Per un momento Nynaeve rimase nel Cuore della Pietra senza vederlo, senza pensare affatto al Tel’aran’rhiod. Egeanin era — Seanchan. Una di quelle spregevoli persone che avevano messo un collare a Egwene e cercato di metterne uno anche a lei. Saperlo la faceva ancora sentire male. Seanchan e si era subdolamente guadagnata l’affetto di Nynaeve. Le vere amicizie le erano sembrate così poche e lontane da quando aveva lasciato Emond’s Field. Averne trovata una e perderla a questo modo...
«La odio per questo più di ogni altra cosa» gridò, serrando forte le braccia. «Ha fatto in modo di piacermi, adesso non posso smettere e la odio per questo!» Detto ad alta voce non aveva senso. «Non deve avere senso.» Rise tranquilla scuotendo mestamente il capo. «Dovrei essere un’Aes Sedai» ma non sprovveduta come una ragazzina.
Callandor risplendeva, la spada di cristallo spuntava dal pavimento di pietra sotto alla grande cupola, e le massicce colonne di granito scomparivano in file ombreggiate in quella strana luce debole che proveniva da ovunque. Era facile ricordare la sensazione di essere guardata, immaginarla ancora. Se prima si era trattato di immaginazione. Adesso lo era. Là dietro poteva nascondersi qualsiasi cosa. Un bastone robusto le apparve fra le mani mentre scrutava fra le colonne. Dov’era Egwene? Era tipico della ragazza farla aspettare. Tutta quella oscurità. Per quanto ne sapeva qualsiasi cosa poteva essere in agguato per balzarle addosso...
«Strano vestito, Nynaeve.»
Reprimendo un grido si girò intorno di scatto tintinnando metallicamente con il cuore che le batteva in gola. Egwene stava in piedi dall’altro lato di Callandor con due donne dalle gonne ampie e scialli scuri sopra le bluse bianche, i capelli candidi come la neve trattenuti da fasce, che ricadevano sulle spalle. Nynaeve deglutì sperando che nessuna di loro avesse notato e cercò di riprendere un respiro normale. Arrivare di soppiatto a quel modo!
Una delle donne aiel l’aveva riconosciuta dalla descrizione di Elayne. Il viso di Amys era fin troppo giovane per quei capelli, ma sembra fossero sempre stati quasi color argento. L’altra, magra e ossuta, aveva gli occhi azzurro chiaro su un viso rugoso. Quella doveva essere Bair. La più dura delle due nell’opinione di Nynaeve adesso che le vedeva, non che questa Amys sembrasse davvero... Strano vestito? Ho tintinnato? si chiese.
Guardandosi rimase a bocca aperta. L’abito assomigliava vagamente a quello dei Fiumi Gemelli, se le donne laggiù avessero indossato vestiti di maglia d’acciaio, con delle piastre metalliche come quelle che aveva visto nello Shienar. Come facevano gli uomini a correre e saltare in sella con queste cose addosso? La tirava giù per le spalle come se pesasse cento chili. Il bastone adesso era di metallo e con la punta acuminata come una foglia splendente di cenchrus. Senza toccarsi la testa sapeva di indossare una specie di elmetto. Arrossendo furiosamente si concentrò e lo cambiò in robusta lana dei Fiumi Gemelli e un bastone da passeggio. Era bello avere di nuovo i capelli raccolti in un’unica treccia che le scendeva in mezzo alle spalle.
«I pensieri incontrollati creano problemi quando cammini nei sogni» intonò Bair con voce acuta e forte. «Devi imparare a controllarli se intendi proseguire.»
«Posso controllare i miei pensieri molto bene, grazie» rispose acida Nynaeve. «Io...» Non era solamente la voce di Bair a essere sottile. Le due Sapienti sembravano... quasi nebulose ed Egwene, che indossava un abito da cavallo azzurro chiaro, era quasi trasparente. «Cosa vi succede? Perché avete quell’aspetto?»
«Prova tu ad accedere al Tel’aran’rhiod quando sei mezza addormentata su una sella» le rispose secca Egwene. Sembrò che vacillasse. «Qui nella terra delle Tre Piegature è mattina e siamo in movimento. Ho dovuto convincere Amys a lasciarmi venire, avevo paura che ti saresti preoccupata.»
«È già difficile senza cavalli» aggiunse Amys «trovare un sonno leggero quando desideri essere sveglia. Egwene non ha ancora imparato bene.»
«Lo farò» osservò Egwene con irritata determinazione. Era sempre troppo frettolosa e ostinata nel suo desiderio di imparare, se queste Sapienti non l’avessero trattenuta per la collottola, probabilmente si sarebbe cacciata in ogni tipo di problemi.
Nynaeve smise di preoccuparsi per Egwene e si agitò quando la giovane le raccontò dei Trolloc e Draghkar che avevano attaccato Rocce Fredde. Fra i morti c’era Seana, una Sapiente, una camminatrice dei sogni. Rand stava facendo correre gli Aiel Taardad verso Alcair Dal, violando le usanze, mandando avanti delle staffette per far giungere più sette. Il ragazzo non stava confidando le sue intenzioni a nessuno, gli Aiel erano molto tesi e Moiraine era pronta a spezzare i chiodi a morsi. La frustrazione di quest’ultima doveva essere di qualche sollievo — aveva sperato che Rand potesse sfuggire all’influenza di quella donna in qualche modo — se anche Egwene non avesse aggrottato le sopracciglia preoccupata.
«Non so se è follia o un disegno» concluse Egwene. «Potrei quasi sopportarli entrambi se sapessi. Nynaeve, devo ammettere che non sono le Profezie o Tarmon Gai’don che mi preoccupano in questo momento. Forse è sciocco, ma ho promesso a Elayne di vegliare su di lui e non so come fare.»
Nynaeve aggirò la spada di cristallo per metterle una mano sulla spalla. Almeno al tatto sembrava solida, anche se assomigliava a un riflesso in uno specchio opaco. La sanità di Rand. Non poteva fare nulla per aiutarla e non poteva offrire nessuna forma di conforto. Egwene era la sola che poteva vederlo. «Il meglio che puoi fare per Elayne è dire a Rand di rileggere quanto gli ha scritto. A volte Elayne si preoccupa. Non vuole parlarne, ma credo che abbia paura di aver rivelato più di quanto avrebbe dovuto. Se Rand crede che sia completamente infatuata, probabilmente proverà lo stesso, la qual cosa alla fine non le farà male. Almeno abbiamo buone notizie da Tanchico. Alcune.»
«Per cui ancora non sapete cosa stanno cercando,» osservò Egwene quando l’amica ebbe finito «ma anche se lo sapeste, loro vi sono addosso e potrebbero trovarlo per prime.»
«Non se possiamo evitarlo.» Nynaeve fissò le due Sapienti con uno sguardo fisso e impassibile. Da quanto le aveva raccontato Elayne sulla riluttanza di Amys a parlare di altro che dare consigli, avrebbe dovuto essere ferma per vedersela con loro. La coppia era così caliginosa che un soffio avrebbe potuto farla dissolvere come nebbia. «Elayne crede che conosciate tutti i trucchi dei sogni. C’è un qualsiasi modo in cui potrei raggiungere i sogni di Amathera per vedere se è un’Amica delle Tenebre?»
