23. Fuoco all’Inferno

Oscurità echeggiante, il labirinto vuoto…

Ho paura. Io… non riesco a pensare. Dov’è la mia mente… dove sono i miei ricordi? Dove… mi trovo? Non rimane nulla. Se non la paura. Ne ho tanta. Sono solo. Buio, alla deriva… freddo, ogni luce è scomparsa. Ho paura.

AHA! IL FUOCO ARGENTEO FINALMENTE! MA È TUTTO QUI? LA TUA DEA TI HA SOTTRATTO TUTTO, FINO ALL’ULTIMO SEGRETO A CUI ANELAVO? TI RIDURRÒ IN FRANTUMI D’OSSA E POLVERE! TI FARÒ URLARE PER UN TEMPO INFINITO, TI TERRÒ IN VITA NEL TORMENTO, CIECO E CONTORTO DAL DOLORE, MENTRE I LEMURI SI NUTRIRANNO DI TE PER POI VOMITARTI E DARTI IN PASTO AD ALTRI! IO… GAAAHH! UMANI!

Eccomi. Quassù, in Nergal. Laggiù, nelle mie ossa, non è rimasto nulla. Niente di niente. Lui ha vinto.

ESATTO, PICCOLO E INSIGNIFICANTE MAGO, NON POTEVA ESSERE ALTRIMENTI. [gongolamento] LA TUA DEA FICCANASO POTRÀ ANCHE AVERMI SOTTRATTO IL FUOCO ARGENTEO E I SUOI SEGRETI, MA IO HO I TUOI RICORDI, SECOLI E SECOLI D’INCANTESIMI NASCOSTI, DI TRUCCHI PER RISVEGLIARE LA MAGIA, E TUTTI QUEI CANCELLI…

NON OSO CAMMINARE PER FAERÛN E DIVERTIRMI A DOVERE… MA OH, QUANTI BABBEI POSSO COMANDARE FRA I TUOI SERVILI UMANI, ARMATO DI CIÒ CHE SAI E DEI FAVORI CHE TI DEVONO, PER SACCHEGGIARE LA TUA TORIL A PIACERE E OTTENERE ANCORA PIÙ MAGIA… AH, MA L’INFERNO FINALMENTE TREMERÀ!

[immagini turbinanti di Averno, consapevolezza gettata lontana]

E ORA DIAMO INIZIO ALLE DANZE, A PARTIRE DALL’UMILIAZIONE E DALLA DISTRUZIONE DI QUEL PICCOLO GIOCATTOLO, VENUTO A SALVARE IL SUO ELMINSTER!

[magia che scaturisce da Nergal come un torrente impazzito, risate diaboliche tonanti, pinnacoli di roccia che crollano sulla figura umana solitaria]

HAHA!

[Testa sollevata di scatto. Capelli argentei che si agitano. Fulmini scoppiettano e riducono una roccia in polvere e detriti, scagliati lontano. Due occhi ardono come fiamme fra il tumulto di polvere turbinante. Un sibilo basso e smorzato giunge alle loro orecchie attraverso mezza Averno]

«Allora, demone. Eccoci qua. Assaggia ora quello che ho inferto a Thay.»

[l’Arte imperversa, tanto rapida e lucente che Nergal grugnisce stupito. Le sue ali di pipistrello battono con improvvisa urgenza, s’inarcano e si contorcono e… l’Inferno esplode in una furia luminosa. L’arcidemone è scaraventato nell’aria sibilante, stringendo in pugno un umano devastato]

FUOCHI DEGLI ABISSI, È PROPRIO FORTE! BEH, DOVREMO SEMPLICEMENTE…

Osservala con attenzione. Una tale grazia, persino nella collera. Affascinante…

GIÀ, È VERO, UNA TALE… CHE STAI FACENDO, UMANO? MI SUSSURRI NELLA TESTA QUANDO DOVREI ESSERE…

[inferno illuminato, ruggito diabolico di dolore, corpi impotenti scagliati in aria ancora una volta, due occhi fiammeggianti seguono fra fuoco argenteo]

ORA BASTA! ANDIAMO ALTROVE, E LASCIAMO CHE COMBATTA MEZZO INFERNO PER SCOVARCI!

Un fulmine rosso li avvolse. Poi scomparve, lasciandoli in un altro luogo di Averno. La mano artigliata di Nergal si abbassò sulla spalla di Elminster e fece comparire dal nulla un collare e una catena.

Il fulmine rosso ricomparve.

