36 L’Amyrlin è stata eletta

Egwene sollevò la testa dal cuscino e si guardò intorno, sorpresa per un istante di ritrovarsi in un letto a baldacchino di una grande stanza. La luce del primo mattino trapelava dalle finestre e una donna graziosa e paffuta che aveva addosso un semplice abito grigio stava piazzando sul lavabo una brocca bianca piena d’acqua calda. Chesa le era stata presentata la notte precedente come sua cameriera personale. La cameriera dell’Amyrlin. Un vassoio coperto da un panno era già appoggiato vicino alla spazzola e al pettine sul tavolino, accanto a uno specchio con la cornice d’argento lavorato. L’odore di pane caldo e pere cotte era sospeso in aria.

Anaiya aveva preparato la stanza per l’arrivo di Egwene. La mobilia era scompagnata, ma era della qualità migliore reperibile a Salidar, dalla sedia imbottita e foderata di seta verde allo specchio da terra con le dorature intatte sistemato nell’angolo, per passare al guardaroba decorato dove erano appese le sue cose. Purtroppo i gusti di Anaiya sembravano fortemente orientati su fiocchi e merletti. Sia il baldacchino che le tende del letto erano appunto pieni di merletti e infiocchettature, e uno o l’altro elemento decoravano sgabello e tavolo, i braccioli e le zampe della sedia imbottita, il copriletto che Egwene aveva buttato in terra e il sottile lenzuolo di seta che aveva subito lo stesso destino.

Anche le tende alle finestre erano di merletto. Egwene si sdraiò di nuovo. Perfino il cuscino era bordato di merletto. Aveva l’impressione che in quella stanza si potesse annegare nei fronzoli.

Dopo che Sheriam e le altre l’avevano portata in quella che chiamavano la Piccola Torre c’erano state molte chiacchiere. Non erano molto interessate a cosa lei riteneva stesse progettando Rand o a cosa potessero volere Coiren e le altre. Un’ambasciata stava dirigendosi a Caemlyn a seguito di Merana, che sapeva cosa fare, anche se erano abbastanza vaghe su cosa fosse esattamente. Furono più che altro loro a parlare e lei ad ascoltare. Le sue domande venivano accantonate. Le avevano detto che le risposte erano irrilevanti, almeno al momento; le poche che davano tendevano a dissimulare i fatti, prima di riprendere a spiegare i punti importanti. Delle ambasciate erano state inviate a ogni governante, con la spiegazione del perché lei o lui fosse di vitale importanza per la causa di Salidar, e sembrava che tatti lo fossero. Non le avevano detto apertamente che tutto sarebbe crollato se anche un solo governante fosse andato contro di loro, ma l’enfasi che avevano posto sulla spiegazione lo rivelava comunque. Gareth Bryne stava allestendo un esercito che presto sarebbe stato abbastanza forte da portare avanti la loro... denuncia contro Elaida, se fossero giunte a quel punto. Non sembravano convinte che sarebbe accaduto; malgrado la richiesta di Elaida a tutte le donne di far ritorno alla Torre, parevano credere che una volta diffusasi la notizia dell’elezione di Egwene ad Amyrlin Seat, le Aes Sedai sarebbero andate da lei, anche qualcuna di quelle che adesso si trovavano nella Torre, un numero così elevato che a Elaida non sarebbe rimasta altra scelta che ritirarsi. I Manti Bianchi si giravano i pollici per motivi a loro ignoti, quindi Salidar era sicura come ogni altro posto per tutto il tempo che sarebbe servito loro. Che Logain fosse stato guarito come Siuan — e Leane; anche lei doveva essere stata guarita se si trovava in quel posto; era solo sorpresa di averlo scoperto — le fu accennato casualmente e in breve.

«Nulla di cui preoccuparti» le aveva detto Sheriam per tranquillizzarla. Stava in piedi davanti a Egwene, che era seduta sulla sedia imbottita, con le altre che la circondavano disposte ad arco. «Il Consiglio deciderà se domarlo fino a quando la vecchiaia lo libererà dai suoi problemi.»

Egwene aveva tentato di reprimere un altro sbadiglio — si stava facendo tardi — e Anaiya aveva detto: «Adesso dobbiamo mandarla a dormire. Domani sarà una giornata importante quasi quanto oggi, bambina.» Quindi era scoppiata a ridere d’improvviso. «Madre. Domani è altrettanto importante, Madre. Invieremo Chesa ad aiutarti per la notte.»

