Delanna riuscì a godere di esattamente tre ore di sonno. Sapeva che si trattava solo di tre ore poiché, perfino con la testa infilata sotto ogni pesante cuscino di pizzo nella stanza, riuscì ancora a sentire un’allegra versione di «Tre del mattino/Non ci farete entrare?» sulla melodia di «Jingle Bells» e poi Chancy batté sulla porta, gridando, «Sono le sei. È ora di colazione.»
Era troppo stanca perfino per pensare a mangiare, ma aveva paura che i cantori della notte precedente potessero arrivare a stanarla con «O venite, novelli sposi» e testi su uova e pancetta. Si alzò, indossò i pantaloni e la camicia a fiori datagli da Maggie e si pettinò i capelli. Aveva l’impressione di avere dormito per dieci minuti.
Durante la notte Cleo era strisciata sotto il letto e si era raggomitolata in una palla delle dimensioni di un pugno nell’angolo meno raggiungibile. Delanna strisciò sotto il letto. «Povera piccola, ti hanno spaventato a morte con quelle canzoni tremende, vero? Povero tesorino mio.»
Fece per afferrare lo scarabeo. Cleo si raggomitolò ancora più fuori portata. «Lo so, lo so, tesoro. Non avere paura. Quei cattivoni sono andati via.» Riuscì a impadronirsi di una zampa piegata. «Devi fare un altro viaggio nel cappello.» Delanna iniziò ad arretrare, stringendo la giuntura in modo che Cleo non potesse estendere una zampa per graffiarla. «Che te ne pare? Un bel viaggetto nel cappello di Cadiz. Sta molto meglio su di te che su di lei.» Delanna, sempre stringendo la zampa di Cleo, uscì con una certa difficoltà da sotto il letto.
Sonny era lì e la guardava.
Delanna si rialzò immediatamente, stringendo lo scarabeo e ricevendo un graffio come ricompensa dei suoi sforzi. «Cosa ci fai qui?» gli domandò.
«Sono venuto a prendere il tuo scarabeo. Devo metterlo con le oche.» Tese un sacco di grano come quello da cui Cleo era fuggita il giorno precedente. «Tu rimani qui. Tornerò e poi ti accompagnerò a fare colazione.»
«Tu non mi porterai da nessuna parte,» replicò Delanna in tono rabbioso. «So prendermi cura di me stessa.»
«Non su Keramos. Non sai quanto determinati possano essere i ragazzi.»
Lei arretrò in modo che Sonny non potesse impadronirsi di Cleo. «Immagino che questo faccia parte del ‘trattamento completo,’ insieme all’avere un branco di ubriachi che fanno baccano all’esterno per tutta la notte.»
«Temo di sì,» replicò Sonny. Rivolse a Cleo un suono chiocciante, come se fosse una delle sue oche. «Vieni nel sacco.» Cleo iniziò a estendere le zampe. «So che viaggiare in un sacco non è elegante, ma, non appena avremo messo un po’ di miglia tra noi e Doc Lyle, potrai uscire.» Lo scarabeo estese una zampa, sfoderò le unghie e afferrò l’apertura del sacco.
«Dai, entra,» la esortò Sonny, ancora chiocciando. «Va’ nel sacco. È meglio che sotto il letto.»
Delanna lo osservò, stupita. Da quando lo aveva conosciuto, non aveva pronunciato tante parole come in quel momento. Cleo entrò nel sacco aperto e prontamente si raggomitolò di nuovo a palla.
Sonny chiuse il sacco con un tratto di corda dalla sua tasca. «Torno subito,» annunciò. «Oppure vieni con me a caricare le oche, il che sarebbe ancora meglio.»
«Te l’ho detto,» replicò Delanna, «non ho intenzione di andare da nessuna parte con te.»
«Fa’ come credi,» ribatté Sonny, poi si mise il sacco in spalla. «Sono ancora lì fuori, sai. Chancy e i suoi cantori mi hanno visto entrare qui. Se adesso esco da solo, non rispondo di quello che potrebbero combinare.»
«Vengo con te,» cambiò idea Delanna. Infilò le scarpe con i tacchi alti, allacciò i cinturini delle caviglie e si affrettò a seguirlo.
Sonny l’aveva attesa appena oltre la soglia. Quando uscì, la prese per mano.
«Ah, ah!» esclamò una profonda voce di basso, e un giovanotto che portava un tamburo a braccialetto uscì da dietro il muretto di mattoni. Due altri uomini, che reggevano strumenti di fabbricazione casalinga, lo seguirono. «Voi due avete finalmente fatto pace?»
«Sì,» confermò Sonny. Il giovane con la voce di basso iniziò ad accordare il tamburo. «Andiamo, tesoro,» disse Sonny, stringendo la mano di Delanna e conducendola fuori dal cortile quasi di corsa.
