CAPITOLO NONO

Quando Delanna ebbe terminato di inserire nel programma i nuovi dati forniti da Nagle e Pierce, Jay emise un urlo di gioia mentre strappava dal terminale vega la pellicola con la nuova mappa.

«Guardate qui!» esclamò con un sorriso largo come una casa. «Un percorso che ci permetterà di procedere quasi in linea retta da Spencer’s Wagon alla fine delle pianure.»

A Delanna la linea retta sulla mappa sembrava più la zampa posteriore di un cane, ma gli spazi vuoti dei sondaggi di densità del satellite adesso erano stati colmati e il fiume sotterraneo non incrociava da nessuna parte la zampa del cane.

Jay si affrettò a fare uscire Sonny e Delanna dal solaris, alzò una bandiera gialla sull’albero e si portò fino all’inizio della colonna per guidare la carovana lungo il percorso elaborato dal computer. Cadiz accese il solaris di Sonny, che ululò come un uccello banshee e spaventò le oche, facendole precipitare in un mutismo assoluto.

«Questo affare ce la farà ad arrivare dall’altra parte delle pianure?» chiese Cadiz quando sollevò il tettuccio per farli entrare.

«Non so neppure se arriverà fino a Spencer’s Wagon,» borbottò Sonny. «Devo chiamare B.T.: lui conosce questi affari meglio di me. Forse saprà dirmi cosa c’è che non va.»

Mentre Sonny invitava con un gesto Delanna ad accomodarsi sul sedile posteriore, Cadiz si impadronì del microfono e lo attivò. «Ho bisogno di chiamare Milleflores,» annunciò in tono allegro al microfono. «Potete liberarmi la nove sei?»

Sonny piegò le lunghe gambe sul sedile anteriore, abbassò il tettuccio e con un gesto invitò Cadiz ad avviare il solaris, che emise un acuto gemito di protesta, ma iniziò a muoversi.

«Sei tu, Cadiz?» chiese una voce di donna. «Sei ancora in carovana oppure adesso sei a casa? Perché se sei a casa, dovrai aspettare per fare la tua chiamata fino a quando Kaylee non avrà finito di cambiare i pannolini del bambino. Le sto insegnando a preparare il ragù di radice selvatica e voglio che mi dica a che punto sono le carote azzurre prima di permetterle di aggiungere lo zafferano.»

«Sì, sono io, Mrs. Siddons, e sono ancora in carovana.»

«Allora perché stai chiamando Milleflores invece di casa tua?» le chiese in tono severo Mrs. Siddons. «Di’ la verità: vuoi solo parlare con uno di quei ragazzi Tanner e hai usato una priorità di carovana per togliermi da questo canale? Se Kaylee aggiunge lo zafferano troppo presto, il ragù non sarà…»

Cadiz aveva rapidamente fatto scattare l’interruttore, avvicinando il microfono alla bocca, ma Sonny glielo strappò di mano prima che potesse dire una sola parola. «Mrs. Siddons, qui parla Sonny. Per favore, sarebbe così gentile da liberare la frequenza novantasei in modo che possa effettuare una chiamata con priorità di carovana a Milleflores?»

Cadiz seguì il polverone sollevato dalla carovana oltre la macchia di cespugli reddsie finché in breve iniziarono a procedere, formando una fila sinuosa come un serpente, oltre una serie di doline. Le doline non sembravano così profonde come Cadiz aveva indotto a credere Delanna; erano circolari e avevano una profondità di pochi centimetri e un diametro di qualche metro: nulla che gli ampi pneumatici dei veicoli non potessero affrontare. «Non ho mai capito perché quando stanno cucinando sono sempre pronte a pensare tutto il peggio possibile di chiunque,» borbottò Cadiz, superando l’orlo di una delle doline. Il solaris rimbalzò bruscamente.

«Sonny, sei davvero tu?» chiese Mrs. Siddons in tono improvvisamente zuccheroso.

«Sì, signora, sono io.»

«Se Cadiz ti ha lì in carne e ossa, non capisco perché voglia parlare anche con B.T.,» commentò Mrs. Siddons.

Cadiz fece di nuovo per afferrare il microfono, ma Sonny riuscì a evitare che se ne impadronisse. «Sono io che voglio parlare con B.T., non Cadiz. Lei stava soltanto facendo la chiamata al posto mio.»

«Be’, per te sono lieta di lasciare libero il canale, ma non penso che a Milleflores risponderà nessuno. O’Hara a Winterset ha chiamato Markie Woodward per controllare se ci fossero problemi dopo la pioggia e ha detto che Harry e Wilkes stavano andando a pescare.»

«Il piccolo è di nuovo asciutto,» annunciò un’altra voce femminile. «Ora, dove eravamo rimaste? Ehi, il mio ragù sta bollendo che è una bellezza!»