«Ci segue», grugnì Nergal, «e distrugge qualsiasi cosa insorga contro di lei. Andremo da tutti i miei rivali, di tana in tana, e lasceremo che Averno diventi un deserto!».

Nergal rise a squarciagola… ed eccoli da un’altra parte. Fumo e fulmini rossi rotolarono attorno ai loro piedi.

Il demone reietto si guardò alle spalle e scosse la testa in un gesto che pareva d’ammirazione… o forse di paura.

«Demoni che precipitano massacrati dal cielo», mormorò. «Non passerà molto tempo prima che il Padrone di Nessus si svegli. Allora non vorrei essere nei panni della tua piccola amata!»

Di nuovo fulmini, e oscurità. Una cavità piena d’interiora, Elminster ne è immerso fino al mento e il collare lo strangola, mentre la catena salda fra le mani di Nergal gli impedisce d’affogare…

DI NUOVO AL SICURO, FINALMENTE. ORA, DOV’ERAVAMO RIMASTI?

OH, SÌ. DA UN DUELLO MAGICO A UN ALTRO. TUTTAVIA QUESTO È MIGLIORE DELL’ULTIMO RICORDO CHE ABBIAMO CONDIVISO: SEDURRE LE APPRENDISTE SEMBRA UN PO’ BANALE DOPO LA DISCESA AGLI INFERI DI DEE OSTINATE.

Hmm. Temo che tu necessiti di un giudizio più sottile di quello che possiedi attualmente.

[sbuffata di disapprovazione, frustata mentale] LA SFACCIATAGGINE, LASCIALA PER DOPO, MAGO. È TEMPO CHE MI MOSTRI QUALCOSA.

[offerta di un’immagine]

DIAMINE, QUESTA MI ENTUSIASMA! DOVE SONO LE TUE…

Nelle tue profondità, demone. Hai tutto ora. Elminster è nella tua testa.

Io… io…

Guardala, demone. Che magnificenza quando getta indietro la testa e osserva senza paura l’Inferno che la circonda, ci sta cercando. Guardala come faccio io. Come si fa a spezzare o a piegare una lama tanto affilata? Lei potrebbe essere tutto per te! Potrebbe diventare la tua arma vincente all’Inferno, distruggere tutti coloro che si ribellano, e amarti con la stessa brama e la stessa ferocia con cui ora combatte…

PER LA LINGUA DI ASMODEUS, UMANO! MI FAI QUASI VENIR VOGLIA DI…

Ricorda le sue labbra, la sua chioma argentea che frusta e poi accarezza…

SÌ. OHHH, SÌ.

Ricorda il suo abbraccio, le sue promesse mormorate, la sua…

SÌ. SÌ! È QUELLA CHE FA PER ME!

Già, riesamina quel ricordo, quando noi…

Veniamo scagliati di nuovo per aria, l’Inferno crolla e trema intorno a noi, quando gli scettri che la Simbul aveva affondato come pugnali nella sua stessa carne ribollono dell’ultimo potere e scompaiono, esauriti. Lei rabbrividisce e s’inginocchia fra le fiamme di corpi demoniaci sparpagliati e di roccaforti di pietra infrante, e noi desideriamo raggiungerla, stringerla a noi, rassicurarla, guarirla…

Uno sguardo si solleva e s’infiamma ancora una volta. «Tu!», il suo grugnito si trasforma in un grido che sputa potere puro e crepitante. Nergal assaggia il dolore.

AARGHHH! CHE NESSUS TI DISTRUGGA, PUTTANA! IO… IO…

Ti amo. Ti amo più di tutti i fuochi dell’Inferno.

SÌ! [fulmine assassino scagliato a vuoto] TU… NO! ACCIDENTI, UMANO, CHE COSA MI STAI FACENDO? ESCI DALLA MIA TESTA!

L’incantesimo successivo della Simbul crea una pioggia di pugnali infuocati, una cascata di morte sui muscoli possenti del demone. La maga gira su se stessa come una danzatrice per inviare la medesima furia nella gola dei demoni che ora convergono verso di lei attraverso le rocce devastate di Averno.

Carne rossa e nera si contrae spasmodicamente. Le urla si levano in un coro irregolare di sofferenza.

Nergal rabbrividisce e afferra un corno di roccia vicino per reggersi in piedi, mentre riprende fiato.

NON POSSO DISTRUGGERLA! È TANTO BRILLANTE, TANTO BELLA! DEVO AVERLA, DEVO… ALASSRA, SONO QUI! QUI!

