«In cielo!» sbottò il colonnello Fredric Williams, che per tutto questo tempo se n’era stato in un angolo della stanza a bocca chiusa. «Vuol dire che il nostro stregone è morto?»
Ed Wonder stava scuotendo la testa in segno di diniego da qualche istante. «Non è così. Elisio è uno dei termini strampalati che usano nella nuova religione di Tubber. Affermano di essere pellegrini sulla via di Elisio, roba di questo genere. Elisio è, in un certo senso, ecco, come dire l’Utopia; solo che Tubber è contrario all’Utopia. Dice che è un’idea reazionaria. Il perché non lo ricordo. Qualcosa come il fatto che l’Utopia è una perfezione astratta e la perfezione equivale ad assenza di progresso, oppure…»
«Aspetti un momento» lo bloccò Braithgale. «Mi sta facendo venire il mal di testa.»
«Parlare di Zechi Tubber e della sua religione farebbe venire il mal di testa a chiunque» disse Buzz. «Come si fa a farsi portare da bere qui?»
«Non si fa» ribatté violentemente il generale.
«Ah, vera disciplina militare, eh?» commentò ironico Buzz, togliendosi il sigaro di bocca e osservandone la punta. «Sa che cosa le dico io? Che sono un alcolizzato. Che non mi riesce di pensare senza mandare giù un paio di sorsi. E che se invece provo a pensare, so dove Tubber e sua figlia sono andati a cacciarsi.»
Hopkins riaccese il citofono e disse: «Signorina Presley, una bottiglia di…» Guardò Buzz.
«Whisky» concluse Buzz.
«Di whisky» fece eco Hopkins.
«E due bicchieri» aggiunse Helen.
«Tre» disse Ed.
Hopkins guardò Braithgale, il colonnello Williams e infine il generale Crew, poi disse al microfono: «E sette bicchieri con uno shaker e del ghiaccio.»
Chiusa la comunicazione si rivolse a Buzz. «È veramente alcolizzato fino a questo punto?»
«No» rispose Buzz. «Volevo solo qualcosa da bere.»
«Bevo anch’io volentieri. Molto bene, ora ci porteranno il whisky. E adesso, torniamo a noi. Ha detto di sapere dove si trova questo Tubber. Si spieghi.»
«In una colonia cooperativa presso Bearsville, nella zona di Catskill. Ho sentito Tubber parlarne durante una predica. Invitò tutti i presenti che fossero pronti a recarsi…» Buzz storse la bocca «…nella terra promessa, a partire con lui per Elisio e unirsi alla comunità. È evidentemente nella tradizione della colonia Nuova Armonia di Robert Owen, e del Villaggio dell’Uguaglianza di Josiah Warren.»
Il generale Crew grugnì di nuovo nel suo modo caratteristico. «Di che cosa sta parlando, signore?»
Il professor Braithgale invece stava guardando Buzz con un rispetto tutto nuovo. Si voltò e disse al militare: «Colonie cooperative. Utopie. Nel Diciannovesimo secolo c’è stato un notevole movimento verso queste istituzioni. La maggior parte avevano un sottofondo religioso, alcune no. I Mormoni furono il gruppo che ebbe maggior successo. Erano abbastanza intelligenti da capire quando questa o quest’altra teoria non era praticamente realizzabile. Gli altri gruppi si dissolsero.»
«Dovevamo immaginare che non sarebbero andati lontano. Viaggiano su un carro» disse Ed.
«Un carro?» grugnì il generale. «Che roba è? Un residuato bellico?»
«Un carro» ripeté Ed. «Trainato da un cavallo.»
Il militare lo squadrò incredulo. «Come nei film western, vuol dire?»
«Per favore, Scottie» s’intromise Dwight Hopkins senza nemmeno guardare il generale. Quello rimase a bocca chiusa e Hopkins disse a Ed pensosamente: «Mi pare che fra noi lei sia il più informato su Ezechiele Giosuè Tubber.»
Fu interrotto dall’arrivo della signorina Presley, con una bracciata di libri. Perfino l’efficientissima segretaria sembrava leggermente scossa come se fosse successo un fenomeno sconcertante, tipo apparizione dell’arcangelo Gabriele o la scomparsa dell’Oceano Atlantico. Depose i libri sulla scrivania di Hopkins e incominciò: «Signore, io… io…»
«Lo so, signorina Presley. Per il momento basta così. Si occupi del whisky ora. Ah, signorina Presley…»
«Sì, signore?»
«Sarebbe bene che anche lei ne bevesse un po’.»
«Sì, signore.» La signorina Presley uscì. Sembrava il tipo di donna che non aveva mai bevuto un bicchiere di whisky in vita sua, ma anche il tipo di donna che quel giorno avrebbe creato un precedente.
