Il paesaggio cambiò non appena il sole fu tramontato. Le colline erano più basse e i boschi più fitti. A volte le pietre cadute da quelle che un tempo erano recinzioni dei campi erano diventate dei cumuli dai quali spuntavano spigoli acuminati e correvano lunghe file di querce, ericacee e noci americane, pini e alta alberi che Egwene non conosceva. Le poche fattorie incontrate non avevano il tetto e alberi alti dieci o quindici passi vi crescevano dentro, piccoli boschetti racchiusi fra le mura, con tanto di uccelli cinguettanti e scoiattoli coda nera. I ruscelli occasionali scatenavano commenti fra gli Aiel come anche le piccole foreste o i prati. Avevano sentito storie sulle terre bagnate, ne avevano letto nei libri comprati da mercanti e ambulanti come Hadnan Kadere, ma pochi li avevano visti dopo la caccia a Laman. Però si adattavano velocemente, il grigio-marrone delle tende si mimetizzava con le foglie sotto agli alberi e con l’erba morente. I campi si estendevano per chilometri, migliaia di fuochi da campo nel crepuscolo dorato.
Egwene fu più che felice di infilarsi nella tenda una volta che i gai’shain l’ebbero montata. All’interno le lampade erano accese e bruciava un fuocherello. Si tolse gli stivali soffici e le calze di lana, sdraiandosi sugli strati di tappeti colorati e piegando le dita dei piedi. Le sarebbe piaciuto avere un catino di acqua per infilarceli dentro. Non poteva pretendere di avere la stessa tempra delle Aiel, ma si stava rammollendo se poche ore di cammino le gonfiavano così tanto i piedi. Chiaramente l’acqua lì non era un problema. O almeno non doveva esserlo, si ricordava di quel ruscello semiprosciugato, e certamente avrebbe anche potuto farsi un bagno come si deve.
Cowinde, remissiva e silenziosa nei suoi abiti bianchi, le portò la cena, un po’ di quel pane chiaro non lievitato di farina di zemai e, in una ciotola a strisce rosse, un denso stufato che mangiò meccanicamente poiché si sentiva più stanca che affamata. Riconobbe i peperoni secchi e i fagioli, ma non chiese di che animale fosse la carne scura. Coniglio, si disse con fermezza, sperando che davvero lo fosse. Gli Aiel si nutrivano di alimenti che le avrebbero fatto arricciare i capelli più di Elayne. Era pronta a scommettere che Rand non poteva nemmeno guardare quello che stava mangiando. Gli uomini erano sempre schizzinosi con il cibo.
Finito lo stufato si sdraiò vicino a una lampada d’argento lavorato che era dotato fra l’altro di un disco lucidato per riflettere e aumentare la luce. Si era sentita un po’ in colpa quando aveva scoperto che la maggioranza degli Aiel non aveva altra illuminazione tranne i fuochi dei campi. Pochi avevano portato lampade e olio tranne le Sapienti e i capi clan e setta. Ma non aveva senso sedere davanti al tenue bagliore del fuoco da campo quando poteva avere della luce vera e propria. Questo le ricordava che le notti lì non sarebbero state in netto contrasto con il giorno come nel deserto, la tenda infatti cominciava già a diventare troppo calda.
Incanalò brevemente dei flussi di Aria per ridurre il fuoco e frugò nella sella alla ricerca del libro dalla rilegatura in cuoio consumata preso in prestito da Aviendha. Era un volumetto scritto a caratteri piccoli, difficile da leggere se non con una buona illuminazione, ma facile da trasportare. Si intitolava La fiamma, la lama e il cuore, una raccolta di favole su Birgitte e Gaidal Cain, Anselan e Barashelle, Rogosh occhio d’aquila e Dunsinin più un’altra dozzina. Aviendha sosteneva che le piaceva per le avventure e le battaglie e forse era vero, ma ogni storia narrava dell’amore fra uomo e donna. Egwene era sicura che questa era la parte che preferiva, storie d’amore eterno a volte burrascose, a volte tenere. Con lei lo avrebbe comunque ammesso. Non era il tipo di diversivo che una donna sensata poteva confessare in pubblico.
