Dopo circa quattro ore, con il sudore che le colava sul viso e che aveva veramente poco a che fare con il caldo esasperante, Nynaeve si stava chiedendo se non fosse stato meglio essere raggirata da Neres. O se si fosse rifiutato di trasportarle oltre Boannda. La luce del tardo pomeriggio filtrava obliqua dalle finestre, quasi tutte con i vetri rotti. Stringendo fra le mani la gonna in un miscuglio di rabbia e disagio, cercò di evitare di guardare le sei Aes Sedai raggruppate attorno a uno dei solidi tavoli vicino al muro. Muovevano le bocche senza emettere suoni mentre parlavano dietro a uno schermo di saidar. Elayne aveva il mento sollevato e le mani ripiegate sulla vita, ma la tensione negli occhi e agli angoli della bocca deturpavano il suo aspetto regale. Nynaeve aveva quasi timore di sapere cosa stessero dicendo le Aes Sedai. Era sorpresa; le sue grandi aspettative erano state disattese una dopo l’altra. Ancora un colpo e avrebbe urlato, di rabbia o per pura isteria.
A parte i loro abiti, tutto era disteso sul tavolo, dalla freccia d’argento di Birgitte davanti alla robusta Morvrin, ai tre ter’angreal di fronte a Sheriam, allo scrigno davanti a Myrelle dagli occhi scuri. Nessuna delle donne sembrava compiaciuta. Il viso di Carlinya sembrava essere stato scolpito nella neve, anche la materna Anaiya indossava una maschera severa e l’aspetto costantemente stupito di Beonin era decisamente annoiato. Ma oltre la noia, nei suoi occhi si leggeva qualcos’altro. A volte Beonin cercava di toccare il panno bianco disteso sopra il sigillo di cuendillar, ma la mano si fermava e arretrava.
Nynaeve distolse gli occhi dal panno. Sapeva esattamente quando le cose avevano incominciato ad andare male. I Custodi che li avevano circondati nella foresta e si erano comportati in modo appropriato, anche se freddo. Comunque dopo che aveva fatto riporre le spade a Uno e agli Shienaresi, l’accoglienza calorosa di Min era stata tutti sorrisi e abbracci. Ma le Aes Sedai e altri nelle strade, indaffarati nelle loro faccende, le avevano oltrepassate senza nemmeno degnare di uno sguardo il gruppo che veniva scortato. Salidar era abbastanza affollata, con gli uomini armati che occupavano quasi ogni spazio libero. La prima persona a prestar loro attenzione che non fosse un Custode o Min era stata una snella Sorella Marrone alla quale erano state affidate, in quella che una volta era la sala comune di questa locanda. Lei ed Elayne le avevano raccontato la storia che avevano concordato con Phaedrine Sedai, o almeno ci avevano provato. Dopo cinque minuti erano state lasciate in piedi con ordini precisi di non muovere un passo o dire una parola, nemmeno fra loro. Trascorsero dieci minuti guardandosi smarrite, mentre attorno a loro le Ammesse e le novizie vestite di bianco, Custodi, servitoli e soldati correvano fra i tavoli con le Aes Sedai che studiavano le carte e impartivano ordini; quindi erano state condotte davanti a Sheriam e le altre con tale velocità che Nynaeve stentava a credere di aver toccato il pavimento. Era il punto in cui era incominciato l’interrogatorio, più consono a prigionieri che a delle eroine. Nynaeve si detergeva il sudore, ma non appena si metteva il fazzoletto su per la manica, le mani ritornavano sulla gonna.
Lei ed Elayne non erano le uniche in piedi sul variopinto tappeto di seta. Siuan, con un semplice abito di seta azzurra, avrebbe potuto trovarsi sul posto per scelta se Nynaeve non ne avesse saputo di più, il viso freddo, decisamente composta. Sembrava assorta in pensieri personali. Almeno Leane osservava le Aes Sedai, eppure appariva altrettanto sicura. In realtà le sembrava più sicura di quanto ricordasse. La donna dalla pelle ramata sembrava anche più slanciata, più sinuosa in un certo senso. Forse era quell’abito scandaloso a comunicare quella sensazione. Era di seta verde chiaro, accollato come l’abito di Siuan, aderiva a ogni curva del corpo ed era tessuto di un materiale era opaco quanto l’aria. Erano i loro volti che davvero avevano colpito Nynaeve. Non si era mai aspettata di vederle in vita e certamente non così giovani; tra loro non c’era più di qualche anno di differenza. Le due non si guardavano. Le sembrava addirittura di percepire una discreta freddezza.
C’era anche un’altra differenza, che Nynaeve stava appena iniziando a riconoscere. Se tutte, inclusa Min, erano state caute, nessuna aveva fatto un vero segreto del fatto che erano state quietate. Nynaeve poteva sentirlo. Forse era il trovarsi in una stanza dove tutte le donne potevano incanalare, o forse era sapere che erano state quietate, ma per la prima volta era davvero conscia delle capacità di Elayne e delle altre. E dell’incapacità in Siuan e Leane. Qualcosa era stata tolta loro, tagliata. Era come una ferita. Forse la peggiore che una donna potesse soffrire.
La curiosità la sopraffece. Che tipo di ferita poteva essere? Cosa era stato tagliato via? Tanto valeva che usasse il tempo di attesa e l’irritazione che si faceva largo nel nervosismo. Si protese verso saidar...
«Qualcuno ti ha dato il permesso di incanalare qui, Ammessa?» chiese Sheriam e Nynaeve sobbalzò, rilasciando velocemente la Vera Fonte.
L’Aes Sedai dagli occhi verdi fece ritornare una a una le altre alle sedie, sistemate sul tappeto a semicerchio con le quattro donne in piedi che attiravano la sua attenzione. Alcune portavano via oggetti dal tavolo. Erano sedute a osservare Nynaeve, le emozioni che avevano provato in un primo momento erano scomparse con la calma di Aes Sedai. Nessuno di quei visi privi dei segni dell’età rivelava il caldo con una sola goccia di sudore. Alla fine Anaiya disse con un tono di voce gentile, «Siete state molto lontane da noi, bambine. Qualsiasi cosa abbiate imparato durante la mia assenza, dovete aver dimenticato molto.»
Arrossendo, Nynaeve fece la riverenza. «Perdonami, Aes Sedai. Non intendevo prevaricare nessuno.» Sperava pensassero fosse la vergogna ad averla fatta arrossire. Era stata via da loro a lungo. Solo un giorno prima era lei a dare ordini e la gente eseguiva. Adesso le cose erano cambiate. Bruciava.
«Mi hai raccontato una storia... interessante.» Carlinya chiaramente dubitava. La Sorella Bianca stava esaminando la freccia d’argento di Birgitte tenendola fra le mani sottili e lunghe. «E avete acquisito degli strani oggetti.»
«La Panarca Amathera ci ha fatto molti doni, Aes Sedai» disse Elayne. «È convinta che le abbiamo salvato il trono.» Anche detta con voce perfettamente atona, quella frase era stata come una scivolata sul ghiaccio. Nynaeve non era la sola a essere irritata per la perdita di libertà. Il viso disteso di Carlinya divenne teso.
«Ci avete portato delle notizie inquietanti» intervenne Sheriam. «E alcuni oggetti... allarmanti.» Gli occhi vagamente a mandorla errarono sul tavolo verso l’a’dam d’argento, per ritornare con fermezza su Nynaeve ed Elayne. Da quando avevano scoperto di cosa si trattava e a cosa serviva, la maggior parte delle Aes Sedai lo aveva trattato come una vipera rossa.
