36 Un nuovo nome

Elayne rimase seduta a lungo guardando Birgitte che dormiva. Pareva addormentata. Una volta si era mossa, mormorando disperatamente, «Aspettami, Gaidal. Aspetta. Sto arrivando, Gaidal. Aspettami...» le parole sfumarono nel lento respiro. Era più forte? La donna sembrava ancora mortalmente malata. Meglio di prima, ma pallida e tesa.

Dopo forse un’ora Nynaeve fece ritorno, aveva i piedi sporchi. Sulle guance erano visibili nuove lacrime. «Non potevo stare lontana» disse appendendo il mantello al gancio. «Dormi. La guardo io. Devo farlo.»

Elayne si alzò lentamente sistemandosi la gonna. Probabilmente guardare Birgitte per un po’ avrebbe aiutato Nynaeve a capire. «Anche io non ho ancora voglia di dormire.» Era esausta, ma non assonnata. «Credo che andrò a fare una passeggiata.» Nynaeve annuì mentre prendeva il posto di Elayne sul letto, con i piedi impolverati che pendevano da un lato e gli occhi fissi su Birgitte.

Con sorpresa di Elayne, Thom e Juilin erano ancora svegli. Avevano acceso un piccolo fuoco di fianco al carro e vi sedevano vicini a gambe incrociate, fumando le pipe dal lungo cannello. Thom si era infilato la camicia nei pantaloni e Juilin aveva indossato la giacca senza camicia, con le maniche rivoltate. Elayne si guardò intorno prima di unirsi a loro. Nessuno si muoveva nel campo oscuro, si vedeva solo la luce del fuoco e quella delle lampade nel loro carro.

Nessuno dei due uomini parlò mentre Elayne si sedeva; quindi Juilin guardò Thom che annuì e il cacciatore di ladri raccolse qualcosa da terra e glielo diede. «L’ho trovata dove giaceva la donna» disse l’uomo scuro. «Come se le fosse caduta di mano.»

Elayne prese lentamente la freccia d’argento. Anche le piume dell’impennatura sembravano d’argento.

«Particolare» commentò Thom in tono semplice. «Aggiunto alla treccia... In ogni storia viene menzionata quella treccia, per qualche motivo, anche se ho trovato alcune che potrebbero essere lei con altri nomi e senza la treccia. E altre con nomi diversi e la treccia.»

«Non mi importa delle storie» intervenne Juilin. Non sembrava più agitato di Thom. Ma ci voleva molto per farli innervosire. «È lei? Sarebbe già terribile se non lo fosse, una donna che appare nuda dal nulla a quel modo, ma... in cosa ci avete cacciati, tu e N... Nana?» Era preoccupato. Juilin non commetteva errori e non diceva mai la cosa sbagliata. Thom mordicchiava la pipa in attesa.

Elayne fece roteare la freccia fra le mani fingendo di esaminarla. «È un’amica» disse alla fine. Fino... a meno che... Birgitte non la liberasse dalla promessa. «Non è un’Aes Sedai, ma ci ha aiutate.» La guardarono aspettando che aggiungesse altro.

«Perché non l’avete data a Nynaeve?»

Si scambiarono uno di quei loro sguardi. Gli uomini sembravano sostenere intere conversazioni solo con gli occhi, almeno attorno alle donne. Parlarono con chiarezza come se usassero le parole, esprimendo cosa pensavano dei loro segreti. Specialmente quando tutti sapevano con certezza. Ma aveva promesso.

«Sembrava sconvolta» disse Juilin, fumando prudentemente la pipa, mentre Thom si tolse la sua di bocca ed espirò il fumo.

«Sconvolta? Quella donna è uscita in camicia da notte, pareva smarrita, e quando le ho chiesto se potevo aiutarla, non mi ha staccato la testa. Si è messa a piangere sulla mia spalla!» Si sistemò la camicia di lino, borbottando qualcosa su un che di umido. «Elayne mi ha chiesto scusa per qualsiasi parola sbagliata mi avesse rivolto, il che significa quasi tutte. Ha detto che meritava di essere frustata, o forse che lo era già stata, la metà del tempo era incoerente. Ha aggiunto di essere una codarda e una sciocca ostinata. Non so che problema avesse, ma davvero non era se stessa.»

«Una volta ho conosciuto una donna che si comportava a quel modo» aggiunse Juilin, guardando il fuoco. «Si è svegliata trovando un ladro nella sua camera e lo ha pugnalato al cuore. Solo che, quando ha acceso la lampada, si è accorta che era il marito. La nave era rientrata in porto in anticipo. È andata in giro come Nynaeve per quasi un mese.» Tese le labbra. «Poi si è impiccata.»

