Le trecce di Dapsl spazzarono la polvere dell’arena davanti ai suoi piedi, mentre rivolgeva un profondissimo inchino ai sofisticati aristocratici di Loo.
«Illustri Signore e nobili Signori», esordì con voce squillante. «Il mio gruppo ha l’alto onore di rappresentare una commedia di meraviglie e di sorprese. È la vera storia di ciò che accade in epoche perdute e lontane, quando i Diavoli regnavano sovrani sulla terre, al tempo in cui il Demone Divino creò la Prima Donna per punire un Re infido e ribelle».
Kirtn ascoltò l’introduzione dello schiavo con solo metà della sua attenzione. La prima volta che lo aveva sentito narrare certe leggende di Loo riguardanti la creazione del mondo se n’era stupito: a dar retta ad esse, centinaia di migliaia d’anni addietro i Loos erano stati pelosi come lui. E si sussurrava che ogni tanto ancora nascessero bambini coperti di peluria, invece che con l’epidermide liscia e azzurrina. Quelle nascite, tenute segrete, erano considerate un residuo genetico dovuto al Diavolo Re, sebbene la Prima Donna gli avesse dato schiere di figli non Pelosi. Leggende a parte, era assai probabile che su Loo si fossero stanziate razze diverse di umanoidi, dapprima Pelosi e in seguito Lisci, e che l’attuale tipo fisico fosse dovuto alla loro mescolanza.
«… per essere trascinata nel nero castello al cospetto del Diavolo Re. Egli era forte e coperto di fitta peluria, spietato e orgoglioso, e i suoi pelosi cortigiani erano astuti e predaci …»
Queste parole erano il segnale per far entrare in scena gli attori, e nell’arena corsero avanti gli J/taals seguiti dai clepts, scattando in piroette acrobatiche e facendo smorfie selvagge. I cinque mercenari si agitavano come in preda all’ira o all’eccitazione, ma i loro volteggi erano eseguiti con perfetto tempismo perché i clepts correvano fra essi a zanne scoperte. La scena era costituita anche per far pensare che gli animali avrebbero morso gli J/taals al minimo ritardo nei volteggi, e forniva così un filo di brivido. Dopo un giro completo dell’arena, i mercenari e i cani da guerra balzarono tutti da un lato e si congelarono in pose d’effetto, in attesa dei protagonisti.
«… ma il Diavolo Re aveva udito narrare della Prima Donna, la bellissima non Pelosa creata dal Demone Divino. E un oracolo gli aveva detto che se l’avesse conquistata ella gli avrebbe dato un figlio maschio, destinato a governare l’universo. Ma …» E quila voce di Dapsl si alzò drammaticamente di tono. «Ma se fosse stata lei a conquistarlo, ella gli avrebbe dato invece due figli gemelli maschio e femmina, lisci di pelle, che sarebbero stati i fondatori di una nuova razza superiore. Egli era solo un animale coperto di pelo, un Diavolo. Il pensiero di avere da lei figli che gli fossero superiori lo riempì d’ira bestiale …»
Signore Jal schioccò le dita due volte, e all’istante Dapsl accelerò la presentazione: «E infine egli riuscì a catturare la Prima Donna. A catturarla … ma non a conquistarla!»
A un tocco d’intesa di Rheba, Kirtn fece il suo ingresso a lunghi passi oscillanti, e Fssa accompagnò quei truculento avanzare con grugniti orribili che agghiacciavano l’anima. Il serpente emetteva quei rumori con opportune distorsioni sonore, per far credere che provenissero da Kirtn stesso, e dava alla scena anche un sottofondo di mormorii eccitati. Da parte sua Rheba aveva avvolto al corpo di lui bagliori di soffice energia perlacea, cossiché il Bre’n camminava come vestito di un piccolo banco di nebbia personale.
Mentre l’attenzione dei Loos era ancora su Kirtn, ella corse avanti e lo seguì contorcendosi con rabbia, sprizzando fiammelle da tutto il corpo. In apparenza era lui a tirarsela dietro, con un guinzaglio nero non meno irreale della fumosità che lo avvolgeva. Fssa produsse gemiti disperati che parvero uscire dalla bocca di lei, e così penosi che avrebbero commosso un drago sino alle lacrime, ma per i Loos certo ci voleva ben altro.