«Se quest’oggetto fa quello che le bambine sostengono» osservò con fare assente Morvrin, «dobbiamo studiarlo. E se Elayne crede davvero di poter creare un ter’angreal...» La Sorella Marrone scosse il capo. La sua attenzione era presa dall’anello di pietra, tutto punteggiato e striato di rosso, blu e marrone che teneva in mano. Gli altri due ter’angreal li aveva appoggiati in grembo. «Hai detto di aver ricevuto quest’oggetto da Verin Sedai? Come mai nessuno ce ne hai mai parlato prima d’ora?» Questa domanda non era diretta a Nynaeve o Elayne, ma a Siuan, la quale aggrottò le sopracciglia, ma non aveva lo sguardo ardente che Nynaeve ricordava. Vi era una leggera diffidènza che trapelava dalla voce, come se sapesse che stava parlando con una superiore. Era un altro cambiamento a cui Nynaeve stentava a credere. «Verin non me ne ha mai parlato. Mi piacerebbe rivolgerle qualche domanda.»
«E io ho delle domande su questo» il volto olivastro di Myrelle si era scurito maggiormente mentre dispiegava un documento familiare — perché lo avevano tenuto? — che lesse ad alta voce:
«Ciò che il latore della presente compie, lo fa per mio ordine e sotto la mia autorità. Obbedite e mantenete il silenzio, per mio ordine.
Strinse, stropicciandola, la lettera sigillata. «Non è certo non qualcosa da mettere nelle mani di un’Ammessa.»
«In quel momento non sapevo di chi potessi fidarmi» spiegò Siuan con calma. Le sei Aes Sedai la fissavano. «All’epoca rientrava nella mia autorità.» Le sei Aes Sedai non batterono ciglio. La sua voce aveva preso il tono di una preghiera esasperata. «Non potete chiedermi di rendere conto di quello che ho fatto quando ero nel pieno diritto di farlo. Quando la nave affonda, chiudi la falla con quello che trovi.»
«E perché non ce lo hai comunicato?» chiese con calma Sheriam, ma con una punta di durezza nella voce. Come maestra delle novizie non aveva mai alzato la voce, anche se a volte sarebbe stato preferibile che lo avesse fatto. «Tre Ammesse, dico, Ammesse! Mandate in missione dalla Torre a caccia di tredici Aes Sedai dell’Ajah Nera. Usi i bambini per tappare i buchi della tua nave, Siuan?»
«Non siamo delle bambine» intervenne Nynaeve accorata. «Alcune di quelle tredici sono morte e abbiamo ostacolato i loro piani due volte. A Tear abbiamo...»
Carlinya la interruppe bruscamente. «Ci hai raccontato tutto di Tear, bambina. E Tanchico. E della sconfitta di Moghedien.» La bocca della donna si contorse in un ghigno ironico. Aveva già espresso il parere che Nynaeve era stata una sciocca ad avvicinarsi alla Reietta e che era stata fortunata ad aver salvato la pelle. Questo Carlinya non sapeva quanto fosse giusto, ovviamente le ragazze non avevano svelato tutto, ma lo stomaco di Nynaeve adesso era anche più teso. «Siete delle bambine fortunate se decidiamo di non sculacciarvi. Adesso stai zitta finché non verrai chiamata in causa.» Nynaeve avvampò, sperando che le altre lo scambiassero per imbarazzo, e rimase al suo posto.
Sheriam non aveva mai spostato gli occhi da Siuan. «Allora? Perché non ci hai mai detto di aver inviato tre bambine a caccia di leoni?»
Siuan sospirò profondamente, ma si mise a braccia conserte e capo chino come se dovesse scontare una penitenza. «Non ne vedeva il motivo, Aes Sedai, con così tante altre cose importanti. Non ho nascosto nulla, quando vi era anche la minima ragione per parlare. Ogni cosa che sapevo dell’Ajah Nera ve l’ho rivelata. Per molto tempo non ho saputo dove si trovassero queste tre o cosa stessero combinando. La cosa importante è che adesso sono qui e con quei ter’angreal. Dovete rendervi conto di cosa significa avere accesso allo studio di Elaida, alle sue carte, anche se solo parzialmente. Non avreste mai saputo che era al corrente di dove vi nascondete se non quando sarebbe stato troppo tardi, se non grazie a quell’oggetto.»
«Ce ne rendiamo conto» rispose Anaiya, guardando Morvrin che stava ancora studiando l’anello. «Ma forse il significato di una tale scoperta ci ha colte tutte di sorpresa.»
«Tel’aran’rhiod» sussurrò Myrelle. «Ormai non è altro che argomento di studio alla Torre, quasi una leggenda. E le Camminatrici dei Sogni aiel. Chi avrebbe potuto immaginare che una Sapiente aiel potesse incanalare e tantomeno tutto questo?»
Nynaeve sperava che fossero state in grado di mantenere quel segreto, come la vera identità di Birgitte e alcune altre cose che erano riuscite a tenere nascoste. Ma era difficile non lasciarsi sfuggire qualcosa quando si era interrogate da donne che con lo sguardo avrebbero potuto trapassare le rocce. Be’, immaginavano che dovessero essere contente di essere riuscite a non perdere quello che avevano. Una volta che tel’aran’rhiod fu menzionato, come il fatto di esservi entrare, un topo avrebbe messo in fuga un gatto prima che queste donne avessero smesso di porre domande.
Leane fece un mezzo passo in avanti, senza guardare Siuan. «La cosa importante è che con questi ter’angreal potete parlare con Egwene e, tramite lei, con Moiraine. Con loro due non solo potete tenere d’occhio Rand al’Thor, ma dovreste essere in grado di influenzarlo anche a Cairhien.»
«È lì che si è recato dopo essere stato nel deserto Aiel» aggiunse Siuan, «proprio dove avevo predetto che sarebbe andato.» Se gli occhi e le parole erano diretti alle Aes Sedai, il tono acido era chiaramente inteso per Leane, che sbuffò.
«Ci è stato molto utile. Due Aes Sedai inviate nel deserto a caccia di anatre.»
Sì, era chiaro che c’era della tensione fra le due.
«Basta, bambine» disse Anaiya, come se fossero davvero delle bimbe e lei la madre abituata a sedare i bisticci. Guardò le altre Aes Sedai con fare significativo. «Sarebbe davvero una gran cosa poter parlare con Egwene.»
«Se questi oggetti funzionano come sostenete» intervenne Morvrin, soppesando l’anello sul palmo della mano e toccando i ter’angreal che aveva in grembo. Quella donna non avrebbe creduto che il cielo era azzurro senza una prova.
Sheriam annuì. «Sì, quello dovrebbe essere il vostro primo dovere, Elayne, Nynaeve. Avrete la possibilità di insegnare a delle Aes Sedai, mostrandoci come usarli.»
Nynaeve fece la riverenza snudando i denti, se volevano potevano interpretarlo come un sorriso. Insegnare loro? Sì, e non avvicinarsi mai all’anello o agli altri oggetti dopo averlo fatto. La riverenza di Elayne fu anche più rigida, il volto era una maschera gelida. Gli occhi della ragazza si rivolsero verso l’a’dam quasi bramosi.
«Le lettere di credito saranno utili» disse Carlinya. Con tutta quella fredda logica tipica delle Bianche, la voce era ancora irritata. «Gareth Bryne vuole più oro di quanto possediamo, ma con queste, potremmo quasi essere in grado di accontentarlo.»
«Sì» disse Sheriam. «E dobbiamo prendere molto denaro. Ci sono sempre più bocche da sfamare e persone da vestire di giorno in giorno, qui come ovunque.»
Elayne le rivolse un grazioso cenno del capo, come per dire che la sua opinione contava qualcosa nella decisione di prendere il denaro, ma Nynaeve rimase in attesa. L’oro, le lettere di credito e i ter’angreal erano solo una parte del tutto.
«Per il resto» proseguì Sheriam, «siamo d’accordo che avete lasciato la Torre su ordine dell’Amyrlin, per quanto fosse oneroso e non potete essere ritenute responsabili. Adesso che siete di nuovo al sicuro con noi, riprenderete i vostri studi.»