«Odio darti questo peso, bambina» aggiunse con dolcezza Thom, «ma se può essere aiutata, sei la sola di noi che riuscirebbe a farlo. Io so come sollevare un uomo dalle sue disgrazie. Assestagli un calcio vigoroso oppure fallo ubriacare e trovagli una...» tossì vigorosamente, cercando di camuffarla da vera tosse, e si prese un baffo fra le dita. Uno degli aspetti negativi di considerarla sua figlia era che adesso a volte le dava dodici anni. «In ogni caso il punto è che non so come comportarmi. E anche se Juilin forse avrebbe voglia di cullarla sulle ginocchia, dubito che lo ringrazierebbe.»

«Preferirei avere un luccio sulle gambe» borbottò, ma non con lo stesso tono aspro che avrebbe usato il giorno prima. Era preoccupato come Thom, anche se più restio ad ammetterlo.

«Farò quello che potrò» li assicurò, guardando di nuovo la freccia. Erano dei bravi uomini e non le piaceva mentire loro o nascondergli qualcosa. A meno che non fosse assolutamente necessario. Nynaeve sosteneva che bisognava gestire gli uomini per il loro bene, ma senza esagerare... Non era giusto trascinare qualcuno in pericoli di cui non era al corrente.

Per cui si confidò. Raccontò di tel’aran’rhiod e i Reietti liberi, di Moghedien. Ovviamente non di tutto. Alcuni eventi a Tanchico erano stati per lei una vergogna troppo grande per pensare a loro. La sua promessa riguardava l’identità di Birgitte e certamente non c’era bisogno di scendere in dettagli su quel che Moghedien aveva fatto a Nynaeve. Diventava tutto un po’ difficile, ma vi riuscì. Rivelò quello che riteneva dovessero sapere, abbastanza da renderli consapevoli per la prima volta di ciò a cui stavano andando incontro.

Non solo l’Ajah Nera — l’avevano fissata con gli occhi sgranati — ma i Reietti, e una di loro che probabilmente stava dando la caccia a lei e a Nynaeve. E aveva anche spiegato abbastanza chiaramente che loro avrebbero dato la caccia a Moghedien, che chiunque si trovava loro vicino era in pericolo di essere colto fra il cacciatore e la preda, in entrambi i casi.

«Adesso che sapete,» concluse «la scelta se restare o andare via spetta a voi.» Si limitò a questo e fece ben attenzione a non guardare Thom. Sperava quasi disperatamente che rimanesse, ma non voleva lasciargli credere che glielo stesse chiedendo, neppure con uno sguardo.

«Non ti ho insegnato nemmeno la metà di quello che ti serve per diventare una brava regina come tua madre» rispose, cercando di essere burbero e rovinando tutto l’effetto allontanandole una ciocca di capelli dal viso con un dito nodoso. «Non ti libererai così facilmente di me, bambina, voglio che tu divenga la signora del Daes Dae’mar, anche se dovessi parlarti nell’orecchio fino ad assordarti. Non ti ho nemmeno insegnato a usare un pugnale. Ho cercato di farlo con tua madre, ma mi diceva sempre che poteva chiedere a un uomo di tirarne fuori uno, se ce ne fosse stato bisogno. Un modo sciocco di vedere le cose.»

Elayne si protese in avanti e lo baciò su una guancia, l’uomo batté le palpebre sollevando le sopracciglia cespugliose, quindi sorrise e si rimise in bocca la pipa.

«Puoi baciare anche me» aggiunse secco Juilin. «Rand al’Thor si servirebbe delle mie interiora come esca per i pesci se non ti riconsegno a lui sana e salva come quando lo hai lasciato.»

Elayne sollevò il mento. «Non permetterò che tu rimanga per colpa di Rand al’Thor, Juilin.» Riconsegnarla? Senti questa! «Resterai solo se lo vuoi tu. E non libero te, o Thom...» aveva sorriso al commento del cacciatore di ladri «...dalla promessa di fare quanto vi viene detto.» Lo sguardo stupito di Thom era soddisfacente e si rivolse a Juilin. «Tu seguirai me e Nynaeve con la piena consapevolezza di quali nemici affrontiamo, oppure puoi impacchettare le tue cose e cavalcare Scansafatiche dove meglio preferisci. Te lo lascerò.»

Juilin si sedette dritto come un palo, il volto scuro le divenne anche di più. «Non ho mai abbandonato una donna in pericolo in vita mia.» Con il cannello della pipa la indicò come se fosse un’arma. «Se mi mandi via ti starò alle calcagna come un uccello che segue la poppa di una nave.»

Non proprio quello che voleva, ma andava bene lo stesso. «D’accordo, allora.» Alzandosi mantenne una posizione eretta, con la freccia d’argento di fianco e le maniere leggermente distaccate. Pensava che finalmente avessero capito chi era al comando. «La mattina non è lontana.» Rand aveva davvero avuto il coraggio di dire a Juilin di ‘riconsegnarla’? Thom doveva tollerare l’altro uomo per un po’ e gli stava bene in cambio di quel sorriso. «Spegnete questo fuoco e andate a dormire. Adesso, niente scuse, Thom. Non sarete di nessuna utilità domani senza aver riposato.»