Anche dopo che se ne furono andate, mettersi a letto fu difficile. Mentre Chesa le sbottonava il vestito, apparve Romanda con una serie di suggerimenti per l’Amyrlin, enunciati con voce ferma, e non appena questa se ne andò si presentò Lelaine, come se l’Adunante Azzurra avesse aspettato che uscisse la Gialla. Anche Lelaine le diede consigli, con Egwene seduta sul letto dopo che Chesa era stata mandata via dalla stanza, gentilmente ma con fermezza. Non somigliavano affatto a quelli di Romanda — nemmeno a quelli di Sheriam — e le furono dispensati con un caldo sorriso, quasi affettuoso, ma trasmettendo anche il messaggio che di sicuro per i primi mesi Egwene avrebbe avuto bisogno di un po’ di assistenza. Nessuna delle donne aveva detto apertamente di poterla guidare ad agire per il bene della Torre meglio di Sheriam, o che Sheriam e la sua cerchia avrebbero provato a indirizzarla in troppe direzioni, o che forse le avrebbero dato dei cattivi consigli, ma tutte le implicazioni erano ben chiare. Romanda e Lelaine fecero anche delle allusioni reciproche sui piani personali che l’altra poteva avere, cosa che avrebbe senza dubbio scatenato problemi impensabili.

Quando Egwene riuscì a incanalare per spegnere l’ultima lampada, si aspettava un sonno pieno di incubi. La mattina seguente ne rammentava solo due. In uno lei era Amyrlin — Aes Sedai senza prestare i Giuramenti — e tutte le sue azioni avevano condotto al disastro. Quel sogno l’aveva fatta svegliare di colpo, solo per uscirne, ma era certa che non fosse tra quelli con un significato particolare. Era come le esperienze fatte nel ter’angreal dove era stata esaminata per diventare Ammessa; per quanto se ne sapeva non erano collegate con la realtà. L’altro era il tipo di sciocchezza che si aspettava; ne sapeva abbastanza dei propri sogni da capirlo, anche se alla fine si era svegliata per sfuggire anche a quello. Sheriam le aveva tolto la stola dalle spalle, quindi erano tutte scoppiate a ridere indicando quella sciocca che aveva davvero creduto che una ragazzina di diciotto anni potesse essere Amyrlin. Non solo le Aes Sedai, ma anche le Sapienti, con Rand, Perrin, Mat, Nynaeve, Elayne e quasi tutti quelli che aveva incontrato, mentre lei se ne stava in piedi nuda, cercando disperatamente di indossare un abito da Ammessa che sarebbe andato bene a una ragazzina di dieci anni.

«Madre, non puoi rimanere a letto l’intera giornata.»

Egwene aprì gli occhi.

Chesa aveva l’espressione di chi la prendesse in giro, e una certa luce negli occhi. Aveva almeno il doppio degli anni di Egwene e al loro primo incontro era subito caduta in quel miscuglio di rispetto e confidenza tipico di una servitrice esperta. «L’Amyrlin Seat non se ne può rimanere stravaccata tutto il giorno, oggi meno che mai.»

«È l’ultima cosa che ho in mente.» Egwene scese rigida dal letto e si stirò prima di togliersi la camicia da notte intrisa di sudore. Non vedeva l’ora di imparare a smettere di sudare con l’uso del Potere. «Vorrei indossare l’abito di seta blu con le stelle del mattino bianche ricamate intorno alla scollatura.» Osservò Chesa, senza farsi vedere, mentre la donna la guardava passandole la sottoveste pulita. Gli effetti del prezzo del suo toh erano in parte svaniti, ma sembrava ancora leggermente livida. «Ho avuto un incidente prima di venire qui» disse in fretta prima di infilarsi la sottoveste.

Chesa annuì mostrando un’improvvisa comprensione. «I cavalli sono animali malvagi di cui non ci si può fidare. Non riuscirai mai a farmi salire su uno di quelli, Madre. Un buon solido carro è molto più sicuro. Se cadessi da cavallo non lo rivelerei ad anima viva. Nildra lo farebbe, o Kaylin... Oh, non crederesti mai cosa sono capaci di dire certe donne non appena volti loro le spalle. Certo, per l’Amyrlin Seat è diverso, ma io non lo farei mai.» Tenendo aperta l’anta del guardaroba, lanciò un’occhiata in tralice a Egwene per vedere se aveva capito.

Lei le sorrise. «Le persone sono persone, di rango alto o basso» rispose seria.

Chesa s’illuminò per un attimo prima di portarle l’abito blu. L’aveva scelta Sheriam, ma era la cameriera dell’Amyrlin Seat e la sua lealtà andava all’Amyrlin Seat. Inoltre aveva anche ragione sull’importanza di quel giorno.

