4 Convocazione

Da sola nella sua stanza, Moiraine si sistemò lo scialle ricamato a pampini e foglie d’edera e si esaminò allo specchio posto nell’angolo. Aveva occhi scuri che parevano acuti quanto quelli d’un falco, quando era arrabbiata; e ora sembravano trapassare il vetro argentato dello specchio. Solo per combinazione aveva nelle bisacce della sella quello scialle. Lontano da Tar Valon, indossava di rado lo scialle con la * fiamma bianca al centro della schiena e con la lunga frangia del colore della sua Ajah, l’azzurro del cielo mattutino; in genere lo portava solo nella Torre Bianca. A Tar Valon poche circostanze, a parte le riunioni del Consiglio della Torre, richiedevano la formalità dello scialle e fuori delle Mura Lucenti la vista della Fiamma avrebbe fatto correre molta gente, a nascondersi o forse a chiamare i Figli della Luce. Una freccia dei Manti Bianchi era fatale anche per le Aes Sedai e i Figli della Luce erano troppo scaltri per farsi scorgere prima che la freccia colpisse il bersaglio. Moiraine non aveva mai immaginato d’indossare lo scialle a Fal Dara. Ma per un’udienza dell’Amyrlin Seat bisognava rispettare il protocollo.

Moiraine era snella, bassina, liscia di carnagione al punto da sembrare a volte più giovane, ma possedeva una grazia e una calma che potevano dominare qualsiasi assemblea. Il suo modo di fare, acquisito crescendo nel palazzo reale di Cairhien, era accentuato dagli anni trascorsi come Aes Sedai. Quel giorno, Moiraine lo sapeva, avrebbe avuto bisogno di tutta la sua calma, anche se per la maggior parte era solo calma superficiale. C’erano di sicuro dei guai, altrimenti l’Amyrlin non sarebbe venuta di persona, si disse per la decima volta. Quali guai? E da chi si era fatta accompagnare? Perché proprio lì, e in quel momento? Ormai non era più possibile commettere errori.

L’anello col Gran Serpente, al dito della destra, rifletté la luce, mentre Moiraine toccava la delicata catenella d’oro che le fermava i capelli neri e ondulati, lunghi alla spalla. Dalla catenella pendeva sulla fronte una piccola gemma azzurro chiaro. Molte, nella Torre Bianca, conoscevano gli artifici che Moiraine poteva realizzare usando come punto focale quella gemma. Era solo un pezzetto di cristallo levigato, un ciondolo che una ragazzina aveva adoperato nei primi tempi d’apprendimento, senza nessuno che la guidasse, Quella ragazzina aveva ricordato le storie degli angreal e dei più potenti sa’angreal, reliquie favolose dell’Epoca Leggendaria che permettevano alle Aes Sedai di incanalare l’Unico Potere in quantità superiore a quella comunemente usata senza aiuti; e aveva pensato che un simile punto focale fosse sempre necessario per incanalare il Potere, Le sue Sorelle nella Torre Bianca conoscevano alcuni suoi artifici e ne sospettavano altri, compresi alcuni inesistenti. In realtà, con quella pietra lei faceva cose di scarsa importanza, anche se utili all’occorrenza: il genere di cose che verrebbe in mente a una bambina. Ma se le donne al seguito dell’Amyrlin erano quelle sbagliate, forse sarebbero rimaste spiazzate dal cristallo, proprio a causa delle voci che circolavano.

Dalla porta provenne un bussare rapido e insistente. Nessuna shienarese avrebbe bussato in quel modo a qualsiasi porta e men che meno alla sua. Moiraine rimase a fissare lo specchio, finché quest’ultimo non le restituì l’immagine di occhi sereni che celavano nell’intimo ogni pensiero, Controllò la borsa di morbida pelle appesa alla cintura. E pensò che qualsiasi guaio avesse spinto fuori di Tar Valon l’Amyrlin Seat, sarebbe passato in secondo piano, quando lei avesse mostrato il contenuto della borsa. Bussarono una seconda volta, con forza maggiore. Moiraine attraversò la stanza e con un sorriso aprì la porta alle due donne venute a chiamarla.

Le riconobbe: la bruna Anaiya, nello scialle frangiato d’azzurro, e la bionda Liandrin, che portava il rosso. Liandrin, giovane non solo d’aspetto e assai graziosa, con viso da bambola e bocca piccola e petulante, teneva alzato il braccio per bussare ancora. Le sopracciglia scure e gli occhi neri formavano un netto contrasto con la massa di treccine color miele che le sfiorava le spalle, ma la combinazione non era insolita, a Tarabon. Tutt’e due le donne erano più alte di Moiraine, ma Liandrin solo d’un paio di dita.

Anaiya sorrise, quando Moiraine aprì la porta. Quel sorriso le dava l’unica bellezza che avrebbe mai avuto, ma bastava: quasi tutti si sentivano confortati, sicuri, speciali, quando Anaiya rivolgeva loro un sorriso.

«La Luce splenda su di te, Moiraine» disse Anaiya. «Mi fa piacere rivederti. Stai bene? Sei stata via per tanto tempo.»

