19

Gaeriel lasciò andare un urlo di vittoria mentre la flotta ssi-ruuvi si voltava e fuggiva, ma nell’arco di un minuto, tutti i puntini d’argento che rappresentavano le navi alleate sulla proiezione olografica del governatore Nereus divennero rosse. Una per una, cominciarono a svanire. Gaeriel si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa e balzò dalla sua sedia. «Non possono farlo!»

Wilek Nereus si stava rotolando fra le dita pesanti il gambo del calice pieno di nettare. «Che cosa non possono fare, senatrice?»

«Rivoltarsi contro... attaccare... i Ribelli!» Non solo ma doveva presumere che gli Ssi-ruuk in ritirata avevano ancora Luke come prigioniero, e che il giovane Jedi stava morendo e ancora non lo sapeva. Gaeriel trasse un profondo respiro, sperando che il suo tentativo di calmarsi avesse l’aspetto di una pausa deliberata. «Signore», ricominciò, «a nome del mio collegio elettorale, desidero presentare una formale protesta circa il comportamento delle forze armate, che devo presumere sia inerente ai suoi ordini. I piloti dell’Alleanza hanno rischiato le loro vite, alcuni di loro hanno donato le loro vite, per aiutarci a respingere gli Ssi-ruuk. È questa la nostra gratitudine?»

«Il tuo collegio elettorale?» Il leggero sorriso del governatore Nereus sollevava soltanto i bordi delle sue labbra effeminate. «Ti sei già messa in contatto con loro? Qualcuno ti ha dato lezioni di telepatia?»

Gaeriel ignorò l’accusa implicita e ripetuta di collaborazionismo e strinse i denti. «La mia gente è grata ai Ribelli per l’assistenza che ci hanno dato. Non vorrebbero vederci...»

Un comlink suonò. ««Sì?» chiese Nereus.

«Signore, i nostri sensori mostrano una trentina di persone raccolte all’incrocio fra il Decimo Circolo e la Strada Alta. Sembra che altra gente si stia unendo all’assembramento.»

«E mi disturbate per questo? Disperdeteli», scattò Nereus. Di nuovo Gaeri notò nelle sue dita un tremore che venne subito soppresso. Il governatore Nereus chiuse la trasmissione e prese un sorso dal suo calice. «L’assistenza dei Ribelli è ormai cosa del passato. Adesso dobbiamo pensare al futuro. Che cosa capiterebbe a Bakura se il comando imperiale venisse a sapere che abbiamo accettato dell’aiuto dalle forze ribelli?»

Gaeri serrò le mascelle. Eppie Belden stava conducendo Bakura alla ribellione, preparando i civili al ritorno delle truppe. In quanto a lei, non doveva più pensare a Luke... anche se, forse, se lo avesse aiutato invece che ostacolarlo, Bakura avrebbe già potuto essere libera dal giogo imperiale.

Ma come avrebbe potuto Bakura respingere gli Ssi-ruuk senza le risorse sia dei Ribelli sia dell’Impero? Quale scherzo crudele le aveva giocato il destino?

Nereus raccolse il suo cristallo sfaccettato con all’interno i due denti umani. «Mia cara, non hai ancora assaggiato il tuo nettare.»

Gaeri si chiese se si trattava di una minaccia. «Mi fa male la gola.»

«Ah, capisco. Non deve essere stato gradevole. Ti faccio le mie scuse. Non eri tu l’ospite predestinato.»

«Ma c’è qualcosa che non...» ti abbasseresti a fare, pensò Gaeri, ma si corresse in: «farebbe, per l’Impero?»

«Tu hai sempre sostenuto la presenza imperiale. Ti ho sentito parlare in modo molto eloquente dei benefici che provengono a Bakura dalla sua affiliazione all’Impero.»

«Sì, ne ho dette di cose del genere. Ho imparato bene a parlare la vostra lingua.» La lingua del tradimento.

«Ti ricordo che la tua educazione cosmopolita è stata pagata dall’Impero.»

«Cose per cui io e la mia famiglia l’abbiamo già ripetutamente ringraziata.»

«È un debito che tu non hai nemmeno cominciato a ripagare. Ora che ho avuto tempo per pensarci, sono sicuro che troverò un ruolo per te nel mio staff personale.» I suoi occhi si strinsero fino a diventare due fessure.

