Il Cuore della Pietra in Tel’aran’rhiod era come Egwene se lo ricordava nel mondo reale, enormi colonne lucide di granito che salivano verso un soffitto lontano e, sotto alla grande cupola centrale, Callandor conficcata nel chiaro pavimento di pietra. Mancavano solo le persone. Le lampade dorate non erano accese, c’era ancora una luce soffusa e forte allo stesso tempo, che sembrava provenire contemporaneamente da ovunque e da nessun luogo. Spesso era così, nel Tel’aran’rhiod.
Ciò che non si aspettava era la donna in piedi oltre la spada splendente di cristallo, che scrutava fra le ombre chiare in mezzo alle colonne. Il modo in cui era vestita stupì Egwene. Piedi nudi e ampi pantaloni di broccato di seta gialla. Al di sopra di una fusciacca giallo scuro era nuda, tranne per delle catene d’oro che le scendevano dal collo. Alle orecchie aveva file di piccoli orecchini d’oro, e la cosa più stupefacente di tutte era un altro anello che le traforava il naso, con un sottile medaglione appeso a una catenella che andava dal naso a uno degli anelli all’orecchio sinistro.
«Elayne?» sussultò Egwene, stringendosi lo scialle attorno alle spalle come se fosse lei quella senza la blusa. Stavolta lei era vestita come una Sapiente, per nessun particolare motivo.
L’erede al trono sobbalzò, e quando si fece avanti per andare da Egwene indossava un modesto abito di seta verde chiara, con il collo alto ricamato e maniche lunghe con delle punte che scendevano sulle mani. Niente orecchini. Niente anello sulla narice. «È così che le donne del Popolo del Mare si vestono in mare aperto» spiegò velocemente arrossendo. «Volevo vedere come ci si sentiva e questo mi sembrava il posto migliore. In fondo non potevo farlo sulla nave.»
«Come ci si sente?» chiese curiosa Egwene.
«Be’, al momento freddo.» Elayne guardò le colonne circostanti. «E ti fa sentire come se la gente ti fissasse, anche se qui non c’è nessuno.» Rise di colpo. «Poveri Thom e Juilin. La maggior parte del tempo non sanno dove guardare. Metà dell’equipaggio è femminile.»
Studiando a sua volta le colonne, Egwene sì strinse a disagio fra le spalle. Anche lei aveva la sensazione di essere osservata. Senza dubbio era solo perché erano le uniche presenze nella Pietra. Nessuno che avesse accesso al Tel’aran’rhiod poteva aspettarsi qualcuno a guardare qui. «Thom? Thom Merrilin? E Juilin Sandar? Sono con voi?»
«Oh, Egwene, li ha mandati Rand. Rand e Lan. Be’, per la verità Moiraine ha inviato Thom, ma Rand si è occupato di mastro Sandar. Per aiutarci. Nynaeve è parecchio soddisfatta per questo fatto di Lan, ma naturalmente non lo confessa.»
Egwene le rivolse un piccolo sorriso. Nynaeve soddisfatta? Il volto di Elayne era raggiante e l’abito cambiò nuovamente, uno con una scollatura molto più bassa, apparentemente non se ne era accorta. Il ter’angreal, l’anello di pietra ritorta, aveva aiutato l’erede al trono a raggiungere il Mondo dei Sogni con la stessa facilità di Egwene, ma non le conferiva controllo. Quella era una cosa che andava imparata. Pensieri vaganti — per esempio come le sarebbe piaciuto apparire davanti a Rand — potevano ancora alterare le cose per Elayne.
«Come sta?» La voce di Elayne era uno strano miscuglio di forzata indifferenza e apprensione.
«Bene» rispose Egwene. «Credo che stia bene.» Fece all’amica un rapporto completo. Le Pietre Portali e il Rhuidean — quanto sapeva da ciò che aveva sentito; le sue deduzioni su quel parlare di aver visto attraverso gli occhi degli antenati — le strane creature della bandiera del Drago marchiate sugli avambracci di Rand, la rivelazione di Bair che Rand rappresentava la distruzione degli Aiel, la convocazione dei capiclan ad Alcair Dal. Era proprio quello che Amys e le alte Sapienti stavano probabilmente facendo adesso; lo sperava ardentemente. Raccontò anche la strana storia dei veri genitori di Rand, anche se brevemente. «Però non so. Da allora si è comportato anche più stranamente e Mat poco meno di lui. Non voglio dire che è pazzo, ma... È duro quanto Rhuarc o Lan, almeno parzialmente; forse anche più duro. Sta progettando qualcosa, credo — qualcosa che non vuole far sapere a nessuno — e ha fretta di portarla a termine. È preoccupante. A volte ho l’impressione che non veda più la gente, solo delle pedine su una scacchiera.»
