33 Segnata dal fuoco

— È stato Gene — disse Gaby, con un mormorio roco. — Non riuscivo a crederlo, ma era Gene, quello che si è buttato col paracadute dalla bomba volante, prima che esplodesse.

— Gaby, cerca di calmarti — disse Chris.

— Sì. Adesso ho voglia di dormire. Ma prima volevo dirtelo.

Robin non era in grado di dire da quanto tempo erano sulla scala. Le pareva che fosse passato almeno un giorno intero. Aveva dormito una volta, ma era stata svegliata dalle urla di Gaby.

Robin non osava guardarla. Le avevano tolto quanto rimaneva dei vestiti e l’avevano messa su uno dei sacchi a pelo. Nel pronto soccorso di Valiha c’erano tubetti di pomata contro le scottature, ma li avevano finiti prima di riuscire a coprire tutta l’area bruciata. Non avevano neppure potuto toglierle di dosso la sabbia, perché avevano solo l’acqua delle borracce.

Era una fortuna che l’unica loro lanterna, ora tenuta bassa per risparmiare il combustibile, facesse così poca luce. Gaby era una massa di ustioni di secondo e di terzo grado. Il fianco destro e la schiena erano neri. La pelle faceva un suono secco quando lei si muoveva, e ne usciva un siero trasparente. Disse di non sentire alcun dolore; questo significava che i nervi stessi erano morti. Ma le aree rosse intorno alle ustioni più gravi le facevano molto male. Riusciva a sonnecchiare per pochi minuti, agitata, poi riprendeva conoscenza e gemeva. Chiedeva acqua, e gliene davano qualche piccolo sorso.

Ma ora sembrava più calma, e riconosceva le persone che aveva attorno. Era stesa sul fianco, con le gambe rannicchiate, la testa posata sulle gambe di Valiha, e descriveva i minuti prima del suo ferimento.

— È stato lui a organizzare tutto. Si è messo in contatto con le bombe volanti: tra l’altro, sono molto intelligenti. Si è anche messo in contatto con i fantasmi; ma quelli non fanno alleanze con gli estranei. Io lo sapevo, e lo sapeva anche lui, e non voleva dirmi come ha fatto a ottenere la loro collaborazione. L’ho poi convinto io. — Sorrise, anche se aveva mezza faccia bruciata.

Riprese: — Devo però ammettere che ha avuto una buona idea. Quello che ha fatto ai fantasmi mi ha sorpresa del tutto. Li ha immersi nella plastica. Li ha fatti passare sotto una sorta di doccia che li ha coperti di una colla trasparente, e poi li ha schierati in battaglia.

"Ma ha creduto che ci comportassimo in modo molto più intelligente, ed è stato questo a rovinare i suoi piani. Ricordate, quando eravamo in mezzo al deserto, Rocky ha detto che se avessimo preso la strada Circum-Gea e poi fossimo tornati indietro fino al cavo, avremmo dovuto percorrere un tratto di deserto più breve. Ebbene, se avessimo fatto così, saremmo finiti in pieno nella sua imboscata. Aveva schierato la sua armata a prova d’acqua nella zona compresa tra la strada e il cavo, e aveva nascosto fra le montagne del nord una squadriglia di bombe volanti che dovevano bombardarci dopo essere stati bloccati dai fantasmi. Nel punto dove siamo passati aveva solo una piccola forza, e priva di protezione dall’acqua. Mi ha detto che la copertura durava poco, che si consumava a causa della sabbia, e che lui aveva un solo spruzzatore, e che doveva tenerlo con la sua forza principale."

Tossì, e Robin le porse la borraccia, ma Gaby scosse la testa.

— Dobbiamo farla durare — disse. Pareva che il lungo discorso l’avesse indebolita, e Chris le suggerì di riposare.

