Cathay e io portammo Vaffa in una delle cabine e decidemmo di dividere l’altra. Mentre la fissavamo sulla sua cuccetta, la nave subiva dei cambiamenti. La cuccetta di Vaffa si spostò dal pavimento e si addossò alla paratia posteriore. Nel solarium la vasca dei pesci si stava asciugando.
La spinta era di un gi, grosso modo la gravità alla quale mi ero abituata su Plutone. Adesso vivevamo su una parete. Ma il lavandino e il bar avevano compiuto una rotazione e le lampade si erano spostate in modo che non avevamo mai la luce negli occhi.
Fuori, il corridoio era adesso un condotto verticale. Sarei riuscita a sopravvivere a quella situazione durante le ventiquattr’ore in cui i motori sarebbero stati in funzione.
Trascorsero la maggior parte del tempo nelle cabine, senza vedere Javelin. Lilo andò nel solarium una volta, ma per farlo dovette arrampicarsi per otto metri lungo una scala che era spuntata dalla parete del corridoio. Ora il solarium non era un luogo piacevole. L’organo era sospeso al soffitto, a dieci metri di altezza. C’era un’altra scala, e Lilo la salì per infilare la testa nella stanza di controllo: Javelin non c’era. Probabilmente non l’avrebbero vista fino allo spegnimento dei motori. Javelin si sarebbe spostata attraverso la sua rete di condotti, dove gli altri non erano in grado di seguirla.
Cathay e Lilo potevano vedere Vaffa al di là del corridoio. Non diede segno di voler andare da loro, ma continuò a passeggiare avanti e indietro. Lilo, a disagio, si domandava quanto sarebbe stata incolpata per l’accaduto. Vaffa avrebbe sospettato che Lilo e Javelin si fossero messe d’accordo, e non sarebbe stato facile convincerla del contrario.
Non restava che dormire. Nel frattempo le luci della nave erano state abbassate. Solo dopo venti ore Javelin si mise in contatto con loro. Avvenne ancora attraverso uno schermo televisivo piatto, questa volta aperto nel loro soffitto.
«Mi odierete, ma è tempo di decidere, ragazzi. Tempo di scoprire le carte e di rivelare le motivazioni nascoste. Vi sarete chiesti perché abbia accettato di portarvi a fare questa breve gita.»
«Sì, ce lo siamo chiesti. Ha intenzione di dircelo?» Lilo lanciò un’occhiata dall’altra parte della stanza. Vaffa era sulla porta della sua cabina, affacciata sul cunicolo, e ascoltava attentamente.
«Bene. Quanto al fatto di avervi preso, credo che si sia essenzialmente trattato di perversione pura. Era una cosa che normalmente non avrei fatto, così l’ho fatta. Quando si è vecchi come me, bisogna stare attenti. Si devono provare cose nuove, talvolta solo perché sono nuove. Altrimenti ci si arrugginisce.»
«Come lo sa?» chiese Cathay.
«Non lo so. Ma finora ha funzionato. Sarei sciocca a cambiare adesso. Per quanto riguarda il fatto di andare, con o senza di voi, alla Linea Calda… mi sono molto interessata alla Linea Calda negli ultimi mesi.»
Lilo vide Vaffa salire rapidamente sulla scala ed entrare nella loro stanza.
«Perché le interessa la Linea Calda?»
«Per la stessa vostra ragione. Interesserebbe a tutti, non credete?»
«Come fa a sapere quelle cose? Sono informazioni riservate, a conoscenza di pochi…»
Javelin sollevò un sopracciglio. «Potrei domandarvi come fate a saperle voi. Ma ho una mia teoria. Il modo in cui io le so è lo stesso che mi permette di conoscere qualsiasi cosa della Linea Calda. In ogni momento ci sono sempre un paio di cercatori sul percorso del segnale della Linea Calda. Non hanno molto da fare, quindi ascoltano. E parliamo fra di noi. Ci può volere qualche anno per portare a termine una conversazione, ma abbiamo tutto il tempo necessario. La comunità dei cercatori sapeva del messaggio prima del consiglio di amministrazione della StarLine. Ormai sono mesi che ne parliamo. Per alcuni di noi è stato motivo di preoccupazione. Perciò vado a controllare.»
«Vuol vedere se la traduzione è corretta?»
«No, no,» rise Javelin. «È corretta, su questo non ci sono dubbi. È senz’altro una minaccia. Sentite, voi andate là per ascoltare il messaggio in versione originale; è la sola ragione possibile. Be’, io ce l’ho già, nel mio computer. Da domenica l’abbiamo controllato sei volte. Ora ci interessa scoprire cosa sono le ‘pene severe’. Io sono stata… diciamo eletta — anche se questa è un’espressione un po’ troppo formale — ad andare a vedere. Se hanno la forza per mantenere le loro minacce, può darsi che noi cercatori dobbiamo trovare nuovi clienti.»
Lilo rimase colpita da questa frase. Vaffa si infuriò.
«Tutto qui? Volete scoprire da che parte tira il vento?»
«Più o meno.»
«E a chi avete intenzione di vendere?» ringhiò Vaffa. «Agli Ophiuciti? Agli Invasori?»
«A uno qualunque dei due, se il prezzo è buono.»
«Allora la disprezzo, insieme a tutti quelli come lei. State tradendo la razza.»
«La sua razza è merda, Terrestre Libera.»
Lilo si intromise prontamente. «Vi aspettate che arrivi un secondo messaggio? Che specifichi le pene, magari.»
«È possibile. Ma non è per questo che vado.»
«Allora non capisco. A cosa le serve questo viaggio?»
Javelin sorrise di nuovo. «Siamo arrivati alle decisioni cui avevo accennato. Eravamo d’accordo che vi avrei portato su un punto della Linea Calda. Però la Linea è lunga. Forse voi pensavate al punto più vicino, ma non l’avete precisato, vero? La mia proposta è di andare tutti a un punto a mezzo anno luce dal sole, sulla Linea. Credo proprio che potrebbe essere molto interessante.»
«Perché?»
«Per incontrare gli Ophiuciti faccia a faccia.»
Vaffa sembrava perplessa. Cathay sogghignò, come a una battuta che avesse capito solo lui. Ma quando Lilo lo guardò scrollò le spalle. A Lilo faceva male il collo a furia di guardare in alto. Seguì l’esempio di Cathay e si allungò sul pavimento incrociando le braccia sotto la testa. Aspettarono.
«Sarete anche curiosi di sapere perché io credo che siano lì.» Javelin sembrava un po’ delusa dalla loro reazione.
«Sì, direi di sì,» esclamò Cathay, con aria divertita.
«D’accordo. I cercatori vedono la Linea Calda secondo una prospettiva diversa dalla StarLine. Sono seduti in una stazione in mezzo alla zona in cui la forza del segnale è maggiore. E perché non dovrebbero farlo? I messaggi sono già abbastanza confusi anche lì. Ma il loro punto di vista risulta così limitato. Fondamentalmente, loro ascoltano rimanendo immobili in un punto dello spazio.
«I cercatori incrociano la Linea in tutte le direzioni, a distanze diverse dal sole, sia più vicino sia più lontano rispetto a 70 Ophiucus di quanto non sia la stazione della StarLine. Allorché la incrociamo, ascoltiamo. I nostri computer registrano quando cominciamo a ricevere i segnali e quando alla fine li perdiamo.
«Un centinaio di anni fa cominciammo a notare alcune cose. Ne avemmo la certezza solo dopo molto tempo. È difficile effettuare dei controlli temporali attendibili alla velocità a cui operiamo e ci vuole molto per verificare una seconda volta tutti i risultati. Ma adesso siamo sicuri.
«Un segnale laser è un cono. È sottilissimo, però ha un apice all’inizio e si allarga molto lentamente via via che procede. Cominciammo a osservare uno spostamento di parallasse. Su un lato del cono il segnale sembrava provenire da una parte di 70 Ophiucus. Quando poi passavamo sull’altro lato, il segnale si era spostato. Iniziammo a tracciare le linee che definivano la superficie esterna del cono. C’erano altri fatti a confermare la nostra ipotesi: le dimensioni delle sezioni trasversali del cono nei vari punti e l’indice di caduta della forza del segnale. Tutto indicava una cosa: la Linea Calda non parte affatto da 70 Ophiucus, ma da qualche posto a circa mezzo anno luce di distanza dal sole, in direzione di 70 Ophiucus. E con ogni probabilità questo non è un caso. Volevano farci credere che erano molto lontani. Il che schiude una quantità di possibilità interessanti.»
«Ho bisogno di usare la radio,» disse Vaffa. Aveva un tono sottomesso.
«Me l’ero immaginato. Vediamo se nei miei schedari ho il numero del Gran Capo Tweed…»
Vaffa lanciò un’occhiata a Lilo e a Cathay. Lilo stava per protestare, ma Tavelin la interruppe.
«Non mi hanno detto niente. Ho controllato le sue chiamate prima che saliste sulla nave e ho visto che ha telefonato un sacco di volte sulla Luna. Ero sicura che era una Terrestre Libera e l’ha dimostrato pochi minuti fa. Ora sbava dalla voglia che qualcuno le dica cosa fare, per non dover pensare. E chi altri può voler chiamare, se non il Gran Capo Tweed?»
«Sono fatti che non la riguardano!» urlò Vaffa. «Ora mi faccia chiamare. Abbiamo noleggiato questa nave, e…»
«E non le viene in mente che non dovrebbe usare questo tono con il suo comandante? Caso mai non l’avesse notato, ho il pieno controllo di questa nave. Non può nemmeno entrare sul ponte di comando. Con la testa appuntita ci passerebbe, ma non con le spalle. Questa nave va dove voglio io, e sarà meglio che stia attenta a quello che dice se vuole che la sua razione di ossigeno non diminuisca.»
Lilo si era alzata in piedi e sferrò a Vaffa una gran botta al costato. La donna non reagì e quella era una dimostrazione di quante cose avesse imparato nell’ultimo mese.
«Ma dobbiamo chiamare davvero per sentire il da farsi,» disse Cathay, in tono conciliante. «Le spese saranno molto maggiori, e nessuno di noi ha una somma di denaro del genere. Tweed dovrebbe darci il permesso.»
«Ha ragione e ha torto,» replicò Javelin, con calma. «Rendetevi conto che la situazione è completamente cambiata. So perché lei è con voi.» Fece una smorfia. «È fedele a Tweed. Non mi sembra che voi due lo siate, se il mio istinto vale qualcosa. Ammettiamo che lui avesse modo di controllarvi. Bene, ora non lo ha più. Non approvo la schiavitù e non sono disposta a ricevere ordini da un uomo a sei miliardi di chilometri di distanza. Chiamerete Tweed, ma non gli chiederete niente. Gli direte questo. Ora state attenti, non voglio ripetere. ‘La Cavorite è diretta verso la stazione trasmittente della Linea Calda.’ A questo punto potrete fornire la spiegazione che vi ho appena dato. È intelligente, dovrebbe capire. ‘I costi per questo viaggio ammonteranno a circa quattrocento volte la cifra che avevamo originariamente discusso. Un missile di rifornimento telecomandato è in partenza dalla catapulta di Plutone e presto accelererà a nove gi. Come sapete, quelle navi sono irrecuperabili; perciò i costi aumentano in modo cosi drastico. Lo incontreremo fra circa venti milioni di secondi. Senza di esso, naturalmente, avremmo carburante per raggiungere la stazione, ma non per tornare.
«‘Se lei, Tweed, desidera partecipare a questa spedizione, deve depositare sul mio conto presso la Banca di Lowell la somma che i miei banchieri le hanno già comunicato. Se non desidera pagare, la sua partecipazione alla spedizione sarà annullata. La nave continuerà a procedere come previsto, finanziata dall’Associazione Cercatori di Buchi Neri di Lowell, fatto che lei è libero di controllare. E la sua agente, Vaffa, verrà fatta uscire dalla camera stagna e invitata a tornare indietro a piedi. Firmato: i suoi obbedienti, umili ex schiavi eccetera eccetera.’»
«Non può farlo!» Le vene sul collo di Vaffa sporgevano. I pugni stretti le sanguinavano. Cathay sembrava felice e Lilo voleva abbandonarsi alla sensazione di euforia che provava, ma sapeva che ancora non era al sicuro. Delicatamente, carezzò la spalla di Vaffa. Se la donna esplodeva adesso poteva essere fatale.
«Senti, Vaffa,» sussurrò. «Devi fare quello che è meglio per il Capo, vero? Ferma! Lasciami!» Per un attimo la stretta sul suo braccio si allentò.
Anche Cathay si era avvicinato. «Ha ragione,» disse. «Non perdere la calma. Pensaci. Certo, ha messo il Capo alle strette, ma gli sta facendo una proposta vantaggiosa. Ti ucciderà, se non accetti questo fatto, e allora il Capo non incontrerà mai gli Ophiuciti e non scoprirà ciò che vuole sapere.»