Nynaeve mandò lentamente un respiro. Era quello che si aspettava fin dall’inizio dell’interrogatorio. Non che le piacesse, ma per una volta nessuno l’avrebbe accusata di avere un brutto carattere. Non quando probabilmente non le sarebbe servito a nulla di buono.
Elayne però esplose con un secco: «Ma...!» prima che Sheriam la interrompesse duramente.
«Riprenderai i tuoi studi. Siete entrambe molto forti, ma ancora non siete Aes Sedai.» Gli occhi verdi rimasero fissi sulle due fino a quando Sheriam non fu sicura che avessero capito, quindi parlò nuovamente, con voce più pacata, anche se ferma. «Siete tornate da noi e anche se Salidar non è la Torre Bianca, dovrete considerarla come tale. Da quanto ci avete detto durante l’ultima ora, c’è ancora molto che dovete rivelare.» Nynaeve rimase senza fiato, ma gli occhi di Sheriam ritornarono su l’a’dam. «Un peccato che non abbiate portato la donna seanchan con voi. Avreste dovuto farlo.» Per qualche motivo Elayne divenne rossa e sembrò allo stesso tempo arrabbiata. Nynaeve invece si sentiva sollevata. «Le Ammesse non possono essere ritenute responsabili per non aver pensato come fossero Aes Sedai» proseguì Sheriam. «Siuan e Leane avranno molte domande per voi. Coopererete con loro, e risponderete come meglio potete. Suppongo di non dovervi rammentare di non approfittare della loro attuale condizione. Alcune Ammesse, anche alcune novizie, hanno creduto di poter dare colpe per gli eventi accaduti e hanno anche eseguito delle punizioni.» Il tono da sommesso divenne inflessibile. «Quelle giovani donne adesso sono molto dispiaciute per la loro condizione. Devo aggiungere altro?»
Nynaeve non fu più veloce di Elayne a rispondere che non c’era bisogno, il che significava che avevano quasi balbettato nella fretta di andare via. Nynaeve non aveva pensato di dare la colpa a nessuno. Per lei le Aes Sedai erano tutte colpevoli, ma non voleva che Sheriam si adirasse con lei. A quel pensiero si rammaricò. Di certo i giorni della libertà erano finiti.
«Bene. Adesso potete prendere i gioielli che la Panarca vi ha donato e la freccia — quando avrete tempo dovrete raccontarmi perché vi ha fatto un simile regalo — e andare via. Una delle altre Ammesse vi troverà un posto per dormire. Abiti consoni potrebbero essere difficili da trovare, ma verranno trovati. Mi aspetto che mettiate le vostre... avventure, alle spalle e ritorniate serenamente al posto che vi compete.» Chiara, anche se non esplicita, fra quelle parole era nascosta la minaccia che se non l’avessero fatto, sarebbero state lisciate finché non avrebbero obbedito. Sheriam rivolse loro un soddisfatto cenno del capo quando vide che avevano capito.
Beonin non aveva detto una parola da quando lo schermo di saidar era stato abbassato, ma mentre Nynaeve ed Elayne facevano la riverenza, la Sorella Grigia si alzò e si diresse a grandi passi verso il tavolo dove erano sistemate le loro cose. «E riguardo a questo?» chiese con un forte accento del Tarabon, rimuovendo il panno bianco che copriva il sigillo della prigione del Tenebroso. Al solito, i suoi grandi occhi azzurri sembravano più arrabbiati che stupiti. «Non volete fare altre domande riguardo a ‘questo’? Intendete ignorarlo?» Il disco bianco e nero era vicino al sacchetto di pelle, in una dozzina o più pezzi; messi assieme alla meglio.
«Era sano quando lo abbiamo messo nel sacchetto.» Nynaeve fece una pausa per asciugarsi le labbra. Anche se prima aveva evitato di guardare il panno di copertura, adesso non riusciva a distogliere lo sguardo dal sigillo. Elayne aveva riso alla vista dell’abito rosso attorno al disco, e aveva detto... No, non lo avrebbe evitato, nemmeno mentalmente! «Perché avremmo dovuto pensare di prendere delle attenzioni particolari? Si trattava di cuendillar!»
«Non lo abbiamo guardato,» disse Elayne tutto d’un fiato «o toccato se non eravamo costrette a farlo. Emanava una sensazione sporca, cattiva.» Adesso non lo faceva più. Carlinya aveva messo in mano un pezzo a ognuna di loro, chiedendo di sapere di quale sensazione malefica stessero parlando.
Avevano detto le stesse cose in precedenza, più di una volta, e adesso nessuno prestava loro attenzione. Sheriam si alzò e si mise in piedi vicino alla Grigia con i capelli biondo miele. «Non stiamo ignorando nulla, Beonin. Fare altre domande a queste ragazze non servirebbe a nulla. Ci hanno detto tutto quello che sanno.»
«È sempre meglio fare più domande» intervenne Morvrin, ma aveva smesso di giocare con il ter’angreal per fissare il sigillo rotto con la stessa attenzione di tutte le altre. Senza dubbio si tratta di cuendillar, lei e Beonin lo avevano testato e accertato, eppure ne aveva spezzato un frammento con le mani.
«Quanti dei sette reggono ancora?» chiese sommessamente Myrelle, come se parlasse da sola. «Quanto ancora prima che il Tenebroso si liberi e sopraggiunga l’Ultima Battaglia?» Ogni Aes Sedai aveva fatto quasi di tutto, secondo i propri talenti e inclinazioni, eppure ogni Ajah aveva la sua ragione di essere. Le Verdi, che si facevano chiamare l’Ajah da Battaglia, erano pronte per affrontare i Signori del Terrore durante l’Ultima Battaglia. C’era quasi una traccia di impazienza nella voce di Myrelle.
«Tre» rispose Anaiya a disagio. «Tre reggono ancora. Se siamo a conoscenza di tutto. Speriamo che sia vero. Speriamo che tre siano abbastanza.»
«Speriamo che siano più forti di questo» mormorò Morvrin. «Il cuendillar non può essere spezzato a questo modo. Non è possibile.»
«Ne parleremo nella giusta sede» intervenne Sheriam. «Dopo problemi più immediati sui quali possiamo intervenire.» Prendendo il panno dalle mani di Beonin coprì il sigillo spezzato. «Siuan, Leane, abbiamo raggiunto una decisione in merito...» Si fermò mentre si voltava per guardare Elayne e Nynaeve. «Non vi è stato detto di andare via?» Anche se esteriormente era calma, il tumulto interiore si era mostrato nell’essersi dimenticato della loro presenza.
Nynaeve fu ben pronta a rivolgere un’altra riverenza e a dire un rapido, «Con il vostro permesso, Aes Sedai» avviandosi quindi velocemente verso la porta. Senza muovere un muscolo le Aes Sedai, assieme a Siuan e Leane, osservarono lei ed Elayne andare via. Nynaeve sentiva gli occhi delle donne come una spina. Elayne camminava altrettanto rapidamente, ma rivolse un’ultima occhiata all’a’dam.
Nynaeve chiuse la porta e ci si appoggiò contro, stringendo lo scrigno dorato al petto. Respirò per la prima volta a suo agio, o almeno così le sembrava, da quando era entrata nella vecchia locanda di pietra. Non voleva pensare al sigillo rotto. Un altro sigillo rotto. Non voleva. Queste donne potevano tosare le pecore con lo sguardo. Era quasi impaziente di vedere il loro primo incontro con le Sapienti, era probabile che vi sarebbe stata coinvolta. La prima volta che si era recata alla Torre era stato molto difficile imparare a fare quello che le veniva ordinato dalle altre, a piegare il capo. Dopo mesi durante i quali era stata lei a impartire gli ordini, di solito dopo che si era consultata con Elayne, non sapeva come avrebbe imparato a cardare la lana e rastrellare la ghiaia tutto da capo.
