I nobili tarenesi riempivano la grande camera con i soffitti a volta e le enormi colonne di granito spesse tre metri, che si elevavano nelle altezze ombreggiate sopra lampade d’oro pendenti da catene dorate. I Sommi signori e signore erano disposti in un grande circolo sotto la vasta cupola al centro della stanza, con i nobili delle casate inferiori alle loro spalle, fila dopo fila fino a scomparire nella foresta di colonne, tutti con indosso i migliori velluti, sete e merletti, maniche ampie, colletti increspati e cappelli a punta, mentre mormoravano a disagio tanto da far echeggiare al torreggiante soffitto un suono simile a quello delle oche nervose. Solo i Sommi signori erano stati ammessi in precedenza in questo luogo, chiamato il Cuore delle Pietra, e solo quattro volte all’anno, alla doppia domanda della legge e delle usanze. Adesso c’erano tutti quelli che non si trovavano in campagna o altrove per la convocazione del nuovo lord, l’artefice della legge e il trasgressore delle usanze.
La folla ammassata fece spazio a Moiraine non appena vide chi era, di modo che lei ed Egwene si mossero in un piccolo corridoio di spazio aperto. L’assenza di Lan irritava Moiraine. Non era una caratteristica dell’uomo svanire quando poteva avere bisogno di lui; la sua abitudine solitamente era di vegliare su di lei come se non fosse in grado di difendersi da sola in assenza di un guardiano. Se non fosse stata in grado di sentire il legame che li connetteva, e quindi sapere che non era troppo lontano dalla Pietra, si sarebbe preoccupata.
Lan combatteva il legame che Nynaeve stava stringendo così forte con la stessa energia con cui combatteva i Trolloc nella Macchia, ma per quanto poteva negarlo, quella giovane donna lo aveva legato stretto come aveva fatto Moiraine, anche se in altri modi. Per Lan tentare di recidere quei legami era come provare a rompere l’acciaio a mani nude. Moiraine non era esattamente gelosa, ma Lan era stato sua spada, suo scudo e compagno da troppi anni per lasciarlo andare via così. Ho fatto ciò che andava fatto. Lo avrà se morirò, e non prima. Dov’è l’uomo? Cosa sta facendo? si chiese.
Una donna dalla gonna rossa e il merletto arricciato con il viso da cavallo, che Lan chiamava Leitha, rimosse la gonna con un po’ troppa enfasi, e Moiraine la guardò. Solo uno sguardo, senza nemmeno rallentare il passo, ma la donna tremò e abbassò gli occhi. Moiraine annuì. Poteva accettare che questa gente odiasse le Aes Sedai, ma non avrebbe sopportato l’ignoranza dichiarata, oltre all’essere snobbata. Gli altri fecero un ulteriore passo indietro dopo aver visto Leitha abbassare lo sguardo.
«Sei sicura che non abbia detto nulla su cosa intende annunciare?» chiese con calma. Con questa confusione, nessuno che si trovasse a tre passi di distanza avrebbe potuto sentire. I Tarenesi adesso si tenevano a quella distanza. A Moiraine non piaceva che la gente origliasse.
«Nulla» rispose Egwene altrettanto piano. Sembrava irritata come Moiraine.
«Ci sono state alcune voci.»
«Voci? Che tipo di voci?»
La ragazza non era molto brava a controllare l’espressione e il tono; chiaramente non aveva sentito le storie su quanto stava accadendo nei Fiumi Gemelli. Scommettere che nemmeno Rand le avesse sentite, però, era come mettere il cavallo davanti a un ostacolo alto tre metri. «Dovresti indurlo a confidarsi con te. Ha bisogno di un orecchio attento. Lo aiuterà parlare dei propri problemi con qualcuno di cui si fida.» Egwene la guardò di traverso. Stava diventando troppo sofisticata per sistemi così semplici. Eppure Moiraine aveva detto la pura verità — il ragazzo aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse, alleggerendo così il suo fardello — e poteva funzionare.
«Non si confiderà con nessuno, Moiraine. Nasconde i suoi dispiaceri e spera di poterli risolvere prima che chiunque altro li noti.» La rabbia lampeggiò sul viso di Egwene. «Quel mulo testardo!»
Moiraine provò una momentanea simpatia. Non poteva aspettarsi che la ragazza accettasse di vedere Rand andarsene a spasso a braccetto con Elayne, baciandosi negli angoli dove pensavano di non essere visti. Ed Egwene non ne sapeva ancora la metà. La commiserazione non bastava. C’erano troppe cose importanti che la ragazza doveva gestire per inquietarsi su qualcosa che comunque non poteva avere.
