24

Anya non mi sorrise. Non mostrò neppure di riconoscermi. Restò a fissarmi con quei suoi incredibili occhi grigi, mentre io, esitante, mi avvicinavo. Indossava un semplicissimo abito color crema senza maniche. I capelli, raccolti sulla nuca, enfatizzavano gli zigomi alti e le delicate curve delle guance.

Mentre mi accostavo a lei, come un penitente che si reca in un santuario, il suo viso cominciò a cambiare. La pelle perse il consueto turgore e si raggrinzì fino a trasformarsi in una carta geografica di rughe. I capelli si fecero grigi, poi bianchi e senza vita, le dita si curvarono fino a sembrare artigli.

— Sto morendo, Orion. —La sua voce era quasi un gemito.

Corsi al suo fianco. Faceva fatica a tenere dritta la testa. Allungai le braccia per stringerla a me, ma scoprii di non potermi muovere. Ero come raggelato.

— Aton e gli altri hanno mandato te —sussurrò. —Vogliono finire il lavoro che iniziarono tanto tempo fa.

Non riusciva neanche a parlare, pur spasimando dal desiderio di uscire dal sortilegio che mi teneva prigioniero.

— Non lottare, Orion. Ti trovi in un campo di stasi e vi resterai fino a quando io non deciderò che cosa fare di te.

“Ma io non sono tuo nemico!” avrei voluto gridarle.

Sul suo volto avvizzito apparve l’ombra di un sorriso. —Mio povero Orion, certo che non lo sei. Non scientemente. Non volontariamente. Ma sei una creatura di Aton ed eseguirai i suoi ordini, che tu lo voglia o no. Non hai scelta. E io non ho scelta se non quella di proteggermi meglio che posso e combattere fino all’ultimo atomo di energia che mi resta.

“Non morire!” implorai in silenzio.

— Ma “sto” morendo, Orion. Ci vorrà ancora tempo, ma le forze mi abbandonano giorno dopo giorno, ora dopo ora. Devo fare uno sforzo enorme per apparire giovane com’ero quando mi hai conosciuto. Ora mi vedi come sono. Mi è rimasto davvero poco tempo.

“No!” gridò il mio cuore. “No!”

Anya scosse il capo, addolorata. —Non voglio che finisca in questo modo, amore mio. Non voglio che finisca. Ma sono in trappola. Aton ha vinto.

— Mai! —ruggii. E con tutta la forza di volontà che era in me, con tutta la rabbia che nutrivo per i Creatori e il modo in cui mi avevano usato come un’insignificante pedina attraverso i millenni, con tutta la voglia di sangue di cui mi avevano dotato perché diventassi un cacciatore e un assassino, mi liberai.

Intercettai l’energia delle stelle, l’energia del continuum. Proprio come Aton e gli altri mi avevano scaraventato nello spazio-tempo, afferrai Anya e mi tuffai nel continuum, nel gelo infinito del nulla assoluto, attraverso eoni di tempo e parsec di spazio.

E ci trovammo in un bosco. Alberi alti a schermare la luce del sole, uccelli variopinti che saltellavano tra i rami, scoiattoli che correvano a nascondersi sotto il fogliame, insetti che ronzavano.

— Orion! —Anya trattenne il respiro. —Come hai potuto…?

Si guardò le mani e vide che erano di nuovo lisce e forti. La attirai a me e la baciai teneramente.

— Sai dove siamo? —chiesi.

Lei parve accarezzare l’intero mondo con un solo sguardo. —Sulla Terra —rispose. —Nella foresta del Paradiso.

La grande foresta che un giorno sarebbe diventata il deserto del Sahara. Lì avevamo vissuto felicemente con un gruppo di neolitici dopo essere scampati a Set e ai suoi rettili.

— Ricordi? Sognavamo di restare qui per sempre.

— Sì —sussurrò lei. E, allontanandosi da me: —Invece, decidemmo che non avremmo mai potuto godere delle delizie di questo Paradiso quando nel continuum erano così tanti i conflitti che aspettavano una soluzione.

— Forse fu un errore. Perché non restiamo qui e non lasciamo che il continuum risolva i suoi problemi senza di noi?

Lei mi guardò con occhi tristi. —Perché sarebbe Aton a risolverli, e ci porterebbe via anche questo. Lui ti odia, Orion. Ha paura di te. E ti odia perché mi ami.

Aton aveva paura di me? Era un concetto del tutto nuovo per me.

— I miei poteri stanno aumentando —dissi. —Forse riuscirei a proteggere almeno noi due, e questo segmento del continuum. Forse qui saremmo al sicuro.

— Non da Aton. Lui mi ha privato di tutti i miei poteri e mi sta deliberatamente uccidendo, insieme con tutti i Creatori che si sono schierati dalla mia parte.

