15

Fra gli alberi c'era un fresco delizioso. Il sole ancora molto caldo disegnava chiazze luminose filtrando fra i rami e illuminava le radure erbose. Da nordovest spirava una brezza leggera. Le foglie avevano assunto colori fantastici, e cominciavano già a cadere. Alec non aveva mai visto prima una tale profusione di colori. Ma in quel momento non badava al fogliame autunnale. Stava sdraiato bocconi su un tappeto di morbide foglie in vetta a una collina, al riparo di aceri e betulle, e osservava, giù nella valle, un villaggio fortificato, un gruppo di capanne con sottili volute di fumo che si levavano da alcuni camini.

Ron Jameson, sdraiato vicino a lui, disse: — Hanno scelto un buon posto. La valle è sgombra e hanno un paio di chilometri allo scoperto tutto intorno. Nessuno può raggiungerli senza che lo vedano e chiudano i cancelli.

Annuendo, Alec esaminò col binocolo il muro di recinzione del villaggio. Era composto in massima parte di blocchi di scorie di carbone, oltre a mattoni. I cancelli di legno erano in realtà vecchi portoni probabilmente asportati dalle macerie di una città abbandonata.

Vide alcuni uomini intenti al lavoro nei campi di grano che si stendevano tra i boschi e il villaggio. Non c'erano donne in vista, ma anche se ci fossero state sarebbe stato difficile scorgerle fra gli steli alti due metri.

— Sono ingordi — osservò Jameson. — Hanno piantato a grano tutto il terreno fra il villaggio e i boschi, e cercano di ottenere un secondo raccolto prima che venga il gelo.

Furetto, sdraiato all'altro lato di Alec, disse tutto eccitato, puntando il dito: — Strada. Carretti. Carri.

— Probabilmente scambiano merci coi villaggi vicini — osservò Alec. — Tanto grano è troppo per loro.

— E se rifornissero gli uomini di Douglas? — suggerì Jameson. — Se nei paraggi ha un esercito abbastanza numeroso e una base organizzata, avrà bisogno di rifornirsi in villaggi come questo.

Alec tornò a ispezionare la zona. Una nube di polvere, in fondo alla strada, quasi all'orizzonte, attirò la sua attenzione.

— Un camion — mormorò. — No, è un carro trainato da cavalli.

— Carro — confermò Furetto annuendo tutto felice.

Alec passò il binocolo a Jameson.

— È vuoto. Si dirige al villaggio. Ci sono il conducente e due uomini armati.

— Non ne abbiamo visto un altro simile ieri? — chiese Jameson mettendo a fuoco le lenti.

— Sì. L'ha scorto Gianelli.

— E proprio verso quest'ora.

Alec sorrise. — Possiamo trasformare il prossimo in un cavallo di Troia.

— In cosa?

— Vedrai.


Per tutta l'estate Alec aveva guidato il suo esiguo drappello verso nord, dove riteneva che Douglas avesse la sua base. Adesso la sua ipotesi era confermata. Si trovavano a nord, nella zona dei laghi.

Quando aveva riferito a sua madre l'incontro con Douglas, lei aveva detto: — È nato a nord nella zona dei laghi. Sarebbe consono al suo carattere fare del posto dove è nato il centro del suo impero.

Aveva incaricato gli osservatori del satellite di scandagliare minuziosamente la zona e, come previsto, le avevano riferito di aver notato una rete di strade, con villaggi e fattorie. Pareva una zona tranquilla, senza indizi di distruzione o della presenza di bande di malviventi.

Lisa l'aveva riferito al figlio, e Alec si era messo in marcia verso nord.

Dopo pochi giorni avevano esaurito il carburante, e Alec aveva fatto bruciare le autoblindo perché non cadessero nelle mani dei banditi. Ma con la perdita dei veicoli avevano perduto anche l'unico collegamento con la Luna. Le autoblindo erano dotate di radio in grado di comunicare direttamente con la stazione spaziale e di lì, per relé, con la Luna. Alec aveva fatto smontare una di quelle ricetrasmittenti, dicendo: — Quando troveremo una fonte di energia, potremo di nuovo metterci in contatto.