Le lasciò andare la mano non appena furono usciti dal cortile e si passò il sacco di grano sull’altra spalla. «Avevo paura che ricominciassero,» spiegò in tono di scusa.
«Anch’io,» ammise Delanna. «Non penso che sarei riuscita a sopportare un altro ritornello di «Noi di Keramos tre gentiluomini siam.»
Sonny sogghignò e si avviò lungo il sentiero fiancheggiato da arbusti. I massicci frutti rossi sembravano ancora più pesanti del giorno precedente. Proprio come mi sento io, pensò Delanna. Arrivarono alla banchina dove il treno si era fermato il giorno prima. Su di essa, le ruote anteriori poggiate sul orlo, in modo che i loro pannelli fossero angolati rispetto al sole, c’erano dozzine di solaris. Dietro c’erano numerosi rimorchi coperti di teloni; alcuni erano già agganciati ai solaris, altri venivano ancora caricati e sistemati al loro posto.
Sonny fece strada attraverso quel labirinto verso la gabbia delle oche. Non appena lui e Delanna apparvero alla loro vista, le oche iniziarono a starnazzare con eccitazione.
«Fai questo effetto su tutti?» chiese Cadiz. Stava arrivando dalla direzione della piattaforma, portando un sacco a pelo. «Non ho mai sentito un baccano come quello della notte scorsa. Sono dovuta andare a dormire con gli animali per riuscire a dormire almeno un po’.» Guardò le oche, che si erano affollate nell’angolo della gabbia più vicino a Delanna e stavano sporgendo i colli oltre le sbarre. «In effetti, le oche cantano molto meglio degli amici di Chancy.» Cadiz rivolse un’occhiata significativa al sacco di Sonny. «Stiamo nascondendo le prove, eh?»
«Sì,» rispose Sonny con aria imperturbabile. Si tolse il sacco di spalla e lo poggiò nell’angolo più lontano della gabbia. Delanna si aspettava che Cleo iniziasse immediatamente a progettare la propria fuga, ma dall’interno del sacco non provenne alcun movimento. Povera Cleo, pensò Delanna. Probabilmente è profondamente addormentata su quegli scomodi chicchi di grano.
Delanna poteva capirla: lei stessa sognava di addormentarsi sul tavolo, davanti alla colazione, mentre aspettava che Sonny e Cadiz finissero di agganciare i rimorchi, ma quando finalmente arrivarono in sala da pranzo, non c’era neppure un tavolo. Accanto alla porta, Chancy era impegnato a versare quello che sembrava caffè e a distribuire sacchetti di carta.
«Sapevo che voi due avreste fatto pace, se avessimo continuato a cantare,» commentò, dando a Delanna un panino alle verdure. «Non c’è nulla di meglio di una bella canzone per fare sentire romantica una persona. Non è così, Sonny?»
Sonny bevve un sorso di caffè,» poggiò la tazza e si infilò il panino in tasca. «Devo andare a controllare il mìo carico,» annunciò, poi andò via.
Chancy si accigliò. «Voi due non avrete litigato di nuovo, vero?» chiese a Delanna.
«No,» rispose lei, guardandosi nervosamente intorno, in cerca di cantori in agguato. Bevve un sorso del liquido marrone, sperando che riuscisse a svegliarla. Senza dubbio non era caffè, ma era troppo dolce per essere ambrosia: aveva il sapore di un succo di pera caldo.
«Di solito io e i ragazzi cantiamo un paio di canzoni alle coppie in luna di miele, sa è come cantare loro la ninna nanna per farli addormentare, ma quando abbiamo visto suo marito che usciva per andare a dormire nel solaris, ho detto, ‘Non possiamo permetterlo. Ragazzi, dobbiamo continuare a cantare fino a quando non lo farà entrare di nuovo’.»
Meraviglioso: se Delanna avesse permesso a Sonny di rimanere qualche minuto, i cantori se ne sarebbero andati, lasciandola in pace. «Noi siamo sposati, e su Keramos esistono certe tradizioni,» le aveva detto Sonny. Improvvisamente Delanna comprese che Sonny aveva tentato di avvertirla sui cantori e che non aveva avuto alcuna intenzione di reclamare i propri diritti coniugali. Be’, se aveva tentato di dirglielo, perché non glielo aveva detto e basta, invece di vagare per la stanza armeggiando con le finestre? Ma forse aveva intenzione di uscire dalla finestra in modo che i ragazzi di Chancy non si accorgessero che era andato via, pensò dispiaciuta, e dovette ammettere di non avergli concesso molte possibilità di dirle alcunché. Be’, però lui avrebbe potuto metterci più impegno.