Egwene mangiò rapidamente — malgrado le lamentele di Chesa su come ingozzarsi di fretta creasse sempre problemi allo stomaco; il latte caldo con il miele e le spezie era ottimo per calmare il mal di pancia — quindi si lavò i denti e il viso in fretta e furia, lasciando che Chesa le spazzolasse i capelli, e si vestì non appena la donna le passò l’abito di seta blu sopra la testa. Si avvolse la stola a strisce attorno alle spalle, quindi si fermò per osservarsi allo specchio. Stola o meno, non sembrava certo l’Amyrlin Seat. Ma lo sono. Questo non è un sogno, si disse.

Nell’ampia stanza sottostante i tavoli erano vuoti come la notte precedente. Erano presenti solo le Adunanti, con lo scialle e riunite secondo le varie Ajah di appartenenza; Sheriam era da sola. Si zittirono tutte quando Egwene scese le scale, rivolgendole la riverenza una volta che raggiunse la sala. Romanda e Lelaine la guardarono con attenzione, quindi si voltarono a fissare apertamente Sheriam per poi ritornare alla loro conversazione. Quando Egwene rimase in silenzio le altre fecero lo stesso. Di tanto in tanto una delle donne la guardava. Anche se bisbigliavano, le voci sembravano troppo forti. Fuori regnava il silenzio. Egwene estrasse il fazzoletto dalla manica e si tamponò il viso. Nessuna delle altre sudava.

Sheriam le andò vicino. «Andrà tutto bene» le sussurrò. «Ricorda solo cosa devi dire.» Vi era un altro punto che avevano esaminato dettagliatamente la notte prima; Egwene avrebbe dovuto tenere un discorso.

La ragazza annuì. Era strano. Avrebbe dovuto avere il voltastomaco e le ginocchia tremanti, invece stava benissimo e non capiva perché.

«Non c’è bisogno di essere ansiosa» le disse Sheriam. Sembrava convinta che Egwene lo fosse e intendeva calmarla, ma prima che potesse aprire bocca, Romanda parlò ad alta voce.

«È ora.»

Con un gran fruscio delle gonne, le Adunanti si allinearono secondo l’età, stavolta quindi con Romanda all’inizio della fila, e si diressero fuori. Egwene si fermò appena dietro la porta, ancora senza tracce di disturbi allo stomaco. Forse Chesa aveva ragione sul latte caldo.

Di nuovo il silenzio, quindi sentì la voce di Romanda, troppo forte per essere naturale. «Abbiamo un’Amyrlin Seat.»

Egwene uscì in un calore che non si sarebbe aspettata fino a pomeriggio inoltrato. Allontanandosi dalla soglia si incamminò su una piattaforma d’Aria. La fila di Adunanti si snodava da entrambi i lati, ogni Sorella risplendeva della luce di saidar.

«Egwene al’Vere,» intonò Romanda, con la voce trasportata da onde di Potere «la Custode dei Sigilli, Fiamma di Tar Valon, l’Amyrlin Seat.»

La sollevarono in alto mentre Romanda parlava, sollevarono l’Amyrlin fino a quando raggiunse il tetto di paglia, sospesa in aria, almeno agli occhi di qualsiasi donna che non potesse incanalare.

Erano in molte a vederla, circondata dal sole nascente; un secondo flusso trasformò la luce in un’onda brillante. Uomini e donne riempirono le strade, la folla si estendeva a perdita d’occhio. La gente era pressata dietro le porte, le finestre, su ogni tetto, a esclusione di quello della Piccola Torre. Si sentì un boato che coprì quasi la voce di Romanda, un’ondata di acclamazioni che si diffuse in tutto il paese. Egwene scrutò la folla alla ricerca di Nynaeve ed Elayne, ma non riuscì a vederle in quel mare di visi rivolti verso di lei. Le sembrò che trascorressero secoli in attesa del silenzio per poter parlare. L’onda che aveva trasportato la voce di Romanda fluttuò verso di lei.

Sheriam e le altre le avevano preparato il discorso, delle esortazioni severe che avrebbe potuto annunciare da sola e senza arrossire se avesse avuto il doppio degli anni o, meglio ancora, il triplo. Lei vi aveva apportato alcune modifiche. «Siamo tutte riunite alla ricerca della verità e della giustizia, una ricerca che non si concluderà fino a quando la falsa Amyrlin, Elaida, verrà rimossa dalla posizione che ha usurpato.» Il solo cambiamento era il ‘non si concluderà’ invece che ‘non può concludersi’, che lei riteneva più d’effetto e migliore. «In quanto Amyrlin, io vi guiderò in questa ricerca e non vacillerò, come so che anche voi farete.» Come esortazione era già molto forte; in ogni caso lei non aveva intenzione di rimanere lassù per annunciare ciò che volevano ripetesse. Era già contenuto in quanto aveva detto prima. «Come mia Custode degli Annali, nomino Sheriam Bayanar.»

