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— Benvenuta alla Synergy, professoressa Vaughan.

Mary sorrise a Jock Krieger. Non immaginava che cosa dovesse aspettarsi come sede di una società di consulenza come quella. Be’, era una vecchia palazzina nell’area residenziale di Seabreeze a Rochester, in riva al lago Ontario. A Ponter sarebbe piaciuto quel posto: sulla costa sabbiosa Mary aveva notato un airone che avanzava, e anatre, oche e cigni nel porticciolo in cui si allineavano barche da diporto.

— Le faccio visitare la casa — continuò Krieger, accompagnandola per i locali interni.

— Grazie.

— Attualmente abbiamo uno staff di ventiquattro persone, e la società continua a espandersi.

Mary ne fu colpita. — Ventiquattro persone per studiare le norme di immigrazione per i neanderthal?

— No, no, no. La Synergy si occupa di un sacco di altre cose. Una delle principali priorità è il Progetto Genoma, perché potremmo averne bisogno immediatamente dopo l’eventuale riapertura del varco. Qui inoltre stiamo analizzando tutti gli aspetti relativi alla questione neanderthal. Il governo americano è particolarmente interessato a quegli impianti Companion, in quanto…

— “Il Grande Fratello vi sta osservando” — citò Mary. Krieger scosse la testa. — Nient’affatto, mia cara.

È solo che… se diamo credito alle parole di Ponter… i Companion sono in grado di fornire resoconti dettagliati a 360 gradi su tutto ciò che accade a una singola persona. Ora, sì, è vero, qui ci sono quattro sociologi che stanno valutando se questo genere di monitoraggio neanderthaliano possa avere applicazioni sulla nostra Terra, anche se francamente ne dubito: noi diamo troppa importanza alla privacy. Ma, ripeto, se il varco dovesse ristabilirsi, vogliamo andare sul sicuro. Se i loro inviati possono registrare senza sforzo tutto ciò che vedono e sentono, vorremmo ovviamente che anche i nostri inviati nel loro mondo godessero degli stessi privilegi. Per una questione di reciprocità commerciale, in fin dei conti.

— Ah — commentò Mary. — Ma Ponter diceva che, di qui, il suo Companion non riusciva a trasmettere nulla al suo archivio degli alibi. Non è rimasta registrata nessuna immagine della sua visita.

— Solo un problema tecnico secondario, ritengo. Basterebbe installare un registratore da questo lato del varco.

Erano arrivati al fondo di un lungo corridoio. Krieger aprì una porta, dietro cui comparvero tre persone: un uomo di colore, e un uomo e una donna bianchi. Il nero aveva reclinato lo schienale della poltrona, e lanciava palline di carta dentro un cestino. Il bianco era immerso nella contemplazione del lago. La donna camminava avanti e indietro di fronte a una lavagna bianca, tenendo in mano un pennarellone.

— Frank, Kevin, Lilly, vi voglio presentare Mary Vaughan — disse Krieger.

— Salve — disse Mary.

— È del ramo imaging? — le chiese quella che, per esclusione, era Lilly.

— Prego?

Imaging — disse Frank, subito seguito da Kevin; o viceversa. — Vale a dire — le venne in soccorso il nero — fotografia e affini.

Krieger le fornì qualche spiegazione ulteriore: — Ecco uno dei motivi per cui facciamo base a Rochester: qui hanno il loro quartier generale la Kodak, la Xerox e la Bausch & Lomb. Come dicevo, una delle priorità è provare a replicare la tecnologia Companion, e in nessun’altra città ci sono tanti esperti di ottica e imaging.

— Oh — fece Mary. Scambiò uno sguardo con i tre occupanti della stanza. — No, sono una genetista.

— Ah, ma ora la riconosco! — esclamò il nero. Saltò su dalla poltrona, che cigolò di sollievo tornando in posizione normale. — Lei è la donna che ha trascorso tutto il tempo insieme a Enne Uno.

— Enne Uno?

— Il primo neanderthal — chiarì Krieger.

— Si chiama Ponter — disse Mary, in tono un po’ seccato.