«Non riuscirebbe a uccidermi! Quella schifosa, ridicola stronzetta!»
«Bada a quello che dici, Vaffa. È la sua nave. Non puoi neppure entrare nella sua stanza. Non hai armi e non sappiamo cosa possa avere lei. Ti ha addirittura battuto a mani «nude. Devi inghiottire il tuo orgoglio e ammetterlo. Devi farlo per Tweed, ricordalo, per il Capo.»
A poco a poco, dolorosamente, Vaffa lasciò la presa sul braccio di Lilo. Incurvò le spalle e sprofondò lentamente a terra con la testa fra le mani. Lilo guardò lo schermo e la faccia impassibile. Uscì nel corridoio, salì la scala ed entrò nel solarium. Accanto ai piedi le si accese uno schermo. Abbassò gli occhi su Javelin.
«Voglio ringraziarla,» esclamò, e sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Non si preoccupò di asciugarsele.
«Non importa. La situazione doveva essere risolta.»
«Non lo è, non ancora. È di questo che volevo parlarle. Io… mi è venuto in mente che potrebbe gettarci tutti fuori. Dopo aver ricevuto il denaro.»
Javelin scrollò le spalle. «Non lo farò. È un rischio che dovete correre. Non che non sia pronta a imbrogliare per risparmiare soldi. Tutti i cercatori lo sono. L’avarizia è la nostra seconda natura. Ma non verrò meno a un patto. Ho acconsentito a portarvi laggiù ed è quello che farò.»
«Perché?»
Javelin sembrò un po’ imbarazzata. «Ecco, forse incontreremo degli extraterrestri. Dopo tutto penso di nutrire una certa lealtà nei confronti della razza umana. Non mi sembrava giusto andare da sola. Ho pensato che avrei dovuto portare una rappresentanza dell’umanità, se avessi potuto.»
Lilo rise. «Una cercatrice di buchi neri, un’assassina, un insegnante radiato e una criminale evasa.»
«È questo che siete? Un giorno dovrà parlarmene. Avremo molto tempo a disposizione.»
Lilo non fece commenti. Voleva parlarne. Con Cathay non c’era riuscita; forse Javelin sarebbe stata la persona giusta.
«Che succederà a Vaffa?» domandò.
«Non lo so. Se si comporta bene la porterò con noi. Ma non penserò di infrangere il contratto con Tweed se sarò costretta a eliminarla come un cane idrofobo, come una minaccia alla sicurezza della nave.»
«Sono preoccupata per lei. È a disagio quando ha a che fare con cose astratte. Posso spiegarle che comportarsi bene, non creare problemi, è ciò che il Capo vuole da lei. Altrimenti verrà uccisa e Tweed subirà un danno. Maledizione! Perché sto cercando di salvarle la vita? Ha minacciato di uccidermi un sacco di volte. Ha ucciso due miei cloni.»
«Per ucciderla,» osservò Javelin, «basta che lei non faccia niente. Vaffa si scontrerebbe con me e sarebbe la sua fine, giusto?»
«Penso di sì.» Lilo sospirò. «Non so se sia perché odio vedere qualcuno ucciso o perché ho paura che uccida me prima di scontrarsi con lei. Comunque è una situazione esplosiva. Ecco il mio progetto. Non credo che Vaffa riesca a disobbedire a un ordine diretto di Tweed. Vorrei aggiungere una richiesta al suo elenco. Lui deve ordinarle di non far nulla né a lei né a me, né a Cathay. Deve essere sollevata dei suoi compiti di guardiana. Lui deve convincerla che è la sua sola rappresentante su questa nave, che tutto è nelle sue mani. Deve restare viva per potergli fare un rapporto. E per far questo non deve esserci ostile.»
«D’accordo. Funzionerà?»
«Ne sono sicura. La calmerà, le farà accettare la situazione. E Tweed acconsentirà. Non sarà contento, ma non ha molta scelta, no?»
«È quello che stavo pensando.»
Lilo sorrise, e finalmente si abbandonò a credere di essere libera. Era confinata in quella nave, ma era libera.
«A proposito, quanto durerà il viaggio?»
«Per l’andata ci vorranno circa trecento milioni di secondi.»
«Le dispiacerebbe trasformarlo in mesi terrestri?»
«Circa centoventi. Vent’anni, andata e ritorno.»