La prosecuzione della scena era un balletto nel quale gli J/taals e i clepts minacciavano Rheba, ed ella correva qua e là. Il Diavolo Re assisteva con ringhioso divertimento a questa scaramuccia fra i suoi cortigiani e la Prima Donna, mentre Dapsl in disparte forniva brevi spiegazioni sull’evolversi della vicenda drammatica. La lotta si concluse in breve, allorché Rheba investì i suoi antagonisti con lampi d’energia violetta: paralizzati, i clepts e gli J/taals caddero al suolo, restando poi immobili e avvolti in quella luminosità ultraterrena.
Sgominati così i perversi cortigiani, la Prima Donna avanzò verso il Diavolo Re, lasciando orme di fuoco rosso sul terreno e sprigionando fiammelle dalle membra. Lo assalì con strali di energia fredda, e Dapsl strillò che ciò costituiva il suo tentativo di cambiare l’anima infernale del suo futuro compagno. Intorno alla testa di Kirtn prese forma un orrendo mascherone baluginante, che si dilatò fino a divenire largo quanto tutta l’arena. Dalle sue fauci il Male scaturì informa di protoplasma, così gelido che avrebbe congelato il cuore di una stella, e Fssa lanciò ululati strazianti per sottolineare la ribellione del Diavolo Re a quell’esorcismo.
A questo punto Rheba costruì la sua gabbia di sbarre infuocate. Kirtn ne fu imprigionato, e con terribili ruggiti cercò di spezzarla, ma invano. Era il momento più impegnativo per la ragazza, che doveva mantenere il controllo della luce azzurra in forma di mascherone gigantesco, della cappa violetta sui cortigiani, e della gabbia di fiamma.
Fssa mandò un suono flautato acuto e dolcissimo, facendolo seguire dal gorgoglio argentino d’una sorgente d’acqua, e qui prese inizio il pezzo forte di Kirtn, ovvero la sua canzone d’amore Bre’n. La nota introduttiva prodotta dal serpente aveva avuto un forte impatto non solo sui Loos ma anche sugli schiavi, e quando Kirtn cominciò a fischiare, la stessa Rheba faticò per non essere travolta da quella musica. Il programma richiedeva che il Diavolo Re cercasse di sedurla, ma venisse invece vinto con la stessa arma, così dalle sue labbra vibrarono le note flautate della controparte femminile.
Fin dal primo ritornello Kirtn tacque, facendo mostra di subirne il fascino. Il mascherone demoniaco che ondeggiava sulla sua testa cominciò a mutare, facendosi sempre meno feroce e poi svanendo pian piano. Fra i capelli di Rheba il serpentello ne assumeva il colore dorato e si manteneva invisibile, ma non cessava un istante di fornire il sonoro alla scena con notevole sensibilità per le fasi del dramma.
Gli effetti visivi che rendevano Kirtn mostruoso scomparvero, e all’interno della gabbia egli apparve indifeso e spaventato. Rheba avanzò su di lui, seducente e flessuosa, fischiando all’unisono con Fssa una melodia lenta e ammaliatrice. Ormai privo di volontà il Diavolo Re ne fu affascinato, e rispose dolcemente al canto di lei.
Esattamente com’era successo nella sala di ricevimento del Loo-chim, la sua canzone si levò così, sensuale e provocante da colpire il pubblico, e i Signore e le Signore parvero tendersi avanti sulle loro poltroncine. Il contrasto fra la scena selvaggia di poco prima e il duetto d’amore era un po’ assurdo, ma di buon effetto. Perfino Signore Jal non nascose una certa emozione, teso ad assorbire un’armonia che gli penetrava nella pelle.
Le fiammelle che danzavano intorno al corpo di Rheba balzarono verso la gabbia e l’avvolsero in un’esplosione di luce, mentre il duetto raggiungeva il culmine. Subito dopo Rheba passò a un’altra canzone in lingua universale, promettendo al Diavolo Re mille delizie e lusingandolo, vantando la propria bellezza e offrendosi a lui in matrimonio. La gabbia si dissolse nell’aria, e la Prima Donna e il Diavolo Re furono solo due esseri umani l’una di fronte all’altro, attanagliati dallo stesso incanto.
