Le ombre dell’alba si scorciavano e impallidivano mentre Rand e Mat correvano attraverso la brulla valle ancora scura, lasciandosi alle spalle il Rhuidean avvolto dalla nebbia. L’aria asciutta preannunciava il caldo, ma la lieve brezza era ancora fresca per Rand senza giubba. Non sarebbe durato a lungo; la rovente luce del mattino sarebbe presto scesa su di loro. Correvano al meglio delle loro possibilità nel tentativo di batterla, ma Rand non credeva che ce l’avrebbero fatta. Il loro meglio non era molto veloce.
Mat correva in modo disordinato ed era dolorante; su metà del viso aveva una macchia scura, la giubba era aperta e rivelava la camicia slacciata appiccicata al torace da altro sangue essiccato. A volte si toccava con circospezione il segno spesso attorno al collo, ormai quasi nero, ringhiando sommessamente; inciampava spesso, sostenendosi con la strana lancia dal manico nero e stringendosi la testa. Non si lamentava, ed era un brutto segno. Mat si lamentava molto per i piccoli disagi; se adesso stava in silenzio significava che stava soffrendo di un gran dolore.
La vecchia ferita mezza guarita nel fianco di Rand gli dava la sensazione che qualcosa la stesse perforando, gli squarci sul viso e la testa bruciavano, eppure, mentre procedeva parzialmente ripiegato su se stesso, pensava appena alle sue ferite. Era fin troppo consapevole del sole che sorgeva alle loro spalle e degli Aiel in attesa sullo spoglio lato della montagna davanti a loro. Lassù c’erano acqua, riparo e aiuto per Mat. Il sole sorgente alle spalle e gli Aiel di fronte. L’Alba e gli Aiel.
Colui che viene con l’Alba. Quell’Aes Sedai che aveva visto, o sognato di aver visto prima del Rhuidean — aveva parlato quasi avesse avuto il dono della Preveggenza. ‘Vi legherà con legami che non potrete spezzare. Vi riporterà indietro e vi distruggerà’. Parole pronunciate come una profezia. Distruggerli. Le Profezie proclamavano che avrebbe scatenato una nuova Frattura del Mondo. L’idea lo terrorizzava. Forse poteva almeno evitare quella parte, ma la guerra, la morte e la distruzione già erano sgorgate al suo passaggio. Tear era il primo posto, in quello che sembrava molto tempo, in cui non si era lasciato il caos alle spalle, uomini morenti e villaggi in fiamme.
Desiderava poter salire in groppa a Jeade’en e correre il più veloce possibile. Non era la prima volta. Ma non posso fuggire, pensò. L’ho fatto perché non c’è nessun altro che può farlo. O lo faccio, o vince il Tenebroso. Uno scambio duro, ma il solo possibile. Ma perché dovrei voler distruggere gli Aiel? Come? si chiedeva.
L’ultimo pensiero lo raggelò. Era come se avesse già accettato l’idea di doverli eliminare. Non voleva fare del male agli Aiel. «Luce,» esclamò rauco «non voglio distruggere nessuno!» Si sentiva nuovamente la bocca inaridita dalla polvere.
Mat lo guardò in silenzio. Un’occhiata circospetta.
Su in alto gli Aiel cominciavano a muoversi nei tre accampamenti. La cruda verità era che aveva bisogno di loro. Questa era la ragione per cui aveva incominciato a contemplare questo piano, quando aveva scoperto che il Drago Rinato e Colui che viene con l’Alba potevano benissimo essere la stessa persona. Aveva bisogno di persone di cui poteva fidarsi, che lo seguissero non per paura, o per brama di potere. Persone che non intendessero usarlo per i propri scopi. Aveva fatto quel che era richiesto, e adesso li avrebbe usati. Perché doveva. Ancora non era impazzito — non lo credeva — ma molti lo avrebbero pensato prima che avesse finito.
La luce piena e splendente li sorpassò prima che iniziassero a risalire il Chaendaer, il caldo era intollerabile. Rand percorse il pendio irregolare il più velocemente possibile, con le sue salite, le discese e i rozzi affioramenti; la sua gola aveva dimenticato l’ultima volta che aveva bevuto e il sole gli asciugava la camicia non appena il sudore la inumidiva. Nemmeno Mat aveva bisogno che gli venisse messa fretta. Lassù c’era l’acqua. Bair stava in piedi davanti alla bassa tenda delle Sapienti, con una sacca d’acqua fra le mani che splendeva per la condensa. Umettandosi le labbra screpolate, Rand fu certo di aver visto quel bagliore.
«Dov’è? Cosa gli avete fatto?»
Il grido fece bloccare Rand di colpo. L’uomo con i capelli rosso fuoco, Couladin, stava in piedi su un pezzo di granito che spuntava dalla montagna. Altri del clan Shaido si erano riuniti alla base dello spuntone di roccia, tutti intenti a guardare Rand e Mat. Alcuni erano velati.
«Dì chi stai parlando?» chiese Rand. La voce era rauca per quanto aveva la gola secca.
Couladin sgranò gli occhi oltraggiato. «Muradin, abitante delle terre bagnate! È entrato nel Rhuidean due giorni prima di te, eppure sei ritornato per primo. Non poteva fallire dove tu sei riuscito! Devi averlo ucciso!»
A Rand sembrò di sentire delle grida provenire dalla tenda delle Sapienti, ma prima che potesse anche battere le palpebre, Couladin si avventò contro di lui come un serpente, scagliandogli contro una lancia. Altre due si aggiunsero alle sue spalle, provenienti dagli Aiel alla base della roccia.
Istintivamente Rand scattò verso saidin e la spada ricavata dalla fiamma. La lama gli roteò fra le mani — Turbine sulla montagna, un nome appropriato per quella figura — spezzando due aste di lancia a metà.
La lancia nera rotante di Mat abbatté la terza.
«Ecco la prova!» gridò Couladin. «Sono entrati nel Rhuidean armati! È vietato! Guardate il sangue su di loro! Hanno ucciso Muradin!» mentre ancora parlava scagliò un’altra lancia, stavolta seguita da più una dozzina.
Rand si lanciò di lato, appena cosciente di Mat che balzava nella direzione opposta, ma ancora prima che loro toccassero il suolo, le lance si conficcarono tutte nel terreno proprio dove si era trovato Rand, sbattendo una contro l’altra. Rialzandosi in piedi vide che le lance erano tutte conficcate nella roccia, in un circolo perfetto intorno al punto da dove era balzato. Per un attimo anche Couladin sembrò stupito fino a restare immobilizzato.