«Il mio cuore è più leggero per la tua presenza, Anaiya» rispose Moiraine. Ed era vero: era un bene avere almeno un’amica fra le Aes Sedai giunte a Fal Dara. «La Luce t’illumini.»

Liandrin serrò le labbra e tormentò l’orlo dello scialle. «L’Amyrlin Seat richiede la tua presenza, Sorella» disse, con petulanza e anche con una certa freddezza. Non verso Moiraine, o non solo verso di lei: Liandrin pareva sempre insoddisfatta. Accigliata, cercò di guardare nella stanza, da sopra la spalla di Moiraine. «Questa stanza ha delle protezioni. Non possiamo entrare. Perché ti proteggi dalle tue Sorelle?»

«Da chiunque» replicò dolcemente Moiraine. «Parecchie donne di servizio sono incuriosite dalle Aes Sedai e non voglio che in mia assenza frughino nella stanza. Fino al vostro arrivo non occorrevano protezioni selettive.» Si chiuse alle spalle la porta. «Andiamo? Non bisogna far aspettare l’Amyrlin.»

Si avviò nel corridoio, con Anaiya che le chiacchierava a fianco. Liandrin rimase per un momento a fissare la porta e parve chiedersi che cosa Moiraine nascondesse, poi si affrettò a raggiungere le altre due. Si pose all’altro fianco di Moiraine, camminando con la rigidità d’una guardia.

Al loro passaggio, donne in livrea salutavano con un profondo inchino, più di quanto non avrebbero fatto con lo stesso Signore di Fal Dara. Tre Aes Sedai e l’Amyrlin Seat stessa nella rocca: era un onore maggiore di quanto qualsiasi donna potesse aspettarsi in una vita intera. Anche alcune dame delle Case nobili, presenti nel corridoio, eseguirono la riverenza, che di certo non avrebbero rivolto a lord Agelmar. Moiraine e Anaiya sorrisero e risposero con un inchino di ringraziamento uguale per domestiche e nobili. Liandrin le ignorò tutte.

C’erano solo donne, ovviamente: nessun maschio d’età superiore ai dieci anni entrava senza permesso o invito negli alloggi delle donne, anche se alcuni bambini giocavano nei corridoi e piegavano goffamente il ginocchio, quando le loro sorelle facevano la riverenza. Di tanto in tanto Anaiya sorrideva e, passando, accarezzava una testolina.

«Questa volta, Moiraine sei stata troppo tempo lontano da Tar Valon» disse a un certo punto. «Troppo tempo. Tar Valon sente la tua mancanza. Le tue Sorelle, pure. E nella Torre Bianca c’è bisogno di te.»

«Alcune di noi devono lavorare nel mondo» replicò Moiraine, in tono gentile. «Lascio a te il Consiglio della Torre, Anaiya. Però a Tar Valon tu vieni a sapere più di me quel che accade nel mondo. Spesso, viaggiando, perdo gli eventi di luoghi in cui solo il giorno prima mi trovavo. Quali novità ci sono?»

«Altri tre falsi Draghi» intervenne Liandrin, in tono aspro. «Nella Saldaea, nel Murandy e a Tear i falsi Draghi devastano il paese. E intanto voi Azzurre sorridete e parlate senza costrutto, cercando di tenervi legate al passato.» Anaiya inarcò il sopracciglio e Liandrin chiuse di scatto la bocca.

«Tre» ripeté Moiraine, pensierosa. Per un istante mandò un lampo dagli occhi, ma lo mascherò rapidamente. «Tre negli ultimi due anni; e ora altri tre in una volta sola.»

«Ci prenderemo cura anche di loro, come degli altri. Di questi criminali e della marmaglia che segue la loro bandiera.»

Moiraine rimase quasi divertita per la certezza che traspariva nella voce di Liandrin, ma era troppo consapevole delle realtà, delle possibilità. «Qualche mese t’è bastato per dimenticare, Sorella? L’ultimo falso Drago ha quasi devastato il Ghealdan, prima che il suo esercito, marmaglia o no, fosse distrutto, Sì, ora Logain è a Tar Valon, domato e sicuro, immagino; ma alcune nostre Sorelle sono morte, per sopraffarlo. La morte anche di una sola Sorella è una perdita più grave di quella che possiamo permetterci, ma le perdite del Ghealdan sono state assai peggiori. I due falsi Draghi prima di Logain non erano in grado d’incanalare il Potere, eppure la gente del Kandor e dell’Arad Doman li ricorda bene. Villaggi incendiati, uomini morti in battaglia. Ti sembra facile avere a che fare con tre falsi Draghi in una volta sola? Quanti accorreranno sotto la loro bandiera? Non sono mai mancati i seguaci di chiunque si proclami il Drago Rinato. Quanta gente sarà coinvolta nella guerra, stavolta?»

