Potei evitare di rispondere a quella domanda imbarazzante perché in quel momento ci fu un’interruzione… e come mi rallegrai della cosa!
Ammetto che ultimamente avevo avuto qualche dubbio sulla giustizia divina, ma non potevo esprimerlo a voce alta, e men che mai di fronte al nostro Avversario. Anche se Satana aveva la faccia e la voce del mio migliore amico.
Discutere con il diavolo è come giocare contro il banco.
L’interruzione era quanto mai prosaica: uno squillo di telefono. Kate disse: «Rispondo io?»
«Sì, grazie.»
Tra le mani di Kate comparve un telefono. «Ufficio di Lucifero, parla Rahab. Un attimo. Chiedo.» Fissò Jerry.
«La prendo io.» Jerry parlava senza servirsi di un apparecchio. «Pronto. No, ho detto no. Maledizione, no! Parlane con il signor Ashmedai. E passami l’altra comunicazione.» Brontolò qualcosa sulle segretarie incapaci, poi disse: «Pronto. Sì, signore!» Rimase ad ascoltare a lungo. E infine disse: «Immediatamente, signore. Grazie.»
Si alzò. «Scusa, Alec, è per lavoro. Non so quando potrò tornare. Cerca di considerare l’attesa come una vacanza… la mia casa è tua. Kate, prenditi cura di lui. Sybil, tienimelo allegro.» Jerry svanì.
«Oh, come lo terrò allegro!» disse Sybil, alzandosi e fregandosi le mani. I suoi vestiti scomparvero.
Kate disse: «Sybil, piantala di scherzare. Rimettiti i vestiti, altrimenti ti rimando a casa.»
«Guastamestieri.» Le comparve addosso un microscopico bikini. «Voglio far dimenticare a sant’Alec la Danimarca.»
«Non ci riusciresti. Ne ho parlato con Pat.»
«E allora? Che ti ha detto Pat?»
«Che Margrethe sa cucinare.»
«Sybil» dissi io, per cambiare discorso «quei tuoi trucchi con i vestiti sono affascinanti. Evidentemente sei da tempo una strega diplomata.»
Invece di rispondermi, Sybil guardò Kate, che le disse: «Sì, cara, spiegaglielo.»
«Okay. Sant’Alec, io non sono una strega. La stregoneria non esiste. Conosci quel versetto della Bibbia che dice di uccidere le streghe?»
«Esodo, 22, 18.»
«Proprio quello. La parola ebraica che è tradotta con “strega” nella versione di re Giacomo, in realtà significa “avvelenatrice”. L’idea di togliere di mezzo le avvelenatrici non mi sembra del tutto sbagliata. Ma mi chiedo quante povere vecchie siano state uccise per un errore di traduzione.»
(Che fosse vero? Ma la versione di re Giacomo non era stata ispirata da Dio?)
«Allora, quella sera non siete andati al sabba. Cosa avete fatto?»
«Non quello che pensi; io e Israfail non siamo così intimi. Amici, sì, ma niente di più.»
«Israfail? Non è un angelo in Cielo?»
«No, quello è il suo padrino, il trombettiere. L’Israfail che hai visto tu è stonato come una campana. Però, mi ha pregato di dirti una cosa, la prima volta che ne avevo occasione: non è stupido come fingeva di essere nei panni di “Roderick Lyman Culverson III”.»
«Lieto di saperlo. Nel recitare la parte di un giovane insopportabile, ti assicuro che è stato perfetto. Non capivo come la figlia di Kate e di Jerry… o solo di Kate?… potesse andare in giro con un giovanotto come quello. Non Israfail, intendo dire, ma il personaggio che recitava.»
«Oh. Meglio chiarire anche questo. Kate, che rapporto di parentela c’è, tra noi due?»
«Penso che neppure il dottor Darwin riuscirebbe a trovare una relazione, cara. Ma io sono orgogliosa di te come se fossi veramente tua madre.»
«Grazie!»
«Ma siamo tutti parenti!» obiettai io «attraverso la comune derivazione da Eva. E dato che Kate, rughe e tutto il resto, è nata quando i figli di Israele vagavano nel deserto, ci sono solo ottanta generazioni tra Eva e Kate, che si riducono anche a meno se si considera il diluvio universale. Basta la tua data di nascita e qualche calcolo per accertare il grado di parentela tra voi.»