«Quale canzone le è piaciuta di più?» si stava informando Chancy.
Erano state tutte egualmente tremende. «È difficile dirlo,» mormorò Delanna, sorseggiando il succo di pera.
«La mia preferita è ‘Buon Re Venceslao,’» le rivelò Chancy ed eruppe in uno straziante acuto tenorile. «Venite ad ascoltare, o buona gente / quest’allegra canzone / Oggi si son sposati / Io sono andato al loro…»
«La carovana sta partendo senza di te,» intervenne Cadiz, entrando frettolosamente con il cappello sformato e la sacca di Delanna, che non era mai stata così contenta di vedere qualcuno in tutta la sua vita.
«Arrivo,» rispose, poggiò la tazza e il sacchetto che non aveva toccato e prese la sacca dalle mani di Cadiz.
Cadiz tentò di darle anche il cappello.
«È il tuo cappello,» protestò Delanna.
«Adesso non più. Non mi piacciono molto gli scarafaggi.»
Non era certo il momento di mettersi a discutere. Delanna prese il cappello e si avviò verso il solaris.
«Sulla coppia felice / quando apparvero i cantori…»
La voce di Chancy svanì pietosamente in lontananza quando svoltarono l’angolo. «È un vero talento, ecco cos’è,» commentò Cadiz. «Non vedo l’ora di vedere l’effetto che farai sulle scimmie incendiarie. Per quanto se ne sa, sono mute, però non ti hanno ancora visto.»
«Cleo non è uno scarafaggio,» ribatté Delanna e tentò di restituire il cappello a Cadiz.
«Mi sembra uno scarafaggio. Probabilmente ha deposto delle uova lungo tutto l’interno del cappello che si trasformeranno in larve che mangiano il cervello.»
«Se ci fossero delle uova di scarabeo, te ne saresti accorta,» spiegò Delanna, provando il desiderio di sbattere il cappello sul volto compiaciuto di Cadiz. «Somigliano a perle giganti. Ma Cleo è stata sterilizzata.»
«Be’, tu immagina un modo per sterilizzare il mio cappello, e io me lo riprendo. Fino ad allora, ne prenderò un altro dal mio zaino,» ribatté Cadiz. Si fermò accanto a un solaris agganciato a quattro grandi rimorchi coperti e alla gabbia scoperta delle oche. «Questo è il veicolo su cui viaggeremo.»
«Noi? Pensavo che ti saresti fatta dare un passaggio da qualcuno.»
«Ed è così. Da Sonny. Avrei dovuto viaggiare con Jay, ma lui non aveva neppure un po’ di spazio. A proposito di Jay, eccolo lì.» Agitò la mano. «Jay!»
Madog era accovacciato accanto a un rimorchio coperto ed era impegnato a controllarne la parte inferiore mentre parlava con un uomo basso e tracagnotto con una camicia a fiori rossa e un volto ancor più rosso. Jay sollevò lo sguardo, disse qualcosa all’uomo e si affrettò a raggiungere Delanna. «Mrs. Tanner, questa mattina è più graziosa che mai,» si complimentò.
Cadiz emise un grugnito ironico.
«Ho sentito che stanotte i cantori le hanno dato filo da torcere,» proseguì Jay. «Sono dovuto andare da Joriko per prendere alcune provviste, oppure avrei fatto in modo che la lasciassero in pace. Sta bene? C’è qualcosa che posso fare per lei?»
«A me puoi procurare un altro rimorchio,» intervenne l’uomo grassoccio. Si avvicinò e il suo volto sembrò ancora più rosso. «Il fondo si romperà al primo fosso che prenderemo. E le mie piantine finiranno ai quattro venti.»
«Oggi non prenderemo nessun fosso,» gli assicurò Jay. «Sono appena arrivati i dati delle guide. Avremo cielo azzurro e terreno solido fino a Whitewater. Questa sera rafforzeremo il fondo del rimorchio.» Si girò di nuovo verso Delanna. «Faremo un viaggio davvero molto facile. Potrà dormire per tutta la strada fino a Milleflores.» Rivolse un’occhiata al piccolo solaris. «Non appena arriveremo alle Pianure di Sale, potrà viaggiare con me.»
«Pensavo che non avessi spazio,» intervenne Cadiz.
«Non ne ha,» confermò l’uomo, il cui volto adesso era addirittura violaceo, «perché se quel fondo si rompe, sarà lui a portare le mie piantine.»
«Se ha bisogno di qualcosa, Delanna, mi chiami,» affermò Jay, poi andò a controllare gli altri rimorchi.
«Apri il tettuccio,» ordinò Delanna al solaris. Il tettuccio rimase dov’era.