Quest’ultima dichiarazione produsse meno acclamazioni; la Custode non era l’Amyrlin. Egwene guardò in basso aspettando fino a quando vide Sheriam uscire di corsa, mentre ancora si avvolgeva la stola da Custode attorno alle spalle, Azzurra per mostrare l’Ajah di appartenenza. Avevano deciso di non creare una copia della staffa dell’Amyrlin, sormontata da una fiamma dorata, che di solito portava la Custode. Fino a quando non avessero ripreso quella vera dalla Torre Bianca, avrebbero dovuto farne a meno. Sheriam pensava che avrebbe dovuto aspettare di più e guardò Egwene trepidante. Nella fila delle Adunanti, Romanda e Lelaine erano rimaste inespressive; ognuna aveva offerto i propri suggerimenti per la scelta della Custode e, inutile dirlo, nessuna aveva parlato di Sheriam.

Egwene sospirò e si rivolse di nuovo alla folla. «In onore di questo giorno, decreto che tutte le Ammesse e le novizie vengano assolte da penitenze e punizioni.» Questa era un’usanza e ottenne grida di felicità solo da ragazze vestite di bianco e da qualche Ammessa che aveva perso il controllo. «In onore di questo giorno, decreto che Theodrin Dabei, Faolain Orande, Nynaeve al’Meara ed Elayne Trakand da questo momento hanno ottenuto lo scialle, quindi sono promosse Aes Sedai a pieno titolo.» Quest’annuncio fu seguito da un silenzio interdetto e da qualche sporadico mormorio. Non seguiva alcuna usanza, piuttosto il contrario. Ma era stato detto ed era un bene che Morvrin avesse menzionato anche Theodrin e Faolain. Adesso era giunto il momento di ritornare al discorso ufficiale. «Decreto inoltre che oggi sia una giornata di festeggiamento e celebrazione. Svolgete solo il lavoro necessario per godervi la festa. Che la Luce risplenda su voi tutti e che la mano del Creatore vi protegga.» Stavolta la frase fu accolta da un boato collettivo che sopraffece il flusso che trasportava la sua voce. Alcuni cominciarono a danzare nelle strade proprio in quel momento, anche se vi era poco spazio disponibile.

La piattaforma d’Aria discese, forse leggermente più in fretta di quando si era elevata. Quando Egwene si fece avanti, le Adunanti la guardarono male e il bagliore di saidar iniziò a svanire dalle donne prima che lei toccasse il suolo.

Sheriam scattò per prenderla sottobraccio, sorridendo alle Adunanti dal volto pietrificato. «Devo mostrare all’Amyrlin il suo studio. Chiedo scusa.» Egwene non avrebbe potuto dire che Sheriam la stesse spingendo dentro, ma nemmeno poteva negarlo. Non pensava che l’altra avrebbe tentato di trascinarla, ma le era sembrata una buona idea sollevare la gonna con la mano libera e camminare a passi lunghi per non scoprirlo.

Il suo studio, dietro la sala d’attesa, era più piccolo della camera da letto, con due finestre, una scrivania e una sedia dallo schienale rigido con altre due disposte di fronte. Nient’altro. I pannelli di legno bucati dalle tarme erano stati cosparsi di cera e lucidati, ma il tavolo era spoglio. In terra vide un tappeto con dei motivi floreali.

«Perdonami se sono stata brusca, Madre,» disse Sheriam lasciandole il braccio «ma ho pensato che fosse meglio parlassimo in privato prima che tu conferisca con le Adunanti. Hanno tutte partecipato nel comporre il tuo discorso e...»

«So di aver apportato delle modifiche,» rispose Egwene con un bel sorriso luminoso «ma lassù ho provato una tale emozione con tutto ciò che avevo da dire, che non ho saputo trattenermi.» Avevano partecipato tutte? Non c’era da meravigliarsi che sembrasse il discorso di una donna boriosa che non poteva fare a meno di parlare. Egwene si mise quasi a ridere. «In ogni caso ho detto quanto andava detto, il nocciolo del discorso. Elaida deve essere deposta e io le guiderò.»

«Sì,» rispose lentamente Sheriam «ma potrebbero esserci delle domande su alcuni degli altri... cambiamenti. Theodrin e Faolain verranno certamente elette Aes Sedai non appena riprendiamo la Torre e la Verga dei Giuramenti, come anche Elayne, ma Nynaeve non può nemmeno accendere una candela se non si arrabbia con qualcuno.»

«Esattamente il punto che volevo sollevare» intervenne Romanda dopo essere entrata senza bussare. «Madre» aggiunse dopo una pausa intenzionale. Lelaine chiuse la porta alle loro spalle, sbattendola quasi in faccia a qualche altra Adunante.