— Chiedo scusa — rispose il nero. Le tese la mano. — Sono Kevin Bilodeau, ex responsabile del settore lavoro sporco alla Kodak. Ascolti, sarebbe fondamentale avere tutte le informazioni di cui dispone sugli impianti Companion, che lei ha avuto la possibilità di vedere da vicino. Che numero e tipo di lenti aveva?

— Solo una — rispose Mary.

— Te l’avevo detto! — gracchiò Lilly, con un’occhiata accusatrice all’uomo che, a questo punto, poteva essere solo Frank.

Mary aggiunse: — Ponter diceva che l’apparecchiatura utilizzava dei “campi sensori” per registrare le immagini.

Tutti insieme: — Ha spiegato che genere di sensori? Ha parlato di trasduttori CCD? C’era di mezzo l’olografia? A che risoluzione erano i sensori? A quanti pixel? Saprebbe descrivere…

— Ehi! Ehi! Ehi! — gridò Krieger. — Ragazzi! Mary intende rimanere con noi per un bel po’. Avrete mille occasioni per parlarle, ma per ora siamo ancora alla visita esplorativa.

I tre si scusarono. Scambiarono qualche altra parola, poi Krieger la riaccompagnò fuori dalla stanza. — Direi che sono entusiasti del progetto — osservò Mary, quando furono fuori portata.

Krieger annuì. — Come tutti, qui dentro.

— Però, non vedo come possano portare a termine la missione. Voglio dire, ho sentito parlare di retroingegneria ma, senza un campione di Companion sotto gli occhi, come possono sperare di duplicarlo?

— Solo sapere che è possibile potrebbe spingerli nella direzione giusta. — Krieger aprì la porta sul lato opposto del corridoio. Mary spalancò gli occhi.

— Louise! — esclamò.

Seduta a una scrivania, intenta a eseguire operazioni su un palmare, c’era Louise Benoit, la ricercatrice di fisica che aveva salvato la vita a Ponter quando si era materializzato all’interno della sfera ad acqua pesante situata al centro dell’Osservatorio quantistico di Subdury.

— Ciao, Mary — disse Louise con tipico accento francese. Si alzò, e la massa di capelli castani le scivolò fino a metà schiena. Mary aveva 38 anni, e sapeva che Louise ne aveva 28; ma sapeva anche che lei non aveva avuto un aspetto così sexy nemmeno a 18 anni. Louise era formosa, con gambe da urlo e un viso da fotomodella; fin dal loro primo incontro Mary l’aveva trovata antipatica a pelle.

— Dimenticavo che conosceva già la dottoressa Benoit — disse Krieger.

Mary era ancora stupefatta. — Jock, lei è responsabile di una colossale fuga di cervelli. — Si rivolse di nuovo a Louise, chiedendosi come facesse una a essere un tale splendore senza nemmeno truccarsi. — Felice di rivederti, Louise. — Poi, lasciando affiorare una malignità: — E Ruben? Come sta?

Ruben Montego era il fisico di stanza alla miniera di Creighton. Louise aveva avuto una storia breve ma bollente con lui mentre tutto il gruppo, inclusi Mary e Ponter, era stato messo in quarantena a Sudbury. Mary supponeva che i due se la fossero solo spassata, perciò restò sorpresa quando Louise rispose: — Bene. Mi ha aiutata nel trasloco, ci rivedremo nel fine settimana.

— Ah — disse Mary, rendendosi contro di essere stata messa in riga. — Di che cosa ti occupi, qui?

Rispose Kriegen — La dottoressa Benoit è a capo della Squadra operativa varco.

— Infatti — spiegò Louise. — Stiamo cercando di ricostruire la tecnologia per aprire un varco tra i due universi paralleli.

Mary annuì. Louise non aveva trascorso tutta la quarantena a letto con Ruben: anche lei aveva fatto lunghe conversazioni notturne con Ponter Boddit, e senz’altro sulle nozioni neanderthaliane di fisica ne sapeva di più di qualunque altro gliksin. Mary si vergognò di se stessa: Louise non le aveva mai fatto nulla, il suo unico reato era di essere bellissima. — Sono contenta che passeremo altro tempo insieme — le disse.

— Anch’io — rispose Louise. — Ho posto per un ospite nel mio alloggio. Che ne dici? Mi sembra che andassimo d’accordo, nel periodo trascorso a casa di Ruben.

— Eh… n-no… — disse Mary. — No, ti ringrazio molto. Ma io, be’, tengo molto alla mia privacy.

— Okay, comunque non avrai problemi a trovare una sistemazione a Rochester.

Krieger confermò: — Negli ultimi anni sia la Xerox che la Kodak hanno licenziato molto personale, ed erano le aziende con maggior numero di impiegati. Adesso le case te le tirano dietro, e si può scegliere tra centinaia di appartamenti.

— Buono a sapersi — disse Mary.

— Prova al Bristol Harbour Village — suggerì Louise.

— Si trova solo a un’ora da qui, ma con vista su uno dei Finger Lakes. Un posto da favola, con un sacco di cervi, e di notte un magnifico cielo stellato.

— A proposito di cieli notturni — disse Mary, ricordandosi che Louise poteva essere la persona adatta — l’ultimo giorno in cui ero a Sudbury ho visto un’aurora boreale mozzafiato. Che cos’è che la provoca?

Louise rimase per un secondo a fissarla, come se non si capacitasse della domanda. — Non l’hai letto sui giornali?

Mary scosse la testa. — I preparativi per venire qui mi hanno assorbita completamente.

— Il campo magnetico terrestre sta subendo degli spostamenti erratici. Lo confermano dati provenienti da tutto il pianeta: si registrano pesanti fluttuazioni all’interno della geo-dinamo.

— Causate da cosa?

Louise fece spallucce. — Nessuno lo sa.

— Ed è pericoloso?

— Probabilmente no.

Probabilmente?

— Be’ — rispose Louise — non era mai stato registrato un fenomeno del genere. Secondo un certo numero di esperti, il campo magnetico terrestre starebbe collassando in prospettiva di un’inversione dei Poli.

Mary aveva qualche vaga nozione del fenomeno, ma fu lieta che fosse Krieger a sbottare: — Cosa?

— Il campo magnetico terrestre — spiegò Louise — è soggetto di tanto in tanto a inversioni di polarità… in pratica, il polo nord magnetico diventa il polo sud e viceversa. In base ai dati geologici dev’essere già successo 300 volte, ma mai in epoca storica, per cui il processo resta in gran parte ignoto. Si presume che avvenga con un collasso del campo magnetico, seguito da un suo ripristino.

— E lei ritiene che non ci sia di che preoccuparsi? — chiese Krieger. — Non è legato a estinzioni di massa, vero?

Louise scosse la testa. — No. È vero che il campo magnetico era invertito all’epoca della scomparsa dei dinosauri, ma prima della fine del Cretaceo aveva mantenuto senza danni quella polarità per oltre un milione di anni. — Esibì il suo sorriso radioso. — Il peggio che capiterà sarà di dover cambiare le lettere sulle bussole.

— Ora respiro meglio — disse Mary.

Louise annuì. — E potrebbe addirittura non essere necessario. Per quanto ne sappiamo, la posizione dei poli magnetici nord e sud è determinata dalla meccanica quantistica, il che significa che è completamente casuale… per cui abbiamo solo un 50 percento di probabilità che alla fine del processo il campo si trovi invertito.

Krieger sollevò un sopracciglio. — Così, però, se all’epoca dell’estinzione dei dinosauri si fosse verificato un collasso magnetico, noi non saremmo in grado di determinarlo,, in caso il campo si fosse riformato con la stessa polarità di prima.

— Si sta preoccupando per niente, Jock — disse Louise. — I collassi di campo magnetico su cui abbiamo informazioni non sono associati a estinzioni. Perciò non ha senso ipotizzare che quelli che ignoriamo, dato che il campo magnetico alla fine tornò identico a prima, abbiano avuto effetti biologici. — Sorrise a Krieger che, a quanto pareva, era ancora perso nei propri pensieri. — Niente paura — gli ribadì. — Sono sicura che ne usciremo sani e salvi.

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