Elayne e Nynaeve ormai dovevano essere a bordo del perlustratore, fuori portata. Il viaggio poteva forse rivelarle se i suoi sospetti Sulle Cercavento erano corretti. Quello era un punto secondario. Al peggio le due ragazze avevano abbastanza denaro per comprarsi una nave con la ciurma — cosa che poteva essere necessaria a causa delle voci su Tanchico — con abbastanza denaro ancora per corrompere gli ufficiali Taraboniani se necessario. La stanza di Thom Merrilin era vuota e i suoi informatori le avevano riferito di averlo sentito borbottare qualcosa riguardo Tanchico mentre usciva dalla Pietra; avrebbe controllato che avessero trovato un buon equipaggio e i giusti ufficiali. L’implicazione del piano con Mazrim Taim era qualcosa di credibile per le due, ma il messaggio all’Amyrlin doveva essersi preso cura di quell’aspetto. Le due giovani donne potevano gestire la meno probabile eventualità di un pericolo nascosto a Tanchico, e adesso erano fuori dai piedi e lontano da Rand. Si rammaricava solamente che Egwene si fosse rifiutata di andare con loro. Tar Valon sarebbe stata meglio per tutte e tre, ma Tanchico sarebbe andata altrettanto bene.
«Parlando di testardi, intendi continuare con questo progetto di andare nel deserto?»
«Sì» rispose la ragazza con fermezza. Doveva tornare alla Torre, per educare la sua forza. A cosa stava pensando Siuan? Probabilmente mi risponderebbe con uno di quei detti sulle navi e i pesci quando potrò porle questa domanda, si disse.
Almeno anche Egwene sarebbe andata via e la ragazza aiel avrebbe vegliato su di lei. Forse la Sapiente poteva davvero insegnarle qualcosa sull’arte di Sognare. Quella era stata la più stupefacente lettera che aveva ricevuto dalle Sapienti, non che potesse permettersi di considerarne la maggior parte. Il viaggio di Egwene nel deserto alla fine poteva essere utile.
L’ultima fila di Tarenesi si aprì creando un piccolo vuoto, e lei ed Egwene fronteggiarono l’area aperta sotto l’ampia cupola. Qui il disagio dei nobili era più evidente; molti si osservavano i piedi come bambini imbronciati e altri fissavano nel nulla, guardando qualsiasi cosa tranne il posto dove si trovavano. Qui era il luogo dove Callandor era stata custodita fino a quando Rand l’aveva presa. Qui, sotto questa cupola, dove nessuno l’aveva toccata per più di tremila anni, mai sfiorata da altra mano se non quella del Drago Rinato. Ai Tarenesi non piaceva ammettere che il Cuore della Pietra esistesse.
«Povera donna» mormorò Egwene.
Moiraine seguì lo sguardo della ragazza. La Somma signora Alteima, già vestita e calzata di bianco brillante, come era usanza per le vedove tarenesi mentre suo marito ancora indugiava fra la vita e la morte, era forse la più composta fra tutte le nobili. Un’amabile donna snella, resa maggiormente amabile da quel suo piccolo sorriso triste, con grandi occhi marroni e lunghi capelli neri che le arrivavano quasi alla vita. Alta, anche se Moiraine ammetteva che tendeva a giudicare certe cose basandosi sulla propria statura, e con un seno troppo prosperoso. I Cairhienesi non erano alti, e lei era stata considerata bassa anche fra loro.
«Sì, una povera donna» confermò, ma stavolta non lo intendeva con simpatia. Era piacevole notare che Egwene non era ancora diventata troppo sofisticata per vedere sempre oltre la superficie. La ragazza era già meno malleabile di quanto avrebbe dovuto essere ancora per anni. Doveva prendere forma prima di indurire.
Thom aveva fallito con Alteima. O forse non voleva vedere; sembrava avere una strana riluttanza ad agire contro le donne. La Somma signora Alteima era molto più pericolosa di suo marito o del suo amante, li aveva manipolati entrambi senza che se ne accorgessero. Forse più pericolosa di chiunque altro a Tear, uomo o donna. Molto presto avrebbe trovato altri da usare. Era lo stile di Alteima, rimanere nell’ombra e tirare i fili. Bisognava fare qualcosa a riguardo.
Moiraine spostò lo sguardo lungo le file di Sommi signori e signore, fino a quando non trovò Estanda, vestita di broccato di seta giallo con un ampio collo di merletto color avorio e un cappellino che si accoppiava al resto. Una certa severità intorpidiva la sua bellezza e le occhiate occasionali che rivolgeva ad Alteima erano dure come il ferro. Il malanimo fra le due donne andava oltre la semplice rivalità; se fossero state uomini, una avrebbe versato il sangue dell’altra in un duello ormai da anni. Se fosse stato possibile acuire quell’antagonismo, Alteima sarebbe stata troppo indaffarata per occuparsi di Rand.