«Mi era sembrato necessario» rispose Egwene, sgranando gli occhi. «Ci ho pensato la notte scorsa. Io sono stata eletta Amyrlin senza aver prestato i Tre Giuramenti o essere esaminata e, se fossi stata la sola, la cosa mi avrebbe messa in evidenza. Con l’aggiunta di altre quattro non sembrerà tanto strano. Se non altro, non per la gente qui. Elaida potrebbe cercare di dedurne qualcosa quando ne sentirà parlare, ma la maggior parte della gente conosce poco delle Aes Sedai e non saprebbe comunque a cosa credere. E qui è la gente che conta. Devono tutti fidarsi di me.»

Chiunque non fosse Aes Sedai l’avrebbe guardata a bocca aperta: Romanda era sull’orlo di un’esplosione.

«Potrebbe anche essere» iniziò a rispondere dura Lelaine, strattonando lo scialle con le frange azzurre, quindi si fermò. Era vero. Inoltre l’Amyrlin Seat aveva pubblicamente decretato che quelle donne erano Aes Sedai. Il Consiglio avrebbe potuto fare in modo di farle rimanere Ammesse — o qualunque cosa fossero Theodrin e Faolain, nel loro caso — ma non poteva cancellare i ricordi e non avrebbe impedito alle altre di sapere che erano andate contro la volontà dell’Amyrlin proprio il primo giorno di mandato. E la cosa avrebbe scosso la fiducia di tutte.

«Spero, Madre,» disse Romanda con voce tesa «che la prossima volta consulterai il Consiglio. Andare contro le usanze può avere conseguenze inaspettate.»

«Andare contro la legge può averne di sgradevoli,» aggiunse dura Lelaine, concludendo con un tardivo «Madre.» Non aveva senso. Le condizioni per essere eletta Aes Sedai erano spiegate in qualche legge, vero, ma l’Amyrlin poteva dichiarare quasi qualunque cosa, se solo lo desiderava. In ogni caso un’Amyrlin saggia non si sarebbe messa a discutere con il Consiglio, quando poteva farne a meno. «Oh, lo farò in futuro» rispose Egwene volenterosa. «Ma mi era sembrata la cosa giusta da dire. Vi prego, vorreste scusarmi adesso? Ho davvero bisogno di parlare con la Custode.»

Le donne ormai tremavano. Fecero riverenze infinitesimali, le parole di congedo furono corrette, ma Romanda le pronunciò a mezza bocca e quelle di Lelaine furono taglienti.

«Hai gestito la situazione molto bene» le disse Sheriam quando le due furono andate via. Sembrava sorpresa. «Ma devi ricordare che il Consiglio può creare problemi a qualsiasi Amyrlin. Una delle ragioni per cui sono io la tua Custode, è che posso tenerti alla larga da quel tipo di problemi. Dovresti parlare con me prima di dichiarare qualcosa. Se io non sono raggiungibile, rivolgiti a Myrelle e Morvrin o alle altre. Siamo qui per aiutarti, Madre.»

«Capisco, Sheriam. Prometto di ascoltare con attenzione qualsiasi cosa tu avrai da dire. Adesso vorrei vedere Nynaeve ed Elayne, se è possibile.»

«Dovrebbe esserlo,» le rispose Sheriam sorridendo «anche se forse dovrò trascinare via fisicamente Nynaeve dalle Gialle. Siuan verrà a insegnarti l’etichetta dell’Amyrlin — c’è molto da imparare — ma le dirò di presentarsi più tardi.»

Egwene fissò la porta dopo che Sheriam fu uscita. A quel punto si voltò. Vuoto. Non un rapporto da leggere o un documento da studiare. Nemmeno una penna o l’inchiostro per scrivere un appunto, tantomeno un decreto. E Siuan le avrebbe insegnato l’etichetta.

Quando sentì bussare timidamente alla porta, si trovava ancora in piedi nello stesso punto. «Avanti» disse, chiedendosi se fosse Siuan o forse una cameriera con un tortino di miele, già tagliato in piccoli pezzi.

Nynaeve si affacciò esitante, quindi venne spinta nella stanza da Elayne. Una accanto all’altra fecero una riverenza perfetta, allargando le gonne bianche con le bande colorate e mormorando: «Madre.»

«Vi prego, non fatelo» chiese Egwene in un gemito. «Siete le sole due amiche che ho e se iniziate...» Luce, stava quasi per piangere!

