Non appena Galad sparì dietro l’edificio, gli occhi di Nynaeve si indirizzarono sulla strada davanti a loro. Ribolliva di furia, verso se stessa e Galadedrid Damodred. Tu, sciocca di una zuccona! si disse. Era un vialetto, come gli altri, pavimentato con pietre rotonde, affiancato da negozi grigi, case e taverne, popolato da una sparuta folla pomeridiana. Se non fossi venuta in città non ti avrebbe trovata! La gente era poca per consentire a chiunque di nascondersi. Dovevi andare a vedere il Profeta! Pensavi davvero che lui ti avrebbe mandata via prima che ti raggiungesse Moghedien? Quando imparerai che non puoi dipendere da nessuno se non da te stessa? si rimproverava. In un istante fece la sua scelta. Una volta girato l’angolo senza vederli, Galad avrebbe cominciato a cercare nei negozi e forse anche nelle taverne.
«Da questa parte.» Tirandosi su la gonna si infilò nel vicolo più vicino e si schiacciò contro il muro. Nessuno si fermò a guardarla, anche se si comportava furtivamente: questo la diceva lunga su come andavano certe cose in Samara. Uno e Ragan le furono di fianco prima che finisse di sistemarsi, e la spinsero verso il fondo della stradina polverosa, dove c’erano un secchio scheggiato e un barile per la raccolta dell’acqua piovana, secco fino al punto di spaccarsi dentro i propri cerchi. Almeno si stavano comportando come voleva lei. Per modo di dire. Le mani tese sull’elsa delle spade che spuntavano da dietro la schiena, erano pronti a proteggerla, che fosse d’accordo o meno. Lasciali fare, sciocca! Credi di poterti proteggere da sola? si chiese.
Certamente era abbastanza adirata. Galad, fra tutti! Non avrebbe mai dovuto lasciare il serraglio! Una stupida fantasia, che potrebbe rovinare tutto. Non poteva incanalare lì come non aveva potuto con Masema. Solo l’eventualità che Moghedien o le Sorelle Nere si trovassero a Samara facevano sì che dipendesse dai due uomini per la propria salvezza. Bastava questo a farla infuriare ancora di più. Avrebbe potuto spaccare la roccia alle sue spalle con i denti. Sapeva perché le Aes Sedai avevano i Custodi, tutte tranne naturalmente le Rosse. Razionalmente, lo sapeva. In cuor suo, aveva solo voglia di ringhiare.
Apparve Galad, che avanzava lentamente fra le persone in strada, intento a scrutare ogni dettaglio. Secondo la logica avrebbe dovuto proseguire, eppure quasi immediatamente il suo sguardo cadde sul vicolo. Su di loro. Non si degnò nemmeno di apparire compiaciuto o sorpreso.
Uno e Ragan si mossero all’unisono mentre Galad si girava verso la stradina. L’uomo con un solo occhio estrasse la spada in un istante e Ragan fu di poco più lento, perché si fermò per spingere Nynaeve nel vicolo. Si misero uno dietro l’altro: se Galad riusciva a superare Uno, avrebbe ancora dovuto affrontare Ragan.
Nynaeve digrignò i denti. Poteva rendere inutili tutte quelle spade, poteva percepire la Vera Fonte, come una luce invisibile in attesa di lei che l’abbracciasse. Avrebbe potuto farlo. Se avesse osato.
Galad si fermò all’entrata del vicolo, con il mantello dietro le spalle, una mano elegantemente appoggiata sull’elsa della spada, la stessa eleganza di una molla d’acciaio. Se non fosse stato per la cotta di maglia lucidata, avrebbe potuto trovarsi a un ballo.
«Non voglio uccidere nessuno di voi due, Shienaresi» si rivolse con calma a Uno. Nynaeve aveva sentito Elayne e Gawyn parlare della bravura di Galad con le armi, ma solo allora si accorse che forse era davvero bravo come lo dipingevano. Almeno lui pensava di esserlo. Due soldati esperti con le lame snudate, e li guardava come un lupo avrebbe guardato un paio di cani randagi, senza cercare lo scontro, ma sicuro che avrebbe potuto vincerli entrambi. Continuando a tenere lo sguardo fisso sui due uomini, si rivolse a lei. «Chiunque altro sarebbe entrato in un negozio o in una taverna, ma tu non fai mai quello che uno si aspetta. Mi consentirai di parlare con te? Non costringermi a uccidere questi due uomini.»
Nessuno dei passanti si fermava ma, anche con tre uomini a coprirle la visuale, riusciva a vedere la gente girarsi a dare un’occhiata a quello che aveva attirato l’attenzione di un Manto Bianco, spingendolo a impugnare la spada. Sarebbero nate delle voci, e avrebbero preso il volo rapide come rondini al crepuscolo.
«Lasciatelo passare» ordinò Nynaeve. Quando Uno e Ragan non si mossero, ripeté l’istruzione con maggiore fermezza. A quel punto si fecero da parte, lentamente, per quanto lo stretto vicolo permetteva loro, ma nessuno dei due disse una parola, piuttosto borbottavano. Galad avanzò con scioltezza, apparentemente dimentico gli Shienaresi. Nynaeve sospettava che crederci davvero sarebbe stato un errore, e anche gli uomini con il codino non si fidavano affatto.
A parte uno dei Reietti, non c’era uomo che avrebbe così tanto preferito evitare, ma con quel viso davanti a lei era troppo consapevole del proprio respiro, del battito del cuore. Era ridicolo. Perché quell’uomo non era brutto? O almeno normale?
«Sapevi che mi ero accorta di te.» L’accusa era forte nella voce della donna, ma non era certa di cosa lo stesse incolpando. Di non fare quello che si era aspettata e che voleva, forse.
«Non appena ti ho riconosciuta, Nynaeve. Mi sono ricordato che di solito vedi più di quanto dai a intendere.»
Non avrebbe lasciato che la sviasse con i complimenti. Non dopo quello che era successo con Valan Luca.
«Cosa ci fai nel Ghealdan? Credevo che stessi dirigendoti ad Altara.»
