21

Luke aspettò Leia sulla soglia dell’astronave. «È forte, potrebbe diventare un apprendista», spiegò in fretta. «Ed è abbastanza giovane. Dobbiamo salvarlo.»

«Farò tutto quello che posso per aiutarti. Ma, Luke...»

L’ufficiale medico del comandante Thanas stava tenendo una maschera unita a un tubicino trasparente sopra la bocca di Dev, e aveva anche bendato i suoi occhi feriti. «Sto usando dello sterilizzante Bacta», spiegò bruscamente. «Potrebbe servire a qualcosa. Oppure no. A ogni modo, gli ho dato qualcosa per il dolore.»

Improvvisamente Dev sollevò un braccio. Luke si chinò su di lui e cercò di sorridere in modo incoraggiante. «Dev? Sono io, Luke.»

Dev si strappò il tubicino dalla bocca. «Aspetta!» gridò il medico. Un fluido appiccicoso si versò sul pavimento. Luke afferrò il tubicino, e lo piegò in due arrestando la perdita del liquido. L’odore dolce, nauseante del Bacta evocava in lui ricordi tristi, di un periodo passato fra l’infelicità e la claustrofobia in un serbatoio sul gelido pianeta Hoth. Il medico afferrò il tubicino e lo sigillò con un pezzo di metallo. «Non fatelo parlare a lungo, se davvero volete salvarlo.»

Luke si inginocchiò. «Dev, puoi cominciare il tuo addestramento anche prima di guarire. Ti terrà occupato.»

«Oh, Luke.» Dev rispose con un leggero sorriso. «Non potrei mai diventare un Jedi. La mia mente è troppo ferita. Sono stato...» Respirò faticosamente e lottò per continuare, «... controllato. Da altri... per troppo tempo, Luke. Grazie per avere fatto sì che finissi in modo pulito».

Luke sollevò la mano ferita di Dev fra le sue. «I chirurghi dell’Alleanza fanno cose meravigliose con le protesi. Quando saremo a Endor ti guariranno.»

«Protesi?» Le sopracciglia di Dev s’innalzarono sopra le bende. «Sa di intecnamento.» Rabbrividì.

«Non lasciatelo parlare!» L’ufficiale medico spinse via Luke e premette di nuovo la maschera sulla faccia di Dev. Luke barcollò e si appoggiò alla paratia, tendendosi verso la presenza di Dev per rassicurarlo. Nella Forza, Dev scintillava, pulito proprio come gli aveva ricordato di essere. Doveva essersi concentrato sulla salute del suo spirito, non su quella del suo corpo, mentre giaceva nella trance jedi.

Ma la sua presenza sembrava diventare sempre più piccola. Luke si inginocchiò ancora e avvolse Dev con la sua Forza, cercando di ancorare la sua presenza incorporea al suo corpo rovinato. Dev rispose con un’ondata di gratitudine.

Improvvisamente, dal luogo dove Dev era presente nella Forza, provenne una gran luce. Luke si sentì scuotere dal suo splendore. «Dev?» gridò, allarmato.

Il lampo svanì. La presenza di Sibwarra svanì con esso, disperdendosi in un vasto, tumultuoso mare di luce.

«L’abbiamo perso», ringhiò il medico, guardando il suo sensore. «Davvero, comandante, non c’erano speranze per lui.»

Luke rimase a fissare il cadavere. È questa la giustizia? voleva gridare. Era a buon punto. Avrebbe potuto imparare a controllarsi.

Avrebbe potuto davvero? A Luke parve di vedere Yoda, in piedi sul tavolo da gioco del Falcon, che appoggiato al suo bastone scuoteva la testa.

«Mi dispiace.» Il medico tolse il tubicino di plastica, lo arrotolò, e infilò il resto del suo equipaggiamento nella sua valigetta. «Ho fatto tutto quello che potevo con un equipaggiamento portatile.»

«Sono sicura che ha fatto del suo meglio», mormorò Leia.

Luke si coprì gli occhi con entrambe le mani e tossì.

«Farà meglio a riposare, signore», suggerì il medico. La voce di Leia, come quella del medico, stava diventando sempre più fioca e allontanandosi. Luke rimase in ginocchio, ricordando il giovane che aveva sofferto, ed era fuggito, ed era morto durante le celebrazioni della vittoria.