«La situazione non è così fosca» disse Anaiya. «Per quanto ne sappiamo, solo il falso Drago della Saldaea può incanalare il Potere. Non ha avuto il tempo di attirare molti seguaci e le Sorelle dovrebbero essere già lì ad affrontarlo. I tarenesi stanno inseguendo il loro falso Drago e i suoi seguaci per tutto l’Haddon Mirk, mentre quello del Murandy è già stato catturato.» Mandò una risatina di meraviglia. «Proprio i murandiani, fra tutti, hanno risolto subito la loro questione; non si definiscono nemmeno murandiani, ma lugardesi o inishlinni, oppure vassalli di questo o di quel signore; eppure, per timore che un vicino ne approfittasse per invadere le loro terre, sono balzati addosso al falso Drago, non appena costui ha aperto bocca per proclamarsi il Drago Rinato.»

«Tuttavia non si può ignorare il fatto che ne siano spuntati tre in una volta sola» obiettò Moiraine. «Nessuna Sorella è riuscita a fare una Previsione?» La possibilità era scarsa, perché negli ultimi secoli poche Aes Sedai avevano manifestato il Talento della Preveggenza, anche in piccolissima parte; perciò Moiraine non si sorprese, quando Anaiya scosse la testa; tuttavia si sentì un poco sollevata.

Arrivarono all’incrocio di alcuni corridoi nello stesso momento di lady Amalisa. La donna eseguì una profonda riverenza, allargando la gonna verde chiaro. «Onore a Tar Valon» mormorò. «Onore alle Aes Sedai.»

Per la sorella del Signore di Fal Dara non bastava un semplice cenno di risposta. Moiraine prese per mano Amalisa e la tirò in piedi. «Tu ci rendi onore, Amalisa. Alzati, Sorella.»

Amalisa arrossì un poco e si raddrizzò con grazia. Non era mai stata a Tar Valon ed essere chiamata Sorella da una Aes Sedai dava alla testa anche a una dama del suo rango. Bassa di statura, di mezz’età, aveva una bellezza matura messa in risalto dal colorito delle guance. «Mi onori troppo, Moiraine Sedai.»

Moiraine sorrise. «Da quanto tempo ci conosciamo, Amalisa? Devo chiamarti ora milady, come se non avessimo mai bevuto insieme il tè?»

«No, certo» rispose Amalisa, restituendole il sorriso. La morbidezza della mascella non diminuiva la stessa forza di carattere che compariva sul viso del fratello. Secondo alcuni, per quanto lord Agelmar fosse combattente duro e rinomato, era appena alla pari con la sorella. «Ma con la presenza dell’Amyrlin Seat... Quando re Easar visita Fal Dara, in privato lo chiamo Magami, Zietto, come facevo da bambina, quando lui mi portava a cavalluccio; ma in pubblico bisogna comportarsi diversamente.»

Anaiya sbuffò. «A volte le formalità sono necessarie, ma spesso la gente esagera. Per favore, chiamami Anaiya e ti chiamerò Amalisa, se me lo consenti.»

Con la coda dell’occhio Moiraine scorse, in fondo al corridoio laterale, Egwene che girava in fretta l’angolo, seguita da presso da una figura curva, carica di fagotti, in giubba di pelle, a testa bassa. Moiraine si concesse un sorrisino subito mascherato. “Se a Tar Valon mostrerà lo stesso spirito d’iniziativa” pensò ironicamente “un giorno siederà sull’Amyrlin Seat. Purché impari a dominarsi. E purché ci sia ancora un Amyrlin Seat su cui sedere."

Riportò l’attenzione sulle altre.

«...e mi piacerebbe saperne di più, del tuo paese» diceva in quel momento Liandrin, con un sorriso aperto, quasi fanciullesco, e tono amichevole.

Moiraine si dominò, impassibile, mentre Amalisa estendeva l’invito a unirsi a lei e alle sue dame nel giardino privato; Liandrin accettò con calore. Liandrin aveva poche amiche, nessuna all’esterno dell’Ajah Rossa. E mai all’esterno delle Aes Sedai. Avrebbe fatto amicizia più facilmente con un uomo o con un Trolloc. E non era detto che vedesse molta differenza, fra un uomo e un Trolloc. Un po’ come tutte le Aes Sedai dell’Ajah Rossa.

Anaiya spiegò che dovevano presentarsi al cospetto dell’Amyrlin Seat. «Ma certo» rispose Amalisa. «La Luce la illumini e il Creatore la protegga. Più tardi, allora.» Rimase in piedi e salutò con un inchino le tre Aes Sedai che si allontanavano.

Durante il tragitto, Moiraine esaminò Liandrin, senza mai guardarla direttamente. L’Aes Sedai dai capelli color miele guardava davanti a sé, e sporgeva le labbra, pensierosa. Pareva essersi dimenticata di Moiraine e di Anaiya. Che cosa covava?

Anaiya dava l’impressione di non avere notato niente d’insolito; ma, tanto, riusciva sempre ad accettare le persone così com’erano e come volevano essere. Moiraine era costantemente meravigliata che Anaiya se la cavasse così bene nella Torre Bianca; ma a quanto pareva le Aes Sedai più subdole consideravano astuti stratagemmi la sua schiettezza e la sua onestà, la sua accettazione di chiunque. Erano colte sempre alla sprovvista, quando lei dimostrava d’intendere quel che aveva detto e di dire quel che intendeva. Inoltre, Anaiya aveva il dono di vedere nel cuore delle cose. E di accettare quel che vedeva. Ora riprese a parlare delle ultime notizie.