Per un po’ la fissò con quegli occhi scuri e meravigliosi, quindi improvvisamente sorrise. «In tutto il mondo, Nynaeve, solo tu potevi rivolgermi una domanda che dovrei essere io a rivolgere a te. Molto bene. Ti risponderò, anche se non sono tenuto a farlo. Stavo per partire alla volta di Salidar, nell’Altara, ma gli ordini sono cambiati quando questo tizio, il Profeta... Cosa succede? Ti senti male?»
Nynaeve si sforzò di assumere un’espressione normale. «Certo che no» rispose irritata. «La mia salute è a posto, grazie, molto gentile.» Salidar! Era ovvio! Quel nome era come uno dei bastoncini per il fuoco di Aludra che ogni volta dimenticava. Tutto quello sforzo mentale e Galad le aveva detto per caso quello che lei non era stata in grado di rammentare. Adesso Masema doveva solo sbrigarsi a trovare un’imbarcazione. Se solo avesse avuto la certezza che Galad non le avrebbe tradite. Senza che Uno e Ragan lo uccidessero, naturalmente. Qualsiasi cosa sostenesse Elayne, Nynaeve non poteva credere che sarebbe stata contenta di avere un fratello di meno. Difficile che Galad si sarebbe convinto che Elayne non era con lei.
«È che non riesco a riprendermi dalla sorpresa di averti ritrovato.»
«Niente in confronto alla mia. quando ho scoperto che eravate fuggite da Sienda.» Il bel volto del ragazzo divenne severo, ma il tono di voce ne attenuava la gravità. In qualche modo. Sembrava che stesse rimproverando una ragazzina uscita di casa dopo l’ora di andare a dormire per arrampicarsi sugli alberi. «Mi sono sentito quasi male per la preoccupazione. Che cosa vi ha preso, per la Luce? Avete qualche idea dei rischi che avete corso? E venire proprio qui, fra tutti i posti al mondo. Elayne sceglie sempre di sellare un cavallo al galoppo se possibile, ma pensavo che almeno tu avessi più buon senso. Questo così detto Profeta...» si interruppe guardando i due uomini. Uno piantò la punta della spada nel terreno, le mani sfregiate erano appoggiate sopra il pomello dell’elsa. Sembrava che Ragan stesse controllando la lama della sua arma senza badare al resto.
«Ho sentito delle voci» proseguì lentamente Galad «secondo le quali sarebbe originario dello Shienar. Non puoi essere stata così sciocca da immischiarti con lui.» Il tono era fin troppo inquisitorio per i suoi gusti.
«Nessuno di loro è il Profeta, Galad» rispose duramente. «Li ho conosciuti in passato e posso assicurartelo. Uno, Ragan, a meno che non intendiate tagliarvi le unghie dei piedi, mettete via quelle spade, va bene?» I due esitarono prima di eseguire l’ordine, Uno borbottando e con lo sguardo torvo, ma lo fecero. Gli uomini di solito reagivano positivamente a un tono di voce fermo. La maggior parte. A volte.
«Non credevo che lo fossero, Nynaeve.» Il tono di voce di Galad, anche più distaccato del suo, le fece rizzare i capelli, ma, quando proseguì, sembrava impensierito piuttosto che borioso. E preoccupato. Il che la impressionò ancor di più. L’uomo le dava le palpitazioni, e aveva il coraggio di preoccuparsi. «Non so in cosa vi siate cacciate tu ed Elayne qui e non mi importa, purché riesca a tirarvene fuori prima che vi capiti qualcosa. Il commercio sul fiume è lento, ma entro qualche giorno un’imbarcazione adatta a voi dovrebbe fermarsi. Fammi sapere dove posso trovarvi e vi procurerò un passaggio da qualche parte in Altara. Da lì potrete andare a Caemlyn.»
La donna rimase a bocca aperta, pur non volendo. «Intendi trovarci una barca?»
«È tutto quello che sono in grado di fare adesso.» Sembrava dispiaciuto e scosse il capo come se discutesse con se stesso. «Non posso portarvi in salvo, il mio dovere è qui.»
«Non vogliamo distoglierti dal tuo dovere» rispose Nynaeve senza respiro. Se l’uomo avesse mal interpretato, pazienza. Aveva sperato che al massimo le avrebbe lasciate in pace.
Sembrava che Galad si sentisse in dovere di difendersi. «Non è sicuro mandarvi da sole, ma un’imbarcazione vi porterà via prima che l’intero confine esploda. Cosa che prima o poi accadrà. C’è solo bisogno di una scintilla e il Profeta colpirà senza alcun dubbio, se non lo farà qualcun altro. Dovete arrivare a Caemlyn, tu ed Elayne. Voglio soltanto che mi promettiate di. andarci. La Torre non è il posto adatto per nessuna di voi. O per...» strinse i denti, ma tanto valeva che proseguisse e aggiungesse ‘Egwene’.
Non poteva nuocere che anche Galad si mettesse alla ricerca di una imbarcazione. Se Masema poteva dimenticare di chiudere le taverne, poteva anche tralasciare di trovar loro un battello fluviale. Specialmente se fosse stato convinto che questo atteggiamento poteva trattenerla in loco per i suoi fini. Non avrebbe fatto male a fidarsi di Galad, se ci fosse riuscita. Altrimenti avrebbe dovuto sperare che non fosse bravo quanto credeva, con quella spada. Un pensiero cinico, ma solo se non considerava quanto sarebbe potuto accadere — e sarebbe accaduto — se si dimostrava inaffidabile.
«Io sono quello che sono, Galad, e lo stesso vale per Elayne.» Evitare Masema le aveva lasciato la bocca amara. Un piccolo passo verso la Torre Bianca era tutto quello che poteva fare. «E adesso tu sei ciò che sei.» Nynaeve sollevò un sopracciglio guardando in modo significativo il manto bianco. «Quelli odiano la Torre e odiano le donne che possono incanalare. Adesso che sei uno di loro, perché non dovrei pensare che ci saranno cinquanta di voi a inseguirmi entro un’ora, cercando di trafiggermi con una freccia se non riescono a trascinarmi in una cella? Me come Elayne.»
Galad scosse il capo irritato. O forse era offeso. «Quante volte devo dirtelo? Non lascerei mai che accadesse qualcosa a mia sorella. O a te.»