«Smettetela!» gridò Bair, correndo giù in quel momento di immobilità. La lunga gonna ingombrante non le impediva i movimenti come non lo faceva l’età; balzava lungo il pendio, una ragazza furiosa con tutti i capelli bianchi. «La pace del Rhuidean, Couladin!» La voce acuta della donna era una lancia di ferro. «Hai già provato a spezzarla due volte. Ancora una, e verrai dichiarato fuorilegge! Hai la mia parola! Tu e chiunque altro alzerà una mano!» Si fermò di colpo davanti a Rand, affrontando lo Shaido con la sacca dell’acqua sollevata come se con essa volesse colpirlo. «Chi dubita di me sollevi pure un’arma! Quello verrà privato dell’ombra secondo l’Accordo del Rhuidean, gli verrà negata la fortezza, un posto o una tenda. La sua setta di appartenenza lo caccerà come una bestia selvatica.»
Alcuni degli Shaido calarono velocemente i veli — alcuni di loro — ma Couladin non sembrò dissuaso. «Sono armati, Bair! Sono andati armati nel Rhuidean! Questo è...»
«Silenzio!» Bair scosse un pugno verso l’uomo. «Tu osi parlare di armi? Tu, che hai spezzato la pace del Rhuidean, e ucciso con il viso scoperto davanti al mondo? Non hanno portato armi con loro; ne sono stata testimone.» Sì voltò deliberatamente, ma lo sguardo che passò su Rand e Mat era poco più morbido di quello che aveva riservato a Couladin. Fece una smorfia nel vedere la strana lancia con la lama di spada che aveva Mat. «L’hai trovata nel Rhuidean, ragazzo?»
«Mi è stata data, ‘vecchia donna’» gridò rauco Mat in risposta. «Ho pagato per essa, intendo tenerla.»
La Sapiente tirò su con il naso. «Sembra che entrambi vi siate rotolati nell’erbacoltello. Cosa...? No, potete dirmelo più tardi.» Lanciando un’occhiata alla spada creata dal Potere di Rand, la donna rabbrividì. «Liberati di quella cosa e mostra loro i segni prima che quell’idiota di Couladin li incoraggi nuovamente. Con quel carattere che si ritrova farebbe diventare fuorilegge tutto il suo clan senza battere ciglio. Rapido!»
Per un momento Rand rimase a bocca aperta. Segni? Quindi si rammentò di cosa gli aveva mostrato una volta Rhuarc, il marchio di un uomo che era sopravvissuto al Rhuidean. Lasciando svanire la spada, slacciò il polsino sinistro della manica e si tirò su la manica fino al gomito.
Attorno all’avambraccio si avvolgeva una sagoma come quella sulla bandiera del Drago, un serpente sinuoso dalla criniera dorata e le scaglie rosse e dorate. Naturalmente se lo aspettava, ma era pur sempre un colpo. Quella creatura inesistente sembrava fare parte della pelle, come se si fosse sistemata su di lui. Non sentiva differenza nel braccio, eppure le scaglie brillavano al sole come metallo lucidato; gli sembrava che se avesse toccato la criniera dorata sul polso, avrebbe certamente sentito ogni pelo.
Sollevò il braccio in aria appena lo scoprì, in alto per dare modo alle gente di Couladin di vederlo. Fra gli Shaido si elevarono dei mormorii e Couladin ringhiò senza parole. Il numero di Aiel attorno al promontorio di granito aumentava mentre altri Shaido provenivano correndo dalle loro tende. Rhuarc stava con Heirn e i suoi Jindo un po’ più in alto; guardavano circospetti gli Shaido e Rand con il braccio alzato, con un’aria di aspettativa che non diminuiva. Lan era a metà fra i due gruppi con le mani appoggiate sull’elsa della spada e il volto ombroso.
Proprio mentre Rand cominciava a rendersi conto che gli Aiel volevano qualcosa di più, Egwene e le altre tre Sapienti lo raggiunsero, inerpicandosi per il pendio. Le donne aiel sembravano del tutto intolleranti all’idea di dover correre arrabbiate come era apparsa Bair. Amys guardò furiosa Couladin, mentre Melaine dai capelli rosso oro fissava Rand con sguardo accusatorio. Seana sembrava pronta a masticare rocce. Egwene, con una sciarpa avvolta attorno al capo e i capelli sciolti sulle spalle, fissava Mat e lui, parzialmente costernata e in parte come se si fosse aspettata di non vederli più.
«Sciocco» borbottò Bair. «Tutti i segni.» Lanciando la sacca dell’acqua a Mat, prese il braccio destro di Rand e tirò su la manica, esponendo un’immagine speculare della creatura sul braccio sinistro. La donna trattenne il respiro, quindi lo rilasciò con un lungo sospiro. Sembrava in bilico sulla lama di un rasoio fra sollievo e apprensione. Non c’era possibilità d’errore; aveva sperato nel secondo marchio, eppure ne era spaventata. Amys e le altre due Sapienti fecero quasi un’eco perfetta al suo sospiro. Era strano vedere degli Aiel spaventati.
Rand si mise quasi a ridere. Non che fosse divertito. ‘Due e due volte verrà marchiato’. Questo era quanto riportava la Profezia del Drago. Un airone marchiato su ogni palmo, e adesso questi. Una di queste particolari creature — Draghi, così li chiamava la Profezia — doveva rappresentare ‘le memorie perdute’. Il Rhuidean aveva di certo provveduto a colmare questa parte, con la storia perduta delle origini degli Aiel. E l’altro per il ‘prezzo che deve pagare’. Quando dovrò pagarlo? si chiese Rand. E quanti dovranno pagarlo con me? Qualcun altro doveva sempre, anche quando Rand cercava di pagare da solo.
Apprensiva o no, Bair non si soffermò a mostrare quel braccio sopra la testa e proclamò ad alta voce: «Guardate quanto non è mai stato visto prima. Il Car’a’carn è stato scelto, il capo dei capi. Figlio di una Fanciulla, è venuto con l’alba dal Rhuidean, secondo le Profezie, per unire gli Aiel! Il compimento della Profezia è iniziato!»
La reazione degli altri Aiel non fu affatto come Rand se l’era immaginata. Couladin lo fissava, se possibile anche con maggior odio di prima, quindi balzò dalla sporgenza di granito e risalì il pendio per svanire fra le tende degli Shaido, i quali iniziarono a disperdersi, guardando Rand con espressioni illeggibili, prima di tornare alle loro tende. Heirn e i guerrieri della setta Jindo, quasi senza esitare, fecero lo stesso. In pochi momenti rimase solamente Rhuarc, gli occhi che tradivano preoccupazione. Lan andò dal capoclan; a giudicare dal suo viso, il Custode non avrebbe voluto vedere il giovane al’Thor. Rand non era certo di cosa si era aspettato, ma certamente qualcosa di diverso.