Elayne non sembrava preoccupata, comunque non per quella parte. «È quel che è, Egwene. Un re, o un generale, non possono sempre permettersi di vedere la gente. Quando un governante deve fare quello che è giusto per una nazione, ci sono tempi in cui qualcuno soffrirà per il bene di tutti gli altri. Rand è un re, Egwene, anche se senza una nazione a meno che non consideri Tear, e se non farà nulla che faccia del male a qualcuno, finirà con il fare del male a tutti.»
Egwene tirò su con il naso. Forse era una cosa sensata, ma non doveva piacerle. Le persone erano persone, e come tali dovevano essere viste. «C’è dell’altro. Alcune delle Sapienti potevano incanalare. Non so quante, ma sospetto più di qualcuna, a diversi livelli. Da quello che mi ha detto Amys, trovano ogni donna che abbia la scintilla innata.» Nessuna donna aiel era morta nel tentativo di imparare da sola a incanalare senza nemmeno sospettare cosa stesse facendo; non ci sono persone come le selvatiche fra le Aiel. Gli uomini che scoprono di poter incanalare affrontano un fato più tetro; si recano a nord, alla Grande Macchia e forse anche oltre, alle Terre Inaridite e Shayol Ghul. Lo chiamano ‘Andare a uccidere il Tenebroso’. Nessuno sopravvive abbastanza a lungo per affrontare la pazzia. «Aviendha è una con la scintilla. Penso che sarà molto forte. Anche Amys è dello stesso parere.»
«Aviendha» ripeté meravigliata Elayne. «Naturalmente. Avrei dovuto accorgermene. Ho sentito la stessa vicinanza con Jorin a prima vista, come con lei. E con te, per giunta.»
«Jorin?»
Elayne fece una smorfia. «Ho promesso di mantenere il segreto, e alla prima opportunità lascio che la lingua vada a piede libero. Suppongo che non le farai del male, a lei o alla sorella. Jorin è la Cercavento del Danzatore delle onde, Egwene. Può incanalare, come anche alcune altre Cercavento.» Guardò le colonne che la circondavano e la scollatura salì di colpo nuovamente sotto al mento. Sistemò uno scialle di merletto scuro che un attimo prima non aveva, coprendosi i capelli e nascondendo il viso. «Egwene, non devi dirlo a nessuno, Jorin ha paura che la Torre cercherà di costringerle a diventare Aes Sedai, o di controllarle in qualche modo. Ho promesso che avrei fatto quel che potevo per non fare accadere una cosa simile.»
«Non ne parlerò» promise Egwene. Sapienti e Cercavento. Donne in grado di incanalare in entrambi i gruppi, e nessuna che avesse prestato i Tre Giuramenti, legate alla Verga dei Giuramenti. I giuramenti servivano a far sì che la gente si fidasse delle Aes Sedai, o che almeno non ne temesse il potere, ma le Aes Sedai dovevano ancora muoversi spesso in segreto. Sapienti — ed era pronta a scommettere, Cercavento — avevano posizioni onorevoli nelle loro società. Non essere legate a supposizioni le manteneva al sicuro. Era qualcosa a cui pensare.
«Nynaeve e io siamo in anticipo con il programma, Egwene. Jorin mi sta insegnando a lavorare con il tempo — non crederesti alla dimensione dei flussi di Aria che può gestire! — e fra noi due, abbiamo fatto viaggiare il Danzatore delle onde veloce come non lo era mai stato, e vuol dire davvero veloce. Dovremmo giungere a Tanchico fra tre giorni, forse due, secondo Coine. È la Maestra delle Vele, il capitano. Dieci giorni da Tear a Tanchico. Questo fermandoci a parlare con ogni nave degli Atha’an Miere che vediamo. Egwene, il Popolo del Mare crede che Rand sia il loro Coramoor.»
«Davvero?»