Se la rivolta di Eppie avesse avuto successo, quella sarebbe stata una minaccia a vuoto. Ma se la rivoluzione non aveva successo, però, Gaeriel avrebbe potuto servire Bakura sotto la copertura di un’uniforme imperiale. Che cosa aveva dovuto sopportare Leia Organa, ai tempi in cui era una senatrice imperiale?

Il governatore Nereus studiò l’ologramma dello spazio circostante Bakura, sorridendo. Ora i puntini rossi delle navi ribelli che «minacciavano» il sistema erano notevolmente diminuiti di numero.

«Ha ordinato al comandante Thanas di ucciderli tutti?» chiese Gaeriel amaramente.

Nereus spazzò via dalla sua scrivania d’avorio un pulviscolo che lei non riusciva a vedere, e che forse era solo immaginario. «Sì. Per il bene del tuo popolo. In quanto al comandante Skywalker, quella è un’altra faccenda. A questo punto le larve avranno cominciato a migrare. Hanno bisogno di un’abbondante provvista di sangue per superare lo stadio di pupa e l’aorta corre comodamente vicino ai tubi bronchiali. Non temere, non soffrirà a lungo. È un soggetto in eccellenti condizioni fisiche. Credo proprio che gli alieni lo porteranno con sé nella loro ritirata. Credo che conserveranno il suo corpo almeno per un giorno, il che darà tempo alle Tricoidi adulte di emergere e di infestare gli Ssi-ruuk. Le Tricoidi non vivono a lungo, ma sopravvivono grazie alla loro capacità di riprodursi in gran numero. Siamo liberi dalla minaccia dell’intecnamento, Gaeriel. Tu e il tuo collegio elettorale dovreste ringraziarmi.»

Niente, né la sua abitudine alla diplomazia, né la sua paura di Wilek Nereus e nemmeno il fatto di essere stata salvata dall’intecnamento, avrebbe mai potuto convincerla a ringraziarlo per aver assassinato in questo modo Luke Skywalker. E la senatrice Organa, e tutti i ribelli che erano venuti ad aiutare Bakura. Una volta che Bakura avesse capito che cos’era successo, il governatore Nereus avrebbe avuto bisogno di un’intera legione imperiale per soffocare la ribellione che ne sarebbe seguita... e grazie all’Alleanza non ci sarebbe stata nelle vicinanze una legione a cui fare appello. Avrebbe dovuto provare una sensazione di trionfo.

Invece la disperazione e un senso di vuoto la facevano rabbrividire. Luke l’aveva salvata dagli Ssi-ruuk e dal loro servo umano, ma non aveva più la possibilità di ringraziarlo o ricambiarlo. L’Equilibrio della sua vita sarebbe stato turbato per sempre, senza possibilità di riparazione. Gaeri strinse il suo pendente fra le mani e cercò di pensare alle tragedie che li aspettavano: una guerra civile, lunga e sanguinosa, le vite dei cittadini di Bakura contro la tecnologia avanzata dell’Impero, a meno che... forse... lei ed Eppie potessero liberare Bakura da Wilek Nereus. Indurì la sua anima e decise che doveva restare con lui e sperare che le desse la possibilità di fare qualcosa.


Han non aveva bisogno dello schema offensivo di un incrociatore per sapere che stavano perdendo. Era riuscito a raccogliere diversi caccia Ala-X e un caccia Ala-A in una formazione abbastanza efficiente, ma, per quanto lui e il suo equipaggio fossero bravi nell’usare le armi del Falcon, il comandante Thanas gli stava chiudendo intorno, uno spicchio alla volta, una classica sfera di inglobamento. Navi pattuglia e caccia TIE li minacciavano da tutte le direzioni, trascinando i Ribelli fuori dalla zona in cui la Dominant era cieca e conducendoli entro la portata del suo raggio traente. Anche se l’ammiraglia danneggiata del comandante Thanas stava ormai andando alla deriva, potendo contare solo sui razzi secondari, le sue batterie di turbolaser erano già puntate contro il Falcon. Le batterie che davano potenza ai loro deflettori erano quasi esaurite. Tutto quello che Han poteva fare era di spegnere tutti i sistemi e lasciare che si ricaricassero.

«Va bene, Leia», disse attraverso il comlink. «Ammettilo. Quel ‘brutto presentimento’ che hai avuto proveniva dal lato più furbo della Forza.» Fece una finta verso un caccia TIE, ma suo fratello maggiore, un pattugliatore dai fianchi sfregiati dai residui di carbonio, si mise sul suo vettore. Han indietreggiò. «A meno che qualcuno non abbia un’idea brillante, e in fretta, siamo tutti morti... ognuno, e ciascuna nave in questa forza d’attacco.»

