmente Rand «è trascorso molto tempo dalla creazione delle Porte delle Vie. Per gli umani ne è passato molto, molto di più.»

«Ma non ti ricordi nemmeno di Mafal Dadaranell, Ancohima, Londaren o Cor o...»

Covril appoggiò una mano sulla spalla di Haman, ma la pietà che aveva negli occhi era diretta a Rand. «Non ricorda» disse sottovoce. «Le loro memorie sono scomparse.» La fece sembrare una grande perdita, la più grande che potesse essere immaginata. Erith si portò le mani davanti alla bocca e pareva pronta a piangere.

Nel frattempo Sulin fece ritorno, deliberatamente senza correre, seguita da un nugolo di gai’shain con le braccia piene di mappe arrotolate di tutte le dimensioni, qualcuna abbastanza lunga da toccare il pavimento lastricato del cortile. Un uomo vestito di bianco trasportava una scatola da scrittura d’avorio cesellato. «Ho mandato i gai’shain alla ricerca delle altre,» spiegò Sulin acida «insieme ad alcuni degli abitanti delle terre bagnate.»

«Grazie» le rispose Rand. La donna perse un po’ di sarcasmo.

Lui si accovacciò e cominciò ad aprire le mappe proprio sul pavimento, dividendole. Qualcuna era della città e forse di parti di Andor. Ne trovò subito una che mostrava tutta la frontiera con le Marche di Confine, e solo la Luce sapeva cosa ci facesse a Caemlyn. Altre erano vecchie e macchiate, mostravano confini che non esistevano più e citavano nazioni svanite da centinaia di anni.

Confini e nomi erano sufficienti per disporre le mappe in ordine di anzianità. Sulle più vecchie, Hardan confinava a nord con Cairhien, ma Hardan era scomparsa e i confini di Cairhien si erano spostati quasi fino allo Shienar, prima di ritirarsi di nuovo quando era divenuto chiaro che il trono del Sole non poteva controllare tutta quella terra. Maredo si trovava fra Tear e Man, poi era scomparsa e i confini di Tear e Illian si erano incrociati sulla piana di Maredo, ritirandosi lentamente per le stesse ragioni di Cairhien. Caralain era svanita, come Almoth, Mosara, Irenvelle e altre, a volte assorbite da altre nazioni, più spesso diventate terre di nessuno o zone selvatiche. Quelle mappe raccontavano storie di decadenza fin dai tempi della caduta dell’impero di Artur Hawkwing, un’umanità in lenta ritirata. Una seconda mappa delle Marche di Confine mostrava solo la Saldea e parte dell’Arafel, però su quella i confini della Macchia si trovavano cinquanta chilometri più a nord. L’umanità si era ritirata e l’Ombra era avanzata.

Un uomo calvo e magro con addosso una livrea della taglia sbagliata arrivò di corsa nel cortile con un altro carico di mappe. Rand sospirò e andò avanti, selezionando e scartando.

Haman esaminò serio la scatola con l’inchiostro e la penna che un gai’shain gli stava porgendo, quindi ne produsse una quasi altrettanto larga anche se semplice, estraendola da una grande tasca. La penna che prese era di legno levigato, più spessa del pollice di Rand e abbastanza lunga da sembrare sottile. Era perfetta per le mani dalle dita grosse come salsicce dell’Ogier. L’anziano si mise carponi muovendosi fra le mappe mentre Rand le selezionava, intingendo occasionalmente la penna nella boccetta d’inchiostro del gai’shain e scrivendo appunti in una calligrafia che pareva troppo larga, fino a quando non ci si accorgeva che per l’Ogier era molto piccola. Covril lo seguiva, osservando il lavoro di Haman quando l’uomo chiedeva consiglio per sapere se stesse sbagliando.

Per Rand fu istruttivo: iniziò con lo scoprire i sette stedding sparsi nelle Marche di Confine. E se i Trolloc avevano paura di entrare in uno stedding, anche i Myrddraal dovevano avere missioni molto importanti per avventurarcisi. Sulla Dorsale del Mondo, il Muro del Drago, ce n’erano tredici, incluso uno sul pugnale del Kinslayer, da stedding Shangtai a sud fino allo stedding Quichen e Sanshen a nord, distanti solo pochi chilometri.

«La terra è davvero cambiata dopo la Frattura del Mondo» osservò Haman quando Rand fece un commento. Continuò a prendere appunti, rapidamente per un Ogier. «La terraferma si è trasformata in mare e i mari in terraferma, ma la terra si è anche piegata. Alcune delle zone una volta distanti si sono unite e quelle vicine si sono allontanate. Ma naturalmente nessuno può dire se Quichen e Sanshen siano mai state lontane.»

«Hai dimenticato Cantoine» osservò Covril, facendo depositare a un nuovo inserviente un altro carico di mappe.

