Gli umani amano registrare eventi conclusivi… ma di rado essi segnano la vera fine di qualsiasi storia.
Salamoia, quella bagnarola che stava a stento a galla… e portava l’improbabile nome di Strega delle Onde del Drago… era carica fino alle murate di carne in salamoia, diretta in Sembia. Sospirando, Harnrim Starangh si affrettò a percorrere la passerella, consapevole che il suo incantesimo si sarebbe esaurito entro pochi momenti… sempre che qualche Mago della Guerra vendicativo non riuscisse a rintracciarlo tramite esso prima del suo dissolversi.
Nessuna delle altre navi presenti nel porto di Marsember mostrava segno di essere prossima alla partenza, ma lui aveva bisogno di lasciare subito Cormyr. Con tre soli incantesimi ancora a disposizione… e determinati suoi superiori fra i Maghi Rossi che senza dubbio gli stavano dando la caccia con una furia superiore perfino a quella dei maghi che amministravano la giustizia nel Regno della Foresta… il potente Incantesimi Oscuri aveva bisogno di scomparire dalla circolazione per un po’ di tempo, forse anche piuttosto a lungo.
Era arrivato così vicino alla vittoria. Così vicino…
Harnrim Starangh si permise una singola, sommessa imprecazione prima di operare la magia che lo avrebbe trasformato in una pietra di zavorra… e di cadere nell’acqua sporca della sentina.
Glarasteer Rhauligan non era dell’umore adatto per tollerare ritardi, perché il suo fardello era svenuto mentre lo trasportava lungo le oscure gallerie segrete che partivano dal portale. La stanza del palazzo in cui si trovavano adesso era interdetta a chiunque tranne che ai Maghi della Guerra, che erano tutti degli scansafatiche, il che significava che invece di una lanterna da accendere manualmente ci doveva essere una pietra luminosa coperta da un cappuccio più o meno… lì.
Alla luce offerta dalla pietra, il Sommo Cavaliere selezionò una fila di fiale d’acciaio su uno degli scaffali che ne contenevano una notevole quantità, e procedette a stapparle con i denti… non riusciva proprio a capire perché non potessero rendere quelle fiale più facili da aprire con una mano sola… svuotandone ben tre giù per l’adorabile gola di Nouméa prima che lei aprisse gli occhi e che il suo fianco cessasse di apparire come… ecco, come un fianco squarciato dalla spada affilata di un dannato nobile.
«G… grazie, signore», mormorò Nouméa, fissandolo. «Tu sei… Rhauligan… e se non sbaglio sei un Sommo Cavaliere di Cormyr. Ti devo la vita, ma… perché? Quali sono ora le tue intenzioni nei miei confronti?»
Rhauligan scosse il capo per la meraviglia: quei nobili sembiani avevano sempre la lingua sciolta, anche quando erano stanchi e indeboliti per aver perso metà del loro sangue.
«Per adesso, riposerai in un letto in una delle camere riservate agli ospiti ufficiali, e mangerai qualcosa, se te la senti… io intendo senza dubbio banchettare, anche se tu non vuoi niente… e domattina parleremo. Attualmente, Cormyr soffre di una certa carenza di nobili di cui potersi fidare.»
«E una nobildonna ripudiata proveniente da Sembia potrebbe fare qualche differenza in questo?»
«Signora, una persona può sempre fare una differenza… e non è necessario che si chiami Azoun Obarskyr, Vangerdahast o anche soltanto Glarasteer Rhauligan. Che cosa è Cormyr… o qualsiasi altro regno… se non un insieme di singole persone che credono nella stessa cosa?»
«È questo il sogno in cui credi?» mormorò Nouméa, mentre Rhauligan la prendeva in braccio e la trasportava nella stanza accanto.
«Bella signora», ribatté Rhauligan, adagiandola con delicatezza su un letto e procedendo ad assestarle i cuscini dietro la testa, «questo è ciò che mi induce ad alzarmi la mattina».
Emettendo un verso soffocato, Bezrar barcollò verso la murata. La Strega delle Onde del Drago stava già cominciando a rollare e beccheggiare, anche se era appena uscita dal porto.
«Per i nove inferni fiammeggianti», sibilò Surth, deglutendo a fatica per tenere a sua volta sotto controllo lo stomaco sussultante, «intendi continuare così per tutto il viaggio fino a Yhaunn?».
La risposta del suo grasso complice fu un vortice di frenetica attività che lo portò ad afferrare Malakar Surth per la gola in maniera subitanea e con forza inaspettata.
«Per una volta taci tu, Furbacchione», ringhiò furiosamente Aumun Tholant Bezrar, «altrimenti gli dei mi sono testimoni che io…».
Zittendosi di colpo, fissò a bocca aperta il cielo per un istante, poi si ritrasse da Surth per acquattarsi al riparo, tremante, mentre Surth si girava di scatto per vedere cosa lo avesse spaventato a quel modo, pur sapendo in cuor suo che era un’azione di cui si sarebbe pentito.
E aveva ragione. Qualcosa era emerso dalla nebbia e stava volando oltre la nave, lento, basso e minaccioso, qualcosa di più grande e di molto più aggraziato della Strega delle Onde del Drago: un enorme drago dalle lunghe zanne che aveva un fianco segnato da una striscia di scaglie multicolori.
Quando la bestia fu svanita in lontananza, Bezrar e Surth deglutirono all’unisono, pallidi in volto e ancora appallottolati per il terrore sul ponte della scricchiolante nave mercantile.
«Per me non sarà mai abbastanza presto quando arriveremo in Sembia», sussurrò Surth, anche se in realtà non gli importava nulla che la nave beccheggiante su cui si trovava fosse diretta a Yhaunn, piuttosto che alle Isole dei Pirati o a Westgate o in qualsiasi altro posto, purché non fosse stato sotto il controllo dei Maghi Rossi. Almeno per ora.
«Bene», ringhiò Bezrar, accanto a lui, «se non altro ci siamo allontanati da Incantesimi Oscuri e dai suoi piani. Quello sì che mi faceva venire i brividi!».