«Sul solaris dei Tanner non esiste più il programma vocale,» la informò Cadiz, sollevando di scatto il tettuccio. «Wilkes non riesce più a farlo funzionare.»
«Ma almeno il pilota automatico funziona?» chiese Delanna, temendo che non sarebbero riusciti a rimanere agganciati alla carovana.
«Non ne abbiamo,» rispose Cadiz in tono disinvolto. «Non abbiamo strade, cioè. Il pilota automatico probabilmente funziona. E probabilmente non è mai stato attivato. Mmm. Mi chiedo se…» Si sporse nell’abitacolo e premette un pulsante sul pannello.
«Le guide dell’autostrada non rispondono,» rispose il programma di dialogo. «Siete pregati di riprendere il controllo manuale.»
«La strada non ha nessuna guida automatica?» chiese Delanna.
«Quale strada?» ribatté Cadiz. «Andiamo, salta dentro.»
L’interno del solaris non sembrava abbastanza grande per ospitare Cleo, figuriamoci tre persone. Specialmente quando due di quelle persone erano Sonny Tanner e Cadiz.
«Tu siedi accanto a tuo marito e io mi metterò dietro,» spiegò Cadiz. «Andiamo, vieni dentro. Non stare lì a sprecare energia.»
Dopo numerosi contorcimenti, Delanna riuscì a sistemarsi nel piccolo sedile anteriore.
«Devo andare a controllare le piantine,» annunciò Cadiz, poi sbatté il tettuccio praticamente sulla testa di Delanna.
Nel solaris non c’era assolutamente spazio. Le ginocchia di Delanna erano premute contro il cruscotto e i piedi nelle scarpe con i tacchi alti erano piantati contro il pavimento. Con il tettuccio abbassato, non c’era neppure spazio per sedersi con la schiena dritta. Delanna fu costretta a inclinare le spalle in avanti, ritrovandosi praticamente con le ginocchia accanto alla faccia. Tentò di spostare le gambe in una posizione più confortevole e, nel farlo, riuscì a incastrare uno dei tacchi nello spazio angusto accanto al cambio. Riuscì a sbloccarlo solo quando tornò Cadiz.
Non posso viaggiare per cinquemila miglia in queste condizioni, pensò Delanna. Si chiese in che modo Sonny fosse riuscito a dormire la notte precedente. Stava già iniziando ad avere il torcicollo.
«Voglio sedermi dietro,» annunciò quando Cadiz fu di ritorno e poi dovette subire l’umiliazione costituita dallo spostarsi dal sedile anteriore su quello posteriore. Quando finalmente ci riuscì, fu perfino peggio. Lo spazio tra i sedili era troppo piccolo per stare seduti dritti e il sedile era troppo stretto per appoggiarvisi completamente. Delanna riuscì solo a sedersi a stento di lato e a rimanere seduta passando un braccio sullo schienale e piantandovi dentro le unghie, come avrebbe fatto Cleo.
Cadiz abbassò il tettuccio a pochi centimetri dal suo orecchio.
«Non possiamo lasciarlo aperto fino a quando non partiamo?» le chiese Delanna.
«E sprecare energia?» commentò Cadiz in tono irritato. Era riuscita, dopo numerose manovre, ad assumere una specie di posizione del loto al centro del sedile anteriore e sembrava assolutamente comoda, con grande irritazione di Delanna. «Questi solaris non funzionano a ombra, sai.»
Il tacco di una delle scarpe di Delanna le stava premendo sull’altro piede. Tentò di spostarlo. «Perché non li costruiscono più grandi?»
«Lo fanno. Hai sentito quello che ha detto Jay. Lui ha un mucchio di spazio.»
Le mani di Delanna si stavano addormentando, vista la forza con cui stringevano lo schienale del sedile, e non riusciva a sentire i piedi. Spinse in alto il tettuccio e tentò di alzarsi.
«Grazie,» disse Sonny, poi si sedette sul sedile di guida. «Voi due vi siete sistemate?» Abbassò il tettuccio e lo bloccò. «La guida dice che avremo cielo azzurro per tutto il giorno. Dovremmo riuscire ad arrivare a Whitewater.» Fece scattare un interruttore e attivò il veicolo.
Il ronzio vibrante del motore era più forte di quanto lo fosse stato nel solaris di Maggie e sembrava provenire da qualche parte sotto l’orecchio destro di Delanna. Sonny fece allontanare a marcia indietro il solaris dalla banchina, con un forte tonfo, fece inversione e si avviò. Delanna fece un altro tentativo di sistemarsi in maniera comoda, non ci riuscì e allora poggiò la faccia sullo schienale del sedile, che non vibrava. Si addormentò quasi immediatamente.