La sala comune, con il soffitto male intonacato e i camini freddi semicrollati, era lo stesso alveare che era stato al suo ingresso. Avevano rivolto loro qualche sguardo distratto, che lei non aveva restituito. Una piccola folla attendeva lei ed Elayne.
Thom e Juilin, su una rozza panca contro la parete di intonaco sfaldato, erano testa a testa con Uno, seduto in terra davanti a loro, con l’elsa della lunga spada che gli spuntava dietro la schiena. Areina e Nicola, che fissavano stupite tutto cercando di non mostrarlo, occupavano un’altra panca assieme a Marigan; questa stava osservando il tentativo di Birgitte di divertire Jaril e Seve cercando goffamente di far roteare tre delle palle di legno colorate. Inginocchiata di fianco ai ragazzi, Min li stava accarezzando, sussurrando loro nelle orecchie, ma i due rimanevano abbracciati, mentre in silenzio fissavano tutto con i loro grandi occhi.
In quella stanza erano solo in due a non andare di corsa: una coppia di Custodi di Myrelle, intenti a conversare appoggiati contro la parete a pochi passi oltre le panche, proprio sul lato del corridoio della cucina. Croi Makin, un giovane biondo, una scheggia di pietra di Andor con un bel profilo, e Avar Hachami, dal naso aquilino e il mento dominato da folti baffi grigi come dei corni ricurvi. Nessuno avrebbe definito Hachami attraente anche prima che il suo sguardo dagli occhi scuri facesse deglutire gli chi lo guardasse. Non stavano guardando Uno, o Thom o altri della compagnia. Era un caso che solo loro non avessero nulla da fare e avevano scelto quel punto per farlo. Chiaramente.
Birgitte fece cadere una delle palle quando vide Nynaeve ed Elayne. «Che cosa avete detto loro?» chiese con calma, guardando appena la freccia d’argento fra le mani di Elayne. Aveva la faretra appesa alla cintura, ma l’arco era appoggiato contro il muro.
Avvicinandosi Nynaeve fece attenzione a non guardare Makin e Hachami. Abbassò comunque la voce e rispose concisa. «Abbiamo detto tutto quello che ci hanno chiesto.»
Elayne toccò il braccio di Birgitte. «Sanno che sei una cara amica che ci ha aiutate. Sei la benvenuta a rimanere, proprio come Areina, Nicola e Marigan.»
Solo quando Birgitte si tranquillizzò Nynaeve si rese conto di quanto si fossero scambiate. La donna con gli occhi azzurri raccolse la palla e le lanciò tutte e tre di nuovo a Thom, che le afferrò con una mano e le fece scomparire con movimento fulmineo. La donna accennò un sorriso di sollievo.
«Non posso dirvi quanto sia contenta di vedervi» disse Min per almeno la quarta o quinta volta. I capelli erano più lunghi, anche se ancora formavano un cappuccio scuro attorno alla testa, e sembrava diversa anche se Nynaeve non avrebbe saputo dire perché. Sorprendentemente sul risvolto della giubba c’erano dei fiori appena ricamati. Fino ad allora aveva sempre indossato abiti semplici. «Un volto amichevole qui è una cosa rara.» Gli occhi della donna saettarono verso i due Custodi. «Dobbiamo incontrarci da qualche parte e fare una lunga chiacchierata. Non vedo l’ora di sentire cosa avete fatto da quando avete lasciato Tar Valon.» O raccontare loro cosa aveva fatto lei, se Nynaeve non aveva capito male.
«Mi piacerebbe molto parlare con te» intervenne Elayne, piuttosto seria. Min la guardò, quindi sospirò e annuì, non impaziente come poco prima.
Thom, Juilin e Uno arrivarono alle spalle di Birgitte e Min, con l’espressione che gli uomini assumevano quando dovevano dire cose che pensavano a una donna non sarebbe piaciuto ascoltare. Ma prima che aprissero bocca, una donna dai capelli ricci con un abito da Ammessa si fece spazio fra Juilin e Uno, lanciando loro sguardi furiosi, e si piazzò davanti a Nynaeve.
L’abito di Faolain con le sette bande di colore in fondo all’orlo che rappresentavano le Ajah non era bianco come avrebbe dovuto, e il viso scuro della donna era atteggiato a un fiero cipiglio. «Sono sorpresa di vederti qui, selvatica. Credevo che fossi scappata per tornare al tuo villaggio, e la nostra bella erede al trono dalla mamma.»
«Cagli ancora il latte come passatempo, Faolain?» chiese Elayne.
Nynaeve cercò di mantenere un’espressione gentile. Due volte nella Torre avevano inviato Faolain a farle la lezione. Per metterla al posto suo, era la sua opinione. Anche quando insegnante e studentessa erano entrambe Ammesse, l’insegnante aveva la posizione dell’Aes Sedai per tutta la durata della lezione e Faolain ne approfittava. La donna dai capelli ricci aveva trascorso otto anni come novizia e cinque da Ammessa, non sopportava che Nynaeve non avesse mai dovuto affrontare il noviziato, o che Elayne avesse indossato l’abito bianco dopo meno di un anno. Due lezioni di Faolain, e due viaggi allo studio di Sheriam per Nynaeve, per ostinazione, carattere irascibile e una lista interminabile. Nynaeve parlò con voce allegra. «Ho sentito dire che qualcuno ha trattato male Siuan e Leane. Credo che Sheriam intenda trovare un esempio per porre fine a questi maltrattamenti una volta per tutte.» Mantenne lo sguardo fisso sulla donna e Faolain gli occhi, allarmata.
«Non ho fatto nulla da quando Sheriam...» Faolain chiuse la bocca di scatto e avvampò. Min si nascose la bocca dietro la mano e Faolain girò il capo di scatto, studiando le altre donne, da Birgitte a Marigan. Fece un cenno brusco ad Areina e Nicola. «Voi due andrete bene, immagino. Venite con me. Adesso. Senza perdere tempo.» Le donne si alzarono lentamente, Areina fissandola sospettosa, e Nicola che toccava nervosamente la vita dell’abito.
Anticipando Nynaeve, Elayne si frappose fra loro e Faolain, con il mento alto e gli occhi azzurri imperiosi e glaciali. «Cosa vuoi da loro?»
«Obbedisco agli ordini di Sheriam Sedai» rispose Faolain. «Io credo che siano troppo vecchie per il primo esame, ma obbedisco agli ordini. Una Sorella accompagna i gruppi di reclutamento di lord Bryne ed esamina le donne, anche quelle vecchie come Nynaeve.» Quel sorriso improvviso avrebbe potuto essere di una vipera. «Devo informare Sheriam Sedai che disapprovi, Elayne? Dovrei dirle che non vuoi lasciare che le tue dipendenti siano esaminate?» Il mento di Elayne era sceso durante quella conversazione, ma ovviamente non poteva tirarsi indietro. Aveva bisogno di un diversivo.
Nynaeve toccò la spalla di Faolain. «Ne hanno trovate molte?»
Pur non volendo la donna si voltò, e quando tornò a guardare Elayne stava calmando Areina e Nicola, spiegando che non sarebbe stato fatto loro del male o che non le avrebbero costrette a fare nulla. Nynaeve non si sarebbe spinta tanto lontano. Quando le Aes Sedai trovavano qualcuna con la scintilla innata come Elayne o Egwene, qualcuna che prima o poi avrebbe incanalato, che volesse o meno, erano decise a inserirle nel corso di addestramento, che volessero o meno. Insistevano di più con quelle che potevano essere addestrate ma non avrebbero mai toccato saidar senza addestramento, come con le selvatiche, quelle che erano sopravvissute, una su quattro, mentre imparavano da sole, di solito senza sapere cosa avevano fatto o spesso venivano bloccate, come era successo a Nynaeve. In teoria potevano scegliere se restare o andare via. Nynaeve aveva scelto di accedere alla Torre, ma sospettava che se non lo avesse fatto, l’avrebbero comunque costretta ad andare, forse anche legata mani e piedi. Le Aes Sedai davano alle donne che avevano anche la minima possibilità di unirsi a loro la stessa scelta che aveva un agnello da sacrificare in un giorno di festa.