Per un istante rimpianse di aver mandato via Thom. Non le piaceva sprecare il tempo con queste faccende insignificanti, ma Thom aveva troppa influenza su Rand; il ragazzo doveva dipendere dai suoi consigli. Solo ed esclusivamente dai suoi. La Luce sapeva se era difficile, anche senza interferenze. Thom aveva piazzato il ragazzo a governare Tear quando aveva bisogno di muoversi verso cose più grosse. Ma quello adesso era risolto. Il problema di mandare via Thom Merrilin poteva essere analizzato dopo. Il dilemma adesso era Rand. Cosa intendeva annunciare?
«Dove si trova? Ha imparato la prima arte dei re, a quanto pare. Far aspettare.»
Non si accorse di aver parlato ad alta voce fino a quando Egwene le rivolse un’occhiata sbigottita. Eliminò l’irritazione dal viso immediatamente. Prima o poi Rand sarebbe apparso e lei avrebbe scoperto cosa intendeva fare. Assieme a tutti gli altri. Digrignò quasi i denti. Quello stupido sciocco di un ragazzo, correre a testa bassa nella notte senza nemmeno badare agli strapiombi, senza pensare che poteva portarsi appresso il mondo, oltre se stesso. Se solo poteva evitare che tornasse indietro per salvare il suo villaggio. Avrebbe voluto, ma non poteva permettersi di farlo adesso. Forse non lo sapeva; c’era ancora una speranza.
Mat stava in piedi di fronte a loro, spettinato e incurvato, con le mani nelle tasche della giubba verde a collo alto. Era mezza sbottonata, come sempre, e gli stivali erano consumati, in netto contrasto con la precisa eleganza che lo circondava. Cambiò posizione a disagio mentre la vide che lo osservava, quindi le offrì uno dei suoi sorrisi provocatori. Almeno era lì, sotto ai suoi occhi. Mat Cauthon era un giovane uomo esasperante da tenere d’occhio ed evitava le sue spie con gran facilità; non dava mai alcun segno di sapere che fossero lì, ma i suoi occhi e orecchie riportavano che sembrava scivolare fuori dalla visuale ogni volta che si avvicinavano.
«Credo che dorma vestito» osservò Egwene con disapprovazione. «Di proposito. Mi chiedo dove sia Perrin.» Proseguì in punta di piedi, cercando di scrutare fra le teste della folla. «Non lo vedo.»
Aggrottando le sopracciglia Moiraine ispezionò la calca, non che potesse vedere molto oltre la prima fila. Lan poteva essere tornato e trovarsi dietro le colonne. Non si sarebbe allungata però, o messa a saltare come una bambina ansiosa. Lan si meritava un discorso che non avrebbe dimenticato presto, una volta che fosse riuscita a mettergli le mani addosso. Con Nynaeve che lo tirava da una parte e i ta’veren — almeno Rand — che sembrava lo tirassero dall’altra. A volte si chiedeva quanto fosse ancora resistente il loro legame. Almeno il tempo che trascorreva con Rand era utile; le forniva un nuovo filo verso il giovane uomo.
«Forse è con Faile» rispose Egwene. «Non può essere scappato, Moiraine. Perrin ha un grande senso del dovere.»
Quasi forte come quello di un Custode, Moiraine lo sapeva, ed era il motivo per cui non teneva gli occhi e le orecchie su di lui come cercava di fare con Mat. «Faile sta cercando di convincerlo ad andare via, ragazza.» Molto probabilmente era con lei, come sempre. «Non sembrare così sorpresa. Parlano spesso, e litigano dove possono essere sentiti.»
«Non sono sorpresa che tu sappia,» rispose asciutta Egwene «ma solo che Faile cerchi di convincerlo a fare qualcosa che lo allontani dal dovere.»
«Forse lei non ci crede quanto lui.» Moiraine non lo aveva creduto per prima all’inizio, se non lo avesse visto. Tre ta’veren, tutti della stessa età, che provengono dallo stesso villaggio; doveva essere stata cieca per non accorgersi che erano collegati. Tutto era diventato molto complicato con quella consapevolezza. Come provare a far roteare tre palle colorate di Thom con una mano e bendata; aveva visto Thom farlo, ma non voleva provarci. Non c’era un’indicazione su come erano collegati, o cosa avrebbero dovuto fare. Le Profezie non parlavano mai dei compagni.
«Mi piace» osservò Egwene. «Va bene per lui, proprio ciò di cui ha bisogno. E tiene molto a lui.»
«Immagino di sì.» Se Faile avesse creato troppi problemi, Moiraine avrebbe dovuto parlare con lei riguardo a certi segreti che Faile non aveva rivelato a Perrin. O forse lo avrebbe fatto fare a uno dei suoi orecchi e occhi. Quello l’avrebbe calmata.