Dwight Hopkins prese i libri e li esaminò a uno a uno, mentre gli altri lo guardavano attentamente. Mise giù l’ultimo volume strofinandosi gli occhi con la punta delle dita in un gesto di rassegnazione. «A me sembra che siano scritti in italiano.»
Il generale chiese: «Tutti?»
«No, non tutti. I libri scientifici, la letteratura impegnata, sono ancora leggibili. Per esempio» mostrò un volume con una pesante rilegatura «questo romanzo è ancora in inglese. Le avventure di Huck Finn.»
«Huckleberry Finn di Mark Twain?» domandò Helen.
Ed Wonder chiuse gli occhi in un muto appello alle potenze del cielo. «Oh, splendido! Questa sì che è bella. La nuova maledizione è selettiva. Tutto quello che a Tubber non piace diventa un geroglifico illeggibile, tutto quello che piace a lui rimane leggibile. Santo cielo, e noi ci lamentiamo della censura! Un momento, ho notato qualcosa di strano nella pagina dei fumetti.»
«Che cosa?» gli chiese Buzz.
«Che si può ancora leggere Pogo. James Bond e Superman mi paiono arabo, ma riesco a leggere Pogo.»
Il professor Braithgale prese il giornale. «Ha ragione» disse. «Bisogna riconoscere almeno che il nostro profeta non manca di gusto.»
«Santo cielo!» mormorò Helen. «Temo che d’ora in poi dovremo adattarci tutti quanti al suo gusto.»
Fu portato il whisky da una delle guardie del corpo assegnate a Ed e Buzz. La bottiglia era già stata aperta e ne mancavano almeno quattro dita. Evidentemente la signorina Presley aveva preso alla lettera il consiglio di Hopkins.
Dopo che i bicchieri furono riempiti e in parte vuotati, Hopkins si rivolse di nuovo a Ed Wonder, lentamente: «Signor Wonder, quando lei e i suoi amici siete entrati in questo ufficio, ero incline, lo ammetto, a pensare che foste uno dei tanti gruppi di eccentrici nei quali ci siamo imbattuti da quando è esplosa la crisi. La faccenda, tuttavia, è giunta al punto in cui non pare possibile alcuna spiegazione scientifica. Sono pronto a mettere tutti i mezzi di cui dispone la mia commissione nelle sue mani.»
«Nelle mie mani?» esplose Ed. «E perché proprio nelle mie mani?»
Hopkins, il braccio destro del Presidente, era estremamente deciso. «Perché è quasi un esperto su Ezechiele Giosuè Tubber. Lei era presente a tre delle sue… ehm… manifestazioni. Inoltre, come direttore del programma Ai limiti del reale, sono certo che abbia conoscenze molto approfondite nel campo del… ehm… dell’irreale. E tutta questa storia mi sembra irreale al massimo.»
«Ma…» disse Ed in tono lamentoso.
Dwight Hopkins lo bloccò alzando una mano. «Non voglio arrivare alla conclusione che la sua ipotesi, cioè che Ezechiele Giosuè Tubber abbia determinato l’attuale crisi con una serie di anatemi, sia l’unica sulla quale la mia commissione concentrerà tutti gli sforzi. Non ci penso nemmeno. Tuttavia, istituiremo una nuova sezione sotto la sua direzione, con tutti i mezzi finanziari necessari.»
«No» disse Ed in tono secco e definitivo.
Buzz gli rifilò un’occhiata strana. Con il sigaro in bocca disse: «Piccolo Ed, non ti sei ancora chiesto quali vantaggi ricaverai?»
Ed Wonder si voltò verso di lui disperato. «So che cosa ci guadagnerei. È vero che ero presente a tre delle sue manifestazioni, come le chiama Hopkins. Ho visto tre volte il vecchio bastardo, e ogni volta i risultati sono stati peggiori. Che cosa pensi che accadrà la prossima volta? Sta diventando arrogante…»
«Arrogante?» disse Braithgale, ridendo con amarezza.
«…il potere gli sta dando alla testa» proseguì Wonder, questa volta rivolgendosi a Hopkins. «All’inizio era del tutto all’oscuro di quanto poteva fare. Non ne aveva la minima idea. A quanto ne so io, una delle prime maledizioni fu provocata da un ragazzino che strimpellava la chitarra dalla mattina alla sera. Tubber spezzò le corde della chitarra…»
«E che cosa c’è di miracoloso in questo?» domandò il generale.
«Che le spezzò a un chilometro di distanza. Poi ci fu un altro episodio in cui si fece prendere dall’ira, come dice sua figlia. Un’insegna al neon o qualcosa del genere. E lui scagliò un anatema. Che cosa accadde, non lo so con esattezza. Ma penso che l’insegna abbia smesso di abbagliare la gente.»
La voce del colonnello Williams si fece sentire dal suo angolo. «Magari avesse piazzato una maledizione sull’insegna luminosa davanti alla finestra della mia camera. Quella maledetta luce…»
Il generale Crew alzò gli occhi, e il colonnello Williams tacque.
