STARLINE LTD.
TOPSECRET; SOLO CLASSE AAA
OGGETTO: TRASMISSIONE LINEA CALDA OPHIUCUS DI 1249 ORE 4,4,3 SECONDI UT, 8/14/570.
SEGUE TRADUZIONE: (PROBABILITÀ PESATA)
PER (UN PERIODO DI TEMPO: CONGETTURA: 400 ANNI TERRESTRI?) SONO STATI INVIATI DATI. I NUOVI ABBONATI (43%) HANNO UN (INTRADUCIBILE) PER METTERSI IN REGOLA. IL VOSTRO PERIODO É SCADUTO (TERMINATO?) (PROLUNGATO?). PER FAVORE INVIATE IL (SALDO?) (RESTO?) ALTRIMENTI IL SERVIZIO VERRÀ SOSPESO (45%). IL VOSTRO CONTO (22%) VERRÀ RIMESSO (45%) A UN (INTRADUCIBILE) NEL PROSSIMO • (PERIODO DI TEMPO: CONGETTURA: 10 ANNI TERRESTRI?). CREDITO (58%) È DISPONIBILE PER (NUOVE?) (VECCHIE?) FORME DI VITA IN DIFFICOLTÀ. PENE SEVERE, PENE SEVERE, .PENE SEVERE (97%).
FINE.
MESSAGGIO RIPETUTO TRENTA VOLTE.
TOTALE DEI BIT: CIRCA 2,3 X 108
Oro.
Il ricordo e la premonizione di un giallo dorato.
Da qualche parte c’era una foresta sotto un sole azzurro.
Quando si svegliò la faccia era sempre lì, sempre sorridente. Lilo rispose al sorriso, contenta che fosse finito.
«Non così veloce,» fece Mari, in tono allegro. «Prima devo staccarti, e richiuderti.»
C’era qualcosa di diverso. Guardò di nuovo e si rese conto che si trattava dello sfondo. Qualcosa dietro la faccia di Mari era cambiato.
Si trattava degli alberi. Prima erano verdi e adesso i rami erano nudi.
La addestrarono. Ebbe molto tempo per considerare la propria situazione. Era difficile credere che fosse il 571, che fossero passati due anni dacché Mari l’aveva registrata nella radura.
Tweed le aveva fatto vedere la sua spaventosa sceneggiatura. Erano tre volte che la vedeva riportata in vita nello stesso posto. Tre. Aveva saputo la storia di come il suo io originale avesse cercato di fuggire poco dopo essere stata liberata dall’Istituto, e di come fosse morta. Tweed aveva delle fotografie. Sapeva come era morto il suo primo clone, Lilo 2. Poi c’era stata Lilo 3, che aveva ucciso Mari ed era stata anche lei catturata e uccisa. Nessuno voleva dirle cosa fosse successo a Lilo 4, che doveva essere stata la più intelligente del gruppo. O la più intimorita. Era durata un anno.
Lei era Lilo 5. (E cos’era successo alla capsula vitale sugli Anelli? C’era forse un numero 6 che si era risvegliato?)
Aveva deciso di stare molto attenta.
La misero su un’astronave diretta verso Titano con la Vaffa femmina e un uomo chiamato Iphis.
Tre giorni dopo che la nave era decollata dalla Luna, arrivò un messaggio di Tweed. A Lilo non fu permesso di vederlo; Iphis e Vaffa lo decifrarono e andarono sul ponte. Sentì delle voci adirate. La più forte era quella di Iphis. Qualcosa a proposito di orari, di mancare l’altra nave, e di massa di reazione. Ma quando vennero fuori, era chiaro chi aveva vinto. Iphis era furente, meglio stargli alla larga. Vaffa era imperturbabile come sempre, ma forse i suoi occhi erano un po’ più gelidi.
Sembrava che deviassero su Marte.
Vaffa voleva parlare con Lilo. Glielo fece sapere in modo piuttosto deciso; la afferrò per una caviglia e la tirò giù come un palloncino.
«Ci fermiamo su Marte quanto basta per prendere il volo rapido per Plutone,» disse Vaffa, dopo aver bloccato Lilo e se stessa nel piccolo reparto notturno.
«Interessante.»
«Sì.» Aveva un’espressione assorta, rilassata. Poi esplose. Lilo si ritrovò legata a un lettino per accelerazione con la faccia di Vaffa molto vicina alla sua. Le faceva male una guancia e sentiva in bocca il sapore del sangue.
«Sì,» ripete Vaffa. «Interessante.» Non sembrava interessata. Caso mai sembrava distratta. Lilo si era accorta che Vaffa non era eccezionalmente intelligente. Adesso aveva un problema e lo stava considerando a modo suo. Lilo si sentì premere contro la gola qualcosa di freddo e duro. Deglutì.
«Il Capo dice che c’è un’emergenza,» continuò Vaffa. «Devo andare a vedere, e vuole che vieni anche tu. So perché. Là ci sarà un problema da risolvere, e in queste cose io non sono molto brava. Così lo risolverai tu, e io ti controllerò.»
«Senti,» ribatté Lilo senza alzare la voce. «Vedrai che riuscirai a risolverlo. Io non ho nessuna difficoltà a restare chiusa nella nave, intanto.»
La pressione sul suo collo aumentò di pochissimo, ma all’improvviso Lilo non poteva più respirare.
«No. Faremo come dice il Capo. Devo stare attenta che tu non fugga. Incontreremo un’altra persona che mi aiuterà, ma devo sorvegliare anche quella. Voglio che tu sappia che ho studiato il profilo caratteriale che il Capo ha fatto di te. Conosco abbastanza bene il modo in cui pensi.»
«Ti credo.»
Afferrò entrambe le cinture ai lati di Lilo e le posò il ginocchio fra i seni. Tirò e premette.
«Non voglio dire niente contro il Capo.» Pigiò più forte. «Ma credo che si fidi un po’ troppo di quei profili. Ho pensato che sarà più facile controllarti se hai un po’ più paura di me.»
«Vaffa, ho già paura di te, davvero, non so quando…» Ma Vaffa, con un leggero cenno le impose di tacere. Per la prima volta corrugò leggermente la fronte. Sarebbe stato un problema difficile.
«Pensavo che se ti avessi amputato un braccio o una gamba senza staccare i centri nervosi mi avresti temuto. Sono in grado di salvarti la vita e di riattaccarti l’arto, ma soffriresti. Ti persuaderebbe a comportarti bene?»
Lilo si rese conto con stupore che era una domanda sincera, che Vaffa voleva davvero conoscere la sua opinione.
«No. No… io, Vaffa, non lo so. Per favore non farlo. Penso… penso che sarebbe più probabile che ti odiassi di più.» Non sapeva che altro dire. Con suo enorme sollievo, Vaffa stava annuendo.
«Avevo pensato di ucciderti. Potrei mentire al Capo, ma… no, non credo che ci riuscirei. Allora ti farò una minaccia. Credo che avrei buone probabilità di prenderti, se tu tentassi di scappare. Se tu riuscissi a fuggire, dedicherei tutto il mio tempo a cercare di riprenderti. Ecco la minaccia. Se ti riprendo, ci metterò molto tempo a ucciderti.»
«Ho capito.»
Vaffa continuava a meditare. Si massaggiò la pelle lucente del cranio e allentò la pressione sul petto di Lilo. Lilo respirò un po’ più facilmente. Finalmente Vaffa la slacciò e le permise di rialzarsi. Le afferrò la testa quasi con delicatezza, e la costrinse a guardarla negli occhi.
«Voglio che mi giuri che non cercherai di fuggire mentre siamo su Plutone. Faccio appello al tuo onore.»
«Cosa succede se non giuro? Mi uccidi subito e dici a Tweed che cercavo di scappare?»
Vaffa sembrò sorpresa e un po’ offesa. «No. Non ti farò più del male, qualsiasi cosa succeda. A meno che tu non tenti di fuggire. Non sto cercando di farti giurare con le minacce. Una promessa ottenuta con la forza non è vincolante.» Lo disse come se fosse stata una legge universale.
«D’accordo. Giuro che su Plutone non cercherò di fuggire.»
Suggellarono il patto con il sangue, addirittura. Farsi un taglio sul palmo senza prima anestetizzare i nervi fu uno degli atti più coraggiosi che Lilo avesse mai compiuto.
Fu solo in seguito che Lilo si rese conto di quanto tutto fosse stato infantile. Poteva bastare un giuramento solenne a legarla a Vaffa, mentre erano in gioco la sua vita e la sua libertà? Non vedeva come potesse bastare, ma si sentiva più turbata di quanto fosse disposta ad ammettere.
Più tardi Vaffa si voltò verso Lilo, nella debole luce della loro camera da letto. Iphis russava.
«Dobbiamo parlare.» Lilo aveva temuto che Vaffa volesse di nuovo cop. Mentre con Iphis si trovava bene sessualmente, Vaffa le faceva paura. Andarono nella piccola palestra senza gravità.
