“Se i rischi che abbiamo corso a causa del collasso magnetico ci hanno insegnato qualcosa, è che l’umanità è troppo preziosa per essere custodita in una sola casa, come sarebbe una follia tenere tutte le uova dentro un solo paniere…”
Ponter chiamò l’autista del cubo e gli disse che poteva rientrare a Kraldak. Ne avrebbero prenotato un altro per il viaggio di ritorno.
Mary e Mega restarono alla capanna mentre Vissan e Ponter andavano a caccia. Mega fece vedere a Mary come funzionava il suo giocattolo nuovo; lei le riassunse Il libro della giungla; poi Mega le insegnò una canzoncina. Quella bambina era un amore. Per non parlare di quella che sarebbe venuta.
I due cacciatori tornarono con un fagiano. Vissan lo mise al fuoco mentre Ponter preparava un’insalata. La “capanna” aveva i pannelli solari sul tetto, e una dispensa a conservazione sotto vuoto, e il fornello elettrico, e illuminazione a luciferina, eccetera; tutti regali degli amici prima della partenza. Vissan mostrò a Mary il proprio portatile a energia solare. — Ho 20 milioni di pagine di testo, qui dentro — disse. — Ovviamente mancano i libri più recenti, ma non importa: le pubblicazioni odierne sono perlopiù spazzatura. Ma i classici sono i classici!
Mary sorrise. Le sembrava di sentire Colm quando parlava di Shakespeare.
La cena fu deliziosa; a meno che non fosse la fame a condire tutto. Il codificatore di codoni era stato spostato sul pavimento ma, terminato il pasto, Vissan lo rimise dov’era. Mega si rannicchiò in un angolo per un pisolino, mentre i tre adulti confabulavano. Vissan sulla sedia, Ponter su un grosso ciocco e Mary sul “frigorifero”, faccia a faccia con il cranio di mammut.
— Molto bene, ha quasi finito di sequenziare — disse Vissan, sbirciando il display. — Come vedete — ma Mary non capiva una virgola a schermo — ha creato un elenco dei 50.000 geni attivi dei vostri rispettivi DNA.
— Cinquantamila? — chiese Mary. — In base ai nostri conteggi più aggiornati, credevo fossero 35.000.
Vissan ci pensò. — Oh, be’, vi siete lasciati scappare… non so bene come li definiate. Una specie di reduplicazione degli esoni. Ti farò vedere qualcosa in proposito.
— Oh, sì! — disse Mary, estasiata.
— In ogni caso, ecco l’elenco dei vostri 50.000 alleli. Il che significa che il codificatore ora sarebbe in grado di produrre ciò che vi serve: un paio di gameti con lo stesso numero di cromosomi. Ma…
— Parla — disse Mary.
— Come dicevo, lo scopo iniziale dell’invenzione era permettere ai genitori di scegliere i geni da offrire ai figli.
Mary reagì senza neanche accorgersene: — Sarà una gioia sufficiente anche lasciando la scelta al caso. — Forse era spuntata la ritrosia cattolica a manipolare la vita… come se l’uso di quella macchina non fosse già una pesante manipolazione.
Vissan si grattò la nuca. — Se foste entrambi barast, andrebbe benissimo anche a me; Ma, appunto, se foste entrambi barast non avreste bisogno del codificatore, per mischiare a caso i vostri geni. — Scosse la testa. — Purtroppo per voi, non è così. — Abbassò lo sguardo sul braccio sinistro di Ponter. — Non avrei mai pensato di incontrarne un altro! Companion di Ponter!
— Salute a te — rispose l’interessato. — Il mio nome è Hak.
— Senti, Hak — disse Vissan — dopo che si sono aperti i contatti tra barast e gliksin, saranno stati fatti studi sui rispettivi DNA, no?
— Altroché — disse il Companion. — È uno dei temi più scottanti.
— Quegli studi sono disponibili tramite la rete di comunicazione planetaria?
— Ovvio.
— Ottimo — disse Vissan. — Per il prosieguo, ne avremo bisogno. — Osservò i due fidanzati. — Sconsiglio vivamente di frullare insieme i vostri DNA a caso. Qui stiamo accoppiando due specie diverse. Ora — indicò lo schermo dell’apparecchiatura — anche se è indubitabile che i genomi barasi e gliksin sono quasi identici, toccherà esaminare con cura i punti in cui divergono. — Indicò Mary. — Quel nasino è tipico, per la tua specie? Lei annuì.
— Lo vedi? Sarebbe ridicolo codificare un naso gliksin e, insieme, un bulbo olfattivo barasi I caratteri andranno scelti in modo che, se non altro, non configgano tra loro.