Leia rispose dalla torretta inferiore: «Ci dev’essere qualcosa che avremmo potuto fare». Il cannone quadrinato rilasciava scariche di energia sempre più deboli. «Qualche modo in cui avremmo potuto...»

«È con degli Imperiali che abbiamo a che fare. Chiunque sia abbastanza in alto da dare ordini, in quelle navi là, è interessato a una sola cosa: vincere a ogni costo.»

«Stiamo cominciando a non considerare più Luke un fattore di quest’equazione», insisté Leia.

«Forse non lo è più», rispose Han, con voce pacata. «Il vettore di deriva di Thanas lo sta portando da un momento all’altro proprio accanto a quell’incrociatore ssi-ruuvi.»

Dalla torretta superiore, Chewie ruggì tutta la sua rabbia.

Qualcosa nello schema che si trovava di fronte a lui gli riportò alla memoria un tavolo da gioco di tanto tempo fa, in un posto molto, molto lontano. Un’idea brillante... «Ma se potessimo prendere la Dominant, i nostri caccia potrebbero essere in grado di sfuggire l’accerchiamento e disperdersi.»


La voce di Leia, dalla torretta, acquistò improvvisamente un tono glaciale. «Certamente. Ma come facciamo?»

«Guarda dov’è quel pattugliatore imperiale, quello a circa sedici gradi a nord. Se indietreggiamo di circa venti gradi e lo speroniamo, potremmo farlo sgusciare via dalla sua formazione e mandarlo a schiantarsi contro la poppa della Dominant. Il Falcon è l’unica delle navi che ci rimangono che ha la massa sufficiente per riuscirci. E Thanas merita di essere fregato.»

«Negli incrociatori di classe ‘Carrack’ i generatori sono proprio a poppavia della linea di mezza nave.»

«Esattamente. Ka-boom.»

Leia sembrava stranamente distaccata. «È proprio da te provare un colpo di sponda. Hai avuto conferma dal computer di navigazione che il risultato sarebbe proprio quello?»

«Sì, il computer ha confermato. Se manteniamo i deflettori frontali a piena potenza fino all’ultimo momento, possiamo farcela. Naturalmente, dopo aver colpito il pattugliatore con quella forza, il Falcon sarà finito.»

«Naturalmente.» Leia picchiettò con due dita sui comandi del cannone. Luke? pensò supplichevole, rivolta all’incrociatore alla deriva. Non avvertì nessuna risposta se non un lampo frettoloso di presenza. Luke era occupato.

Nelle orecchie sentì uno scatto leggero. «Ascoltatemi tutti», annunciò Han con la voce di un autentico generale. «Mettetevi in formazione dietro il Falcon e state pronti a forzare il blocco e dirigervi verso lo spazio aperto. Cercate di arrivare a casa come meglio potete. Non tentate un salto iperspaziale a meno che non riusciate ad agganciare qualcuno che abbia un computer di navigazione.»

Forse ci avrebbero messo secoli, ma ce l’avrebbero fatta. Leia si schiarì la voce e aggiunse: «Diffondete il fuoco della Ribellione per la galassia. Dovunque l’Impero abbia lasciato un’arida desolazione attecchirà e brucerà alto.»

«Poetico», borbottò Han.

«L’ispirazione è tre decimi del coraggio.» Sulla frequenza intersquadriglia, qualcuno protestò. Leia non stette a sentire. Sganciò le cinture di sicurezza e si arrampicò su di lato uscendo dalla gravità artificiale della postazione del cannoniere per tornare al livello principale.

«Siamo a buon punto?» chiese 3BO speranzoso mentre Leia oltrepassava il tavolo da gioco.

Leia non aveva nessuna voglia di sentire quali erano le loro probabilità di sopravvivere a questa manovra. «Sì. A buon punto.»

«Oh, bene! I miei servomotori non ce la fanno più con tutto questo sbatacchiamento... Principessa Leia!...»

Leia entrò nella cabina di pilotaggio. Han le lanciò uno sguardo, si accigliò, poi fece un gesto invitante con una mano ancora sporca di fuliggine verso il sedile del copilota.