Non era piacevole rendersi conto che le aveva dato fastidio quella pausa, che denotava quanto lei fosse un pensiero secondano. Non era una stupida ragazzina che capitolava davanti a un paio d’occhi ammalianti e acuti. «Se lo dici tu» rispose Nynaeve, e l’uomo fece di nuovo ricadere la testa. «Ditemi dove vi trovate e vi farò sapere, o manderò un messaggio, non appena trovo un veliero che fa al caso vostro.»
Se Elayne aveva ragione non poteva mentire come non potevano farlo le Aes Sedai che avevano prestato i tre giuramenti, ma ancora esitava. Un errore forse sarebbe stato l’ultimo. Aveva il diritto di rischiare su cose che la riguardavano, ma questo coinvolgeva anche Elayne. Come Thom e Juilin. Erano tutti sotto la sua responsabilità, qualsiasi cosa piacesse loro pensare. Ma lei era lì e la decisione doveva essere sua. Non che potesse essere diverso.
«Luce donna, cos’altro vuoi da me?» gridò Galad, la mano nell’atto di afferrarla per la spalla. La lama di Uno si interpose fra loro in un baleno, ma il fratello di Elayne la spostò come un ramoscello e non vi prestò attenzione. «Non voglio farti del male, né ora né mai, lo giuro sul nome di mia madre. Hai detto che siete quello che siete? So cosa siete. E cosa non siete. Forse in parte il motivo per cui indosso questo» toccò l’orlo del mantello bianco «è perché la Torre vi ha mandate via, te, Elayne ed Egwene, la Luce sa per quale motivo, anche se tu sei quello che sei. È stato come spedire in battaglia un ragazzino che ha appena imparato a tenere in mano un’arma, e per questo non le perdonerò mai. Avete ancora tempo entrambe per cambiare idea, non dovete portare quella spada. La Torre è troppo pericolosa per te e mia sorella, specialmente adesso. Metà del mondo è diventata troppo rischiosa per voi! Lasciate che vi aiuti a mettervi in salvo.» La voce di Galad era meno tesa anche se aspra. «Ti prego, Nynaeve. Se dovesse accadere qualcosa a Elayne... desidererei quasi che Egwene fosse con voi, così potrei...» Passandosi una mano fra i capelli guardò a destra e sinistra, cercando il modo di convincerla. Le armi di Uno e Ragan erano pronte a trafiggere il corpo di Galad, ma il ragazzo non sembrava notarlo. «Ti scongiuro, Nynaeve, nel nome della Luce, lasciami fare quello che posso.»
Fu una semplice constatazione che alla fine la portò a decidere. Si trovavano nel Ghealdan. L’Amadicia era la sola terra dove essere una donna in grado di incanalare era un crimine e adesso si trovavano sulla riva opposta del fiume. Rimaneva solo il giuramento di Galad come Figlio della Luce a contrastare contro il suo dovere verso Elayne. Nynaeve si fidò del sangue. E poi era davvero troppo bello per lasciare che Uno e Ragan lo uccidessero. Naturalmente quest’ultimo pensiero non aveva nulla a che vedere con la sua scelta.
«Viaggiamo con lo spettacolo di Vaiati Luca» disse alla fine.
Galad guardò la ragazza e batté le palpebre. «Valan Luca? Intendi dire uno dei serragli?» Incredulità e disgusto si alternavano nella voce del Manto Bianco. «Cosa ci fate, per la Luce, con una compagnia come quella? Chi offre quel tipo di intrattenimenti non è meglio di... Non importa. Se avete bisogno di denaro, posso darvene un po’. Abbastanza perché cerchiate alloggio in una locanda decente.»
Il tono di Galad tradiva la certezza che lei avrebbe acconsentito a ciò che voleva. Non un ‘posso aiutarvi con del denaro?’ oppure ‘ti piacerebbe se vi trovassi una stanza?’ Riteneva che dovessero risiedere in una locanda, per cui era lì che sarebbero andate. L’uomo aveva previsto che Nynaeve si sarebbe nascosta in un vicolo, ma non la conosceva affatto. E poi c’erano altri motivi per restare con Luca.
«Credi che ci siano una stanza o un fienile ancora liberi in tutta Samara?» chiese un po’ più aspramente di quanto avrebbe desiderato.
«Sono certo di poter trovare...»
Nynaeve lo interruppe. «L’ultimo posto dove qualcuno verrebbe a cercarci è nello spettacolo.» Nessuno tranne Moghedien. «Siete tutti d’accordo che dovremmo nasconderci il più possibile, giusto? Se riesci a trovare una stanza, probabilmente qualcuno ne verrà sbattuto fuori. Un Figlio della Luce che vuole una stanza per due donne? Metterebbe in movimento tutte le lingue e attirerebbe gli occhi come mosche fra i rifiuti.»
A Galad il discorso non piaceva, sul suo viso era comparsa una smorfia, e guardava furioso Uno e Ragan, come se fosse colpa loro. Tuttavia, era abbastanza giudizioso da capire le loro ragioni. «Non è un posto adatto a voi, ma probabilmente è più sicuro di qualsiasi altro luogo in città. Visto che hai almeno acconsentito di andare a Caemlyn, non aggiungerò altro.»
Nynaeve mantenne il viso impassibile e gli lasciò credere quello che voleva. Se era convinto che avesse promesso ciò che non aveva nessuna intenzione di promettere, era un suo problema. Doveva tenerlo il più possibile lontano dallo spettacolo. Un’occhiata alla sorella abbigliata con quei pantaloni bianchi pieni di lustrini, e la sua furia avrebbe messo in ombra un tumulto di Masema. «È meglio che tu rimanga lontano dal serraglio. Fino a quando non troverai una nave. A quel punto vieni di notte ai carri degli artisti e chiedi di Nana.» Questo a Galad piacque anche di meno, se possibile, ma Nynaeve lo prevenne. «Non ho visto un solo Figlio della Luce vicino ai tendoni degli spettacoli. Se ne visiti uno, non credi che la gente lo noterebbe e se ne chiederebbe il motivo?»