In verità non aveva voglia di leggere come non aveva avuto voglia di mangiare; voleva solo lavarsi e andare a dormire ed era anche pronta a dimenticare il bagno, ma stanotte lei e Amys dovevano incontrare Nynaeve nel Tel’aran’rhiod. Dove si trovava Nynaeve, sulla via del Ghealdan, non era ancora notte e questo significava che bisognava che rimanesse sveglia.
Durante il loro ultimo incontro Elayne aveva raccontato del serraglio come se fosse qualcosa di eccitante, anche se Egwene non riteneva la presenza di Galad un motivo sufficiente per fuggire a quel modo. A suo parere le due ragazze avevano semplicemente iniziato ad apprezzare l’avventura. La notizia di Siuan era brutta, aveva faticato per calmarle. Era strano pensare a Nynaeve in quel modo. Era sempre stata lei quella con la mano ferma. Ma fin da quell’episodio nella Torre del tel’aran’rhiod, Nynaeve aveva cominciato a dominare la propria superbia.
Con un senso di colpa si rese conto mentre voltava pagina che non vedeva l’ora di incontrarla. Non perché fosse sua amica, ma perché voleva verificare se ancora persistevano gli effetti della sua lezione. Se Nynaeve si fosse tirata la treccia, se avesse inarcato freddamente un sopracciglio e... Luce, spero che stia zitta. Se si lascia scappare qualcosa di quell’escursione, Amys, Bair e Melaine faranno a turno per spellarmi, se non mi dicono semplicemente di andare via, pensò.
Si accorse che le si chiudevano gli occhi, mentre già sognava le storie del libro. Poteva essere forte come una qualsiasi di queste donne, forte e intrepida quanto Dunsinin, Nerein o Melisinde, anche Birgitte, come Aviendha. Nynaeve sarebbe stata abbastanza sensata da tacere davanti ad Amys quella notte? Aveva il vago desiderio di prenderla per la collottola e scuoterla. Buffo. Nynaeve aveva diversi anni più di lei. Sollevare il sopracciglio. Dunsinin. Birgitte. Dura e forte come una Fanciulla della Lancia.
Terminò rapida la pagina e cercò di infilare il piccolo libro sotto una guancia mentre il respiro rallentava e diveniva profondo.
Balzò di soprassalto nel ritrovarsi fra le grandi colonne di granito del Cuore della Pietra nella strana luce del Tel’aran’rhiod, e di nuovo quando si accorse che indossava il cadin’sor. Ad Amys non avrebbe fatto piacere. Lo cambiò velocemente e fu sorpresa quando gli indumenti iniziarono a lampeggiare avanti e indietro fra la blusa di algode con le gonne ingombranti e un elegante abito di broccato di seta blu prima di definirsi nel vestito aiel, incluso il bracciale di avorio con le fiamme e la collana di oro e avorio. Quell’oscillazione non si verificava da un po’.
Pensò di abbandonare il Mondo dei Sogni, ma sospettava di essere profondamente addormentata nella sua tenda. Probabilmente sarebbe entrata in un suo sogno e in quelli non era sempre consapevole. In quel caso non avrebbe potuto tornare in Tel’aran’rhiod. Non avrebbe lasciato Amys e Nynaeve insieme da sole. Chissà cosa avrebbe detto Nynaeve se Amys la faceva arrabbiare. Quando fosse apparsa la Sapiente le avrebbe semplicemente spiegato che era appena arrivata. Le Sapienti giungevano sempre un po’ prima di lei, o nello stesso momento, e certamente se Amys avesse creduto che si trovava lì solo da qualche secondo non sarebbe importato.
Si era quasi abituata alla sensazione di occhi invisibili in quella stanza vasta. Solo le colonne, le ombre e tutto questo spazio vuoto, si disse. Comunque sperava che Amys non ci avrebbe messo troppo a venire come anche Nynaeve. Ma lo avrebbero fatto. Il tempo poteva essere strano in tel’aran’rhiod come in un qualsiasi sogno, ma mancava almeno un’ora prima dell’appuntamento. Forse aveva l’opportunità di...
Di colpo si accorse di sentire delle voci, come dei sussurri fra le colonne. Abbracciando saidar si mosse con cautela verso il punto in cui Rand aveva lasciato Callandor sotto la grande cupola. Le Sapienti sostenevano che il controllo di tel’aran’rhiod lì era forte come l’Unico Potere, ma lei conosceva le proprie capacità con il Potere e si fidava maggiormente di esse. Ancora nascosta in fondo alle grosse colonne di granito, si fermò a osservare.