Poco tempo dopo, una piccola mano si appoggiò sulla sua spalla. «Leia?» chiese piano. «Sei...»

«No, Luke. Leia è giù nel complesso, impegnata nei negoziati. Sono io.»

Era la voce di Gaeriel. Che Han l’avesse invitata a bordo? Luke Cercò di mettersi in piedi, ma la sua gamba destra non rispondeva. «Aiutami», mormorò. Gaeriel lo tirò su per un braccio. Con sua grande sorpresa si tolse io scialle che aveva legato attorno alla vita. Con molta delicatezza, lo usò per coprire la faccia di Dev.

«Grazie», mormorò Luke. «A nessun altro sembrava importare.»

«L’ho fatto per te, non per lui.» Gaeri sollevò un sopracciglio. «Stava davvero bene, alla fine?»

«Vuoi dire se era in sé? Sì», rispose piano.

«Perché?» sussurrò Gaeriel. «Perché volevi salvare proprio lui fra tutti?»

Luke non voleva incontrare i suoi occhi, e diresse le sue parole al ponte del Falcon. «Aveva conosciuto tanta sofferenza. Volevo che conoscesse la Forza.»

«Non sono sicura che sia stata solo la Forza che gli hai mostrato. Gli hai anche dato dell’umana pietà.»

Controllo. Doveva controllarsi. Voleva solo crollare tra le sue braccia. Cercò di sorridere.

«No.» Gaeriel, stringendogli le mani ai fianchi, e portandole verso le spalle, lo attirò a sé e mormorò: «Sfogati, Luke. Fa male. Lo so. Ci sarà gioia più tardi. Il cosmo è in equilibrio».

Abbandonando ogni finzione, Luke la strinse e scoppiò in lacrime. Gaeriel accettò tutto. Forse vederlo in questo modo avrebbe equilibrato tutti i ricordi dei suoi poteri. Quando finalmente si fu acquietato, Luke la condusse a sedersi vicino al tavolo olografico.

«Come hai fatto...» Gaeriel si fermò. «Credo che tu... hai ucciso le larve Tricoidi?»

«È questo quello che erano?» chiese Luke. «Come lo sai?»

«Ne ho presa una anch’io. Il governatore Nereus mi ha fatto curare da un medico. Ma tu non avevi medici a disposizione.»

«Però avevo la Forza.»

«Sei stato stupendo, là, alla piattaforma dodici. Non lo dimenticherò mai.»

«Cos’altro avrei potuto fare?»

Gaeriel alzò lo sguardo su di lui. Sottili ciocche di capelli color miele, disturbate dal sistema di ventilazione interno del Falcon, sfioravano la sua faccia.

«Il tuo è un bellissimo pianeta», mormorò Luke. «Sono contento di averlo visto.»

«Non voglio lasciarlo mai più. Mai più.»

«Bakura manderà un ambasciatore presso l’Alleanza», disse Luke gentilmente, cercando di non rivelare che era la sua ultima speranza. «Tu saresti la persona adatta per quel compito.»

«Quando arriverà quel giorno nominerò qualcun altro, Luke. C’è del lavoro per me qui. Eppie ha bisogno di me, e anche zio Yeorg. Sono una Captison. Sono stata addestrata per questo.»

«Io... capisco.» Deluso fino alla fine, appoggiò i gomiti sul tavolo olografico e distribuì meglio il peso sulle gambe. Quella destra faceva ancora male e ogni respiro era doloroso. Avrebbe dovuto passare tutto il viaggio di ritorno a Endor in un’altra trance. O così, oppure 2-1B lo avrebbe rituffato in una vasca di Bacta. Anzi, probabilmente lo avrebbe fatto comunque.

«Prenderete dei prigionieri?» chiese Gaeriel sottovoce.

«No, non lo facciamo mai. Farebbe di noi dei bugiardi, e vanificherebbe ogni nostro obiettivo. Ogni soldato che rimandiamo a casa dirà ad altri tre o quattro che l’Alleanza... be’, che li abbiamo avuti in nostro potere ma che li abbiamo lasciati andare.»