«Oh, ecco che ci risiamo. Sant’Alec, Kate discende da Eva, ma io no. Specie diverse. Io sono una diavolessa. Un’ifrit, se ti interessa saperlo con precisione.»
Fece di nuovo svanire i vestiti ed effettuò una trasformazione corporea. «Visto?»
«Ehi!» feci io. «Non eri al banco del portiere del Sans Souci Sheraton quando sono arrivato all’inferno?»
«Certo. E sono lieta che tu mi abbia notato nella mia forma autentica.» Riprese l’aspetto umano, oltre al piccolo bikini. «Ero laggiù perché ti conoscevo di vista. Jerry non ha voluto correre rischi.»
Kate si alzò. «Usciamo. Volevo fare un tuffo prima di cena.»
«Io devo sedurre sant’Alec.»
«Illusa. Continua in piscina.»
All’esterno regnava un incantevole pomeriggio texano, con le ombre già lunghe. «Kate, per favore, una risposta esatta. Siamo in inferno o nel Texas?»
«Tutt’e due le cose.»
«Ritiro la domanda.»
«Alec» rispose lei, nel vedere la mia irritazione «non scherzo. Per molti secoli Lucifero ha mantenuto dei pied-à-terre qua e là, in varie parti del mondo. In ciascuno di essi ha una sua personalità di copertura. Dopo l’Armageddon, quando suo fratello si è instaurato sul trono come re della terra per il millennio, Lucifero non è più stato in grado di raggiungerli. Ma alcuni di quei posti erano la sua casa, e perciò li ha presi e se li è portati qui. Capisci?»
«Sì, più o meno come una scimmia potrebbe capire i logaritmi.»
«Non capisco neanch’io il meccanismo di questi trasferimenti; sono operazioni al livello divino. Ma tutti i cambiamenti incontrati da te e da Marga durante la vostra persecuzione, secondo te, che profondità avevano? Pensi che si estendessero ogni volta all’intero pianeta?»
«Kate» dissi «non saprei dirlo. Ero troppo occupato a sopravvivere. Ogni cambiamento copriva l’intero pianeta Terra e circa un secolo della sua storia. Ho sempre controllato nelle biblioteche. Inoltre c’erano vasti cambiamenti culturali. Cambiava tutta la società.»
«Ogni cambiamento arrivava poco più in là della punta del tuo naso, Alec, e soltanto tu e Marga ve ne accorgevate. Tu non hai mai controllato la storia. Hai solo controllato libri di storia. Almeno, così ha sempre fatto Lucifero, quando ha organizzato lui questo genere di illusioni.»
«Uh… Kate, ti rendi conto quanto tempo ci vorrebbe per preparare un’intera enciclopedia falsa come quelle che consultavo io?»
«Alec, ti ho già detto che il tempo e lo spazio non sono mai un problema, a livello divino. È stato preparato tutto quel che serviva a ingannarvi. Ma niente di più. È il principio dell’economia nell’arte, che domina al livello divino. Io non sono in grado di fare queste cose, perché non ho natura divina, ma l’ho visto fare molte volte. Un abile Artista in forme e apparenze non fa più del minimo strettamente necessario per creare i suoi effetti.»
Rahab si sedette sul bordo della piscina e tuffò i piedi nell’acqua. «Siediti qui. Pensa al margine in dilatazione del “big bang”, dove lo spostamento verso il rosso indica che la velocità di espansione dell’universo è pari a quella della luce… cosa c’è dietro?»
Risposi, leggermente seccato: «Kate, la tua domanda ipotetica è priva di significato. Mi sono sempre tenuto aggiornato con i concetti astrofisici del tipo “big bang” e “universo in espansione” perché un predicatore deve conoscerli per poterli combattere. Le teorie di cui parli richiedono intervalli di tempo che hanno lunghezze impossibili… perché il mondo è stato creato circa seimila anni fa. Dico “circa” perché la data della creazione è difficile da calcolare, e anche perché non so in che anno siamo adesso. Ma è dell’ordine delle migliaia di anni, e non del miliardo che pretendono i fautori del big gang.»
«Alec… il tuo universo ha un’età di circa 23 miliardi di anni.»
Feci per ribattere, ma poi chiusi la bocca. Non è educazione rimbeccare la padrona di casa.
Kate aggiunse: «E il tuo universo è stato creato nel 4004 a.C.»
Fissai a lungo l’acqua della piscina. Sybil riemerse dal tuffo e ci schizzò tutt’e due.