Elayne fu la prima a raggiungerla e le gettò le braccia attorno al collo. Nynaeve rimase in silenzio, giocando nervosa con un sottile bracciale d’argento, ma Elayne parlò: «Siamo ancora tue amiche, Egwene, ma sei pur sempre l’Amyrlin Seat. Luce, ti ricordi che una volta ti avevo detto che un giorno saresti stata Amyrlin, quando ero...» Elayne fece una smorfia. «Be’, in ogni caso adesso lo sei. Non possiamo semplicemente arrivare dall’Amyrlin e chiedere: ‘Egwene, questo vestito mi ingrassa?’ Non starebbe bene.»

«Invece sì» rispose ostinata Egwene. «Be’, in privato» concesse dopo un istante. «Quando siamo sole, io ‘esigo’ che tu mi dica se un abito m’ingrassa o... O qualunque cosa desideri.» Sorrise a Nynaeve e le tirò gentilmente la spessa treccia. La donna sobbalzò. «E voglio che tu faccia lo stesso, se ne senti l’impulso. Ho bisogno di qualcuna che sia amica di Egwene e non veda questa... maledetta stola tutto il tempo, o impazzirò. Parlando di vestiti, perché ancora indossate quelli? Pensavo che ormai vi foste già cambiate.»

Nynaeve a quel punto si tirò da sola la treccia. «Quella Nisao mi ha detto che doveva trattarsi di un errore e mi ha trascinata via, dicendo che non avrebbe sprecato il suo turno per una celebrazione.» Da fuori cominciava a provenire il rumore della festa, un brusio indistinto abbastanza forte da filtrare attraverso le mura, e una musica di sottofondo.

«Be’, non era un errore» rispose Egwene. Il turno di Nisao? Non avrebbe chiesto nulla in quel momento; Nynaeve non ne sembrava contenta e lei voleva che quello fosse un istante felice. Prendendo la sedia dietro al tavolo, vide due bei cuscini imbottiti e sorrise. Chesa. «Adesso ci sediamo e parliamo, poi vi aiuterò a trovare i due vestiti più belli di Salidar. Ditemi delle vostre scoperte. Anaiya ha accennato qualcosa, anche Sheriam, ma non sono riuscita a farle fermare abbastanza da avere anche dei dettagli.»

Le due si bloccarono quasi simultaneamente mentre si stavano sedendo e si scambiarono un’occhiata. Sembravano riluttanti a parlare di altro che non fosse la guarigione di Nynaeve su Siuan e Leane — la donna ripeté tre volte, decisamente ansiosa, che la guarigione di Logain era stata accidentale — e i successi di Elayne con i ter’angreal. Erano imprese notevoli, soprattutto quelle di Nynaeve, ma non facevano altro che ripetere gli stessi racconti e ogni volta Egwene si complimentava con loro e diceva quanto le invidiava. I tentativi di dimostrazione non durarono a lungo. Egwene non aveva un gran talento con la guarigione, meno che mai con quell’intrico complesso che Nynaeve intesseva senza nemmeno pensare e, anche se lei aveva una certa confidenza con i metalli e una discreta forza nell’uso di Fuoco e Terra, con Elayne si sentì smarrita quasi subito. Ovviamente loro volevano sapere com’era la vita fra gli Aiel. A giudicare dalle occhiate stupite e le risate nervose che si interrompevano d’improvviso, non era certa che credessero a quanto stava raccontando, e non aveva nemmeno rivelato tutto. Parlare degli Aiel portò naturalmente il discorso su Rand. Entrambe le donne la fissarono mentre raccontava dell’incontro di Rand con le Aes Sedai. Concordarono sul fatto che stesse guadando acque più profonde di quel che pensava e avesse bisogno di qualcuno che lo guidasse, prima di finire in una buca. Elayne pensava che in questo Min avrebbe potuto aiutarlo, una volta che l’ambasciata avesse raggiunto Cairhien — era la prima volta che Egwene sentiva parlare di Min con l’ambasciata, o anche solo di lei a Salidar — benché per la verità sembrasse accalorata. Inoltre mormorò qualcosa di decisamente insolito, come se si trattasse di una verità che non voleva sentire.

«Min è una donna migliore di me.» Per qualche motivo ottenne un’occhiata comprensiva da Nynaeve. «Vorrei essere lì» proseguì Elayne con voce più forte. «Per guidarlo, intendo dire.» Guardò da Egwene a Nynaeve, con le guance rosse. «Be’, anche per quello.» Le altre due cominciarono a ridere talmente forte che caddero quasi dalle sedie ed Elayne si unì subito a loro.

«C’è qualcosa di buono da dire, Elayne» disse Egwene senza fiato, ancora nel tentativo di riprendersi. Quindi si accorse di cosa stava cercando di dire e del perché. Luce, in quale ginepraio si era infilata, e mentre rideva! «Mi dispiace per tua madre, Elayne. Non sai quanto ho desiderato di poterti porgere le mie condoglianze prima di tutto questo.» Elayne sembrò confusa, com’era giusto che fosse. «Quello che volevo dirti è che Rand intende offrirti il trono del Leone e quello del Sole.»