— Hai ragione — disse Mary, cercando di tenere a freno la tempesta interiore. — Allora, cosa proponi?
— Hak? — disse la donna.
— La divergenza genetica…
— Ehi, non ti ho ancora rivolto la domanda! Ponter sorrise. — Hak è un Companion molto intelligente. Conosci Kobast Ganst?
— Il mago dell’Intelligenza Artificiale? — chiese Vissan. — Di fama.
— Circa dieci mesi fa — raccontò Ponter — mi sono fatto aggiornare il Companion. Non sei mica l’unica che vuole migliorare la nostra civiltà… e Kobast desidera che tutti i nati della generazione 149 godano del beneficio di un Companion IA.
— Magnifico, speriamo che non lo mettano fuorilegge, anche se sarebbe simpatico avere un vicino di casa — commentò Vissan. — Comunque, volevo chiedere ad Hak di fare una sintesi della questione sulle differenze genetiche tra le due specie.
— È proprio ciò che stavo per dire — replicò Hak. — Il 98,7 per cento degli alleli è identico in gliksin e barasi. Solo 462 geni sono presenti negli uni ma non negli altri, e viceversa.
— Perfetto — disse Vissan. Guardò Mary. — Il resto potrete lasciarlo al caso, ma ritengo che occorrerà fare scelte oculatissime per quei 462 geni.
Mary guardò Ponter. Nessuna obiezione. — Va bene.
— Ma prima di cominciare, restano altre due grosse faccende da chiarire. Uno: il codificatore creerà una sequenza diploide che combinerò i vostri due DNA… ma con 23 coppie di cromosomi, o 24? In poche parole: sarà un barast o un gliksin?
— Bella domanda — disse Mary. — Nel mio mondo, mi sono occupata dell’identificazione genetica delle diverse etnie nell’ambito delle politiche sull’immigrazione. Ciò che conta è la sequenza all’interno dei singoli cromosomi.
— Da molti punti di vista vostro figlio, o figlia, sarà una creatura ibrida. Ma, su questo punto, la scelta dovrà essere netta.
— Hmm… oh Gesù… Ponter?
— La genetista sei tu, Mèr. Direi che questo aspetto deve stare più a cuore a te.
— Ma tu avresti qualche preferenza?
— A livello emotivo, no. Tuttavia ho il presentimento che, se fosse un gliksin, ne avrebbe dei vantaggi sul piano legale.
— Perché?
— Noi abbiamo un governo unificato a livello mondiale, il Gran Consiglio dei Grigi. Voi avete 191 Stati membri delle Nazioni Unite, più qualche Stato non membro. E dappertutto salterebbe fuori il problema dell’immigrazione, giusto?
Mary fece segno affermativo.
— Mi sembra più facile convincere il nostro governo mondiale ad accogliere un immigrato con 23 coppie di cromosomi, piuttosto che convincere 200 governi gliksin ad accoglierne uno con 24.
Mary tornò a rivolgersi a Vissan. — Non dobbiamo produrre il DNA di nostro figlio entro oggi, no?
— Certo che no. Immagino che l’operazione avverrà nel tuo mondo, non appena sarai fertile. Volevo solo chiarire le pre-condizioni fondamentali.
— Bene. E qual era il punto due?
— Non è legato alle vostre particolari circostanze, però si tratta di una cosa da decidere, perché incide sull’elaborazione del DNA di Ponter. Volete un maschio o una femmina?
— Di questo avevamo già discusso tra noi — disse Mary. — Una femmina.
Vissan agì su un comando dell’apparecchiatura. — Femmina. Fatto. Ora vediamo che altro c’è da…
— La sequenza genetica successiva — s’intromise Hak — si riferisce alla capigliatura. I barast hanno la scriminatura in mezzo, i gliksin tendenzialmente ce l’hanno su un lato. Entrambi gli alleli di Ponter, com’è ovvio, codificano la riga in mezzo; Mary sembra averli entrambi per la configurazione laterale. Se ne potrebbe prendere uno per tipo e vedere in laboratorio quale dei due caratteri sia dominante; oppure andare sul sicuro, prendendo entrambi i geni da Ponter, o da Mèr.
Mary osservò Ponter. All’inizio la sua pettinatura da scimpanzé l’aveva colpita, ma adesso non ci faceva più neppure caso. — Non saprei — disse.
— Alla gliksin — disse Ponter. — Se sarà una bambina, dovrà somigliare alla madre.
— Indietro non si torna, eh? — disse Mary.
— A posto — rispose lui.
— Deciso: prendiamo entrambi i miei alleli.