Non si trattava di una coppia di Sorelle Nere come aveva temuto e nemmeno di Nynaeve. Era invece Elayne in piedi vicino alla lama lucente di Callandor che spuntava dal pavimento di roccia, immersa in profonda conversazione con una donna vestita nella maniera più strana che Egwene avesse mai visto. Indossava una giacca bianca corta dallo strano taglio e ampi pantaloni gialli che si ripiegavano sui fianchi, sopra gli stivali corti con i tacchi alti. Un’elaborata treccia di capelli biondo oro le scendeva dietro la schiena e aveva un arco che risplendeva come argento lucidato. Anche le frecce nella faretra brillavano.
Egwene socchiuse gli occhi. Prima i problemi con il vestito e adesso questo. Solo perché aveva letto di Birgitte — l’arco d’argento confermava con certezza quel nome — non c’era motivo di immaginare di vederla. Birgitte attendeva in qualche luogo che il Corno di Valere la richiamasse con gli altri eroi per l’Ultima Battaglia. Ma quando Egwene tornò a guardare Elayne e la donna vestita stranamente erano ancora lì. Non riusciva a capire cosa dicessero, ma stavolta credeva ai suoi occhi. Stava quasi per annunciare la sua presenza quando una voce echeggiò alle sue spalle.
«Hai deciso di venire prima? Da sola?»
Egwene si voltò di scatto e vide Amys, il viso abbronzato troppo giovane per quei capelli bianchi, e Bair dalle guance rugose. Entrambe stavano in piedi con le braccia conserte sotto al seno. Anche il modo in cui indossavano gli scialle ne rendeva evidente lo scontento.
«Mi sono addormentata» rispose Egwene. Era troppo presto perché la sua storia funzionasse. Egwene spiegò velocemente l’accaduto e il motivo per cui non era tornata indietro (tralasciando di riferire che non voleva che Nynaeve e Amys parlassero da sole), si sorprese a vergognarsi per aver pensato di mentire e si sentì sollevata per non averlo fatto. Non che la verità l’avrebbe necessariamente tratta d’impaccio. Amys non era severa come Bair, non proprio, ma era capace di metterla ad ammonticchiare pietre per il resto della notte. Molte delle Sapienti credevano nell’uso dei lavori inutili come punizione; e se non erano pietre da impilare si trattava di seppellire delle ceneri usando un cucchiaino. A meno che non si fossero semplicemente rifiutate di proseguire l’insegnamento. Lei avrebbe di gran lunga preferito le ceneri.
Non riuscì a fare a meno di rilasciare un sospiro di sollievo quando Amys annuì e disse: «Può accadere. Ma la prossima volta ritorna e fai i tuoi sogni. Avrei potuto sentire io cosa aveva da dire Nynaeve e riferirle quello che sappiamo. Se Melaine non fosse stata con Bael e Dorindha stanotte, sarebbe stata qui. Hai spaventato Bair. È fiera dei tuoi progressi e se ti accadesse qualsiasi cosa...»
Bair non sembrava orgogliosa. Al contrario il cipiglio aumentò quando Amys fece una pausa. «Sei fortunata che Cowinde ti abbia trovata quando è tornata a prendere i piatti della cena e si sia preoccupata quando non è riuscita a svegliarti per farti andare a letto. Se avessi pensato che ti trovavi qui da più di cinque minuti da sola...» Lo sguardo furioso si riempì di tenibili minacce per un momento, quindi la voce tornò seccata. «Adesso suppongo che dovremo aspettare Nynaeve solo per impedirti di pregare di non rimandarti indietro. Se dobbiamo, dobbiamo, ma useremo il tempo a nostro favore. Concentrati su...»
«Non è Nynaeve» rispose velocemente Egwene. Non voleva sapere quali potevano essere le lezioni quando Bair era di quell’umore. «Si tratta di Elayne e...» si interruppe nel voltarsi. Elayne, con indosso un elegante abito di seta verde adatto a un ballo, camminava avanti e indietro non lontana da Callandor. Birgitte non era visibile. Non me la sono immaginata, si disse.