Gianelli aveva borbottato per quei pochi chili in più, e Jameson aveva ordinato che gli uomini portassero la radio a turno. Alec parlava con Lisa, Kobol o qualche altro membro del Consiglio quando si imbattevano in un villaggio o in un avamposto armato dotati di generaton elettrici. Lisa aveva fatto lanciare diversi rifornimenti che erano stati catapultati dalla Luna alla stazione spaziale e da qui sulla Terra. Avevano attraversato l'atmosfera come grosse meteore, ma o avevano mancato di parecchio la posizione in cui Alec li aspettava o erano stati catturati dai barbari che avevano fatto man bassa di viveri, munizioni, abiti e medicinali prima che gli uomini di Alec riuscissero a prenderli.

Così avevano vissuto di quel che offriva loro la terra. Furetto si era rivelato preziosissimo perché riusciva a trovare cibo dove gli uomini venuti dalla Luna non riuscivano a scovare niente. Inoltre aveva insegnato loro a cacciare, a sistemare trappole, a vedere il paesaggio e gli animali che lo abitavano. L'ecologia divenne uno studio di importanza vitale per Alec e i suoi. E nessuno più considerò Furetto una spia un po' tonta.

Per sopravvivere, all'occorrenza non esitarono a razziare i villaggi. Se possibile Alec cercava di farlo senza violenza; ma capitava di rado che la gente cedesse senza resistere viveri, medicinali, indumenti e munizioni che avevano faticosamente fabbricato per sé, tanto più che Alec non aveva niente da offrire in cambio.

Durante queste incursioni persero tre uomini. In una, l'apparentemente invulnerabile Jameson si prese una freccia in una gamba che gli procurò una ferita che poi si infettò. La gamba gli doleva ancora.

Due volte avvistarono altre bande di razziatori, e se la diedero a gambe, perché erano più numerose e conoscevano meglio il territorio. Come le tribù primitive, ogni banda delimitava un tratto di territorio per sé e scacciava gli intrusi.

Alec si rese conto che vigevano le norme del feudalesimo. I più forti proteggevano i villaggi e in cambio i paesani li rifornivano di cibo. Be', pensò, è un passo avanti rispetto alla barbarie.

I contatti sporadici col satellite erano almeno serviti a informarli sul livello della radioattività delle città. Molte zone urbane non erano state bombardate, e i livelli del fallout erano diminuiti nei venticinque anni trascorsi dall'esplosione solare, sebbene la costa orientale da Boston a Norfolk fosse ancora una distesa di macerie radioattive fino a cinquanta chilometri nell'entroterra.

Avevano raggiunto il fiume Ohio procedendo quasi sempre a piedi.

La calura estiva era come un peso che li opprimeva, anche se si erano abituati al sole abbronzandosi. Ogni tanto riuscivano a impadronirsi di qualche camion o auto… che poi abbandonavano con l'esaurirsi del carburante. A volte trovavano qualche cavallo, ma questi animali erano generalmente protetti dagli abitanti dei villaggi ancora più delle scorte di viveri. Ad Alec poi, sembrava strano dovere viaggiare su un "veicolo" dotato di un proprio carattere, di una propria volontà. Non bastava guidarlo: bisognava combattere una vera e propria battaglia per imporsi alla bestia, per farle fare quello che si voleva.

Cincinnati si trovava a ovest rispetto a loro, ed era ancora pericolosamente radioattiva a causa dei missili sovietici che avevano distrutto l'importante base aeronautica nella vicina Dayton. Le città lungo il fiume Ohio erano in massima parte abbandonate, perché gli abitanti non avrebbero potuto procurarsi di che vivere restandovi. Inoltre le malattie che avevano decimato i superstiti avevano mietuto il maggior numero di vittime nelle città.