Haman la guardò e scrisse il nome proprio al di sopra del fiume Iralell, non molto a nord di Haddon Mirk. Nella fascia a ovest del Muro del Drago. Dal confine meridionale dello Shienar fino al mare delle Tempeste ce n’erano solo quattro, tutti scoperti da poco dal punto di vista dell’Ogier, secondo il quale il più recente, Tsofu, era un sito ogier da soli seicento anni e gli altri da più di mille. Alcuni degli stedding furono una sorpresa, come quelli nelle Marche di Confine o sulle montagne della Nebbia, che ne ospitavano sei, o il litorale dell’Ombra. Le colline Nere vi erano incluse, e nelle foreste sopra il fiume Ivo e le montagne al di sopra del fiume Dhagon, proprio a nord dell’Arad Doman.

La lista degli stedding abbandonati era triste: erano stati lasciati perché il numero di Ogier si era ridotto drammaticamente. Quelli sulla Dorsale del Mondo e le montagne della Nebbia facevano parte della lista, come gli stedding nella piana di Almoth, vicino alla grande foresta chiamata Paerish Swar e uno nelle basse montagne a nord di capo Toman, di fronte all’Oceano Aryth. Forse il più triste di tutti era quello segnato al margine della Macchia nell’Arafel; i Myrddraal erano riluttanti a entrare negli stedding, ma l’avanzare di anno in anno della Macchia verso sud spazzava via tutto.

Haman si fermò un istante e disse: «Sherandu è stato inghiottito dalla Grande Macchia milleottocentoquarantatré anni fa e Chandar novecentosessantotto.»

«Che la loro memoria possa prosperare nella Luce» dissero Covril ed Erith insieme.

«Ne conosco uno che non avete segnato» osservò Rand. Perrin gli aveva detto che una volta vi si era nascosto. Prese una mappa di Andor e, a est del fiume Asinelle, toccò un punto sopra la strada da Caemlyn a Ponte Bianco. Era abbastanza vicino.

Haman fece un ghigno che era quasi un ringhio. «Dove avrebbe dovuto sorgere la città di Hawkwing. Non è mai stato risanato. Alcuni stedding furono trovati e mai risanati. Abbiamo cercato di rimanere il più possibile lontani dalle terre degli uomini.» Tutti i punti segnati erano su montagne inaccessibili, in posti dove gli uomini avevano difficoltà a entrare o, in alcuni casi, semplicemente lontani dalle comunità umane. Stedding Tsofu era più vicino di qualunque altro a un’area popolata, e anche Rand sapeva che era a una giornata di cammino dal villaggio più vicino.

«In un altro momento sarebbe stata una discussione interessante» intervenne Covril, rivolgendosi a Rand ma pronunciando queste parole per Haman, come indicavano anche le occhiate in tralice. «Ma vorrei fare il possibile prima che scenda la notte.» L’Anziano sospirò afflitto.

«Sicuramente resterete qui per un po’» protestò Rand. «Dovete essere esausti, visto che siete venuti a piedi da Cairhien.»

«Le donne non sono mai esauste,» rispose Haman «si limitano a esasperare gli altri. È un nostro vecchio detto.» Covril ed Erith tirarono su con il naso all’unisono. Borbottando, Haman proseguì con l’elenco delle Porte; adesso era passato alle città di costruzione Ogier, dove c’erano stati i boschetti: in ciascuno di essi era nascosta una Porta delle Vie, per consentire agli Ogier di viaggiare dallo stedding senza dover attraversare le terre, spesso difficili, degli umani.

Caemlyn era stata segnata, come anche Tar Valon, Tear e Illian, Cairhien, Maradon e Ebou Dar. Quella era la fine delle città, per come erano state concepite fino ad allora, e trascrisse Ebou Dar col nome di Barashta. Forse quest’ultima apparteneva all’altro gruppo, con i punti segnati in luoghi dove le mappe non mostravano nulla o solo un villaggio. Mafal Dadaranell, Ancohima, Londaren Cor e Manetheren. Aren Mador, Aridhol, Shaemal, Deranbar, Braem, Condaris, Hai Ecorimon, Iman... Mentre la lista aumentava Rand incominciò a vedere delle macchie di umidità su ogni mappa completata da Haman. Ci mise un istante per capire che l’Ogier stava piangendo in silenzio, facendo cadere le lacrime sulle carte mentre segnava le città morte e dimenticate. Forse piangeva per la gente, forse per i ricordi. La sola cosa di cui Rand poteva essere certo era che non si trattava delle città, o del lavoro perduto dei costruttori ogier. Per gli Ogier lavorare la pietra era solo qualcosa che avevano imparato a fare durante l’Esilio: quale lavoro in pietra avrebbe potuto essere paragonato alla maestà degli alberi?

Uno di questi nomi diceva molto a Rand, come anche la collocazione, a est di Baerlon, alcuni giorni oltre Ponte Bianco, sull’Arinelle. «C’era un boschetto qui?» chiese indicando un punto.

«Ad Aridhol?» ripeté Haman. «Sì. Sì, c’era. Una faccenda molto triste, quella.»

Rand non alzò il capo. «A Shadar Logoth» lo corresse. «Una storia davvero molto triste. Potresti — vorresti — mostrarmi la Porta delle Vie se vi portassi sul posto?»

Загрузка...