«Allora, Alec?»
«Non so cosa dire.»
«Ma pensa con attenzione alle mie parole. Non ho detto che il mondo è stato creato 23 miliardi di anni fa; ho detto che la sua età è questa. L’universo è stato creato già vecchio. Creato con i fossili nelle rocce e i crateri nella luna: tutte cose che comprovano la sua età. Creato così da Yahweh, perché in quel momento l’idea gli piaceva. Uno dei vostri scienziati ha detto: “Non posso credere che Dio giochi a dadi con l’universo”. Sbagliato! Yahweh gioca a dadi con il suo universo, e per di più truccati… per ingannare le sue creature.»
«Ma perché mai dovrebbe fare una cosa simile?»
«Lucifero dice che lo fa perché è un Artista mediocre, del tipo che cambia sempre idea e continua a dipingere e poi a cancellare quello che ha dipinto. E perché gli piace fare scherzi sadici. Ma io non posso dare un giudizio: non sono al loro livello. E Lucifero è alquanto prevenuto, quando si tratta di suo fratello Yahweh. Te ne sarai accorto anche tu. Però, non ti sei accorto della vera meraviglia.»
«Non l’avrò vista.»
«No, credo che tu abbia taciuto per buona educazione. La meraviglia è che una vecchia sgualdrina ti venga a raccontare di cosmologia e di teologia e di escatologia e tutte quelle altre cose che terminano in -ologia e che hanno dentro le parole greche. Non è una meraviglia?»
«Be’, Rahab, ero talmente occupato a contarti le grinze, che non ti sono stato a sen…»
Questa battuta mi costò un tuffo involontario. Quando riemersi sputacchiando e fregandomi gli occhi per togliermi l’acqua, tutt’e due le donne ridevano a più non posso. Tornai a sedere sul bordo e chiesi: «Cosa stavamo dicendo?»
«Alec, leggere e scrivere è una cosa meravigliosa: tu forse non te ne sei mai accorto, perché ti hanno insegnato da bambino; ma quando facevo la meretrice nella terra di Canaan, quattro millenni or sono, io non ne ero capace. Quel poco che sapevo lo imparavo dai clienti, dai vicini, dai pettegolezzi che ascoltavo al mercato. Ma non erano sistemi con cui ci si potesse fare una cultura, e a quell’epoca anche i giudici e gli scribi erano piuttosto ignoranti.
«Ero morta da quasi tre secoli, quando ho imparato a leggere e scrivere dall’anima di una prostituta proveniente da quella che poi fu nota come la grande cultura minoica. Sant’Alec, forse la cosa ti sorprenderà, ma in generale, in tutto il corso della storia, le prostitute hanno imparato a leggere e a scrivere assai prima che le donne più rispettabili si accostassero a tale pratica pericolosa. E quando imparai, ragazzi! Per un po’ di tempo, non riuscii a pensare ad altro.
«Ma la mia vera istruzione ebbe inizio con l’incendio della Biblioteca di Alessandria. Yahweh non la voleva, e così Lucifero si prese al volo gli spettri di tutte quelle migliaia di codici, li portò all’inferno, li rigenerò con attenzione… e Rahab fece festa! Anzi: adesso Lucifero tiene d’occhio la Biblioteca Vaticana, perché presto occorrerà salvarla. Invece di dover rigenerare spettri, nel caso della Vaticana Lucifero vuole prenderla intatta prima della Fine del Tempo e portarla in blocco all’inferno. Non sarà una gran cosa?»
«Certo. Una delle cose che ho maggiormente invidiato ai papisti è la loro biblioteca. Ma… “spettri rigenerati”?»
«Dammi una pacca sulla schiena.»
«Come?»
«Dammela. No, più forte; non sono una fragile farfalletta. Ancora più forte. Ecco: hai appena colpito uno spettro rigenerato.»
«Mi sembra tutt’altro che incorporeo.»
«Certo, con quel che ho pagato per averlo. Fu prima che Lucifero posasse gli occhi su di me e mi trasformasse nel suo usignolo in una gabbia d’oro. Che brutta fine per Rahab. Se sei uno degli eletti e vai in Cielo, la rigenerazione ti viene data d’ufficio… ma qui te la compri a credito, e poi ti spacchi la schiena per pagarla. Sant’Alec, tu non sei morto, lo so. Un corpo rigenerato è esattamente come quello che hai prima della morte, ma è migliore. Non hai malattie, non hai allergie, non hai rughe… rughe un corno! Non ne avevo neppure una, il giorno che sono morta… ossia, ne avevo qualcuna, ma piccola piccola. Accidenti, sei riuscito a farmi di nuovo parlare di rughe! E pensare che si discuteva di relatività e di cosmologia… argomenti molto su, da veri intellettuali!»