«Tre» disse Faolain dopo un po’. «Tutto quello sforzo e ne hanno trovate tre. Con una selvatica.» Davvero non le piacevano le selvatiche. «Non so perché sono così impazienti di trovare nuove novizie. Quelle che abbiamo non possono essere promosse ad Ammesse fino a quando non riprendiamo la Torre. È tutta colpa di Siuan Sanche e Leane.» La guancia della donna fu percorsa da un tremito, come se si fosse resa conto che quell’osservazione si opponeva alla volontà della precedente Amyrlin e Custode, quindi afferrò Areina e Nicola per un braccio. «Venite, obbedisco agli ordini e verrete esaminate, spreco di tempo o no.»
«Che donna sgradevole» mormorò Min, guardano Faolain mentre conduceva le altre attraverso la sala comune. «Verrebbe da pensare, se vi fosse giustizia, che l’aspetti un futuro poco piacevole.»
Nynaeve voleva chiedere cosa avesse visto Min nella visione dell’Ammessa dai capelli ricci, aveva centinaia di domande da porle, ma Thom e gli altri due uomini si erano piazzati decisi davanti a Elayne e lei, Juilin e Uno ai lati, per cui in tre potevano guardare in ogni direzione. Birgitte stava portando Jaril e Seve dalla mamma, tenendola al di fuori di questa situazione. Min sapeva cosa stavano cercando di fare gli uomini, sembrava sul punto di dire qualcosa, ma alla fine si strinse nelle spalle e si unì a Birgitte.
A sentire Thom, sembrava che stesse per commentare il tempo o per chiedere cosa avrebbero avuto per cena. Nulla di importante. «Questo luogo è pieno di donne sciocche, pericolose e sognataci. Credono di poter deporre Elaida. Questo è il motivo per cui Gareth Bryne si trova qui. Per assemblare un esercito per loro.»
Il sorriso di Juilin gli divideva il viso scuro in due. «Non delle sciocche. Pazze e pazzi. Non mi importa se Elaida era presente il giorno che Logain è nato. Sono pazze se credono di poter deporre l’Amyrlin piazzata nella Torre Bianca da qui. Forse in un mese potremmo raggiungere Cairhien.»
«Ragan e alcuni altri hanno dei cavalli che hanno preso in prestito e sono già in debito per questo.» Anche Uno sorrideva, sembrava incredibilmente incongruente con quella toppa con l’occhio rosso e torvo. «Le guardie devono tenere d’occhio i nuovi venuti, non quelli che vanno via. Possiamo seminarli nella foresta. Presto sarà buio. Non ci troveranno mai.» Il fatto che le donne avessero di nuovo indossato gli anelli con il Gran Serpente quando erano vicini al fiume aveva avuto un effetto notevole sul suo linguaggio. Anche se quando credeva che non sentissero si prendeva la sua rivincita.
Nynaeve guardò Elayne, che scosse leggermente il capo. Elayne avrebbe accettato di tutto pur di diventare Aes Sedai. E lei? Avevano poche possibilità di influenzare queste Aes Sedai a supportare Rand se queste avevano invece deciso di provare a controllarlo. No, nessuna possibilità, bisognava essere realisti. Eppure... c’era la guarigione. Non avrebbe imparato nulla a Cairhien, ma qui... a nemmeno dieci passi da lei c’era Therva Maresis, una ragazza snella gialla dal naso lungo, che stava metodicamente segnando dei punti su un pacco con la sua penna. Un custode calvo con la barba nera stava in piedi e parlava con Nisao Dachen vicino alla porta, molto più alto della donna, anche se di media statura; mentre Dagdara Finchey, grande come ogni altro uomo presente nella stanza e più alta della maggior parte delle donne, si rivolgeva a un gruppo di novizie davanti a uno dei camini spenti, affibbiando loro qualche commissione. Nisao e Dagdara avevano i capelli grigi, il che indicava che avessero una veneranda età e, appartenendo alle Aes Sedai, appartenevano all’Ajah Gialla. Si raccontava che Dagdara ne sapesse più di chiunque altro sulla guarigione. Non che Nynaeve non avrebbe fatto nulla di utile se fosse andata da Rand. Lo avrebbe guardato impazzire. Se riusciva a progredire con l’apprendimento della guarigione, forse avrebbe trovato un sistema per bloccare la pazzia. A suo parere c’era troppo che le Aes Sedai erano pronte a definire senza speranza e di fronte a cui si arrendevano.
Tutto questo le passò per la mente mentre Elayne si voltò di nuovo verso gli uomini. «Resteremo qui. Uno, se tu e gli altri volete andare da Rand, siete liberi di farlo, per quanto mi riguarda. Temo di non avere più denaro per aiutarvi.»
L’oro che le Aes Sedai avevano preso lo avrebbero impiegato, come avevano spiegato, ma non poteva fare a meno di trasalire osservando le poche monete d’argento che le erano rimaste in tasca. Questi uomini l’avevano seguita — anche Elayne naturalmente — per i motivi sbagliati, ma questo non diminuiva le responsabilità che provava nei loro confronti. La loro lealtà era verso Rand, non avevano alcun motivo di imbarcarsi in una lotta contro la Torre Bianca. Lanciando un’occhiata al cofanetto dorato aggiunse con riluttanza, «Ma ho qualcosa che potrete vendere durante il viaggio.»
«Anche tu devi andare, Thom» aggiunse Elayne. «E tu, Juilin. Non ha senso che rimaniate. Adesso non abbiamo bisogno di voi, ma Rand sì.» Cercò di mettere il cofanetto di gioielli fra le mani di Thom, ma questi si rifiutò di prenderlo.
I tre uomini si scambiarono delle occhiate in quella maniera irritante che li caratterizzava, Uno addirittura roteò l’occhio. A Nynaeve era sembrato di sentire Juilin borbottare qualcosa sulla testardaggine delle donne.
«Forse fra qualche giorno» rispose Thom.
«Qualche giorno» concordò Juilin.
Uno annuì. «Mi piacerebbe riposare un po’ se devo scappare dai Custodi fino a metà strada da Cairhien.»
Nynaeve rivolse loro un’occhiata inespressiva e deliberatamente tirò la treccia. Elayne aveva il mento alto come non le aveva mai visto, gli occhi azzurri talmente arroganti da spaccare il ghiaccio. Thom e gli altri certamente erano in grado di riconoscere i segni ormai. Le loro idee insensate non sarebbero state tollerate. «Se credete che state ancora eseguendo gli ordini di Rand al’Thor di proteggerci...» iniziò a rispondere Elayne in tono gelido mentre Nynaeve stava dicendo accorata, «Avete promesso di fare quello che vi veniva detto e intendo vedervi...»
«Niente di tutto questo» le interruppe Thom, scostando una ciocca di capelli di Elayne con le dita nodose. «Nulla di simile. Non credete che un vecchio zoppo abbia bisogno di risposo?»
«Di’ loro la verità» intervenne Juilin. «Io rimango solo perché Thom mi deve dei soldi. Dadi.»
«Vi aspettate che rubiamo venti cavalli dai Custodi come se cadessimo dal letto?» gridò Uno. Sembrava essersi dimenticato di aver proposto esattamente quello.