«È già qui?» chiese Amys, spostandosi dove poteva vedere anche lei.
«Un’altra giovane sciocca» mormorò Bair. «Le ragazze oggi non hanno più cervello o disciplina delle capre.» Oltrepassò Amys e si piazzò davanti alla sagoma rilucente di Callandor con le mani sui fianchi fissando Elayne. «Non sei una mia alunna, Elayne di Andor, anche se ci hai lusingate abbastanza per insegnarti a non farti ammazzare in questo posto, se sei prudente; ma se lo fossi stata, mia studentessa, ti avrei bastonata dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli e rimandata da tua madre fino a quando non fossi diventata abbastanza grande da poter essere lasciata per conto tuo. Cosa che credo richieda più anni di quanti ne hai già vissuti. So che siete venute nel Mondo dei Sogni da sole, tu e Nynaeve. Siete state due sciocche a farlo.»
Elayne sobbalzò alla comparsa delle donne, ma quando la tirata di Bair terminò si riprese, sollevando il mento in quella maniera fredda che le era abituale. Il vestito divenne rosso e sottile, ricamato sulle maniche e sul corpetto, incluso un leone rampante su gigli bianchi e rossi, il suo sigillo. Fra i capelli un sottile diadema d’oro con un altro leone rampante fra le pietre di luna. Non esercitava ancora un buon controllo su certi fenomeni. Ma forse stavolta indossava esattamente quello che voleva. «Ti ringrazio per la tua preoccupazione» rispose con tono regale, «ma è vero che non sono una tua studentessa, Bair degli Aiel Haido Shaarad. Sono grata per i tuoi insegnamenti, ma devo procedere per la mia via e compiere gli incarichi che mi ha assegnato l’Amyrlin Seat.»
«Una donna morta» osservò gelida Bair, «stai dichiarando obbedienza a una donna morta.» Egwene percepiva la rabbia di Bair. Se non avesse fatto qualcosa avrebbe potuto decidere di impartire a Elayne una lezione severa. L’ultima cosa di cui avevano bisogno era quel tipo di lite.
«Cosa... perché ci sei tu invece di Nynaeve?» Stava per chiedere che ci facesse Elayne in quel posto, ma così avrebbe offerto un’esca a Bair e forse sarebbe anche sembrata dalla parte delle Sapienti. Quello che voleva sapere era cosa stava combinando Elayne con Birgitte. Non me lo sono immaginato, pensò. Forse era qualcuna che stava sognando di essere Birgitte. Ma solo chi entrava consapevolmente in tel’aran’rhiod rimaneva per più di qualche minuto ed Elayne certamente non avrebbe parlato con una di loro. Dove aspettavano Birgitte e gli altri?
«Nynaeve ha mal di testa.» Il diadema scomparve e l’abito di Elayne divenne semplice, con appena qualche spirale dorata ricamata sul corpetto.
«Sta male?» chiese Egwene ansiosa.
«Ha solo mal di testa e un livido o due.» Elayne rise e trasalì allo stesso tempo. «Oh, Egwene, non ci crederesti. Tutti e quattro i Chavanas hanno cenato con noi. Il vero motivo era che volevano corteggiare Nynaeve. Ci hanno provato anche con me i primi giorni, ma Thom gli ha parlato e hanno smesso. Non ne aveva alcun diritto. Non che volessi che gli altri mi facessero la corte, capisci, vero? Comunque erano con noi e corteggiavano Nynaeve, o ci provavano perché lei non prestava loro più attenzione che a una mosca, quando Latelle è arrivata di gran passo e ha incominciato a bastonare Nynaeve, coprendola di insulti.»
«Le ha fatto male?» Egwene non era certa a quale delle due si riferisse. Se il carattere di Nynaeve veniva stuzzicato...
«Non lei. I Chavanas hanno provato a strapparla dalle mani di Latelle, Taeric probabilmente zoppicherà per qualche giorno per non parlare del labbro gonfio di Brugh. Petra ha dovuto trascinare Latelle al suo carro e dubito che la donna rimetterà il naso fuori per un po’.» Elayne scosse il capo. «Luca non sapeva chi accusare, uno dei suoi acrobati azzoppato e l’addestratrice di orsi a piangere nel suo letto, per cui ha incolpato tutti e ho pensato che Nynaeve avrebbe preso anche lui per le orecchie. Almeno non ha incanalato. Per un paio di volte ho temuto che lo facesse prima di riuscire a mettere al tappeto Latelle.»