Quella notte Kate volle dormire accanto a me. «Pat ha detto che non devi rimanere solo» mi spiegò.
«Pat pensa che stia ancora male. Non è vero.»
«Non discutere. E non fare quella faccia. Mamma Rahab ti farà fare un lungo sonno riposante.»
Nella notte mi svegliai, singhiozzando, e Kate era vicino a me. Sono certo che Pat le aveva parlato dei miei incubi. Con Kate a consolarmi, mi riaddormentai subito.
Fu un periodo dolce e piacevole… tranne che per l’assenza di Margrethe. Ma Kate mi convinse ad avere fiducia in Jerry e a non affliggermi, e io non mi lasciai prendere dalla tristezza… almeno di giorno, perché di notte mi svegliavo terrorizzato. Ma la sola presenza di Rahab e la sua fiducia nelle capacità di Jerry bastavano a calmarmi. Rahab fu sempre con me… tranne una notte in cui diede l’incarico a Sybil di farmi da infermiera.
Scoprii un particolare curioso. Nel sonno, senza accorgersene, Sybil riprendeva la sua forma naturale di diavolessa, succuba, ifrit o quello che era. Ossia era quindici centimetri più bassa e aveva quei graziosi cornini che avevo notato al Sans Souci.
Di giorno facevamo il bagno e andavamo a fare dei picnic sulle colline dei dintorni. Quando aveva trasportato laggiù quella residenza, Jerry doveva essersi portato via un bel numero di chilometri quadrati di territorio; da qualsiasi parte ci muovessimo, non riuscimmo a mai ad arrivare ai margini della tenuta.
O forse non capivo quel genere di cose.
Anzi, senza “forse”. Non ho mai capito niente, delle operazioni a livello divino.
Era passata circa una settimana dalla partenza di Jerry, quando Rahab arrivò con il mio manoscritto.
«Sant’Alec, Lucifero ha detto che devi aggiornarlo e tenerlo sempre aggiornato.»
«Bene. Posso scrivere a mano? O c’è una macchina per scrivere? So anche scrivere a macchina, se vi accontentate di un solo dito.»
«Scrivi a mano, la bella copia te la ribatto io. Ho fatto un mucchio di lavori di segreteria per il principe Lucifero.»
«Kate, a volte lo chiami Jerry e a volte Lucifero. Perché non lo chiami mai Satana?»
«Preferisce “Lucifero”. “Jerry” e “Kate” sono nomi appositamente inventati per te e Marga.»
«Anche “Sybil”» intervenne l’interessata.
«Certo, Egret» disse Kate. «Vuoi riprendere il tuo nome?»
«No. È bello che Alec e Marga ci chiamino con nomi che nessun altro conosce!»
«Un minuto» chiesi io. «La prima volta che ci siamo visti, tutt’e tre rispondevate a questi nomi come se fossero i vostri.»
«Io e Rahab siamo abituate a queste recitazioni estemporanee» disse Sybil-Egret. «Non sapevano di essere adoratori del fuoco finché non l’ho lasciato cadere nella conversazione. E io non sapevo di essere una strega finché non me l’hanno detto. Anche Israfail è sveglio in queste cose. Ma lui ha avuto più tempo di noi per prepararsi.»
«Quindi, siamo stati presi in giro senza neanche accorgercene. Come se arrivassimo dalla campagna.»
«Alec» mi disse Kate, con sincerità «se Lucifero fa una cosa, è perché ha un buon motivo, anche se non dà spiegazioni. Ma lo fa sempre a fin di bene, ti assicuro.»
Stavamo prendendo il sole in piscina, quando Jerry fece ritorno all’improvviso. Mi disse immediatamente, senza neppure fermarsi a parlare con Kate: «Vestiti. Partiamo subito».
Kate corse a prendermi gli abiti, e le ragazze mi vestirono con la rapidità con cui un pompiere risponde a un allarme. Kate mi infilò il rasoio nel taschino e mi abbottonò. Io esclamai: «Sono pronto!»