Il suo sorriso era ancora bellissimo, ma mostrava troppi denti. «Sembra che tu abbia una risposta a tutto. Hai nessuna obiezione al fatto che ti scorti indietro?»
«Certo che sì! Gireranno già delle voci su quanto è accaduto, almeno cento persone devono averci notato parlare qui» non riusciva più a controllare le strade dietro i tre uomini, eppure non aveva dubbi che i passanti stessero ancora guardando nel vicolo e Uno e Ragan non avevano riposto le spade. «Ma se mi accompagni ci vedranno molte più persone.»
Il sussulto dell’uomo suonò per metà mesto e per metà divertito. «Una risposta a tutto,» mormorò «ma hai ragione.» Ovviamente desiderava che così non fosse. «Ascoltatemi, Shienaresi» disse voltandosi, con la voce che di colpo parve d’acciaio. «Io mi chiamo Galadedrid Damodred e questa donna è sotto la mia protezione. Per quanto riguarda la sua amica, considererei una piccola rinuncia la perdita della mia vita pur di preservarla dal minimo rischio. Se le permettete di incorrervi, vi troverò entrambi e vi ucciderò.» Ignorando l’improvviso sbiancare dei volti degli uomini come aveva fatto con le loro spade, tornò a guardare Nynaeve. «Suppongo che tu non voglia ancora dirmi dove si trova Egwene?»
«Tutto quello che devi sapere è che si trova molto lontano da qui.» Incrociando le braccia sotto al petto avvertiva il cuore che le batteva forte. Stava commettendo un errore pericoloso solo per un bel viso? «E più al sicuro di quanto potresti portarle tu con una qualsiasi delle tue azioni.»
Galad la guardò come se non le credesse, ma non proseguì con le rimostranze. «Se ho fortuna, troverò un’imbarcazione in un giorno o due. Fino ad allora, rimani vicina a questo Valan Luca. Resta nascosta ed evita di farti notare. Per quanto sarà possibile con quel colore di capelli. E di’ a Elayne di non fuggire di nuovo da me. La Luce splende su di te e mi ha consentito di ritrovarti tutta intera, ma dovrà brillare ancora di più per evitare che ti succeda qualcosa se cerchi di attraversare il Ghealdan. I seguaci blasfemi e ruffiani di questo Profeta sono ovunque, senza alcun rispetto per la legge o le persone, e questo non conta per i briganti che approfittano dei disordini. Samara stessa è un nido di vespe, ma se te ne stai seduta tranquilla, e riesci a convincere quella testarda di mia sorella a fare lo stesso, troverò il modo di tirarvi fuori di qui prima che vi pungano.»
Fu uno sforzo per lei tenere la bocca chiusa. Usare quello che gli aveva detto, e come ingiunzione contro di lei! La sua prossima mossa sarebbe stata impacchettare lei ed Elayne nella lana e metterle su uno scaffale! Ma non sarebbe preferibile se qualcuno lo facesse? le chiese una vocina. Non hai già provocato abbastanza problemi agendo di testa tua? Nynaeve disse alla vocina di tacere. Non le diede ascolto, ma incominciò a elencare disastri e mezzi disastri scaturiti dalla sua caparbietà.
Scambiando il silenzio della donna per un assenso, Galad le voltò le spalle e si fermò. Ragan e Uno si erano affrettati a bloccargli l’accesso alla strada, e lo guardavano con quella strana calma ingannevole che gli uomini adottano spesso se colti da improvvisa violenza. L’aria sembrava crepitare, fino a quando Nynaeve si mosse rapida. Gli Shienaresi abbassarono le lame e si fecero di lato, Galad tolse la mano dall’elsa della spada, li oltrepassò e si confuse fra la folla senza voltarsi indietro.
Nynaeve rivolse a Uno e Ragan un’occhiataccia prima di incamminarsi a larghi passi in direzione opposta. Era quasi riuscita a sistemare ogni cosa nel modo migliore e quei due per poco non rovinavano tutto. Gli uomini pensavano che la violenza risolvesse ogni problema. Se avesse avuto un bastone robusto li avrebbe presi tutti e tre a randellate fino a quando non avessero capito.
Adesso gli Shienaresi sembravano aver capito in parte la situazione; la raggiunsero, con le spade di nuovo riposte dietro la schiena, e la seguirono senza dire una parola, anche quando lei sbagliò due volte la strada e dovette tornare indietro. Era un bene che fossero rimasti in silenzio. Nynaeve ne aveva abbastanza di tenere a freno la lingua. Prima Masema, poi Galad. Tutto quello che voleva era un esile pretesto per dire a qualcuno esattamente come la pensava. Specie a quella vocina che aveva nella testa, ridotta al ronzio di un insetto per il momento, ma che si rifiutava di tacere del tutto. Quando lasciarono Samara e furono di nuovo sulla strada, di tanto in tanto percorsa da qualche carro, la voce continuò a farsi sentire. Si preoccupava dell’arroganza di Rand, ma la sua aveva portato lei stessi e altri a sfiorare la tragedia. Birgitte forse era ben oltre il limite, anche se era viva. La cosa più saggia era non affrontarli di nuovo, l’Ajah Nera e Moghedien, almeno finché qualcuno non l’avesse consigliata al meglio. Vi furono delle proteste, ma Nynaeve fu inamovibile e ferma come non lo era mai stata, nemmeno con Thom e Juilin. Sarebbe andata a Salidar e avrebbe sottoposto il problema alle Azzurre. Ecco come sarebbero andate le cose. Ormai era decisa.
«Hai mangiato qualcosa che ti ha dato fastidio?» disse Ragan. «Hai la smorfia di una che si è cibata di bacche troppo mature.»
La donna gli rivolse uno sguardo che gli chiuse la bocca di scatto e si allontanò a grandi passi. I due Shienaresi le rimasero di fianco.
Cosa avrebbe fatto con loro? Doveva escogitare qualcosa, la loro presenza era troppo provvidenziale per non approfittarne.
Intanto erano altre due paia di occhi, be’, tre occhi. Avrebbe imparato a guardare quella benda anche se l’avesse ammazzata. Più occhi alla ricerca di un’imbarcazione potevano significare trovarne una prima. Meglio ancora che se Masema o Galad l’avessero trovata per lei, ma non voleva che nessuno dei due sapesse più del necessario. Non aveva idea di come impiegarli.
