XI LA BACCHETTA

Perché Hank Dowser facesse ritorno a Hatrack doveva trascorrere una settimana. Una settimana frustrante e senza alcun profitto, giacché, nonostante tutti i suoi sforzi, non era riuscito a trovare un punto abbastanza asciutto in cui quella gente potesse scavarsi la cantina che tanto desiderava. «È tutto bagnato» aveva detto. «Se qui sotto c’è acqua da tutte le parti, io non posso farci nulla.»

Ma quelli se l’erano ugualmente presa con lui. La gente era fatta così: si comportava come se fosse il rabdomante a mettere l’acqua là dove si trovava, invece di limitarsi a constatarne la presenza. Anche alle fiaccole succedeva la stessa cosa. Tutti a dar loro la colpa di aver causato ciò che avevano visto, mentre in realtà non avevano fatto altro che vederlo. La maggior parte delle persone era incapace non solo di provar gratitudine, ma anche semplicemente di capire quel che gli succedeva.

Perciò era per lui un sollievo rivedere una persona tutto sommato a posto come Makepeace Smith. Anche se Hank non poteva approvare sino in fondo il modo in cui Makepeace trattava il suo apprendista. Ma con che diritto lo criticava? Lui stesso non si era comportato molto meglio… Sì, a ripensarci era profondamente imbarazzato dal modo in cui si era scagliato contro quel ragazzo tanto da indurre il suo padrone a picchiarlo, e tutto questo per una bazzecola, in fondo: solo perché si era sentito pungere nel vivo. Gesù si era lasciato frustare e incoronare di spine in silenzio, e io perdo la testa solo perché un ragazzino si lascia sfuggire qualche parola di troppo. Ah, pensieri come quelli mettevano Hank Dowser di malumore, e adesso non avrebbe chiesto di meglio che un’occasione per chieder scusa a quel ragazzo.

Il ragazzo però non era a casa, ed era un peccato, anche se Hank non ebbe tempo per crucciarsene. Gertie Smith lo condusse in casa e lo ingozzò a tal punto da fargli pensare che per mandar giù un altro boccone avrebbero dovuto cacciarglielo in gola a colpi di mazza. «Non riesco neanche a stare in piedi» borbottò Hank, ed era vero; ma era altrettanto vero che, come cuoca, Gertie Smith era all’altezza del marito come fabbro, dell’apprendista come maniscalco e di Hank come rabdomante, vale a dire che il suo era un vero dono. Ciascuno aveva il suo talento, ciascuno aveva ricevuto da Dio un’abilità particolare, e tutti erano tenuti a dividerne i benefici con gli altri… Ecco come avrebbero dovuto andare le cose a questo mondo.

Perciò fu con piacere e con orgoglio che Hank bevve l’acqua del primo secchio attinto da quel pozzo. Ah, era buona davvero, fresca e chiara, e Hank apprezzò sino in fondo i sinceri ringraziamenti di Gertie e Makepeace. Fu solo quando si accinse a rimontare in sella alla sua Picklewing che si rese conto di non aver ancora visto il pozzo. Certamente non poteva andarsene prima di aver dato un’occhiata…

A cavallo fece il giro della fucina avvicinandosi al punto in cui gli sembrava di aver trovato l’acqua, ma il terreno aveva l’aria di non essere stato smosso da qualche secolo. Non c’era traccia nemmeno del fosso che l’apprendista aveva scavato in sua presenza. Per trovare il pozzo gli ci volle qualche istante; era più o meno a metà strada tra la casa e la fucina, ben rifinito con pietre accuratamente squadrate e un bel tettuccio a protezione della carrucola. Ma sicuramente Hank non si era trovato così vicino alla casa quando la bacchetta gli si era piegata fra le mani…

«Ehi, Hank!» gridò Makepeace Smith. «Sono contento che non te ne sia ancora andato!»

Ma dov’era? Ah, lassù, nel prato sopra la fucina, vicino al punto in cui Hank era partito per cercare l’acqua. E ora stava agitando una bacchetta… una bacchetta biforcuta…

«La bacchetta, quella che hai usato per il pozzo… Ti serve ancora?»