Elayne li fissò senza parole, Nynaeve aveva difficoltà a trovarle. Quanto erano cadute in basso. Nessuno dei presenti si mosse. La donna aveva dei dubbi, ma era determinata a mandarli via, e non perché non li volesse intorno a vederla fare le riverenze e strisciare. Non per quello. Eppure con quasi nulla a Salidar di quanto si era aspettata, doveva ammettere, anche se con riluttanza, che sarebbe stato... d’aiuto... sapere che lei ed Elayne avevano altre persone, oltre Birgitte. su cui contare. Non che avrebbe accettato l’offerta di fuga, se doveva essere chiamata così, non in queste circostanze. La loro presenza sarebbe stata... confortante. Ovviamente non glielo avrebbe fatto sapere. Non avrebbe dovuto, visto che sarebbero andati via, qualunque cosa volessero fare. Rand poteva trovargli qualche occupazione, molto probabilmente, invece lì sarebbero solo stati d’intralcio. Tranne che...
La porta semplice si aprì e Siuan uscì a grandi passi, seguita da Leane. Si fissarono freddamente prima che Leane tirasse su con il naso e andasse via, incredibilmente sinuosa, mentre svaniva dietro Croi e Avar nel corridoio che portava alle cucine. Nynaeve aggrottò leggermente le sopracciglia. In tutta quella freddezza vi era stato un istante, un guizzo brevissimo che aveva quasi perso anche se proprio davanti al naso...
Siuan si diresse verso di lei, quindi improvvisamente si fermò e impallidì. Qualcun altro si era unito al piccolo gruppo.
Gareth Bryne, con il pettorale ammaccato sistemato sopra la giubba colorata di giallo e i guanti con il dorso di metallo infilati dietro il cinturone della spada; aveva un atteggiamento prepotente. Capelli prevalentemente grigi e il viso severo gli davano l’aria di un uomo che aveva visto di tutto, sopportato qualsiasi cosa, un uomo che poteva sopportare qualsiasi cosa.
Elayne sorrise, annuendo graziosamente. Una discreta differenza dagli sguardi stupiti che aveva avuto appena entrata a Salidar, quando lo aveva riconosciuto per la prima volta vedendolo in lontananza nella strada. «Non posso dire di essere contenta di vederti, lord Gareth. Ho saputo che ci sono stati dei problemi fra te e mia madre , ma sono sicura che potranno essere risolti. Sai che mamma a volte è impulsiva. Ci ripenserà e ti chiederà di riprendere il tuo posto a Caemlyn, ne puoi essere certo.»
«Quel che è fatto è fatto, Elayne.» Ignorando lo stupore della ragazza, Nynaeve non credeva che chiunque conoscesse il rango di Elayne fosse mai stato così perentorio con lei, e si rivolse a Uno. «Hai pensato a quanto ti ho detto? Quella shienarese è la migliore cavalleria del mondo e ho dei ragazzi pronti per essere addestrati.»
Uno aggrottò le sopracciglia, l’unico occhio andava da Elayne a Nynaeve mentre annuiva lentamente. «Non ho niente di meglio da fare, lo chiederò ai ragazzi.»
Bryne gli diede una pacca su una spalla. «Molto bene. E tu, Thom Merrilin?» Thom si era parzialmente voltato all’arrivo dell’altro uomo, toccandosi i baffi e con gli occhi bassi, come se volesse nascondere il viso. Adesso sosteneva lo sguardo di Bryne. «Una volta conoscevo un tipo che si chiamava come te» disse Bryne. «Un giocatore esperto di un certo gioco.»
«Una volta conoscevo un tizio che ti somigliava molto» rispose Thom. «Provò molte volte ad arrestarmi. Credo che mi avrebbe decapitato se fosse riuscito a mettermi le mani addosso.»
«Molto tempo fa, vero? Gli uomini a volte fanno strane cose per le donne.» Bryne guardò Siuan e scosse il capo. «Vuoi giocare a dama con me, mastro Merrilin? A volte mi ritrovo a desiderare la compagnia di un uomo che conosce bene il gioco, con le regole che adottano i nobili.»
Le sopracciglia cespugliose di Thom scesero quasi quanto quelle di Uno, ma non rimosse mai lo sguardo da Bryne. «Potrei fare una partita o due» rispose alla fine, «una volta che conosco la posta in gioco. Purché tu capisca che non intendo trascorrere il resto della vita giocando a dama con te. Non mi piace rimanere troppo a lungo in un posto. È come se mi prudessero i piedi.»
«Se il prurito non incomincia nel mezzo di una partita cruciale» rispose asciutto Bryne, «voi due potete venire con me. Non aspettatevi di dormire molto. Da queste parti tutto aveva bisogno di essere fatto ieri, tranne quello che avrebbe dovuto essere fatto la settimana precedente.» Si soffermò di nuovo a guardare Siuan. «La mia camicia è tornata solo parzialmente pulita oggi.» Detto questo accompagnò Thom e Uno fuori da quella stanza. Siuan lo guardò torva mentre usciva, quindi spostò lo sguardo furioso su Min che fece una smorfia sgattaiolando via nella stessa direzione di Leane.
Nynaeve non aveva capito quest’ultimo scambio. E il coraggio di questi uomini, credere di poter parlare liberamente davanti a lei, sotto al suo naso, senza che capisse una parola. Ne aveva abbastanza.
«È un bene che non abbia bisogno di un cacciatore di ladri» disse Juilin, guardando Siuan di traverso, palesemente in imbarazzo. Non aveva superato il colpo di aver scoperto il nome della donna. Nynaeve non era certa se avesse capito che era stata quietata e non era più l’Amyrlin Seat. Lui certamente era a disagio davanti a quella donna.
«Adesso posso sedere e parlare.»
«Ho visto molti tizi qui che farebbero facilmente a botte per un boccale di birra.»
«Mi ha praticamente ignorata» disse Elayne incredula. «Non mi importa quali siano i problemi fra lui e mia madre, ma non ha il diritto... Be’, mi occuperò di lord Bryne più tardi. Devo parlare con Min, Nynaeve.»
Nynaeve la seguì mentre Elayne si dirigeva velocemente verso il corridoio delle cucine; Min le doveva delle risposte dirette, ma Siuan l’afferrò per il braccio con una morsa d’acciaio.
Quella Siuan Sanche che aveva mitemente abbassato il capo davanti alle Aes Sedai era scomparsa. Nessuna qui indossava lo scialle. Non alzò mai la voce, non ne aveva bisogno. Fissò Juilin in modo tale che questi si sentì quasi schizzare fuori dalla pelle. «Fai attenzione a quali domande poni, cacciatore di ladri, o ti troverai sgozzato e pronto per il mercato.»
Quegli occhi azzurri e freddi si spostarono su Birgitte e Marigan, che fece una smorfia come se avesse assaggiato qualcosa di sgradevole e anche Birgitte batté le palpebre. «Andate a cercare un’Ammessa che si chiama Theodrin e chiedetele un posto per dormire stanotte. Questi bambini dovrebbero essere già a letto. Be’? Muovetevi!» Prima che avessero fatto un passo, e Birgitte si muoveva rapida come Marigan, forse anche più veloce, si rivolse a Nynaeve. «Tu. Ho delle domande per te. Ti è stato detto di cooperare e ti suggerisco di farlo se sai ci tieni alla pelle.»
Era come essere travolta da un vento impetuoso. Prima che Nynaeve se ne rendesse conto, Siuan la stava trascinando su per delle scale vacillanti con una ringhiera di legno rozzo, spingendola poi su un pavimento irregolare per un corridoio fino a giungere in una piccola stanza con due letti a castello incassati nella parete. Siuan prese l’unico sgabello, facendole cenno di sedersi sul letto. Nynaeve decise di restare in piedi, solo per dimostrare che non sopportava di essere costretta a fare ciò che non voleva. Non c’era molto altro in quella stanza. Un lavabo con un mattone come sostegno, un bacile sbeccato e una brocca. Alcuni abiti appesi ai ganci e un pagliericcio avvolto e sistemato in un angolo. La sua caduta era stata enorme nello spazio di un giorno, ma quella di Siuan era stata peggiore di quanto potesse immaginare. Non credeva che avrebbe avuto molti problemi con lei. Anche se l’altra aveva ancora gli stessi occhi.