«Mi state seguendo perché Masema ve lo ha ordinato? O è stato per via di quanto ha detto Galad?» chiese.
«Che maledetta differenza c’è?» mormorò Uno. «Se il lord Drago ti ha convocata, fai maledettamente bene a...» si interruppe corrucciato mentre la donna agitava un dito. Ragan lo guardò come se fosse un’arma.
«Intendete aiutare me ed Elayne a raggiungere Rand?»
«Non abbiamo nulla di meglio da fare» rispose asciutto Ragan. «Per come stanno le cose ora, non vedremo lo Shienar fino a quando non saremo vecchi e senza denti. Tanto vale che veniamo con te a Tear o in qualsiasi altro posto si trovi Rand.»
Questo Nynaeve non lo aveva considerato, ma era sensato. Altri due che avrebbero aiutato Thom e Juilin con i diversi incarichi e la guardia. Non c’era bisogno che sapessero quanto sarebbe durato, o quante fermate e deviazioni avrebbero incontrato lungo la via. Le Azzurre a Salidar avrebbero potuto impedire a ciascuna di loro di andare. Una volta raggiunte le Aes Sedai sarebbero state solo Ammesse. Smettila di pensare a questo modo! Devi farlo! si disse.
La gente in attesa davanti all’insegna abbagliante di Luca non sembrava meno numerosa di prima. Un fiume di persone si snodava in un prato per riunirsi alla folla mentre un’altra fila che serpeggiava dall’uscita raccontava eccitata cosa aveva visto. Di tanto in tanto i cinghiali-cavalli comparivano, da sopra la parete di tela, raccogliendo esclamazioni di stupore fra chi ancora aspettava di entrare. Cerandin li stava facendo di nuovo camminare su due zampe. La donna seanchan si accertava sempre che gli s’redit riposassero molto. Su questo era irremovibile, qualsiasi cosa volesse Luca. Gli uomini cedevano quando ti mostravi decisa. Di solito, almeno.
Poco lontana dall’erba marrone tutta calpestata, Nynaeve si fermò e si voltò verso gli Shienaresi. Mantenne il viso calmo, ma i due sembravano molto sospettosi, anche se nel caso di Uno questo si traduceva nel fatto che giocasse in un modo disgustoso con la benda sull’occhio. La gente che andava o veniva dallo spettacolo non prestava loro alcuna attenzione.
«Allora non sarà per ordine di Masema o Galad» disse Nynaeve con fermezza. «Se viaggerete con me, farete quello che dico io, altrimenti potete andarvene per la vostra strada, perché in quel caso non vi voglio intorno.»
I due naturalmente non mancarono di scambiarsi delle occhiate prima di accettare annuendo. «Se è come deve essere, maledizione» gridò Uno, «allora va bene. Se non hai nessuno che ti protegga, dannazione, non raggiungerai mai il maledetto lord Drago. Qualche contadino interiora di pecora ti mangerà a colazione per via della tua lingua.» L’espressione cauta di Ragan diceva che concordava su tutto ma non era convinto che fosse stata una mossa saggia rivelare quei pensieri. Ragan sembrava avere i requisiti per diventare un uomo saggio.
Se accettavano i termini di Nynaeve, non importava molto il motivo per cui lo facevano. Almeno per ora. Avrebbe avuto abbastanza tempo in futuro per sistemare tutto.
«Non dubito che gli altri saranno d’accordo» disse Ragan.
«Altri?» rispose Nynaeve battendo le palpebre. «Intendi dire che non siete solo voi due? Quanti allora?» «Adesso siamo solo quindici. Non credo che Bartu o Nengar verranno.»
«Vanno appresso al maledetto Profeta.» Uno voltò il capo e sputò copiosamente. «Solo quindici. Sar è caduto da quella maledetta rupe nelle montagne. Mendao si è cacciato in un maledetto duello con tre Cercatori del Corno e...» Nynaeve era troppo impegnata a non rimanere a bocca aperta per ascoltare. Quindici! Non riusciva a fare a meno di calcolare quanto sarebbe costato nutrire quindici uomini. Anche quando non erano particolarmente affamati, Thom e Juilin da soli mangiavano più di Elayne e lei assieme!
Ma in fondo con quindici soldati shienaresi non aveva bisogno di attendere un’imbarcazione. Un battello fluviale era certamente il modo più veloce di muoversi: Salidar era vicina a un fiume, e una barca poteva portarle subito lì; eppure una scorta di Shienaresi avrebbe reso il loro carro altrettanto sicuro, dai Manti Bianchi, i banditi o i seguaci del Profeta. Però sarebbe stato un viaggio molto lento. E un carro solitario che si allontanava da Samara con quel corteo avrebbe certamente dato nell’occhio. Un’indicazione per Moghedien, o l’Ajah Nera. Lascerò che se ne occupino le Azzurre, e questo è tutto! si disse.
«Cosa c’è che non va?» chiese Ragan, e Uno aggiunse in tono di scusa, «Non avrei dovuto riferirti come è morto Sakaru.» Sakaru? Probabilmente lo avevano nominato dopo che aveva smesso di ascoltare. «Non passo molto tempo attorno alle male... alle dame. Mi dimentico che avete uno stomaco come... voglio dire, delicato.» Se non la piantava di tirare quella toppa avrebbe scoperto quanto era delicato lo stomaco di Nynaeve.