«Coine ha interpretato in modo sbagliato alcuni degli avvenimenti di Tear — suppone che le Aes Sedai adesso siano al servizio di Rand, per dirne una; Nynaeve e io abbiamo pensato che fosse meglio non chiarire — ma non appena lo dirà a un’altra Maestra delle Vele, saranno tutte pronte a diffondere la parola e servire Rand. Credo che farebbero qualsiasi cosa gli venisse chiesta da Rand.»
«Vorrei che gli Aiel fossero disposti ad accettarlo allo stesso modo» sospirò Egwene. «Rhuarc pensa che alcuni di loro potrebbero rifiutarsi di riconoscerlo, Draghi del Rhuidean o no. Un tipo, un uomo di nome Couladin, sono certa che lo ucciderebbe in un minuto se ne avesse la possibilità.»
Elayne fece un passo avanti. «Farai in modo che non accada.» Non era una domanda o una richiesta. C’era una luce dura negli occhi azzurri di Elayne, e un pugnale sfoderato fra le mani.
«Farò del mio meglio. Rhuarc gli ha assegnato delle guardie del corpo.»
Elayne sembrò notare il pugnale per la prima volta, e sobbalzò. La lama svanì. «Mi devi insegnare qualsiasi cosa ti stia insegnando Amys, Egwene. È sconcertante vedere cose apparire e scomparire, o accorgermi di colpo che sto indossando indumenti diversi. Semplicemente accade.»
«Lo farò quando avrò tempo.» Si era già trattenuta troppo a lungo in Tel’aran’rhiod. «Elayne, se non sarò qui la prossima volta che dovremmo incontrarci, non preoccuparti. Ci proverò, ma potrei non essere in grado di venire. Accertati di avvisare Nynaeve. Se non mi presento, controllate ratte le notti seguenti. Non sarò in ritardo per più di una o due, ne sono sicura.»
«Se lo dici tu» rispose dubbiosa Elayne. «Ci vorranno certamente settimane per scoprire se Liandrin e le altre si trovano o no a Tanchico. Thom sembra credere che la città sarà una gran confusione.» Gli occhi di Elayne si spostarono su Callandor, affondata per metà della lunghezza nel suolo.
«Perché credi che lo abbia fatto?»
«Sostiene che manterrà i Tarenesi con lui. Fino a quando sapranno che è qui, devono sapere che tornerà. Forse sa di cosa sta parlando. Lo spero.»
«Oh. Pensavo... forse lui... era arrabbiato per... qualcosa.»
Egwene la guardò cupa. Questa improvvisa diffidenza non era caratteristica di Elayne. «Arrabbiato per cosa?»
«Oh, nulla. Era solo un pensiero, Egwene. Gli ho consegnato due lettere prima di lasciare Tear. Sai come le ha prese?»
«No, non lo so. Hai detto qualcosa che pensi possa averlo fatto arrabbiare?»
«Certo che no.» Elayne rise gaia; sembrava forzata. L’abito divenne di lana scura, abbastanza pesante per un inverno rigido. «Dovrei essere una sciocca per scrivere cose che lo facessero arrabbiare.» I capelli di Elayne si sparpagliarono in ogni direzione, come una corona impazzita. Non ne era consapevole. «Dopo tutto sto cercando di farmi amare da lui. Sto solo cercando di farmi amare. Oh, perché gli uomini non possono essere semplici? Perché devono creare tali difficoltà? Almeno è lontano da Berelain.» La lana divenne nuovamente seta, con la scollatura anche più bassa di prima; i capelli le brillavano sulle spalle in modo da far impallidire la lucentezza dell’abito. Elayne esitò mordicchiandosi il labbro inferiore. «Egwene? Se trovi l’occasione, gli dirai che intendevo quel che ho detto nella... Egwene? Egwene!»
Qualcosa strappò Egwene. Il Cuore della Pietra declinò nell’oscurità mentre veniva trascinata via per la collottola.
Con un sussulto, Egwene si svegliò con il cuore che le batteva forte, fissando il tetto basso della tenda oscurato dalla notte. Solo un po’ di luce lunare entrava dalle aperture laterali. Rimase sotto alle coperte — il deserto era freddo di notte quanto era caldo durante il giorno, e il braciere, da cui saliva l’odore dolce dello sterco essiccato che bruciava, infondeva poco calore — proprio dove si era sdraiata quando si era addormentata. Ma cosa la aveva tirata indietro?