— Ma qui tu sei giovane e forte.

— Sì —ammise lei con un sorriso maliconico. —Ma per opera tua, Orion, non mia. Non ho più la facoltà di mutare sembianze. Ho perduto quel potere. Aton me l’ha rubato. Mi vuole morta. Me, e tutti i Creatori che si sono opposti alla sua follia.

— Perché? Qual è il motivo di tutto questo odio e di tutte queste morti? Perché la guerra? È questa la crisi suprema?

Per poco Anya non scoppiò a ridere. —Orion, che bambino sei! Fai troppe domande. E domande a cui non è facile rispondere.

Le indicai una radura assolata, e un ruscello che scorreva tumultuoso fra i sassi, a pochi metri da noi. —D’accordo, allora. Andiamo a sederci al sole e contempliamo gli animali che vengono ad abbeverarsi. Intanto, mi spiegherai tutto dall’inizio.

— Non sono sicura di poterlo fare —obiettò lei, ma mi seguì nella radura verdeggiante.

— Dimmi almeno tutto ciò che la mia mente limitata può comprendere —insistei.

— La tua mente non è limitata quanto Aton crede. Resterebbe scioccato se sapesse che puoi spostarti attraverso il continuum e portarmi con te. Facendomi tornare giovane, per di più.

— Se torniamo a Prime e all’era della guerra, resterai giovane come sei ora?

— No, Orlon. Lì sarò di nuovo una vecchia morente, a meno che non faccia appello alle ultime forze che mi restano. E anche così, riuscirei ad apparire giovane solo per pochi momenti.

— Perché Aton ti ha fatto questo?

Ci incamminammo verso il ruscello, e sedemmo sull’erba soffice, appoggiati a massi riscaldati dal sole.

— Questa guerra tra la Suprema Alleanza e l’Egemonia è in realtà la continuazione del conflitto causato da Troia.

— Ma perché…

Mi zittì appoggiandomi un dito sulle labbra. E cominciò a spiegarmi quello che poteva.

La razza umana si era diffusa in tutto il sistema solare e fino alle stelle, ma non come una comunità, bensì una masnada di tribù assetate di sangue e in lotta tra di loro. La capacità di viaggiare fra le stelle non aveva spinto gli uomini a superare le animosità tribali. Erano stati i Creatori a instillare in noi una natura aggressiva e nessuna tecnologia avrebbe potuto rimuoverla. Anzi, più la nostra diventava sofisticata, più micidiali si facevano le nostre armi. Potevamo cancellare la vita da interi pianeti e ora eravamo pronti a distruggere anche le stelle.

Avevamo trovato altre razze intelligenti tra le stelle. Alcune meno evolute sul piano tecnologico e culturale: abitanti delle caverne o semplici allevatori di bestiame, soprattutto pastori. Alla lunga, l’uomo le aveva abbandonate; non avevano niente da offrirci, né commercio, né conoscenze, né competizione. Gli scienziati li studiavano, e di tanto in tanto uomini senza scrupoli colonizzavano i loro mondi e li saccheggiavano.

Ma trovammo anche razze molto più avanzate di noi e che, come gli Antichi, non volevano avere nulla a che fare con l’umanità e i suoi simili. E altre ancora, come i Tsihn e gli Skorpis, molto simili a noi. Con queste potevamo commerciare. E combattere.

Inevitabilmente, gli umani impegnati nella colonizzazione delle stelle si erano divisi in due fazioni: l’Egemonia e la Suprema Alleanza. Inevitabilmente, avevano cercato alleati tra gli alieni più simili a loro. Inevitabilmente, erano arrivati alla guerra.

— Inevitabilmente? —ripetei. —Aton mi ha detto che questa guerra è in realtà una lotta fra i Creatori per decidere come affrontare la crisi suprema.

Anya fece un cenno di assenso. —Non mi ero resa conto che ti avesse rivelato tanto.

— “Tutte” le guerre dell’umanità sono state provocate dai Creatori? —volli sapere.

— No, non tutte. La razza umana ha in sé abbastanza ferocia per trovare da sola motivo di guerra, senza che noi la istighiamo.

— Ma che cos’è questa crisi suprema? Perché dobbiamo uccidere milioni di persone e distruggere interi pianeti? Perché la Suprema Alleanza si sta preparando a usare un’arma in grado di distruggere le stelle?

Nei suoi occhi balenò un lampo di collera e paura. —Sono pronti a usarla? Come fai a sapere…?

— Gli Antichi.

— Aton ha stabilito un contatto con gli Antichi? —Quella possibilità sembrava spaventarla.

— No, loro si sono rifiutati di parlare sia con la Suprema Alleanza sia con l’Egemonia.