«Il manoscritto.»
Kate corse a prenderlo e lo portò subito.
In quel breve tempo, Jerry era arrivato alla statura di quattro metri… ed era cambiato. Era sempre Jerry, ma ora capii perché Lucifero fosse noto come il più bello di tutti gli angeli. «Arrivederci» disse. «Rahab, mi metto in contatto appena posso.» E fece per sollevarmi.
«Aspetta! Io ed Egret dobbiamo salutarlo!»
«Ah. In fretta, mi raccomando!»
Entrambe mi abbracciarono per un istante, una per parte, e mi diedero un bacio sulla guancia. Poi Jerry mi sollevò come un bambino e s’innalzò. Colsi la forma del Sans Souci, il Palazzo e la Piazza, poi il fumo e le fiamme del Pozzo. Uscimmo da quel mondo.
Non so quanto sia durato il viaggio. Fu come l’interminabile caduta all’inferno, ma questa volta ero sorretto da Jerry. Mi parve di essere tornato bambino e di essere in braccio a mio padre, quando avevo pochi anni e lui, dopo cena, mi prendeva e mi teneva finché non mi addormentavo.
Suppongo di essermi addormentato. Dopo un tempo lunghissimo, sentii che Jerry atterrava. Mi posò a terra.
Nel posto dove ci trovavamo c’era la forza di gravità: “su” e “giù” tornavano ad avere senso. Ma non credo che si trattasse di un pianeta. Vedevo unicamente il marciapiedi o il porticato di un immenso edificio, e tutt’attorno si scorgeva solo una nebbia.
Jerry disse: «Sei a posto?»
«Sì, certo.»
«Allora, ascolta attentamente. Ti porto a vedere… no, ti porto a farti vedere… da un Arconte: un’Entità che sta a me e a mio fratello Yahweh come il tuo Dio Yahweh sta a te. Capito?»
«Più o meno.»
«A sta a B come B sta a C. Per questa Entità, Yahweh è come un bambino che costruisce un castello di sabbia e poi lo distrugge in un momento di irritazione infantile. Per lui, anch’io sono un bambino. Per me, lui è come per te la trinità di Padre, Figliolo e Spirito Santo. Io non lo venero come un dio, perché lui non chiede, né si aspetta, né vuole questo genere di adulazioni. Anzi, Yahweh è forse il solo dio che ha questo genere di vizio… almeno, non conosco altri luoghi dove si pratichi l’adorazione degli dèi. Ma ammetto di essere giovane e di non avere viaggiato molto.»
Mentre mi parlava, Jerry mi guardava con attenzione. Aggrottò le sopracciglia. «Alec, forse mi posso spiegare con un’analogia. Quando eri piccolo, hai mai portato un animale dal veterinario?»
«Sì. Non mi piaceva farlo, perché gli animali avevano paura.»
«E, infatti, la cosa non piace neanche a me. Be’, allora sai cosa significa portare dal veterinario un animale ferito. Occorre aspettare mentre lui si chiede se l’animale ha possibilità di guarire o se è meglio fargli un’iniezione perché non soffra più. Capisci?»
«Sì, Jerry. Intendi dirmi che ci sono dei rischi.»
«Molti rischi. Non è mai successa una cosa simile. Un essere umano non è mai stato portato fino a questo livello. Non so cosa farà lui.»
«Va bene. Già sapevo che ci sarebbero stati dei rischi.»
«Sì. Tu sei in grave pericolo. E così io, anche se il mio rischio è inferiore al tuo. Ma, Alec, posso assicurarti che se deciderà di estinguerti, tu non lo saprai mai. Non è un dio sadico.»
«Com’è fatto?»
«Uh… se decide di incarnarsi, probabilmente avrà aspetto umano. In tal caso potrai chiamarlo “signor presidente” o “signor Koshchei”. Trattalo come se fosse un uomo più anziano di te, a cui devi un grande rispetto. Non inchinarti, non adorarlo o simili. Sii te stesso e digli sempre il vero. Se muori, cerca di morire con dignità.»
La guardia che ci fermò alla porta non era umana… finché non la guardai di nuovo e non mi accorsi che era umana. Questo dà idea dell’impalpabilità di tutto quello che vidi nel luogo che Jerry chiamò “La succursale locale”.
La guardia mi disse: «Togliti tutto, per favore. Lascia a me gli abiti; potrai prenderli all’uscita. Cos’è quell’oggetto metallico?»