Di colpo si accorse di Amys, seduta a gambe incrociate accanto a lei, ammantata d’ombra. Il viso della Sapiente nascosto dal buio sembrava scuro e proibitivo come la notte.
«Sei stata tu, Amys?» chiese Egwene arrabbiata. «Non hai il diritto di tirarmi in giro. Sono un’Aes Sedai dell’Ajah Verde...» adesso la bugia le veniva facilmente alle labbra «... e non hai il diritto...»
Amys la interruppe con la voce torva. «Oltre al Muro del Drago, nella Torre Bianca, sei Aes Sedai. Qui sei una studentessa ignorante, una bambina sciocca che gattona in una tana di vipere.»
«So di avere detto che non mi sarei recata nel Tel’aran’rhiod senza di te,» aggiunse Egwene cercando di essere ragionevole «ma...»
Qualcosa la prese per le caviglie e le tirò i piedi in aria; le coperte caddero di lato e la camicia da notte le calò fin sotto alle braccia. Si ritrovò sottosopra, faccia a faccia con Amys. Furiosa si aprì a saidar... e si ritrovò bloccata.
«Volevi andare da sola» sibilò Amys piano. «Eri stata avvisata, ma dovevi andare.» Gli occhi della Sapiente sembravano risplendere nella notte, sempre più chiari. «Senza curarti di ciò che poteva attenderti. Ci sono cose nei sogni in grado di mandare in frantumi il cuore più coraggioso.» Attorno agli occhi come carboni azzurri, il viso di Amys si fuse, si allungò. Spuntarono delle scaglie al posto della pelle e la mascella sporse in fuori, circondata da denti affilati.
«Cose che ‘si mangiano’ il cuore più coraggioso!» gridò furiosa.
Gridando Egwene batté invano contro lo scudo che la separava dalla Vera Fonte. Cercò di mordere quel viso orribile, la creatura che non poteva essere Amys, ma qualcosa la prese per i polsi e la distese rigida e tremante a mezz’aria. Tutto quello che poteva fare era gridare mentre quelle mandibole le si chiudevano attorno al viso.
Egwene si sedette gridando e afferrò con forza le coperte. Con uno sforzo riuscì a chiudere la bocca, ma non poteva fare nulla contro il tremore che la tormentava. Era nella tenda... c’era l’altra donna? Amys, a gambe incrociate nell’ombra, risplendeva del bagliore di saidar... forse era lei? Disperatamente si dischiuse alla Fonte e quasi ululò quando trovò nuovamente la barriera. Lanciando da un lato le coperte, camminò carponi sugli strati di tappeti e sparse gli abiti ben piegati con entrambe le mani. Aveva un pugnale da cintura. Dov’era? Dove? Dove!
«Siediti» le intimò acerbamente Amys «prima che ti somministri una pozione per tutta questa agitazione. Non ti piacerebbe il sapore.»
Egwene si voltò in ginocchio, con il corto pugnale in entrambe le mani, tremanti se non fossero state strette attorno all’elsa. «Sei davvero tu stavolta?»
«Sono io, adesso e allora. Le lezioni dure sono le migliori. Hai intenzione di pugnalarmi?»
Esitando, Egwene ripose il pugnale. «Non hai il diritto di...»
«Io ho ogni diritto! Mi hai dato la tua parola. Non sapevo che le Aes Sedai potessero mentire. Se devo darti lezione, devo sapere che farai come dico. Non guarderò mentre una mia studentessa si taglia la gola!» Amys sospirò e il bagliore di saidar svanì, come anche la barriera fra Egwene e saidar. «Non posso schermarti più a lungo. Sei molto più forte di me. Nell’Unico Potere, lo sei. Hai quasi abbattuto il mio scudo. Ma se non riesci a mantenere la parola, non sono certa di volerti addestrare.»
«Manterrò la parola, Amys. Prometto che lo farò. Ma devo incontrare le mie amiche nel Tel’aran’rhiod. Gliel’ho promesso. Amys, potrebbero avere bisogno del mio aiuto, dei miei consigli.» Non era facile distinguere il viso di Amys nell’oscurità, ma Egwene non vide alcun segno di morbidezza. «Ti prego, Amys. Mi hai già insegnato così tanto. Credo che potrei trovarle in qualsiasi luogo adesso. Ti prego, non smettere quando c’è ancora così tanto da imparare per me. Qualsiasi cosa vuoi che faccia, la farò.»