«No, grazie, Makepeace. Non uso mai due volte la stessa bacchetta. Se non è appena tagliata non serve a molto.»

Makepeace Smith gettò la bacchetta alle proprie spalle, scese a lunghi passi il pendio e si fermò esattamente nel punto in cui Hank pensava di aver trovato l’acqua. «Che te ne pare del casotto che abbiamo costruito?»

Hank si gettò un’occhiata alle spalle. «Bel lavoro. Il giorno che tu decidessi di lasciare la fucina, potresti guadagnarti da vivere come scalpellino.»

«Grazie per il complimento, Hank! Ma devo dirti che ha fatto tutto il mio apprendista.»

«Davvero in gamba, quel ragazzo» commentò Hank. Pronunciare quelle parole gli lasciò tuttavia l’amaro in bocca. Quella conversazione lo metteva a disagio. Makepeace Smith gli nascondeva qualcosa, e Hank non riusciva a capire esattamente di che si trattasse. Ma la cosa non aveva molta importanza. Era ora di mettersi in cammino. «Addio, Makepeace!» lo salutò Hank, spingendo il suo ronzino verso la strada. «Tornerò per i ferri che mi hai promesso!»

Makepeace rise agitando la mano. «Non vedo l’ora di rivedere la tua brutta faccia!»

Al che, Hank spronò la vecchia Picklewing e partì di gran carriera verso la strada che conduceva al ponte coperto sul fiume. Quel ponte era una delle attrattive della strada che da Hatrack si dirigeva verso ovest. Di lì al Wobbish quella strada era una vera delizia, con ponti coperti su ogni fiume, ogni torrente, ogni ruscello. E ciascuno di quei ponti era così solido e asciutto che qualche viaggiatore ogni tanto vi trascorreva la notte.

Nelle grondaie del ponte sull’Hatrack dovevano esserci una trentina di nidi di pettirosso. Quando Hank vi passò, gli uccelli fecero un baccano da risvegliare i morti. Peccato che i pettirossi fossero praticamente solo penne e ossa. Se fosse valsa la pena di acchiapparli, su quel ponte ci sarebbe stato da fare un banchetto.

«Ferma, Picklewing, ragazza mia» disse. Immobile sulla sella a metà del ponte, Hank restò in ascolto del canto dei pettirossi. E in quel momento ricordò con estrema chiarezza il momento in cui la bacchetta gli era sfuggita di mano andando a conficcarsi in mezzo all’erba del prato, a nordest del punto in cui Hank aveva sentito l’acqua. Esattamente là dove Makepeace Smith l’aveva raccolta prima di salutarlo.

Il nuovo pozzo non si trovava affatto nel punto indicato da Hank. Per tutto il tempo in cui lui era stato lì, Makepeace e sua moglie non avevano fatto altro che mentirgli, fingendo che egli avesse trovato l’acqua per loro, mentre l’acqua che bevevano veniva da tutt’altro posto.

Ebbene sì, Hank sapeva bene chi aveva scelto il punto per scavare il nuovo pozzo. Non gliel’aveva forse detto anche la bacchetta, schizzandogli di mano in quel modo? La bacchetta gli era scappata proprio quando il ragazzo aveva voluto dire la sua, quel saccente di un apprendista. E adesso se la ridevano alle sue spalle, senza dirgli nulla a viso aperto, si capisce. Adesso però il rabdomante capiva quanto doveva essersi divertito Makepeace, convinto che lui fosse così stupido da non accorgersi del cambiamento.

E invece me ne sono accorto, caro mio. Mi avete preso in giro, Makepeace Smith, tu e quel tuo apprendista. Io me ne sono accorto. Un uomo può perdonare sette volte, o anche sette volte sette. Ma un bel giorno arriva la cinquantesima volta, e allora anche un bravo cristiano non riesce più a dimenticare.

«Andiamo!» esclamò rabbiosamente. Le orecchie di Picklewing si drizzarono, e la cavalla si avviò a passo regolare. Il clop clop dei ferri nuovi sulle tavole del ponte riecheggiava dalle pareti e dal tetto. «Alvin» mormorò Hank Dowser. «Alvin l’Apprendista. Per lui esiste solo il suo dono. Gli altri non contano.»

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