Byers continuò: — Il punto culminante della carriera di Thibaut De Castries a San Francisco venne quando lui, in gran segreto e con selezioni meticolose e messaggi misteriosi e alcune cerimonie occulte assai private, immagino, ha organizzato l’Ordine Ermetico…
— È l’“Ordine Ermetico” nominato da Smith… voglio dire, nel diario? — l’interruppe Franz. Aveva ascoltato con un miscuglio d’interesse, d’irritazione, d’ironia e di divertimento, anche se metà della sua attenzione era rivolta altrove: ma si era fatto più attento quando aveva sentito accennare al Grande Cifrario.
— Sì — confermò Byers. — Ti spiego. A quell’epoca, in Inghilterra c’era l’Ordine Ermetico della Golden Dawn, l’“Alba d’Oro”: una società occulta che annoverava fra i suoi membri il poeta e mistico Yeats, il quale parlava con le piante e le api e i laghi, e Dion Fortune e George Russell e il tuo amato scrittore Arthur Machen… Sai, Franz, ho sempre pensato che nel suo Grande dio Pan la femme fatale sessualmente sinistra, Helen Vaugham, sia ispirata alla satanista Diana Vaughan, una donna esistita veramente, sebbene le sue memorie e forse anche lei stessa fossero un’impostura perpetrata da un giornalista francese, Gabriel Jogand…
Franz annuì, impaziente, trattenendo l’impulso di dire: “Va’ avanti, Donaldus, non divagare!”
L’altro dovette capire al volo. — Be’, comunque — continuò — nel 1898 Aleister Crowley era riuscito a entrare fra i Dorati Albisti (ti piace, questa?) e per poco non aveva distrutto la società chiedendo che facesse rituali satanisti, magìa nera e altra roba ancor più tosta.
“Per imitare gli ermetisti inglesi, ma anche come sfida e per ironizzare su di loro, De Castries chiamò la sua società occulta ‘Ordine Ermetico del Tramonto di Onice’. Si dice che portasse un grosso anello nero di pietra dura, con un castone fatto di un mosaico di onice, ossidiana, ebano e opale nera, che raffigurava un uccello da preda nero, forse un corvo.
“A questo punto, le cose cominciarono a mettersi male per De Castries, e l’atmosfera divenne a poco a poco irrespirabile. Purtroppo, è anche il periodo sul quale ho faticato di più per ottenere informazioni attendibili… anzi, informazioni di qualunque genere… per ragioni che, come vedrai, sono molto chiare.
“Da come ho potuto ricostruire gli eventi, è andata così. Non appena costituita la sua società segreta, Thibaut ha rivelato ai suoi venti seguaci selezionatissimi che la sua utopia non era un sogno remoto ma una prospettiva immediata, da realizzarsi mediante una rivoluzione violenta, materiale e spirituale (cioè paramentale), e che il principale (e l’unico, all’inizio) strumento di quella rivoluzione doveva essere l’Ordine Ermetico del Tramonto di Onice.
“La rivoluzione violenta doveva cominciare con azioni terroristiche abbastanza simili a quelle che i nichilisti stavano compiendo in Russia a quel tempo (poco prima della fallita rivoluzione del 1905), ma con l’aggiunta di un tipo nuovo di magìa nera: la sua megalopolisomanzia. Almeno all’inizio, lo scopo doveva essere quello di togliere la volontà di reagire, più che di fare una strage. Bombe-carta dovevano esplodere nei luoghi pubblici e sui tetti dei grandi edifici, durante le ore della notte, quando non c’era nessuno. Altri grandi edifici dovevano venire precipitati nel buio, localizzando e abbassando gli interruttori centrali. Lettere e telefonate anonime avrebbero contribuito ad accrescere il panico.