Obbedienti, iniziarono a gettare terra sulle fiamme con i piedi, ma quando Elayne ebbe raggiunto gli scalini di legno del carro, sentì Thom dire, «A volte parla come la madre.»

«Allora sono contento di non averla mai incontrata» fu la risposta seccata di Juilin. «Lanciamo una moneta per il primo turno di guardia?» mormorò Thom assente.

Elayne stava quasi per tornare indietro, invece sorrise. Uomini! Era un pensiero tenero. Il buon umore durò fino a quando non fu entrata.

Nynaeve stava seduta sul bordo del letto tenendosi dritta con tutte e due le mani, gli occhi sul punto di chiudersi mentre guardava Birgitte. I piedi erano ancora sporchi.

Elayne mise la freccia di Birgitte su una delle credenze dietro dei sacchetti di piselli secchi. Fortunatamente l’altra non le aveva nemmeno rivolto un’occhiata. La vista della freccia d’argento non era ciò di cui Nynaeve aveva bisogno al momento. Ma di cosa, allora?

«Nynaeve, è più che passato per te il momento di lavarti i piedi e andare a dormire.»

Nynaeve ondeggiò nella sua direzione, battendo le palpebre assonnata. «Piedi? Cosa? Devo guardarla.»

Doveva procedere un passo per volta. «I tuoi piedi, Nynaeve. Sono sporchi. Lavali.»

Aggrottando le sopracciglia Nynaeve si guardò i piedi, quindi annuì. Versò dell’acqua dalla grossa brocca nel lavabo, si lavò, ed era pronta ad asciugarsi, ma anche allora si rimise a sedere. «Devo guardare. Nel caso... nel caso... che gridi. Alla ricerca di Gaidal.»

Elayne appoggiò la schiena sul materasso. «Hai bisogno di dormire, Nynaeve. Non riesci a tenere gli occhi aperti.»

«Posso» mormorò Nynaeve imbronciata, cercando di restare seduta resistendo contro la pressione sulle spalle. «Devo guardarla, Elayne. Devo.»

In confronto a Nynaeve, i due uomini fuori dal carro apparivano sensibili e docili. Anche se Elayne lo avesse avuto in mente, non avrebbe avuto modo di farla ubriacare e trovarle un bel giovanotto, ma immaginava che di quello doveva trattarsi. Rimaneva solo un calcio ben assestato. La simpatia e il buonsenso certamente non avevano fatto alcuna impressione. «Ne ho avuto abbastanza di questo broncio e di questa autocommiserazione, Nynaeve» l’apostrofò con fermezza. «Adesso te ne vai a dormire, e domattina non dirai una sola parola riguardo a quale miserabile sventurata sei. Se non riesci a comportarti come la donna dalle idee chiare quale sei, chiederò a Cerandin di rifarti l’occhio nero che ti ho tolto. Non mi hai nemmeno ringraziata per quello. Adesso vai a dormire!»

Nynaeve sgranò gli occhi indignata — almeno non sembrava sull’orlo delle lacrime — ma Elayne glieli serrò con le dita. Si chiusero facilmente, e malgrado il mormorio di protesta, il respiro lento e profondo tipico di chi dorme giunse subito.

Elayne diede dei colpetti sulla spalla di Nynaeve prima di tirarsi su. Sperava che sarebbe stato un sonno pacifico, che avrebbe sognato di Lan, ma l’importante era che dormisse. Reprimendo uno sbadiglio si sporse in avanti per controllare Birgitte. Non era in grado di vedere se il respiro o il colorito della donna fossero migliorati. Non poteva fare altro che aspettare e sperare.

La luce delle lampade non sembrava disturbare le due donne, per cui le lasciò accese e si sedette in terra fra i letti. L’avrebbero aiutata a rimanere sveglia. Non sapeva perché doveva rimanerlo. Aveva fatto quello che poteva, proprio come Nynaeve. Senza pensare si appoggiò indietro contro la parete e il mento le scivolò sul petto.

Il sogno era piacevole, anche se strano. Rand inginocchiato davanti a lei che gli appoggiava la mano sulla testa per legarlo come Custode. Uno dei suoi Custodi, quindi aveva scelto il Verde, con Birgitte. C’erano altre donne, volti che cambiavano a ogni sguardo. Nynaeve, Min, Moiraine, Aviendha, Berelain, Amathera, Liandrin e altre che non conosceva. Chiunque fossero, doveva dividerlo con loro, perché nel sogno sapeva che era quello che aveva visto Min. Non era certa di ciò che provava a riguardo, alcune di quelle persone le avrebbe volentieri fatte a pezzi, ma se era il destino scritto nel Disegno, avrebbe dovuto accettarlo. Ma da lui avrebbe ottenuto qualcosa che le altre non avrebbero avuto, il legame fra Custode e Aes Sedai.

«Dov’è questo posto?» chiese Berelain, con i capelli neri corvini, così bella che Elayne avrebbe voluto mostrare i denti. La donna indossava l’abito rosso dalla scollatura profonda che Luca voleva far indossare a Nynaeve. Indossava sempre vestiti provocanti. «Svegliati, questo non è il tel’aran’rhiod.»