«Ragazza sciocca.» I capelli lunghi di Bair ondeggiarono quando scosse il capo. «Anche se Aes Sedai, sei sempre una ragazza sciocca. Entrare nei sogni di qualcun altro è molto pericoloso a meno che non ti conosca e ti stia aspettando. È il suo sogno, non come qui. Lì quell’Amathera controllerebbe tutto. Anche te.»
Nynaeve era certa che quella fosse la soluzione. Era irritante apprendere che invece la situazione era diversa. E poi, ‘ragazza sciocca?’
«Non sono una ragazza» scattò. Voleva tirare la treccia, invece strinse i pugni lungo i fianchi. Stranamente di recente tirarsi i capelli era disagevole. «Ero la Sapiente di Emond’s Field prima di diventare... Aes Sedai...» Adesso la menzogna le veniva quasi spontanea «... e ordinavo a donne della vostra stessa età di sedere e stare zitte. Se sapete come aiutarmi, ditemelo invece di parlare a vanvera su cosa è pericoloso. Riconosco il pericolo quando lo vedo.»
Di colpo si accorse di avere due trecce, una sopra ogni orecchio, con dei nastri rossi intrecciati e chiusi alla fine. La gonna era così corta che mostrava le ginocchia, aveva una blusa lenta come quella delle Sapienti, calze e scarpe erano spariti. Da dove veniva tutto questo? Certamente non aveva mai pensato di indossare una simile cosa. Egwene si mise una mano davanti alla bocca. Era sbalordita? Di certo non sorrideva.
«I pensieri incontrollati» spiegò Amys «possono essere davvero problematici, Nynaeve Sedai, fino a quando non impari.» Malgrado il tono di voce blando, le labbra si schiusero in un malcelato sorriso.
Nynaeve si sforzò di rimanere inespressiva. Non potevano avere nulla a che fare con tutto questo. Non possono averlo fatto! si disse. Si sforzò di cambiare, ed era davvero una lotta, come se qualcosa la mantenesse com’era. Le guance le si infiammavano sempre di più. Improvvisamente, quando era sul punto di crollare e chiedere consiglio, o addirittura aiuto, abiti e capelli tornarono normali. Mosse grata le dita nelle robuste scarpe. Era stato soltanto qualche strano pensiero vagante. In ogni caso non era disposta a dare adito a qualsiasi sospetto, sembravano fin troppo divertite così com’era la situazione, anche Egwene. Non sono qui per qualche stupida gara, non darò loro questa soddisfazione, pensò.
«Se non posso entrare nei suoi sogni, posso portarla nel Mondo dei Sogni? Ho bisogno di trovare il modo di parlarle.»
«Non te lo insegneremmo anche se lo sapessimo» rispose Amys tirando arrabbiata lo scialle. «È male che tu abbia chiesto una cosa simile, Nynaeve Sedai.»
«Qui lei sarebbe indifesa quanto te nei suoi sogni.» La voce sottile di Bair risuonava come una sbarra d’acciaio. «È stato trasmesso a tutte le camminatrici dei sogni fin dalla prima che nessuno deve mai essere portato nei sogni. Si dice che quello fosse il metodo dell’Ombra negli ultimi giorni dell’Epoca Leggendaria.»
Nynaeve cambiò posizione sotto a quegli sguardi duri, rendendosi conto di avere un braccio attorno a Egwene, e rimase immobile. Non avrebbe lasciato credere a Egwene che l’avevano messa a disagio. Non che lo avessero fatto. Quando era stata trascinata al cospetto della Cerchia delle Donne prima di essere scelta come Sapiente era stata una cosa del tutto diversa. La fissavano. Caliginose o no, queste donne avrebbero potuto duellare a sguardi con Siuan Sanche. Specialmente Bair. Non che la intimidissero, ma poteva vedere un buon motivo per essere ragionevole. «Elayne e io abbiamo bisogno di aiuto. L’Ajah Nera si è piazzata sopra qualcosa che può fare del male a Rand. Se lo trova prima di noi, potrebbero essere in grado di controllarlo. Dobbiamo trovarlo per prime. Se c’è qualsiasi cosa che possiate fare per aiutarci, qualsiasi cosa che potete dirmi... tutto.»
«Aes Sedai,» iniziò Amys «riesci a far suonare una richiesta di aiuto come una pretesa.» La bocca di Nynaeve si tese — pretesa? Ma se aveva pregato. Davvero una pretesa! — ma la donna aiel non sembrava averlo notato. O aveva deciso di ignorarlo.
«Però un pericolo contro Rand al’Thor... non possiamo permettere all’Ombra di avere quell’oggetto. C’è un modo.»
«Pericoloso.» Bair scosse vigorosamente il capo. «Questa giovane donna ne sa meno di Egwene quando è arrivata da noi. È troppo pericoloso per lei.»
«Allora forse potrei...» iniziò Egwene, ma le altre due la interruppero all’unisono.
«Tu finirai il tuo addestramento, sei troppo impaziente di andare oltre le tue conoscenze» puntualizzò dura Bair mentre Amys diceva, non più dolcemente: «Non ti trovi a Tanchico, non conosci il posto e non hai i bisogni di Nynaeve. Lei è la cacciatrice.»
Sotto quegli occhi Egwene si rassegnò imbronciata e le due Sapienti si scambiarono delle occhiate. Alla fine Bair tirò su le spalle e sollevò lo scialle davanti al viso, chiaramente se ne lavava del tutto le mani.
«È pericoloso» ripeté Amys. Facevano sembrare che anche respirare fosse pericoloso nel Tel’aran’rhiod.
«Io...!» Nynaeve si interruppe quando lo sguardo di Amys divenne più duro, non credeva che fosse possibile. Mantenendo ferma l’immagine dei propri indumenti — chiaramente le altre non avevano nulla a che fare con quello, semplicemente le sembrava saggio che rimanessero immutati — modificò quanto stava per dire. «Farò attenzione.»
«Non è possibile» rispose Amys atona. «Ma non conosco un altro sistema. Il bisogno è la chiave. Quando ci sono troppe persone per una fortezza, la setta si deve dividere e il bisogno è per l’acqua e una nuova fortezza. Se nessuna località con l’acqua è nota, una di noi potrebbe essere chiamata per trovarla. La chiave allora è il bisogno di una vallata o gola, non troppo lontana dalla prima, con l’acqua. Concentrarci su quel bisogno ci porterà vicino a quello che vogliamo. Se lo farai ancora ti avvicinerai di più. Ogni passo ti porta più vicina, fino a quando alla fine non solo ti troverai nella valle, ma in piedi accanto al punto dove si trova l’acqua. Per te potrebbe essere molto difficile, perché non sai con esattezza cosa stai cercando, ma la forza del bisogno potrebbe bastare. E sai già più o meno dove può essere, in questo palazzo.