Erano piccoli gesti come quello, non i cuscini né il liquore di bacca, che facevano sì che lo amasse. «Grazie.»

«Chewie vuole restare nella torretta», spiegò Han.

«Capisco.»

«Basta una persona per uno speronamento, comunque», borbottò Han. «Mi dispiace, vecchia mia.»

Leia aprì la bocca per protestare.

«Non tu. Il Falcon.» Han cominciò a trasferire l’energia da tutti i sistemi tranne alcuni: i razzi di coda, pensò Leia, i deflettori frontali e la torretta superiore. Di nuovo cercò di raggiungere Luke. Di nuovo, l’unica risposta fu quel lampo affrettato.

«Okay», disse Han. «È tutto programmato. Adesso puoi andare al guscio di salvataggio.»

«Oh-oh, no», ritorse lei. «Non se ne parla, a meno che non ci sia posto per due. O tre.»

«Non si può speronare una nave con l’autopilota, e abbiamo bisogno di un cannoniere. Dammi un bacio di buona fortuna e vattene. L’Alleanza ha bisogno di te.»

«Non vado da nessuna parte senza di te.»

«Avanti, muoviti», incitò Han. «Tu sei troppo preziosa.»

«Preziosa, i miei stivali! Io non scappo. Sono anch’io una Skywalker. Forse il mio destino è questo.»

«D’accordo, sei preziosa per me. Chewie», urlò Han. «Vieni quaggiù e porta la principessa...»

La risposta di Chewbacca gli ruggì nelle orecchie. «Ha detto ‘no’», disse Leia in tono sostenuto, ma appoggiò una mano sulla spalla di Han e strinse, ringraziandolo con un silenzioso gesto. Non era un perfetto contrappasso, questo? La figlia di Vader che speronava una nave imperiale per l’Alleanza? Anche se la manovra falliva, avrebbe ripagato qualche debito. Finalmente, scoprì, poteva pensare a Darth Vader senza rabbrividire per l’orrore. Guarda questo, padre!

Due caccia TIE ruppero la formazione e si diressero verso di loro. Era possibile che attraverso i loro analizzatori avessero scoperto che la torretta inferiore non riceveva più energia.

Ma i loro sensori non avevano modo di avvertirli che questo non era un mercantile come gli altri. Han ruotò il Falcon di centottanta gradi. Chewie ringhiò allegramente e li distrusse.

Leia teneva ancora la mano sulla spalla di Han. Lui le strinse le dita e tornò a volgersi verso i comandi. Mentre il Falcon si avvicinava al pattugliatore da dietro, questo riuscì quasi a duplicare la potenza di fuoco. O avevano modificato il puntamento di un altro banco di cannoni laser o il comandante Thanas aveva indovinato quello che Han aveva intenzione di fare. Han aggiunse al programma di speronamento una manovra a spirale. Un display indicava che mancavano diciassette secondi all’impatto. Dovevano almeno sopravvivere per quei diciassette secondi. Una massiccia raffica di energia sfiorò la pancia del Falcon.

Chewbacca ringhiò. «Pidocchi», tradusse Han. Spense i deflettori frontali, in modo che l’impatto trasferisse più energia possibile alla massa del pattugliatore. «Sta’ attento a questo, Thanas.»


Mentre Dev esaminava una delle isole di strumentazione sul ponte, Luke era alle prese con un ennesimo profondo, irritante attacco di tosse. Se non fosse stato così indaffarato, avrebbe cercato di autoguarirsi. Diede un’occhiata al ponte e mosse la sua gamba destra, ancora perseguitato da un senso di disastro imminente. Forse quel futuro che non poteva vedere gli si stava avvicinando. Da quando aveva visto le future sofferenze di Han e Leia su Cloud City, a Bespin, si era chiesto se gli sarebbe mai capitato di vedere la propria morte.

Si tese per controllare come stava Leia.

La sua decisione di affrontare una morte certa lo prese di sorpresa. In fretta cercò di sondare la sua coscienza e trovò... Speronare? Con il Falcon! Luke si lasciò cadere sul ponte e ignorò le ansiose domande di Dev. Ignorò il suo corpo, gli Ssi-ruuk ancora a bordo e tutto il resto. Aveva solo una manciata di secondi.

I polmoni gli bruciavano, e sollecitavano con forza un altro attacco di tosse. Doveva a tutti i costi uscire da quest’aria contaminata! Mandò la sua coscienza attraverso lo spazio in un’altra direzione alla ricerca di una presenza che conosceva solo superficialmente: il comandante Pter Thanas, a bordo della Dominant.