«Le voci provenienti dall’Andor sono buone e cattive. Con l’arrivo della primavera, a Caemlyn sono terminate le sommosse cittadine, ma si parla ancora, fin troppo, del lungo inverno e se ne dà la colpa alla Regina e anche a Tar Valon. Morgase regge il trono con minore sicurezza dell’anno scorso, ma continuerà a reggerlo finché Gareth Bryne sarà Capitano Generale delle Guardie della Regina. Lady Elayne, l’Erede, e suo fratello lord Gawyn sono giunti senza difficoltà a Tar Valon per l’addestramento. Nella Torre Bianca c’era qualche timore che la tradizione non fosse mantenuta.»

«No, finché Morgase avrà fiato» disse Moiraine.

Liandrin trasalì come se si fosse appena svegliata. «Prega che ne abbia ancora per tanto. I Manti Bianchi hanno seguito la comitiva dell’Erede fino al fiume Erinin e ai ponti stessi di Tar Valon. Molti sono ancora accampati all’esterno di Caemlyn, in caso di trucchi, e dentro la città c’è gente che tiene le orecchie tese.»

«Forse sarebbe ora che Morgase imparasse un po’ di prudenza» sospirò Anaiya. «Il mondo diventa di giorno in giorno più pericoloso, anche per una regina. Soprattutto per una regina, forse. Morgase è sempre stata testarda. Ricordo quando venne a Tar Valon, ancora ragazzina. Non aveva il talento per diventare Sorella e ne soffriva. A volte penso che proprio per questo spinga sua figlia, anche se lei non è d’accordo.»

Moiraine sbuffò, sprezzante. «Elayne è nata con la scintilla, quindi non si tratta di scelta. Morgase non rischierebbe che la ragazza morisse per mancanza d’addestramento neppure se tutti i Manti Bianchi dell’Amadicia fossero accampati alle mura di Caemlyn. Ordinerebbe a Gareth Bryne e alle Guardie di aprirsi la strada fino a Tar Valon e Gareth Bryne s’impegnerebbe come se dovesse farlo da solo.» Ma doveva sempre mantenere segreto il potenziale della ragazza: dopo Morgase, il popolo dell’Andor avrebbe accettato Elayne sul Trono del Leone, se avesse saputo? Non una regina semplicemente addestrata a Tar Valon secondo l’usanza, ma una vera Aes Sedai? Nella storia c’era stata solo una manciata di regine che potessero definirsi a buon diritto Aes Sedai; e quelle che l’avevano rivelato, se n’erano pentite. Moiraine si rattristò un poco. Ma c’era troppo in ballo, per trovare il modo di aiutare, o anche d’offrire comprensione, a un solo paese e a un solo trono. «C’è altro, Anaiya» domandò.

«A Illian è stata bandita la Grande Cerca del Corno, la prima negli ultimi quattrocento anni. Dicono che l’Ultima Battaglia si approssima.» Anaiya rabbrividì, ma continuò senza esitare: «E che bisogna trovare il Corno di Valere, prima della battaglia finale contro l’Ombra. Uomini di tutti i paesi già si radunano, ansiosi di trovare il Corno ed entrare nella leggenda. Il Murandy e l’Altara sono sul chi vive, naturalmente; pensano che sia tutta scena per mascherare una mossa contro di loro. Forse proprio per questo i murandiani hanno catturato tanto in fretta il loro falso Drago. In ogni caso, bardi e menestrelli avranno un mucchio di storie da aggiungere al ciclo. E che la Luce mandi solo nuove storie e nient’altro!»

«Forse non le storie che i bardi s’aspettano» disse Moiraine. Liandrin le scoccò un’occhiata penetrante, ma lei rimase impassibile.

«Penso di no» disse Anaiya, placida. «Aggiungeranno al ciclo proprio le storie che meno s’aspettano. A parte queste notizie, ho solo voci. Il Popolo del Mare è in agitazione e le navi corrono da porto a porto quasi senza pausa. Sorelle delle isole dicono che Coramoor, il loro Prescelto, sta per giungere, ma non aggiungono altro. Sai anche tu quanto siano schivi con gli estranei, gli Atha’an Miere, se l’argomento è il Coramoor; e a questo proposito sembra che le nostre Sorelle ragionino più da Popolo del Mare che da Aes Sedai. Anche gli Aiel si agitano, ma nessuno sa per quale motivo. Almeno, grazie alla Luce, niente lascia credere che vogliano attraversare di nuovo la Dorsale del Mondo.» Sospirò e scosse la testa. «Cosa non darei, per una sola Sorella fra gli Aiel. Solo una. Di quel popolo sappiamo troppo poco.»

Moiraine rise. «A volte mi sembri dell’Ajah Marrone, Anaiya.»

«La Piana di Almoth» disse Liandrin. Parve quasi sorpresa d’avere parlato.

«Questa sì che è una voce, Sorella» disse Anaiya. «Bisbigli uditi mentre partivamo da Tar Valon. Forse ci sono scontri, nella Piana di Almoth e a Capo Toman. Forse, dico. I bisbigli erano deboli. Voci di voci. Siamo partite prima di scoprire di più.»