«Il pericolo è questo, e devi saperlo.» La Sapiente si chinò verso di lei molto concentrata, pronunciando le parole con un tono di voce tagliente come lo sguardo. «Ogni passo è fatto alla cieca, a occhi chiusi. Non puoi sapere dove ti troverai quando aprirai gli occhi, e trovare l’acqua non serve a niente se finisci in un nido di vipere. Le zanne di un re di montagna possono uccidere in un attimo sia nei sogni che nella veglia. Credo che queste donne di cui parla Egwene possano uccidere anche più velocemente di un serpente.»
«L’ho fatto» esclamò Egwene. Nynaeve sentì che sobbalzava quando la donna aiel rivolse lo sguardo verso di lei. «Prima di incontrarti» aggiunse rapidamente. «Prima di andare a Tear.»
Bisogno. Nynaeve non sentiva più le donne aiel così distanti, ora che una di loro le aveva dato qualcosa che poteva usare. «Dovete tenere d’occhio Egwene» disse loro, abbracciando la ragazza per farle capire che lo diceva dolcemente. «Hai ragione, Bair. Cerchera di fare più di quanto sa. È sempre stata così.» Per un qualche motivo Bair inarcò il sopracciglio rivolgendosi a Nynaeve.
«Non trovo che sia così» intervenne Amys con voce asciutta. «È una studentessa docile adesso. Vero, Egwene?»
Le labbra di Egwene avevano assunto un’espressione ostinata. Queste Sapienti non la conoscevano bene se credevano che una donna dei Fiumi Gemelli si sarebbe fatta chiamare docile. Comunque non disse nulla. Non se lo sarebbe mai aspettato. Queste donne aiel sembravano dure come un gruppo di Aes Sedai.
L’ora stava finendo ed era impaziente di provare questo metodo adesso, se Elayne la svegliava ci sarebbero volute ore per rimettersi a dormire. «Fra sette giorni» concluse «una di noi vi incontrerà nuovamente qui.»
Egwene annuì. «Fra sette giorni Rand si sarà mostrato ai capiclan come Colui che viene con l’Alba e gli Aiel saranno tutti con lui.» Gli occhi delle Sapienti si mossero leggermente e Amys si sistemò lo scialle. Egwene non lo notò.
«Solo la Luce sa cosa intenderà fare allora.»
«Fra sette giorni» disse Nynaeve «Elayne e io avremo preso qualsiasi cosa Liandrin stia cercando e gliel’avremo tolta.» O altrimenti, molto probabilmente, l’Ajah Nera l’avrebbe trovata. Per cui le Sapienti non erano certe che gli Aiel avrebbero seguito Rand come lo era Egwene. Certamente non ovunque. Ma adesso non aveva senso caricare Egwene di altri dubbi. «Quando una di noi ti rivedrà la prossima volta, le avremo tutte appese per le caviglie e infilate in dei sacchi per inviarle alla Torre per un processo.»
«Cerca di fare attenzione, Nynaeve. So che non sai come si fa, ma provaci comunque. Di’ a Elayne che ho detto così. Lei non è... audace come te, ma ci si avvicina molto.» Amys e Bair misero una mano sulle spalle di Egwene e scomparvero.
Cercare di fare attenzione? Ragazza sciocca. Se era sempre cauta. Cosa voleva dire Egwene al posto di audace? Nynaeve serrò le braccia invece di tirarsi la treccia. Forse era meglio che non sapesse.
Si rese conto che non aveva detto a Egwene di Egeanin. Forse era meglio non risvegliare in lei i ricordi di prigionia. Nynaeve ricordava fin troppo bene gli incubi dell’altra donna per settimane dopo che era stata liberata, quando si svegliava di soprassalto gridando che non sarebbe mai stata incatenata di nuovo. Molto meglio non dirglielo. Egwene non aveva bisogno di incontrare la donna Seanchan. Che quella donna sia folgorata! Riduci Egeanin in cenere! Che sia folgorata! imprecò.
«Non sto usando il mio tempo saggiamente» osservò ad alta voce. Le parole echeggiarono fra le alte colonne. Dopo che le altre donne furono andate via sembravano anche più incombenti di prima, un nascondiglio per occhi invisibili e cose che saltavano contro di te. Era ora di andare via.
Prima però si cambiò l’acconciatura in lunghe treccine, l’abito era di seta sottile verde scuro. Un velo trasparente le copriva la bocca e il naso, ondeggiando leggermente quando respirava. Con una smorfia aggiunse delle perline di giada alle treccine. Se qualcuna delle Sorelle Nere stava usando uno dei ter’angreal rubati per accedere nel Mondo dei Sogni e l’avesse vista nel Palazzo del Panarca, avrebbe pensato che fosse solo una donna di Tarabon che stava sognando. Alcune però la conoscevano di vista. Sollevando una manciata di treccine con le perle, sorrise. Biondo chiaro. Non si era resa conto che era possibile. Mi chiedo come sembro. Possono ancora riconoscermi? si chiese.
Di colpo accanto a Callandor apparve uno specchio alto su dei sostegni. Nel vetro vide i grandi occhi marroni che si sgranavano, la bocca a bocciolo di rosa si spalancò. Aveva il viso di Rendra! I lineamenti dardeggiarono avanti e indietro, occhi e capelli diventavano da scuri a chiari. Sforzandosi mantenne le sembianze della locandiera. Nessuno adesso l’avrebbe riconosciuta. Ed Egwene che non la riteneva prudente...
Chiudendo gli occhi si concentrò su Tanchico, sul Palazzo del Panarca, sul bisogno. Qualcosa di pericoloso che incombeva su Rand, sul Drago Rinato, bisogno... Attorno a lei il Tel’aran’rhiod si mosse, lo sentiva scorrere e sbandare e aprì gli occhi impaziente di vedere cosa aveva trovato.
Era una camera da letto, grande come una qualsiasi del Cortile dell’albero di susine, l’intonaco bianco era decorato con dei fregi, lampade dorate pendevano dal soffitto appese a grosse catene anch’esse dorate. Sulle alte spalliere del letto si estendevano rami scolpiti e foglie verso un baldacchino sopra il materasso. Una donna quasi di mezza età stava in piedi rigida con la schiena appoggiata alla spalliera del letto, era veramente molto carina, con quella bocca imbronciata che anche Nynaeve aveva adottato. Sopra le treccine scure era appoggiata una corona di foglie di trifoglio fra rubini e perle con una pietra di luna più grande di un uovo d’oca; attorno al collo aveva un’ampia stola che le arrivava sino ai piedi, ricamata per tutta la lunghezza con degli alberi. Oltre alla corona e la stola indossava solamente un velo brillante di sudore.