Il numero non cambiava nulla. Se due Shienaresi erano un bene, quindici erano una meraviglia. Il suo esercito privato. Non doveva preoccuparsi di nessuno, o se aveva commesso un errore con Galad. Quanti prosciutti si mangiavano quindici uomini al giorno? Doveva avere la voce ferma. «Va bene allora. Ogni sera appena fa buio uno di voi, uno solo, verrà qui a chiedere di Nana. È il nome con cui mi conoscono.» Non c’era motivo per quell’ordine, se non per farli abituare a fare quello che chiedeva. «Elayne usa quello di Morelin, ma dovrete domandare di Nana. Se avete bisogno di soldi, venite da me, non da Masema.» Dovette reprimere un sussulto mentre pronunciava quelle parole. Avevano ancora del denaro, ma Luca non aveva preteso le sue cento corone d’oro e non avrebbero tardato. C’erano sempre i gioielli, se fosse stato necessario. Era meglio accertarsi che si allontanassero da Masema. «A parte questo, nessuno di voi deve avvicinarmi, o presentarsi allo spettacolo.» Altrimenti forse avrebbero organizzato dei turni di guardia, o qualche idiozia simile. «A meno che non giunga un battello fluviale. In quel caso, verrete subito e di corsa. Mi avete capita?»
«No» borbottò Uno. «Perché dobbiamo stare lontani, maled...?» Voltò il capo quando il dito ammonitore di Nynaeve quasi gli toccò il naso.
«Non ricordi cosa ho detto del tuo linguaggio?»
Si sforzò di guardarlo severa. Quella benda sull’occhio gli dava il voltastomaco. «Se non riesci a ricordartelo, scoprirai perché gli uomini dei Fiumi Gemelli hanno le lingue pulite.»
Lo vide mentre elaborava mentalmente il concetto. Non sapeva quale fosse la sua connessione con la Torre Bianca, solo che esisteva. Forse era un’agente della Torre, o una ragazza addestrata lì. Magari anche Aes Sedai, una che non teneva particolarmente allo scialle. La minaccia inoltre era abbastanza vaga per interpretarla a modo suo. Nynaeve conosceva quella tecnica da prima di sentire Juilin che ne parlava con Elayne. Quando le sembrò che l’idea avesse attecchito e, prevenendo una sua possibile domanda, Nynaeve abbassò la mano. «Starai alla larga per lo stesso motivo di Galad. Per non attirare l’attenzione. Il resto lo farai perché lo dico io. Se devo spiegarti ogni decisione che prendo, non avrò tempo per occuparmi d’altro, per cui è meglio che accetti le cose come sono.» Era un commento che si addiceva a un’Aes Sedai. E poi non avevano scelta se volevano aiutarla a raggiungere Rand come credevano. Tutto sommato era abbastanza soddisfatta di se stessa mentre li spingeva verso Samara e oltrepassava la folla a fatica nei pressi dell’insegna di Valan Luca.
Con sua sorpresa vide che vi era stata un’aggiunta allo spettacolo. Su una nuova piattaforma non lontano dall’entrata, una donna con indosso dei pantaloni gialli trasparenti stava in bilico sulla testa, le braccia distese di lato con delle colombe bianche sulle mani. No, non era in bilico sulla testa. In realtà aveva una specie di cornice di legno fra i denti e si teneva in equilibrio su quella. Mentre Nynaeve guardava sbalordita, l’insolita acrobata abbassò le mani appoggiandosi sulla piattaforma mentre si piegava in due, fino a quando parve sedersi sulla propria testa. E non bastava. Incurvò le gambe davanti al viso, quindi le piegò innaturalmente verso le braccia e trasferì le colombe sulle piante dei piedi, ora il punto più alto di quella contorta palla in cui si era annodata. Gli spettatori osservavano e applaudivano, ma lei rabbrividì, era tutto un ricordo troppo vivido di quanto le aveva fatto Moghedien.
Non è per questo che intendo passare tutto alle Azzurre, si disse. È solo che non voglio causare un altro danno. Era vero, ma aveva anche paura che la prossima volta non se la sarebbe cavata così facilmente. Non lo avrebbe riconosciuto con nessuno. Non le piaceva nemmeno ammetterlo con se stessa.
Regalando alla contorsionista un ultimo sguardo sconcertato — ormai non era molto stupita della posizione intricata che la donna aveva assunto — si voltò. Avanzò quando Elayne e Birgitte le apparvero accanto d’improvviso fra la folla ammassata.
Elayne adesso era decentemente coperta da un mantello, Birgitte ostentava l’abito rosso dalla profonda scollatura. No, non c’erano scusanti. Rimase in piedi dritta come un fuso, più del solito, e gettò indietro la treccia per allontanare ogni possibilità di nascondere la scollatura. Nynaeve si toccò il nodo dello scialle di lana grigia che aveva in vita, sperando a ogni occhiata che lanciava a Birgitte di non immaginarsi come sarebbe apparsa lei senza quella stola. Una faretra era appesa alla cintura di Birgitte, che portava l’arco trovatole da Luca. Certamente ormai era troppo tardi perché proseguissero con lo spettacolo.
Un’occhiata al cielo disse a Nynaeve che si sbagliava. Malgrado tutto quello che era accaduto, il sole era ancora ben alto sopra l’orizzonte. Le ombre erano lunghe, ma sospettava non abbastanza da dissuadere Birgitte.
Nel tentativo di nascondere che stava osservando il sole, indicò con il capo la donna dai pantaloni trasparenti, che adesso aveva iniziato a contorcersi in una posizione che Nynaeve sapeva essere impossibile. Era sempre in bilico sui denti. «Da dove sbuca?»
«L’ha assunta Luca» rispose Birgitte con calma. «Ha anche comperato dei leopardi. La ragazza si chiama Muelin.»
Se Birgitte era fredda, Elayne tremava quasi dall’emozione. «Da dove viene?» balbettò. «Da uno spettacolo che la folla ha semidistrutto!»
«Ne ho sentito parlare,» rispose Nynaeve «ma non è importante. Io...»
«Non è importante!» Elayne rivolse gli occhi al cielo come se invocasse aiuto. «Hai sentito anche il motivo della sommossa? Non so se si trattasse dei Manti Bianchi o del Profeta, ma qualcuno ha scatenato quella rivolta perché pensavano...» si guardò attorno senza rallentare, e abbassò la voce. Nessuno fra la gente si era fermato, ma ogni passante fissava le due artiste in piedi, «...che quella donna nello spettacolo forse indossava lo scialle.» Mise una significativa enfasi sull’ultima parola. «Solo uno sciocco potrebbe credere che si trova con un serraglio ambulante, ma in fondo tu e io lo stiamo facendo. E tu te ne vai in città senza una parola. Abbiamo sentito dire che un uomo calvo ti ha portata via in spalla, poi che avevi baciato uno Shienarese e te ne eri andata con lui a braccetto.»