Kirtn le si avvicinò con lentezza, sprizzando desiderio appassionato da ogni suo movimento, e lei lo attese rilassata in una posa che era tutta un’offerta. Le mani di lui la raggiunsero e la strinsero.
Per qualche istante, mentre Kirtn chinava il volto sul suo, Rheba si perse in quegli occhi dorati e colmi di luce. Era tesa come durante l’esibizione dell’illusionista Yhelle, in preda a un caos di sensazioni che non era preparata a capire.
«È quasi finito, Danzatrice del Fuoco», mormorò Kirtn. «Ancora qualche momento».
La voce di lui servì a farla sentire più calma, risoluta a controllarsi come già aveva dominato le allucinazioni dell’illusionista. Ma davanti a lei c’era adesso Kirtn, che le aveva voluto bene sin da quando era una bambinetta, Kirtn che sapeva sorriderle ed essere dolce con lei, Kirtn che la proteggeva ed era tutto quel che lei aveva al mondo, non già uno strano illusionista.
Le braccia della ragazza lo strinsero con forza disperata e irragionevole. E sebbene entrambi sapessero che toccava a lui resistere, il corpo di Kirtn cedette all’abbraccio e aderì al suo con involontario ardore.
Le Linee di Potenza luccicarono sotto la pelle di Rheba, e sebbene Kirtn ne fosse scottato non protestò, conscio che quella reazione fisica era incontrollabile e che lei gli stava dando sé stessa. Ma era presto … troppo presto. Il suo bacio conclusivo fu brevissimo, nervoso.
«Basta, ora», le sussurrò. «Ricorda dove siamo. Libera l’energia».
La scena era finita, ma a dispetto delle proprie intenzioni Kirtn la tenne stretta finché ella non ebbe tolto l’aura azzurrina intorno agli J/taals ed ai clepts. Solo allora la lasciò, a malincuore. Rheba fece un passo indietro, con gli occhi spalancati fissi nei suoi e il cuore gonfio di un’emozione senza nome.
Un mormorio di commenti si levò dai Signori e dalle Signore Loo ai bordi dell’arena. Fssa le sfiorò un orecchio con insistenza, costringendola a tornare alla realtà e mormorandole in fretta una traduzione.
«Bene!», fu quanto disse. «I Loos stanno dicendo che avete usato una leggenda come trama per una scena erotica e perversa, e pare che questo genere di cose riesca a eccitarli anche quando non ci sono accoppiamenti sessuali veri e propri».
«Perversa?», Rheba si accigliò. «Ah, già: un Peloso e una Liscia, vero!»
Fssa fischiò un assenso. «Dicono che gli J/taals e i clepts sono stati un buon contorno, ma non strettamente necessario. Anzi li hanno distratti dalla figura centrale, cioè il Diavolo Re che si converte all’amore. Alcuni Chim stanno contrattando per comprare gli J/taals come guardie del corpo. Gli J/taals sono ben conosciuti nella Confederazione, e la loro lingua è capita da chi usa assoldarli».
«Vogliono separarli da noi?» Rheba fremette all’idea. «Ma non possono farlo!»
Fssa non si prese il disturbo di rammentarle che erano schiavi, e che il loro padrone avrebbe potuto fare di loro ciò che voleva.
«Noi siamo un’Azione», mormorò la ragazza. «Non è forse vero che i membri di un’Azione devono restare uniti?»
«Saremo un’Azione soltanto quando verremmo presentati alla Concatenazione», disse il serpente. «Prima di ciò, siamo soltanto un gruppo di schiavi».
La ragazza avrebbe voluto ribattere, ma parlarne con Fssa sarebbe servito a poco. Inoltre il serpente aveva ragione. Kirtn la teneva per mano in silenzio. Aveva udito anch’egli le parole di Fssa, e allo sguardo di lei si strinse nelle spalle con aria impotente.
«Gli J/taals hanno salvato quella bambina», sbottò Rheba. «Io non voglio abbandonarli».
«Neppure io».
«Cosa possiamo fare?», chiese Rheba.
«Jal non li ha ancora fatti portare via. Sembra contrariato».
Dapsl li guardò entrambi con ostilità. «È stato costretto ad acquistarli, perché potessero partecipare alla vostra Azione. Se non riesce a rivenderli ci rimetterà».
