“La paleoantropologia ci dice che la nostra specie umana migrò dall’Africa settentrionale, diede un’occhiata oltre lo Stretto di Gibilterra e notò che dall’altra parte c’era un continente. E affrontò i rischi della traversata verso l’Europa…”
Vissan era una 144, con quasi dieci anni in più di Mary. Aveva occhi verdi e capelli in gran parte grigi. Indossava abiti di fattura piuttosto rozza, con toppe sparse. Una sacca di pelle a tracolla.
I quattro stavano tornando alla capanna. — E va bene — disse Vissan — voglio credere a questa storia. Il che non spiega ancora perché siate venuti a cercarmi.
Avevano raggiunto un ruscello. Ponter sollevò Mega e superò d’un salto il coreo d’acqua. Poi allungò la mano per aiutare Mary. Vissan se la cavò da sola.
— Anch’io sono una biochimica — rispose Mary. — E ci interessa il tuo codificatore di codoni.
— È fuorilegge — disse lei. — Messo al bando da un pugno di idioti.
Ponter fece segno di tacere. A poca distanza era comparso un gruppo di cervi. Mary restò per qualche secondo ad ammirarli.
— Vissan — sussurrò Ponter — hai scorte a sufficienza? Ne caccerei volentieri uno per te.
Vissan rise, e rispose a volume normale: — Sei molto gentile, Ponter, ma so badare a me stessa.
Ponter abbozzò. Proseguirono, facendo fuggire i cervi; in lontananza s’intravedeva la capanna.
— Il mio interesse per il codificatore — disse Mary — non è solo professionale. Io e Ponter vorremmo avere un figlio.
— Avrò una sorellina! — disse Mega. — Ho già una sorella grande, ma mica tutti ne hanno sia una più grande sia una più piccola!
— Sei una bambina davvero speciale — le disse Mary.
— E la tua compagna barast? — chiese Vissan a Ponter.
— Non c’è più.
— Mi spiace.
Avevano raggiunto l’abitazione dell’eremita. Vissan aprì e li invitò a entrare. Poi si tolse il cappotto di pelliccia…
… E Mary vide la cicatrice sulla parte interna dell’avambraccio sinistro.
Ponter prese posto al tavolo, contemporaneamente intrattenendo Mega, che gli mostrava i tesori raccolti nella foresta.
Mary fissò Vissan negli occhi. — Allora, quel prototipo… esiste ancora?
— Perché ne avete bisogno? — chiese lei. — Uno dei due è stato sterilizzato?
— No — rispose Mary.
— Quindi, perché?
Mary si voltò verso Ponter. Era tutto preso da un racconto di Mega.
— I barast e i gliksin — disse Mary — così come gli scimpanzé, i bonobo, i gorilla e gli oranghi, hanno un antenato comune. Le analisi del DNA fanno pensare che quell’antenato avesse 24 coppie di cromosomi, caratteristica che hanno conservato tutti i suoi discendenti; tranne i gliksin, in cui due cromosomi si sono fusi in uno, per un totale di 23 coppie. Perciò il genoma ha la stessa quantità di materiale, ma la sua diversa distribuzione tra i cromosomi rende problematico un concepimento naturale.
— Affascinante — disse Vissan. — Sì, il codificatore è effettivamente in grado di produrre una sequenza cromosomica che combini il DNA tuo e di Ponter.
— Per questo speravamo…
— L’apparecchiatura esiste ancora e funziona — disse Vissan — ma non posso fornirvela: è stata messa fuorilegge. Per quanto io lo detesti, le cose stanno così. Vi punirebbero.
— È fuorilegge solo qui — disse Mary.
— No, non solo a Kraldak. In tutto il mondo.
— In tutto questo mondo — precisò Mary. — Ma non nel mio. Potremmo trasportarla di là e concepire là.
Vissan spalancò gli occhi, ma restò a rimuginare in silenzio. Mary comprese che era meglio non disturbarla. Alla fine la donna disse: — L’impresa sembra realizzabile… Perché no? Meglio che ne tragga beneficio uno, che nessuno. — Pausa. — Però avrai bisogno di assistenza medica per farti estrarre un ovulo. Dopodiché occorrerà rimuovere la tua sequenza aploide di cromosomi, e un chirurgo vi inserirà la sequenza diploide creata dal codificatore di codoni. Infine l’ovulo verrebbe reimpiantato nel tuo utero, e avrà inizio una regolare gravidanza. — Sorrise. — Voglia di tuberi salati, senso di nausea e tutto quanto.