Comunque, deserte o no, le città erano preziosi depositi di cibi in scatola, munizioni, carte geografiche, bussole, veicoli e stazioni di servizio in cui trovare benzina ancora in ottime condizioni. Ma anche dopo venticinque anni, i superstiti e i loro figli evitavano le città con timore superstizioso. Non tutti, però. I sensori del satellite non erano in grado di avvertire Alec della presenza di quei pochi mentecatti che infestavano come spettri le case morte e abbandonate. E nemmeno dei topi e delle malattie che trasmettevano.

Quando arrivò a Pittsburgh, la banda di Alec conteneva ventitré uomini. Quelli che si erano aggiunti al nucleo originale di dodici erano adolescenti ancora imberbi, che avevano abbandonato i loro villaggi per spirito di avventura, per sentirsi più sicuri, per brama di donne o di bottino o semplicemente perché avevano lasciato i genitori per quei motivi antichi, ma sempre validi, che trasformano un ragazzo in un potenziale guerriero.

Erano rimasti solo in nove, quando lasciarono Pittsburgh. La città era infestata dai topi e da torme di cani feroci, oltre che da esseri affamati con lo sguardo allucinato, urlanti e coperti di stracci che si potevano a malapena definire umani. Combattevano come pazzi, avventandosi a centinaia contro il gruppo di Alec, incuranti del fuoco micidiale che li falciava, ammucchiando i loro morti nelle strade sudice. E altri ne arrivavano, arrampicandosi sui cadaveri per assalire i vivi.

Ci vollero due giorni per uscire dalla città, pur senza averne attraversato il centro. Dovettero combattere giorno e notte ininterrottamente, finché vennero meno le forze e le munizioni. L'unico modo di riuscire a cavarsela fu di incendiare le case ai lati dalle strade con il prezioso carburante che avevano trovato nel serbatoio di un autotreno. Così eressero una muraglia di fuoco fra sé e i barbari assalitori, ritirandosi lentamente verso la campagna ondulata dietro una cortina di fiamme e di fumo.

Lasciarono Pittsburgh a piedi, pressoché disarmati, zoppicando, coperti di sangue e anneriti dal fumo, completamente esausti.

Dei quindici uomini che erano arrivati con Alec a Oak Ridge ne rimasero solo sei. Gli altri tre membri della sua sparuta banda erano Furetto e due giovani contadini.

Ripresero la marcia verso nord, rubando, ingannando, facendosi dare con le buone o con le cattive il necessario per sopravvivere, o cedendo quel poco che avevano in cambio di armi e munizioni. Furetto provvedeva a che non morissero di fame con la sua abilità di cacciatore, ma nessuno aveva un grammo di grasso addosso.

Lungo il tragitto si unirono a loro nuove reclute. In un villaggio, una donna disse ad Alec che la banda di razziatori della zona li spiava da giorni con l'intenzione di distruggerli. Alec si ritirò subito dal villaggio lasciando dietro di sé tracce evidenti perché i banditi potessero seguirlo. E i banditi caddero nell'imboscata che Alec e i suoi avevano teso nella foresta. I quattordici uomini di Alec, servendosi di un miscuglio di armi che andavano dal mitra all'arco, uccisero diciotto banditi e ne presero le armi, mettendo in fuga gli altri. Poi Alec tornò al villaggio dove prese quello che gli serviva.

Adesso Alec disponeva di un pesante fucile automatico che portava in spalla o fra le braccia, come un bambino. Il peso dell'arma gli dava conforto e sicurezza. Lo lustrava, lo lubrificava, badava che fosse sempre in condizioni perfette. Di notte se lo teneva vicino, come se fosse una donna.

Era autunno, e si trovava nella regione dei laghi, la zona in cui era nato Douglas e nella quale era tornato per crearvi il suo impero.

Alec stava sdraiato sulle foglie umide col fucile vicino, e osservava col binocolo il villaggio nel fondovalle. Era convinto che quel villaggio fornisse grano a Douglas.

— Ci andremo domani — disse a Jameson. — Prenderemo il villaggio e lo terremo il tempo necessario per rifornirci, procurarci nuovi cavalli e informarci sull'ubicazione del quartier generale di Douglas.