Amys e Bair si scambiarono alcuni sguardi illeggibili. Di certo non era la maniera in cui si aspettavano si comportassero le Aes Sedai.
Anche Egwene era un po’ confusa, ma solo perché doveva ricordare i nomi di tutte quelle persone di cui aveva solo sentito parlare brevemente. Gente strana che viaggiava con i leoni, i cani e gli orsi. E un’Illuminatrice. Egwene non riusciva a credere che questo Petra fosse forte come sosteneva Elayne. Ma in fondo Thom mangiava il fuoco e faceva giochi di prestigio e quello di cui Elayne e Juilin erano capaci sembrava altrettanto strano, anche se usava il Potere.
Se Nynaeve era andata vicino a incanalare... allora Elayne doveva aver visto il bagliore di saidar. Che avessero un motivo valido per nascondersi o meno, non lo sarebbero rimaste a lungo se una di loro incanalava lasciando che la gente se ne accorgesse. Gli occhi e orecchi della Torre ne avrebbero certamente sentito parlare, questo tipo di notizie viaggiavano velocemente, specie se ancora non avevano lasciato l’Amadicia.
«Riferisci a Nynaeve da parte mia che farà meglio a tenere i nervi sotto controllo, o sarò costretta a dirle qualcosa che non le piacerà.» Elayne sembrava stupita — di sicuro Nynaeve non le aveva raccontato cos’era accaduto fra loro — ed Egwene aggiunse, «Se incanala, puoi essere sicura che Elaida ne verrà a conoscenza non appena un piccione sarà in grado di volare a Tar Valon.» Non poteva aggiungere altro, già così aveva provocato un altro scambio di sguardi fra Amys e Bair. Cosa davvero pensassero della Torre divisa e di un’Amyrlin che sapevano aveva ordinato di drogare delle Aes Sedai, non lo avevano mai dichiarato apertamente. Potevano far sembrare Moiraine la pettegola del paese quando volevano. «E per dirla tutta avrei voluto avere un colloquio a quattr’occhi solo con voi due. Se ci fossimo trovate nella Torre, nelle nostre vecchie camere, avrei parlato a entrambe di alcune cose.»
Elayne si irrigidì con la stessa freddezza regale che aveva usato con Bair. «Puoi dirmi quello che devi in qualsiasi momento desideri.»
Aveva capito? Da sole. Lontano dalle Sapienti. Nella Torre. Egwene poteva solo sperarlo. Era meglio cambiare argomento e augurarsi che le Sapienti non la stessero ascoltando attentamente come confidava stesse facendo Elayne. «Questa lite con Latelle causerà problemi?» A cosa stava pensando Nynaeve? A Emond’s Field avrebbe trascinato qualsiasi ragazza della sua età che si fosse comportata allo stesso modo davanti alla Cerchia delle Donne così in fretta da farle strabuzzare gli occhi. «Ormai dovreste essere quasi arrivate nel Ghealdan.»
«Luca dice che ci vorranno altri tre giorni, se siamo fortunati. Il serraglio non viaggia velocemente.»
«Forse adesso dovreste lasciarli.»
«Forse» ripeté lentamente Elayne. «Mi piacerebbe davvero camminare sulla fune davanti a...» Scuotendo il capo lanciò un’occhiata a Callandor, la scollatura del vestito scese vertiginosamente, quindi risalì. «Non lo so, Egwene. Da soli non porremmo essere molto più rapidi di adesso e non sappiamo esattamente dove andare.» Dunque Nynaeve non si era ancora ricordata di dove si stessero riunendo le Azzurre. Se il rapporto di Elaida era giusto. «Senza contare che Nynaeve esploderebbe se dovessimo lasciare il carro e comprare dei cavalli da sella o un’altra carrozza. Inoltre stiamo imparando molto riguardo i Seanchan. Cerandin era un’ammaestratrice di s’redit alla Corte delle Nove Lune dove risiede l’imperatrice dei Seanchan. Ieri ci ha mostrato delle cose che ha preso mentre fuggiva da Falme. Egwene, ha con sé un a’dam.»