«Luke?» sussurrò lei. Appoggiò le dita sulla sua spalla. «Mi dispiace.»

Luke capì che si era addolcita verso di lui, ma troppo tardi. Si voltò lentamente verso di lei e si aprì alla Forza, sperando di far sì che la sensazione durasse. Questa volta, non avrebbe alzato le sue difese. «E perché?» chiese. «Questa è stata una vittoria per tutta l’umanità.»

Gaeri arrossì. «Voglio essere tua alleata, Luke. Ma da lontano.»

Luke soffocò una lenta desolazione che minacciava di farlo crollare di nuovo. Non doveva pensare che sarebbe stato sempre solo. «Da lontano», assentì, toccando il viso di lei distrattamente. «Ma per una volta sola, da qui.»

Gaeriel si chinò, per essere accolta tra le sua braccia. Luke la baciò, lasciando che quel momento, quelle labbra soffici come petali e quel calore profondo e dolce che emanavano dalla sua presenza empissero tutta la sua percezione.

Prima che potesse respingerlo e rovinare il ricordo, la lasciò andare. «Ti accompagnerò alla rampa d’accesso», mormorò. Si alzarono in piedi. Luke camminò con lei lungo il corridoio, ponendo particolare attenzione a non zoppicare.

Il medico lo fermò in cima alla rampa. «Credo che lei abbia bisogno di assistenza, signore. Le assicuro che come medico sono neutrale.»

«Addio», mormorò Gaeri.

Luke le strinse la mano. La Forza sarà con te, Gaeri. Sempre. Tenne lo sguardo fisso su di lei finché non svanì dentro un ascensore con un ultimo lampo di stoffa verde-azzurro delle sue vesti. Una brezza spingeva piccoli vortici di cenere sottile sul permacemento del tetto, provenienti dai fuochi dei rivoltosi. L’ultimo soldato era da tempo svanito dentro l’ascensore, al seguito del comandante Thanas.

Luke si voltò verso il giovane medico imperiale. «D’accordo», disse strofinandosi il capo. Eccoci di nuovo.

«Avanti, ragazzo.» Han era appoggiato a una paratia. «Vediamo di sfruttarlo questo dottore, finché ce l’abbiamo.»

Luke lasciò che lo portassero a una cuccetta. Respirò con attenzione e si distese per lasciare che il medico facesse scorrere un analizzatore sulla sua gamba e i suoi polmoni.

Era un bene che Thanas e il suo presidio non sapessero che la Dominant non avrebbe mai veramente potuto costituire una minaccia per Salis D’aar. Il suo nuovo «equipaggio» era composto da due giovani Calamariani eccitati... due che non erano potuti scendere in licenza.


Rango dopo rango, mille soldati imperiali salirono su una capiente ma vecchissima nave da trasporto bakurana sotto gli occhi del comandante Pter Thanas. Bakura voleva che l’Impero la lasciasse in pace. Bakura aveva scelto di lasciare l’Impero. L’annuncio era venuto il giorno precedente, due ore dopo la morte di Nereus. La metà dei suoi uomini non si erano nemmeno presentati per salire a bordo. Alcuni non avevano più fatto rapporto. Morti o disertori. Altri erano spariti durante la notte: la gente di Skywalker senza dubbio aveva mantenuto la sua promessa. La maggior parte degli ufficiali di Thanas era presente, ma notò l’assenza di due supervisori medici e dell’ufficiale meteorologo. Il resto del materiale bellico imperiale, perfino le armature degli assaltatori, avrebbero dovuto essere consegnate ai Bakurani, per formare il nucleo della loro nuova forza di difesa. Ben presto alcune unità di quella forza di difesa si sarebbero unite all’Esercito ribelle.

Di caccia TIE, però, non ne erano rimasti molti, dato che, prima gli Ssi-ruuk e poi i Ribelli, li avevano decimati. Bakura non avrebbe potuto contare su quelle macchine versatili. Questo lo preoccupava.

Due guardie bakurane, gli unici uomini armati in vista, no, uno di loro era una donna, erano in piedi dietro di lui. Finalmente l’ultimo soldato s’imbarcò. «Rampa, chiudere», ordinò Thanas, in una sonora cantilena marziale.