“Ma ancora più importanti sarebbero state le operazioni megalopolisomantiche, che avrebbero ‘sgretolato gli edifici, fatto impazzire la gente, finché tutti, urlando in preda al panico, non fossero fuggiti da San Francisco, intasando le strade e facendo affondare i traghetti’. Almeno, è quanto De Castries disse a Klaas molti anni dopo, una volta che si sentiva particolarmente, e per lui insolitamente, in vena di confidenze. Ehi, Franz, sapevi che Nicolai Tesla, il secondo genio americano dell’elettricità dopo Edison, affermava nei suoi ultimi anni di vita di avere costruito o almeno ideato un ordigno abbastanza piccolo da poter essere introdotto di nascosto in un edificio dentro una normale cartella da documenti, ma capace di mandarlo in pezzi in un momento prestabilito, per mezzo di vibrazioni? Anche questo me l’ha detto Herman Klaas. Ma sto divagando.
“Queste azioni magiche o pseudoscientifiche (scegli tu come chiamarle) richiedevano l’ubbidienza più assoluta da parte dei collaboratori di Thibaut: e sembra che questa fosse la seconda richiesta da lui fatta ai suoi accoliti dell’Ordine Ermetico del Tramonto di Onice. Per esempio, uno di loro poteva ricevere l’ordine di recarsi a un dato indirizzo di San Francisco, a una data ora, e di restare lì per due ore, o con la mente del tutto vuota o cercando di concentrarsi su un unico pensiero. Oppure quello di portare una sbarretta di rame o una scatoletta piena di carbone o un palloncino pieno d’idrogeno a un certo piano di un dato grande edificio, e di lasciarlo lì (il palloncino contro il soffitto), sempre a un’ora precisa. A quanto sembra, quegli elementi dovevano fungere da catalizzatori. Oppure, due o tre seguaci ricevevano l’ordine d’incontrarsi nell’atrio di un certo albergo, o su una certa panchina del parco, e di restare lì seduti, insieme, senza parlare, per mezz’ora. E tutti dovevano obbedire per filo e per segno agli ordini, senza discutere e senza esitare, altrimenti ci sarebbero state (immagino) varie agghiaccianti punizioni e rappresaglie nello stile dei Carbonari e delle società segrete.
“I grandi edifici erano sempre i bersagli principali della megalopolisomanzia: De Castries sosteneva che erano i maggiori punti di concentrazione della sostanza delle città, che avvelenava le grandi metropoli o le schiacciava intollerabilmente. Dieci anni prima, correva voce, insieme ad altri parigini si era opposto alla costruzione della Torre Eiffel. Un professore di matematica aveva calcolato che la struttura sarebbe crollata una volta giunta all’altezza di duecento metri, ma Thibaut aveva semplicemente affermato che tutto quell’acciaio nudo, che fissava dal cielo la città, avrebbe fatto impazzire Parigi. (E pensando a quel che è successo in seguito, Franz, qualche volta ho l’impressione che forse non aveva tutti i torti. Che la prima e la seconda guerra mondiale siano state attirate su di noi, come sciami di locuste, dalle nostre popolazioni superconcentrate, in seguito alla febbre dei grattacieli? È poi tanto assurdo?) Ma poiché aveva constatato di non poter evitare l’erezione di simili edifici, Thibaut si era dedicato al problema di tenerli sotto controllo. In un certo senso, vedi, aveva la mentalità del domatore di belve feroci: forse ereditata dal padre, il vecchio avventuriero dell’Africa?
“Thibaut, a quanto sembra, credeva che esistesse, o forse credeva di avere inventato, una specie di matematica mediante la quale si poteva prendere il controllo delle menti e dei grandi edifici (e forse anche delle entità paramentali). ‘Metageometria neopitagorica’, la chiamava lui. Era tutta questione di conoscere i tempi e i punti di pressione giusti (citava Archimede: ‘Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo’) e di inviarvi la persona (o la mente) o l’oggetto materiale giusti. A quanto sembra, inoltre, credeva che la chiaroveggenza e la chiaroudienza e la prescienza esistessero in misura limitata, in dati punti delle megacittà, per certi individui. Una volta, aveva cominciato a spiegare dettagliatamente a Klaas un suo rituale di megalopolisomanzia… a dargliene la formula, per così dire… ma poi era stato colto dai sospetti e s’era interrotto.