Gli occhi tremanti erano fissi sulla donna che sedeva comodamente su un basso divano. L’altra dava le spalle a Nynaeve, nebulosa come prima era stata Egwene. Era bassa e minuta, i capelli scuri le scendevano sulle spalle, la gonna ampia di seta giallo chiaro non era certo originaria di Tarabon. Nynaeve non ebbe bisogno di vederla in viso per sapere che aveva grandi occhi azzurri e un aspetto volpino, o di vedere i legami di Aria che trattenevano l’altra donna contro la spalliera per sapere che stava guardando Temaile Kinderode.
«... impara il più possibile usando i tuoi sogni invece di sprecare il sonno» stava spiegando Temaile con forte accento di Cairhien ridendo. «Non ti stai divertendo? Cosa potrei insegnarti adesso? Lo so. Ho amato mille marinai.»Agitò un dito ammonitore. «Accertati di imparare bene le parole, Amathera. Sai che non vorrei... cosa stai fissando a bocca aperta?»
Di colpo Nynaeve si rese conto che la donna contro la spalliera — Amathera? La Panarca — la stava fissando. Temaile si spostò pigramente mentre voltava il capo.
Nynaeve serrò gli occhi. Bisogno.
Spostamento.
Appoggiandosi alla stretta colonna, Nynaeve respirò affannata quasi avesse corso per venti chilometri, senza nemmeno chiedersi dove si trovasse. Il cuore le batteva come un tamburo selvaggio. A proposito di atterrare in un nido di vipere. Temaile Kinderode. La Sorella Nera Amico aveva detto che questa godeva nell’infliggere dolore, abbastanza da far commentare il fatto da un’altra dell’Ajah Nera. E lei che non era in grado di incanalare una scintilla. Avrebbe potuto finire addosso alla spalliera insieme ad Amathera. Luce! Rabbrividì rivedendo la scena. Calmati, donna! Ne sei uscita, e anche se Temaile ti ha vista, ha visto una donna con i capelli biondo miele che svaniva, solo una Tarabonese che sognando era capitata per un attimo nel Tel’aran’rhiod, si disse. Certamente Temaile non poteva essere consapevole della sua presenza abbastanza a lungo per captare che poteva incanalare, anche quando non poteva farlo, l’abilità era lì per essere sentita dalle altre donne che la possedevano. Solo un momento. Se era stata fortunata, non abbastanza a lungo.
Almeno adesso conosceva la situazione di Amathera. La donna certamente non era alleata di Temaile. Questo metodo di ricerca l’aveva ripagata. Ma non abbastanza, non ancora. Controllando il respiro meglio che poteva, si guardò intorno.
Delle file di sottili colonne bianche si estendevano lungo i lati di una grande stanza quadrata, con il pavimento di pietre bianche lucidate e lavorazioni a sbalzo sul soffitto. Una spessa corda di seta bianca girava tutto intorno alla stanza, appesa a dei sostegni di legno lucidato, all’altezza della vita, tranne dove avrebbe bloccato la porta dalle arcate con la doppia punta. Teche ed espositori aperti erano allineati lungo la parete, con le ossa di bestie insolite, e altre cassette espositrici stavano sul pavimento, sempre dietro la corda. La stanza delle esposizioni principale del palazzo, secondo la descrizione di Egwene. Ciò che cercava doveva trovarsi lì. Il prossimo passo non sarebbe stato cieco come il primo, qui certamente non c’erano vipere o Temaile.
Una bella donna apparve di colpo accanto a una teca di vetro con quattro gambe intagliate posta al centro del pavimento. Non era di Tarabon, con i lunghi capelli scuri che le scendevano dietro le spalle, eppure non fu quello a far rimanere Nynaeve a bocca aperta. Il vestito della donna sembrava di nebbia, a tratti argenteo e opaco, a tratti grigio e così sottile da mostrare con chiarezza gambe e corpo. Da qualunque posto provenisse, certamente aveva un’immaginazione vivida per creare un abito del genere! Anche gli scandalosi vestiti domanesi di cui aveva sentito parlare non potevano eguagliarlo.
La donna sorrise alla teca di vetro, quindi continuò a camminare lungo il corridoio, fermandosi dal lato opposto a studiare qualcosa che Nynaeve non riusciva a distinguere, qualcosa di scuro sopra un sostegno di pietra bianca.
Aggrottando le sopracciglia Nynaeve rilasciò la presa su una manciata di treccine bionde. La donna sarebbe scomparsa in qualsiasi momento, pochi restavano a lungo nel Tel’aran’rhiod. Naturalmente non importava che la donna l’avesse vista, certamente non era nessuna della loro lista di Sorelle Nere. Eppure in qualche modo sembrava...
Nynaeve si rese conto che aveva afferrato una manciata di treccine. Quella donna... la mano tirò — forte — e rimase a fissarla stupita. Aveva le nocche bianche e le mani tremanti. Era quasi come se pensare a quella donna... Con il braccio tremante cercò di strapparsi i capelli dallo scalpo. Perché, per la Luce? si chiese.
La donna con il vestito nebbioso era ancora in piedi davanti al piedistallo bianco. Il braccio di Nynaeve tremava fino alla spalla. Certamente non aveva mai visto quella donna prima d’ora. Eppure... cercò di aprire le dita, ma si richiusero più forte. Di sicuro non l’aveva mai vista. Tremando dalla testa ai piedi si strinse con il braccio libero. Certo... I denti volevano battere. La donna sembrava... Voleva piangere. La donna...
Le immagini le esplosero in testa e si accasciò contro la colonna accanto a lei quasi non avesse forza fisica, strabuzzando gli occhi. La vide nuovamente. La camera dei fiori cadenti e quella donna assolutamente bella circondata dal bagliore di saidar. Lei ed Elayne, balbettando come bambine, che litigavano per essere le prime a rispondere, raccontando tutto quello che sapevano. Quanto avevano rivelato? Era difficile richiamare i dettagli, ma si ricordava vagamente di aver trattenuto alcune informazioni. Non perché volesse — a quella donna avrebbe rivelato tutto, avrebbe fatto qualsiasi cosa le avesse chiesto. Il viso di Nynaeve si surriscaldò per la vergogna e la rabbia. Se era riuscita a nascondere piccoli particolari, era solo perché era stata così impaziente — impaziente! — di rispondere all’ultima domanda da interrompere la prima risposta.
Non ha senso, le diceva una vocina nella testa. Se è una Sorella Nera di cui non sai nulla, perché non vi ha consegnate a Liandrin? Avrebbe potuto. Saremmo andate con lei docili come agnellini, pensò.
La rabbia pura non le dava modo di ascoltare. Una Sorella Nera l’aveva fatta ballare come una marionetta e poi le aveva ordinato di dimenticare. Ordinato di dimenticare. E lo aveva fatto! Be’, adesso la donna avrebbe scoperto cosa significava incontrarla pronta e consapevole!
Prima che riuscisse a protendersi verso la Vera Fonte, Birgitte apparve improvvisamente vicino alla colonna successiva in quella corta giubba bianca e gli ampi pantaloni gialli stretti alle caviglie. Birgitte, o qualche donna che sognava di essere Birgitte, con i capelli dorati acconciati in una treccia elaborata. Con un dito ammonitore pressato sulle labbra, indicò Nynaeve, quindi con urgenza le mostrò una delle soglie dall’arco acuto alle loro spalle. Con gli occhi azzurri brillanti irresistibili, svanì.