«Lo dici come se non lo credessi. Si amano, Moiraine. Non puoi vederlo? Non puoi nemmeno riconoscere un’emozione umana quando ne vedi una?»
Moiraine la guardò con fermezza, uno sguardo che la mise in riga in modo soddisfacente. La ragazza sapeva così poco e pensava di sapere così tanto. Moiraine stava per dirglielo in modo molto arido quando uno sbigottito, anche spaventato mormorio si sollevò dalla folla di Tarenesi.
Questa si allargò velocemente più che in modo ordinato, quelli davanti forzando rozzamente quelli dietro a retrocedere ancora di più, aprendo un largo passaggio nello spazio sotto la cupola. Rand camminò lungo quel corridoio, guardando dritto davanti a sé, imperioso, con indosso una giubba rossa ricamata con spirali che risalivano lungo le maniche, cullando Callandor nel braccio destro come uno scettro. Non fu soltanto lui però che fece allontanare i Tarenesi. Dietro di lui venne anche un centinaio di Aiel, lance e frecce incoccate negli archi che tenevano in mano, gli shoufa avvolti attorno al capo, i veli neri che nascondevano tutto tranne gli occhi. A Moiraine sembrò di riconoscere Rhuarc davanti agli altri, dietro Rand, ma solamente dal modo in cui si muoveva. Erano anonimi. Pronti a uccidere. Chiaramente, qualsiasi cosa avesse in mente di dire, Rand intendeva reprimere ogni resistenza prima che avesse la possibilità di crescere.
Gli Aiel si fermarono, ma Rand proseguì fino a quando si ritrovò al centro della stanza sotto alla cupola, quindi fece scorrere gli occhi sulla folla. Sembrava sorpreso, forse scombussolato, alla vista di Egwene, ma rivolse a Moiraine un sorriso esasperante e a Mat uno che li fece sembrare due ragazzini, quando Mat lo restituì. I Tarenesi erano pallidi, non sapendo se guardare Rand con Callandor o gli Aiel velati; entrambi potevano rappresentare la morte.
«Il Sommo signore Sunamon» esordì improvvisamente Rand, forte, facendo sobbalzare il tipo grassoccio, «mi ha garantito un trattato con Mayene, seguendo strettamente le mie direttive. Me lo ha garantito con la sua vita.» Rise, quasi avesse fatto una battuta, e la maggior parte dei nobili rise con lui. Non Sunamon, che sembrava chiaramente malato. «Se fallisce» annunciò Rand «ha acconsentito a essere impiccato, e verrà accontentato.» La risata si interruppe. Il viso di Sunamon assunse un tono verdognolo e malaticcio. Egwene lanciò a Moiraine uno sguardo preoccupato; la ragazza stringeva la sottana con entrambe le mani. Moiraine invece aspettava; Rand non aveva fatto venire ogni nobile nel raggio di dieci chilometri per dire loro di un trattato o minacciare un grasso sciocco. Lasciò la presa sulla gonna.
Rand fece un giro su se stesso, soppesando i visi che vedeva. «Per via di questo trattato, saranno presto disponibili navi per trasportare il grano di Tairen a ovest, per trovare nuovi mercati» Ci furono alcuni mormorii di apprezzamento, che si estinsero presto. «Ma c’è dell’altro. Gli eserciti di Tear dovranno marciare.»
La folla acclamò, suoni tumultuosi che risuonavano sotto al tetto. Gli uomini saltellavano, anche i Sommi signori, e agitavano i pugni sopra la testa, lanciando in alto i cappelli a punta. Le donne sorridevano estatiche come gli uomini, concedendo baci sulle guance a coloro che sarebbero andati in guerra e annusando delicatamente le piccole boccette di porcellana coi sali alle quali nessuna donna Tarenese avrebbe rinunciato, facendo finta di venir meno alla notizia. «Illian cadrà!» gridò qualcuno, e centinaia di voci si unirono alla prima come il tuono. «Illian cadrà! Illian cadrà! Illian cadrà!»
Moiraine vide che le labbra di Egwene si muovevano, le parole soppresse dal clamore della folla. Però poteva leggerle. «No, Rand. Ti prego, no. Ti prego, non farlo.» Dal lato opposto di Rand, Mat lo guardava cupo con un silenzio di disapprovazione. Mat ed Egwene erano i soli che non stessero celebrando, a parte i sempre attenti Aiel e Rand in persona. Il sorriso di Rand era deformato e sprezzante e non gli toccava mai gli occhi. C’era sudore freddo sul suo viso. Incrociò il suo sorriso sardonico e attese. Ci sarebbe stato dell’altro e non credeva che le sarebbe piaciuto.