Gli spiegai che era solo un rasoio.
«E a cosa serve?»
«È… una lametta per togliermi il pelo dalla faccia.»
«Se poi te lo devi togliere, perché te lo fai crescere? O è qualcosa che ha valore economico?»
«Me ne occupo io» mi disse Jerry. Suppongo che parlasse alla guardia, ma non sentii niente. «Dagli anche il rasoio» mi disse poi. «Secondo lui, tu devi essere un po’ pazzo, ma, se è solo per questo, giudica pazzo anche me…»
Quando lo vidi, il signor Koshchei mi parve il gemello del dottor Simmons, il veterinario della mia infanzia a cui portavo cani, gatti e, una volta, perfino un tartaruga. E il suo ufficio era uguale a quello che ricordavo, fino alla vecchia scrivania di famiglia.
Capii che non aveva assunto quell’aspetto per ingannarmi, ma per tranquillizzarmi. Anche il dottor Simmons prendeva in mano gli animaletti e li accarezzava a lungo per calmarli, prima di prestargli le cure, talvolta sgradevoli e dolorose, occorrenti per guarirli.
E la cosa funzionò anche su di me, perché non ebbi paura di lui. Quando entrammo, il signor Koshchei si girò verso di noi. Rivolse un cenno a Jerry, mi diede un’occhiata. «Accomodatevi.»
Ci sedemmo sulla panca. Koshchei si avvicinò alla scrivania, sul cui ripiano c’era il mio manoscritto. Lo prese e raddrizzò alcuni fogli. Poi lo posò. «Come vanno le cose nella tua contea, Lucifero? Qualche problema?»
«No, signore. Le solite proteste per la circolazione dell’aria, ma sto già provvedendo.»
«Vuoi regnare tu sulla terra, questo nuovo millennio?»
«Non l’ha già prenotata mio fratello?»
«Yahweh l’ha prenotata, sì… ha dichiarato la fine del tempo e l’ha demolita. Ma io non sono tenuto a lasciarlo ricostruire. La vuoi tu? Rispondimi.»
«Signore, preferirei ricominciare con materiale mai usato in precedenza.»
«Tutti voi Artisti preferite partire ogni volta da zero. Senza pensare al costo aggiuntivo, naturalmente. Potrei assegnarti la terra per alcuni cicli. Cosa mi dici?»
Jerry rifletté prima di rispondere. «Devo rimettere la cosa al suo giudizio, signor presidente.»
«Esattamente. Devi lasciare la cosa a me. Perciò, ne riparleremo. Perché ti sei interessato di questa creatura di tuo fratello?»
Penso di essermi addormentato, perché vedevo un cortile dove giocavano cuccioli e gattini… e naturalmente laggiù non c’era niente di tutto questo. Sentii Jerry dire: «Signor presidente, quasi tutto ciò che riguarda le creature umane è insignificante, tranne la loro capacità di soffrire e di morire con coraggio per le cose che amano o per quelle in cui credono. La validità delle loro convinzioni, la correttezza del loro amore sono irrilevanti: quel che conta è il coraggio che dimostrano. È una caratteristica unicamente umana, indipendente dal loro creatore, il quale non la possiede affatto… come del resto non la posseggo neppure io.
«Lei potrà chiedermi perché proprio questa creatura, e perché me ne occupo io. Perché una volta l’ho raccolto sulla strada, e lui, lasciando da parte i suoi problemi… davvero troppo grandi per lui!… ha cercato con tutte le sue forze di “salvarmi l’anima” come gli era stato insegnato. Il fatto che il tentativo fosse inutile non ci riguarda: resta l’altro fatto, che ha cercato di salvarmi da quello che, secondo lui, era un grave pericolo da me corso. Ora che è in pericolo lui, sento di dover fare anch’io un analogo sforzo.»
Il signor Koshchei lo guardò. «Non vedo ancora motivo di interferire con l’autorità locale.»
«Signore, non c’è una legge che chiede agli Artisti di trattare con gentilezza i loro volizionali?»
«No.»
Jerry parve sorpreso. «Signore, allora devo avere capito male quel che mi è stato insegnato.»
«Sì, probabilmente ti sei confuso. C’è il principio artistico… non la legge… che chiede di trattare i volizionali con coerenza. Ma imporre la gentilezza finirebbe per eliminare il grado di libertà che abbiamo voluto dare alle creature quando abbiamo inventato la volizione. Senza tragedie, i volizionali non sarebbero diversi dai golem.»