— Ma, allora…

— Hanno parlato con me. Mi hanno detto di avvertire entrambe le parti che non permetteranno la distruzione delle stelle. Se cercheremo di farlo, ci spazzeranno via tutti. Noi, e i nostri alleati alieni.

Anya mi guardava incredula. —Ti hanno davvero parlato?

Le assicurai di sì, e le riferii il colloquio in tutti i particolari. Lei sondò la mia mente e vi trovò la conferma di quanto dicevo.

— Allora per l’Egemonia è la fine —disse. —E anche per me. Sarà Aton a vincere. Speravamo di costruire noi stessi il distruttore di stelle. Era la nostra ultima possibilità, un gesto disperato che speravamo inducesse la Suprema Alleanza ad accettare la resa.

Scossi la testa. —Gli Antichi non lo permetteranno —ripetei. —Ci spazzeranno via tutti.

Negli occhi di Anya vidi la sconfitta. —In questo caso, è meglio che mi riporti a Prime. Devo parlare agli altri Creatori prima che decidano di proseguire nel progetto di costruire quella maledetta arma.

— Dimmi prima in quale modo Aton ti sta uccidendo. Com’è possibile?

— È una malattia, Orion, un’arma biologica che agisce sul mio metabolismo. Aton l’ha isolata e iniettata a tutti i Creatori.

— A tutti?

— Sì, tanto tempo fa. Il microbo resta inerte per secoli, poi lentamente si sveglia e diventa attivo. A poco a poco, le tue forze diminuiscono, e così i tuoi poteri. Gradatamente, i suoi effetti si accelerano, e l’organismo colpito invecchia, si raggrinzisce, e infine soccombe.

— Ma Zeus, Era e gli altri… loro non mostrano segni di invecchiamento.

Un sorriso mesto. —Perché Aton li tiene in vita. Fino a che loro lo sosterranno, li manterrà in perfetta efficienza fisica.

— E non c’è niente che tu possa fare? Nessuna cura?

— Non credi che abbiamo tentato di trovarne una? Il microrganismo muta persino mentre lo studiamo; la sua struttura genetica fondamentale cambia caso per caso. Aton ha dedicato millenni al suo perfeziomento. L’ha sperimentato su centinaia di generazioni di umani. Metà delle pestilenze che hanno segnato la storia umana sono la conseguenza dei suoi esperimenti.

— Ma è in grado di proteggere i Creatori che accettano il suo predominio.

— E così fa, anche se mi chiedo se non abbia in mente di ucciderli tutti, una volta che non avrà più bisogno di loro.

— Da sempre la sua ambizione è di essere l’unico dio —sospirai.

Anya sembrava indebolirsi sempre di più, mentre riconosceva la propria impotenza. Eppure, non riuscivo a credere che lei e gli altri Creatori fossero incapaci di fermare la perfidia di Aton.

— Se lui può proteggere alcuni dei Creatori —mi chiesi ad alta voce —perché tu e gli altri non potete fare altrettanto per voi stessi?

— Perché l’agente è nelle mani di Aton. Lui si muove attraverso lo spazio-tempo per alterare il microbo ogni volta che cerchiamo di annientarlo. Noi mettiamo a punto un vaccino e lui provoca mutazioni che rendono il microbo immune. Ci spostiamo nello spazio-tempo per distruggere il microbo e lui fa altrettanto per ridargli vita. È un gioco mortale, senza fine.

— E ogni volta che uno di voi si sposta nello spazio-tempo, provoca lacerazioni nella delicata trama del continuum —commentai, ricordando le parole degli Antichi.

— Esatto —confermò Anya. —Il continuum è già stato messo a dura prova, tanto che non riusciamo più a identificare con sicurezza i tracciati dello spazio-tempo. Non possiamo continuare a sottoporre il cosmo a simili prove, Orion! Stiamo perdendo la nostra capacità di prevedere i risultati delle nostre azioni. Il caos si avvicina!

Tremava di paura. La presi tra le braccia e la tenni stretta mentre il sole calava lentamente, accendendo il cielo di bagliori di fuoco. Rimasi a guardare gli animali avvicinarsi all’abbeverata, mentre Anya restava accovacciata contro il mio petto, come se dormisse.

Mentre l’oscurità scendeva su di noi come un velo, lei alzò il mento e mi guardò negli occhi.

— Dobbiamo tornare, Orion —disse con la voce incrinata di pianto. —Devo riferire agli altri che non possiamo mettere a punto l’arma che distrugge le stelle. Dirgli che abbiamo perduto la guerra.

— E che Aton ha vinto?

— Sì.

Scossi il capo. —Questo non accadrà, finché io avrò vita.

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