— Prima, devo raccontare tutto — disse. — A che punto sono arrivata? Ah. Avevi ragione, Chris. Ci siamo fatti fermare dal piccolo gruppo di fantasmi; poi ci siamo nascosti quando è comparsa la prima bomba volante. Era Gene, che ci stava cercando. Quando ci ha visto, ha detto per radio alla sua forza principale di raggiungerlo. Se fossimo partiti in quel momento, saremmo giunti al cavo prima dell’arrivo dell’aviazione e della fanteria. Non credo che Gene avrebbe corso il rischio di cercare di colpirci dall’aria, ma posso anche sbagliarmi. Aveva i suoi buoni motivi.

S’interruppe, e poi riprese: — Voleva uccidermi. — Ricominciò a tossire. Quando ebbe terminato, riprese la sua storia. — Tutto questo attacco, e tutti gli altri guai da noi incontrati nel corso del viaggio, sono stati opera di Gene che intendeva uccidermi. I fantasmi e le bombe volanti avevano l’ordine di cercare di colpire me, innanzitutto, e poi gli altri se c’era tempo. Cirocco non doveva essere toccata, ma credo che Gene avesse altre idee su di lei.

— Cosa intendi dire? — chiese Robin. — Gene eseguiva gli ordini di qualcun altro?

— Sì — disse Gaby. — Proprio così. E non voleva dirmelo, assolutamente. Io l’ho avvertito che se non me lo avesse detto, avrei cercato di farlo sopravvivere almeno un giorno, e l’avrei tagliato a fette, un pezzo alla volta. Perché mi credesse, ho perfino dovuto cominciare a tagliare qualche pezzetto.

Robin trangugiò a vuoto. Aveva pensato di conoscere che cos’era la violenza, ma la scala dei recenti avvenimenti l’aveva sconvolta. Sapeva cos’era un naso rotto, un osso spezzato, e perfino un omicidio, ma la guerra era una cosa che riguardava l’odiata Terra. Non sapeva se sarebbe stata in grado di fare ciò che aveva fatto Gaby. Avrebbe potuto tagliare la gola a Gene, o pugnalarlo al cuore. Il concetto di tortura le era estraneo, ma capiva la profonda corrente di odio che fluiva in Gaby, una corrente messa in movimento da quel Gene. Ancora una volta avvertì la grande differenza tra i suoi diciannove anni nella Congrega e i settantacinque passati da Gaby sulla grande ruota.

— Chi era? — chiese Chris. — Oceano? Teti?

— Mi auguravo che fosse Oceano — disse Gaby. — Ma era poco probabile. Gene obbediva alla persona di cui avevo sempre sospettato. È stata Gea a dirgli che io dovevo essere uccisa, e Cirocco risparmiata. È per questo che, alla morte di Salterio, io ho detto che era stata lei. Credo che mi abbia sentita, e che abbia detto a Gene di metterci più impegno. Gli ha dato lei il napalm e gli esplosivi.

— Anche quell’attacco è stato organizzato da Gene?

— Ricordi? Chris ha visto la bomba volante e mi ha spinto a terra. Se non lo avesse fatto, saremmo morti entrambi, e non solo Salterio. Dopo il primo passaggio, Gene ha dovuto farlo apparire come un attacco contro tutto il gruppo, perché Rocky non doveva sapere che volevano uccidere soltanto me. — Tossì di nuovo, poi afferrò Chris per il colletto, istericamente.

— Ed è questo — riprese — che devi dire a Rocky, quando verrà qui. Deve sapere che è stata Gea. Se al momento del suo arrivo sarò addormentata, diglielo per prima cosa. Promettimelo. Se sarò in delirio, o se sarò troppo debole per parlare, diglielo.

— Glielo dirò, lo prometto — disse Chris. Guardò Robin. Pensava che Gaby delirasse, e Robin annuì. Cirocco era morta, probabilmente, e anche se non lo era, era assai difficile che riuscisse a spostare la montagna di pietre che bloccava la scala, sopra di loro.

— Non capite — disse Gaby, lasciandosi ricadere. — Va bene, vi dirò cosa stavamo realmente facendo, mentre fingevamo di accompagnarvi in una piccola escursione.

"Studiavamo come rovesciare Gea."