Si svegliò udendo alcune voci. In un primo momento pensò che il solaris si fosse fermato, anche se era troppo stordita per aprire gli occhi e controllare, ma il motore stava ancora ronzando. E poi la voce maschile che stava parlando non era quella di Sonny.
«… giù a Honeycomb. Sto cercando Trader Kearney. Chiunque sappia dove si trovi, gli dica che ho una partita di palle di cannone che voglio vendere, pagamento in contanti.»
Intervenne un’altra voce, questa volta di donna. Aveva un tono diverso, non confuso o disturbato, ma lontano, come se provenisse da una distanza maggiore. «Penso che incontrerete un temporale, eh? Kearney è a New McCook con…» vi fu una scarica di statica «ma non penso che stia cercando palle di cannone. Secondo me, si tratta di Nance Fremont.»
Delanna immaginò che si trattasse di una specie di bollettino radio. Maggie aveva menzionato qualcosa sul fatto che si sarebbe messa in contatto con lei via radio. Ecco cosa intendeva dire. Giacque con gli occhi chiusi, ascoltando.
«Se pensa che Nance gli presterà attenzione, allora è pazzo» proseguì la voce, punteggiata di scariche di statica una parola su tre. «Non con York Chantsall nei paraggi.»
Delanna si corresse: non era un bollettino. Era un angolo in cui i ficcanaso potevano mettersi a spettegolare.
Vi fu un’altra scarica di statica, poi una voce completamente diversa affermò, «A proposito di matrimoni, avete sentito di…»
Sonny allungò una mano e spense la radio.
«Perché l’hai spenta?» gli domandò Cadiz.
«In questo solaris non ascolteremo la radio,» la informò Sonny.
«Perché no?»
«Lo sai il perché.»
«Ma lei sta dormendo,» gli fece notare Cadiz.
«Ho detto di no,» rispose Sonny.
Vi fu un attimo di silenzio, poi Cadiz replicò, «Ti preoccupi dei suoi sentimenti, immagino. Questo è buffo: proprio tu che ti preoccupi tanto dei suoi sentimenti. È un vero peccato che tu non sia in grado di preoccuparti anche dei sentimenti della tua famiglia o dei tuoi amici. Sai come l’ho scoperto? Ascoltando la radio. Quella ficcanaso di Liz Infante a Blue Rug ha chiesto di rintracciarmi. ‘Oggi Sonny Tanner ha trovato una moglie a Grassedge. E ora cosa farà Cadiz Flaherty? Ho sentito dire che ha fatto a pezzi il suo bouquet di nozze!’» Cadiz sembrava più indignata che ferita.
«Mi dispiace,» mormorò Sonny. «Fino a quando non sono andato a Grassedge, non sapevo se sarebbe rimasta oppure no.»
«E da come sembrano stare le cose, non lo sai ancora. Non si sta comportando esattamente come la tipica sposina felice. Si sta comportando come qualcuno che pensa di avere commesso un terribile errore.»
«È stanca,» le ricordò Sonny. «Ieri notte non è riuscita a chiudere occhio, grazie al benvenuto canterino di Chancy e compagnia. Immagino che sia stata tu a organizzare tutto.»
«Io?» esclamò Cadiz. «Io ero con gli animali a consumarmi gli occhi a furia di piangere perché non ero io quella a cui stavano facendo la serenata.»
«Ci scommetto,» ribatté Sonny. «Tu ti stavi consumando gli occhi perché, adesso che sono sposato, non puoi più usarmi per fare arrabbiare e ingelosire B.T.»
«B.T. Tanner può anche rimanere a seccare in un crepaccio!» affermò Cadiz. «La tua sposina non può sentire la radio. Dorme. Ha russato per tutta la mattinata.»
Delanna udì un interruttore che scattava e la stessa voce che era stata interrotta in precedenza riprese a blaterare. «… l’ha buttato fuori. Giusto in braccio a Chancy e ai suoi cantori. Ha passato la notte nel suo solaris.»
Intervenne un’altra voce, come se stesse portando avanti una conversazione. «Lo sapete che con gli Stranieri succede sempre questo. Ricordate quella volta che Willy Schell tornò da Starbuck dopo avere sposato quella Pursoor piccola e scura, come si chiamava?»
«Be’, ma la moglie di Sonny è nata qui. Ovviamente, è andata per tutti quegli anni in quella scuola per aristocratici, come si chiamava?»
Una nuova voce affermò, «Io ho sentito che la prima cosa che ha detto quando ha visto Sonny Tanner era che voleva trovare un avvocato per tentare di ottenere il divorzio.»