— Operazione eseguita — disse Vissan. — Vedete? Questi punti sensibili al tatto, sullo schermo, servono a selezionare gli alleli. Ora, la sequenza ancora successiva riguarda il colore degli occhi. Mèr, tu ce li hai azzurri, che sulla nostra Terra non esistono. Quelli di Ponter sono di un colore che noi chiamiamo delint, non comune e perciò apprezzato.
— Da noi, gli occhi azzurri sono un carattere recessivo — spiegò Mary.
— Come quelli delint da noi. Ora, se provassimo a mischiarli, che succederebbe?
Continuarono su quella linea per un po’.
Alla fine Vissan disse: — Ed eccoci arrivati a un interessante problema neurologico. Su questo punto sono decisamente riluttante a selezionare un allele di qui e uno di là, visto che non possiamo prevedere gli effetti. Penso che, per il bene della bambina, sarà molto più sicuro prendere una decisione netta, perché il gene con cui abbiamo a che fare qui governa lo sviluppo del lobo parietale sinistro del cervello barast. Di certo non vorrete correre il rischio di una malformazione cerebrale, per…
— Il lobo parietale? — esclamò Mary. Il cuore le batteva forte.
— Sì — rispose lei. — Se non si forma in modo regolare, ne può derivare afasia, o difficoltà motoria.
— Sei stato tu a parlargliene? — chiese Mary a Ponter.
— Prego? — si stupì lui.
— E dai, Ponter! Il lobo parietale sinistro del cervello!
— Sì… e quindi?
— Quello che, secondo Veronica Shannon, è responsabile delle idee religiose.
— Ah già.
— Vuoi farmi credere che non prevedevi che il problema si sarebbe presentato?
— Francamente, Mèr, non ci pensavo affatto.
Mary distolse lo sguardo. — Cristo santo, volevi trovare una “cura” per la fede. E adesso, ecco qui, l’abbiamo scoperta!
— Mèr — le disse Vissan — io e Ponter non abbiamo complottato niente.
— No, eh? Siete stati insieme a caccia così a lungo…
— Sul serio, Mèr. Non ho idea delle ipotesi scientifiche a cui ti riferisci.
Mary inspirò a lungo. — Vi chiedo scusa. Ormai dovrei avere imparato che Ponter non è malfidato.
Hak emise un bip, ma Ponter non fece domande.
Mary gli afferrò una mano. — Voglio dire: Ponter, tu sei il mio compagno, anche se non abbiamo ancora fatto la cerimonia del Legame. So che non mi inganneresti mai.
Ponter taceva.
Mary scosse la testa. — È solo che io non mi aspettavo di dover decidere su un punto così delicato. Bellissimo: il colore degli occhi, il colore dei capelli… ma sarà una bambina atea o credente? Chi ci pensava, che sarebbe stata una questione di Ingegneria genetica?
Ponter le strinse le dita. — È una questione molto più importante per te che per me. Faremo come vorrai tu.
Mary prese un altro profondo respiro. Avrebbe potuto consigliarsi con padre Caldicott… impossibile! Un prete cattolico non avrebbe mai approvato l’intera procedura! — Non sono cieca — disse alla fine. — Vedo quant’è pacifico il vostro mondo, almeno in generale. E vedo, quanto siete… — restò perplessa sull’aggettivo da usare — ricchi di spiritualità. E ricordo tutto ciò che hai detto, Ponter, davanti alla TV quando trasmettevano la messa, e al Memoriale dei veterani… — Fece spallucce. — Ho ascoltato con attenzione tutto, ma…
— Ma non ti ho convinta — disse Ponter con un sorriso. — Non ti posso biasimare. Le mie elucubrazioni sulla tua religione sono solo… elucubrazioni, ecco. Non sono in grado di dimostrare niente.
Mary chiuse gli occhi. Avrebbe voluto pregare per chiedere un’illuminazione. Ma in passato la luce non era arrivata, perché avrebbe dovuto farlo adesso? — Forse — disse — potremmo lasciare tutto in mano al destino. Che i geni facciano come ritengono meglio.
Vissan parlò in tono affettuoso: — Se ci fosse di mezzo qualunque altra parte del corpo, potrei essere d’accodo con te, Mèr. Ma si tratta di un’area del cervello che sappiamo diversa tra le due specie umane. Lasciare che gli alleli si arrangino, non sembra davvero una scelta prudente.
Ponter accarezzava la mano di Mary. — Non stiamo decidendo se nostra figlia avrà o non avrà un’anima. Al massimo, stiamo decidendo se crederà o meno di averla.
— E non dovete decidere entro oggi — aggiunse Vissan.
— Il mio scopo, ripeto, è solo di aiutarvi a capire come funziona il codificatore. Non sarà necessario produrre nulla fino al momento del concepimento. — Intrecciò le dita. — Ma quando sarà il momento, dovrete fare la vostra scelta.