«Kaylee, Sonny Tanner ha bisogno della novantasei per una chiamata con priorità di carovana a Milleflores, così dovremo aspettare un po’ mentre prova a mettersi in contatto,» spiegò Mrs. Siddons in tono dolce. «Nel frattempo tu infila una forchetta in quelle carote azzurre.»

«C’è qualcuno in collegamento che può inoltrare la chiamata a Milleflores?» chiese Sonny al microfono.

«Finirai per fargli scoppiare i timpani,» commentò Cadiz.

«A B.T. non piace pescare,» replicò Sonny, «e se fosse in casa, ogni radioamatore in grado di mettersi in contatto con Milleflores gli avrebbe detto di Mrs. Siddons e lui sarebbe già intervenuto.»

«Sara Siddons è la donna più prepotente del mondo,» commentò Cadiz da dietro la spalla a Delanna. «Però le piace Sonny, perché è l’unico che ha il coraggio di mangiare quello stufato verdastro che manda sempre a lui, a B.T. e ai ragazzi.»

«Sto inoltrando la chiamata a Milleflores,» annunciò una voce maschile, «ma se Harry e Wilkes stanno pescando, non risponderà nessuno. Due giorni fa B.T. ha inviato un messaggio in cui diceva che era tutto a posto.»

Questa volta Cadiz riuscì a strappare il microfono di mano a Sonny. «Dov’è?»

«Le carote azzurre sono tenere,» annunciò Kaylee.

«E così volevi davvero parlare con B.T.,» commentò Mrs. Siddons in chiaro tono di disapprovazione. «Aggiungi due pizzichi di zafferano, Kaylee, poi…»

«Nessuno sano di mente vorrebbe parlare con B.T., men che mai io!» ribatté Cadiz, «ma a Sonny piace sapere come se la passano i suoi fratelli quando lui è via.»

«…abbassa la fiamma e metti il coperchio sulla pentola,» spiegò Mrs. Siddons in tono calmo. «B.T. è abbastanza grande per farsi un viaggetto e i ragazzini stanno bene.»

«Be’, Mrs. Siddons, noi non stiamo bene. Questo solaris cammina a stento e Sonny ha bisogno dell’aiuto di B.T. per aggiustarlo.»

Senza dubbio era chiaro, perfino per Mrs. Siddons e per chiunque altro fosse in ascolto, che Cadiz era decisamente irritata e Delanna ebbe l’impressione che l’altra ragazza fosse dovuta ricorrere alla buona reputazione di Sonny per ottenere un minimo di collaborazione.

«Non risponde nessuno,» intervenne la voce maschile. «Dite a Sonny che manterrò attivo il segnale di chiamata fino a quando non risponderà qualcuno e poi vi ritrasmetteremo la chiamata.»

«Scommetto che B.T. è andato a trovare Mary Brigbotham,» intervenne Kaylee. «Non ho sue notizie da giorni.»

«Eh, sì, neppure io,» commentò Mrs. Siddons. «Non sarebbero una coppia meravigliosa?»

«Mary!?» quasi gridò Cadiz. Sbatté di nuovo il microfono sulla forcella e fece girare il solaris, che gemeva ancora come un uccello banshee, intorno a una dolina.

Le doline stavano diventando sempre più profonde e più larghe; quando Delanna osservò quella intorno a cui stava girando Cadiz, comprese che il solaris stava costeggiando quello che sembrava un pozzo senza fondo.

«Rallenta, Cadiz,» la avvertì Sonny.

«Sto solo tentando di raggiungere gli altri,» ribatté Cadiz, «ma questo dannato ferrovecchio non fa altro che rallentare.»

«Questa volta non ci distanzieranno troppo,» le assicurò Sonny. «Si fermeranno al winchzye.»

Cadiz rallentò, non tanto perché glielo aveva chiesto Sonny, quanto perché adesso era di nuovo visibile l’intera carovana. Il solaris di Jay, con la sua bandiera di un giallo vivo, si era fermato e gli altri solaris si stavano incolonnando dietro di esso. Cadiz si accodò all’ultimo solaris e spense i motori. Sonny aprì il tettuccio e saltò fuori.

«Spegni i motori e falli raffreddare di nuovo,» ordinò. «Io andrò ad aiutarli a predisporre gli ancoraggi.»

Delanna osservò Sonny avviarsi lungo la fila di solaris, con i suoi lunghi passi che lasciavano un sentiero di polvere dietro di lui. Non si voltò indietro e Delanna scoprì di provare un vago senso di delusione.

«Cosa stai guardando con quella faccia mogia mogia?» le chiese Cadiz. «Oggi è di me che le vecchie pettegole parleranno via radio.»