Rimase in piedi sul terreno, sull’attenti. Gli occhi dei Bakurani sembravano bruciargli alle spalle. Oltre il vetro della cabina di pilotaggio, un pilota imperiale di grande esperienza tese la testa. Thanas lo salutò, poi fece un gesto con una mano ordinando il decollo. Cominciò a indietreggiare.

I motori si accesero. Thanas continuò a indietreggiare, e come lui fecero le guardie bakurane. La navetta si alzò e cominciò lentamente a voltarsi.

Libero... forse. Pter Thanas infilò la mano sinistra in tasca. Rimase sull’attenti, salutando, mentre la sua mano si chiudeva su una cosa piccola e dura. Uno dei Bakurani si mise in ginocchio, prendendolo di mira.

Thanas estrasse con un gesto sciolto il suo coltellino pieghevole dal manico di madreperla. Ignorò la guardia, piegò il mento sul petto e tagliò le insegne rosse e blu dalla sua uniforme. Tenendole per un angolo, se le fece cadere in tasca.

Poi si voltò verso la guardia inginocchiata. «Signore», esordì, «mi porti dal primo ministro Captison. Se avete intenzione di rimettere in servizio un incrociatore di classe ‘Carrack’, avete bisogno dei consigli di qualcuno che abbia esperienza in materia. E io quella nave la conosco bene.»

Il Bakurano abbassò il fucile blaster imperiale. «Per l’Alleanza, signore?»

Thanas annuì. «Esatto, soldato. Per l’Alleanza. Ho intenzione di disertare.»

«Uh, sissignore. Mi segua.»

Thanas lo seguì a passo svelto verso uno speeder bakurano.


Uno dei caccia TIE fu consegnato all’Alleanza, come bottino di guerra. Il comandante Luke Skywalker invocò il suo grado e ottenne di poterlo usare per raggiungere io spazio esterno... con l’approvazione riluttante del suo medico.

Mentre si avvicinava all’incrociatore ssi-ruuvi catturato, sul quale le riparazioni erano appena finite e che era stato ribattezzato Sibwarra (anche se l’equipaggio ridotto di piloti ribelli che lo manovrava aveva cominciato a chiamarlo il Flutie, e Luke sospettava che sarebbe stato quello il nome che avrebbe attecchito), le sue mani erano strette sui comandi di volo attraverso i guanti di una tuta pressurizzata completa. Dopo aver volato tante volte su un caccia Ala-X, questo era come portare in giro per lo spazio un container da carico aperto. Si voltava e accelerava come un pipistrello terrorizzato, ma oscillava instabile su ogni piano vettoriale.

Non era stato solo il desiderio di una vita di provare, almeno una volta, a volare su un caccia TIE che lo aveva spinto a richiedere questa missione. Doveva ritornare su quel ponte di comando ssi-ruuvi per un’ultima occhiata. Gli sembrava che l’odore dell’oscurità gli aleggiasse ancora intorno: era arrivato così vicino a cadere. Quante volte ancora avrebbe dovuto rinunciare al potere dell’oscurità? A mano a mano che cresceva nel potere e nella conoscenza, si sarebbe trovato ancora, e ancora di fronte alla tentazione?

Atterrò nervosamente con il piccolo caccia in un enorme hangar della nave ssi-ruuvi, forse lo stesso dove Han aveva fatto entrare il Falcon quando era venuto a salvarlo. L’equipaggio di Bakurani che attualmente occupava il grosso incrociatore alla fine lo avrebbe consegnato a dei piloti ribelli perché fosse trasportato fino alla flotta, visto che il trasporto con cui era arrivato Luke era stato distrutto. D’ora in poi le comunicazioni fra Bakura e l’Alleanza sarebbero state regolari. Poteva anche darsi che in futuro l’ammiraglio Ackbar volesse usare il caccia TIE per una qualche missione in incognito, anche se la raccomandazione di Luke era di smontare i suoi cannoni e usarli per la contraerea.

In fretta si diresse verso il ponte di comando, dove rimase per un momento, fermo sul portello, a guardare l’equipaggio che si indaffarava attorno ai comandi.