Quando Luke riuscì a sfiorare l’orlo della sua coscienza, Thanas era chinato sopra una delle stazioni dei piloti. I pensieri, la volontà e la visione del mondo di Thanas lo circondarono immediatamente. La battaglia era solo un gioco, ma un gioco che doveva vincere se non voleva finire la sua vita come... come uno schiavo in una miniera? Questo spiegava tante cose! Luke vide il pilota spingere in avanti il comando della velocità. Se la Dominant fosse avanzata a tutta potenza, si sarebbe sottratta alla formazione d’attacco e avrebbe danneggiato ulteriormente i suoi razzi già pesantemente colpiti.

Ma in questo modo, sarebbe anche arrivata abbastanza vicino alla Shriwirr da poterla colpire. Era quello che Thanas voleva.

Improvvisamente, Luke perse il contatto. Si piegò in avanti, tossendo disperatamente, intrappolato dal suo corpo indebolito sul duro, freddo ponte della Shriwirr.


«Signore?» Il pilota di Thanas alzò lo sguardo, preoccupato. «C’è qualcosa che non va?»

Pter Thanas sbatté le palpebre. Per qualche ragione, l’immagine di Luke Skywalker aveva attraversato i suoi pensieri. Scosse la testa, sforzandosi di dimenticarla, e prese la sua difficile decisione. Doveva distruggere la minaccia del contagio, a qualunque costo per lui e per la nave.

Con un gesto deciso spinse in avanti la leva della velocità.


Leia si chinò verso Han. «Un bacio per la buona fortuna?» chiese.

«Certo.» Le sue labbra sarebbero state l’ultima cosa che avrebbe sentito.

Stava per toccarle quando Leia si tirò indietro di colpo. Luke!» esclamò. Chewbacca lanciò un ruggito di allarme.

«Che cosa, Chewie?» Han si girò di scatto verso i sensori frontali. Secondo quegli schermi, la Dominant si stava buttando in avanti con una rapidità irrazionale. «Dobbiamo essere stati colpiti di nuovo», esclamò. «Abbiamo ancora i sensori ionizzati.»

Chewie ululò: cambia rotta!

Han reinserì l’intero sistema dei sensori, poi afferrò i controlli generali. La cabina di pilotaggio del Falcon passò tanto vicina al pattugliatore che entrambe le antenne laterali delle due navi vennero divelle.

«A tutte le squadriglie, seguiteci!» urlò. «C’è un varco nel blocco!» Si voltò per parlare a Leia: «Porteremo in salvo le navi ribelli, poi torneremo indietro per finire la Dominant».

Leia non rispose.


Leia aveva appoggiato la testa contro il sedile e si stava concentrando sul proprio respiro. Aveva sentito l’improvviso allarme di Luke e il suo sforzo, e ora era paralizzata dalla sua debolezza.

Han gridò nel microfono: «Gruppo Rosso, gruppo Oro, chiudete la formazione. Stanno mettendosi fra di noi!»

Sul visore, le forze imperiali si stavano muovendo. Più in là, dietro di loro, quattro caccia Ala-X e un Ala-A non riuscirono ad attraversare il varco prima che si chiudesse. Leia non riusciva più a mettere a fuoco il suo sguardo. «Dov’è il pattugliatore che volevamo speronare?» chiese. Le mani le tremavano.

«Circa dieci chilometri alla nostra dritta.»

Chewie lanciò un urlo pieno di esultanza.

Luke ? Leia afferrò i braccioli. Che cosa ti sta succedendo ?


Luke si coprì gli occhi che si riempivano di lacrime e trasse diversi respiri superficiali. Lo irritava terribilmente sapere che a Thanas non importava chi avrebbe vinto. Avrebbe volentieri spazzato via Pter Thanas con tutta la sua forza dall’universo. E lo stesso dicasi degli Ssi-ruuk. Sì, stava perdendo il controllo. Non gli importava più di niente. Tutto quello che voleva era smettere di tossire.

La Dominant continuava ad avvicinarsi, crescendo visibilmente in grandezza sul visore.

«Dev, quest’incrociatore è armato?»

«Penso di sì.» Dev tese una mano verso di lui.