«Spero solo che tutto questo parlare di winchzye e di ancoraggi non significhi quello che penso,» affermò Delanna, distogliendo lo sguardo da Sonny. «Quando Jay ha detto che Spencer’s Wagon era mezzo miglio verso il basso, ho pensato che si trattasse di un’esagerazione.»

«Con il solaris di Jay, si scende senza problemi. Non è molto difficile sistemare gli ancoraggi e il suo argano si inceppa di rado. Non ci vorranno più di due o tre giorni per trasferire tutta la carovana giù a Spencer’s Wagon.» Spense il motore e si protese in avanti per togliersi le scarpe. «E non andrò certo ad aiutarli, a meno che non me lo chiedano espressamente. E sta’ a vedere se tenterò di chiamare di nuovo B.T. per conto di Sonny.» Fece per sdraiarsi sui sedili anteriori, ma poi si rizzò a sedere di scatto. «Dov’è il tuo scarafaggio?»

«Cleo è qui con me,» rispose Delanna, «ma lei non è…»

«…uno scarafaggio,» finì Cadiz al suo posto. «Questo lo so, tesoro, ma ci somiglia decisamente parecchio. A B.T. piacerà. A lui piacciono gli animali perfino più di quanto piacciano a Sonny. B.T. e Wilkes pensano di avere avvistato un mandarino reale a Milleflores. Se proprio vuoi saperlo, penso che se lo siano sognati. Ormai non ne è rimasto quasi più nessuno.»

Delanna ricordò che Doc Lyle le aveva parlato dei mandarini reali mentre avevano vaccinato le oche. «Che aspetto hanno?» chiese.

«Be’, secondo Doc Lyle appartengono alla specie dei mandarini, ma hanno un aspetto completamente diverso. I mandarini reali hanno piume rosse, verdi e viola, mentre quelli normali di solito hanno un colore grigiastro. A mio parere quelli grigi sono saporiti quanto quelli reali, una volta farciti di mollica di pane e di spezie, ma ci sono delle persone che affermano che il sapore dei mandarini reali è molto migliore. E ovviamente le piume grigie non servono a fabbricare bei cappellini o cose del genere, e così vengono buttate. Però i mandarini reali sono anche più facili da individuare, ecco perché sono stati quasi spazzati via. Doc Lyle è riuscito a far passare una legge che stabilisce che sono uccelli in pericolo di estinzione e ne vieta la caccia.

«Doc Lyle si comporta come se fossero suoi figli,» proseguì Cadiz. «Probabilmente ucciderebbe chiunque scoprisse a sparare contro un mandarino reale, ma non ce sarebbero più molti anche se le persone smettessero di dare loro la caccia: depongono le uova nel terreno e le scimmie incendiarie le mangiano. Pensi che abbia tentato di chiamarmi mentre ieri Sonny ha tenuto spenta la radio?»

«Chi?»

«B.T. Di cosa pensi che abbiamo parlato per tutto il tempo?»

Di uccelli, pensò Delanna, ma adesso per lei la conversazione aveva molto più senso. Cadiz non dava certo l’impressione di essere una persona a cui piacesse osservare gli uccelli, ed era proprio così. Era B.T. a cui era interessata, non ai mandarini reali. Delanna venne colta da un pensiero improvviso. «Doc Lyle non verrebbe fino a Milleflores, vero? Per vedere questo uccello che B.T. pensa di avere trovato?»

«Doc Lyle?» ripeté Cadiz, che ovviamente stava ancora pensando a B.T. «Oh, hai paura che venga qui e scopra Cleo. Non penso che sia possibile. L’ultima volta che è venuto è stato due anni fa, ma B.T. gli riferisce tutti gli avvistamenti. Se avessero trovato una coppia che stava costruendo il nido, allora penso che sarebbe anche potuto venire, ma, così come stanno le cose, è estremamente difficile.»

Estremamente difficile, pensò Delanna. Speriamo che Cadiz abbia ragione e che non si tratti di una pia illusione.

«Perché non mi ha detto che andava a fare un giro?» Cadiz si mise a sedere e fissò Delanna come se si attendesse una risposta.

B.T. era stato solo un bambino quando Delanna era andata via, ma dubitava che sarebbe servito ricordarlo a Cadiz. Invece le chiese,»Di solito ti avverte se sta per andare a fare un giro?»

Cadiz rifletté un istante. «Non penso che sia mai andato a fare un giro, non senza Sonny, almeno.» Aggrottò la fronte e annuì. «Sarà meglio che vada a chiederlo.»

«Chiederlo a chi?»

«A Sonny. Gli chiederò se B.T. sia mai andato a farsi un giro da solo.» Cadiz si infilò le scarpe, uscì dal solaris e si avviò verso l’inizio della carovana. «Tu vieni?» gridò a Delanna da sopra la spalla.