«Saranno senz’altro il Tarabon e l’Arad Doman» disse Moiraine, scuotendo la testa. «Da trecento anni litigano per la Piana di Almoth, ma non sono mai venuti apertamente alle mani.» Guardò Liandrin: in teoria, le Aes Sedai rinunciavano a ogni antica lealtà verso paesi e governanti, ma poche vi riuscivano appieno; era difficile non serbare affetto per la terra natia. «Perché proprio ora?»

«Basta con le stupide chiacchiere» sbottò Liandrin. «Per te, Moiraine, l’Amyrlin aspetta.» Le precedette di tre passi e spalancò una porta. «Per te, l’Amyrlin non avrà chiacchiere oziose.»

Moiraine toccò senza accorgersene la borsa alla cintura, passò davanti a Liandrin e varcò la porta, con un cenno di ringraziamento, come se l’altra tenesse aperto per lei il battente. Non sorrise nemmeno, al lampo di collera che passò sul viso di Liandrin. Chissà che cosa tramava, quella bambina viziata?

Tappeti di vivaci colori coprivano il pavimento dell’anticamera, arredata con poltrone, panche coperte di cuscini, piccoli tavoli in legno, solo lucidato o intagliato con semplicità. Tende di broccato erano tirate ai lati delle feritoie, per dare un’aria più da finestra alle strette aperture. Nei camini non c’era fuoco: la giornata era calda e il freddo dello Shienar non sarebbe sceso fino a notte.

Nell’anticamera c’erano solo cinque delle Aes Sedai al seguito dell’Amyrlin. Verin Mathwin e Serafelle, dell’Ajah Marrone, non alzarono gli occhi all’ingresso di Moiraine. Serafelle era intenta a leggere un libro antico dalla copertina di cuoio logoro e sbiadito, sfogliandone con precauzione le pagine sbrindellate lungo i bordi, mentre Verin, seduta a gambe incrociate accanto a una feritoia, reggeva alla luce un piccolo fiore e prendeva note e schizzi, con grafia precisa, su di un libro tenuto sulle ginocchia. Aveva accanto a sé un calamaio aperto e in grembo un mazzetto di fiori. Le sorelle dell’Ajah Marrone s’interessavano a poco, oltre la ricerca del sapere. Moiraine a volte si domandava se erano davvero consapevoli di quel che accadeva nel mondo e nelle loro immediate vicinanze.

Le tre restanti si girarono, ma non fecero alcuna mossa d’accostarsi a Moiraine: si limitarono a guardarla. Moiraine non conosceva la donna dal fisico smilzo, dell’Ajah Gialla: trascorreva troppo poco tempo a Tar Valon per conoscere tutte le Aes Sedai, anche se il loro numero non era più molto alto. Ma conosceva le altre due. Carlinya era chiara di pelle e gelida di modi come la frangia nivea dello scialle, l’esatto opposto, in ogni cosa, della scura e fiera Alanna Mosvani, dell’Ajah Verde; ma tutt’e due si alzarono e la fissarono, impassibili, senza una parola. Con gesto brusco, Alanna si strinse nello scialle; Carlinya non si mosse affatto. La Gialla girò la testa, con aria di rammarico.

«La Luce v’illumini, Sorelle» salutò Moiraine. Non ebbe risposta. Sospettò che Serafelle e Verin non avessero neppure udito. Si domandò dove fossero le altre. Probabilmente si riposavano delle fatiche del viaggio. Non occorreva che fossero presenti tutte, ma ora Moiraine aveva i nervi tesi e si sentiva passare per la testa tutte le domande che non poteva formulare. Però non lasciò trasparire niente.

La porta interna si aprì e nel vano comparve Leane, senza il bastone con la fiamma dorata. La Custode degli Annali era alta come molti uomini, flessuosa e aggraziata, ancora bella, con pelle color del rame e capelli scuri, corti. Portava, al posto dello scialle, una stola azzurra, larga una spanna, perché sedeva nel Consiglio della Torre, ma in veste di Custode degli Annali, non di rappresentante della propria Ajah.

«Eccoti qui» disse vivacemente a Moiraine, indicando la porta. «Entra, Sorella. L’Amyrlin Seat aspetta.» Parlò in fretta e mangiandosi le finali, come faceva sempre, sia che fosse arrabbiata, sia che fosse allegra o entusiasta. Nel seguirla all’interno, Moiraine si domandò quale emozione provasse in quel momento. Leane tirò il battente, che si chiuse con un tonfo, come la porta d’una cella.

L’Amyrlin Seat sedeva a un ampio tavolo, al centro del tappeto; sul tavolo c’era uno scrigno d’oro massiccio, grosso quanto un bauletto da viaggio, riccamente lavorato in argento. Il tavolo era resistente, munito di gambe robuste, ma pareva cedere sotto un peso che due uomini robusti avrebbero fatto fatica a sollevare.