«Trova...» Di nuovo la tosse lo scosse. «Trova la stazione di battaglia.» Luke lasciò che Dev lo aiutasse ad alzarsi in piedi.

«Stai bene?»

Luke non stava bene per niente. Si sentiva in bilico, pericolosamente vicino al lato oscuro, ma nemmeno di quello sembrava importargli molto. Lasciami stare, Yoda. «Ho bisogno di una maschera a ossigeno.»

«Le loro non ti andrebbero bene.»

«Lo so. Devo cercare di fare qualcosa.» Aveva appena l’energia necessaria a concentrare di nuovo la sua attenzione e riconquistare il controllo. Una forza pari alla sua rabbia sgorgò dal suo cuore, scura e potente.

Respirando affannosamente, gettò da parte quell’energia. Nella sala del trono dell’imperatore, aveva toccato il potere del lato oscuro. Avrebbe potuto distruggere Darth Vader... condividere il trono, dominare la galassia... ed essere distrutto con la seconda Morte Nera, se non avesse gettato via la sua spada laser. Adesso stava forse per vendersi per una tentazione tanto minore?

Guardò fuori dal visore. La Dominant aveva appena distrutto un altro caccia Ala-X. Mi fidavo di te, Thanas, mi fidavo di te. Aveva avuto delle grandi speranze per quell’uomo. Aveva forse sbagliato a leggere il suo carattere nella Forza? In quanto a Leia e Han potevano essere sfuggiti alla morte per il momento, ma finché i banchi di energia del Falcon non si ricaricavano, non potevano andare lontano. Toccava a lui salvarli.

E avrebbe potuto salvarli facilmente, se...

Ci saranno sempre quelli che sono forti per il male. Si ricordò delle parole che aveva detto a Gaeri. E più forte diventi, più cresce la tentazione.

Da sopra di lui, su un altro ponte, delle presenze aliene attirarono improvvisamente la sua attenzione.

«Ho trovato le armi!» gridò Dev.

Luke si liberò della paura e del desiderio e si rilassò di nuovo nella Forza, ignorando volontariamente quel canto di sirena che lo chiamava a una forza veloce e a un potere irresistibile. Aveva rinunciato all’oscurità. Quello, non Thanas, era il nemico; ed era dentro di lui che viveva. Raggiunse Dev. «Puoi mostrarmi uno schema della battaglia?»

«Posso provare.» Dev si spostò a un’altra stazione e cominciò a premere pulsanti. «Credo di avere assunto il controllo di un cannone ionico. Prova a puntarlo con quella ruota. Sbrigati.»

Luke guardò il visore sopra di sé. La Dominant sarebbe stata a portata di fuoco nel giro di pochi minuti. «Proviamo a vedere che portata abbiamo.» Voltò i suoi comandi in modo da fronteggiare lo schema di battaglia di Dev. «Primo bersaglio.» Girò la ruota di puntamento e sparò. Sullo schermo di Dev non accadde niente. Si rilassò ancora di più nella Forza e sparò.

«Ecco!» Dev indicò una traccia di energia luminosa fra i detriti della battaglia.

«Lo vedo.» Ora un po’ più a sinistra, allargare il raggio, e...

Una delle tre navi vedetta di guardia alla Shriwirr implose. Le altre due ruppero la formazione e rimpicciolirono fino a ridursi a due puntini di luce in lontananza.

Ora tutto si riduceva all’autodifesa: un duello fra incrociatori danneggiati...

Sopra di lui si udirono dei rumori. Luke si buttò di lato e accese la spada laser. Uno Ssi-ruu marrone e tre P’w’eck, ciascuno armato di un proiettore ionico, atterrarono sul ponte. Senza fermarsi a pensare, Luke cominciò a menare fendenti con la spada impugnata con entrambe le mani.


Dev indietreggiò incespicando. «Padrone!» urlò.

Firwirrung si allontanò dal Jedi e agitò verso di lui il moncherino. «Traditore!» cantò. «Traditore di tutto quello che tenevi più caro!»

Dev aveva puntato il fulminatore sottratto al P’w’eck che aveva ucciso, ma non riusciva a sparare contro Firwirrung. Avevano diviso la stessa tavola, aveva dormito nel nido di Firwirrung, come un animale domestico ai piedi del padrone. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. Che cosa doveva fare?

«Traditore!» urlò Firwirrung. «Bestia ingrata!» Impugnando il proiettore ionico con la mano sbagliata, lo Ssi-ruu spazzò con un colpo spietato e accurato le spalle di Dev.