Signore Jal alzò un braccio verso di loro e schioccò le dita con impazienza, chiamando Dapsl. L’ometto corse da lui e s’inginocchiò ai suoi piedi con umiltà quasi ridicola. Fssa mutò lievemente forma fra i capelli della ragazza, ed ella attese una traduzione, ma il serpente tacque.
«Perché non traduci?», gli sussurrò.
«Stanno parlando Namertano, e io non conosco ancora bene quella lingua. Inoltre molti Signori chiacchierano. È difficile sentire bene».
Rheba attese. Altri Chim si unirono a Jal, parlando il Loo-padronale, tuttavia Fssa non riferì nulla. Da lì a poco Dapsl trottò verso di loro.
«I clepts sono noiosi e non interessano nessuno», disse. «E così anche gli J/taals, per cui Jal chiedeva troppo denaro. Sono stati rifiutati in blocco».
«Allora anche la nostra Azione è stata rifiutata?», chiese Kirtn, prima che Rheba potesse parlare.
Dapsl lo fissò. «L’Azione non è stata rifiutata. Soltanto i mercenari e le loro bestiacce. Signore Jal vi invita a farvi avanti, con il vostro pestilenziale serpente e quell’assurda creatura di cristallo che si è trasformata in una corona. Solo voi».
Il Bre’n alzò una mano a sfiorare Arcobaleno, che sulla sua testa aveva assunto il color oro brunito dei capelli. Fssa aveva raccomandato loro di non attrarre troppo l’attenzione altrui sulla bizzarra entità, almeno finché non fossero andati alla Concatenazione. Fece un sospiro.
«Il Signore Jal», disse secca la ragazza, «ci prenderà tutti o nessuno».
Dapsl la guardò contrariato, poi si rese conto che non scherzava e sbarrò gli occhi. «Vuoi trascorrere il resto della tua vita nel Recinto? Se lo provochi ci manderà tutti nella Fossa. Nessuno può essere così stupido … nessuno, salvo una dannata cagna kaza-flatch!»
«Dì a quei damerini che non abbiamo avuto molto tempo per preparare l’Azione», intervenne Kirtn. «Quando i compratori torneranno qui la prossima volta, troveranno che i clepts e gli J/taals sono parti vitali della nostra rappresentazione».
«Tornare? Ma voi potete uscire da qui subito! E non dovete far altro che …»
«No!», dissero insieme Rheba e Kirtn.
«Ma se voi mancate a questa Concatenazione, correrete il rischio di essere separati per un anno, fino alla prossima».
Con uno stridulo gemito di rabbia, Dapsl volse loro le spalle e tornò da Signore Jal. Ciò che gli disse provocò una reazione bestiale nell’individuo, che senza neppure lasciarlo finire lo sbatté al suolo con un pugno in piena faccia. A passi lunghi Jal attraversò la piccola arena, fermandosi davanti a Rheba e a Kirtn.
«Cosa accidenti c’è che vi tiene legati a quei mercenari?», li aggredì. «Non vi basta stare insieme, con le vostre perversioni da kaza-flatch?»
«Niente che tu possa capire», disse Rheba freddamente. «Si tratta di una promessa. Una questione di onore».
L’altro annuì, improvvisamente ironico. «Onore, certo. E se io vi separassi?»
«Allora farai di me una non-Addomesticata. E fra l’altro questo ti costringerà a lasciarmi nel Recinto. Non puoi togliere da qui una schiava non-Addomesticata».
«E anch’io sarò un feroce non-Addomesticato», aggiunse Kirtn. «Come spiegherei questo a quella viziosa baldracca che è metà dell’Imperiale Loo-chim?»
Signore Jal ebbe una luce così minacciosa nello sguardo che Rheba fece involontariamente un passo indietro. Intorno alle sue braccia lampeggiarono lingue d’energia difensiva pronta ad essere usata.
Jal dignignò i denti in un sorriso. «Ci tieni a condividere ancora gli enzimi col tuo amico?», sibilò ricordandole che poteva far di peggio che allontanarli dagli J/taals.
La ragazza esitò. S’era quasi dimenticata della scusa che Kirtn aveva inventato per restare con lei. «Non credi a ciò che tu stesso hai visto poco fa? Lo scambio di enzimi è una necessità reale», borbottò.