«Che io sia folgorato!» mormorò Mat. Sembrò accorgersi per la prima volta che aveva la sacca dell’acqua fra le mani. Stappandola la tenne alta, lasciando cadere l’acqua sul viso e in bocca. Quando finalmente la abbassò, guardò i segni sulle braccia di Rand e scosse nuovamente il capo ripetendo: «Che io sia folgorato!» mentre gli passava la sacca dell’acqua.
Rand fissava gli Aiel costernato, ma fu più che felice di bere. Il primo sorso gli fece male alla gola. Era troppo asciutta.
«Che cosa ti è successo?» chiese Egwene. «Muradin ti ha attaccato?»
«È vietato parlare di quanto è accaduto nel Rhuidean» intervenne dura Bair.
«Non è stato Muradin» rispose Rand. «Dov’è Moiraine? Mi aspettavo che sarebbe stata la prima a incontrarci.» Si strofinò il viso; dei grumi di sangue essiccato gli caddero dalle mani. «Per una volta non mi importerà se chiede prima di guarirmi.»
«Neanche a me» aggiunse rauco Mat. Ondeggiò, appoggiandosi alla lancia, e premette il palmo della mano sulla fronte. «Il cervello mi turbina.»
Egwene fece una smorfia. «Si trova ancora nel Rhuidean, immagino. Ma se alla fine voi ne siete usciti, forse lo farà anche lei. Se ne è andata subito dopo di voi. Anche Aviendha. Siete stati via molto a lungo.»
«Moiraine nel Rhuidean?» chiese Rand incredulo. «E Aviendha? Perché...?» di colpo riesaminò quanto aveva detto Egwene. «Che vuoi dire con molto a lungo?»
«Questo è il settimo giorno» rispose Egwene. «Il settimo giorno da quando tutti voi siete scesi nella valle.»
La sacca dell’acqua gli cadde di mano. Seana la raccolse prima che una piccola parte del contenuto, così prezioso nel deserto, potesse uscire e scivolare sul terreno roccioso. Rand la notò appena. Sette giorni. Poteva essere accaduta qualsiasi cosa in sette giorni. Forse mi stanno raggiungendo, magari hanno già scoperto cosa sto progettando. Devo muovermi. Veloce. Devo mantenere il vantaggio. Non mi sono recato così lontano per fallire, pensò.
Tutti lo fissavano preoccupati, anche Rhuarc e Mat. E cauti. Non c’era da meravigliarsi. Chi poteva dire cosa avrebbe fatto, o quanto ancora era sano di mente? Solamente Lan non modificò lo sguardo duro.
«Ti ho detto che era Aviendha, Rand. Nuda come il giorno in cui è nata.» Nella voce di Mat c’era una punta rauca di dolore e le sue gambe non sembravano affatto stabili.
«Quanto tempo passerà prima che Moiraine faccia ritorno?» chiese Rand. Se era andata via con loro, doveva tornare presto.
«Se non ritorna per il decimo giorno» rispose Bair «non tornerà. Nessuna è mai tornata dopo il decimo giorno.»
Forse altri tre giorni. Altri tre giorni quando ne aveva già persi sette. Lascia che vengano allora. Non fallirò! Trattenne a malapena un ringhio. «Potete incanalare. Almeno una di voi. Ho visto come avete fatto volare Couladin. Guarirete Mat?»
Amys e Melaine si scambiarono delle occhiate che poté solamente chiamare meste. «Le nostre strade sono andate in altre direzioni» rispose con rimpianto Amys. «Ci sono delle Sapienti che in qualche modo riescono a fare quello che hai chiesto, ma noi non siamo fra quelle.»
«Cosa vuoi dire?» scattò rabbioso. «Potete incanalare come le Aes Sedai. Perché non potete guarire come loro? Non volevate nemmeno che si recasse nel Rhuidean. Credete di poterlo lasciare morire adesso?»
«Sopravviverò» rispose Mat, ma aveva gli occhi tesi per la sofferenza.
Egwene appoggiò una mano sul braccio di Rand. «Non tutte le Aes Sedai possono guarire» spiegò con tono inteso a calmarlo. «Le migliori guaritrici appartengono all’Ajah Gialla. Sheriam, la Maestra delle Novizie, non può guarire nulla di più serio di un livido o un piccolo taglio. Non ci sono due donne che abbiano gli stessi talenti o capacità.»
Il tono di voce di Egwene lo irritava. Non era un bambino stizzoso che aveva bisogno di essere calmato. Guardò torvo le Sapienti. Che non potessero o non volessero, Mat e lui avrebbero dovuto aspettare Moiraine. Se non era stata uccisa da una di quelle bolle di male, da quelle creature di polvere. Ormai dovevano essersi dissolte; a quelle in Tear c’era stata una fine. Non l’avrebbero fermata. Poteva incanalare una via d’uscita attraverso di loro. Sa cosa sta facendo, non deve scoprirlo passo dopo passo come me, pensò Rand. Ma allora perché non era tornata? E perché, in primo luogo, era andata nel Rhuidean, perché non l’aveva vista? Domanda stupida. Centinaia di persone potevano trovarsi nel Rhuidean senza essere viste. Troppe domande e nessuna risposta fino al ritorno di Moiraine, sospettava, e forse nemmeno allora.
«Abbiamo erbe e unguenti» spiegò Seana. «Venite via dal sole e ci prenderemo cura delle vostre ferite.»
«Via dal sole» Rand mormorò. «Sì.» Si stava comportando da maleducato, ma non gli importava. Perché Moiraine si era recata nel Rhuidean? Non credeva che la donna avrebbe smesso di spingerlo nella direzione che riteneva migliore, e il Tenebroso aveva le sue opinioni. Se si trovava là dentro, poteva aver influito sulle visioni che aveva avuto? Poteva averle in qualche modo cambiate? Se solo sospettava i piani di Rand...
Si avviò verso le tende dei Jindo — era improbabile che la gente di Couladin gli avrebbe offerto un posto dove riposare — ma Amys lo fece voltare verso le tende piatte oltre quelle delle Sapienti. «Potrebbero ancora non essere a loro agio ad averti fra loro» spiegò. Rhuarc, che l’aveva affiancata, annuì in accordo. Melaine lanciò un’occhiata a Lan. «Questo non è un affare che ti riguarda, Aan’allein. Tu e Rhuarc prendete Matrim e...»
«No» intervenne Rand. «Li voglio con me.» In parte perché voleva risposte dal capoclan, e in parte per pura ostinazione. Queste Sapienti erano determinate a portarlo in giro attaccato a un guinzaglio, proprio come Moiraine. Non avrebbe acconsentito a una cosa simile. Le donne si guardarono, quindi annuirono quasi avessero accettato una richiesta. Se credevano che sarebbe stato un bravo ragazzo perché gli avevano dato una caramella, si sbagliavano. «Pensavo che saresti stato con Moiraine» si rivolse a Lan, ignorando le Sapienti e i loro cenni del capo.