Elayne si svegliò di colpo per vedere Birgitte che si sporgeva dal letto, afferrandola debolmente per un braccio. Il viso era eccessivamente pallido e bagnato di sudore come se avesse avuto la febbre, ma gli occhi azzurri erano acuti e intensi, fissi sul viso di Elayne.

«Questo non è il tel’aran’rhiod.» Non era una domanda, ma Elayne annuì e Birgitte ricadde indietro con un sospiro. «Ricordo ogni cosa» sussurrò. «Mi trovo qui come sono e ricordo. Tutto è cambiato. Gaidal è qua fuori, da qualche parte, un neonato, forse un ragazzino. Ma anche se scoprissi dov’è, cosa penserà di una donna abbastanza vecchia da poter essere sua madre?» Si strofinò furiosamente gli occhi mormorando, «Non sto piangendo. Io non piango mai. Me lo ricordo bene, la Luce mi aiuti. Non piango mai.»

Elayne si inginocchiò di fianco al letto della donna. «Lo troverai, Birgitte.» Tenne la voce bassa. Nynaeve sembrava ancora profondamente addormentata, dal suo corpo proveniva un leggero russare regolare e aveva necessità di riposare, non di affrontare di nuovo tutto quello. «In qualche modo ci riuscirai. E ti amerà. So che lo farà.»

«Credi che sia questa la cosa importante? Potrei sopportare se non mi amasse.» Gli occhi lucidi svelarono che stava mentendo. «Avrà bisogno di me, Elayne e io non ci sarò. Ha sempre avuto più coraggio che saggezza, devo sempre essere presente per infondere prudenza. Peggio, se ne andrà in giro cercandomi senza sapere cosa sta cercando, senza sapere perché si sente incompleto. Stiamo sempre insieme, Elayne. Due metà di un intero.» Le lacrime aumentarono scendendole sul viso. «Moghedien ha detto che mi avrebbe fatta piangere per sempre e lei...» Di colpo i suoi lineamenti si deformarono, i singhiozzi gutturali sgorgarono incontrollati.

Elayne strinse la donna più alta fra le braccia, mormorando parole di conforto che sapeva sarebbero state inutili. Come si sarebbe sentita se le avessero tolto Rand? Quel pensiero fu abbastanza penoso perché si unisse al pianto di Birgitte. Non era certa di quanto tempo era servito a Birgitte per sfogarsi, ma alla fine la donna spinse via Elayne e si mise a sedere, asciugandosi le guance con le dita. «No l’ho mai fatto tranne quando ero una ragazzina, mai!» Voltandosi guardò torva Nynaeve, ancora addormentata. «Moghedien le ha arrecato molto danno? Non ho mai visto nessuno legato a quel modo da quando Tourag prese Mareesh.» Elayne doveva avere lo sguardo confuso, perché la donna aggiunse, «In un’altra Epoca. Soffre?» «Non molto. Lo spirito maggiormente. Perché le hai consentito di fuggire, ma solo dopo...» Elayne non riusciva a dirlo. Troppe ferite erano fresche. «Incolpa se stessa. Pensa che... tutto... sia colpa sua, per averti domandato di aiutarla.»

«Se non me lo avesse chiesto, Moghedien adesso le starebbe insegnando a implorare. È poco prudente, come Gaidal.» Il tono di voce duro di Birgitte sembrava strano con quelle guance bagnate. «Non mi ha trascinata in tutto questo per i capelli. Se reclama la responsabilità per le conseguenze, allora lo sta facendo anche per le mie azioni.» Sembrava addirittura arrabbiata. «Sono una donna libera e ho compiuto le mie scelte. Lei non ha deciso per me.»

«Devo riconoscere che stai prendendo tutto questo meglio di come... avrei fatto io.» Non poteva dire ‘meglio di Nynaeve’. Era vero, ma lo era anche l’altra affermazione.

«Se devi salire sul patibolo, rivolgi una battuta alla folla, dai una moneta al boia e cadi con il sorriso sulle labbra.» Il sorriso di Birgitte era tetro. «Moghedien ha azionato la trappola, ma il mio collo non è ancora spezzato. Forse la sorprenderò prima che sia finita.» Il sorriso mutò in un cipiglio mentre scrutava Elayne. «Riesco a... percepirti. Credo che potrei chiudere gli occhi e indicarti a chilometri di distanza.»

Elayne inspirò molto profondamente. «Ti ho legata come Custode» disse velocemente. «Stavi morendo e la guarigione non faceva effetto, allora...» La donna la stava guardando. Non più corrucciata, ma gli occhi erano senza dubbio attenti. «Non c’era altra scelta, Birgitte. In caso contrario, saresti morta.»

«Una Custode» ripeté lentamente Birgitte. «Credo di ricordare la storia di una Custode donna, ma era in una vita così lontana che non riesco a rammentare altro.»