Con sua sorpresa, Elayne si sedette con la schiena rigida.

«Vuole farlo, eh?» disse con voce fredda e atona. «Vuole darli a me.» Sollevò leggermente il mento. «Io ho alcuni diritti sul trono del Sole e, se decido di tentare, l’otterrò a pieno titolo, di mia iniziativa. Per quanto riguarda il trono del Leone, Rand al’Thor non ha alcun diritto — nessuno! — di darmi quanto già mi appartiene.»

«Sono sicura che non era ciò che intendeva» protestò Egwene. Ma cosa intendeva davvero Rand? si chiese. «Ti ama, Elayne. So che è così.»

«Se solo fosse così semplice» mormorò l’altra, qualsiasi cosa significasse.

Nynaeve tirò su con il naso. «Gli uomini dicono sempre che non intendevano le cose nel modo in cui le hanno pronunciate. Viene da pensare che parlino una lingua diversa.»

«Quando riuscirò a mettergli di nuovo le mani addosso,» aggiunse Elayne con fermezza «gli insegnerò a esprimersi nella lingua giusta. Fare delle concessioni a me!»

La sola cosa che Egwene riuscì a fare fu non ridere di nuovo. La prossima volta che Elayne fosse riuscita a mettere le mani addosso a Rand, sarebbe stata troppo impegnata a cercare dei luoghi riservati per insegnargli qualcosa. La situazione le ricordava molto i vecchi tempi. «Adesso sei un’Aes Sedai, quindi puoi andare da lui in qualsiasi momento. Nessuno può fermarti.» Le due donne si scambiarono una rapida occhiata.

«Il Consiglio non permette a nessuna di andare via tanto facilmente» rispose Nynaeve. «E, anche se potesse, abbiamo trovato qualcosa che penso sia più importante.»

Elayne annuì con convinzione. «Lo credo anche io. Ammetto che il mio primo pensiero quando ho sentito che eri stata eletta Amyrlin è stato che forse adesso io e Nynaeve avremmo finalmente potuto andare a cercarla. Be’, il secondo; il primo è stato una specie di stordimento gioioso.»

Egwene batté le palpebre, confusa. «Avete trovato qualcosa, ma adesso dovete andarla a cercare.» Sporgendosi in avanti dalle sedie, le due risposero con impazienza, quasi accavallandosi.

«L’abbiamo trovata» confermò Elayne «ma solo nel tel’aran’rhiod.»

«Abbiamo usato il bisogno» aggiunse Nynaeve. «Avevamo di sicuro bisogno di qualcosa.»

«Si tratta di una scodella,» proseguì Elayne «un ter’angreal, e penso che sia abbastanza forte da cambiare le condizioni atmosferiche.»

«Solo che si trova da qualche parte a Ebou Dar, un intrico orrendo di strade senza il minimo segno di qualcuno o qualcosa che fosse d’aiuto. Il Consiglio ha inviato una lettera a Merilille, ma lei non lo troverà mai.»

«Specie perché dovrebbe essere impegnata a convincere la regina Tylin che la vera Torre Bianca si trova qui.»

«Abbiamo spiegato che serve un uomo per incanalare e farlo funzionare.» Nynaeve sospirò. «Certo, è successo prima di Logain, anche se non penso che si fiderebbero di lui.»

«Non c’è davvero bisogno di un uomo» intervenne Elayne. «Volevo solo far credere loro di avere ‘bisogno’ di Rand. Non so quante donne servano; forse un intero circolo di tredici elementi.»

«Elayne dice che è potente, Egwene. Potrebbe rimettere a posto il clima. Darei il benvenuto alla scodella solo per vedere ristabilito il mio senso del tempo atmosferico.»

«La scodella può rimetterlo a posto, Egwene.» Elayne scambiò delle occhiate allegre con Nynaeve. «La sola cosa che devi fare è inviarci a Ebou Dar.»

Il fiume di informazioni si placò ed Egwene si appoggiò allo schienale della sedia. «Farò ciò che posso. Forse le altre non obietteranno, adesso che siete Aes Sedai.» Aveva invece l’impressione che si sarebbero opposte. Promuoverle le era sembrato un gran colpo, ma adesso cominciava credere che non fosse poi tanto semplice.

«Ciò che puoi?» ribatté incredula Elayne. «Sei l’Amyrlin Seat. Tu dai un ordine e le Aes Sedai si mettono sull’attenti.» Le fece un sorriso. «Dammene uno e te lo dimostro.»