“Comunque, c’è un altro aneddoto a proposito della megamagìa. Io tendo a dubitare della sua autenticità, ma la storia è davvero accattivante. A quanto pare, Thibaut aveva intenzione di dare uno scossone d’avvertimento all’Hobart Building, o comunque a una di quelle prime strutture in cemento armato costruite in Market Street… Che poi cadesse o no, pare che abbia detto il vecchio, dipendeva dall’onestà del costruttore. In quel caso, i suoi quattro agenti, volontari o coscritti che fossero, erano (benché un simile gruppo sembri alquanto improbabile) Jack London, George Sterling, una cantante mulatta di ragtime che si chiamava Olive Church, protetta di Mammy Pleasant, la vecchia regina del vudù eccetera eccetera, e un tale Fenner.
“Conosci la fontana di Lotta, in Market Street? È stata donata alla città da Lotta Crabtree, ‘il re delle miniere d’oro’, che aveva imparato la danza (e le arti affini?) da Lola Montez (quella della danza del ragno, di Ludwig di Baviera e tutto il resto). Be’, i quattro accoliti dovevano dirigersi alla fontana percorrendo vie che corrispondessero ai quattro bracci di una svastica invertita, che aveva per centro la fontana stessa, e dovevano concentrare la mente sui quattro punti cardinali e portare con sé oggetti che rappresentavano i quattro elementi: Olive un giglio in vaso (la terra), Fenner una bottiglia di champagne (l’acqua), Sterling un grosso palloncino gonfiato a gas idrogeno (l’aria), e Jack un lungo sigaro (il fuoco).
“Dovevano arrivare simultaneamente, e gettare nella fontana i loro oggetti: George doveva far gorgogliare nell’acqua della fontana l’idrogeno del palloncino e Jack vi doveva spegnere il sigaro, mentre gli altri due vi immergevano il vaso e la bottiglia di champagne.
“Olive e Fenner sono arrivati per primi. Lui era piuttosto euforico, forse aveva assaggiato l’oggetto del suo rituale, e comunque possiamo presumere che tutti e quattro fossero un po’ su di giri. Bene: a quanto pare, Fenner faceva da tempo la corte a Olive e lei l’aveva respinto, e adesso lui voleva farle bere lo champagne in sua compagnia. Lei non voleva saperne, e lui cercava di costringerla, e alla fine gliel’ha versato sul petto e sul giglio in vaso che teneva in mano, bagnandole anche il vestito.
“Mentre litigavano accanto alla fontana, arriva George, protestando, e cerca di bloccare Fenner, senza lasciar andare il palloncino, e intanto Olive strilla e ride, stringendosi sul petto bagnato il suo vaso da fiori.
“A questo punto, dietro di loro sopraggiunge Jack, più ubriaco di tutti: preso da un’ispirazione irresistibile, allunga il braccio e accosta al palloncino il sigaro acceso.
“C’è un’esplosione rumorosa e un mucchio di fiamme. I quattro si bruciano le sopracciglia. Fenner, convinto che Sterling gli abbia sparato, cade riverso nella fontana e molla la bottiglia, che va in frantumi sul marciapiede. Olive lascia cadere il vaso e comincia a dare in ismanie. George è infuriato con Jack, il quale ride come un dio demente… e intanto Thibaut, senza dubbio, sta imprecando contro di loro, tra le quinte.
“Il giorno dopo, si venne a sapere che quella notte, quasi allo stesso preciso momento, un piccolo magazzino di mattoni dietro Rincon Hill era crollato. Le cause furono attribuite ufficialmente alla vecchiaia e alle carenze strutturali, ma naturalmente Thibaut affermava che era stata la sua megamagìa, andata a male per colpa della loro superficialità e dello scherzo idiota di Jack.
“Non so se c’è qualcosa di vero in tutta questa storia: nella migliore delle ipotesi, chi me l’ha raccontata deve avere un po’ accentuato gli aspetti più ridicoli. Comunque può dare un’idea, o almeno può farci capire l’atmosfera.