Un lampo di imbarazzo attraversò il viso del Custode. «Le Sapienti sono riuscite a nascondermi la sua partenza quasi fino al tramonto» ammise rigido. «Loro mi... hanno convinto che seguirla non sarebbe servito a nulla. Mi hanno spiegato che anche se lo avessi fatto, non l’avrei trovata fino a quando non fosse stata già sulla via del ritorno e allora non avrebbe avuto bisogno di me. Non sono più certo di aver fatto bene a prestar loro ascolto.»
«Ascolto!» sbuffò Melaine. I braccialetti d’oro e d’avorio sbatterono fra loro mentre si aggiustava irritata lo scialle. «Fidati di un uomo che cerca di dire cose sensate. Saresti quasi certamente morto e probabilmente avresti anche ucciso Moiraine.»
«Melaine e io abbiamo dovuto trattenerlo quasi per metà della notte, prima che ci desse ascolto» aggiunse Amys. Il lieve sorriso era parzialmente divertito e vagamente sarcastico.
Il viso di Lan sembrava essere scolpito in nuvole temporalesche. C’era poco da meravigliarsi se le Sapienti avevano usato il Potere su di lui. Cosa stava facendo Moiraine là dentro?
«Rhuarc,» chiese Rand «come devo fare a unire gli Aiel? Non vogliono nemmeno guardarmi.» Sollevò le braccia scoperte per un momento; le scaglie dei Draghi brillarono alla forte luce solare. «Questi segni dicono che io sono Colui che viene con l’Alba, ma tutti si sono dissolti non appena li ho mostrati.»
«Un conto è sapere che le Profezie si compiranno,» rispose lentamente il capoclan «altro è vedere che si compiono proprio davanti ai tuoi occhi. Si dice che riunirai nuovamente tutti i clan, come tanto tempo fa, ma ci siamo combattuti a vicenda quasi quanto abbiamo combattuto contro il resto del mondo. E, per alcuni di noi, c’è dell’altro.»
Vi legherà e vi distruggerà, pensò Rand. Anche Rhuarc probabilmente lo aveva sentito. E gli altri capiclan con le Sapienti, se anche loro si erano addentrati nella foresta di splendenti colonne di vetro. Se Moiraine non aveva organizzato una visione speciale per lui. «Vedono tutti le stesse cose all’interno delle colonne, Rhuarc?»
«No!» esclamò Melaine, con gli occhi come acciaio verde. «Resta in silenzio, oppure manda via Aan’allein e Matrim. Anche tu devi allontanarti, Egwene.»
«Non è permesso» spiegò Amys con una voce leggermente più delicata «parlare di quanto è accaduto nel Rhuidean, se non con quelli che ci sono stati.» Appena più delicata, non più. «Anche in quel caso, pochi ne parlano e raramente.»
«Ho intenzione di cambiare cosa è permesso e cosa no» rispose Rand con tono informe. «Abituatevi.» Sentì Egwene che borbottava qualcosa sul fatto che aveva bisogno di essere tirato per le orecchie e le sorrise malizioso. «Egwene può rimanere, visto che lo ha chiesto così gentilmente.» La ragazza gli fece la linguaccia, quindi arrossì quando si accorse di cosa aveva fatto.
«Il cambiamento» osservò Rhuarc. «Lo sai che lui porta cambiamenti, Amys. È chiederci cosa e come, che ci rende simili a bambini soli nel buio. Visto che così dev’essere, lascia che cominci fin d’ora. Non ci sono due capoclan con cui abbia parlato che hanno visto esattamente attraverso gli stessi occhi, Rand, o precisamente le stesse cose, fino alla condivisione dell’acqua e la riunione dove è stato stipulato l’Accordo del Rhuidean. Se è lo stesso per le Sapienti non lo so, ma sospetto che lo sia. Credo che sia una questione di linee di sangue. Credo di aver visto attraverso gli occhi dei miei antenati e tu attraverso quelli dei tuoi.»
Amys e le altre Sapienti divennero torve e si immersero in un silenzio imbronciato. Mat ed Egwene avevano le stesse espressioni confuse. Lan non sembrava che stesse ascoltando; gli occhi erano persi, uno sguardo interiore, senza dubbio preoccupato per Moiraine.
Anche Rand si sentiva un po’ strano. Vedere attraverso gli occhi degli antenati. Sapeva da un po’ che Tam al’Thor non era il suo vero padre, che era stato trovato neonato su un pendio del Monte Drago dopo l’ultima battaglia rilevante della Guerra Aiel. Un neonato con la madre defunta, una Fanciulla della Lancia. Aveva proclamato di avere sangue aiel per chiedere l’ammissione al Rhuidean, ma il fatto cominciava solo adesso a prendere forma nella mente di Rand. I suoi antenati. Aiel. «Allora anche tu hai assistito alla costruzione iniziale del Rhuidean» concluse. «E le due Aes Sedai. Tu... hai sentito cosa ha detto una di loro.» Vi distruggerà.
«Ho sentito.» Rhuarc sembrava rassegnato, come un uomo che sapeva che doveva essergli amputata una gamba. «Lo so.»
Rand cambiò soggetto. «Cos’è la condivisione dell’acqua?»
Il capoclan sollevò sorpreso le sopracciglia. «Non l’hai riconosciuta? Ma in fondo non vedo perché avresti dovuto; non sei cresciuto con le nostre storie. Secondo i vecchi racconti, dal giorno in cui iniziò la Frattura del Mondo fino al giorno in cui entrammo nella terra delle Tre Piegature per la prima volta, solo una razza non ci aveva attaccati. Ci permettevano di attingere acqua liberamente quando ce ne era bisogno. Ci impiegammo molto per scoprire chi fossero. Ma questo è passato ormai. Il patto di pace fu distrutto; gli assassini degli alberi ci hanno sputato in faccia.»
«Cairhien» rispose Rand. «Stai parlando di Cairhien e di Avendoraldera, di Laman che ha abbattuto l’Albero.»
«Laman è morto per punizione» proseguì Rhuarc con voce piatta. «Abbiamo finito con gli spergiuri.» Guardò Rand di traverso. «Alcuni, come Couladin, la ritengono una prova che non possiamo fidarci di nessuno che non sia Aiel. Questa è una parte del motivo per cui ti odia. Solo una parte. Prenderà il tuo viso e il tuo sangue per menzogne. O così sosterrà.»