Siuan tirò su con il naso. «Fai come credi, ragazza. L’anello. Non bisogna incanalare per usarlo?»
«No. Mi hai sentita dire a Sheriam...»
«Chiunque può usarlo? Anche una donna che non può incanalare? Un uomo?»
«Forse anche un uomo.» I ter’angreal di solito non hanno bisogno del potere usato da uomini o donne. «Qualsiasi donna, sì.»
«Allora mi insegnerai a usarlo.»
Nynaeve sollevò un sopracciglio. Poteva essere un mezzo per avere quello che voleva. In caso contrariò, forse ne aveva un altro. «Lo sanno? Tutta la conversazione consisteva nel mostrare loro come usarlo. Non hanno mai parlato di te.»
«Non lo sanno.» Siuan non sembrava affatto scossa. Addirittura sorrideva, e non piacevolmente. «E non lo verranno a sapere. Altrimenti scopriranno che tu ed Elayne vi siete spacciate per Aes Sedai da quando avete lasciato Tar Valon. Forse Moiraine sta lasciando che Egwene prosegua la farsa. Adesso non riconosco un nodo di barra da un nodo scorsoio... ma Sheriam, Carlinya...? Ti faranno strillare come un uccello che depone le uova prima che abbiano finito con te. Molto prima.»
«Questo è ridicolo.» Nynaeve si rese conto che si era seduta sul bordo del letto, ma non si ricordava di averlo fatto. Thom e Juilin avrebbero mantenuto il silenzio. Nessun altro lo sapeva.
Doveva parlare con Elayne. «Non abbiamo fatto nulla di simile.» «Non mentirmi, ragazza. Se avevo bisogno di una conferma, i tuoi occhi hanno confessato. Hai lo stomaco sottosopra, vero?» Era vero. «Certo che no. Se ti insegno qualcosa lo faccio solo perché voglio.» Non avrebbe permesso a questa donna di fare la prepotente con lei. L’ultimo briciolo di pietà fece l’occhiolino. «Se lo faccio, voglio qualcosa in cambio. Voglio studiare te e Leane. Voglio sapere se la quietatura può essere guarita.» «Non è possibile guarirla» rispose atona Siuan. «Adesso...» «Qualsiasi cosa che non sia la morte dovrebbe essere curabile.»
«Dovrebbe, ma non lo è, ragazza. A me e Leane è stato promesso che saremmo state lasciate in pace. Parla con Faolain ed Emara se vuoi sapere cosa accade a chiunque ci molesta. Non sono state le prime o le peggiori, ma hanno gridato più a lungo.»
Doveva usare l’altro mezzo. Il panico imminente glielo aveva fatto quasi dimenticare. Se ancora esisteva. Un’occhiata. «Cosa direbbe Sheriam se venisse a sapere che tu e Leane non eravate affatto pronte a scannarvi?» Siuan si limitò a guardarla. «Credono che tu adesso sia remissiva, vero? più attacchi tutti quelli che possono risponderti, più reputano una prova quando scatti per obbedire ogni volta che un’Aes Sedai tossisce. È bastato un piccolo spavento a far dimenticare loro che voi due avete lavorato insieme per anni. O forse le hai convinte che essere stata quietata ti ha completamente cambiata, non solo il viso? Quando scopriranno che stavi complottando alle loro spalle, manipolandole, griderai più forte di qualsiasi uccello. Qualunque sia.» Nemmeno un battito di ciglia. Siuan non avrebbe perso la pazienza e ammesso con lei il misfatto. Eppure c’era stato qualcosa in quel breve scambio di occhiate. Nynaeve ne era sicura. «Voglio studiare te e Leane, ogni volta che desidero farlo. E Logain.» Forse anche da lui poteva imparare qualcosa. Gli uomini erano diversi, sarebbe stato come studiare un problema da un angolo differente. In ogni caso non lo avrebbe guarito anche se avesse scoperto come farlo. Che Rand incanalasse era necessario. Non avrebbe liberato nel mondo un altro uomo che poteva usare il Potere. «Se non vuoi farlo, puoi dimenticarti l’anello e tel’aran’rhiod.» Cosa stava cercando Siuan? Forse solo rivedere qualcosa che le ricordava di essere stata Aes Sedai. Nynaeve oppose resistenza a quel momento di pietà che si era riaffacciato. «E se provi a dire che abbiamo finto di essere Aes Sedai, non avrò altra scelta che rivelare di te e Leane. Elayne e io resteremo sulle spine fino alla scoperta della verità, ma quando si scoprirà come sono andate le cose, vi faranno piangere quanto Faolain ed Emara insieme.»
Ci fu un lungo silenzio. Come faceva l’altra donna ad apparire così fredda? Nynaeve aveva sempre pensato che riguardasse l’essere Aes Sedai. Aveva le labbra secche, la sola parte del corpo in cui provava quella sensazione. Se aveva torto, se Siuan voleva metterla alla prova, sapeva chi avrebbe pianto.
Alla fine la donna mormorò. «Spero che Moiraine sia riuscita a mantenere la schiena di Egwene più flessibile della tua.» Nynaeve non capiva, ma non aveva tempo di riflettere. L’istante successivo l’altra donna si protese in avanti, con la mano tesa. «Tu mantieni il mio segreto e io manterrò il tuo. Insegnami a usare l’anello e puoi studiare la quietatura e la domatura per tutto il tempo che vuoi.»
Nynaeve riuscì appena a trattenere il sospiro di sollievo mentre stringeva la mano della donna. C’era riuscita. Per la prima volta da quella che le sembrava un’eternità, qualcuno aveva provato a fare la prepotente e aveva fallito. Era quasi di nuovo pronta per affrontare Moghedien. Quasi.
Elayne raggiunse Min fuori la porta posteriore della locanda e si mise a sedere di peso di fianco a lei. Min aveva qualcosa che sembravano tre o quattro camicie infilate sotto al braccio. Il sole sfiorava la cima degli alberi e nella luce che svaniva il cortile delle stalle aveva l’aspetto di terra che da tempo non veniva arata, con un grande ceppo nel mezzo che poteva essere quello di una quercia. Il soffitto di paglia e le stalle non avevano porte, il che consentiva agli uomini che si muovevano di gettare delle occhiate. Sorprendentemente, Leane stava parlando a un grosso uomo al limite dell’ombra della stalla. Vestito rozzamente sembrava un fabbro o un rissaiolo. La cosa sorprendente era quanto Leane stesse vicina all’uomo, che fissava con il capo reclinato. Alla fine gli diede addirittura dei buffetti sulla guancia prima di voltarsi e ritornare velocemente nella locanda. Il grosso uomo la guardò per un po’, quindi sparì nell’ombra.
«Non chiedermi cosa sta combinando» disse Min. «Siuan e lei ricevono spesso delle visite di strani personaggi e con alcuni di loro lei... Be’, lo hai visto.»
A Elayne non importava cosa facesse Leane. Ma adesso che era da sola con Min non sapeva come affrontare l’argomento che le interessava. «Cosa stai facendo?»
«Lavanderia» mormorò Min irritata spostando le camicie. «Non sai quanto sia bello vedere Siuan nella veste del topo per una volta. Non sa se l’aquila la divorerà o se la userà come animale domestico, ma ha la stessa scelta che ha offerto a tutte le altre in passato. Nessuna!»