Nynaeve scosse la testa. Chiunque fosse la donna, non aveva tempo. Aprendosi a saidar si voltò, colmata per inondare tutto con l’Unico Potere e la sua legittima collera. La donna vestita di nebbia era scomparsa. Scomparsa! Perché quella sciocca con i capelli biondi l’aveva distratta! Forse era ancora in giro che la aspettava. Avvolta nel Potere attraversò la porta che le aveva indicato la donna.
La donna bionda la stava aspettando in un corridoio con dei tappeti dai colori brillanti dove delle lampade dorate spente emanavano la fragranza di un olio profumato. Adesso aveva un arco d’argento e una faretra piena di frecce dello stesso metallo appesa in vita.
«Chi sei?» le chiese Nynaeve furiosa. Avrebbe offerto alla donna la possibilità di spiegarsi. Quindi le avrebbe impartito una lezione che non avrebbe dimenticato presto! «Sei la stessa sciocca che mi ha scagliato contro una freccia nel deserto sostenendo di essere Birgitte? Stavo per insegnare le buone maniere a una dell’Ajah Nera quando hai lasciato che andasse via!»
«Io sono Birgitte» rispose la donna appoggiandosi all’arco. «Almeno, questo è il nome che conosci. E la lezione avrebbe potuto essere la tua, qui come nella terra delle Tre Piegature. Mi ricordo le vite che ho vissuto come se fossero dei libri che ho letto bene, quelle remote più vaghe di quelle recenti, ma ricordo molto bene quando ho combattuto a fianco di Lews Therin. Non dimenticherò mai il viso di Moghedien, come non dimenticherò mai quello di Asmodean, l’uomo che hai quasi disturbato nel Rhuidean.»
Asmodean? Moghedien? Quella donna era una dei Reietti? Una Reietta a Tanchico. E uno nel Rhuidean, nel deserto! Egwene avrebbe certamente detto qualcosa se lo avesse saputo. Non c’era modo di avvisarla. Rabbia — e saidar — si gonfiarono in Nynaeve. «Cosa ci stai facendo qui? So che siete tutti svaniti dopo che il Corno di Valere vi ha evocati, ma tu sei...» Si interruppe, un po’ sconvolta per quello che stava per dire, ma l’altra donna concluse con calma per lei.
«Morta? Quelli di noi che sono legati alla Ruota non sono morti come gli altri. Quale posto migliore del Mondo dei Sogni per aspettare che la Ruota ci tessa nelle nuove vite?» Birgitte rise d’improvviso. «Comincio a parlare come se fossi una filosofa. In quasi ogni vita che posso ricordarmi sono nata come una ragazza semplice che aveva imparato a usare l’arco. Sono un’arciera e niente più.»
«Tu sei l’eroina di centinaia di storie» rispose Nynaeve. «E ho visto cosa hanno fatto le tue frecce a Falme. Le Seanchan che incanalavano non ti hanno toccata. Birgitte, abbiamo di fronte una dozzina di Sorelle dell’Ajah Nera. E, a quanto pare, una dei Reietti. Ci farebbe comodo il tuo aiuto.»
L’altra donna fece una smorfia, imbarazzata e piena di rammarico. «Non posso, Nynaeve. Non posso toccare il mondo della carne a meno che non mi richiami nuovamente il Corno. O se la Ruota non mi intesse fuori. Se lo facesse in questo momento, troveresti solo una neonata che piange attaccata al seno della madre. Per quanto riguarda Falme, ci ha chiamati il Corno, non eravamo presenti come lo eravate voi, nella carne. Questo è il motivo per cui il Potere non poteva toccarci. Qui tutto è parte del sogno, e l’Unico Potere potrebbe distruggere me come te. Forse più facilmente. Te l’ho detto, sono un’arciera, e a volte un soldato, niente di più.» La complicata treccia bionda ondeggiò quando scosse il capo. «Non so perché ti sto spiegando tutto. Non dovrei nemmeno parlarti.»
«Perché no? Mi hai parlato in precedenza. Ed Egwene aveva pensato di averti vista. Eri tu, vero?» Nynaeve aggrottò le sopracciglia. «Come fai a sapere il mio nome? Conosci semplicemente le cose?»
«So cosa vedo e sento. Ti ho guardata e ascoltata, ovunque potessi trovarti. Te, le altre due donne e il giovane con i lupi. Secondo le regole, non potremmo parlare con nessuno che sappia di trovarsi in Tel’aran’rhiod. Eppure il male cammina nei sogni come nel mondo della carne. Voi che lo combattete mi attirate. Anche sapendo che non posso fare quasi nulla, mi ritrovo a volervi aiutare. Ma non posso. È contro le regole, regole che mi hanno trattenuta per così tanti giri della Ruota che nei miei più antichi ricordi so di avere già vissuto cento volte, mille. Parlare con te è contro delle regole forti come leggi.»
«È vero» confermò una dura voce maschile.
Nynaeve balzò e quasi scagliò il potere. L’uomo era scuro e dalla muscolatura pesante, con le lunghe else di due spade che gli spuntavano da dietro le spalle mentre camminava verso Birgitte. Da quanto aveva sentito da Birgitte, le spade bastavano a identificarlo come Gaidal Cain, ma se la delicata, bionda Birgitte era bella come nelle storie, lui non lo era affatto. Forse era l’uomo più brutto che Nynaeve avesse mai visto, il volto largo e piatto, il naso troppo grosso e la bocca uno squarcio, fin troppo larga. Birgitte però gli sorrise, il tocco che gli diede sulla guancia era più che affettuoso. Fu una sorpresa vedere che era il più basso. Tozzo e muscoloso com’era, dai movimenti potenti, dava l’impressione di essere più alto di quanto non fosse.
«Siamo quasi sempre stati legati» spiegò Birgitte senza distogliere gli occhi da quelli di Cain. «Di solito lui nasce parecchio prima di me — per cui so che sta per giungere il mio momento quando non riesco a trovarlo — e di solito lo odio quando lo vedo per la prima volta in carne e ossa. Ma diventiamo quasi sempre amanti o sposi. Una storia semplice, ma credo che l’abbiamo riproposta in una migliaia di varianti.»
Cain ignorò Nynaeve come se non esistesse. «Le regole esistono per un motivo, Birgitte. Niente altro che conflitti e problemi sono scaturiti dal romperle.» La voce era dura, si rese conto Nynaeve. Non come quella dell’uomo delle storie.
«Forse non posso starmene seduta in disparte mentre il male lotta» rispose Birgitte con calma. «O forse ho di nuovo voglia della carne. È passato molto tempo dall’ultima volta che siamo nati. L’Ombra sorge di nuovo, Gaidal. Sorge qui. Dobbiamo combatterla. Questo è il motivo per cui siamo stati legati alla Ruota.»