Rand scosse il capo. Moiraine a volte parlava della complessità del Merletto delle Epoche, del Disegno di un’Epoca, intessuto nella Ruota del Tempo da fili di vite umane. Se gli antenati dei Cairhienesi non avessero permesso agli Aiel di attingere acqua tremila anni fa, allora a Cairhien non sarebbe mai stato concesso il permesso di usare il Sentiero della Seta attraverso il deserto, con un arbusto di Avendesora per consolidare il patto. Nessun patto, e re Laman non avrebbe avuto alcun albero da abbattere; non ci sarebbe stata la Guerra Aiel; lui poteva non nascere sul pendio di Monte Drago per essere preso e portato a crescere nei Fiumi Gemelli. Quanti altri simili punti c’erano, dove una singola decisione in un modo o nell’altro aveva influenzato la tessitura del Disegno per migliaia di anni? Mille volte mille piccole ramificazioni, altre mille, tutte che strattonavano il Disegno in un motivo differente. Lui in persona era una di quelle ramificazioni ambulanti, forse anche Mat e Perrin. Ciò che facevano, o non facevano, avrebbe avuto ripercussioni per anni, attraverso le Epoche.
Rand guardò Mat, che zoppicava inerpicandosi sul pendio con l’aiuto della lancia, testa bassa e occhi stretti dal dolore. Il Creatore non stava pensando, visto che aveva piazzato il futuro sulle spalle di tre contadini. Non posso liberarmene. Devo portare questo peso, a qualsiasi costo, si disse.
Giunti alle tende basse delle Sapienti, le donne si inchinarono ed entrarono, mormorando qualcosa riguardo acqua e ombra. Trascinarono Mat con loro; come dimostrazione di quanto gli facevano male testa e gola, non solo obbedì, ma lo fece in silenzio.
Rand iniziò a seguirle, ma Lan gli appoggiò una mano sulla spalla. «L’hai vista?» chiese il Custode.
«No, Lan. Mi dispiace, non l’ho vista. Se qualcuno può uscirne sano e salvo, lei lo farà.»
Lan grugnì e spostò la mano. «Fai attenzione a Couladin, Rand. Ho visto gente della sua risma prima d’ora. L’ambizione gli brucia nello stomaco. Sacrificherebbe il mondo per il potere.»
«Aan’allein dice il vero» intervenne Rhuarc. «I Draghi sulle tue braccia non avranno importanza se morirai prima che lo vengano a sapere i capiclan. Mi accerterò che alcuni dei Jindo di Heirn ti siano sempre vicini fino a quando non giungeremo a Rocce Fredde. Anche allora, probabilmente Couladin cercherà di creare noie, e almeno gli Shaido lo seguiranno. Forse anche altri. Le Profezie del Rhuidean narrano che saresti stato cresciuto da gente non del sangue, eppure Couladin potrebbe non essere il solo a vedere un abitante delle terre bagnate.»
«Cercherò di guardarmi le spalle» rispose asciutto Rand. In quelle storie, quando qualcuno compiva una Profezia, tutti gridavano: «Guardate!» o qualcosa del genere e quello era quanto, a esclusione di avere a che fare con delle canaglie. Nella vita reale non sembrava funzionare allo stesso modo.
Quando entrarono nella tenda, Mat era già seduto su un cuscino con dei tasselli dorati, senza giubba e camicia. Una donna in un abito bianco con il cappuccio aveva finito di lavargli via il sangue rappreso dal viso e stava appena cominciando con il torace. Amys aveva fra le ginocchia un mortaio di pietra e mischiava alcuni unguenti con un pestello, mentre Bair e Seana avevano le teste unite sopra un miscuglio di erbe che stavano piazzando in una ciotola di acqua bollente.
Melaine rivolse una smorfia a Lan e Rhuarc, quindi fissò Rand con freddi occhi verdi. «Spogliati fino alla cintola» ordinò bruscamente. «I tagli che hai sulla testa non sembrano così brutti, ma fammi vedere cos’è che ti fa stare incurvato.» Colpì un piccolo gong di bronzo e un’altra donna vestita di bianco si affacciò dal retro della tenda, con un bacile d’argento pieno di acqua fumante in mano e asciugamani su un braccio.
Rand si sedette su un cuscino, costringendosi a restare dritto. «Non è nulla di cui devi preoccuparti» la rassicurò. La seconda donna in bianco si inginocchiò graziosamente accanto a lui e, resistendo agli sforzi di Rand di prendere l’asciugamano umido che stava strizzando sulla bacinella, iniziò gentilmente a pulirgli il viso. Si chiese chi fosse quella donna. Sembrava Aiel, ma certamente non si comportava come una di loro. In quegli occhi grigi c’era una determinata mansuetudine.
«È una vecchia ferita» spiegò Egwene alla Sapiente dai capelli rosso oro. «Moiraine non è mai riuscita a guarirla completamente.» Lo sguardo che rivolse a Rand diceva che la semplice educazione lo avrebbe dovuto indurre a spiegare almeno quello. A giudicare dagli sguardi che passavano fra le Sapienti, però, pensava che Egwene avesse già detto più che abbastanza. Una ferita che un’Aes Sedai non poteva guarire; quello per loro era un mistero. Moiraine sembrava sapere più cose su Rand di quante ne sapesse lui in persona e avere a che fare con lei era difficile. Forse con le Sapienti sarebbe stato più facile, se dovevano indovinare le cose che lo riguardavano.
Mat sobbalzò mentre Amys cominciava a strofinargli l’unguento sui tagli al torace. Se la sensazione sulla pelle era come l’odore, pensò Rand, Mat aveva tutte le ragioni di sobbalzare. Bair spinse un calice in mano a Mat. «Bevi, giovanotto. La radice di timsin e il trompillo aiuteranno il mal di testa, se qualcosa può farlo.»
Mat non esitò prima di deglutire il miscuglio, rabbrividendo subito dopo, la faccia schifata. «Ha il sapore dell’interno dei miei stivali.» Ma le rivolse comunque un inchino da seduto abbastanza formale anche per un Tarenese, se non fosse stato senza camicia e solo leggermente rovinato dall’improvviso sorriso malizioso. «Ti ringrazio, Sapiente, e non chiederò se hai aggiunto qualcosa solamente per dargli quel... sapore... memorabile.» Le risate sommesse di Bair e Seana potevano essere dovute al fatto che l’altra aveva, o non aveva, aggiunto qualcosa, ma sembrava che Mat avesse trovato il modo di toccare la giusta corda delle donne. Anche Melanine gli rivolse un rapido sorriso.
«Rhuarc» chiese Rand «se Couladin sta progettando di causare problemi, devo assolutamente precederlo. Come faccio a comunicare con tutti gli altri capoclan? Per spiegare di me, di questi.» Mosse le braccia con i Draghi avvolti su di esse. La donna vestita di bianco accanto a lui, che adesso stava pulendo il lungo taglio che aveva fra i capelli, evitò deliberatamente di guardarli.