Ed riprese, sempre più disperato: «Quando scagliò la maledizione sulle donne, non sapeva di averlo fatto. Evidentemente, quando si scalda davvero, dopo dimentica le parole che dice. Era stupefatto quando gli ho detto che aveva maledetto la radio. Ed era sorpreso che l’anatema fosse efficace, quanto sarebbe stato sorpreso chiunque altro. Ma guardate come stanno le cose, ora. Ha maledetto tutte le letture leggere. Fumetti, varietà, romanzi… meno i classici che piacciono a lui. E vi dirò di più: scommetto che non era nemmeno arrabbiato quando ha lanciato quest’ultima maledizione.»
Dwight Hopkins scolò il suo bicchiere fino all’ultima goccia. «Ogni momento che passa mi convinco sempre di più» disse. «Ed Wonder, lei è il nostro uomo.»
«Neanche per idea. Io sono convinto del contrario. Quel fanatico è matto come un cavallo. Immaginiamo che mi prenda di mira, rimugini sulle mie parole e riconosca che quasi nessuno gli dà retta. Immaginiamo che vada su tutte le furie di nuovo e scagli un anatema su tutti coloro che non credono in lui. Si rende conto di quello che significherebbe? Contando anche i neonati, non ha più di duecento seguaci. Glielo dico io, quel pazzo è più pericoloso della bomba H.»
Intervenne il generale Crew. La sua sembrava una riflessione ad alta voce. «Un tiratore scelto. Il miglior tiratore dell’esercito. Piazzato su una collina con un Winchester munito di silenziatore e telescopio elettronico calibro otto. Questo Elisio, a quanto dice De Kemp, è sulle colline. Una piccola comunità, lontana dai grandi centri urbani. Un tiratore scelto…»
Buzz lo interruppe con un ghigno divertito. «E le conseguenze, generale? Immagini che qualcosa non funzioni e che il vecchio Zechi piazzi un incantesimo sulla polvere da sparo. Meglio ancora, su tutti gli esplosivi. Che cosa accadrebbe all’equilibrio fra i blocchi se improvvisamente tutti gli esplosivi venissero a mancare?»
Il generale corrugò la fronte. «Le sue maledizioni sono universali. In tal caso, gli esplosivi mancherebbero anche ai comunisti.»
Buzz si tolse il sigaro di bocca ed esaminò la punta, che bruciava irregolarmente. «Loro non hanno bisogno di esplosivi» disse. «I cinesi da soli ci potrebbero distruggere con coltelli da macellaio fabbricati nei mille e mille altiforni che si sono costruiti in cortile.»
«E poi» intervenne Helen «non si deve pensare di assassinarlo. In realtà, come diceva Buzz l’altro ieri, Tubber è un vecchio gentiluomo che per caso…»
«Un gentiluomo!» mormorò Ed.
«…dispone di alcuni poteri che noi semplicemente non comprendiamo. E a quanto pare, nemmeno lui li capisce. Bene. Io penso che il Piccolo Ed dovrebbe andare ad affrontarlo. Niente fa pensare che Tubber abbia un particolare risentimento nei suoi confronti. Oltretutto, Tubber stravede per la figlia e la ragazza ha preso una cotta per il Piccolo Ed.»
Ci fu un silenzio di tomba. Tutti gli occhi si appuntarono su Wonder. Ed abbassò le palpebre com’era solito fare per esprimere un dolore intenso. «È una bugia» esclamò con voce lamentosa.
«Buzz?» disse Helen.
Buzz De Kemp per tutto il tempo si era dedicato con impegno a far bruciare come si deve il sigaro. Fece un cenno d’assenso e disse: «Sì, chiaro come l’acqua. Una bella contadinella, piena di curve, occhi azzurri, guance lucide e rosse come mele mature, il tutto messo insieme proprio bene. E il mio sesto senso mi assicura anche che non c’è niente che le piacerebbe di più che fare l’amore con il Piccolo Ed Wonder.»
«Oh, splendido» gemette Ed. «State scherzando.»
Hopkins disse: «Wonder, avrà un ufficio e tutto il personale che desidera.»
«No» ribatté Ed.
Dwight Hopkins lo guardò con fermezza. «Signor Wonder, potrei fare una telefonata da questo ufficio ed entro pochi minuti avere in mano un decreto del Presidente che l’arruola nelle forze armate. In tal caso, passerebbe immediatamente sotto il generale Crew e dovrebbe obbedire ai suoi ordini.»
Ed mormorò: «Il vecchio sistema militare di reclutare volontari: Tu, tu e tu, vero?»
Il generale lo fulminò con un’occhiataccia.
Ed si arrese. «E va bene» disse. «Che ne direste di fare il bis col whisky?»