PROLOGO

È il vampiro Lestat che parla. Sapete già chi sono? In tal caso saltate i prossimi paragrafi. Voglio che per coloro che ancora non ho conosciuto questo sia amore a prima vista.

Eccomi: il vostro eroe per la durata del romanzo, una perfetta imitazione di maschio anglosassone biondo, con gli occhi azzurri e alto più di un metro e ottanta. Un vampiro, e uno dei più forti che mai possiate incontrare. Le mie zanne sono troppo piccole per poter essere notate, a meno che io non lo desideri; ma sono affilatissime e io non resisto per più di qualche ora senza desiderare sangue umano.

Naturalmente, non ne ho bisogno poi così spesso. E non so di preciso con quanta frequenza mi serve perché non l’ho mai spe­rimentato.

Sono mostruosamente forte. Posso volare. Riesco a sentir par­lare la gente al capo opposto della città o addirittura del globo. So leggere nel pensiero; posso vincolare con incantesimi.

Sono immortale. Praticamente, sono senza età sin dal 1789.

Sono unico? Niente affatto. Nel mondo esistono circa altri venti vampiri di cui io abbia notizia. Ne conosco intimamente una metà; l’altra metà la amo.

A questi venti aggiungetene almeno duecento erranti e scono­sciuti di cui non so nulla, ma di cui sento parlare di tanto in tan­to; e in più un altro migliaio di immortali reticenti, che vagano sotto spoglie umane.

Uomini, donne, bambini: qualsiasi essere umano può diventa­re un vampiro; basta che un vampiro sia disposto a renderti tale, a succhiare quasi tutto il tuo sangue e poi a lasciartelo riprendere, mescolato al suo. Non è poi così semplice, ma se riesci a so­pravvivere, sarai immortale. Da giovane soffrirai terribilmente la sete: potresti dover uccidere ogni notte. Quando poi avrai ormai un migliaio di anni, sembrerai saggio, anche se eri solo un bam­bino quando hai cominciato, e berrai e ucciderai perché non puoi resistere alla tentazione di farlo, che tu ne abbia ancora bi­sogno o no.

Se vivi più a lungo di così — e ad alcuni succede, chi può dir­lo? — diventerai più forte, più pallido, persino più mostruoso. Saprai talmente tante cose sulla sofferenza che attraverserai rapi­di cicli di crudeltà e gentilezza, profondo intuito e maniacale ce­cità. Probabilmente impazzirai. Poi riacquisterai la sanità menta­le. Infine potresti dimenticare chi sei.

Io stesso concentro in me il meglio della giovinezza e della vecchiaia vampiresche. A soli duecento anni ho ricevuto in do­no, per svariati motivi, la forza degli antichi. Ho una sensibilità tipicamente moderna, ma il gusto impeccabile di un vecchio ari­stocratico. So bene chi sono. Sono ricco. Sono bello. Posso vede­re il mio riflesso negli specchi. E nelle vetrine. Mi piace cantare e ballare.

Cosa faccio? Qualunque cosa io voglia.

Pensateci. Vi basta per voler leggere la mia storia? Avete già letto i miei racconti imperniati sui vampiri?

Ecco qual è il trucco: in questo caso non ha importanza che io sia un vampiro. Non è essenziale ai fini della narrazione. È solo un dettaglio accessorio, come il mio sorriso innocente, la mia soave voce dall’accento francese e il mio modo aggraziato di camminare. Fa parte dell’insieme. Ma ciò che è successo qui sa­rebbe potuto succedere a un essere umano; anzi, è sicuramente successo a degli uomini, e capiterà di nuovo.

Abbiamo un’anima, voi e io. Vogliamo apprendere; condivi­diamo lo stesso pianeta, ricco, verdeggiante e pieno di pericoli. Nessuno di noi sa cosa significhi morire, checché ne diciamo. È innegabile che, in caso contrario, io non starei scrivendo e voi non stareste leggendo questo libro.

Il punto essenziale, mentre ci addentriamo insieme in questa storia, è che mi sono prefissato il compito di diventare un eroe in questo mondo. Cerco di rimanere moralmente complesso, spiritualmente saldo ed esteticamente attuale: un essere dotato d’in­tuito e di forte impatto, un tizio che ha qualcosa da dire.

Quindi, se leggete questo scritto, fatelo perché Lestat sta par­lando di nuovo, perché ha paura, perché sta cercando disperata­mente la lezione, la canzone e la raison d’être, perché vuole capire la propria storia e vuole che voi la capiate, e infine perché que­sta è la storia migliore che adesso io abbia il diritto di raccontare.

Se questo non è sufficiente, leggete qualcos’altro.

Se invece lo è, continuate a leggere. In catene, ho dettato que­ste parole al mio amico e scrivano. Venite con me. Basta che mi ascoltiate. Non lasciatemi solo.

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