Elayne allungò il passo per restarle accanto mentre oltrepassavano la stalla. Di qualsiasi cosa si trattasse Min non aveva lasciato indizi. «Sai cosa voleva suggerire Thom? Noi rimaniamo.»
«Gli ho detto che lo avreste fatto. Non grazie a una visione.» Il passo di Min rallentò mentre passavano fra le stalle e un muro di pietra rovinato, attraverso uno stretto passaggio contornato da cespugli ed erbacce. «Ho solo pensato che non avresti di nuovo rinunciato alla possibilità di studiare. Sei sempre stata impaziente. Anche Nynaeve, malgrado il fatto che non voglia ammetterlo. Vorrei sbagliarmi. Verrei con voi. Almeno io...» Mormorò qualcosa con una certa foga. «Queste tre che avete portato con voi creeranno problemi, e questa è una visione.»
Eccolo. L’indizio che stava cercando. Ma invece di chiedere quel che le premeva, domandò: «Ti riferisci a Marigan, Nicola e Areina? Come possono creare problemi?» Solo uno sciocco non prendeva sul serio quanto diceva Min.
«Non lo so con esattezza. Ho solo intravisto con la coda dell’occhio uno stralcio di aura. Mai quando le guardavo direttamente, quando avrei potuto capire qualcosa. Non sono molte ad avere le auree tutto il tempo, lo sai. Problemi. Forse racconteranno delle bugie. Avete fatto qualcosa che non volete far scoprire alle Aes Sedai?»
«Certo che no» rispose energica Elayne. Min la guardò di traverso, e aggiunse: «Be’, nulla che non dovevamo fare per forza. E in ogni caso non possono saperlo.» di quello che voleva parlare. Fece un respiro profondo e provò a dire: «Min, tu avevi avuto una visione su Rand e me, vero?» Fece due passi prima di accorgersi che Min si era fermata.
«Sì.» Fu una risposta sospettosa.
«Hai visto che ci saremmo innamorati.»
«Non proprio. Ti ho vista innamorarti di lui. Non so cosa lui provi per te, solo che è legato a te in molti modi.» Elayne tese le labbra. Era pressappoco quello che si era aspettata, ma non voleva sentire. ‘Desiderare’ e ‘volere’ ti fanno inciampare, ma ‘essere’ rende il percorso meno tormentoso, pensò. Era quello che le diceva Lini. Devi vedertela con quel che era, non con quello che desideravi fosse. «E hai visto che ci sarebbero state altre donne. Donne con le quali avrei dovuto... condividerlo.»
«Due» rispose rauca Min. «Altre due. E... una sono io.»
Elayne aveva la bocca aperta, pronta a formulare un’altra domanda; ma per qualche istante poté solo fissarla. «Tu?» riuscì a dire alla fine.
Min si innervosì. «Sì, io! Credi che non possa innamorarmi? Non volevo, ma è successo e questo è tutto.» Oltrepassò Elayne a grandi passi verso il passaggio e stavolta Elayne ci mise parecchio a raggiungerla.
Certamente spiegava alcune cose. Con quanto nervosismo Min aveva sempre evitato di parlarne. I ricami sui risvolti. E, a meno che non lo stesse immaginando, Min si era truccata. Cosa provo? si chiese. Non riusciva a capirlo. «Chi è la terza?» chiese con calma.
«Non lo so.» rispose torva Min. «So solo che ha un brutto carattere. Non Nynaeve, grazie alla Luce.» Rise debolmente. «Non credo che avrei potuto resistere a questa evenienza.» Ancora una volta guardò Elayne di traverso e con sguardo cauto. «Che cosa significa tutto questo fra noi due? Mi piaci. Non ho mai avuto una sorella, ma a volte mi sembra che tu... voglio essere tua amica, Elayne, e non voglio smettere di esserlo qualunque cosa accada, ma non posso smettere di amarlo.»
«Non mi piace l’idea di dover condividere un uomo» rispose rigida Elayne, ed era certamente un eufemismo.
«Nemmeno a me, solo che... Elayne, mi vergogno ad ammetterlo, ma lo accetterei in ogni modo possibile. Non che una di noi abbia delle possibilità. Luce, ha sconvolto tutta la mia vita.
Solo pensare a lui mi sconvolge.» Sembrava che Min non sapesse se ridere o piangere.
Elayne sospirò lentamente. Non era colpa di Min. Era meglio che fosse lei piuttosto che, per esempio, Berelain o qualcun’altra che non poteva soffrire. «Ta’veren» disse. «Piega gli eventi attorno a lui. Siamo delle schegge prese nel vento. Ma mi sembra di ricordare che tu, io ed Egwene avevamo giurato che non avremmo mai lasciato che un uomo si intromettesse nella nostra amicizia. Troveremo una soluzione, Min. E quando scopriremo chi è la terza... Be’, sistemeremo anche lei. In qualche modo.» Una terza! Che si trattasse di Berelain? Oh, sangue e ceneri!
«In qualche modo» ripeté Min tetramente. «Intanto tu e io siamo prese in trappola. So che c’è un’altra. So che non posso farci nulla, ma ho avuto abbastanza problemi a pacificarmi con te e... le donne di Cairhien non sono tutte come Moiraine. Una volta ho visto una nobile cairhienese a Baerlon. In apparenza poteva somigliare a Moiraine o Leane, ma a volte diceva qualcosa, suggeriva. E la sua aura! Non credo che un solo uomo in tutta la città fosse al sicuro con lei, a meno che non fosse brutto, storpio o morto.»
Elayne tirò su con il naso, ma riuscì a rendere la voce spensierata. «Non preoccupartene. Abbiamo un’altra sorella, tu e io, una che non abbiamo mai visto. Aviendha sta tenendo d’occhio Rand e non fa un passo senza un corteo di Fanciulle della Lancia.» Una donna cairhienese? Aveva incontrato Berelain e di lei sapeva qualcosa. No, non si sarebbe arrovellata come una ragazza senza cervello. Una donna adulta affrontava il mondo com’era e ne ricavava il meglio. Chi poteva essere?
Erano giunte in uno spazio aperto punteggiato da ceneri fredde. Grossi bollitori, molti bucati nei punti dove era stata rimossa la ruggine, erano appoggiati al circostante muro di pietra, scalzato in diversi punti dove erano cresciuti gli alberi. Malgrado le ombre che attraversavano il cortile, due bollitori fumanti ancora erano sul fuoco e tre novizie, con i capelli intrisi di sudore e le gonne bianche tirate su e fermate, lavoravano sodo sulle tavole per strofinare, infilate dentro ampi catini pieni di acqua saponata.
Lanciando un’occhiata alle camicie sotto il braccio di Min, Elayne abbracciò saidar. «Lascia che ti aiuti con queste.» Incanalare per svolgere i lavori che ti erano stati assegnati era vietato, il lavoro fisico fortificava il carattere, almeno così aveva sentito dire, ma non poteva essere la stessa cosa. Se avesse fatto vorticare forte le camicie in acqua, non avrebbero avuto motivo di bagnarsi le mani. «Dimmi tutto. Siuan e Leane sono cambiate come sembra? Come sei arrivata qui? Logain si trova ancora qui? E perché stai lavando le camicie di un uomo? Raccontami tutto.»
Min rise, chiaramente contenta di cambiare discorso. «Per dirti tutto avrei bisogno di una settimana, ma ci proverò. Prima ho aiutato Siuan e Leane a scappare dalle segrete dove Elaida le aveva rinchiuse e poi...»
Accompagnata da versi di stupore, Elayne incanalò Aria per rimuovere uno dei bollitori dal fuoco. Aveva notato appena lo sguardo incredulo delle novizie, era abituata alla propria forza e raramente pensava di fare cose che alcune Aes Sedai non potevano. Chi era la terza donna? Aviendha avrebbe fatto bene a tenerlo d’occhio con molta attenzione.