Delanna scosse la testa. «Rimarrò qui per vedere se chiama qualcuno,» rispose. O forse chiamerò Maggie Barlow, pensò. Ormai l’avvocato aveva avuto molti giorni per lavorare sugli appigli legali che sosteneva di aver trovato. Delanna passò sul sedile di guida e poggiò Cleo su quello del passeggero. Le membrane nittitanti dello scarabeo si aprirono di scatto e rimase a fissare Delanna mentre prendeva il microfono e alzava il volume.

«Deve bollire a fuoco lento tutto il pomeriggio, poi appena prima di…» Delanna cambiò frequenza a malincuore, poiché ricordava che, il giorno precedente, Cadiz aveva trovato tutte le frequenze occupate. Senza dubbio avrebbe avuto lo stesso problema: era improbabile che Mrs. Siddons o qualcuno come lei le cedesse la frequenza come aveva fatto per Sonny.

«Nonno Maitz sta chiamando per…»

Continuò a ruotare la manopola.

«…ma quel simpatico Sonny Tanner le ha strappato il microfono di mano prima che Cadiz potesse dire…»

«…a Spencer’s Wagon, e tu sai cosa è successo lì quella volta che gli O’Hara hanno fatto il viaggio. Jay Madog portò Ingrid O’Hara nel suo solaris e…»

«…dritta nel ruscello di sale, ma Nagle dice che le ha parlato e che lei non somiglia per nulla alla madre.»

«Be’, grazie a Dio, allora!»

«…se avessi una moglie, di sicuro non viaggerei con la carovana di Madog…»

«…ha detto a Cadiz di chiamare, dunque è probabile che sua moglie non sappia neppure come…»

Delanna ruotò di nuovo la manopola e, sorprendentemente, trovò una frequenza libera: Cadiz non doveva ancora avere avuto il tempo di collegarsi e di riferire la storia dell’avventura di Delanna con i cespugli reddsie. Era sicura che la storiella avrebbe attirato maggiore attenzione di Sonny che cercava B.T., ma, almeno per quel giorno, il pettegolezzo peggiore che avrebbero potuto diffondere era che lei non sapeva far funzionare la radio.

Ma si sbagliavano: sapeva come usarla, e anche bene. Pulì il frontalino sudicio del trasmettitore con le dita fino a quando non riuscì a leggere i codici di chiamata che sapeva dovevano trovarsi lì. «Qui nove-bravo-X-ray chiama Grassedge alfa-dog-zulu. Mi sentite?»

«È il solaris di Sonny, ma non sembra lui, oppure Cadiz,» commentò una voce di donna. Fortunatamente non era quella di Mrs. Siddons.

«Chi è alfa-dog-zulu a Grassedge?» chiese un’altra voce.

«Maggie Barlow,» rispose Delanna.

«Tu non sembri Maggie,» replicò la prima voce di donna.

«Io non sono Maggie, ma sto tentando di mettermi in contatto con lei,» spiegò Delanna, ormai esasperata. Al diavolo il protocollo!

«Ah, ma perché non l’hai detto subito?» chiese la seconda voce.

«Oggi Maggie è andata alle miniere,» annunciò la prima voce. «Frank Fuller si è fatto beccare mentre tentava di fare un altro imbroglio dei suoi. Se quel tizio passasse a lavorare metà del tempo che spreca progettando piani per arricchirsi in fretta, avrebbe abbastanza soldi per andarsene in pensione su Rebe Terzo.»

Le oche avevano iniziato a starnazzare e Cleo si estese parzialmente per voltarsi a guardarle.

«Ma chi userebbe la uno-zero-sette per chiamare Grassedge?» chiese la seconda donna.

Lo scarabeo poggiò una zampa sulla carrozzeria del solaris. Delanna si sporse per afferrarla, ma Cleo ritrasse tutte e tre le zampe su quel lato del corpo e si aggrappò alla carrozzeria solo con una coppia di zampe laterali, sembrando una palla sbalzata di gioielli appesa lì senza alcun valido motivo.

«Deve essere la sposa novella di Sonny Tanner. Solo lei sarebbe capace di fare una cosa del genere. Deve interrompere subito la comunicazione, Mrs. Tanner. Questa è una conversazione privata; abbiamo prenotato in anticipo l’uso di questa frequenza.»

«Io non…» Ma Delanna sentì il click del microfono prima di riuscire a pronunciare «Mrs. Tanner!» e seppe di essere stata tagliata fuori.

«Subito, per favore. Siamo su una frequenza medica e questa discussione deve rimanere tra me e la mia paziente.»

«Mi dispiace,» mormorò Delanna. Si chiese se il dottore e la sua paziente fossero davvero le uniche due persone sintonizzate su quella frequenza, o se anche altre persone stessero origliando, ma, fino a quando sarebbero rimaste in silenzio, nessuno avrebbe mai potuto saperlo. