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Il Consigliere professionale, un libro a domande e risposte. A cura della Compagnia Educativa Periferica E-Z.

LETTORE: Non so leggere.

CONSIGLIERE PROFESSIONALE: Non importa. D’ora in poi risponderò oralmente. Basta che tu ignori le parole sullo schermo, d’accordo?

L: Ah, bene. Come posso, cioè, cosa devo fare per diventare un cercatore di buchi neri?

CP: Un cercatore di buchi neri! È una delle professioni popolari. Sembra romantica, vero? Sei padrone di te stesso, hai una nave tutta tua. E ci si può arricchire. È questo che ti attira nei cercatori di buchi neri?

L: SÌ, immagino di sì.

CP: Noi cerchiamo di scoraggiare i giovani dal diventare cercatori di buchi neri. Ci sono un sacco di problemi. Per esempio, quanto credi che costi una di quelle navi?

L: Molto, penso.

CP: Ci puoi scommettere! Prima di tutto bisogna avere i soldi per comprare la nave. Le attrezzature per il viaggio costano molto di più. Ed è pericoloso. Quello che succede, tante volte tu non lo sapessi, è che spendi tutto per la nave. Poi ti metti a sedere e osservi il rilevatore di massa. Può anche capitarti di dover aspettare quindici anni senza vedere mai niente. A un certo punto ti si rompe il motore, e devi ricominciare tutto da capo. Tre viaggi su quattro non troverai niente, e al ritorno sarai senza un soldo. Il primo viaggio sarà l’ultimo. Se sopravviverai.

L: Che cosa vuoi dire?

CP: È pericoloso! Se ne trovi uno, devi rallentare per capire dov’è e dove sta andando. A volte ci andrai a sbattere contro! Ma anche se fai tutto bene, devi tornare a prenderlo con un rimorchiatore elettromagnetico. Intorno a Plutone c’è gente che aspetta proprio quello. Ti seguiranno. Puoi essere a mezzo anno luce dal sole. Cosa fai, chiami la polizia? Dovrai lottare.

L: Be’, so lottare come chiunque altro. Quello che voglio sapere è se devo imparare a leggere.

CP: Non vedo perché. A cosa ti servirebbe il computer, altrimenti?


Il verdetto su Cathay era secco e preciso. Dopo averlo decifrato, Vaffa me lo fece vedere. Cercava di giustificarsi ai miei occhi? Speravo di sì; se la mia opinione le interessava tanto, che se ne rendesse conto o no, la mia posizione ne usciva rafforzata. Il Capo non aveva bisogno di Cathay, se permettergli di vivere significava lasciarlo su Plutone, con tutto ciò che sapeva.

Credo che Vaffa avesse già preso una decisione un minuto dopo aver letto il messaggio. Aveva una mente lineare. Allorché le dissi che Cathay sarebbe venuto con noi, dovette a malincuore invertire la marcia.


«Ma vuole qualcosa in cambio,» esclamò Lilo d’impulso.

«Non gli conviene. Cosa?»

«Capisce di non aver potere di contrattazione,» disse, improvvisando. «Ma è stato utile a Tweed in passato, e potrebbe ancora esserlo in futuro, se non te lo inimichi completamente.»

«Vai avanti.»

«I suoi tre… contratti educativi. Non sono legali, naturalmente. È una situazione del tutto irregolare, ma per lui hanno la fojza di legge perché ha promesso di rispettarli. Le madri di quei bambini non avranno nessuna speranza, lo sai. Con la mancanza di insegnanti che c’è, come faranno a trovare qualcuno che si occupi dell’educazione dei figli? Cathay dice che qui c’è una lista d’attesa di dieci anni. Diventeranno grandi prima che sia possibile trovare un sostituto. Sono tutti prenotati, impegnati a insegnare a bambini non ancora nati.»

«Non è un mio problema.»

«No. Ma Tweed è ricco. Si possono trovare altri insegnanti abusivi, ma sono cari.»

Vaffa ci pensò. «Lo chiederò al Capo.»


L’approvazione di Tweed arrivò il giorno dopo: avrebbe dato alle madri il denaro per pagare per l’educazione dei bambini. Vaffa sembrò sorpresa; aveva inviato la richiesta soprattutto per soddisfare Lilo, di cui cominciava a rispettare il giudizio.

Fu una grossa sorpresa anche per Cathay, che era esultante ma cercava di non darlo a vedere. Lilo se ne accorse e ne fu contenta. Le venne in mente che quella era praticamente la sola cosa che fosse riuscita a fare di propria iniziativa da quando era fuggita dalla prigione. Ma anche allora si chiese se Tweed non avesse già previsto tutto. Altrimenti, perché avrebbe accettato così rapidamente? Valutava così poco il denaro? Aveva accettato il suo ragionamento che così Cathay si sarebbe calmato e gli sarebbe stato ancora utile una volta tornato su Plutone? O aveva paura che, in caso contrario, le madri si infuriassero al punto di denunciare Cathay (il che avrebbe provocato un’indagine e forse avrebbe creato delle difficoltà a Tweed) sebbene anch’esse avrebbero avuto i loro problemi? Come al solito, i motivi di Tweed non le erano chiari.

Ma adesso dovevano trovare una nave, e Vaffa non sapeva nemmeno da dove cominciare. Non lo sapeva neanche Lilo, ma si comportava come se lo sapesse e non dubitava che le sarebbe riuscito meglio che a Vaffa.

Tramite il telefono di Cathay, si fecero rapidamente un’idea della situazione del mercato delle astronavi usate. Ce n’erano sempre; erano i cercatori di buchi neri falliti che le vendevano. Ma il mercato era vivace e i prezzi sempre alti. Lilo sentì una dozzina di agenti e, attraverso Vaffa, passò le informazioni a Tweed. La cosa più incoraggiante che poté riferire fu che, pagando il triplo del prezzo già inflazionato del mercato, potevano riuscire ad avere un’astronave in quattro o cinque mesi.

«Perché così tanto?» chiese Vaffa.

«È complicato,» rispose Lilo. «Ci sono più compratori che venditori. Ci si deve mettere in lista d’attesa. Il tribunale attribuisce i beni dei cercatori falliti ad agenti che ricevono una percentuale. Non appena un cercatore fallisce, la nave viene venduta. Possono chiedere praticamente qualsiasi prezzo. La lista di attesa è di tre o quattro anni. Per passare davanti bisogna pagare l’agente. Per passare molto avanti, bisogna pagare fino a tre volte il prezzo della nave.»

«Ma non è illegale?»

«No, stranamente. Sono stati molto franchi. È l’agente stesso a compilare le liste. Al tribunale non interessa a chi viene venduta la nave. Così l’agente fa il proprio guadagno.»

«Non ci si può mettere direttamente in contatto con un cercatore di buchi neri?»

«No. Quelli che non sono falliti non vendono, a nessun prezzo. Quelli che lo sono, non possiedono più una nave. Vanno in tribunale e il giudice attribuisce sempre le navi agli agenti.»

«E le navi nuove?»

«C’è una lista ancora più lunga, i prezzi sono più alti e bisogna pagare di più per passare avanti.»

Vaffa sembrava contrariata. Gli affari non erano il suo forte. ««Ne parlerò al Capo.»

«Puoi anche dirgli un’altra cosa,» aggiunse Lilo, pensosa. «La nave ci serve solo per un viaggio. Sarebbe sciocco comprarla. E poi, tu ne sapresti guidare una?»

«Credevo che ci pensasse il computer.»

«Vero. Ma i cercatori di buchi neri vanno lontano. Molti non tornano perché qualcosa non funziona, forse nel computer, e loro non sanno come ripararlo. Un sacco di queste persone credono che cercare buchi neri sia facile come andare dalla Luna a Marte, ma si sbagliano. Il cinquanta per cento non torna dal primo viaggio. Quindi avremo bisogno di un pilota, perché io non ho la minima idea su come riparare una nave, e tantomeno lo sa Cathay. Posso occuparmi del computer, purché però non sia troppo complicato. Ma non so niente dei motori a fusione. Avremo bisogno di qualcuno che li conosca.»

Vaffa sospirò. «Quindi cosa proponi?»

«Non so se sia possibile, ma potremmo provare. Forse riusciremmo a noleggiare una nave, una di un cercatore. Anche un decimo del costo della nave sarebbe conveniente, credo. A meno che il denaro non abbia importanza. Non so quanto sia ricco il Capo.»


Non credo che si possa diventare ricchi al punto che il denaro cessi di avere importanza. Se si pensa così, o non si diventa ricchi, o non si rimane ricchi. Tweed era favolosamente ricco, ma era interessato alla mia idea. Non lo biasimo; alcuni dei prezzi che gli avevamo riferito sarebbero bastati per mandare avanti una città di dimensioni medie per un anno.

A me non importava niente del denaro di Tweed. Quello che mi interessava era che un’astronave si poteva comprare per telefono. Per noleggiarne una si doveva trovare un cercatore di buchi neri. Non c’erano agenzie di noleggio. Chi noleggiava mai una nave di quelle dimensioni?

Vaffa non sarebbe riuscita a occuparsene, senz’altro non da sola. Quindi sarei dovuta uscire, andare in giro, conoscere gente. Se mi si fosse presentata l’occasione perfetta, chi lo sa…


Dopo due settimane non erano venuti a capo di niente. Giorno dopo giorno erano tornati ai corridoi residenziali, illuminati da luci azzurre distanti le une dalle altre, ed erano crollati sul letto.

Tweed cominciava a essere impaziente. Vaffa disse che aveva posto una scadenza: se non riuscivano a noleggiare una nave in altre due settimane, dovevano comprarne una. Così avrebbero già perso un mese e lui non era disposto a lasciar passare altro tempo senza che il suo progetto venisse attuato.

Lilo non era contenta di quella decisione. Non le importava del tempo perduto, ma pensava che se avessero comprato una nave, avrebbero sempre avuto lo stesso problema: trovare un pilota. In giro ce n’erano molti, ma Lilo era sicura che sarebbe stato difficile assumerne uno. Per lo stesso motivo per cui avevano difficoltà a noleggiare una nave. Vaffa spaventava i cercatori.

I cercatori di buchi neri erano il gruppo di individui più contorti che la razza umana avesse mai prodotto. Sotto molti aspetti erano diversi quasi quanto un essere umano accoppiato con un simb. Occorreva un carattere particolare per rinchiudersi in un’astronave monoposto per un viaggio che sarebbe durato da venti a quarant’anni. La maggior parte delle navi aveva circa cinquanta metri cubi di spazio vitale; qualcuna ne aveva meno. La destinazione poteva essere a mezzo anno luce di distanza dal sole. Chi sopravviveva tutto quel tempo a quella solitudine, tendeva a essere diverso.

«I più non hanno una gran simpatia per la gente neppure prima di partire,» osservò Cathay. «Al ritorno, sono almeno vent’anni che non vedono nessuno. Molti decidono che non hanno perso un gran che.»

Erano di nuovo a casa di Cathay, dopo un altro giorno di ricerche nei palazzi di piacere intorno allo spazioporto. Quella notte Cathay aveva seguito il suggerimento di Lilo, abbassando la temperatura dell’aria; così c’era un’atmosfera di intimità mentre erano stretti intorno al caminetto che nascondeva la la stufa elettrica. Si erano tutti spalmati una leggera crema allucinodisiaca sui genitali, poi avevano inalato una polverina che rilassava i muscoli. Si erano unti i corpi con oli lucenti: Lilo era color lavanda, Cathay perla e Vaffa cremisi. Il risultato era stato più di un’ora di carezze al rallentatore, libere e felici. Adesso erano stesi a faccia in giù, con Lilo nel mezzo.

Stava bene. Era come la calma che si raggiungeva quando si era riacquistato fiato dopo una corsa di dieci chilometri, ma senza il dolore e la fatica precedenti. Aveva voluto che Vaffa fosse di umore buono per quello che stava per proporre, e sembrava che ci fosse riuscita. Vaffa tendeva a cop meccanicamente; Lilo immaginava che quella donna non avesse mai attratto nessuno e che avesse deciso, come molti, che il sesso era sopravvalutato. Poteva darsi che quella fosse la prima volta che aveva provato piacere nel cop e che non l’aveva visto come il mezzo per raggiungere un orgasmo.

«Be’, io non li capisco,» esclamò Vaffa.

«È perché non hai mai incontrato nessuno al quale gli altri piacessero meno che a te,» disse Lilo. Sperava che lo prendesse bene, che non lo considerasse un insulto.

Vaffa non aveva mai preteso che qualcuno le piacesse. «Forse hai ragione,» disse. Sembrava quasi che stesse per sorridere, ma le sue labbra non sapevano proprio come fare. Lilo si sollevò su un gomito e guardò la figura che riluceva debolmente. Si sentiva la testa un po’ confusa, ora che l’aveva alzata; durante il giorno c’erano state troppe cose da bere, da fumare, da annusare. Sulla schiena glabra dell’altra donna vedeva danzare sottili lingue di fuoco. Lilo le seguì con la punta delle dita, premendo con forza sui muscoli che cedevano. Vaffa si inarcò sensualmente, con un gemito di soddisfazione.

«Sono molto sensibili, i cercatori di buchi neri,» disse Lilo. «Vero?»

«Sì,» borbottò Cathay. Scosse la testa per svegliarsi e dai capelli gli sprizzarono scintille.

Lilo era molto contenta. «Credo che reagiscano a te,» disse.

«In che modo?» Vaffa sollevò il capo, riuscendo ad assomigliare molto al suo boa.

«Non ne sono sicura. Ma diventano quasi telepati. Non vedono nessuno per vent’anni. Quando tornano sono dei sensitivi, molto suscettibili.»

«Molto percettivi,» intervenne Cathay. «I cercatori, con te.»

«Grazie. Ma sembra che si accòrgano di quando uno è pericoloso. E credo che tu gli dia questa sensazione.»

Vaffa rifletté, poi lasciò ricadere la testa. «Può darsi che tu abbia ragione.» Lilo usò tutt’e due le mani sul collo e sulle spalle di Vaffa.

«Penso di sì. Sei un’assassina. Lo sappiamo tutti e due, quindi non c’è bisogno di usare eufemismi.»

«Nessun bisogno.»

«Personalmente credo che tu sia anche qualcos’altro. Forse non hai mai avuto l’occasione di esprimerlo. In ogni caso, forse i cercatori non sanno che tu hai ucciso, ma avvertono la minaccia.»

«Penso che tu abbia ragione.»

«Questo ci pone il problema di come comportarci. Come facciamo a noleggiare una nave e a far risparmiare un sacco di soldi al Capo?» Lilo avrebbe potuto continuare, ma le sembrò il momento giusto per fermarsi. Sarebbe stato meglio Se l’idea fosse venuta a Vaffa.

Cathay sorrise a Lilo, poi si voltò prima che Vaffa potesse accorgersene. La stanza rimase in silenzio per mezz’ora. Finalmente Vaffa si girò su un fianco e appoggiò la testa su un braccio. Parlò con voce assonnata.

«Dovrai andare in giro da sola.»

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