«Allora devi avere sentito male,» intervenne la voce di una ragazza. Ma di cosa si tratta? si chiese Delanna. Di una specie di dibattito via radio? «Chiunque pensi che Sonny non sia l’essere più bello a est delle Pianure di sale deve essere pazzo.»
«Sì, be’, Lizabeth,» replicò la prima voce. «Sappiamo tutti cosa provi per Sonny. E un vero peccato che sua moglie non la pensi nello stesso mo…»
Sonny spense la radio a metà della parola. «Non hanno niente di meglio da fare che attaccarsi alla radio e sparlare?» chiese in tono rabbioso.
«Be’, però devi ammettere che è un argomento interessante,» commentò Cadiz. Delanna avrebbe scommesso qualsiasi cosa che sul volto aveva stampato quel sorrisetto compiaciuto. «Voglio dire, lei che vuole incontrare Maggie e Lydia Stenberg, tu che rubi il suo scarafaggio dalla quarantena e poi lei che ti butta fuori la tua notte di nozze.»
«Non è che hai raccontato a qualcuno dello scarabeo via radio? Avevo raccomandato a te e a Jay di non dire una parola ad anima viva.»
«Lo so. C’ero anch’io. Non devi preoccuparti. Non ho spifferato nulla, e Jay non dirà nulla. Non vuole certo che Doc Lyle ci segua e confischi il carico. Però è davvero romantico che tu corra un simile rischio per tua moglie, anche se poi lei ti butta fuori a gambe levate. Non c’è stato nulla di tanto eccitante da quando Jay venne scoperto a corteggiare entrambe le gemelle Spellegny. Non mi avevi mai detto che Lizabeth Infante aveva una cotta per te.»
«E perché avrei dovuto, visto che puoi scoprire qualsiasi dannata cosa succeda su Keramos semplicemente ascoltando la radio?»
Il solaris si fermò improvvisamente con un brusco scossone. Delanna quasi cadde dal sedile.
«Jay ha alzato la bandiera,» annunciò Sonny. «Sarà meglio che vada a vedere cosa è successo.» Spinse in alto il tettuccio, facendo entrare una folata di aria secca e calda, e scese dal solaris.
Delanna si mise a sedere in posizione eretta. Doveva avere dormito per molte ore. Il sole stava tramontando e il paesaggio era completamente mutato. Le graziose fattorie e i pozzi di irrigazione coperti di piastrelle erano spariti; al loro posto c’era una piatta distesa marrone grigia su cui crescevano pochi arbusti. Delanna non riuscì a stabilire se quello fosse il colore naturale delle piante o se invece fossero ricoperte della polvere grigiastra che saturava l’aria.
Sonny tornò tossendo. «Davanti a noi c’è un polverone tremendo» annunciò, sporgendosi sul finestrino, «e la guida sta eseguendo dei sondaggi. Andrò in perlustrazione per conto di Jay. Cadiz, dovrai guidare tu. Sta’ dietro agli Hansen.»
«E Cleo e le oche?» chiese Delanna, voltandosi a guardare indietro con ansia. La polvere era tanto spessa che non riusciva a vedere la gabbia.
«Ho un vecchio telone incerato. Andrò a metterlo sopra la gabbia,» annunciò Sonny.
«Cleo non può viaggiare con me?»
«Non può, non mentre guido io,» replicò Cadiz. Si alzò dal sedile posteriore e passò sul sedile di guida. «Non voglio nessuno scarafaggio che mi si arrampica sul collo.»
«Cleo non è uno scarafaggio,» replicò Delanna in tono tagliente.
Sonny allungò una mano sul sedile posteriore, ne tirò fuori un’incerata spiegazzata e tornò verso la gabbia. Sparì quasi immediatamente nella polvere soffocante. Cadiz alzò il braccio per abbassare il tettuccio. Delanna la fermò.
«Passo avanti,» disse. Le si era addormentato il piede. Si chinò sotto il tettuccio e le si incastrò di nuovo il piede. Cadiz la osservò, con un sorrisetto ironico.
Sonny scaricò Cleo in grembo a Delanna, rimise a posto il tettuccio e sparì di nuovo nella polvere. Cadiz accese la radio e premette l’acceleratore con tanta forza che il solaris, se avesse funzionato a combustibile fossile, avrebbe fatto un balzo in avanti.
«…lo ha rubato dalla quarantena,» stava dicendo una voce maschile. «Il veterinario era più infuriato di una scimmia ustionata. L’ha arrostito da Chancy, davanti a tutti.»
Un altro uomo fece una domanda che venne trasmessa sotto forma di statica, ma apparentemente il primo interlocutore riuscì a comprenderla lo stesso.
«No,» rispose. «Qualche animale di cui non ho mai sentito parlare. Non so, una specie di scarafaggio.»
«Te l’ho detto che era uno scarafaggio,» commentò Cadiz, fissando accigliata Cleo, che stava arrampicandosi sulla camicia di Delanna.
«Qui parla Markie Woodward, giù a Shelter Lanzye. Ho appena sentito dire che Sonny Tanner si è sposato. Con chi?»
«Con una rossa piena d’arie a cui piacciono gli scarafaggi.» Delanna riconobbe quella voce. Era Lizabeth Infante, la ragazza che aveva la cotta per Sonny. «E ho sentito dire che non è molto felice di essere sposata. Soli Hansen ha detto che quando era a Grassedge è andata da Maggie Barlow per capire se era possibile annullare il matrimonio.»
«Non riesco a immaginare qualcuno che non voglia essere sposato con Sonny,» commentò Markie.
«Neppure io,» si dichiarò d’accordo Lizabeth. «Potete dire per conto mio a quella rossa che se non lo vuole, me Io prendo io.»
Cadiz fissò Delanna con un sogghigno. «Hai capito?»
Delanna non le avrebbe mai dato la soddisfazione di risponderle. Carezzò il carapace di Cleo e guardò avanti a sé, verso il polverone. La nube di polvere divenne più spessa e poi, di colpo, più sottile, poi emersero di nuovo tra gli arbusti, sotto il cielo azzurro. Il solaris che avrebbero dovuto seguire era a pochi metri di distanza.
«Potete anche dire a Sonny Tanner che se avesse sposato me,» proseguì Liz, «non avrebbe dovuto trascorrere la sua prima notte di nozze in un solaris. Ma cosa credeva, che avesse bisogno di ricaricare le batterie?»
Apparentemente su Keramos non c’era nulla di sacro o di segreto. Delanna ricordò che Sonny l’aveva avvertita che i coloni dei lanzye facevano un mucchio di pettegolezzi, ma lei aveva presunto che lo facessero di persona, non via radio.
«Qui è B.T. Tanner, da Milleflores. Sto cercando Cadìz Flaherty. Chiunque sappia dove si trovi, me lo faccia sapere.»
Delanna lanciò un’occhiata interrogativa a Cadiz. «Sei tu, vero?» le chiese.
Cadiz strinse il volante e fissò dritto avanti a sé.
«Se sei in viaggio verso ovest, ho un amplificatore di segnale.» Il tono di voce di B.T. passò dal pratico al rabbioso. «Cadiz, non so cosa tu abbia in mente, ma se stai correndo dietro mio fratello come un’oca innamorata, è mio dovere come tuo amico di avvertirti che ti stai coprendo di ridicolo agli occhi di tutti. Vuoi che parlino di te sulla radio?»
Cadiz spense la radio con un gesto tanto brusco che Delanna immaginò che l’avesse rotta. Il volto e il collo avevano assunto un colore purpureo. «È mio dovere come tuo amico,» scimmiottò. «Be’, B.T. Tanner, è mio dovere dirti che sei il peggiore imbecille su questo pianeta. ‘Vuoi che parlino di te sulla radio?’ Non ho sentito il mio nome citato neppure una volta, ma puoi scommetterci che lo faranno adesso. Ci hai pensato tu, pezzo di imbecille. Sei perfino più scemo di tuo fratello maggiore.»
Si girò verso Delanna e la gratificò di un’occhiata rabbiosa. «Immagino che ti stia divertendo un mondo.»
Delanna non rispose. Stava tentando di ricordare quale dei fratelli fosse B.T. Pensava che fosse il secondo. Gli altri, tranne uno, erano molto più giovani di Sonny perché erano nati dopo che lei aveva lasciato Keramos; sua madre non li aveva citati quasi mai nelle sue lettere. Ma a Delanna sembrava di ricordare che i loro nomi fossero Wilkes e Harry, dunque B.T. doveva essere il secondo in ordine di età.
«Era ora che cominciasse a dar segno di un po’ di interesse,» commentò Cadiz. Cleo si appiattì contro Delanna. «Prima non mi rivolge neppure un’occhiata e adesso, all’improvviso, è ‘suo dovere come amico’. Amico! E Sonny se ne va senza dire una parola a nessuno e si sposa!» Frenò premendo selvaggiamente il pedale. Il solaris si fermò con un sussulto. I rimorchi vi urtarono contro, uno alla volta, le oche iniziarono il loro solito concerto isterico. «È tutta colpa tua!» gridò Cadiz a Delanna. «Mi hai rubato Sonny Tanner e, quando arriverai a Milleflores, probabilmente tenterai di rubarmi anche B.T.!»