«Intrecciati i capelli» rispose Amys con un tono di voce uniforme.
«I capelli?» rispose Egwene incerta. Non era un problema, ma perché? Adesso li portava sciolti sulle spalle, eppure non molto tempo prima era quasi esplosa d’orgoglio quando la Cerchia delle Donne a casa le aveva detto che era abbastanza grande da portare la treccia, come quella che Nynaeve ancora portava. Nei Fiumi Gemelli la treccia diceva che eri abbastanza grande da essere considerata una donna.
«Una su ogni orecchio» la voce di Amys era ancora dura come roccia. «Se non hai dei fiocchi per legarti le trecce, te ne procurerò io alcuni. È il modo il cui le bambine portano i capelli fra noi. Ragazzine troppo giovani per mantenere la parola. Quando mi proverai che puoi mantenere la tua, potrai smettere di portare i capelli a quel modo. Ma se mi racconti un’altra bugia, ti farò scorciare la gonna, come i vestiti delle bambine, e ti troverò una bambola che dovrai portarti appresso. Quando ti deciderai a comportarti da donna, sarai trattata come tale. Acconsenti, o non ti insegnerò altro.»
«Acconsentirò se mi accompagnerai quando devo incontrare...»
«Acconsenti, Aes Sedai! Non prendo accordi con le bambine, o quelle che non mantengono la parola. Farai quello che ti dico, accetterai quel che decido di dare e niente più. In alternativa, vai via e fatti ammazzare per conto tuo. Io non ti aiuterò!»
Egwene era contenta che fosse scuro; nascondeva l’espressione minacciosa. Aveva dato la sua parola, ma tutto questo era così ingiusto. Nessuno stava cercando di limitare Rand con le sue stupide regole. Be’, forse lui era diverso. Non era certa di voler scambiare gli ordini di Amys con il desiderio di Couladin di trapassarla con una lancia. Mat di certo non si sarebbe adattato alle regole degli altri. Eppure, ta’veren o no, Mat non aveva nulla da imparare; tutto quello che doveva fare era esistere. Molto probabilmente si sarebbe rifiutato di imparare qualsiasi cosa se gliene fosse stata data la possibilità, a meno che non riguardasse il gioco o fare fesso qualcuno. Lei voleva imparare. A volte sembrava una sete infinita; per quanto apprendesse, non riusciva a spegnerla. E non era ancora abbastanza. Ecco come stanno le cose, pensò mestamente.
«Acconsento» rispose. «Farò quello che dici, accetterò quanto mi darai e nulla più.»
«Bene.» Dopo una lunga pausa, come se volesse vedere se Egwene aveva altro da aggiungere — la ragazza saggiamente tenne a freno la lingua — Amys aggiunse: «Intendo essere dura con te, Egwene, ma non senza motivo. Che tu sia convinta che ti abbia già insegnato molto dimostra solamente quanto sai poco. Hai un forte talento per il sogno, molto probabilmente un giorno ci supererai tutte di molto. Ma se non impari quello che posso insegnarti, non svilupperai mai quel talento a fondo. Molto probabilmente non vivrai abbastanza a lungo per farlo.»
«Ci proverò, Amys.» Egwene pensò di essere stata molto remissiva. Perché la donna non diceva ciò che voleva sentire? Se Egwene non poteva andare nel Tel’aran’rhiod da sola, allora doveva venire anche Amys al prossimo incontro con Elayne. O forse sarebbe stata Nynaeve la prossima volta.
«Bene. Hai qualcos’altro da dire?»
«No, Amys.»
La pausa stavolta fu più lunga; Egwene attese con tutta la pazienza che aveva e le mani piegate sulle ginocchia.
«Per cui puoi trattenere le tue richieste quanto vuoi» osservò alla fine Amys «anche se ti fa contorcere come una capra con il prurito. Sto sbagliando diagnosi? Posso procurarti un unguento. No? Molto bene. Ti accompagnerò quando devi incontrare le tue amiche.»
«Grazie» rispose Egwene compassata. Davvero una capra con il prurito!
«In caso non avessi ascoltato la prima volta che te lo ho detto, imparare non sarà né facile né rapido. Credi di avere lavorato in questi ultimi giorni. Adesso preparati a dedicarmi sul serio tempo e sforzo.»
«Amys, imparerò tutto quello che puoi insegnarmi, e lavorerò duro quanto vuoi, ma fra Rand e gli Amici delle Tenebre... il tempo per imparare potrebbe rivelarsi un lusso e la mia borsa vuota.»