— Può darsi che abbiamo un camion — disse speranzoso Jameson, a cui non piaceva cavalcare più di quanto piacesse ad Alec.

— Forse — commentò Alec, sorridendo dentro di sé.

— Questa notte — sibilò Furetto. — Andiamo quando è buio, eh?

Alec si voltò verso di lui facendo scricchiolare le foglie: — No — rispose. — Stanotte si chiuderanno dentro al recinto. Probabilmente hanno molti cani che si metterebbero a latrare non appena ci avvicinassimo. Non mi piacerebbe scavalcare il muro coi paesani che mi sparano contro.

La faccia volpina di Furetto si contrasse in una smorfia di disappunto.

— Ci andremo domani — disse ancora Alec — quando gli uomini saranno fuori a lavorare nei campi. Nascondendoci fra il grano riusciremo ad arrivare inosservati al cancello.

— Sarà meglio catturare il carro mentre sta tornando al villaggio — aggiunse Jameson. — Non voglio che qualcuno scappi al galoppo per dare l'allarme in giro.

— Ottima idea — disse Alec.


Il sole era già alto a oriente. Era una giornata calda, e il ronzio degli insetti favoriva la sonnolenza. Un vecchio panciuto e baffuto sedeva su una sedia davanti al cancello aperto, con la testa reclinata sul petto. Russava piano e teneva in grembo un vecchio schioppo.

Alec, sdraiato sul limitare del campo, lo teneva d'occhio facendo cenno ai suoi di avanzare fra gli alti filari. Avevano impiegato quasi un'ora, strisciando sul ventre e girando alla larga dagli uomini intenti al lavoro, per attraversare il campo.

Adesso erano pronti. Alec si alzò e, fattosi avanti, afferrò il fucile del vecchio.

— Uuh… Co…?

Alec porse l'arma a Furetto che gli stava accanto, e sussurrò al vecchio: — Zitto, nonno. Non vogliamo fare del male a nessuno.

Lo fecero alzare e varcarono il cancello con lui. — Chiudi — ordinò Alec. Il vecchio ubbidì, aiutato da uno degli uomini di Alec. Lasciato Furetto di guardia al vecchio, Alec e gli altri si diressero senza fare rumore verso il centro del villaggio. Si sentiva il rumore del carro che avanzava cigolando più avanti, ma non lo vedevano perché le strade erano strette e tortuose. Poi una voce maschile gridò: — Ehi, cosa diavolo succede lì?

Affrettando il passo, Alec raggiunse lo spiazzo al centro del villaggio. Jameson stava in piedi sul carro col fucile puntato contro il gruppetto di paesani, sorpresi e impauriti, che si trovavano nello spiazzo. Gianelli, e gli altri che Alec aveva incaricato di catturare il carro, stavano già sparpagliandosi ai bordi dello spiazzo. In fondo alla stradicciola da dove era arrivato il carro, Alec poteva vedere due suoi arcieri intenti a chiudere l'altro cancello del villaggio.

I paesani nello spiazzo erano per lo più donne.

Qualche bambino stava aggrappato alla sottana della madre, un paio di uomini anziani si allontanavano arretrando dal carro con gli occhi fissi su Jameson.

Alec, che stava alle loro spalle, gridò: — Non muovetevi.

Tutti sobbalzarono per la sorpresa per poi subito impietrirsi. Alec avanzò con passo deciso portandosi vicino ai cavalli che tiravano il carro. — Non vogliamo fare del male a nessuno — disse.

Tenendosi sotto la protezione del fucile di Jameson, ordinò: — Gianelli, tu e i tuoi uomini perquisite tutte le capanne. Voglio che tutti gli abitanti vengano portati qui. Se succede qualcosa fucileremo subito questi tre uomini — disse, indicandoli nel gruppo. — E poi via via tutti gli altri.

— Non succederà niente, a meno che non cominciate voi — gridò rabbiosamente una donna, alta e legnosa come i tronchi di cui erano fatte le capanne.