«Quando il Corno ci chiamerà, combatteremo. Quando la Ruota ci tesserà, combatteremo. Non fino a quel momento!» La guardò furioso. «Hai dimenticato cosa ti ha promesso Moghedien quando abbiamo seguito Lews Therin? L’ho vista, Birgitte. Saprà che sei qui.»
Birgitte si rivolse a Nynaeve. «Ti aiuterò come posso, ma non aspettarti troppo. Tel’aran’rhiod è tutto il mio mondo, ma qui ho meno capacità di te.»
Nynaeve batté le palpebre, non aveva visto muoversi il grosso uomo scuro, ma improvvisamente era a due passi, e aveva estratto una pietra per arrotare una delle sue spade con un delicato raspare. Chiaramente, per quanto lo riguardava, Birgitte stava parlando all’aria.
«Cosa puoi dirmi di Moghedien, Birgitte? Devo sapere quanto possibile se devo affrontarla.»
Appoggiandosi all’arco, Birgitte assunse un’espressione pensierosa. «Affrontare Moghedien è difficile, e non solo perché è una Reietta. Si nasconde e non corre rischi, attacca solo dove vede una debolezza e si muove solo nelle ombre. Se teme la sconfitta, fugge, non è una che combatte fino all’ultimo, anche se così facendo avesse una possibilità di vittoria. Una possibilità non è abbastanza per Moghedien. Ma non prenderla alla leggera. È un serpente nascosto nell’erba alta, in attesa del momento giusto per colpire, con meno compassione del serpente. Lei in particolare non prenderla alla leggera. Lanfear ha sempre proclamato il Tel’aran’rhiod un suo dominio, ma Moghedien qui potrebbe fare cose ben oltre le capacità di Lanfear, anche se nel mondo nella carne non ha la stessa forza. Non credo che correrebbe il rischio di affrontarla.»
Nynaeve rabbrividì, la paura combatteva con la rabbia che le consentiva di mantenere il Potere. Moghedien. Lanfear. Questa donna parlava con una tale disinvoltura delle Reiette. «Birgitte, cosa ti ha promesso Moghedien?»
«Sapeva cos’ero anche se io stessa non lo sapevo. Come, non lo so.» Birgitte lanciò un’occhiata a Cain che sembrava assorto con la spada, ma abbassò comunque la voce. «Mi ha promesso di farmi piangere da sola fino a quando la Ruota girerà. Lo ha detto semplicemente come un fatto che non è ancora accaduto.»
«Eppure sei disposta ad aiutarmi.»
«Come posso, Nynaeve. Ricordati che ti ho detto di non aspettarti troppo.» Guardò ancora una volta l’uomo che affilava la spada. «Ci incontreremo ancora, Nynaeve. Se sarai prudente e sopravviverai.» Sollevando l’arco d’argento andò ad abbracciare Cain attorno alle spalle mormorandogli qualcosa nell’orecchio. Qualunque cosa gli avesse detto, Cain rideva quando scomparvero.
Nynaeve scosse il capo. Prudente. Tutti le stavano dicendo di essere prudente. Un’eroina leggendaria che aveva promesso di aiutarla, solo che non c’era molto che potesse fare. E una dei Reietti era a Tanchico.
Il pensiero di Moghedien, di ciò che la donna le aveva fatto, incrementò la sua rabbia fino a quando il Potere pulsò in lei come il sole. Di colpo si ritrovò nella grande sala di prima, sperando quasi che la donna fosse ritornata. Ma la sala era deserta. La furia e il Potere ruggirono attraverso Nynaeve fino a quando credette che la pelle sarebbe bruciata e annerita. Moghedien o una qualsiasi delle Sorelle Nere potevano captarla molto più facilmente se manteneva il contatto con il Potere, ma lo mantenne in ogni caso. Voleva quasi che la trovassero, per poterle colpire. Temaile probabilmente era ancora nel Tel’aran’rhiod. Se fosse tornata in quella camera da letto poteva sistemarla una volta per tutte. Poteva sistemare Temaile e avvisare le altre. Era abbastanza per farla ruggire.
A cosa stava sorridendo Moghedien? Camminando verso la teca, vide una grande scatola di vetro sopra a un tavolo intagliato e ne scrutò l’interno. Sei figurine scompagnate si trovavano in circolo sotto al vetro. Una donna nuda alta trenta centimetri stava sulla punta di un piede e danzava, era una serie di curve sinuose, e un pastore grande meno della metà suonava lo zufolo con il bastone appoggiato alle spalle e una pecora ai piedi simile a qualsiasi altra. Però non aveva dubbio su cosa avesse provocato il sorriso della Reietta.
Al centro del circolo si trovava un sostegno di legno laccato rosso sul quale era appoggiato un disco grande quanto la mano di un uomo, diviso in due parti da una linea sinuosa, un lato più bianco della neve, l’altro più nero del catrame. Sapeva che era fatto di cuendillar, ne aveva visti degli altri simili e ne erano stati fabbricati solo sette. Uno dei sigilli della prigione del Tenebroso, l’epicentro di uno dei lucchetti che lo tenevano lontano dal mondo a Shayol Ghul. Questa era forse una scoperta importante come l’oggetto che minacciava Rand. Anche questo doveva essere tolto all’Ajah Nera. Di colpo divenne consapevole del suo riflesso. La parte superiore della teca era del vetro più fine, senza bolle d’aria, e rifletteva un’immagine nitida come quella di uno specchio, anche se più chiara. Delle pieghe di seta verde scuro le drappeggiavano il corpo mostrando ogni curva con dovizia di dettagli. Lunghe treccine biondo miele con le perline di giada le incorniciavano il viso dai grandi occhi marroni e una bocca capricciosa. Il bagliore di saidar naturalmente non si vedeva. Disgustata da quell’aspetto si mise a camminare portando dipinto in faccia che era Aes Sedai.
«Posso essere prudente» mormorò. Eppure si trattenne ancora un momento. Il Potere che la colmava era come un bollore lungo gli arti, tutti i piaceri che aveva conosciuto le percorrevano la carne. Alla fine la sensazione di sentirsi sciocca divenne sufficientemente forte da farle abbandonare la rabbia. O forse ammortizzò la furia per cui non poté più trattenerla.
Qualunque fosse il motivo, non l’aiutò nella ricerca. La cosa che cercava doveva trovarsi da qualche parte in questa grande sala fra tutte quelle in mostra. Distolse lo sguardo da ciò che sembravano le ossa di una grande lucertola piena di denti lunga dieci passi. Chiuse gli occhi. Bisogno. Pericolo per il Drago Rinato, per Rand. Bisogno.
Cambiamento.
Adesso si trovava in piedi oltre la corda bianca lungo le pareti, il margine di un piedistallo di pietra bianca le toccava l’abito. L’oggetto che vi era appoggiato sopra non sembrava particolarmente pericoloso a prima vista — una collana e due braccialetti di metallo nero — ma non avrebbe potuto avvicinarsi di più. Non senza sedermici sopra, pensò ironicamente.