Dev si afflosciò. Cadde sulla schiena, pentendosi amaramente del suo momento di debolezza. Troppo tardi, troppo tardi. Tese il collo, che era l’unica cosa che poteva fare. Lo Ssi-ruu piroettò verso Luke. «Attento!» urlò Dev.


Di nuovo, i pensieri di Luke stavano per tradirlo. Il tuo odio ti ha reso potente, disse la voce rotta dell’imperatore, come una ragnatela che ancora infestava la sua memoria.

Aveva bisogno di potere... e ne aveva bisogno adesso. Muovendo la sua spada alla cieca, uccise il terzo e ultimo P’w’eck. Mentre Dev cadeva, lo Ssi-ruu puntò il suo proiettore verso Luke.

Facendo appello a tutta la sua forza di volontà, Luke soffocò la rabbia e la paura. Ora il nemico era l’aggressività: il veloce potere che evocava poteva farlo trionfare sul momento, ma chi si lasciava tentare era sedotto e tradito. Non passerò al lato oscuro! Non lo farò, a costo di morirne. Luke saltò in aria eseguendo una breve mezza capriola e afferrò con entrambe le mani gli orli della botola da cui erano scesi gli Ssi-ruuk sapendo che, appena fosse atterrato il grosso Ssi-ruu, lo avrebbero finito. Ma da solo non poteva fare altro. Questa era la fine.

Improvvisamente e simultaneamente tutti gli schermi lampeggiarono, con una luce così violenta che quasi lo accecò mentre ricadeva a terra. Usando gli ultimi frammenti di potere, riuscì per un secondo intero a restare a mezz’aria. Onde di fuoco spazzarono il pavimento del ponte. Il comandante Thanas doveva averli colpiti. Luke si rannicchiò e cadde. Le paratie, il pavimento e gli strumenti mandarono scintille prima di spegnersi del tutto. Sul ponte non c’era più luce, perfino gli schermi erano ciechi. Luke colpì il pavimento e rimbalzò dolcemente verso l’alto.

Anche la gravità fuori uso?

Avvertiva la presenza di Dev, ma non quella degli alieni. Cautamente, tossendo nelle tenebre interrotte solo dal chiarore dell’oblò, tornò a sedersi sul pavimento di metallo. La Shriwirr conservava un momento di avanzamento e questo le dava una debole gravità artificiale. «Dev?»

«Qui», gracchiò il ragazzo, dalla stessa direzione da dove proveniva la gravità artificiale.

Luke si sentì scivolare verso una paratia. Sfiorò qualcosa di enorme, caldo e dotato di scaglie, che mandava un odore come di carne arrostita. «Dove?» chiese. «Dev?»

«Qui. Le mie scarpe e i miei vestiti... mi hanno protetto un po’.»

Luke si mosse lungo il corpo alieno, tastandolo, fino a trovare una forma umana che giaceva lì poco distante. Era dolorosamente calda, e scivolò assieme a lui verso la paratia. «I miei occhi», gemette Dev. «La mia testa è tutta calda. Mi brucia.»

«Senti qualche altro dolore?» chiese Luke con urgenza.

«Non riesco a sentire niente sotto le spalle, dove lui... mi ha preso.»

«Qui dentro non c’è praticamente luce», lo rassicurò Luke, «non penso che tu sia cieco.»

«Il ponte... probabilmente colpito. Sovraccarico dello scudo.»

La spalla di Luke urtò la paratia e il suo movimento si arrestò. Lui e Dev erano rannicchiati in uno degli angoli del ponte. Tese una mano verso l’alto e tastò la parte inferiore di una consolle. Avrebbero dovuto rimanere lì almeno per un po’.

Forse che la Forza lo aveva tradito?

Inghiottì e tossì. Aveva resistito alla tentazione del lato oscuro. L’oscurità favoriva la morte. Il colpo che il comandante Thanas aveva messo a segno aveva evidentemente ucciso io Ssi-ruu con la cresta a forma di «V», ma quanto era costata questa morte a Dev?

Sono stanco, Yoda. Non ho tempo per la filosofia. Lasciami riposare. Si chinò in avanti, tossendo in modo incontrollabile.

«Stai bene?» chiese Dev.