“Bene, puoi immaginare come abbiano reagito alle richieste di Thibaut le primedonne da lui reclutate. Probabilmente, Jack London e George Sterling sarebbero andati ad abbassare gli interruttori generali dei palazzi, tanto per divertirsi, se fossero stati abbastanza sbronzi nel momento in cui Thibaut gliel’avesse chiesto. E perfino quel vecchio orso di Bierce si sarebbe divertito a veder scoppiare una bomba carta, se fosse stato qualcun altro a collocare la bomba e a dare fuoco alla miccia. Ma quando Thibaut chiedeva loro di fare cose noiose, senza spiegarle, questo era troppo. Pare che un’eccentrica e sfacciata signora della buona società, che era anche famosa per la sua bellezza (e che era un’accolita di De Castries), abbia detto: ‘Se mi avesse chiesto di far qualcosa di stimolante, come sedurre il presidente Roosevelt (Theodore, naturalmente, Franz) o entrare nuda nella rotonda del City of Paris e poi arrivare a nuoto fino allo Scoglio delle Foche e incatenarmi laggiù come Andromeda! Ma starmene ferma davanti alla biblioteca pubblica, con sette pesanti biglie di acciaio nel bustino, pensando al Polo Sud e rimanendomene in assoluto silenzio per un’ora e venti minuti… dimmi tu, caro!’
“Quando si è trattato di passare all’attuazione pratica, capisci, devono essersi rifiutati di prendere sul serio lui, la sua rivoluzione e la sua nuova magìa nera. Jack London era da parecchio tempo un socialista marxista, e aveva descritto una violenta guerra sociale nel suo romanzo di fantascienza Il tallone di ferro. Era perfettamente in grado di vedere le falle teoriche e pratiche del regno del terrore che Thibaut voleva instaurare, e probabilmente le aveva anche denunciate agli altri. Doveva avere capito che la prima città che si era data un’amministrazione laburista non era il posto più adatto per dare inizio a una controrivoluzione. E poi, era anche un materialista evoluzionista darwiniano e conosceva la scienza. Era certo in grado di dimostrare che la ‘nuova scienza nera’ di Thibaut era una parodia pseudoscientifica, un’altra magìa, con le sue azioni a distanza e prive di spiegazione.
“Comunque tutti si rifiutarono di aiutarlo a fare anche solo una prova della sua megamagìa. O forse alcuni di loro sono stati al gioco, una volta o due (come nell’episodio della fontana di Lotta) e non è successo niente.
“Immagino che a questo punto Thibaut abbia perso le staffe e abbia cominciato a tuonare ordini e a minacciare punizioni. Quelli avranno riso di lui… e siccome lui non voleva capire che il gioco era finito e non si rassegnava a smettere, l’avranno abbandonato, semplicemente.
“Oppure hanno preso iniziative più energiche. Immagino che uno come London abbia afferrato quel furibondo ometto per il colletto della giacca e per il fondo dei calzoni e l’abbia buttato fuori.”
Byers inarcò le sopracciglia e poi continuò: — Questo mi ricorda, Franz, che De Castro, il cliente di Lovecraft, conosceva Ambrose Bierce e sosteneva di avere collaborato con lui: ma, al loro ultimo incontro, Bierce ha convinto De Castro ad accomiatarsi prima del tempo spaccandogli sulla testa una canna da passeggio. Cosa che, secondo me, potrebbe essere successa anche a De Castries. Affascinante teoria, quella che fossero la stessa persona! Ma no, perché De Castro è stato a casa di Lovecraft, per indurlo a riscrivergli il suo memoriale su Bierce, dopo la morte di De Castries.
Sospirò e poi riprese prontamente il filo del discorso, seguitando: — Comunque, qualcosa del genere potrebbe avere trasformato Thibaut De Castries da quel che era all’inizio, cioè un eccentrico affascinante, a cui si tendeva a dare ascolto, in un odioso vecchio scocciatore, piantagrane, scroccone e ricattatore, da cui ci si doveva difendere in qualsiasi modo. Sì, Franz, molti sono convinti che abbia tentato di ricattare i suoi ex discepoli (talvolta con successo) minacciando di rivelare scandali di cui era venuto a conoscenza quando si scambiavano confidenze, o di denunciarli come membri di un’organizzazione terroristica… la sua! In quel periodo, sembra, è sparito due volte per diversi mesi, molto probabilmente perché era finito in prigione: alcuni dei suoi ex accoliti erano abbastanza potenti da riuscire a ottenere facilmente una cosa simile, anche se non ne ho mai trovato le prove, dato che tanti documenti sono andati distrutti nel terremoto.