Nynaeve era ancora costernata quando Birgitte aggiunse, «Luca era seccato, quale che fosse la storia. Ha detto...» si schiarì la gola e rese la voce profonda. «Allora le piacciono gli uomini rozzi, eh? Be’, posso esserlo quanto una pannocchia d’inverno! Poi si è allontanato, con due tizi dalle spalle grandi come quelle dei Gaidin, per riportarti indietro. Thom Merrilin e Juilin Sandar sono andati con loro, con un umore non molto diverso. Non è servito a far sentire meglio Luca, ma erano così arrabbiati con te che non avevano tempo di litigare fra loro.»
Per un po’ Nynaeve le fissò confusa. Le piacevano gli uomini rozzi? Che cosa voleva dire con...? Lentamente comprese e gemette. «Oh, era proprio quello di cui avevo bisogno.» E Thom e Juilin che se ne andavano in giro a Samara. Solo la Luce sapeva in che guai potevano cacciarsi.
«Sono ancora ansiosa di sapere cosa credevi di fare» disse Elayne. «Ma stiamo sprecando tempo.»
Nynaeve lasciò che la guidassero fra la folla, una da ogni lato, ma, nonostante la notizia di Luca e gli altri, era ancora soddisfatta del proprio lavoro. «Dovremmo essere fuori di qui in un giorno o due, se siamo fortunate. Se Galad non ci trova una barca, ci penserà Masema. È lui il Profeta. Ti ricordi Masema, Elayne? Quello Shienarese dall’aspetto scontroso che abbiamo visto...» Rendendosi conto che Elayne si era fermata, Nynaeve aspettò che la raggiungesse.
«Galad?» ripeté incredula Elayne, dimenticando di tenere chiuso il mantello. «Hai detto di aver parlato con Galad? E il Profeta? Devi averlo fatto, altrimenti non starebbero cercando un’imbarcazione. Hai preso il tè con loro, o li hai solo incontrati in una sala comune? Senza dubbio dove ti ha portata l’uomo calvo. Forse c’era anche il re del Ghealdan? Vuoi per favore convincermi che sto sognando così posso svegliarmi?»
«Mantieni il controllo» replicò Nynaeve con fermezza. «È una regina adesso, non un re. E sì, c’era anche lei. Lui non era calvo, aveva il codino. Lo Shienarese voglio dire. Non il Profeta. Lui è calvo come...» Guardò torva Birgitte fino a quando la donna smise di sghignazzare. La sua severità diminuì leggermente quando si rammentò chi stava guardando a quel modo e cosa le aveva fatto; ma se la donna non si fosse calmata, forse avrebbero scoperto se era in grado di schiaffeggiare Birgitte.
Ripresero a camminare e allora disse con la massima serietà, «Questo è quanto accaduto. Ho visto Uno — era con gli Shienaresi che abbiamo incontrato a Falme — mentre ti guardava volteggiare sulla fune, Elayne. Non ha una bella opinione dell’erede al trono che mette in mostra le gambe come non ce l’ho io. In ogni caso, Moiraine li ha inviati qui dopo Falme...»
Raccontò tutto velocemente mentre passavano fra la folla, ignorando le esclamazioni incredule nei confronti di Elayne e rispondendo alle loro domande con il minor numero di parole possibile. Dopo un fugace accenno di interesse alle vicende di corte nel Ghealdan, Elayne si concentrò su cosa aveva detto esattamente Galad e sul perché Nynaeve fosse stata tanto sciocca da avvicinare il Profeta, chiunque fosse. Il termine ‘sciocca’ tornava in mente a Nynaeve abbastanza spesso, per cui tenne a freno la lingua. Avrebbe forse esitato a schiaffeggiare Birgitte, ma Elayne non godeva di tale protezione. Erede al trono o no. Se lo avesse detto ancora una volta, la ragazza lo avrebbe scoperto. A Birgitte stava più a cuore conoscere le intenzioni di Masema e quelle degli Shienaresi. Sembrava che avesse incontrato degli abitanti delle Marche di Confine nelle vite precedenti, anche se le nazioni di cui parlava avevano nomi diversi e mostravano una buona opinione di se stessi. Non si era aperta molto, ma pareva d’accordo con la presenza degli Shienaresi.
Nynaeve si aspettava che la notizia di Salidar le avrebbe stupite, eccitate o suscitato qualsiasi altra reazione. Invece Birgitte si comportò come se avesse comunicato loro che avrebbero cenato con Thom e Juilin. Ovviamente aveva intenzione di seguire Elayne ovunque e il resto importava poco. Elayne appariva dubbiosa. Dubbiosa!
«Ne sei certa? Ti sei sforzata molto di ricordare e... Be’, sembra una strana coincidenza che sia stato proprio Galad a menzionare il posto.»
Nynaeve era furiosa. «Certo che sono sicura. Le coincidenze accadono. La Ruota tesse come vuole, come forse avrai sentito dire. Mi ricordo che ne aveva già parlato a Sienda, ma ero troppo in pensiero per te che eri preoccupata di lui che non ho...» si interruppe.
Erano giunte a un’area lunga e stretta vicino alla parete nord, delimitata da corde. Da un lato c’era qualcosa che assomigliava a un recinto di legno, largo e alto due passi. La gente era allineata di fianco alle corde, coi bambini accucciati davanti alle gambe dei padri o le gonne delle madri. Quando apparvero le tre donne si elevò un brusio. Nynaeve si sarebbe immobilizzata, ma Birgitte la afferrò per il braccio e a quel punto si trattava di camminare o essere trascinata.
«Credevo che stessimo andando al carro» disse debolmente. Impegnata a parlare non aveva prestato molta attenzione alla direzione che avevano preso.
«No, a meno che tu non voglia vedermi tirare al buio» rispose Birgitte. Sembrava fin troppo ansiosa di provare. Nynaeve avrebbe voluto fare un altro commento piuttosto che limitarsi a un gridolino. Mentre procedevano verso lo spazio aperto, la parte di recinto le copriva la visuale, permettendole di vedere solo gli spettatori. Anche il brusio crescente pareva distante, lo steccato invece lontano chilometri dal punto in cui si trovava Birgitte.