Finora Mary aveva salutato quella soluzione come una “scatola magica”. Ma se le cose stavano così… — Non… non avevo pensato che sarebbe stato eliminato il mio DNA. Pensavo che sarebbe solo stato ri-mappato il DNA di Ponter per renderlo compatibile con il mio.
Vissan sollevò un sopracciglio. — Non avevi detto di essere una biochimica? Sai anche tu che non c’è nessuna differenza tra il DNA corporeo e quello artificiale. Non esiste nessuna tecnica per distinguerli.
Mary aggrottò la fronte. — La differenza è che uno verrebbe dal mio corpo, e uno da una macchina.
— È così, ma…
— Ma hai ragione tu, Vissan. Ho sempre detto e ripetuto ai miei studenti che il DNA non è altro che informazione codificata. — Sorrise in direzione di Ponter e Mega. — Se è la nostra informazione, allora quella sarà nostra figlia.
Ponter annuì. — Occorrerà prima sequenziare tutto il nostro materiale genetico, ovviamente.
— Oh, facile — disse Vissan. — Il codificatore può fare anche quello.
— Stupendo! — esclamò Mary. — E… si trova qui?
— No. È stato nascosto. Sotterrato. Ma l’ho avvolto in una protezione di plastica e metallo, e l’ho lasciato poco lontano da qui.
— Sarebbe così importante per noi — disse Mary. Poi le venne un’idea. — Ti andrebbe di venire con me nel mio mondo? Ti assicuro che là la tua invenzione non verrebbe messa al bando, e nessuno ti impedirà di portare avanti le tue ricerche.
— Una proposta strepitosa — disse Vissan. — Com’è il tuo mondo?
— Be’, è… diverso. Per esempio, abbiamo una popolazione molto più numerosa.
— Quanto più numerosa?
— Sei miliardi di persone.
— Sei mil…! Non sembrate aver bisogno di aiuti al concepimento.
Mary concesse il punto. — E uomini e donne vivono insieme tutti i giorni.
— Questa è vera follia. Come fanno a sopportarsi?
— Oh… non sempre ci riescono, ma… ma è diverso. E abbiamo tante meraviglie. Abbiamo una stazione orbitale, cioè una grande casa che mota intorno alla Terra. Abbiamo edifici che toccano il cielo… — Anche se due in meno. — E una cucina molto varia.
— Tu ci sei stato, Ponter?
— E per ben tre volte! — rispose Mega.
— lì è piaciuto?
— Dipende — disse Ponter. — A te piace, qui tra i boschi?
— Moltissimo — rispose Vissan.
— Ma saresti in grado di sopportare la puzza?
— Quale puzza?
— Nel loro mondo. Usano carbone e petrolio come combustibili.
— Brutta prospettiva. Meglio qui.
— Come preferisci — disse Mary. — In caso negativo, potresti darci le istruzioni per il codificatore?
Vissan guardò Ponter. — Te la senti? Io mi sono sbarazzata volentieri delle trappole della civiltà, perciò i Grigi non hanno autorità su di me. Ma tu…
Ponter guardò Mary, poi tornò su Vissan. — Non sarebbe la prima volta che sfido il Gran Consiglio. Ho disobbedito al loro ordine di tornare indietro, quando volevano richiudere il varco. Anzi, sarei ancora nel mondo dei gliksin se un’ambasciatrice non avesse convinto altri di noi a trasferirsi di là. E poi…
— Sì?
— E poi, qualche volta, qualcuno viene sterilizzato a torto, perciò…
Tacque. Intervenne Mary: — Si riferisce al suo compagno, Adikor. La prima volta che Ponter è scomparso, finendo nel mio mondo, Adikor venne accusato di averlo ucciso, e stavano per sterilizzarlo. Dico bene, Ponter?
— Che? — fece lui, riscuotendosi. — Ah, sì, sì. Quello, appunto.
— Bene — disse Vissan. — Se avete abbastanza fegato da prendervi il codificatore, sarò felice di offrirvelo. — Indicò l’uscita. — Vado subito a recuperarlo. Solo, non rivelate a nessuno… in questo mondo, almeno… di esserne in possesso.