Nel vedere lo scrigno, Moiraine ebbe difficoltà a non cambiare espressione e mantenersi serena. L’aveva lasciato al sicuro sotto chiave nella stanza blindata di Agelmar. Informata dell’arrivo dell’Amyrlin Seat, si era ripromessa di parlargliene lei stessa. Il fatto che fosse già in possesso dell’Amyrlin era un particolare di secondaria importanza, ma preoccupante. Forse gli eventi si muovevano più in fretta di lei.

Eseguì una profonda riverenza. «Mi hai chiamato, Madre, e sono venuta» disse, in tono formale. L’Amyrlin tese la mano e Moiraine baciò l’anello col Gran Serpente, non diverso da quello di ogni Aes Sedai. Si rialzò e passò a un tono più. colloquiale, ma non troppo. Sapeva che la Custode si era fermata alle sue spalle, accanto alla porta. «Spero che tu abbia fatto un viaggio piacevole, Madre.»

L’Amyrlin, nata a Tear da modesta famiglia di pescatori e non da nobile casato, si chiamava Siuan Sanche, anche se ben pochi avevano usato questo nome, nei dieci anni da quando era stata elevata al Consiglio della Torre. Era l’Amyrlin Seat: bastava questo. Portava sulle spalle una larga stola a righe, con i colori delle sette Ajah: l’Amyrlin era di tutte le Ajah e di nessuna. Di media statura, graziosa più che bella, aveva nei tratti del viso una forza già presente prima d’avere raggiunto la carica più alta, la forza d’una ragazza sopravvissuta nelle vie del Maule, il distretto portuale di Tear, e lo sguardo chiaro e intento che aveva costretto re e regine, perfino lo stesso capitano comandante dei Figli della Luce, ad abbassare gli occhi. Ora lei stessa mostrava segni di tensione nella linea della bocca.

«Abbiamo chiamato il vento per accelerare i nostri vascelli che risalivano l’Erinin, Figlia, e abbiamo anche girato la corrente a nostro favore.» Aveva voce profonda e triste. «Ho visto l’allagamento da noi provocato nei villaggi lungo il fiume e solo la Luce sa cosa abbiamo fatto alle condizioni atmosferiche. Non ci siamo accattivate la benevolenza altrui, provocando danni e rovinando forse i raccolti. Solo per giungere qui nel più breve tempo possibile.» Lasciò vagare lo sguardo verso lo scrigno e mosse la mano come per toccarlo, ma lasciò perdere. «Elaida è a Tar Valon, Figlia. È venuta insieme con Elayne e Gawyn.»

Moiraine era consapevole della presenza di Leane: la Custode, silenziosa come sempre in presenza dell’Amyrlin, osservava e ascoltava tutto. «Sono sorpresa, Madre» replicò, con prudenza. «Non sono tempi in cui Morgase possa permettersi di fare a meno dei consigli di una Aes Sedai.» Morgase era uno dei pochi governanti ad ammettere apertamente la presenza d’una Aes Sedai in veste di consigliere: quasi tutti ne avevano una, ma pochi riconoscevano d’averla.

«Elaida ha insistito, Figlia; e Morgase, per quanto regina, non mi sembra pari a Elaida, in uno scontro di volontà. Ma forse, in questo caso, non voleva nemmeno averla vinta. Elayne ha talento potenziale, più di quanto abbia mai visto. Mostra già i primi progressi. Le Sorelle Rosse sono gonfie d’orgoglio come pesci piumino. Non credo che la ragazza propenda dalla loro parte, ma è giovane e non si può mai dire. Anche se non riescono a convincerla, farà poca differenza. Elayne potrebbe diventare l’Aes Sedai più potente degli ultimi mille anni ed è stata l’Ajah Rossa a trovarla. Grazie a lei, le Rosse hanno guadagnato molto prestigio nel Consiglio della Torre.»

«Qui con me ho due ragazze, Madre» disse Moiraine. «Provengono dai Fiumi Gemelli, dove il sangue di Manetheren ha ancora vigore, anche se loro non ricordano nemmeno che un tempo ci fu una regione chiamata Manetheren. L’antico sangue canta, Madre, e canta con forza, nei Fiumi Gemelli. Egwene, una paesana, è dotata almeno quanto Elayne: ho visto l’Erede e parlo con cognizione. L’altra, Nynaeve, era la Sapiente del villaggio, pur essendo giovanissima. Appena acquisterà consapevolezza e controllo di quel che fa senza sapere, sarà potente come qualsiasi Aes Sedai di Tar Valon. Una volta addestrata, brillerà come un falò accanto alle candele di Elayne e di Egwene. E di sicuro queste due non sceglieranno l’Ajah Rossa. Apprezzano gli uomini, anche se a volte ne sono esasperate. Controbatteranno facilmente qualsiasi influenza l’Ajah Rossa guadagni dalla scoperta di Elayne.»