Allungò una mano per toccarlo — Dolore. Dispiacere. Sofferenza — e balzò indietro a bocca aperta, quelle emozioni crude ancora le echeggiavano nella testa. Anche il dubbio più piccolo svanì. Era questo che l’Ajah Nera stava cercando. E se ancora si trovava su un piedistallo nel Tel’aran’rhiod allora era lo stesso nel mondo reale. Le aveva battute. Questo piedistallo di pietra bianca.
Girandosi di scatto fissò in direzione della teca di vetro che custodiva il sigillo di cuendillar, guardando il punto dove aveva visto Moghedien per la prima volta. La donna guardava questo piedistallo, i braccialetti e la collana. Moghedien lo sapeva. Ma...
Tutto attorno a lei ruotò e si confuse, scomparendo.
«Svegliati, Nynaeve» mormorava Elayne, sopprimendo uno sbadiglio mentre scuoteva la donna addormentata per le spalle. «Ormai dovrebbe essere trascorsa un’ora. Anche io voglio dormire. Svegliati o vedremo se ti piace che ti venga versato in testa un secchio d’acqua.»
Nynaeve spalancò gli occhi, fissandola. «Se sa cos’è, perché non gliel’ha consegnata? Se le Sorelle Nere conoscono la sua identità, perché aveva bisogno di cercare in Tel’aran’rhiod? Anche lei si sta nascondendo a loro?»
«Di cosa stai parlando?»
Le treccine andarono da tutte le parti mentre si alzava a sedere appoggiando la testa contro lo schienale del letto, tirando giù la camicia da notte.
«Ti dirò di cosa sto parlando.»
Elayne rimase a bocca aperta mentre l’amica le raccontava tutto. Cercare con il bisogno. Moghedien. Birgitte e Gaidal Cain. Il collare di metallo nero con i braccialetti. Asmodean nel deserto. Uno dei sigilli della prigione del Tenebroso custodito nel Palazzo del Panarca. Elayne sprofondò seduta sul materasso molto prima che Nynaeve arrivasse a parlare di Temaile e la Panarca, aggiunta al racconto come un ripensamento. E il cambiare l’aspetto mascherandosi come Rendra. Se l’espressione di Nynaeve non fosse stata così seria, Elayne avrebbe potuto pensare che si trattasse di una delle storie di Thom.
Egeanin, seduta a gambe incrociate con indosso la sottana di lino e le mani sulle ginocchia, sembrava incredula. Elayne sperava che Nynaeve non iniziasse una predica perché aveva liberato le braccia della donna.
Moghedien. Quella era la parte più terrificante. Una dei Reietti a Tanchico. Una dei Reietti che aveva usato il Potere con loro, facendogli rivelare tutto. Elayne non riusciva a rammentare l’accaduto. E. pensiero fu abbastanza per farle premere le mani sullo stomaco nauseato. «Non so se Moghedien» — Luce, davvero si è limitata a entrare qui e a farci...? — «sì sta nascondendo da Liandrin e le altre, Nynaeve. Sembrerebbe quanto Birgitte» — Luce, Birgitte che le dava consigli! — «ti ha detto di lei.»
«Qualunque cosa stia progettando Moghedien» rifletté Nynaeve con voce tesa «intendo spolparla fino all’osso.» Così dicendo ricadde contro la spalliera del letto intagliata con motivi floreali. «In ogni caso dobbiamo togliere loro il sigillo come anche la collana con i braccialetti.»
Elayne scosse il capo. «Come possono dei gioielli essere pericolosi per Rand? Ne sei sicura? Sono forse un qualche tipo di ter’angreal? Che aspetto avevano esattamente?»
«Assomigliavano a una collana con due braccialetti» scattò Nynaeve esasperata. «Due bracciali congiunti di un qualche metallo nero e una spessa collana che assomiglia a un collare nero...» Gli occhi scattarono su Egeanin, ma non più velocemente di Elayne.
Per nulla turbata la donna dai capelli neri si inginocchiò per sedersi sui talloni. «Non ho mai sentito parlare di un a’dam per uomini, o qualsiasi cosa come quella che hai descritto. Nessuno cerca di controllare un uomo che può incanalare.»
«Questo è esattamente lo scopo per cui sono stati creati» mormorò Elayne. Oh, Luce, immagino che speravo non esistesse, si disse. Almeno Nynaeve lo aveva trovato per prima e avevano una possibilità che non venisse usato contro Rand.
Nynaeve socchiuse gli occhi quando vide che le mani di Egeanin erano libere, ma non ne parlò. «Moghedien deve essere la sola a saperlo. Altrimenti non ha senso. Se riusciamo a trovare un modo per entrare nel palazzo possiamo prendere il sigillo e... l’altra cosa, qualsiasi essa sia. E se riusciamo a liberare anche Amathera, Liandrin e le sue amiche troveranno la Legione del Panarca e la Vigilanza Civile, forse anche i Manti Bianchi, addosso a loro. Non riusciranno a uscirne nemmeno incanalando! Il problema è entrare non viste.»
«Ci ho pensato» rispose Elayne «ma temo che gli uomini ci creeranno dei problemi al riguardo.»
«Lascia che me ne occupi io» sbuffò Nynaeve. «Io...» Dal corridoio provenne un clangore e il grido di un uomo, e velocemente come era iniziato, discese nuovamente il silenzio. Thom era di guardia là fuori.
Elayne scattò ad aprire la porta, abbracciando saidar mentre correva fuori, e Nynaeve scese dal letto subito appresso a lei. Anche Egeanin le seguì.
Thom si stava appena alzando da terra, con una mano sulla testa. Juilin con il bastone e Bayle Domon con il randello torreggiavano su un uomo con i capelli biondo chiaro che giaceva in terra svenuto.
Elayne andò subito da Thom, cercando gentilmente di tirarlo su. L’uomo la guardò con gratitudine, ma ostinatamente spinse lontano la mano della ragazza. «Sto abbastanza bene, bambina.» Bene? Gli stava spuntando un monte sulla tempia! «Questo tipo stava camminando per il corridoio e d’improvviso mi ha colpito alla testa. Credo che volesse rubarmi il denaro.» Già, solo quello. Colpito alla testa, e stava bene.
«E ci sarebbe riuscito» aggiunse Juilin «se non fossi venuto a controllare se Thom voleva il cambio.»
«Se non lo avessi deciso io» mormorò Domon. Per una volta la loro ostilità sembrava meno accanita.
Elayne ci mise solo un momento per capirne il motivo. Nynaeve ed Egwene erano in corridoio con indosso solo la camicia da notte. Juilin le guardava entrambe con un’approvazione che avrebbe creato dei problemi se Rendra se ne fosse accorta, ma almeno l’uomo cercava di non essere ovvio. Domon non faceva alcuno sforzo per nascondere il compiacimento nel guardare Egeanin. a braccia conserte, umettandosi disgustosamente le labbra mentre la squadrava.