Il futuro signore dell’inferno spicca un balzo in aria, i tentacoli diventano ali possenti, le braccia si aprono per accoglierla.

MIA REGINA, SONO QUI…

Il fulmine che scaturisce dalla Simbul è tanto intenso che la solleva da terra e la scaraventa all’indietro. Mentre cade, invia la sua volontà lungo la saetta, per penetrare nella mente del suo nemico proprio mentre la lancia scintillante di fuoco argenteo lo colpisce.

[in un breve scorcio di Averno, una femmina umana solitaria si leva nell’aria come un faro, i capelli un alone di fiamme intorno a lei. I demoni sussultano, ruggiscono e si fanno piccoli piccoli. Montagne distanti eruttano fumo e fiamme]

Il fuoco argenteo imperversa in un’oscurità calda, perlustra…

*El, sono venuta.*

Sono vivo, e ti amo. Sono dentro a questo demone, tutto il mio essere. Mystra, ma sei stupenda!

[sorriso] *Ma certo.*

Nergal ruggisce per il tormento del fuoco che brucia dentro di lui, mentre la Simbul, spietata nella sua devastazione, lo riduce a un guscio vuoto e bruciacchiato, e lo lascia vivere solo perché Elminster è intrappolato nella sua mente, per poi svanire, come il fuoco argenteo, e andare via…

No, non lasciarmi!

NO, NON LASCIARMI! NON SCOMPARIRE DALLA MIA… MA CHE STO DICENDO?

FUORI, VERME UMANO. FUORI DALLA MIA MENTE! M’INFETTI, TU… VATTENE VIA!

[Nergal chiama a raccolta tutto il suo potere, un’onda rossa e nera, scura e sufficientemente rapida da distruggere anche la furia della Simbul. Il demone spinge. Immagini turbinano in un caos impazzito, lucentezza di schegge di vetro infranto, ricordi, lacrime e risa, il tutto mescolato dentro di lui, all’interno della cava piena d’interiora. Un umano nudo vomita e si contorce mentre l’Inferno viene distrutto intorno a lui]

È GIUNTO IL TUO TURNO, PUTTANA!

[fulmini rossi e neri scaturiscono ululanti dal grande demone alato, fendendo il cielo rosso sangue come dita raschianti]

Fragore, vacillamento, la bellezza luminosa è ancora in piedi…

Labbra insanguinate s’increspano. «È tutto quello che sai fare, demone?» Le dita affusolate di lei si protendono, ne esce del fuoco, ora un po’ più lentamente…

Esplosione di fuoco bianco e blu, Nergal urla…

[lampo rosso frenetico, poi fuga]

LA COSA MI È SFUGGITA DI MANO! DOV’È ASMODEUS? DOVE SONO LE LEGIONI INFERNALI? QUELLA DONNA VERRÀ LASCIATA LIBERA DI UCCIDERCI TUTTI?

Fuochi degli abissi, può colpirmi attraverso di te!

[fulmine mentale, nero ed enorme, inviato per uccidere, ruggisce fra le volte…]

[… e poi torna indietro attraverso l’oscurità per colpire Nergal]

* * *

Tra singhiozzi e spasmi, il demone tentacolato rotola nell’oscurità, la sua catena si fonde.

«Mi spiace», affermò l’uomo nudo e sporco accanto a lui. Agitò i monconi che erano le sue braccia. «Ora siamo legati in maniera troppo stretta, demone, perché ciò che hai fatto funzioni.»

Con un movimento improvviso e furtivo, El sollevò un braccio per toccare ciò che era infilato nei suoi capelli, poi, con voce mentale fredda e crudele esclamò: Per volontà di Tanthul e per mia necessità, che i frammenti delle mie ossa si moltiplichino... ora.

Nergal ebbe appena il tempo di lanciare un’occhiataccia allo schiavo prima che i frammenti ossei dentro di lui crescessero a formare le ossa più grandi a cui erano appartenuti… al che il corpo dell’arcidemone esplose con un immenso boato.

[canto, musica selvaggia e urla, fuoco rosso e occhi diabolici spalancati, increduli, che si oscurano… oblio]

Solo e menomato in una caverna nelle profondità di Averno, Elminster cadde in ginocchio e singhiozzò amaramente. La mente che aveva dominato la sua per ciò che gli era sembrata un’eternità era ormai muta e scomparsa…

È strano perdere un essere che si conosce tanto bene.

[dolore rosso, straziante, ritorno lento dalla sofferenza, finalmente un po’ di luce…]

«Che il fuoco se li prenda tutti», borbottò Nergal, debole e nauseato come sempre quando ritornava allo stato solido da fumo ed essenza che era diventato. Si guardò intorno confuso nella caverna piena di frattaglie e lanciò un’occhiata alla pietra nera, tonda e piccola, che compariva sempre quando lui si beffava della morte.

«Per poco non ci rimanevo», sussurrò, non ancora sufficientemente forte per borbottare ad alta voce. «Non regnerò mai all’Inferno se continuo a sottovalutare gli umani.»

«Hai ragione», confermò una voce calda dietro le sue spalle.

Nergal, legittimo Principe dell’Inferno, si voltò con quanta velocità gli permisero le membra ancora intorpidite e si ritrovò a fissare il volto sorridente della Strega-Regina di Aglarond, che fluttuava a meno di un braccio di distanza da lui.

Il suo ampio sorriso somigliava a quello di un lupo e gli occhi erano due fiamme scure.

«Muori per sempre, demone», sibilò la donna e allargò le mani. Acqua sacra arsa da fiamme bianche e blu e color argento si riversò su di lui come un torrente impetuoso. L’ultima cosa che Nergal udì fu il ringhio della Simbul: «Per ciò che hai fatto al mio amato, mi piacerebbe poterti uccidere più e più volte!».

* * *

Una mano scura e squamosa ripose un calice il cui contenuto verde fumava e ribolliva nell’oscurità. «Molto divertente», osservò sincero Asmodeus dal suo trono vivente di diavolesse intrecciate.

Il Signore di Nessus allungò, pigro, un braccio. La magia assassina crepitò e ringhiò sinistramente lungo di esso e cominciò a riempirgli il palmo della mano. Quando sarebbe stato colmo, Asmodeus avrebbe inclinato il polso e inviato l’incantesimo in Averno, dove avrebbe ucciso la maga umana esausta e singhiozzante la cui immagine fluttuava sopra di lui. In quel momento, in una caverna, la donna stava abbracciando il corpo devastato e senza braccia di un uomo, tutta la sua attenzione concentrata a riversare vitalità nel mago.

Asmodeus iniziò a sorridere. Ah, che dolce ironia…

* * *

In un vuoto di stelle fluttuanti Mystra allontanò l’uomo urlante dal petto. Protese le braccia e fece sì che Halaster osservasse una visione turbinante… il demone supremo sorridente mentre il fuoco nero gli riempiva la mano. Con urgenza, la dea sussurrò: «Ora!».

Halaster Blackcloak emise un verso a metà fra un ululato e una risatina, si sollevò con gli occhi fiammeggianti e urlò: «Asmodeus! Arrenditi!».

Il Signore dell’Inferno voltò il capo sbalordito e, fra gli spazi vuoti, le sfere e il caos fluttuante, i loro sguardi s’incrociarono.

Con un mezzo sorriso Halaster pronunciò la parola dell’Incantesimo insegnatogli da Mystra. Tutta la sua pazzia delirante si riversò, ruggendo, in Asmodeus, facendone sussultare il corpo elegante.

I suoi occhi divertiti e sinistri rotearono e sputarono fuoco dorato. La sua bocca storta si spalancò in un grido sorpreso di dolore, e il fuoco di quell’incantesimo titanico imperversò nella mente del demone.

Mentre la dea chiudeva il passaggio fra il vuoto e Nessus, Asmodeus batté le palpebre nell’oscurità circostante e bevve un altro sorso dal suo boccale. Ora, che cosa mai stava per fare? Qualcosa di divertente…

* * *

Come fosse una bambola di pezza, Mystra posò il mago dalla tunica nera sul letto, nelle profondità di Sottomonte, picchiettò affettuosamente le teste dei suoi draghi guardiani e tornò nel vuoto e fra le braccia in attesa di Azuth.

Mentre fluttuavano insieme, la dea sospirò e disse: «Amo il lieto fine».

Prima di baciarla, Azuth corrugò la fronte e affermò con dolcezza: «Potrebbe rappresentare un problema in futuro».

* * *

In Averno, quel fuoco di fiamme nere che era stato Nergal si spense. Un lemure fiutò l’aria e si diresse affamato verso l’odore. La furia che aveva devastato quel luogo, bruciacchiando rocce già bruciate altre volte, si era placata. Per un po’, almeno.

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