— Bene — disse Alec. — In questo caso andremo d'accordo.

S'impossessarono con estrema facilità di tutto il villaggio. Gianelli e i suoi scovarono un'altra mezza dozzina di uomini e donne e qualche bambino. Trovarono inoltre una notevole quantità di armi, compresa una carabina e un mitra, e molte casse di munizioni di fattura recente. Devono essere state fabbricate l'anno scorso, pensò Alec.

Infine riaprirono i cancelli e si tennero nascosti dietro il muro in attesa che gli uomini tornassero dai campi. Gli abitanti del villaggio ebbero ordine di tornare nelle loro capanne e di restarci senza fare rumore.

Soddisfatto che tutto fosse sotto controllo, Jameson saltò giù dal carro.

— Mica male — disse. — Venti minuti per impadronirci del villaggio, perquisirlo e sistemare i prigionieri.

Alec, ormai rilassato, gli sorrise.

— Ho una sorpresa per te — continuò Jameson avviandosi verso la parte posteriore del carro.

— Hai avuto problemi per catturarlo? — gli chiese Alec.

— No. C'erano il conducente e due custodi armati, come ieri. Venivano a prelevare granoturco e fieno. Si sono arresi subito, visto che non eravamo soli. Li ho messi lì…

Abbassò la sponda posteriore del carro e tolse un telo strappato che copriva tre figure distese.

— Angela!

Era sdraiata sul fondo del carro insieme a due giovani. Avevano tutt'e tre i polsi legati dietro la schiena, e le caviglie legate insieme. Erano imbavagliati. Angela sprizzava scintille dagli occhi.

— Era uno dei due armati — spiegò Jameson. — Ha tentato di spararmi, prima che il conducente la convincesse che se lo faceva sarebbero morti tutti e tre. Ho pensato che le volessi parlare.

Alec saltò sul carro e le tolse il bavaglio.

— Avrei dovuto ammazzarti — gridò Angela a Jameson. — Se solo avessi pensato che mi avresti fatto una cosa simile…

— Taci — le ordinò brusco Alec. — Ron ha agito dietro mio ordine. Non volevamo che deste l'allarme ai paesani. — Le slegò i polsi.

— Puoi stare certo che l'avrei fatto! — esclamò lei chinandosi per slegarsi le caviglie.

— Come mai fai un lavoro del genere? — le chiese Alec.

— Che c'è di male se una donna fa da scorta armata? — ribatté lei furiosa. — Ero l'unica che avesse abbastanza fegato per combattere. — Così dicendo guardò con disprezzo gli altri due prigionieri ancora legati e imbavagliati.

— Se l'avessi fatto avresti potuto provocare una sparatoria generale, sia nel villaggio sia fuori, nei campi, con morti e feriti. Noi non vogliamo assolutamente far del male a questa gente.

— Oh, davvero! — Lo respinse per alzarsi in piedi. — Vi contentate di portargli via viveri e armi, lasciandoli affamati e indifesi.

— No — rispose con fermezza Alec. — Io voglio quello che sono venuto a cercare sulla Terra: i materiali fissili. Per arrivare qui abbiamo impiegato tutta l'estate per attraversare il paese fra mille difficoltà. So che "lui" non è lontano, e che anche i materiali sono in questi paraggi. — La prese per un braccio. — Dov'è?

— Non è lontano — rispose lei fissandolo. — E quando scoprirà quello che hai fatto sarà lui a cercarti!

— Benone. L'importante è che lo veda presto. Però voglio sapere dove si trova e dove tiene i materiali.

— Anche se te lo dicessi non servirebbe. Ci lasceresti la pelle. Non puoi assalire la base con una dozzina di uomini.

— Posso reclutarne altri.

Lei si voltò dall'altra parte.

— Bene — Alec saltò giù dal carro e poi l'aiutò a scendere, ma Angela preferì farlo da sola.

— Trova una capanna vuota e chiudila dentro — disse Alec a Jameson.

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