Il calore residuo che ancora emanava dal pavimento e dalla paratia lo soffocava. Leia, chiamò. Leia? Troppo debole per riuscire a stabilire il contatto, prima proiettò quella poca energia che stava ritornando nel suo stanco corpo verso il giovane. All’inizio riuscì solo a sfiorare la soglia del dolore di Dev. Dev sospirò, rilassandosi tangibilmente.

A mano a mano che prestava la sua energia a Dev, sentiva che la sua concentrazione ritornava. «Dev», comandò. «Aprimi la tua mente.» Nello stesso modo in cui aveva mostrato a Eppie Belden come avrebbe potuto curarsi, cercò di trasmettere a Dev quella conoscenza. «Serviti della tua Forza», insisté Luke. «So che puoi farcela. Io devo pensare a farci uscire da questa nave...»

Una terribile tosse io interruppe. Automaticamente rivolse verso i suoi polmoni i suoi poteri di guarigione.

Due avide scintille di vita strisciavano all’interno del suo corpo, animate da istinti primitivi: Mangia. Striscia. Riproduci. Sopravvivi.

Panico e un’improvvisa consapevolezza di che cosa stava succedendo lo investirono. Cercò di mettersi in contatto con uno dei due puntini luminosi, ma non possedeva una mente. Mangiava istintivamente la sua carne, aprendosi la strada verso il sangue. Stava perforando uno dei suoi bronchi, diretto verso il cuore. Ridotto lui stesso a un unico istinto, quello della sopravvivenza, si rannicchiò contro la paratia.


Leia afferrò i braccioli del sedile di pilotaggio, spaventata al punto da essere quasi insensibile. Nel visore davanti a lei le stelle vorticavano e fuggivano a ogni movimento della nave. Fissò l’incrociatore ssi-ruuvi che andava alla deriva come un enorme uovo bitorzoluto.

«Il ragazzo ci ha dato un po’ di respiro», borbottò Han. «Sono riuscito a fare uscire quasi tutti dall’accerchiamento. Sta bene?»

«No! Dobbiamo aiutarlo!»

Han voltò la testa di scatto. «Non è morto, vero?»

«Non riesco più a sentirlo.» Leia non riuscì a nascondere la sua disperazione.

Han diede uno sguardo ai quadri dell’analizzatore ed esaminò l’incrociatore alieno. «A quanto pare il colpo di Thanas è andato a segno proprio bene. La nave non ha più energia. Lo scafo è lesionato. Sta perdendo aria.»

«Ma è Luke. Potrebbe essere riuscito a proteggersi con qualche tipo di campo di energia.» Leia non riusciva ad abbandonare la speranza. «Non possiamo avvicinarci? Riuscire a salire a bordo?»

«Forse.» Han manovrò i controlli di navigazione, facendo vorticare di nuovo le stelle. «Cercherò di avvicinarmi. Forse riusciremo a trovare un hangar...» Sfiorò i limiti della formazione imperiale. Dalla torretta quadrinata dorsale, Chewie colpì i generatori di energia di una nave da pattuglia. Un’onda di detriti seguì il Falcon mentre si allontanava. Così fece il resto delle forze ribelli. «Ecco!» esclamò. «Ora cerchiamo di metterci dietro quell’incrociatore, dove la Dominant non ci può sparare addosso.»

«Capo Rogue a Falcon», annunciò la voce di Wedge sul comlink interno della squadra, «abbiamo via libera per la Dominant.»

«Aspettate!» esclamò Leia. «Costringete il comandante Thanas a cambiare rotta in modo che non possa colpire di nuovo la nave ssi-ruuvi, ma non distruggetelo. Alla Ribellione farebbe comodo un incrociatore imperiale.»

«Bottino di guerra, vostra altezza?» Wedge ridacchiò. «Ci proveremo. Se è possibile. Ma ho qualche dubbio che l’Impero lascerà che ci mettiamo sopra le mani.»

«Già», borbottò Han. «Sarebbe una buona idea, ma sono sicuro che Thanas ha un meccanismo di autodistruzione a bordo.»

«Wedge, limitati a far giungere un chiaro messaggio al comandante Thanas», insisté Leia. «Non voglio che ci abbassiamo alle sue tattiche.»

L’incrociatore a forma di uovo ora era molto più vicino. Han guidò il Falcon sopra la sua superficie, cercando un attracco. Stiamo arrivando, Luke, pensò Leia. Nel luogo dove aveva avvertito la sua presenza ora c’era un terrificante silenzio.

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