Fu il momento di un altro sospiro, e stavolta si costrinse a parlare. «C’è qualcosa che dovresti conoscere. Prima o poi lo scoprirai e io ho deciso di non mantenere segreti con le persone che hanno il diritto di sapere, a meno che proprio non sia necessario.» Un terzo sospiro. «Io non sono Aes Sedai, solo Ammessa.»

Per un lungo istante la donna con la treccia dorata la fissò, quindi scosse lentamente il capo. «Un’Ammessa. Durante le Guerre Trolloc ho conosciuto un’Ammessa che aveva legato un tizio. Barashelle doveva affrontare il giorno successivo la prova per diventare Aes Sedai a pieno titolo, e certamente avrebbe conseguito lo scialle, ma era sicura che qualsiasi donna avesse sostenuto la prova lo stesso giorno lo avrebbe preso. Durante le Guerre Trolloc la Torre cercava di promuoverle con la massima velocità, per bisogno.»

«Cosa accadde?» Elayne non poté fare a meno di chiedere. Barashelle? Quel nome sembrava familiare.

Intrecciando le dita sul lenzuolo sopra al petto, Birgitte spostò la testa sul cuscino e assunse un’espressione canzonatoria e comprensiva. «Inutile dire che non fu ammessa alla prova quando la scoprirono. Il bisogno non bilanciava l’offesa. La costrinsero a passare il legame di quel poveraccio a un’altra, e per insegnarle a essere paziente la misero in cucina fra le sguattere e le ragazze del girarrosto. Ho sentito raccontare che rimase lì per tre anni e quando ricevette lo scialle l’Amyrlin Seat scelse il Custode per lei, un uomo rugoso e cocciuto di nome Anselan. Li vidi qualche anno dopo e non riuscivo a capire quale dei due comandasse. Credo che nemmeno Barashelle ne fosse certa.»

«Non piacevole» mormorò Elayne. Tre anni nelle... Aspetta. Barashelle e Anselan? Non poteva trattarsi della stessa coppia, quella stona non parlava di Barashelle Aes Sedai. Ma ne aveva lette due versioni e Thom ne aveva raccontata un’altra; tutto quello che faceva Barashelle era un duro, arduo servizio per conquistare l’amore di Anselan. Duemila anni apportavano grandi cambiamenti alle storie.

«Non piacevole» concordò Birgitte, e di colpo i suoi occhi divennero troppo grandi e innocenti per quel volto pallido. «Immagino, visto che desideri che mantenga il tuo segreto, che non mi tratterai come le Aes Sedai trattano i Custodi. Non andrebbe bene se mi costringessi a dire la verità solo per sfuggirti.» Elayne sollevò il mento istintivamente. «Sembra proprio una minaccia. Non le accolgo volentieri, da te o qualsiasi altro. Se pensi...»

La donna sdraiata l’afferrò per un braccio e la interruppe per scusarsi. La presa era considerevolmente più forte. «Ti prego. Non intendevo a quel modo. Gaidal sostiene che ho il senso dell’umorismo di una roccia lanciata in un circolo shoja.» Il viso si rabbuiò nel menzionare il nome di Gaidal e il sorriso scomparve. «Mi hai salvato la vita, erede al trono di Andor. Manterrò il tuo segreto e ti servirò come Custode. E se vorrai sarò tua amica.»

«Sarei fiera di averti come tale.» Circolo shoja? Glielo avrebbe chiesto in un altro momento. Birgitte forse stava meglio, ma aveva bisogno di riposo, non di domande. «E come Custode.» Sembrava davvero che avrebbe scelto l’Ajah Verde. A parte tutto, era il solo modo in cui poteva legare Rand. Il sogno le era ancora chiaro; intendeva convincerlo in una maniera o nell’altra. «Forse potresti cercare di... moderare il tuo senso dell’umorismo?» «Ci proverò.» Pareva stesse dicendo che avrebbe provato a raccogliere una montagna. «Ma se devo essere la tua Custode, anche se in segreto, allora lo sarò. Non riesci quasi a tenere gli occhi aperti. È ora che dormi un po’.» Elayne sollevò sopracciglia e mento simultaneamente, ma la donna non le diede modo di parlare. «Fra le tante altre cose, è compito di un Custode avvisare la sua Aes Sedai quando sta esagerando. Anche di raccomandarle una certa dose di prudenza quando pensa di essere in grado di avventurarsi nel Pozzo del Destino. E mantenerla in vita affinché possa compiere quello che deve. Lo farò per te. Non temere mai per la tua sorte quando sono con te, Elayne.»

Supponeva di avere bisogno di riposo, ma Birgitte più di lei. Elayne abbassò le lampade e mise la donna a dormire, ma non prima che Birgitte piazzasse cuscino e coperte sul pavimento fra i due letti per lei. Vi fu una breve discussione su chi si sarebbe sistemata in terra, ma Birgitte era ancora abbastanza debole ed Elayne non ebbe problemi a farla rimanere a letto. Be’, non molti comunque. Almeno il fievole russare di Nynaeve non si interruppe mai.