Cleo si arrampicò fino a metà del collo di Delanna, tentando di allontanarsi. Improvvisamente Delanna venne travolta dalla rabbia. «Benissimo,» replicò, staccando le unghie di Cleo dal colletto. «Se vuoi litigare, sarò ben lieta di accontentarti.» Tentò di mettersi Cleo in grembo, ma lo scarabeo si tuffò improvvisamente verso il pavimento e si aggrappò alle caviglie di Delanna. «Tutto è meglio degli agguati che mi stai tendendo da quando ti ho conosciuto.»
«Agguati?» gridò Cadiz. «E tu come lo chiami rubarmi Sonny Tanner da sotto il naso?»
«Adesso chiariamo questa faccenda una volta per tutte: io non ti ho rubato il tuo fidanzato. E non Io voglio neppure. Se lo vuoi tu, prenditelo pure.»
Cadiz la stava fissando a bocca spalancata, ma non riusciva a spiccicare parola. «E allora che cosa lo hai sposato a fare?» le chiese infine.
Fu il turno di Delanna di fissarla. «Non l’ho fatto,» rispose. «Non ti ha raccontato del testamento?»
«Quale testamento?»
«Il testamento firmato da suo padre e dal mio. Volevano che il lanzye rimanesse indiviso e, in base alle folli leggi di questo pianeta dimenticato da Dio, potevano esserne sicuri solo facendo fidanzare ufficialmente i loro eredi. Quando mia madre è morta, il matrimonio è diventato automaticamente legale.»
Cadiz scosse la testa come se volesse schiarirsela. «Stai scherzando!» esclamò. «Un testamento precauzionale? Non mi meraviglio che Sonny non me l’abbia detto.» Guardò Delanna con aria calcolatrice. «Ecco perché hai avuto tutti quegli incontri con Maggie e Lydia Stenberg. Ma non riesco ancora a capire: se questo testamento è l’unico motivo per cui sei sposata, perché non sei rimasta a Grassedge e non hai chiesto il divorzio?»
«Perché, se l’avessi fatto, avrei perso l’eredità di mia madre e Sonny avrebbe perso Milleflores. Per chiarire la questione bisogna aspettare l’arrivo della Corte Itinerante e, nel frattempo, io devo stabilire la mia residenza a Milleflores.»
«Cavolo, spero che questa faccenda non finisca sulla radio,» commentò Cadiz, poi mormorò, in un modo che Delanna la udì a stento, «Povero Sonny.» Con un tono di voce più alto commentò, «Immagino che Sonny non me l’abbia detto anche perché mi sarei arrabbiata ancora di più.»
«Non hai alcun motivo per essere gelosa,» le assicurò Delanna. «Non voglio essere sposata con Sonny e lui non vuole essere sposato con me.»
«Su questo non ci scommetterei troppo,» replicò Cadiz. «Lui non fa altro che parlare di te fin da quando mi ricordo. Quando ho sentito la notizia, ho pensato che finalmente era riuscito a convincerti a tornare per sposarlo.»
«Ma io pensavo che fosse il tuo fidanzato.»
Cadiz assunse un’aria imbarazzata. «Ah, quella faccenda,» replicò. «L’anno scorso mi ha accompagnato al ballo del raccolto.»
«Visto che B.T. non voleva?» chiese Delanna.
Si udì un colpetto sulla sommità del tettuccio che le fece sussultare entrambe. Cleo si nascose ancora di più tra le caviglie di Delanna. Cadiz aprì il tettuccio.
«Cosa è successo?» chiese Sonny, torreggiando su di loro. «C’è qualcosa che non va con il solaris?»
«No, perché?» replicò Cadiz in tono inespressivo.
«Perché la carovana è già arrivata nel prossimo quadrante, ecco perché.»
Delanna guardò l’orizzonte grigio-marrone. Era impossibile vedere qualsiasi veicolo della carovana, tranne il solaris di Jay, che si sporse dall’altro lato.
«Pensavamo che vi foste perse nella tempesta di polvere,» commentò Sonny.
«E che vi foste uccise a vicenda,» aggiunse Jay. «Immaginavo che non avremmo trovato più nulla, tranne tracce di artigli.»
«Stavamo parlando,» spiegò Delanna.
«È così,» intervenne Cadiz. «Delanna mi stava illustrando le vostre interessanti abitudini. Erano così interessanti che ci siamo dimenticate di non perdere contatto con la carovana.»
Sonny e Jay sembrarono stupefatti.
«Be’, sono felice che il solaris sia a posto,» commentò Jay. «Delanna, ti piacerebbe viaggiare con me per un po’? Ho una cuccetta su cui potresti schiacciare un pisolino.»
«No, grazie,» replicò Delanna. «Penso che viaggerò con Cadiz.»
«Proprio così,» confermò Cadiz con un sorriso dolce. «Abbiamo molte cose di cui parlare.»