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“Fu questo spirito di conquista a spingere i nostri antenati a diffondersi per tutto il Vecchio Continente…”


Veronica Shannon misurava il laboratorio a grandi passi avanti e indietro. Mary era seduta su una delle due seggiole dell’ufficio. Ponter era troppo largo per prendere posto sull’altra, perciò si era appoggiato alla scrivania. — Tu hai qualche nozione di psicologia, Ponter? — chiese Veronica, con le mani incrociate dietro la schiena.

— Un po’ — rispose. — L’ho studiata durante i corsi di Computeristica all’Accademia. Era un argomento collaterale all’Intelligenza Artificiale.

— Qui da noi — disse Veronica — un capitolo di psicologia che non manca mai è quello sul Behaviorismo. Riguarda i condizionamenti operativi: rafforzamento e punizione.

— Come nell’addestramento dei cani — commentò Ponter.

— Esatto — disse Veronica. Si fermò. — Ora, per favore, Mary, non intervenire. Desidero avere le risposte di Ponter senza influenze esterne.

Lei annuì.

— Bene. Ponter, ricordi qualcosa di quei corsi di psicologia?

— Mica tanto.

La giovane scienziata parve delusa.

— Ma io sì — s’intromise Hak. — Più esattamente, mi è stato caricato in memoria l’equivalente di un manuale di psicologia. Mi serve per avvisare Ponter prima che compia qualche idiozia.

Ponter fece un sorrisetto imbarazzato.

— Magnifico! — disse Veronica. — Allora ecco la domanda: qual è il modo migliore per indurre un determinato comportamento in qualcuno? Non per eliminare abitudini, ma per rafforzarle.

— Offrire una ricompensa — rispose Hak.

— Giusto. Ma che genere di ricompensa?

— Regolare.

Veronica s’illuminò. — Regolare… — ripeté. — Ne sei sicuro? Proprio certo?

— S… sì — rispose Hak, per una volta indeciso.

— Ma qui da noi non è così — disse Veronica. — Non è quello il modo migliore.

Mary si accigliò. Aveva la risposta sulla punta della lingua, ma non riusciva a ricordarla. Per fortuna Ponter diede voce ai suoi dubbi: — E qual è?

— Una ricompensa fornita a cadenza intermittente — rispose Veronica in tono trionfale.

Ponter ci rimuginò. — Intendi: qualche volta la si dà, altre volte no?

— Esatto! Proprio così.

— Non ha senso — disse Ponter.

— Certo che no — disse Veronica. — È uno dei più grandi misteri della psiche dell’Homo sapiens. L’esempio classico è quello del gioco d’azzardo: se si vince sempre, ci si annoia. Se però si vince ogni tanto, diventa una droga. Lo stesso vale per i giocattoli comprati ai bambini. Ai genitori seccano le lagne dei loro figli, ma questi ultimi non possono fare altrimenti; non perché le lagne funzionino sempre, ma perché funzionano qualche volta. L’imprevedibilità del risultato lo rende irresistibile.

— Robe da pazzi — commentò Ponter.

— Non qui — disse Veronica. — Per definizione, il comportamento della maggioranza non viene classificato come pazzia.

— Ma… non è irritante, non ricevere ciò che si era preventivato?

— Per voi — disse Veronica con un sorriso. — Ma non per noi.

Mary era affascinata. — È evidente che vuoi arrivare da qualche parte, Veronica…

— Il nostro lavoro, al Gruppo di ricerca di neuroscienza, era nato per analizzare le esperienze mistiche. Però ci sono un sacco di credenti che non ne hanno mai avute, e credono lo stesso. Questa era la falla della nostra teoria. Ora, però, ecco la risposta… Non capite? È la dinamica del rafforzamento psicologico a rendere possibile la fede in Dio. Se esistesse davvero un Dio, una specie razionale come la nostra si aspetterebbe da Lui un comportamento razionale, ma così non avviene. A volte sembra che Dio protegga un delinquente, e poi lasci precipitare una suora nel pozzo vuoto di un ascensore. Per questo diciamo…

Mary annuì. — “Le vie del Signore sono misteriose.”

— Già! — squittì Veronica. — I fedeli non vengono sempre esauditi nelle loro preghiere, ma perseverano nella preghiera. Invece, il popolo di Ponter ragiona in modo diverso. — Si voltò verso di lui. — Dico bene?

— Infatti. E senza chiedere suggerimenti ad Hak — rispose lui. — In caso di comportamento dagli effetti imprevedibili, noi lo bolliamo come insensato.

— Ma noi no! — esclamò Veronica fregandosi le mani. Aveva la stessa espressione da “copertina di Science, arrivo!” che aveva Mary quando aveva estratto per la prima volta del DNA da un neanderthal fossile. — Anche in assenza di uno schema regolare, noi ci convinciamo che sotto sotto dev’esserci una qualche logica. Per questo non ci limitiamo a scrivere saghe mitologiche, ma ci crediamo.

La Mary scienziata aveva confinato in un angolo la Mary credente. — Ne sei sicura, Veronica? Perché in questo caso…

— Oh sì, sì, sì. C’è un famoso esperimento… Te lo manderò per e-mail. Due gruppi di persone eseguivano un gioco su una scacchiera. Non erano state spiegate loro le regole; solo che avrebbero ricevuto punti se avessero compiuto la mossa giusta. Ora, a una delle due squadre si assegnavano punti se riusciva a occupare i quadretti in basso a destra; cosa che i giocatori imparavano abbastanza in fretta. All’altra squadra i punti venivano assegnati a casaccio: che facessero punti o meno, non dipendeva minimamente dalle mosse eseguite. Eppure, anche loro alla fine si dissero convinti di avere imparato la regola, e sì sforzavano di applicarla.

— Sul serio? — disse Ponter. — Io dopo un po’ avrei lasciato perdere.

— Invece, i nostri avevano l’adrenalina a mille — fece Veronica.

— O lo stress? — chiese Mary.

— Anche lo stress, certo, perché noi non accettiamo l’assenza di una logica. — Veronica si rivolse di nuovo a Ponter. — Posso fare un altro piccolo test? Per favore, sempre senza suggerimenti da Mary. Ponter, conosci il gioco del lancio della monetina?

Lui non lo conosceva, e lei gli diede una dimostrazione pratica. Quindi chiese: — Se eseguo 20 lanci, e se per 20 volte viene “testa”, quante probabilità ci sono che venga testa anche la ventunesima volta?

— Il 50 per cento — disse lui.

— Giusto. Ma, quando pongo la stessa domanda alle matricole di Psicologia, la maggior parte di loro afferma che la probabilità di rifare “testa” sia astronomicamente bassa. A un qualche livello profondo, i nostri cervelli sono congegnati in modo da assegnare una motivazione agli eventi casuali. Ecco perché anche coloro che non hanno mai avuto una visione come quella che ti ho indotto, Mary, vedono la mano di Dio anche nel puro caso.

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