«Lo so» rispose Amys stancamente. «Ci sta già procurando delle preoccupazioni. Vieni. Hai sprecato già abbastanza tempo con le tue bambinate. Ci sono affari di donne da discutere. Vieni. Le altre stanno aspettando.»
Per la prima volta Egwene si accorse che le coperte di Moiraine erano vuote. Si allungò per prendere il vestito, ma Amys le disse: «Quello non ti servirà. Faremo solamente un tratto breve. Mettiti una coperta sulle spalle e vieni. Ho già fatto un gran lavoro per Rand al’Thor e devo farne altro quando avremo finito.»
Avvolgendosi dubbiosa una coperta attorno alle spalle, Egwene seguì la donna più grande nella notte. Faceva freddo. Con la pelle d’oca, saltellava da un piede nudo all’altro su un suolo di pietra che sembrava poco meno che ghiaccio. Dopo il caldo del giorno, la notte sembrava fredda come il cuore dei Fiumi Gemelli in inverno, e il fiato si condensava in nuvolette davanti alla bocca, assorbito immediatamente dall’aria. Freddo o no, l’aria era ancora secca.
Sul retro del campo delle Sapienti si ergeva una piccola tenda che non aveva notato prima, bassa come le altre, ma ben chiusa su tutti i lati. Amys incominciò a spogliarsi e le fece cenno di fare lo stesso. Stringendo i denti per fare in modo che non sbattessero, seguì lentamente l’esempio di Amys. Quando la donna aiel si fu spogliata, rimase là in piedi, come se la notte non fosse gelida, inspirando a fondo e colpendosi con le braccia, prima di inchinarsi ed entrare.
Egwene sfrecciò alacremente appresso alla donna.
Un’umidità calda la colpì come una bastonata in mezzo agli occhi. Il sudore trasudava da ogni poro.
Moiraine era già lì con le altre Sapienti e Aviendha, tutte nude e sudate, sedute attorno a un grosso bollitore di ferro pieno fino all’orlo di pietre fuligginose. Il bollitore e le pietre irradiavano calore. L’Aes Sedai sembrava si fosse ripresa dalla dura prova, anche se adesso aveva una tensione attorno agli occhi che prima non c’era.
Mentre Egwene cercava con cautela un posto dove sedersi — non c’erano tappeti qui, solo roccia — Aviendha versò un po’ d’acqua da un recipiente più piccolo accanto a lei in quello più grande. L’acqua sibilò ed evaporò, senza lasciare nemmeno un punto bagnato sulle rocce. Aviendha aveva un’espressione acida in volto. Egwene sapeva come si sentiva. Anche alle novizie alla Torre venivano assegnati dei compiti; non era certa se odiava di più strofinare i pavimenti o le pentole. Questo incarico non sembrava così oneroso.
«Dobbiamo discutere cosa fare con Rand al’Thor» iniziò Bair quando anche Amys si sedette.
«Fare con Rand?» chiese Egwene allarmata. «Ha i marchi. È lui quello che stavate cercando.»
«È lui» confermò torva Melaine, scansandosi lunghe ciocche di capelli rossi dal viso umido. «Dobbiamo fare in modo che la maggior parte della nostra gente sopravviva alla sua venuta.»
«Altrettanto importante,» intervenne Seana «dobbiamo assicurarci che lui sopravviva per portare a termine il resto della profezia.» Melaine le lanciò un’occhiata furiosa e Seana aggiunse con tono paziente: «Altrimenti nessuno di noi sopravviverà.»
«Rhuarc aveva detto che avrebbe piazzato alcuni dei Jindo come guardie del corpo» rispose lentamente Egwene. «Ha cambiato idea?»
Amys scosse il capo. «Non ha cambiato idea. Rand al’Thor dorme nelle tende dei Jindo, con centinaia di uomini all’erta per fare in modo che si svegli. Ma gli uomini spesso vedono le cose in modo differente da noi. Rhuarc lo seguirà, forse opponendosi alle decisioni che ritiene sbagliate, ma non cercherà di guidarlo.»
«Credi che ne abbia bisogno?» Moiraine inarcò un sopracciglio a quella domanda, ma Egwene la ignorò. «Fino a ora ha fatto quel che doveva senza guida.»