«Non c’è una precisa formalità» rispose Rhuarc. «Come potrebbe essercene una per una cosa che accade una volta sola? Quando deve essere indetta una riunione dei capiclan, ci sono dei posti dove vale qualcosa di simile alla pace del Rhuidean. Il più vicino a Rocce Fredde, al Rhuidean, è Alcair Dal. Potresti mostrare le prove ai clan e ai capiclan in quel luogo.»
«Al’cair Dal?» chiese Mat, dando alla parola un suono leggermente differente. «La Conca Dorata?»
Rhuarc annuì. «Una valle rotonda, anche se non c’è nulla di dorato da quelle parti. C’è una sporgenza a un lato, e un uomo che vi si ponga sopra può essere sentito da chiunque nella valle senza che alzi la voce.»
Rand guardò cupo i Draghi sulle braccia. Non era il solo a essere stato marchiato in qualche modo nel Rhuidean. Mat non pronunciava più parole occasionali della lingua antica senza sapere ciò che stava dicendo. La capiva, fin dal Rhuidean, anche se non sembrava rendersene conto. Egwene guardò Mat pensierosa. Aveva trascorso troppo tempo con le Aes Sedai.
«Rhuarc, puoi inviare messaggi ai capiclan?» chiese Rand. «Quanto tempo ci vorrà per chiedere a tutti di venire ad Alcair Dal? Cosa bisogna fare per accertarsi che vengano?»
«I messaggeri ci impiegherebbero settimane e altre ancora ne passerebbero prima che tutti si riuniscano.» Il gesto che fece Rhuarc incluse tutte le Sapienti. «Loro possono parlare a ogni capoclan in sogno in una sola notte, al capo di ogni setta. E con ogni Sapiente, per essere sicure che qualche uomo non lo scambi per un semplice sogno.»
«Apprezzo la tua sicurezza sul fatto che siamo in grado di spostare le montagne, ombra del mio cuore,» rispose Amys sarcasticamente, sistemandosi vicino a Rand con l’unguento, «ma non è così. Ci vorrebbero diverse notti per eseguire quello che hai esposto, con poco riposo in esse.»
Rand le prese la mano mentre la donna aveva incominciato a spalmare l’unguento dall’odore pungente sulla guancia. «Lo farete?»
«Sei così impaziente di distruggerci?» chiese la Sapiente, quindi si morse il labbro contrariata mentre la donna in bianco dall’altro lato di Rand sobbalzò.
Melaine batté due volte le mani. «Lasciateci» ordinò con durezza, e le donne in bianco si inchinarono abbandonando la tenda con le bacinelle e gli asciugamani.
«Mi stai pungolando come un ago» si rivolse dura Amys a Rand. «Qualsiasi cosa è stata ordinata loro, quelle donne adesso parleranno di qualcosa che non dovrebbero sapere.» Liberò la mano con uno strattone, iniziando a strofinare l’unguento con forse maggiore energia del necessario. Bruciava più di quanto puzzasse.
«Non intendo pungolarti,» rispose Rand «ma non c’è tempo. I Reietti sono liberi, Amys, e se scoprono dove mi trovo, o cosa ho in mente...» Le donne aiel non sembravano sorprese. Lo sapevano già? «Nove sono ancora in vita. Troppi, e quelli che non vogliono uccidermi pensano di potermi usare. Non ho tempo. Se conoscessi un modo per far arrivare i capiclan qui adesso e fare in modo che mi accettassero, lo userei.»
«Qual è il tuo piano?» La voce di Amys era dura come il viso. «Chiederai — dirai — ai capiclan di venire ad Alcair Dal?»
Per un lungo momento la donna sostenne lo sguardo di Rand. Quando finalmente annuì, lo fece a malincuore.
Riluttante o no, parte della tensione lo lasciò. Non c’era modo di recuperare i sette giorni perduti, ma forse poteva evitare di perderne altri. Moiraine però, ancora nel Rhuidean con Aviendha, lo tratteneva lì. Non poteva semplicemente abbandonarla.
«Conoscevi mia madre» osservò Rand. Egwene si protese in avanti, attenta come lui, e Mat scosse il capo.
Le mani di Amys si soffermarono sul viso di Rand. «La conoscevo.»
«Parlami di lei, per favore.»
La donna spostò l’attenzione sul taglio sopra l’orecchio; se uno sguardo torvo poteva guarire, non avrebbe avuto bisogno di alcun unguento. Alla fine disse: «La storia di Shaiel, come la conosco io, inizia quando ancora ero Far Dareis Mai, più di un anno prima che rinunciassi alla lancia. Un numero di noi aveva visitato il Muro del Drago quasi insieme. Un giorno abbiamo visto una donna, una giovane abitante delle terre bagnate dai capelli dorati, vestita di seta, con dei cavalli da soma e a dorso di una bella giumenta. Un uomo naturalmente lo avremmo ucciso, ma lei non aveva alcuna arma oltre a un semplice coltello alla cintura. Alcune volevano farla correre via dal Muro del Drago nuda...» Egwene batté le palpebre; sembrava continuasse a sorprendersi di quanto potevano essere duri gli Aiel. Amys continuò senza pausa. «... Eppure sembrava che cercasse qualcosa con determinazione. Curiose, la seguimmo, giorno dopo giorno, senza farci vedere. Il cavallo morì, finì il cibo e l’acqua, ma la donna non tornò indietro. Proseguì a piedi a stento, fino a quando cadde senza riuscire ad alzarsi. Allora decidemmo di darle dell’acqua e di chiederle di raccontarci la sua storia. Era prossima alla morte, e trascorse un giorno intero prima che riuscisse a parlare.»
«Si chiamava Shaiel?» chiese Rand quando Amys esitò. «Di dov’era? Perché è venuta qui?»
«Shaiel» intervenne Bair «è il nome che scelse per sé. Non ne diede mai un altro per tutto il tempo che la conobbi. Nella lingua antica significa ‘la donna che è dedicata’.» Mat annuì in accordo, apparentemente senza notare cosa aveva fatto; Lan lo guardò pensieroso da sopra un calice d’acqua. «Shaiel all’inizio era amareggiata» concluse la donna.