L’Amyrlin annuì come se la cosa non avesse molta importanza. Moiraine inarcò le sopracciglia, sorpresa, prima di controllarsi e riprendere l’espressione serena. C’erano due fonti di preoccupazione, nel Consiglio della Torre: che ogni anno si trovavano sempre meno ragazze in grado d’essere addestrate a incanalare l’Unico Potere, e che ancora meno erano quelle che possedevano un vero potenziale. La cosa più grave — peggiore della paura di chi dava alle Aes Sedai la colpa della Frattura del Mondo, peggiore dell’odio dei Figli della Luce, peggiore perfino dell’operato degli Amici delle Tenebre — era la rapida diminuzione del numero di nuove Sorelle e l’indebolimento delle loro capacità. Nei corridoi della Torre Bianca non c’era più la folla d’un tempo; quel che una volta si poteva fare con facilità servendosi dell’Unico Potere, ora risultava difficile o addirittura impossibile.

«Elaida aveva un altro motivo per venire a Tar Valon, Figlia. Ha inviato lo stesso messaggio mediante sei piccioni diversi, per assicurarsi che lo ricevessi... e posso solo immaginare a chi altri, a Tar Valon, abbia inviato messaggi; poi è venuta di persona. Ha detto al Consiglio della Torre che t’intrometti nelle azioni di un giovanotto che è ta’veren e pericoloso. Costui si trovava a Caemlyn, ha detto; ma quando lei ha scoperto la locanda dove alloggiava, tu l’avevi già fatto sparire.»

«La gente di quella locanda ci ha servito bene e lealmente, Madre. Se Elaida ha fatto male a uno di loro...» Non riuscì a nascondere l’asprezza del tono e udì Leane cambiare posizione, a disagio: non si parlava con quel tono all’Amyrlin; nemmeno un re sul proprio trono lo faceva.

«Dovresti sapere, Figlia» replicò l’Amyrlin, seccamente «che Elaida non fa male a nessuno, tranne a chi considera pericoloso. Amici delle Tenebre, o qualche povero sciocco che cerca d’incanalare l’Unico Potere. O chi minaccia Tar Valon. Per lei, chi non è Aes Sedai potrebbe essere una pedina su di una scacchiera. Il locandiere, un certo mastro Gill se ben ricordo, per sua fortuna ha grande stima delle Aes Sedai, quindi ha risposto in maniera soddisfacente alle domande di Elaida, A dire il vero, Elaida mi ha parlato bene di lui. Ma ha parlato più a lungo del giovanotto che hai portato via con te. Più pericoloso di qualsiasi uomo dai tempi di Artur Hawkwing, ha detto. Elaida a volte ha il dono della Preveggenza, lo sai, e le sue parole hanno avuto peso, nel Consiglio.»

Per salvare le apparenze nei confronti di Leane, Moiraine assunse un tono sottomesso. «Ho con me tre giovanotti, ma nessuno di loro è un sovrano e dubito molto che uno qualsiasi di loro si sogni di unire il mondo sotto un solo governo. Più nessuno, dalla Guerra dei Cento Anni, ha fatto il sogno di Artur Hawkwing.»

«Sì, Figlia. Giovani paesani, mi ha detto lord Agelmar. Ma uno di loro è ta’veren.» Di nuovo l’Amyrlin guardò lo scrigno. «Nel Consiglio è stata fatta la proposta di mandarti in ritiro a meditare. Da parte di una Delegata dell’Ajah Verde; e le altre due approvavano.»

Leane sbuffò di disgusto, o forse di frustrazione. Si teneva sempre tra le quinte, quando l’Amyrlin parlava; ma stavolta Moiraine poteva giustificare l’interruzione. Da mille anni l’Ajah Verde era alleata dell’Azzurra: fin dai tempi di Artur Hawkwing, quasi parlavano con una voce sola.

«Non ho alcun desiderio di zappettare ortaggi in qualche remoto villaggio, Madre» replicò Moiraine. E non l’avrebbe fatto, qualsiasi decisione il Consiglio della Torre avesse preso.

«Inoltre è stato proposto, sempre dall’Ajah Verde, d’affidare all’Ajah Rossa la tua cura, per il tempo del ritiro. Le Delegate Rosse hanno manifestato sorpresa, ma parevano martin pescatori che vedessero un cesto di pesce incustodito.» L’Amyrlin sbuffò. «Le Rosse hanno espresso riluttanza a prendere in custodia una Aes Sedai di Ajah diversa, ma hanno detto che avrebbero acconsentito al desiderio del Consiglio.»

Moiraine represse a stento un brivido. «Sarebbe... assai spiacevole, Madre» replicò. Molto più che spiacevole, si disse: l’Ajah Rossa non era famosa per la gentilezza. «Madre, non capisco questa apparente alleanza fra Verdi e Rosse. Le loro convinzioni, i loro atteggiamenti verso gli uomini, i loro punti di vista sugli scopi delle Aes Sedai, sono completamente contrastanti. Rosse e Verdi non riescono nemmeno a discutere l’una con l’altra senza alzare la voce.»