«Rand al’Thor non conosce le nostre usanze» rispose Amys. «Ci sono centinaia di errori che potrebbe commettere per far rivoltale un capo o un clan contro di lui, per far vedere loro un abitante delle terre bagnate invece di Colui che viene con l’Alba. Mio marito è un buon uomo e un bravo capo, ma non è uno che parla di pace, addestrato a indurre uomini arrabbiati a deporre le lance. Dobbiamo avere qualcuno vicino a Rand al’Thor che possa bisbigliargli nell’orecchio quando sembra pronto a fare il passo sbagliato.» Fece cenno ad Aviendha di lanciare altra acqua sulle rocce calde; la giovane ragazza eseguì con grazia astiosa.
«E dobbiamo tenerlo d’occhio» aggiunse dura Melaine. «Dobbiamo avere qualche idea di cosa intende fare prima che la faccia. Il compimento delle Profezie del Rhuidean è iniziato — non può essere fermato prima della fine, in un modo o nell’altro — ma intendo fare in modo che sopravviva il maggior numero possibile della nostra gente. Come questo può essere fatto, dipende dalle intenzioni di Rand al’Thor.»
Bair si inchinò verso Egwene. Sembrava essere tutta ossa e tendini. «Lo conosci fin dall’infanzia. Si fiderà di te?»
«Ne dubito» rispose Egwene. «Non si fida più come faceva una volta.» Evitò di guardare Moiraine.
«Ce lo direbbe la ragazza se Rand si confidasse?» chiese Melaine. «Non voglio far arrabbiare nessuno qui, ma Egwene e Moiraine sono Aes Sedai. Quello che loro cercano potrebbe non essere lo stesso che cerchiamo noi.»
«Una volta servivamo le Aes Sedai» rispose semplicemente Bair. «All’epoca le deludemmo. Forse dobbiamo servirle nuovamente.» Melaine arrossì chiaramente imbarazzata.
Moiraine non diede segno di aver visto, o di avere sentito le parole dell’altra donna. Tranne per quella tensione attorno agli occhi, sembrava calma e fredda come il ghiaccio. «Aiuterò come posso» rispose freddamente «ma ho poca influenza su Rand. Al momento, sta intessendo il Disegno secondo i suoi piani.»
«Allora dobbiamo guardarlo da vicino e sperare.» sospirò Bair. «Aviendha, incontrerai Rand al’Thor quando si sveglia, ogni giorno, e non lo lascerai fino a quando non se ne ritorna sotto le coperte la notte. Gli starai vicina quanto i capelli che ha in testa’. Temo che il tuo addestramento dovrà essere fatto come possiamo; sarà un peso per te fare entrambe le cose, ma non può essere evitato. Se gli parli — e in particolar modo ascolti — non dovresti avere problemi a rimanergli vicina. Pochi uomini manderebbero via una giovane donna graziosa che li ascolta. Forse si lascerà sfuggire qualcosa.»
Aviendha diveniva sempre più rigida. Quando Bair finì rispose dura: «Non lo farò!» Scese un silenzio mortale e tutti gli occhi puntarono su di lei, ma li sostenne con aria di sfida.
«Non lo farai?» osservò Bair a bassa voce. «Non lo farai.» Sembrava che stesse assaporando delle parole inconsuete nella bocca.
«Aviendha» intervenne gentilmente Egwene «nessuno ti sta chiedendo di tradire Elayne, devi solo di parlare con lui.» Se valeva qualcosa, la ex Fanciulla sembrava anche più impaziente di trovare un’arma. «È questa la disciplina che imparano adesso le Fanciulle?» chiese dura Amys. «Se lo è, troverai che i nostri insegnamenti sono anche più duri. Se c’è qualche ragione per cui non puoi stare vicina a Rand al’Thor, dillo ora.» La provocazione di Aviendha avvizzì leggermente e la ragazza bofonchiò qualcosa. La voce di Amys divenne tagliente. «Ho detto di parlare!»
«Non mi piace!» esplose Aviendha. «Lo odio! Lo odio!» Se Egwene non l’avesse conosciuta bene, avrebbe pensato che era prossima alle lacrime. Quelle parole però la scossero: di certo Aviendha non parlava sul serio.
«Non ti stiamo chiedendo di amarlo, o di giacere con lui» rispose acida Seana. «Ti stiamo dicendo di ascoltarlo, e obbedirai!»