«Sei sicura che ha giurato su... nostra madre?» chiese Elayne in tono aspro. Riconoscere Galad come fratello persino in quel modo era per lei assolutamente spiacevole.
«Cosa? Sì. L’ho detto, giusto? Ascolta. Se Luca si trova in città non verrebbe a sapere se lo abbiamo fatto fino a quando non sarebbe troppo tardi...» Nynaeve si rendeva conto di balbettare, ma non sembrava in grado di fermare la lingua. Non si era mai accorta prima d’ora di quanto fossero lunghi cento passi. Nei Fiumi Gemelli gli uomini adulti colpivano bersagli a una distanza doppia di quella. Era pur vero che lei non era nessuno di quei bersagli. «Voglio dire che è già tardi. Le ombre... il bagliore... dovremmo davvero rimandare alla mattina. Quando la luce è...» «Se ha giurato su di lei,» intervenne Elayne come se non avesse ascoltato «allora lo rispetterà a qualsiasi costo. Preferirebbe rompere il giuramento sulla speranza della rinascita e della salvezza piuttosto che questo. Penso... no, so di potermi fidare.» Non sembrava però che la cosa le piacesse. «La luce va bene» disse Birgitte, con una nota di divertimento che coloriva la voce altrimenti calma. «Proverò bendata. Suppongo che questa marmaglia voglia che appaia difficile.»
Nynaeve aprì la bocca ma non emise alcun suono. Stavolta dovette accontentarsi del gridolino. Birgitte stava solo facendo una battuta di cattivo gusto. Doveva essere per forza così.
La addossarono con la schiena allo steccato di legno ed Elayne prese a tirare il nodo dello scialle mentre Birgitte le voltava le spalle, estraendo una freccia dalla faretra.
«Hai fatto davvero una sciocchezza stavolta» mormorò Elayne. «Sono sicura che possiamo fidarci del giuramento di Galad, ma tu non potevi prevedere cosa avrebbe fatto. Avvicinare il Profeta poi!» Tolse lo scialle dalle spalle di Nynaeve. «Nemmeno immaginavi come avrebbe reagito. Eravamo tutti in pensiero per te e hai messo ogni cosa a repentaglio!»
«Lo so» fu la risposta di Nynaeve. Aveva il sole negli occhi, adesso non riusciva a vedere Birgitte. Ma lei poteva. Certo che poteva. Questo era l’importante.
Elayne la guardò sospettosa. «Lo sai?»
«So di aver rischiato di rovinare tutto. Avrei dovuto parlarne con te, chiederti un parere. So di essere stata una sciocca. Non dovreste permettermi di uscire senza un guardiano.» Disse tutto velocemente. Birgitte doveva essere in grado di vederla.
Il sospetto divenne preoccupazione. «Stai bene? Se davvero non vuoi fare questa cosa...»
La donna pensava che fosse spaventata. Nynaeve non poteva, non voleva permetterlo. Si sforzò di sorridere, sperando che i suoi occhi non fossero troppo sgranati. Il viso le sembrava a posto. «Certo che voglio. Anzi, non vedo l’ora.»
Elayne la guardò dubbiosa, ma alla fine annuì. «Sei sicura di Salidar?»
Non attese la risposta, ma corse via da un lato piegando lo scialle. Per qualche motivo particolare Nynaeve non riusciva a sentirsi indignata per quella domanda, o per il fatto che Elayne non avesse aspettato. Respirava a una tale velocità che non si rendeva neanche conto del vestito pericolosamente scollato, nemmeno quel pensiero riusciva a calmarla. Il sole l’accecava, se avesse strizzato gli occhi forse avrebbe visto Birgitte, ma quelli sembravano dotati di una volontà propria e continuavano a sgranarsi. Ormai non c’era nulla che potesse fare. Era il castigo per aver corso stupidi rischi. Era solo leggermente stizzita per essere stata punita dopo aver risolto tutto così bene. Ed Elayne nemmeno le credeva su Salidar! Avrebbe dovuto prenderla stoicamente. Avrebbe...
Come sbucando dal nulla, una freccia si conficcò nel legno, vibrando contro il suo polso destro, e la risoluzione di comportarsi in modo imperturbabile si trasformò in un gemito. Tutto quello che poteva fare era mantenere ferme le ginocchia. Una seconda freccia sfiorò l’altro polso, strappandole un secondo lamento più acuto. Non riusciva a fermare le frecce né tantomeno a stare zitta. A ogni colpo il gemito era sempre più acuto, e le sembrava quasi che la folla acclamasse a ogni suo grido. Più gridava forte, più gli spettatori applaudivano. Quando fu tutta circondata da frecce dalle ginocchia alla testa, gli applausi erano tonanti. Alla fine era leggermente irritata, e quando la gente corse tutta attorno a Birgitte, lasciandola là in piedi a fissare le impennature che la attorniavano, alcune ancora vibranti, anche lei tremava ancora.
Spingendo via tutti si recò più veloce che poteva verso il carro prima che qualcuno notasse quanto le vacillavano le gambe. Non che qualcuno comunque si preoccupasse di lei. Tutto quello che aveva fatto era rimanere impalata pregando che Birgitte non starnutisse o si muovesse. E domani avrebbe dovuto ripeterlo. Quello o lasciare che Elayne o, anche peggio, Birgitte capissero che non era in grado di affrontarlo.
Quando Uno venne quella sera chiedendo di Nana, gli disse senza mezzi termini di spronare Masema il più possibile, di trovare Galad e riferirgli che doveva trovare subito un’imbarcazione, a qualsiasi costo. Quindi se ne andò a letto senza mangiare e tentando di convincersi che sarebbe riuscita a far credere a Elayne e Birgitte che stava troppo male addossata a quello steccato. Ma era sicura che le donne avrebbero compreso perfettamente di quale malattia si trattava. Rendersi conto che anche Birgitte sarebbe stata comprensiva peggiorava la situazione. Uno di quegli sciocchi uomini doveva trovare un battello fluviale!