In realtà non si trattava di una vera congiura, ma di un esame preliminare delle varie possibilità. Nessuna di loro era sicura che fosse fisicamente possibile rovesciare Gea, o che si potesse eliminare Gea, la persona, senza distruggere il corpo di Gea, da cui tutti dipendevano per la sopravvivenza.

Come sempre su Gea, la situazione affondava le radici nel passato. Gaby desiderava cambiare la situazione da almeno trent’anni. Robin adesso le sentiva dire ciò che fino a quel momento aveva osato confidare soltanto a Cirocco.

— Anzi — disse Gaby — per molto tempo, Cirocco non volle neppure sentirne parlare. Non le do torto. Aveva le sue buone ragioni di essere soddisfatta. E anch’io. La vita su Gea non era niente di terribile. Di tanto in tanto trovavo qualcosa che non mi andava, ma, al diavolo, sulla Terra era ancora peggio. L’universo non è né onesto né gentile, indipendentemente dal fatto che sia governato da un dio vivente oppure no. Onestamente, sono convinta che se esistesse il dio dei cristiani, lo odierei più di quanto odio Gea.

"Eppure, proprio perché potevi parlare con questo dio, proprio per il fatto che si trovava in un certo luogo, e che io ero stata da lui, e sapevo che era responsabile, e che ogni ingiustizia e ogni morte inutile erano frutto di una sua decisione… proprio per questo era molto più difficile accettarlo. Secondo me, il cancro è accettabile se si sviluppa per conto suo, se so che nessuno ha deciso di attaccarlo alla gente. E le cose, sulla Terra, stavano appunto così. Se eri colpito dal terremoto, ti leccavi le ferite, recuperavi la tua roba e ripartivi per andare a prenderti le disgrazie che l’universo teneva in serbo per te il giorno seguente. Non protestavi contro la volontà di Dio, o, almeno, le persone che conoscevo io non protestavano.

"Ma se le autorità facevano una legge che non ti piaceva, scendevi in piazza a protestare. O cercavi di eliminare i responsabili alle successive elezioni, o ti organizzavi per togliergli il potere con altri mezzi. Dato che l’ingiustizia veniva da altre persone, e non da un universo indifferente, sentivi di poter fare qualcosa.

"Mi è occorso molto tempo per capire che qui la situazione è la stessa, ma alla fine l’ho capito. L’ostacolo stava nel pensare a Gea come a un dio e, credetemi o no, per molto tempo io credo di averlo pensato. Ci sono molte analogie. Ma Gea non opera con mezzi magici. Tutto quello che fa è teoricamente alla portata di esseri come noi. Perciò mi sono staccata gradualmente dall’idea che Gea fosse un dio, e ho cominciato a vederla come il Consiglio Municipale. E, maledizione, io non posso fare a meno di lottare contro il Consiglio Municipale."

S’interruppe per tossire, e Robin le porse la borraccia. Gaby bevve, poi si guardò con le lacrime agli occhi, e disse: — Ecco dove sono finita.

Valiha le accarezzò la fronte. — Riposa — disse. — Cerca di conservare le forze.

— Sì — disse Gaby — ma prima voglio finire. — Respirò affannosamente, e Robin vide che aveva gli occhi dilatati. Li guardò tutti, e parve capire. Quando riprese a parlare, la sua voce era come quella di una bambina.

— Sto per morire, vero?

— Riposa… — disse Robin.

Ma Valiha disse: — Sì — con la caratteristica immediatezza dei titanidi in tutto ciò che riguardava la morte. — Restano poche speranze.

Gaby singhiozzò.

— Non voglio morire — gemette. Cercò di mettersi a sedere. — Non sono pronta. — Pianse a lungo e, quando riprese a parlare, le sue parole furono interrotte da singhiozzi.

Alla fine si addormentò.

Passarono varie ore prima che riprendesse a parlare. Nessuno di loro pensava che si risvegliasse da quel sonno.

Nelle ore successive raccontò il resto della storia. Era molto debole e divagava, ma ogni volta ritornava a parlare della sua eresia, della sua intenzione di abbattere il potere che dominava la sua vita e quella di tutte le persone a lei care.