«Credo di capire, signore. Ma potrebbe spiegarmi meglio il principio artistico del “trattamento coerente”?»
«È molto semplice, Lucifero. Perché possa esplicare la piccola quantità di arte che la riguarda, una creatura deve conoscere le leggi secondo cui agisce, o deve poterle conoscere con un procedimento del tipo per prove ed errori… e gli errori non devono sempre essere fatali. In breve, la creatura deve poter trarre profitto dalla propria esperienza.»
«Signore, è esattamente la cosa di cui accuso mio fratello. Guardi il memoriale che le ho portato. Yahweh ha mostrato un’esca, un premio, a questa creatura, per attirarla a una lotta che essa non poteva vincere… poi, a un certo punto, ha dichiarato chiusa la partita e gli ha tolto il premio. E, anche se questo è un caso estremo, è un tipico esempio del modo in cui tratta i suoi volizionali. Giochi truccati in partenza, che le sue creature non possono vincere. Sono sei millenni che mi devo occupare dei suoi perdenti… e molti di loro, quando arrivano all’inferno, sono paralizzati dalla paura… paura di me, paura di un’eternità di torture. Non riescono a convincersi di essere stati ingannati. I miei psicologi fanno una fatica immane, per rimettere in sesto quei poveretti. Non è affatto un divertimento.»
Il signor Koshchei dava l’impressione di non ascoltare. Si era appoggiato allo schienale e sfogliava il mio manoscritto.
«Questa creatura femminile, questa “esca”» chiese poi. «È un volizionale?»
«Secondo me, sì, signor presidente.»
(Santo Cielo, Jerry! Non l’avevi capito?)
«Allora, è presumibile che non si accontenterà di un simulacro. Approfondiamo la cosa.»
Quando ero entrato, l’ufficio del signor Koshchei mi era parso molto piccolo; ma ora c’erano varie altre persone. Un angelo che assomigliava a Jerry, ma con un’aria arcigna, molto diversa da quella gioviale ed espansiva di Lucifero; un individuo più anziano con un lungo mantello, un cappellaccio con la tesa molto larga, una benda sull’occhio e un corvo posato sulla spalla; e… quell’arrogante di Sam Crumpacker, l’azzeccagarbugli di Dallas.
Dietro Yahweh, come se facessero parte del suo seguito, c’erano tre tipi grassi e soddisfatti, dall’aria vagamente familiare. Li avevo già visti da qualche parte…
Poi capii. Avevo vinto cento dollari (o erano mille?) a ciascuno di loro, con una scommessa alquanto azzardata.
Tornai a guardare Crumpacker, e mi irritai più che mai… quell’imbroglione adesso aveva la mia faccia!
Diedi di gomito a Jerry e bisbigliai: «Guarda quello! Sai…»
«Sst!»
«Ma…»
«Ascolta. E lascia dire a me.»
Il fratello di Jerry stava parlando in quel momento. «Chi è che si lamenta? Cosa devo fare, farmi crocefiggere per dimostrarlo? Il fatto che alcuni di loro ce la facciano, dimostra che la selezione non è troppo severa… il 7,1 per cento, quest’ultimo gruppo, senza contare i golem. Ah, non sarebbe abbastanza alto. E chi lo dice?»
Il vecchio con il cappellaccio esclamò: «Per me, meno del cinquanta per cento è un insuccesso».
«Senti chi parla! Da un millennio continui a perdere terreno davanti a me. Tu, tratta le tue creature come pare a te, e lascia che io tratti le mie a modo mio.»
«Sono qui per questo» disse Cappellaccio. «A causa delle tue grossolane interferenze con una delle mie.»
«Ah, be’, non sono stato io!» esclamò Yahweh, indicando il tizio che alternava il mio aspetto con quello di Sam Crumpacker. «Ecco chi è stato! Il mio sostituto del giorno di Sabato. “Grossolane”, eh? Di chi è il galoppino, lui? Rispondi, rispondi!»
Il signor Koshchei picchiettò con le dita sul mio manoscritto, parlò con l’uomo che aveva la mia faccia. «Loki, quanti ruoli diversi hai rivestito in questa storia?»