«Prima leggi questo.» Vaffa le porse un foglio. Era pieno di frasi in codice e sotto c’era una traduzione disordinata scritta nella calligrafia sismografica di Vaffa. Lilo notò il nome StarLine, il Topsecret e la classificazione AAA.
«Non so come il Capo l’abbia ottenuto,» esclamò Vaffa. «Ha le sue fonti di informazione.»
Lilo lo lesse tutto, poi lo rilesse, attentamente. Conosceva il sistema usato per decodificare le trasmissioni della Linea Calda. Spesso il segnale, dopo aver percorso diciassette anni luce, era molto confuso. Ma questa volta non poteva essere così, con trenta ripetizioni. Dunque, l’incertezza sulle parole chiave era dovuta alla mancanza di un contesto da parte del computer per una buona traduzione.
Lilo non ne fu sorpresa. La maggior parte delle persone, lo sapeva, pensava che le trasmissioni della Linea Calda fossero in una specie di codice sostitutivo; decifrato il codice, il risultato sarebbe stato espresso in corretta lingua sistematica.
Ma i dati ricevuti attraverso la Linea Calda erano il frutto di un modo di pensare extraterrestre. Finché si trattava di dati scientifici, espressi in termini matematici, era possibile fare una traduzione. Anche in quel caso c’erano ampie zone grigie che si pensava fossero dati ma non potevano ancora essere interpretate con i programmi esistenti. Lilo aveva le proprie idee sulle zone grigie. La sua ricerca in quel campo l’aveva fatta finire in prigione.
Le poche volte in cui erano arrivati messaggi che, secondo i computer, erano espressi in qualcosa di simile a una lingua, le traduzioni erano costellate di incertezze. I linguisti non ne erano sorpresi. Le lingue incorporano presupposti culturali, incoerenze, contraddizioni addirittura. Con una grande quantità di trasmissione, i computer avrebbero potuto avvicinarsi sempre di più al significato delle parole. Ma gli Ophiuciti non si erano mostrati molto interessati né a parlare di se stessi né a fare altro che non fosse inviare oceani di dati ingegneristici. I pochi messaggi verbali potevano essere tutto, pubblicità, predicazione religiosa, o qualcosa di assolutamente sconosciuto al genere umano.
Lilo lesse una terza volta.
«Cos’è questa storia di conti, di sospensione del servizio? E di pagamento? Cosa possono volere? Cosa potremmo dargli?»
«Forse quello che stanno dando a noi. Informazioni.» Vaffa alzò le spalle.
«Ma noi… cosa significa?»
«Immagino che significhi esattamente quello che dice. Questa è una bolletta telefonica per quattrocento anni di servizio.»
«Ma… è folle.»
«Davvero? E perché abbiamo pensato che la Linea Calda continuasse a trasmettere in eterno, senza che noi dessimo niente in cambio? Perché dovremmo aspettarci che siano meno mercenari di noi?»
Lilo si calmò e pensò prima di rispondere.
«D’accordo. Capisco cosa vuoi dire. Ma cosa potremmo dargli? E come? Potremmo magari costruire un grande laser, come il loro — non dico che vi si riuscirebbe senz’altro, ma forse sì — ma cosa trasmetteremmo? Tutto quello che abbiamo ricevuto sulla Linea Calda era di due o tremila anni più avanzato di quello che sapevamo al momento. È come chiedere a un uomo primitivo come riparare il motore a fusione. Cosa potremmo sapere che a loro interessi?»
Vaffa fece una smorfia e riprese il messaggio. «Speravo che tu avessi qualche idea. Non mi viene in mente niente e sono preoccupata. Mi chiedo cosa siano le ‘pene severe’.»
«Non vedo quali potrebbero essere se non un’interruzione dei messaggi. Voglio dire, sono a diciassette anni luce di distanza. Cosa potrebbero fare?»
«Non lo so.» Vaffa rimuginò per un po’ mentre Lilo cercava di immaginarselo. Poi alzò lo sguardo. «Tutti dicono che i viaggi stellari sono impossibili, o almeno che ci vorrebbe tanto che non ne varrebbe la pena. Una delle principali argomentazioni sono gli Ofiuciti. Se conoscessero il viaggio interstellare, sarebbero qui, no? Non se ne starebbero a casa a mandare messaggi.» Scosse la testa. «Ora non ne sono tanto sicura. Forse non li abbiamo capiti, forse avevano un altro motivo per non venire. Ma non credo che manderebbero questo messaggio se non facessero sul serio.»
Lilo voleva parlarne ancora, ma Vaffa si era ritirata in un mondo privato. La donna era spaventata. Lilo ancora non lo era, ma lo sarebbe stata.