Le altre due donne realizzarono velocemente, ma le loro reazioni furono differenti. Nynaeve, che indossava la sottile veste di seta bianca, rivolse al cacciatore di ladri uno sguardo impassibile e andò in camera, nascondendo il viso rosso dietro lo stipite della porta. Egeanin, la cui veste di lino era molto più lunga e spessa di quella di Nynaeve — Egeanin, fredda e calma quando era stata catturata, che combatteva come un Custode — sgranò gli occhi e divenne rossa, aprendo la bocca inorridita. Elayne fissò la scena divertita, mentre la donna seanchan gridava mortificata e saltava nella stanza.
Le altre porte si spalancarono rivelando le teste di alcune persone, che svanirono immediatamente con il rumore di porte sbattute alla vista di un uomo disteso in terra e altri in piedi intorno a lui. Il rumore di oggetti pesanti trascinati suggeriva che le persone si stavano barricando nelle stanze.
Molto dopo, Egeanin e Nynaeve, ancora rossa, si affacciarono. Elayne davvero non capiva. Era vero che la donna indossava la camicia da notte, ma la copriva altrettanto bene del vestito taraboniano di Elayne. Comunque Juilin e Domon non avevano il diritto di guardare. Li fissò con un’occhiata che avrebbe dovuto metterli subito a posto.
Sfortunatamente Domon era troppo preso a ridacchiare e a strofinarsi il labbro superiore per notarla. Almeno Juilin la vide, anche se sospirò pesantemente alla maniera degli uomini quando si considerano attaccati ingiustamente. Evitando gli occhi della donna si chinò per girare sulla schiena il tipo dai capelli chiari.
Conosco questo tizio» esclamò Juilin. «L’uomo che ha cercato di derubarmi. Almeno così penso» aggiunse più lentamente. «Non credo nelle coincidenze. A meno che il Drago Rinato non si trovi in città.»
Elayne scambiò un’occhiata con Nynaeve. Certamente lo straniero non era un inviato di Liandrin, l’Ajah Nera non avrebbe usato un uomo per sgattaiolare nel corridoio, non più di... Non più di quanto loro avrebbero potato assoldare dei teppisti. Elayne spostò lo sguardo su Egeanin interrogativa. Nynaeve fu più esigente.
«È un Seanchan» osservò Egeanin dopo un momento.
«Un tentativo di salvataggio?» mormorò asciutta Nynaeve, ma l’altra donna scosse il capo.
«Non dubito che mi stesse cercando, ma non credo fosse per salvarmi. Se sa — o anche solo sospetta — che ho liberato Bethamin vorrebbe... parlare con me.» Elayne credeva fosse qualcosa di più che parlare, pensiero confermato quando Egeanin aggiunse: «Credo sarebbe meglio se gli tagliaste la gola. Potrebbe cercare di causare dei guai anche a voi se vi crede mie amiche, o se scopre che siete Aes Sedai.» Il grosso contrabbandiere di Illian la guardò sconvolto e Juilin rimase a bocca aperta. Thom invece annuiva pensieroso.
«Non siamo qui per tagliare gole seanchan» concluse Nynaeve come se avrebbero potuto farlo in un secondo tempo. «Bayle, Juilin, mettetelo nel vicolo dietro alla locanda. Quando si sveglierà sarà fortunato se avrà ancora addosso la biancheria intima. Thom, trova Rendra e dille che vorremmo del tè forte servito nella camera dei fiori cadenti e chiedile se ha della corteccia di salice o di acem. Ti preparerò qualcosa per la testa.» I tre uomini la fissarono. «Be’, muovetevi!» scattò. «Dobbiamo fare dei piani!» Diede a malapena tempo a Elayne di rientrare prima di sbattere la porta e iniziare a infilarsi il vestito. Egeanin si mise il suo come se gli uomini stessero ancora a guardarla.
«Il sistema migliore è ignorarli, Egeanin» spiegò Elayne. Era strano dare consigli a qualcuna più grande di Nynaeve, ma per quanto la donna seanchan fosse competente sotto altri aspetti, chiaramente sapeva poco degli uomini. «Altrimenti li incoraggi. Non so perché,» ammise «ma succede. Eri decentemente coperta, davvero.»
La testa di Egeanin spuntò da sopra al vestito. «Decente? Non sono una serva. E neanche una ballerina shea!» Lo sguardo imbronciato prese un’espressione perplessa. «Però è abbastanza attraente. Non avevo pensato a lui in questo modo prima d’ora.»
Chiedendosi cosa fosse una ballerina shea, Elayne l’aiutò ad abbottonare l’abito. «Rendra avrà qualcosa da dirti se permetterai a Juilin di amoreggiare con te.»
La donna dai capelli scuri la guardò stupita da sopra le spalle. «Il cacciatore di ladri? Parlavo di Bayle Domon. Un uomo ben fatto, ma un contrabbandiere» sospirò dispiaciuta. «Un disonesto.»
Elayne pensò che i gusti non si potevano discutere — Nynaeve amava certamente Lan e quello era fin troppo duro di lineamenti e intimidatorio — ma Bayle Domon? L’uomo era largo la metà di quanto era alto, e grosso come un Ogier!
«Adesso parli come Rendra, Elayne» scattò. La donna stava affannandosi per indossare l’abito, con entrambe le mani dietro la schiena. «Se avete finito di cianciare di uomini, forse non vi dispiacerebbe evitare di parlare anche della nuova sarta che certamente avete trovato? Dobbiamo fare dei piani. Se aspettiamo fino a quando tornano gli uomini, cercheranno di prendere il comando e non sono dell’umore di sprecare tempo per metterli al posto loro. Hai finito con lei? Farebbe comodo anche a me un po’ di aiuto.»
Abbottonando velocemente l’ultimo piccolo bottone di Egeanin, Elayne si diresse freddamente da Nynaeve. Lei non parlava di uomini e vestiti, non quanto Rendra. Tenendo le treccine sollevate, Nynaeve le rivolse un’occhiataccia quando abbottonò rozzamente l’abito. La tripla fila di bottoni sulla schiena era necessaria, non solo un ornamento. Nynaeve avrebbe lasciato che Rendra la convincesse a comperare l’ultimo corpetto alla moda. E poi diceva che le altre sprecavano tempo a pensare ai vestiti. Lei certamente pensava ad altre cose. «Ho pensato a come potremmo muoverci nel palazzo senza essere notate, Nynaeve. Potremmo essere quasi invisibili.»
Mentre parlava lo sguardo cupo di Nynaeve svanì. Anche Nynaeve aveva pensato a un modo per entrare nel palazzo. Quando Egeanin propose alcune soluzioni Nynaeve serrò le labbra, ma erano ragionevoli e anche lei non poteva rifiutarle ciecamente. Una volta pronte per scendere nella camera dei fiori cadenti il piano era pronto, e non avevano intenzione di lasciare che gli uomini ne cambiassero neppure una minima parte. Moghedien, l’Ajah Nera, chiunque conducesse gli affari nel Palazzo del Panarca, avrebbe perso il loro gioiello prima ancora di capire cosa stesse accadendo.