Ma non si mise subito a dormire, qualsiasi cosa avesse detto a Birgitte. La donna non avrebbe potuto mettere il naso fuori dal carro finché non avesse avuto qualcosa da indossare ed era più alta di Elayne e Nynaeve. Seduta fra i due letti Elayne iniziò a scucire l’orlo del suo abito da cavallo grigio scuro. La mattina non avrebbero avuto molto tempo per aggiustarlo e diede qualche punto per il nuovo bordo. Fu colta dal sonno quando era a metà del lavoro.

Sognò ancora di legare Rand, spesso. A volte l’uomo si inginocchiava di sua spontanea volontà, a volte invece doveva fare la stessa cosa che aveva fatto con Birgitte. Anche intrufolarsi nella sua camera da letto mentre dormiva. Birgitte adesso era una delle altre donne. Elayne non vi prestava troppa attenzione. Non a lei, a Min, Egwene, Aviendha o Nynaeve, anche se non poteva immaginare cosa avrebbe detto Lan. Altri pensieri... Aveva appena ordinato a Birgitte, con indosso il mantello cangiante dei Custodi, di trascinare Berelain ed Elaida nelle cucine per tre anni, quando improvvisamente le due donne incominciarono a prenderla a pugni. Si svegliò e scorse Nynaeve che la scavalcava per andare a sorvegliare Birgitte. Dalle finestre si vedeva la luce grigia che precedeva l’alba.

Anche Birgitte si svegliò sostenendo che si sentiva più forte che mai, e affamata. Elayne non era sicura che Nynaeve avesse finito con l’autocommiserazione. Non iniziò a parlarne e non si sfregava le mani; ma mentre Elayne stava lavandosi e spiegava del serraglio e del perché dovevano ancora rimanervi, Nynaeve si affrettò a sbucciare e pulire piselli rossi e mele gialle, affettò il formaggio e lo porse a Birgitte su un piatto con una tazza di vino speziato al miele. L’avrebbe anche imboccata se Birgitte glielo avesse consentito. Nynaeve lavò i capelli della donna con il pepegallina bianco, fino a quando non divennero neri come quelli di Elayne — che si era lavata i suoi — le regalò le calze e la sottoveste migliori e sembrò scontenta nel constatare che le scarpe di Elayne le andavano meglio. Insisté per aiutarla a indossare l’abito grigio di seta non appena i capelli furono asciutti e intrecciati nuovamente — fianchi e petto avevano bisogno di maggiore spazio, ma questo avrebbe dovuto aspettare — e voleva anche occuparsi lei dell’orlo, finché lo sguardo incredulo di Elayne la fece arretrare, borbottando mentre si lavava il viso che lei sapeva cucire bene come chiunque altro.

Quando alla fine uscirono, il bordo rosso fuoco del sole spuntava sopra gli alberi verso oriente. Per quel breve periodo il giorno sembrò ingannevolmente piacevole. In cielo non si vedeva una nuvola e nel pomeriggio l’aria sarebbe stata calda e afosa.

Thom e Juilin stavano attaccando il tiro al carro e tutto il campo era in fermento per i preparativi alla partenza. Scansafatiche era già sellato ed Elayne aveva deciso di chiedere di cavalcare prima che uno degli omini si impossessasse della sella. Anche se Thom e Juilin vi fossero arrivati per primi, non sarebbe stata troppo scontenta. Quel pomeriggio avrebbe esordito nell’esercizio della fune davanti al pubblico. Il costume che le aveva mostrato Luca la rendeva leggermente nervosa, ma almeno non si lamentava come faceva Nynaeve.

Luca stesso avanzava nel campo, con il mantello rosso che gli svolazzava alle spalle, gridando istruzioni non necessarie. «Latelle, sveglia quei maledetti orsi! Voglio che camminino e ringhino quando passeremo per Samara. Clarine, controlla quei cani per tempo. Se uno di loro si mette di nuovo a rincorrere un gatto... Brugh, tu e i tuoi fratelli vi esibirete nelle vostre evoluzioni proprio davanti al mio carro. Davanti. Dovrebbe essere una sfilata solenne, non una gara per vedere chi può fare i salti mortali più velocemente! Cerandin, tieni quei cinghiali-cavalli sotto controllo. Voglio che la gente sia stupita, non che fugga terrorizzata!» . Si fermò al loro carro, guardando torvo Nynaeve ed Elayne, e anche Birgitte. «Siete state gentili a decidere di venire con noi, comare Nana, mia signora Morelin. Credevo che aveste intenzione di dormire fino a mezzogiorno.» Accennò con il capo a Birgitte. «Vi siete fatte una chiacchierata con qualcuno dall’altro lato del fiume, vero? Be’, non abbiamo tempo per le visite. Ho in mente di montare tutto per dare il primo spettacolo nel pomeriggio.»

