VIII IL DISTRUTTORE

Modesty si mosse nel sonno. Peggy udì il suo respiro cambiare ritmo. Poi si svegliò tirandosi di scatto a sedere sul letto. Subito cercò con lo sguardo Peggy nell’oscurità della stanza.

«Sono qui» mormorò Peggy.

«Che succede, mia cara? Non riesci a prender sonno?»

«Temo di no» disse Peggy.

Modesty uscì sulla veranda accanto a lei. La brezza da sudovest gonfiava le tende damascate alle loro spalle. La luna giocava a nascondino dietro una nuvola; la città di Dekane era un mutevole disegno di tetti ai piedi della collina. «Riesci a vederlo?» chiese Modesty.

«Non lui» rispose Peggy. «Vedo la sua fiamma vitale; posso vedere con i suoi occhi le stesse cose che vede lui; posso vedere i suoi futuri. Ma lui no, non lo posso vedere.»

«Povera cara. In una notte così bella, essere costretta ad abbandonare il Ballo del Governatore per tener d’occhio un ragazzo in pericolo.» Era la maniera caratteristica di Modesty per informarsi di quale pericolo si trattasse senza chiederlo direttamente. In questo modo Peggy avrebbe potuto decidere se rispondere oppure no, e in entrambi i casi nessuna delle due si sarebbe offesa.

«Vorrei potervelo spiegare» disse Peggy. «È il suo nemico, quello senza faccia…»

Modesty rabbrividì. «Senza faccia! Che orrore!»

«Ah, per certuni una faccia ce l’ha. Una volta per esempio c’era un pastore, un uomo che si piccava di essere uno scienziato. Lui il Distruttore l’ha visto, ma non nel suo vero aspetto, come lo vede Alvin. Con l’immaginazione gli ha dato la forma di un uomo ed un nome: lo chiamava ‘il Messo’, convinto che fosse un angelo.»

«Un angelo!»

«Sono convinta che quando la maggior parte di noi incontra il Distruttore non sia in grado di capire ciò che vede perché non ha le capacità intellettuali per farlo. Perciò la nostra mente lavora per approssimazione. La forma che vediamo è quella che per ciascuno di noi rappresenta la distruzione allo stato puro, una forza spaventosa e irresistibile. Coloro che amano quella forza malefica vedono il Distruttore come un essere meraviglioso. Altri, che la odiano e la temono, lo vedono come la cosa più brutta del mondo.»

«E il tuo Alvin, che cosa vede?»

«Qualcosa di così vago che da sola non avrei mai capito che cosa fosse. Persino guardando con i suoi occhi non me ne sarei accorta, se non se ne fosse accorto lui. Ho capito che vedeva qualcosa, e solo allora ho capito che cosa stava vedendo. A ripensarci… è come quando ti sembra di aver individuato qualcosa con la coda dell’occhio, ma se ti volti non vedi niente.»

«Come qualcuno che sia continuamente in agguato alle tue spalle» disse Modesty.

«Proprio così.»

«E in questo momento è in agguato alle spalle di Alvin?»

«Povero ragazzo, non si rende conto che è stato lui a chiamarlo. Nel suo cuore ha scavato una voragine oscura, la miglior porta d’ingresso per il Distruttore.»

Modesty sospirò. «Ah, bambina mia, queste cose sono al di là della mia comprensione. Non ho mai avuto doni, io; e anche quello che fai tu riesco a intuirlo solo vagamente.»

«Voi? Niente doni?» Peggy era stupefatta.

«Lo so; è difficile che qualcuno ammetta di non avere nessun dono, ma sicuramente non sono l’unica.»

«Mi avete frainteso, padrona Modesty» mormorò Peggy. «Quello che mi ha stupita non era il fatto che non aveste nessun dono, ma che pensaste di non averlo. Ma certo che l’avete.»

«Ah, mia cara, guarda che non ne sono affatto dispiaciuta…»

«Voi avete il dono di vedere la bellezza possibile come se fosse già presente, e vedendola la portate alla luce.»

«Che bellissima idea» disse Modesty.

«Dubitate di me?»

«Non dubito che tu sia convinta di ciò che hai detto.»

Discutere sarebbe stato inutile. Modesty le credeva, ma al tempo stesso aveva paura di crederle. La cosa tuttavia non aveva grande importanza. Ciò che le stava a cuore più di ogni altra cosa era Alvin, che in quel momento stava terminando il secondo pozzo. Già una volta si era salvato; e adesso credeva che il pericolo fosse alle sue spalle. Si era messo a sedere sul bordo del pozzo, tanto per riposarsi un momento; poi si era disteso. Non vedeva il Distruttore avvicinarglisi sempre più? Non capiva che quello stesso torpore lo rendeva accessibile all’influsso del Distruttore?

«No!» sussurrò Peggy. «Non addormentarti!»

«Ah» disse la signora Modesty. «Gli stai parlando. Può sentirti?»

«No» mormorò Peggy. «Neanche una parola.»

«Allora che puoi fare?»

«Niente. Che io sappia, niente.»

«Mi hai raccontato che usavi il suo cappuccio…»

«Fa parte dei suoi poteri, ed è a quelli che attingo. Ma nemmeno il suo dono può scacciare ciò che egli stesso ha evocato. E comunque non ho mai posseduto le conoscenze necessarie a scacciare il Distruttore in persona, anche se avessi un braccio di tessuto del suo cappuccio, e non soltanto un misero brandello.»