“Ma, anche in seguito, almeno una parte del suo vecchio fascino tenebroso (la sensazione che fosse dotato di poteri sinistri, preternaturali) doveva sopravvivere in lui, agli occhi dei suoi ex accoliti, perché, quando è venuto il terremoto, nelle prime ore del mattino del 18 aprile 1906, e si è avventato come un tuono su per Market Street, in ondate di mattoni e di cemento che venivano da ovest, e ha ucciso centinaia di persone, uno dei suoi accoliti transfughi, ricordando probabilmente le sue allusioni a una magìa capace di abbattere i grattacieli, avrebbe detto: ‘C’è riuscito! Quel vecchio diavolo c’è riuscito!’
“E pare che Thibaut abbia cercato di sfruttare il terremoto nei suoi ricatti: sai, dicendo ‘L’ho fatto una volta e posso rifarlo ancora’. A quanto sembra, era pronto a servirsi di qualunque cosa per cercare di spaventare la gente. Un paio di volte, sembra, per minacciare qualcuno, ha parlato della sua Regina della Notte, la sua Signora delle Tenebre (la sua vecchia donna del mistero)… se non gli avessero dato retta, avrebbe scatenato contro di loro la sua Tigre Nera.
“Ma le mie informazioni relative a quel periodo sono scarse e unilaterali. Quelli che l’avevano conosciuto meglio cercavano di dimenticarlo (di cancellarlo, si potrebbe dire), mentre i miei due principali informatori, Klaas e Ricker, l’hanno conosciuto solo quando era già vecchio, negli anni Venti, e hanno sentito solo la sua campana (o le sue campane, perché non diceva sempre la stessa cosa). Ricker, che non si occupava di politica, lo giudicava un grande erudito e un grande metafisico al quale un gruppo di ricchi perdigiorno aveva promesso denaro e appoggio per poi abbandonarlo crudelmente. Ricker non aveva mai creduto davvero alla faccenda della rivoluzione. Klaas ci credeva, invece, e vedeva De Castries come un grande ribelle mancato, un moderno John Brown o Sam Adams o Marat, tradito dai suoi sostenitori ricchi: tutti artisti falliti in cerca di emozioni. E tutti e due smentivano sdegnosamente le storie dei ricatti.”
Franz intervenne: — E la sua donna misteriosa? Era ancora in circolazione? Cos’avevano da dire Klaas e Ricker sul suo conto?
Byers scosse la testa. — Era completamente sparita, negli anni Venti… ammettendo che fosse esistita davvero. Per Ricker e Klaas era solo una delle tante leggende, un’altra delle infinite storie affascinanti che riuscivano a farsi raccontare di tanto in tanto dal vecchio. Oppure (cosa molto meno affascinante!) che lui si ostinava a ripetere ogni volta. Secondo loro, lui non frequentava donne, nel periodo in cui l’hanno conosciuto. Una volta, comunque, Klaas si è lasciato sfuggire che secondo lui il vecchio assoldava di tanto in tanto una prostituta: si è rifiutato di aggiungere altro, quando ho insistito, e ha detto che era una cosa che riguardava soltanto il vecchio. Ricker, invece, diceva che il vecchio aveva un interesse sentimentale (“il suo cuore aveva un punto debole”) per le bambine: una cosa innocente, precisava, una specie di Lewis Carroll moderno. Entrambi smentivano energicamente ogni allusione a una vita sessuale anomala da parte del vecchio, come avevano smentito le storie dei ricatti e le dicerie ancora più sgradevoli che si erano diffuse in Seguito: che cioè De Castries abbia dedicato gli ultimi anni a vendicarsi di quelli che l’avevano tradito, spingendoli con la magìa nera alla morte o al suicidio.
— Conosco alcuni di questi casi — disse Franz. — O almeno quelli che stai per citare, suppongo. Che fine ha fatto Nora May French?
— È stata la prima ad andarsene. Nel 1907, un anno dopo il terremoto. Un caso inequivocabile di suicidio. Si è avvelenata ed è morta fra sofferenze atroci. Una tragedia.
— E Sterling quando è morto?
— Il 17 novembre 1926.
Franz disse, in tono pensieroso ma con attenzione alle parole: — Sembra che ci fosse una certa tendenza al suicidio, in quel gruppo, anche se questi suicidi coprono un arco di vent’anni. Si può sostenere che è stato un desiderio di morte a spingere Ambrose Bierce a recarsi in Messico. Nella sua vita è sempre stato ossessionato dalla guerra: quindi, perché non cercare di morire in guerra? Probabilmente si è aggregato ai ribelli di Pancho Villa come corrispondente ufficioso della rivoluzione e ha finito col farsi fucilare, da vecchio gringo indisciplinato che non voleva star zitto neppure se gliel’ordinava il diavolo in persona. Di Sterling si sa che ha portato per anni nel taschino del panciotto una fiala di cianuro, anche se non si sa se alla fine l’ha preso per caso (cosa poco verosimile) o di proposito. E poi c’è stata quella volta (lo racconta la figlia di Rogers nel suo libro) che Jack London è sparito per cinque giorni e finalmente è tornato a casa, dov’erano radunati sua moglie Charmion e la figlia di Rogers e parecchi altri amici preoccupati, e con la logica gelida e maliziosa di un uomo che ha bevuto tanto da ritornare lucido ha sfidato George Sterling e Rogers a non vegliare il cadavere. Anche se credo che in quel caso la colpa fosse dell’alcool, senza bisogno di chiamare in causa la magìa nera di De Castries o il suo potere di suggestione.
— E cosa intendeva dire? — chiese Byers, socchiudendo gli occhi, mentre si versava scrupolosamente un’altra razione di cognac.
— Che quando sentivano che la vita perdeva il suo sapore, che le loro facoltà cominciavano a venire meno, dovevano prendere per il braccio la Senza Naso, senza attendere di essere chiamati, e andarsene con una risata.
— La “Senza Naso”?
— Oh, è semplicemente il soprannome che lo stesso London dava alla morte: il teschio sotto la pelle. Il naso è tutta cartilagine, e perciò il teschio…
Byers spalancò gli occhi e puntò all’improvviso l’indice verso l’ospite.
— Franz! — esclamò, eccitato. — Il paramentale che hai visto tu… non era senza naso?
Come se avesse appena ricevuto un comando postipnotico, Franz chiuse di scatto gli occhi, rovesciò leggermente la testa all’indietro, e cominciò ad agitare le mani davanti a sé. Le parole di Byers avevano fatto riaffiorare all’occhio della sua mente il muso triangolare, di colore bruno pallido.
— Non dirmi queste cose così all’improvviso — mormorò, lentamente. — Sì, era senza naso.
— Mio caro Franz, non lo farò più. Ti prego di scusarmi. Non mi ero reso conto, fino a questo momento, dell’effetto che deve fare il vederlo.
— Va bene, va bene — borbottò Franz. — Dunque, quattro accoliti sono morti prematuramente (escluso forse Bierce), vittime della loro psiche scatenata… o di qualcosa d’altro.
— E la stessa sorte è toccata ad almeno altrettanti accoliti meno illustri — riprese Byers, con calma. — Sai, Franz, mi ha sempre colpito l’ultimo grande romanzo di London, Il vagabondo delle stelle, per il modo in cui la mente trionfa in modo assoluto sulla materia. Con un’autodisciplina spaventosa, un ergastolano di San Quintino riesce a evadere in spirito dalla prigione e a muoversi a volontà per il mondo, rivivendo le incarnazioni passate e morendo di nuovo delle sue morti. Non so perché, ma questo mi fa pensare al vecchio De Castries degli anni Venti quando viveva da solo in albergucci del centro e rimuginava, rimuginava sulle speranze e le glorie e i disastri del passato. E (sognando torture folli e interminabili) rimuginava sui torti subiti, e sulla vendetta (indipendentemente dal fatto che abbia davvero cercato di vendicarsi) e su… chissà su cos’altro? E mandava la propria mente a compiere chissà quali viaggi.