«Bambinate!» sbuffò Amys. «Che tipo di giovani donne produce adesso il mondo? Nessuna di voi cresce?»
Bair e Melaine furono anche più dure, con la donna più anziana che minacciava di legare Aviendha al cavallo di Rand al posto della sella — sembrava che volesse farlo sul serio — e Melaine che suggeriva che invece di dormire Aviendha avrebbe dovuto trascorrere la notte scavando e poi riempiendo le buche per schiarirsi le idee. Egwene si accorse che le minacce non servivano a costringerla; queste donne si aspettavano di essere obbedite e volevano che così fosse. Qualsiasi lavoro inutile che Aviendha avesse guadagnato sarebbe stato solo per la sua ostinazione. Ora sembrava si stesse calmando, con quattro paia di occhi delle Sapienti che la trapassavano, e si sistemò in una posizione difensiva sulle ginocchia. Eppure resisteva.
Egwene si sporse in avanti per appoggiare una mano sulla spalla di Aviendha. «Mi hai detto che siamo sorelle prossime e io credo sia vero. Lo farai per me? Vedila come se stessi vegliando su di lui per Elayne. Ti piace anche lei, lo so. Puoi riferirgli che lei mi ha detto che le cose che ha scritto nelle lettere le pensava davvero. Gli farà piacere saperlo.»
Il viso di Aviendha si contrasse. «Lo farò» rispose accasciandosi. «Lo guarderò per Elayne. Per Elayne.»
Amys si scosse. «Stupidaggini. Lo guarderai perché ti abbiamo detto di farlo, ragazza. Se credi di avere un’altra ragione, scoprirai con dolore che ti stai sbagliando. Altra acqua. Il vapore sta svanendo.»
Aviendha versò un altro po’ d’acqua sulle rocce come se stesse scagliando una lancia. Egwene era felice di vedere che le stava ritornando lo spirito, ma pensò che l’avrebbe invitata a essere cauta, una volta da sole. Avere spirito era bello, ma c’erano alcune donne — per esempio queste quattro Sapienti e Siuan Sanche — con le quali era comune buon senso tenere a freno lo spirito. Potevi gridare contro la Cerchia delle Donne per tutto il giorno e alla fine avresti comunque fatto quello che volevano, desiderando di essere rimasta zitta.
«Allora, questa faccenda è sistemata,» concluse Bair «godiamoci il vapore in silenzio, finché possiamo. C’è ancora molto da fare per alcune di noi stanotte, e per le prossime, se dobbiamo indire una riunione ad Alcair Dal per Rand al’Thor.»
«Gli uomini trovano sempre il sistema di far lavorare le donne» aggiunse Amys. «Perché Rand al’Thor dovrebbe essere diverso?»
La calma scese sulla tenda, turbata solo dal sibilo del vapore quando Aviendha versava altra acqua sulle pietre. Le Sapienti stavano sedute con le mani sulle ginocchia, respirando profondamente. Era veramente molto gradevole, anche rilassante, il caldo umido, la lucida sensazione di pulito che portava il sudore sulla pelle. Egwene pensò che per questo valeva la pena di perdere un po’ di sonno.
Moiraine però non sembrava rilassata. Fissava il recipiente fumante come se vedesse qualcos’altro in lontananza.
«È stato brutto?» chiese Egwene piano per non disturbare le Sapienti. «Voglio dire, il Rhuidean?» Aviendha guardò velocemente in alto, ma non disse nulla.
«I ricordi svaniscono» rispose Moiraine, con la stessa calma. Non distolse lo sguardo dalla visione lontana e la voce era quasi abbastanza fredda da togliere il calore dall’aria. «Molti sono già scomparsi. Alcuni li conoscevo già. Altri... La Ruota ordisce come vuole, e noi siamo solamente i fili del Disegno. Ho sacrificato la vita alla ricerca del Drago Rinato, per trovare Rand, e fare in modo che fosse pronto ad affrontare l’Ultima Battaglia. Lo vedrò accadere, a qualsiasi costo. Niente e nessuno possono essere più importanti di questo.»
Scossa dai brividi malgrado il sudore, Egwene chiuse gli occhi L’Aes Sedai non voleva conforto. Era un pezzo di ghiaccio, non una donna. Egwene si concentrò nel tentativo di catturare nuovamente quella sensazione piacevole. Sospettava che sarebbero state poche e ben distanziate nei giorni a venire.