Egwene fece un passo avanti e sfiorò Callandor con la gonna. Le trappole di Rand non erano di natura fisica, qualunque cosa sembrasse pensare Nynaeve. «Sei sicura che non fosse una sul’dam?» La voce era scossa dall’ira.
«Ne sono certa» rispose Elayne in tono pacato per calmarla. «Le ho messo l’a’dam e non ha avuto alcun effetto.»
Era un piccolo segreto che le Seanchan non conoscevano, o che nascondevano bene se ne erano al corrente. Le damane possedevano la scintilla innata, e sarebbero state capaci di incanalare anche senza addestramento. Ma le sul’dam che controllavano le damane ne avevano bisogno. I Seanchan ritenevano che le donne in grado di incanalare fossero animali pericolosi da tenere sotto controllo, eppure senza rendersene conto attribuivano loro molte posizioni prestigiose.
«Non capisco questo interesse per i Seanchan.» Amys pronunciò il nome con difficoltà. Non lo aveva mai sentito fino a quando Elayne non ne aveva parlato durante il loro incontro. «Quello che fanno è terribile, ma sono andati via. Rand al’Thor li ha sconfitti e sono andati via.»
Egwene si voltò a osservare le enormi colonne lucide che si inoltravano fra le ombre. «Andati via non vuol dire che non ritorneranno mai più.» Non desiderava che la guardassero in viso, nemmeno Elayne. «Dobbiamo scoprire qualsiasi cosa riusciamo a imparare in caso tornassero.» Le avevano messo un a’dam attorno al collo quando si trovava a Falme. Avevano in mente di inviarla oltre l’oceano Aryth a Seanchan, per trascorrere il resto della vita come un cane al guinzaglio. La furia cresceva in lei se solo ci pensava, come anche la paura. Paura che se avessero fatto ritorno stavolta sarebbero riusciti a prenderla e trattenerla. Era quello che non voleva le altre vedessero. Il terrore puro che sapeva di avere negli occhi.
Elayne le mise una mano sul braccio. «Saremo pronte ad accoglierli se torneranno» disse con dolcezza. «Non ci troveranno di nuovo ignoranti e inconsapevoli.» Egwene le toccò la mano anche se avrebbe voluto stringerla. Fu comunque di conforto.
«Vediamo di portare a termine ciò per cui ci siamo incontrate» intervenne Bair duramente. «Tu dovresti stare a dormire, Egwene.»
«Ti abbiamo fatta spogliare da un gai’shain che ti ha messa sotto alle coperte.» Sorprendentemente Amys sembrava gentile come Elayne. «Quando rientrerai nel tuo corpo potrai dormire fino a domattina.»
Egwene arrossì. Viste le usanze aiel era probabile che quel gai’shain fosse stato un uomo. Avrebbe dovuto parlare con le Sapienti riguardo a questo argomento, con delicatezza. Non avrebbero capito e non era un tema facile per lei da affrontare.
Si accorse che la paura era scomparsa. Sembra che mi spaventi più questo dei Seanchan, si disse. Non era vero, ma preferiva pensarlo.
C’era davvero poco da dire a Elayne. Che finalmente erano giunti a Cairhien, che Couladin aveva distrutto Selean e devastato la terra circostante e che gli Shaido li precedevano ancora di alcuni giorni e si dirigevano verso est. Amys, Bair e Melaine ne sapevano più di lei. Non erano andate direttamente alla tenda. C’erano state delle scaramucce la sera, poche e di lieve entità, contro uomini a cavallo che fuggivano velocemente e altri che erano stati visti scappare senza nemmeno combattere. Non avevano fatto prigionieri. Moiraine e Lan ritenevano gli incursori dei banditi, o sostenitori di una o l’altra casata che reclamava il trono del Sole. Tutti erano stati egualmente scacciati. Chiunque fossero presto si sarebbe sparsa la voce che c’erano altri Aiel a Cairhien.
«Dovevano scoprirlo prima o poi» fu il solo commento di Elayne.
Egwene guardò Elayne mentre lei e le Sapienti svanivano; le sembrò che Elayne e il Cuore della Pietra divenissero sempre più tenui, ma l’amica dai capelli rosso oro non diede alcun segno di aver capito il messaggio.