Nynaeve sembrò disorientata dalla ramanzina, ma alla fine della seconda frase stava ricambiando lo sguardo furioso dell’uomo. Il disagio che sentiva nei confronti di Birgitte non le impediva di manifestare i suoi sentimenti con gli altri. «Saremo pronte in orario come tutti gli altri, e lo sai bene, Valan Luca. E poi un’ora o due non faranno alcuna differenza. Ci sono abbastanza persone riunite dall’altro lato del fiume che se solo una su cento venisse al tuo spettacolo, sarebbe comunque più di quanto ti sei sognato. Se decidiamo di prendercela comoda con la colazione, puoi pure girarti i pollici e aspettare. Non otterrai quello che vuoi se ci lasci indietro.»

Quella fu l’osservazione più dura riguardo ai promessi cento marchi d’oro, ma per una volta non sortì alcun effetto sull’uomo. «Abbastanza gente? Abbastanza gente! Le persone devono essere attirate, donna. Chin Akima si trova sul posto da tre giorni, e lui ha un tizio che fa il giocoliere con le spade e le asce. E nove acrobati. Nove! Un’altra di cui non ho mai sentito parlare ha due donne che si esibiscono appese a una corda con un’abilità che ai Chavanas salterebbero gli occhi fuori dalle orbite. Non crederesti alla folla che raduna. Silvia Cerano ha alcuni uomini con i volti dipinti come dei giullari di corte, che si tirano l’acqua e si colpiscono sulla testa con delle vesciche gonfie d’aria e la gente paga extra solo per vederli!» Di colpo socchiuse gli occhi concentrandosi su Birgitte. «Vorresti dipingerti il viso? Silvia non ha una donna fra i suoi pagliacci. Alcuni dei custodi di cavalli lo farebbero. Non è doloroso essere colpita con una vescica piena d’aria e ti pagherei...» Si interruppe meditando, non gli piaceva separarsi dai soldi non più di Nynaeve, e Birgitte parlò durante il suo momentaneo silenzio.

«Non sono una buffona e non lo farò. Sono un’arciera.»

«Un’arciera» mormorò l’uomo, osservando l’intricata treccia nera che aveva sulla spalla. «E immagino che ti fai chiamare Birgitte. Chi sei? Una di quegli idioti che danno la caccia al Corno di Valere? Anche se la cosa esistesse, che possibilità in più ha di trovarlo uno qualsiasi di voi? Mi trovavo a Man quando è stato prestato il giuramento e vi erano migliaia di persone nella grande piazza di Tammuz. Ma per tutta la gloria che potresti ottenere, nulla può oscurare l’applauso di...»

«Io sono un’arciera, bellino» lo interruppe Birgitte con fermezza. «Trovami un arco e supererò te e chiunque hai in mente, scommetto cento corone contro una.» Elayne si aspettava che Nynaeve avrebbe sussultato — sarebbero state loro a dover coprire la scommessa di Birgitte se avesse perduto e, qualsiasi cosa sostenesse, Elayne non pensava che Birgitte si fosse ripresa del tutto. Ma Nynaeve si limitò a chiudere un attimo gli occhi e sospirare profondamente.

«Donne!» gridò Luca. Thom e Juilin non dovevano necessariamente concordare. «Sei una degna compagna per lady Morelin e Nana, o qualsiasi siano i loro nomi.» Fece roteare la cappa rossa con un gesto ampio indicando le persone indaffarate. «Forse è sfuggito al tuo occhio attento, ‘Birgitte’, ma devo allestire uno spettacolo e i miei rivali stanno già prosciugando Samara di tutte le monete da bravi ladri quali sono.»

Birgitte sorrise, una leggera incurvatura delle labbra. «Hai paura, bellino? Posso ridurre la tua parte a un centesimo d’argento.»

Elayne pensò che a Luca sarebbe venuto un colpo apoplettico a giudicare dal colore che aveva assunto il viso. Il collo adesso sembrava troppo grande per quel colletto. «Prenderò il mio arco» sibilò quasi. «Puoi ripagarmi i cento marchi dipingendoti il viso, o pulendo le gabbie per quanto me ne importa!»

«Sei certa di stare abbastanza bene?» le chiese Elayne mente l’uomo parlava da solo allontanandosi. La sola parola che si udiva ripetere era ‘donne!’. Nynaeve fissava la donna con la treccia come se volesse che il suolo si aprisse e la inghiottisse. Lei, non Birgitte. Un certo numero di guardacavalli aveva circondato Thom e Juilin per qualche motivo.

«Ha delle belle gambe» disse Birgitte, «ma non mi sono mai piaciuti gli uomini alti. Aggiungi un viso grazioso e diventano sempre insofferenti.»

Petra aveva raggiunto il gruppo degli uomini; era largo il doppio di chiunque altro. Disse qualcosa, quindi strinse la mano di Thom. Anche i Chavanas erano presenti. E Latelle, che parlava alacremente con Thom mentre lanciava occhiate oscure a Nynaeve e alle due donne di fianco a lei. Quando Luca fece ritorno portando con sé un arco con la corda non tesa e una faretra piena di frecce, nessuno stava più lavorando ai preparativi. I carri, i cavalli e le gabbie, anche gli zannuti cinghiali-cavalli sembravano abbandonati; la gente era tutta riunita attorno a Thom e il cacciatore di ladri. Seguirono la processione mentre Luca faceva strada poco lontano dal campo.