Aveva un aspetto straniero, ma non ostile. Era semplicemente una nave, costruita con metallo e plastica. Eppure le paratie stesse dell’incrociatore gli sembravano pervase di quei lunghi anni di inganni e servitù che Dev aveva passato lì dentro, ancora intrise delle disperate energie umane che Luke aveva liberato dalla schiavitù.

La luce resisteva, e così la tenebra. Avrebbe dovuto scegliere ogni giorno.

Luke percorse l’incrociatore da cima a fondo. Quando ebbe finito, tre ore dopo, poté partire con la coscienza tranquilla. Nessuna energia umana era più imprigionata a bordo.


Han tenne un dito premuto sull’orecchio e indicò a Luke un sedile dietro Chewbacca. Appena ebbe lasciato cadere la mano, ringhiò in direzione di Chewie: «Non m’importa di quello che stavi facendo. I circuiti di registrazione devono essere sempre attivi».

Chewie percosse una paratia con la chiave che teneva in mano. Evidentemente il vecchio Falcon stava facendo uno dei suoi soliti scherzi.

«Che cosa c’è?» Ancora in piedi, Luke decise di tuffarsi nella discussione.

«Un messaggio sulla radio subspaziale, trasmesso da un trasmettitore alla massima distanza. Pare che venisse da Ackbar, e fosse in codice. Ho dovuto decodificarlo a mano a mano che lo ricevevo, perché la palla di pelo, qua, ha disinserito il registratore automatico...»

«Ackbar?» Leia posò una mano sulla spalla di Luke. Luke la toccò, grato della consolazione che gli offriva.

«Già», ringhiò Han, con voce strascicata. «Qualcosa su ‘forza d’attacco imperiale’, qualcosa su ‘piccolo’ e ‘più in fretta che si può’.»

«Molti di loro sono scappati dalla battaglia di Endor.» Leia si chinò in avanti. «Probabilmente le vedette di Ackbar ne hanno trovato un gruppo di cui pensa potremmo occuparci noi. L’Impero è ancora molto vasto. Dobbiamo far sì che il momento del loro crollo si conservi.»

«Bene, dunque», disse Luke, «tempo di ritornare. Dopo che?...» Abbassò lo sguardo su Han per avere conferma.

«Oh, sì. Senz’altro, ragazzo», biascicò Han. «È meglio che ti allacci le cinture, Leia. Luke ha qualcosa da finire. Ci vorrà solo un minuto.»

«Ora, padrona Leia», implorò 3BO dal comlink, seduto come al solito con C1 al tavolo da gioco. «Lasci che le racconti come sono arrivato al Falcon, travestito con un’armatura imperiale...»

Luke si diresse verso la camera di compensazione principale, dove Chewbacca aveva trasportato il corpo di Dev. Si chinò e sfiorò, tristemente, il soffice scialle di Gaeri con la punta delle dita. Chewbacca lo aveva avvolto strettamente attorno alle spalle e alla testa di Dev, dopo avere fasciato il resto del corpo con una vecchia coperta. Ora li aveva perduti entrambi, Gaeriel e Dev... pure entrambi lo avevano toccato e gli avevano insegnato qualcosa. Entrambi sarebbero vissuti nella sua memoria. «Grazie», sussurrò.

«Pronto, Luke?» chiese Leia con voce dolce attraverso il comlink.

Luke uscì dalla camera di compensazione, camminando all’indietro. Appena ebbe passato il portello, questo si chiuse con un sibilo. «Solo un attimo», disse a Leia. Corse nella cabina di pilotaggio e guardò fuori dal visore principale.

Leia gli strinse la mano. Han aprì il portello esterno, poi rovesciò la spinta dei razzi laterali. Mentre il Falcon accelerava verso lo spazio aperto, il corpo di Dev precipitò verso Bakura, lì finì di bruciare, con una fiamma lucente e pulita, mentre attraversava gli strati alti dell’atmosfera.

Luke fissò la meteora, un lampo momentaneo di luce... come tutta la vita. Non era niente in realtà, nell’enormità del tempo. Ma, nella Forza, era tutto.


FINE
Загрузка...