Rand alzò la mano sinistra. Lentamente scese la calma, quelli davanti che cercavano di far zittire quelli dietro. Rand attese per il silenzio assoluto. «Gli eserciti si muoveranno a nord, verso Cairhien. Al comando ci sarà il Sommo signore Meilan, e sotto di lui i Sommi signori Gueyam Aracome, Hearne, Maraconn e Simaan. Gli eserciti saranno generosamente finanziati dal Sommo signore Torean, il più benestante fra tutti voi, che li accompagnerà per controllare che i suoi soldi siano ben spesi.»
Un silenzio mortale accolse questo annuncio. Nessuno si mosse, anche se l’inespressivo Torean sembrava avere problemi a restare in piedi. Moiraine dovette fare a Rand un inchino virtuale per le sue scelte. Mandare quei sette via da Tear eliminava i sette più pericolosi complotti contro di lui, e nessuno di quegli uomini si fidava dell’altro abbastanza da complottare fra loro. Thom Merrilin gli aveva dato buoni consigli; chiaramente le sue spie avevano mancato alcuni messaggi che Thom aveva fatto scivolare nelle tasche di Rand. Ma il resto? Era follia. Non poteva aver trovato questo come risposta dall’altro lato del ter’angreal. Di certo non era possibile.
Meilan era chiaramente d’accordo con lei, anche se non per le stesse ragioni. Fece esitante un passo avanti, un uomo scarno e duro ma così spaventato che il bianco degli occhi si vedeva attorno a tutta l’iride. «Mio lord Drago...» Si fermò, deglutì, e iniziò di nuovo con una voce un po’ più forte. «Mio lord Drago, intervenire in una guerra civile è come entrare in una palude. Una dozzina di fazioni si sta contendendo il Trono del Sole, con altrettante alleanze instabili, ognuna tradita quotidianamente. A parte questo, i banditi infestano Cairhien come le pulci su un cinghiale selvatico. I villani affamati hanno denudato la campagna. Sono stato informato che si nutrono di cortecce e foglie. Mio lord Drago, ‘un pantano’ inizia appena a descrivere...»
Rand lo interruppe. «Non volevi estendere l’influenza di Tear fino al Pugnale del Kinslayer, Meilan? Va bene. So chi intendo mettere sul Trono del Sole. Non vai per conquistare, Meilan, ma per restaurare l’ordine e la pace. E per sfamare gli affamati. C’è più grano nei granai di quanto Tear possa venderne, e i contadini ne raccoglieranno molto di più quest’anno, a meno che mi disobbediate. I carri lo trasporteranno verso nord oltre gli eserciti, e quei ‘villani...’ quei villani non dovranno più mangiare corteccia, mio ‘lord’ Meilan.» L’alto Sommo signore aprì la bocca nuovamente e Rand fece roteare Callandor, mettendo a terra la punta proprio davanti a lui. «Hai delle domande, Meilan?» Scuotendo la testa, Meilan arretrò nella folla come se cercasse di nascondersi.
«Sapevo che non avrebbe iniziato una guerra» disse fieramente Egwene. «Lo sapevo.»
«Credi che con questa trovata ci saranno meno uccisioni?» borbottò Moiraine. Che cosa aveva in mente il ragazzo? Almeno non stava andando a salvare il suo villaggio mentre i Reietti l’avevano vinta con il resto del mondo. «Ci saranno pile di corpi, ragazza. Non riconoscerai la differenza fra questo e la guerra.»
Attaccare Illian e Sammael gli avrebbe fatto guadagnare tempo anche se fosse entrata in stallo. Tempo di imparare il suo potere, e forse abbattere uno dei suoi nemici più forti e intimidire il resto. Che cosa ci guadagnava in tutto questo? Pace per la terra di nascita di Moiraine, Cairhienesi affamati nutriti; avrebbe applaudito in un altro momento. Era lodevolmente umano — e incredibilmente insensato. Sangue versato inutilmente, piuttosto che affrontare un nemico che lo avrebbe distrutto alla prima occasione. Perché? Lanfear. Che cosa gli aveva detto Lanfear? Che cosa aveva fatto? Le possibilità gelavano il cuore di Moiraine. Doveva controllare Rand da vicino adesso più che mai. Non gli avrebbe permesso di votarsi all’Ombra.
«Ah, sì» aggiunse Rand come se si fosse ricordato di qualcosa. «I soldati non sanno molto su come si sfama la gente affamata, vero? Per quello, credo che serva il cuore gentile di una donna. Mia lady Alteima, mi dispiace di intromettermi nel tuo dolore, ma prenderesti la supervisione della distribuzione del cibo? Avrai una nazione da nutrire.» E potere da ottenere, pensò Moiraine. Questo era il suo primo errore. A parte decidere per Cairhien piuttosto che Illian naturalmente. Alteima sarebbe certamente tornata a Tear con la stessa stabilità assieme a Meilan e Gueyam, pronta per altri complotti. Prima di quel momento avrebbe fatto assassinare Rand, se non avesse prestato attenzione. Forse si poteva organizzare un incidente a Cairhien.