Accovacciata sui talloni accanto a Rand, Amys annuì. «Parlava di un figlio abbandonato, un bambino che amava e di un marito che non amava. Dove, non voleva dirlo. Non credo che si sia mai perdonata per aver lasciato quel bambino. Non volle dire più di quello che doveva. Stava cercando noi, le Fanciulle della Lancia. Un’Aes Sedai di nome Gitara Moroso, che aveva il dono della Preveggenza, le aveva detto che il disastro sarebbe caduto sulla sua terra e la sua gente, forse il mondo intero, se non fosse andata a vivere con le Fanciulle della Lancia, senza rivelare a nessuno la sua destinazione. Doveva diventare una Fanciulla, e non sarebbe potuta tornare nella sua terra fino a quando le Fanciulle non sarebbero andate a Tar Valon.»
Scosse il capo pensierosa. «Devi capire come sembrò questa cosa all’epoca. Le Fanciulle che andavano a Tar Valon? Nessun Aiel aveva oltrepassato il Muro del Drago fin dal primo giorno che avevamo raggiunto la terra delle Tre Piegature. Mancavano ancora quattro anni al crimine di Laman che ci avrebbe portati nelle terre bagnate. E certamente nessuna che non fosse un’Aiel era mai diventata Fanciulla della Lancia. Alcune di noi pensarono che fosse impazzita a causa del sole. Ma aveva una volontà ostinata e in qualche modo alla fine concordammo di lasciarla provare.»
Gitara Moroso, un’Aes Sedai con il talento della Preveggenza. Rand aveva sentito quel nome da qualche parte, ma dove? E aveva un fratello. Un mezzo fratello. Crescendo si era chiesto come sarebbe stato avere un fratello o una sorella. Chi e dove? Ma Amys stava proseguendo.
«Quasi ogni ragazza sogna di diventare Fanciulla e imparare almeno le cose basilari dell’arco e della lancia, del combattimento con mani e piedi. Anche così, quelle che compiono il passo finale e sposano la lancia scoprono di non sapere nulla. Per Shaiel fu anche più duro. L’arco lo conosceva bene, ma non aveva mai corso per più di un chilometro, o vissuto di ciò che riusciva a procurarsi. Una bambina di dieci anni avrebbe potuto batterla e non sapeva nemmeno quali piante indicassero l’acqua. Eppure perseverò. Dopo un anno prestò giuramento alla lancia, una Fanciulla, adottata nella setta Chumai degli Aiel Taardad.»
Alla fine si recò a Tar Valon con le Fanciulle, per morire su una pendice di Monte Drago. Mezza risposta, che lasciava nuove domande. Se solo Rand avesse potuto vederne il viso.
«C’è qualcosa di lei nei tuoi lineamenti» osservò Seana come se gli stesse leggendo nei pensieri. Si era seduta a gambe incrociate con un piccolo calice d’argento di vino. «Meno di Janduin.»
«Janduin? Mio padre?»
«Sì» rispose Seana. «Era capoclan dei Taardad allora, il più giovane che possiamo ricordarci. Eppure ci sapeva fare, aveva potere. La gente lo ascoltava, e lo avrebbe seguito, anche quelli che non appartenevano al suo clan. Pose termine all’antagonismo di sangue fra i Taardad e i Nakai dopo duecento anni e non solo si alleò con essi, ma anche con i Reyn, che non erano lontani da un antagonismo di sangue. Pose anche quasi fine all’antagonismo fra Shaarad e Goshien, e ci sarebbe riuscito se Laman non avesse abbattuto l’Albero. Giovane com’era, fu lui a guidare i Taardad e i Nakai, i Reyn e gli Shaarad alla ricerca del prezzo di sangue di Laman.»
Era. Per cui era morto anche lui. Egwene ebbe compassione di Rand, che la ignorò. Non voleva compassione. Come poteva sentire la perdita di persone che non aveva mai conosciuto? Eppure la sentiva. «Com’è morto Janduin?»
Le Sapienti si scambiarono occhiate esitanti. Alla fine Amys raccontò: «Era l’inizio del terzo anno di ricerche di Laman quando Shaiel scoprì di essere incinta. Per legge sarebbe dovuta tornare alla terra delle Tre Piegature. A una Fanciulla è vietato prendere la lancia quando ha in grembo un bambino. Ma Janduin non poteva vietarle nulla; se lei avesse chiesto la luna appesa a una collana, avrebbe cercato di dargliela. Per cui la ragazza rimase, e durante l’ultima battaglia davanti a Tar Valon fu uccisa, e con lei il bambino. Janduin non poteva perdonarsi di non averla fatta obbedire alla legge.»
«Rinunciò al posto di capoclan» intervenne Bair. «Nessuno lo aveva mai fatto prima. Gli era stato detto che non poteva essere fatto, ma si limitò ad andarsene. Si recò a nord con un gruppo di giovani, a caccia di Trolloc e Myrddraal nella Macchia. È una cosa che fanno i giovani uomini selvatici e le Fanciulle che hanno meno senno delle capre. Quelli che tornarono però dissero che era stato ucciso da un uomo. Raccontarono che Janduin sosteneva che quest’uomo somigliasse a Shaiel, e non volle alzare la lancia quando questi lo attaccò.»
Quindi era morto. Entrambi lo erano. Non avrebbe mai perso il suo amore per Tam, non avrebbe mai smesso di pensare a lui come a un padre, ma desiderava aver visto almeno una volta Janduin e Shaiel, solo una volta.
Egwene naturalmente cercò di consolarlo, alla maniera delle donne. Non serviva a nulla cercare di farle capire che ciò che aveva perso era qualcosa che non aveva mai avuto. Come ricordo dei genitori aveva la risata serena di Tam al’Thor e un ricordo più vago del tocco gentile di Kari al’Thor. Quello era tutto ciò che un uomo poteva volere o di cui aveva bisogno. Egwene sembrava delusa, anche un po’ arrabbiata con lui, e le Sapienti sembravano condividere il sentimento a un livello o a un altro, dallo sguardo di aperta disapprovazione di Bair a Melaine che tirava su con il naso e sistemava ostentatamente lo scialle. Le donne non capivano mai. Rhuarc, Lan e Mat al contrario avevano capito; lo lasciarono da solo, come voleva.
Per un motivo imprecisato non aveva voglia di mangiare quando Melaine gli aveva fatto portare del cibo, per cui si sdraiò al margine della tenda, con uno dei cuscini sotto al gomito, in un punto da dove poteva guardare il pendio e la città avvolta nella nebbia. Il sole inaridiva la valle e le montagne circostanti, bruciando le ombre. L’aria che entrava nella tenda sembrava provenire da un forno aperto.
Dopo un po’ Mat si avvicinò a Rand, con indosso una camicia pulita. Si sedette accanto all’amico senza parlare, osservando la valle sottostante e con la strana lancia appoggiata alle ginocchia. Di tanto in tanto con un dito toccava la scritta intagliata nell’asta nera.
«Come va la testa?» chiese Rand e Mat sobbalzò.