«Sicuro che ho visto, razza di perversa kaza-flatch. So ben io quel che ho visto», ridacchiò lui. «Tu, Liscia, vali molto denaro per me. E anche tu, Peloso. Ma non abbastanza perché io voglia rischiare un’umiliazione. Un uomo nella mia posizione, ovvero senza la sua Chim, è … vulnerabile».
Rheba ignorò i suoi insulti, e cercò di capire cosa vi fosse dietro quelle parole. Giusto allora Fssa mandò una serie di fischi appena ubidili diretti a Kirtn, che ascoltò e poi chiese:
«Per esser parte definitiva dell’Azione, i clepts e gli J/taals devono apparire con noi sulla scena della Concatenazione. Vero?»
Signore Jal annuì e attese.
«Di certo, voi Loos avrete nella vostra mitologia qualcosa di equivalente all’inferno».
L’individuo accennò di sì senza aprir bocca.
«Ed è un inferno fiammeggiante?»
Jal si limitò a un altro cenno di assenso.
«Ebbene, Rheba può trasformare i mercenari e i clepts in demoni del fuoco. La nostra Azione sarà una scena dell’inferno».
Il silenzio di Jal si prolungò. L’uomo si batteva un’unghia contro gli incisivi superiori, con aria annoiata e poco incoraggiante. Fssa ne approfittò per fischiare una rapida traduzione di quello che i Chim stavano dicendo, e che Kirtn ascoltò senza averne l’aria. Gli individui speculavano sul modo di migliorare ancora lo spettacolo che avevano appena visto.
«Se avete delle leggende riguardanti l’inferno», continuò il Bre’n, «Allora dovete averne anche su uomini ingannati e intrappolati dai demoni e quindi … salvati da qualcuno che simbolizzi l’innocenza pura e redentrice».
«Sì, Saffar e Hmel», annuì Jal. Il suo sguardo assunse una luce pensosa, poi tornò a fissarsi su Kirtn. «Mmh … certo. Una felice possibilità. È la storia favorita del Polo Femminile. Direi che il gioco vale la candela. Lo proveremo. Complimenti, Peloso, tu mi sorprendi. Ma se non sarà abbastanza buona da diventare una delle mie tre Azioni … e la roba che ho visto poco fa non lo era troppo … allora non venite più a chiedermi comprensione».
Kirtn s’era ormai convinto che Jal non avesse la minima idea di quanto gli fossero servite le informazioni di Fssa sulla cultura Loo, e la traduzione fischiata delle chiacchiere dei Chim. Mentre assaporava quel pensiero consolante, qualcosa lo stordì per un attimo: intorno a lui cadde una nebbia d’energia che lo attrasse in un vortice improvviso, e di botto egli si trovò trasportato su una rampa fuori dal Recinto.
Il percorso in discesa era curvilineo, sostenuto da pilastri, e il punto in cui era comparso lui si trovava una trentina di metri più in alto del livello stradale. Alla sua sinistra si stendeva la periferia di una vasta città, separata dal terreno del Recinto da un’alta cancellata metallica, e oltre quello sbarramento era visibile molta gente, sfaccendati e curiosi dall’aspetto talvolta strano e talaltra poco raccomandabile, che osservavano l’uscita degli schiavi dal Recinto.
Dietro le sue spalle vi furono gemiti di protesta e ansiti, mentre l’energia che i Loo. adoperavano con tanta poca delicatezza sbatteva sulla rampa anche gli altri membri dell’Azione. Aiutò Rheba a rialzarsi, e fu allora che una nota acuta e squillante lo fece voltare di scatto. Per l’emozione quasi gridò.
Il suono era un lungo fischio in lingua Bre’n, e proveniva da qualche parte al di là della cancellata. Era un richiamo diretto a lui personalmente, e in esso c’era anche un breve messaggio. Senza pensare a nient’altro corse lungo la discesa, cercando con gli occhi la persona che più in basso e mescolata agli sfaccendati aveva fischiato.
Una delle due guardie che erano comparse lì coi suoi compagni cercò di fermarlo, l’altra estrasse un’arma cilindrica e gliela puntò contro urlando un ordine che egli non udì neppure. Poi un terribile lampo di tenebra gli esplose nella mente.