«Dipende da come li conta, Capo. Una decina, se mettiamo anche le comparsate. Ma sono stato presente dall’inizio alla fine, se considera che ho perso quattro settimane a tenermi calda quella svelta maestrina, perché poi ansimasse e si sdilinquisse all’arrivo del nostro amico.»
Jerry mi bloccò il braccio. «Non dire niente!»
Loki proseguì: «E Yahweh, alla fine, non ha voluto pagare la scommessa».
«Certo, che non ho pagato! Chi ha vinto?»
«Mi hai imbrogliato. Il tuo campione, il tuo super-bigotto, era già pronto a mollare tutto, ma tu hai anticipato il giorno del giudizio. Ce l’hai davanti. Chiedigli! Chiedigli se ti rispetta ancora o se maledice il tuo nome. E poi dammi quello che mi devi. Ho ancora da pagare un mucchio di forniture militari.»
Il signor Koshchei disse con fermezza: «Dichiaro fuori luogo questa discussione. Il mio ufficio non è un’agenzia recupero crediti. Yahweh, la principale accusa che ti viene mossa è di non essere coerente nel trattare le tue creature.»
«E cosa devo fargli? Lavargli i piedi a tutte? Per fare la frittata occorre rompere le uova.»
«Atteniamoci al caso in questione. Hai fatto un test distruttivo. Il fatto che fosse necessario è discutibile. Ma, alla fine della prova, uno l’hai portato in Cielo, l’altra l’hai lasciata indietro… e così li hai puniti tutt’e due. Perché?»
«La legge è uguale per tutti. La donna non ce l’aveva fatta.»
«Non sei tu il dio che insegnava a non legare la bocca al bue che gira la macina?»
La successiva cosa di cui mi accorsi fu di essere in piedi sulla scrivania del signor Koshchei e di fissare la sua faccia. Probabilmente era stato Jerry a mettermi lassù. Il signor Koshchei mi chiese: «È la tua?»
Io guardai nella direzione che mi era indicata… e per poco non persi i sensi. Marga!
Margrethe fredda e morta e chiusa in un blocco di ghiaccio simile a una bara. Copriva gran parte del ripiano e il ghiaccio cominciava a sciogliersi.
Io cercai di gettarmi su di lei, ma mi accorsi che non riuscivo a muovermi.
«Credo che la risposta sia affermativa» disse il signor Koshchei. «Odino, qual è la sua sorte?»
«È morta combattendo, durante il Ragnarok. Si è guadagnata un ciclo nel Valhalla.»
«Lo dice lui!» esclamò Loki, sprezzante. «Il Ragnarok non è ancora finito. E adesso sto vincendo io. Questa donna è una mia schiava! Tutte le danesi sono sempre in calore, ma… questa è una bomba!» Mi strizzò l’occhio. «Raccontaglielo anche tu!»
Il presidente disse con voce pacata: «Loki, sei insopportabile»… e Loki svanì. Non rimase neppure più la sua seggiola. «Odino, puoi rinunciare a lei per parte del ciclo?»
«Per quanto? Si è guadagnata l’ingresso nel Valhalla.»
«Un periodo indeterminato. Questa creatura ha manifestato la sua volontà di lavare piatti “per sempre”, pur di stare con lei. Non so se si renda conto di quanto sia lungo “per sempre”… ma nel suo memoriale mostra una certa fedeltà ai suoi propositi.»
«Signor presidente, i miei guarrieri, maschi e femmine, morti in onorevole combattimento, sono miei pari, e non miei schiavi… e io mi vanto di essere il primo tra questi uguali. Non ho nulla in contrario… se la donna è d’accordo.»
Sentii il mio cuore farsi leggero. Poi Jerry, dall’altra parte della stanza, mi bisbigliò: «Aspetta, prima di farti troppe speranze. Per lei possono essere passati mille anni. Le donne dimenticano».
Il presidente diceva: «Gli schemi sono ancora intatti, è vero?»
Yahweh rispose: «E chi ha mai distrutto le copie d’archivio?»
«Rigenerare secondo necessità.»
«Sì, ma chi paga?»
«Tu. Una multa per insegnarti a prestare più attenzione alla coerenza.»
«Oy! Con tutte le profezie che ho mantenuto! E adesso mi viene a dire che non sono coerente! È giustizia, questa?»
«No. È arte. Alexander, guardami.»
Guardai l’enorme volto del signor Koshchei; i suoi occhi non mi permisero di distogliere lo sguardo. Divennero sempre più grandi, finché non precipitai in essi.