«Sono considerato un buon tiratore» disse incidendo una croce sulla corteccia di una quercia all’altezza del torace. Aveva recuperato parte della sua allegria e camminava con aria tracotante mentre contava cinquanta passi. «Eseguirò il primo tiro, di modo che tu possa vedere chi stai affrontando.»

Birgitte gli prese l’arco dalle mani e si allontanò di altri cinquanta passi con l’uomo che la seguiva. Scosse il capo guardando l’arco, ma lo sostenne con un piede e sistemò la corda con un unico fluido movimento prima che Luca si unisse a lei con Elayne e Nynaeve. Estrasse una freccia dalla faretra che aveva l’uomo, la esaminò per un po’, quindi la gettò di lato come se fosse spazzatura. Luca la guardò corrucciato e aprì la bocca, ma la donna stava già scartando una seconda arma. Le altre tre finirono in terra sopra le foglie finché ne conficcò una di punta nel suolo. Su ventuno ne tenne solo quattro.

«Può farlo» sussurrò Elayne, cercando di mostrarsi sicura. Nynaeve annuì debolmente. Se avessero dovuto pagare cento corone d’oro, presto sarebbero state costrette a vendere i gioielli che Amathera aveva regalato loro. Le lettere di credito erano assolutamente inutili, come aveva spiegato a Nynaeve. Se le avessero usate si sarebbero fatte notare e permesso a Elaida di scoprire dove erano state se non dove si trovavano. Se avessi parlato per tempo, avrei potuto fermare tutto questo. Come mia Custode deve eseguire quello che dico. Giusto? pensò. Da quanto aveva visto sino a ora, l’obbedienza non faceva parte del legame. Quelle Aes Sedai che aveva spiato facevano anche prestare dei giuramenti agli uomini? Adesso che ci pensava, credeva che una di loro lo avesse fatto.

Birgitte incoccò una freccia, sollevò l’arco e rilasciò il colpo apparentemente senza fermarsi per prendere la mira. Elayne sobbalzò, ma la punta di acciaio colpì il centro della croce incisa sul tronco. Prima che smettesse di tremare, la seconda la sfiorò. A quel punto Birgitte attese un po’, ma solo perché voleva che le due frecce si fermassero. Dalla folla si alzò un’esclamazione mentre la terza freccia divideva in due la prima, ma quello fu nulla a confronto del silenzio assoluto che seguì quando l’ultima aprì le altre due allo stesso modo. Una volta poteva essere un caso. Due...

Sembrava che gli occhi di Luca sarebbero saltati fuori dalle orbite. A bocca spalancata fissò l’albero, quindi Birgitte. La donna gli porse l’arco e l’uomo scosse debolmente il capo.

Di colpo Luca lanciò via la faretra spalancando le braccia e gridando felice. «Non pugnali! Frecce! Da cento passi di distanza!»

Nynaeve si accasciò contro Elayne mentre l’uomo spiegava quel che voleva, ma non fece alcun cenno di protesta. Thom e Juilin stavano raccogliendo il denaro. La maggior parte delle persone gli stava passando le monete con un sospiro o con una risata, ma Juilin dovette afferrare Latelle per un braccio mentre cercava di svicolare, e le disse alcune parole poco gentili prima che la donna pescasse le monete dal sacchetto. Per cui erano impegnati in questo. Era il caso di parlare con loro. Ma dopo. «Nana, non devi farlo.» La donna fissò Birgitte con gli occhi stanchi.

«La nostra scommessa?» disse Birgitte quando Luca rimase senza fiato. L’uomo fece una smorfia, quindi pescò nella tasca e le lanciò una moneta. Elayne colse il bagliore dell’oro nel sole mentre Birgitte la esaminava, quindi gliela restituì. «La scommessa era un centesimo d’argento da parte tua.»

Luca sgranò gli occhi stupito, ma si mise subito a ridere e le strinse la mano con la moneta d’oro. «Li vali tutti. Che ne pensi? La regina del Ghealdan in persona potrebbe venire ad assistere alla tua prova. Birgitte e le sue frecce. Le dipingeremo d’argento e anche l’arco!»

Elayne desiderava disperatamente che Birgitte la guardasse. Tanto valeva mettere un’insegna per Moghedien visto quello che l’uomo stava suggerendo.

Ma Birgitte fece saltare la moneta fra le mani sorridendo. «La vernice rovinerebbe un arco malandato» disse alla fine. «E chiamami Maerion. Quello una volta era un mio nome.» Appoggiandosi all’arco distese la bocca in un sorriso più ampio. «Posso avere un vestito rosso?»

Elayne sospirò di sollievo. Sembrava che Nynaeve in quel momento fosse sul punto di vomitare.

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