Egwene cambiò posizione facendo una smorfia. «Sono l’Amyrlin, ma... Elayne, Sheriam non deve sforzarsi troppo per ricordarsi di una novizia di nome Egwene che fissava tutto con occhi strabuzzati e veniva spedita a rastrellare i viottoli del nuovo giardino per aver mangiato mele dopo l’ora di andare a letto. Ha intenzione di guidarmi passo passo e forse di prendermi per la collottola e spingermi. Romanda e Lelaine volevano entrambe essere Amyrlin, e anche loro vedono ancora quella novizia. Anche loro vogliono mostrarmi come muovere i miei passi, proprio come Sheriam.»

Nynaeve si accigliò preoccupata, ma Elayne era indignata. «Non puoi permettere loro di farla franca nel tentativo di... essere prepotenti con te. Sei l’Amyrlin. È l’Amyrlin che dice al Consiglio cosa fare, non il contrario. Devi farti valere e mostrare loro chi sei.»

La risata di Egwene era leggermente amareggiata. Ma non si era risentita riguardo la prepotenza solo la notte precedente? «Ci vorrà del tempo, Elayne. Vedi, adesso ho capito perché mi hanno scelta. In parte credo si tratti di Rand. Forse pensano che diventerà più gentile se mi vede con la stola. Ma in parte è perché ricordano quella novizia. Una donna — no, una ragazza! — talmente abituata a fare quanto le veniva chiesto che non dovrebbe essere un problema farle fare ciò che vogliono adesso.» Toccò la stola che aveva attorno al collo. «Be’, quali che siano le loro ragioni, mi hanno scelta come Amyrlin e, visto che lo hanno fatto, intendo essere Amyrlin, ma devo anche essere cauta, almeno all’inizio. Forse Siuan faceva saltare il Consiglio ogni volta che aggrottava le sopracciglia,» si chiese se fosse davvero andata così «ma se ci provassi io, potrei essere la prima Amyrlin deposta il giorno dopo l’elezione.»

Elayne sembrava stordita, ma Nynaeve annuì lentamente. Forse essere Sapiente e avere a che fare con la Cerchia delle Donne, quando erano in casa, le aveva offerto una prospettiva migliore su come l’Amyrlin e il Consiglio della Torre lavoravano insieme, più dell’addestramento da regina di Elayne.

«Elayne, una volta che si spargerà la voce e i governanti verranno a conoscenza della mia posizione, potrò indurre il Consiglio a capire che hanno scelto un’Amyrlin, non una marionetta, ma fino ad allora potrebbero davvero togliermi la stola con la stessa velocità con cui me l’hanno data. Voglio dire, se non sono davvero l’Amyrlin, non sarà difficile lasciarmi da parte. Ci saranno delle lamentele, ma non ho dubbi che ci passeranno sopra rapidamente. Se chiunque altro al di fuori di Salidar sentisse mai che una donna di nome Egwene al’Vere è stata eletta Amyrlin, si tratterebbe solo di una delle tante voci che si formano attorno alle Aes Sedai.»

«Che cosa farai?» chiese Elayne con calma. «Non lo accetterai in maniera remissiva.»

Egwene sorrise apertamente, di cuore. Non era una domanda, ma un dato di fatto. «No, non lo farò.» Aveva ascoltato una serie di lezioni che Moiraine aveva dato a Rand sul Gioco delle Casate. All’epoca aveva pensato che il Gioco fosse assurdo e peggio che subdolo. Adesso sperava di riuscire a ricordare tutto ciò che aveva sentito. Gli Aiel dicevano sempre: ‘Usa le armi che hai’. «Potrebbe essere d’aiuto il fatto che stanno cercando di mettermi tre diversi collari. Posso far finta di essere tirata da una o dall’altra parte, a seconda di quale è più vicina a quanto mi serve. Di tanto in tanto potrò fare ciò che voglio, come nel promuovere voi due, ma per il momento non troppo spesso.» Drizzò le spalle e le guardò severa. «Mi piacerebbe dire che vi ho promosse perché ve lo meritate, ma in verità l’ho fatto perché siete mie amiche e perché spero che come Sorelle a pieno titolo potrete aiutarmi. Davvero non so di chi altro fidarmi se non di voi due. Vi manderò a Ebou Dar non appena posso, ma siete le sole con cui posso discutere. So che mi direte la verità. Quel viaggio a Ebou Dar potrebbe giungere prima di quanto crediate. Voi due avete fatto tutti i tipi di scoperte possibili, da quanto ho sentito, ma se riesco anch’io a capire qualche cosa, potrei essere vicino a fame una a mia volta.»

«Sarebbe meraviglioso» rispose Elayne, ma in realtà sembrava distratta.

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