Alteima fece una riverenza aggraziata, allargando al massimo la gonna bianca e mostrando solamente un accenno di sorpresa. «Come ordina il mio lord Drago, io obbedisco. Sarò molto onorata di servire il lord Drago.»
«Ne ero certo» rispose sarcasticamente Rand. «Per quanto ami tuo marito, non lo vorrai con te a Cairhien. Le condizioni saranno dure, per un uomo malato. Mi sono preso la libertà di farlo trasferire negli appartamenti della Somma signora Estanda. Si prenderà cura di lui durante la tua assenza e lo manderà da te a Cairhien quando si sarà ripreso.» Estanda sorrise, un’espressione tesa di trionfo. Alteima roteò indietro gli occhi e ricadde su se stessa.
Moiraine scosse leggermente la testa. Rand era davvero diventato più duro di prima. Più pericoloso. Egwene guardò verso la donna a terra, ma Moiraine le mise una mano sul braccio. «Credo che sia stata solamente sopraffatta dalle emozioni. Vedi, posso riconoscere i sentimenti umani. Le dame la stanno soccorrendo.» Alcune donne le avevano fatto capannello intorno, dandole colpetti sui polsi e passandole i sali sotto al naso. La donna tossì e aprì gli occhi, sembrando pronta a svenire nuovamente quando vide Estanda in piedi accanto a lei.
«Credo che Rand abbia appena fatto qualcosa di molto furbo» osservò Egwene con tono piatto. «E crudele. Ha il diritto di vergognarsi.»
Effettivamente ne dava l’impressione, facendo una smorfia con lo sguardo rivolto a terra. Forse non era duro come stava cercando di essere.
«Comunque una mossa meritata» ribatté Moiraine. La ragazza mostrava del talento, intuendo quanto non capiva. Ma doveva ancora imparare a controllare le proprie emozioni, per vedere cosa andava fatto quanto ciò che desiderava potesse essere fatto. «Speriamo che abbia finito con l’essere furbo per oggi.»
Pochi nella grande sala avevano capito esattamente cosa era successo, se non che lo svenimento di Alteima aveva turbato il lord Drago. Alcuni nel retro gridarono «Cairhien cadrà!» ma stavolta non prese piede.
«Con te alla nostra guida, mio lord Drago, conquisteremo il mondo!» gridò un giovane con il viso butterato, sostenendo parzialmente Torean. Estean, il figlio più giovane di Torean; la somiglianza del volto butterato era palese, anche se il padre ancora borbottava.
Sollevando la testa di scatto, Rand apparve sorpreso. O forse arrabbiato. «Non sarò con voi. Devo... allontanarmi per un po’.» Questa notizia certamente fece scendere nuovamente il silenzio. Ogni paio d’occhi era puntato su di lui, ma le attenzioni di Rand andavano a Callandor. La folla indietreggiò quando Rand sollevò la lama di cristallo davanti al volto. Il sudore gli colava sul viso, più copioso di prima. «La Pietra ha vegliato su Callandor prima del mio arrivo. La Pietra lo farà nuovamente, fino al mio ritorno.»
Di colpo la spada trasparente fiammeggiò fra le mani di Rand. Capovolgendo l’elsa verso l’alto, affondò la spada verso il basso. Nel pavimento di pietra. Una luce bluastra si inarcò selvaggiamente verso la cupola. La Pietra rombò sonoramente e tremò, danzando, sollevando la gente urlante. Moiraine spinse Egwene che le era caduta addosso mentre i tremiti ancora riverberavano nella stanza, e si raddrizzò. Che cosa aveva fatto? E perché? Andare via? Era il peggiore di tutti gli incubi.
Gli Aiel avevano già recuperato l’equilibrio. Tutti gli altri stavano in terra storditi o carponi. Tranne Rand. Era piegato su un ginocchio, entrambe le mani sull’elsa di Callandor, con la lama conficcata a metà nel pavimento. La spada era nuovamente cristallo trasparente. Il sudore gli imperlava il viso. Rilasciò la presa un dito per volta, tenendo le mani a coppa attorno all’elsa senza però toccarla. Per un momento Moiraine pensò che l’avrebbe impugnata nuovamente, invece si costrinse ad alzarsi. Doveva costringersi; ne era certa.