Espose le lamentele grandi e piccole, e spesso le piccole ingiustizie a livello personale erano quelle più significative. Parlò dei pellegrini, e del suo crescente disgusto nel vedere quei poveri disgraziati costretti a lottare e a morire per divertire un dio annoiato. Ritornò a parlare dello scherzo crudele giocato alla Maga nel caso della riproduzione dei titanidi, ed elencò i giocattoli assassini di Gea: una lunga lista, che culminava con le bombe volanti.

A un certo punto, disse Gaby, si era chiesta se tutto ciò non potesse cambiare, e questo la aveva portata a esaminare le possibili alternative. All’inizio non poteva parlarne con nessuno, neppure con Cirocco, ma in seguito, quando Cirocco era stata toccata direttamente dalle macchinazioni di Gea, gliene aveva parlato. Lei non aveva neppure voluto ascoltare, a tutta prima, ma in seguito il problema aveva cominciato a interessarla. Dapprima era solo un problema teorico: qualcuno o qualcosa poteva sostituirsi a Gea? Non certo i computer della Terra, poiché nessuno di essi era abbastanza grande. Gli unici possibili candidati erano i cervelli regionali: probabilmente, uno di essi, o un loro gruppo, poteva prendere le funzioni di Gea, se Gea fosse morta. E anche se Gaby aveva continuato a fare progetti, Cirocco non aveva voluto spingersi più in là, perché le pareva che questa parte del problema fosse irrilevante, rispetto al problema vero: se tutto si basava sulla scomparsa di Gea, come si poteva ucciderla?

— Non ne avevo idea — confessò Gaby. — Tutto rimase fermo a questo punto per sei o sette anni, e Cirocco se ne disinteressò. Poi, in occasione di questo viaggio, ho cercato di interessarla nuovamente al progetto, ma Gea deve avere subodorato qualcosa, o semplicemente ha deciso che era stanca della mia indipendenza. Forse non sopporta le persone che non può ricattare. L’unico potere che ha su di me è quello di rinnovarmi la giovinezza, ma io le ho sempre detto che ero pronta a rifiutare e a morire serenamente di vecchiaia, se le sue richieste diventavano eccessive.

"In questo viaggio, Rocky si è recata a parlare con i cervelli regionali, ma si è ben guardata dal sobillarli. Se pensate che abbia offerto loro la carica di Dea su un piatto d’argento, vi sbagliate. Ha solo cercato di vedere se in loro c’era qualche risentimento nascosto. Avremmo già potuto eliminarne in partenza una buona metà, ma abbiamo preferito visitarli tutti. In questo modo potevamo affermare che facevamo un normale viaggio di controllo.

"Non saprei dire neppure io quale poteva essere il passo successivo della congiura. Finora non abbiamo avuto alcuna fortuna. Rea è pazzo, e Crio è viscido. Ha fatto alcune affermazioni impreviste, ma che importanza possono avere? Il progetto è fallito, e noi siamo bloccati. Perché non ho lasciato che saltasse Teti?"

Si umettò le labbra, ma rifiutò la borraccia.

— L’acqua occorrerà a voi — disse. — Capite ora perché è così importante che avvertiate Rocky? Dovete dirle che l’attacco è stato organizzato da Gene, e che agiva dietro ordine di Gea. Se Gea conosce la nostra missione, Rocky è in un guaio. Deve sapere tutti i particolari, per potersi regolare. Me lo promettete?

— Te lo promettiamo — disse Valiha.

Gaby annuì. — Mi spiace solo di non poter rivedere Rocky — disse ancora. — Chris… no, Robin. — La cercò con lo sguardo e le afferrò la mano. — Robin, quando la vedrai, dalle un bacio per me.

— Certo.

Con un cenno d’assenso, Gaby si addormentò. Dopo qualche tempo, ansimò per qualche attimo, e infine cessò di respirare. Quando Valiha provò a sentirle il battito del cuore, non riuscì a trovarlo.

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