«Non... non fa più male.» Tolse di scatto le dita dall’incisione, ripiegando deliberatamente le mani in grembo. «Non molto comunque. Qualunque cosa fosse che hanno mischiato, ha funzionato.»
Cadde nuovamente in silenzio e Rand lo lasciò in pace. Neanche lui voleva parlare. Poteva quasi sentire il trascorrere del tempo, grani di sabbia in una clessidra che scendevano uno dopo l’altro, lentamente. Tutto sembrava tremare e la sabbia era pronta a esplodere in un torrente. Sciocco. Stava solo subendo l’influsso del calore che tremava risalendo dalle rocce spoglie della montagna. I capiclan non avrebbero potuto raggiungere Alcair Dal con un giorno di anticipo anche se Moiraine fosse apparsa davanti a lui in quell’istante. Questi erano comunque solamente una parte del piano e forse quella meno importante. Dopo un po’ Rand notò Lan accovacciato sulla stessa sporgenza di granito che aveva usato Couladin, senza prestare attenzione al sole. Anche il Custode scrutava la valle. Un altro uomo che non voleva parlare.
Rand rifiutò anche il pasto di mezzogiorno, benché Egwene e le Sapienti cercassero a turno di farlo mangiare. Sembrava che accettassero i suoi rifiuti con discreta calma, ma quando suggerì di tornare nel Rhuidean alla ricerca di Moiraine — e anche di Aviendha — Melaine esplose.
«Sciocco di un uomo! Nessuno può recarsi due volte nel Rhuidean. Anche tu non ritorneresti vivo! Oh, muori di fame se vuoi!» Gli lanciò il pezzo di pane in testa. Mat lo prese al volo e incominciò a mangiare con calma.
«Perché vuoi che viva?» le chiese Rand. «Sai cosa ha detto l’Aes Sedai davanti al Rhuidean. Vi distruggerò. Perché non stai complottando con Couladin per uccidermi?» Mat quasi si strozzò con il pane ed Egwene mise le mani sui fianchi, pronta a impartirgli una lezione, ma Rand mantenne l’attenzione su Melaine. Invece di rispondere, lo guardò furiosa e lasciò la tenda.
Fu Bair a rispondere. «Tutti pensano di conoscere le Profezie del Rhuidean, ma ciò che conoscono è quanto le Sapienti e i capiclan hanno riferito loro per generazioni. Non menzogne, ma nemmeno tutta la verità. Questa potrebbe spezzare l’uomo più forte.»
«Qual è la verità completa?» insisté Rand.
Bair lanciò un’occhiata a Mat e rispose: «In questo caso, tutta la verità, quella nota solo alle Sapienti e ai capiclan prima di questo fatto, è che sei la nostra distruzione. Distruzione e salvezza. Senza di te, nessuno dei nostri sopravviverà oltre l’Ultima Battaglia. Questa è la profezia e la verità. Con te... ‘Verserà il sangue di coloro che si fanno chiamare Aiel come acqua sulla sabbia e li spezzerà come rami secchi, eppure i superstiti dei superstiti verranno salvati, e vivranno’. Una profezia dura, ma questa non è mai stata una terra gentile.» La donna sostenne lo sguardo di Rand senza vacillare. Una terra dura e una donna dura.
Rand si voltò e riprese a guardare la valle. Gli altri se ne andarono, eccetto Mat.
A metà pomeriggio finalmente vide una sagoma che si arrampicava sulla montagna, arrancando a fatica. Aviendha. Mat aveva ragione; era nuda come il giorno in cui era nata. E mostrava anche qualche conseguenza del sole, Aiel o no; soltanto le mani e il viso erano abbronzati, il resto appariva decisamente rosso. Era contento di vederla. La donna lo disprezzava, ma solo perché credeva che avesse maltrattato Elayne. Il motivo più semplice. Non per la profezia o il destino che li attendeva, non per i Draghi sulle braccia o perché era il Drago Rinato. Per un semplice motivo umano. Rand era quasi impaziente di incontrare quegli sguardi freddi di sfida.
Quando Aviendha lo vide, si bloccò, e non c’era nulla di freddo in quegli occhi azzurro verdi. Lo sguardo della ragazza faceva sembrare freddo il sole; Rand avrebbe dovuto ridursi in cenere sul posto.
«... Rand?» osservò con calma Mat. «Non credo che le volterei le spalle, se fossi in te.»
Gli sfuggì un sospiro stanco. Naturale. Se era entrata fra quelle colonne di vetro, sapeva. Bair, Melaine, le altre, avevano tutte avuto anni per abituarsi all’idea. Per Aviendha era una ferita fresca senza crosta. Non c’è da meravigliarsi che adesso mi odi.
Le Sapienti corsero incontro ad Aviendha, portandola subito in un’altra tenda. La volta successiva che Rand la vide indossava la gonna ingombrante e una soffice blusa bianca, con uno scialle avvolto attorno alle braccia. Non sembrava molto felice di quegli indumenti. Rand vide che lo osservava, e la furia sul viso della donna — pura rabbia animale — fu abbastanza per farlo voltare.
Le ombre si stavano allungando sulle montagne in lontananza quando Moiraine apparve, cadendo e rialzandosi mentre si arrampicava, bruciata come Aviendha. Rand fu stupito nel vedere che anche lei era nuda. Le donne erano pazze, ecco tutto.
Lan balzò dalla sporgenza di granito e le corse incontro. Raccogliendola fra le braccia, salì lungo il pendio, forse più velocemente di come era sceso, imprecando e gridando contro le Sapienti, a turno. La testa di Moiraine ciondolava sulla spalla di Lan. Le Sapienti uscirono per prenderla e Melaine si frappose fisicamente davanti a Lan quando cercò di seguirle nella tenda. Fu lasciato a camminare avanti e indietro, battendosi il pugno nel palmo della mano.
Rand si sdraiò supino e osservò la copertura bassa della tenda. Aveva risparmiato tre giorni. Avrebbe dovuto essere felice per Moiraine e Aviendha ritornate sane e salve, ma il sollievo era tutto per i giorni risparmiati. Il tempo era tutto. Doveva avere l’occasione di scegliere il territorio. Forse poteva ancora riuscirci.
«Cosa farai adesso?» chiese Mat.
«Qualcosa che dovrebbe piacerti. Violerò qualche regola.»
«Voglio dire, mangerai qualcosa? Io personalmente sono affamato.»
Malgrado tutto, Rand rise. Qualcosa da mangiare? Non gli importava se non avrebbe mangiato mai più. Mat lo fissava come se fosse pazzo, e la cosa lo fece solamente ridere più forte. Non pazzo. Per la prima volta qualcuno avrebbe imparato cosa significava che lui fosse il Drago Rinato. Avrebbe infranto le regole in un modo che nessuno si aspettava.