«Fatele la guardia mentre sarò via.» La voce di Rand era leggera, più simile a quella che Moiraine aveva sentito per la prima volta quando lo aveva trovato nel suo villaggio, ma non meno sicura o ferma di quanto fosse stata qualche attimo prima. «Guardatela, e ricordatemi. Tornerò a riprenderla. Se chiunque altro vorrà prendere il mio posto, tutto ciò che dovrà fare è estrarla.» Agitò un dito contro la folla, sorridendo quasi maliziosamente. «Ma ricordate il prezzo del fallimento.»
Voltando le spalle, marciò fuori della stanza, con gli Aiel appresso. Fissando la spada che spuntava dal pavimento del Cuore, i Tarenesi si avviarono più lentamente. La maggior parte sembrava pronta a correre, ma anche spaventata.
«Quell’uomo!» si lamentò Egwene, spolverandosi l’abito di lino verde. «È pazzo?» Si portò una mano alla bocca. «Oh, Moiraine, non lo è, vero? Lo è? Non ancora.»
«La Luce voglia che non sia così» mormorò Moiraine. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla spada più di quanto non ci riuscissero i Tarenesi. Che la Luce si prenda Rand. Perché non poteva rimanere il delizioso ragazzo che aveva scovato a Emond’s Field? Moiraine fissò in direzione di Rand. «Ma lo scoprirò.»
Quasi correndo lo raggiunsero velocemente in un ampio corridoio decorato da arazzi. Gli Aiel, i cui veli adesso pendevano liberi ma pronti a essere facilmente risollevati in caso di bisogno, si fecero da parte senza rallentare. Guardarono lei ed Egwene, i volti duri e immobili ma gli occhi sfiorati dalla circospezione che gli Aiel mostravano sempre nei pressi delle Aes Sedai.
Come potevano essere a disagio in sua presenza ma calmi seguendo Rand, non riusciva a capirlo. Imparare più che piccole cose frammentarie su di loro era difficile. Rispondevano liberamente alle domande — su tutto ciò che per lei era di nessun interesse. I suoi informatori e spie non sentivano nulla e la sua rete di occhi e orecchie non ci provava nemmeno più. Non da quando una donna era stata lasciata legata e imbavagliata, appesa per le caviglie sospesa sui bastioni a fissare a occhi sgranati l’abisso di quasi mille metri, e non da quando un uomo era semplicemente scomparso. Sparito; la donna si rifiutava di salire oltre il pianterreno, era stato un costante promemoria fino a quando Moiraine non l’aveva mandata in campagna.
Nemmeno Rand rallentò, come gli Aiel, quando lei ed Egwene lo affiancarono. Anche il suo sguardo era diffidente, ma in modo diverso e con un tocco di rabbia esasperata. «Pensavo che fossi andata via» si rivolse a Egwene. «Credevo fossi con Elayne e Nynaeve. Avresti dovuto. Anche Tanchico è... Perché sei rimasta?»
«Non mi fermerò a lungo» rispose Egwene. «Mi recherò nel deserto con Aviendha, nel Rhuidean, per studiare con le Sapienti.»
Rand perse il passo quando la ragazza nominò il deserto, guardandola incerto, quindi proseguì. Adesso sembrava composto, anche troppo, una teiera in ebollizione con il coperchio chiuso e il beccuccio tappato. «Ti ricordi di quando nuotavi nel Waterwood?» le chiese con calma. «Io galleggiavo sulla schiena e pensavo che la cosa più difficile che avrei mai dovuto fare fosse zappare un campo, o forse tosare una pecora. Tosare dall’alba al tramonto, fermandomi a malapena per mangiare fino a quando il lavoro non fosse finito.»
«Tessere» rispose Egwene. «Lo odiavo più di strofinare i pavimenti. Intrecciare i fili fa male alle dita.»
«Perché lo hai fatto?» domandò Moiraine prima che potessero proseguire con i ricordi d’infanzia.
Rand le rivolse un’occhiata obliqua e un sorriso così irriverente che poteva essere quello di Mat. «Credi davvero che possa averla fatta arrabbiare per aver cercato di uccidere un uomo che stava tramando di uccidermi? Ci sarebbe stata più giustizia in quello di quanto ho fatto?» Il sorriso abbandonò il volto di Rand. «C’è giustizia in qualsiasi cosa io faccia? Sunamon verrà impiccato se fallisce. Perché l’ho deciso io. Se lo merita, dopo il modo in cui ha cercato di avvantaggiarsi della situazione, senza nemmeno curarsi che il suo popolo fosse affamato, ma non andrà alla forca per quello. Verrà impiccato perché ho detto che sarebbe successo. Perché l’ho detto io.»
Egwene gli mise una mano sulla spalla, ma Moiraine non gli permise di farsi indietro. «Sai che non mi riferisco a quello.»