«Le cose cambiano, Figlia. Sono la quinta Azzurra di fila a sedere sull’Amyrlin Seat. Forse ritengono che sia esagerato, o forse ritengono che il modo di pensare delle Azzurre non sia più sufficiente in un mondo pieno di falsi Draghi. Dopo mille anni, molte cose possono cambiare.» Con una smorfia, l’Amyrlin continuò, come se parlasse tra sé: «Vecchie mura s’indeboliscono e vecchie barriere crollano.» Si scosse e ritrovò fermezza di voce. «C’è stata una terza proposta, che ancora puzza come pesce vecchio d’una settimana sul molo. Poiché Leane è dell’Ajah Azzurra, e io provengo da questa stessa Ajah, è stato fatto notare che la presenza con me in questo viaggio di due sorelle dell’Ajah Azzurra avrebbe dato a quest’ultima quattro rappresentanti. Hanno osato proporlo in Consiglio, davanti a me, come se parlassero di riparare le fognature. Due Delegate Bianche e due Verdi erano contro di me. Le Gialle borbottavano tra loro, poi non si sono pronunciate né a favore né contro. Ancora un parere sfavorevole, e le tue sorelle Anaiya e Maigan non sarebbero state qui. Si è anche detto, apertamente, che non avrei dovuto lasciare affatto la Torre Bianca.»

Moiraine rimase ancora più sconvolta: da qualsiasi Ajah provenisse, la Custode degli Annali parlava solo per l’Amyrlin e l’Amyrlin parlava per tutte le Aes Sedai di tutte le Ajah. Nessuna Aes Sedai aveva mai proposto di modificare questo stato di cose, nemmeno nei giorni bui delle Guerre Trolloc, nemmeno quando gli eserciti di Artur Hawkwing avevano rinchiuso a Tar Valon le Aes Sedai superstiti. Innanzi tutto, l’Amyrlin Seat era l’Amyrlin Seat: ogni Aes Sedai aveva l’impegno di ubbidirle. Nessuna discuteva quel che faceva né dove andava. L’ultima proposta andava contro tremila anni di tradizioni e di leggi.

«Chi oserebbe, Madre?»

L’Amyrlin rise con amarezza. «Quasi tutte, Figlia. Disordini a Caemlyn. Proclamazione della Grande Cerca senza che noi ne sapessimo niente. Falsi Draghi che spuntano come funghi dopo la pioggia. Nazioni che svaniscono e la nobiltà che s’impegna nel Gioco delle Case più di quanto non abbia fatto dai tempi in cui Artur Hawkwing pose un limite alle trame politiche. E, peggio di tutto, ciascuna di noi sa che il Tenebroso si agita di nuovo. Forse per noi il tempo s’accorcia, Figlia. A volte mi pare quasi di sentirlo.»

«Come hai detto, Madre, le cose cambiano. Ma fuori delle Mura Lucenti ci sono pericoli peggiori.»

Per un lungo istante l’Amyrlin fissò negli occhi Moiraine, poi annuì lentamente. «Leane, vai di là un momento. Voglio parlare da sola a mia Figlia Moiraine.»

Leane esitò solo un istante. «Come desideri, Madre.»

Moiraine capiva la sua sorpresa: l’Amyrlin concedeva ben poche udienze senza che presenziasse la Custode, e soprattutto non a una Sorella passibile di punizione.

Leane si chiuse alle spalle la porta. Non avrebbe detto una parola, nell’anticamera; ma fra le Aes Sedai presenti a Fal Dara, la notizia che Moiraine era da sola con l’Amyrlin si sarebbe diffusa con la rapidità d’un incendio in una foresta arida e sarebbero iniziate le congetture.

Appena la porta fu chiusa, l’Amyrlin si alzò e Moiraine sentì un momentaneo formicolio su tutta la pelle, mentre l’altra incanalava l’Unico Potere. Per un attimo l’Amyrlin Seat parve circondata da un alone luminoso.

«Non mi risulta che una delle altre possieda il tuo vecchio trucco» disse l’Amyrlin Seat, sfiorando col dito la pietra azzurra sulla fronte di Moiraine «ma la maggior parte di noi ha i suoi piccoli trucchi giovanili. In ogni caso, ora nessuno può origliare.»

All’improvviso abbracciò Moiraine: una stretta calorosa fra vecchie amiche che Moiraine ricambiò con altrettanto calore.

«Sei l’unica, Moiraine, con cui posso ricordare chi ero. Perfino Leane si comporta sempre come se io fossi diventata la stola e il bastone, anche quando siamo da sole, come se non avessimo riso insieme da novizie. A volte vorrei che fossimo ancora novizie, tu e io. Ancora tanto innocenti da vedere ogni cosa come una storia di menestrelli divenuta realtà, da pensare che avremmo trovato uomini che sopportassero di vivere con donne dotate del potere delle Aes Sedai. Tanto innocenti da sognare il lieto fine delle storie dei menestrelli, da sognare di vivere come tutte le altre donne.»

«Siamo Aes Sedai Siuan. Abbiamo il nostro dovere. Anche se non fossimo nate per incanalare il Potere, vi avresti rinunciato in cambio d’una casa e d’un marito? Non credo. Questo è il sogno d’una massaia di villaggio. Neppure le Verdi arrivano a questo punto.»

L’Amyrlin si staccò dall’abbraccio. «No, non vi rinuncerei. Ma ci sono stati momenti in cui ho invidiato le massaie. Quasi come in questo istante. Moiraine, se qualcuna, anche la stessa Leane, scoprisse i nostri piani, saremmo private del potere. E a buon diritto, devo ammettere.»

Загрузка...