In un silenzio disperato, Peggy osservò gli occhi di Alvin che si chiudevano. «Dorme» commentò.

«Se il Distruttore vince, Alvin morirà?»

«Non lo so. Forse. O forse sparirà, divorato dal nulla. O forse il Distruttore si impadronirà di lui e…»

«Tu, una fiaccola, non puoi prevedere il futuro?»

«Tutti i sentieri conducono nell’oscurità, e nessuno ne emerge.»

«Allora è finita» mormorò Modesty.

Peggy si sentì qualcosa di freddo sulle guance. Ah, certo: le sue stesse lacrime asciugate dalla brezza fresca della notte.

«Ma se Alvin fosse sveglio, non potrebbe lui stesso sventare l’assalto di questo nemico invisibile?» chiese Modesty. «Scusa se ti importuno con le mie domande, ma se capissi come funziona magari potrei aiutarti a escogitare qualcosa.»

«No, no, è al di là delle nostre possibilità, possiamo solo stare a guardare…» Eppure, nel momento stesso in cui Peggy respingeva il suggerimento di Modesty, la sua mente avanzava a lunghi balzi in cerca di qualche modo per utilizzarlo. Devo svegliarlo. Non posso contrastare il Distruttore, ma se sveglio Alvin sarà lui a combatterlo. Per quanto stanco e indebolito, potrebbe pur sempre trovare il modo di sconfiggerlo. Peggy si voltò di scatto, corse in camera sua e rovistò freneticamente nel cassetto del comò finché non trovò la scatola intagliata che conteneva il cappuccio.

«Vuoi che me ne vada?» chiese Modesty, che l’aveva seguita.

«Restate con me, vi prego» disse Peggy. «Per tenermi compagnia. O per consolarmi, se dovessi fallire.»

«Non fallirai» la rincuorò Modesty. «E nemmeno lui fallirà, se è l’uomo che mi hai descritto.»

Peggy non l’ascoltava più. Seduta sul bordo del letto, esplorava la fiamma vitale di Alvin in cerca di un modo per svegliarlo. In un momento poteva usare i suoi sensi anche mentre lui dormiva, udendo ciò che lui udiva, utilizzando il suo ricordo di ciò che lo circondava. Ma adesso che il Distruttore si insinuava dentro di lui, i suoi sensi si andavano spegnendo, e Peggy non poteva fidarsene. Si guardò disperatamente intorno in cerca di un’altra soluzione. Un forte rumore? Usando quel poco che restava del senso della vita che lo circondava, trovò un albero, poi si strofinò fra le dita un minuscolo frammento di cappuccio e tentò — come aveva visto fare ad Alvin — di immaginare il legno del ramo che si spezzava. Tutto accadeva con terribile lentezza — Alvin ci riusciva così in fretta! — ma alla fine riuscì a farlo cadere. Troppo tardi. Alvin lo udì a malapena. Il Distruttore aveva alterato a tal punto l’aria intorno a lui che le vibrazioni sonore non riuscivano ad attraversarla. Forse Alvin ne ebbe coscienza; forse si accostò di un brevissimo tratto alla veglia. O forse no.

Come svegliarlo, se è così insensibile che niente riesce a scuoterlo? Una volta ho tenuto fra le dita questo stesso cappuccio mentre una trave di colmo gli rovinava addosso; e quella volta sono riuscita ad aprire nel legno un foro grande come un bambino, così che non gli è stato torto neanche un capello. Una volta gli è caduta addosso una macina da mulino, e io sono riuscita a spezzarla in due. Una volta suo padre si trovava nel fienile con un forcone in mano e, spinto dalla follia del Distruttore, stava per uccidere il più amato dei suoi figli; e anche in quella circostanza ho fatto in modo che Scambiastorie scendesse dalla collina proprio in quel momento, distogliendo il padre dal suo fine tenebroso e scacciando il Distruttore.

Ma come? Come aveva fatto Scambiastorie a scacciare il Distruttore? C’era riuscito perché, arrivando al fienile, il vecchio aveva visto quell’odiosa bestiaccia e aveva pronunciato contro di lui una certa parola… ecco perché al suo arrivo il Distruttore se n’era andato. Ora che Scambiastorie non si trova nei pressi, sicuramente troverò qualcuno da svegliare e spingere fino a lui; qualcuno che sia pieno di amore e di bontà al punto da riuscire a mettere in fuga il Distruttore.

Attanagliata dalla paura, Peggy si ritrasse dalla fiamma vitale di Alvin — anche se la tenebra del Distruttore minacciava ormai di soffocarla -, e si allontanò nella notte in cerca di un’altra fiamma vitale, qualcuno da poter svegliare e mandare in tempo da lui. E mentre cercava avvertì nella fiamma vitale di Alvin un certo movimento, un accenno di ombre dietro altre ombre, non quel vuoto completo che poco prima aveva visto al posto del suo futuro. Se Alvin aveva qualche possibilità, essa stava in quella sua ricerca. Anche se avesse trovato qualcuno, Peggy non aveva la minima idea di come svegliarlo. Ma doveva trovare un modo, o la Città di Cristallo sarebbe stata travolta dall’alluvione causata dalla rabbia sciocca e infantile di Alvin.

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