Rand annuì; stavolta il suo sorriso aveva un aspetto spaventoso. «Callandor. Con quella fra le mani, posso fare qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa. So di poterlo fare. Ma adesso è un peso che mi sono tolto dalle spalle. Non capisci, vero?» Di fatto non capiva, ma la disturbava molto che Rand se ne fosse accorto? La donna rimase in silenzio, e Rand proseguì.
«Forse ti sarà d’aiuto sapere che deriva da una Profezia.»
Nel cuore affonda la spada,
nel cuore, per dominare i loro cuori.
Chi la estrarrà, gli succederà,
quale mano può impugnare quella temibile lama?
«Vedi? Dritto dalle Profezie.»
«Dimentichi una cosa» rispose Moiraine tesa. «Hai liberato Callandor a compimento di una Profezia. La guardia che l’ha protetta per tremila anni in attesa della tua venuta adesso è svanita. Non è più la spada che non può essere toccata. Potrei incanalare e liberarla io stessa. Peggio, potrebbe farlo uno dei Reietti. Cosa fai se Lanfear ritorna? Non potrebbe usare Callandor come non potrei io, ma potrebbe prenderla.» Rand non reagì a quel nome. Perché non la temeva — nel qual caso era uno sciocco — o per un’altra ragione? «Se Sammael o Rahvin o qualsiasi altro Reietto mettono le mani su Callandor, possono usarla come te. Pensa all’idea di affrontare il potere al quale stai rinunciando con tanta indifferenza. Pensa a quel potere nelle mani dell’Ombra.»
«Spero quasi che ci provino.» Una luce minacciosa brillò negli occhi di Rand; sembravano le nuvole grigie di un uragano. «C’è una sorpresa che attende chiunque provi a incanalare per liberare Callandor dalla Pietra, Moiraine. Non pensare di portarla alla Torre per custodirla; non posso fare in modo che la trappola selezioni le vittime. Il Potere è tutto ciò di cui ha bisogno per scattare e rimettersi a posto, pronta a scattare nuovamente. Non sto rinunciando a Callandor per sempre. Solo fino a quando...» Fece un respiro profondo. «Callandor starà qui fino a quando non tornerò a prenderla. Rimanendo lì, ricordando a tutti chi sono e cosa, mi assicura di poter tornare senza un esercito. Una specie di porto, con i tipi come Alteima o Sunamon a darmi il benvenuto. Se Alteima sopravviverà alla giustizia che suo marito ed Estanda ripartiranno, e Sunamon sopravvive alla mia. Luce, che groviglio sventurato.»
Non poteva rendere la trappola selettiva, o non voleva? Moiraine era decisa a non sottovalutare ciò di cui Rand era capace. Callandor apparteneva alla Torre, se non l’avesse adoperata doveva stare nella Torre fino a quel momento. Sì, ma ‘fino’ a cosa? Rand voleva aggiungere qualcosa oltre ‘fino a quando tornerò indietro’. Ma cosa?
«E dove stai andando? O vuoi tenerlo nascosto?» Moiraine stava ripromettendosi di non lasciarlo scappare ancora, di fargli in qualche modo cambiare idea, se intendeva andare nei Fiumi Gemelli, quando Rand la sorprese.
«Non è un mistero, Moiraine. Comunque non per te o Egwene.» Guardò Egwene e pronunciò la parola. «Rhuidean.»
Con gli occhi sgranati la ragazza sembrò stupita come se non avesse mai sentito quel nome prima d’ora. Per inciso, Moiraine non le fu da meno. Ci fu un mormorio fra gli Aiel, ma quando guardò indietro, stavano camminando del tutto inespressivi. Egwene desiderava che andassero via, ma non si sarebbero mossi al suo comando e non avrebbe chiesto a Rand di allontanarli. Non la avrebbe aiutata avere lui che chiedeva favori, specialmente quando Rand poteva rifiutarsi.
«Non sei un capotribù aiel, Rand,» rispose con fermezza «e non hai bisogno di diventarlo. La tua battaglia è da questo lato del Muro del Drago. A meno che... questa è una scelta che deriva dalle risposte ricevute nel ter’angreal? Cairhien, Callandor e il Rhuidean? Ti ho detto che quelle risposte possono essere criptiche. Potresti fraintenderle, la qual cosa potrebbe rivelarsi fatale. Per altri oltre che per te.»
«Devi fidarti di me, Moiraine. Come io ho dovuto spesso fidarmi di te.» Il viso di Rand poteva benissimo essere quello di un Aiel, per quanto l’Aes Sedai poteva leggervi.
«Per ora mi fiderò. Solamente, non aspettare a chiedere il mio consiglio quando sarà troppo tardi.» Non lascerò che ti voti all’Ombra. Ho lavorato troppo per poterlo permettere. A qualsiasi costo, si disse Moiraine.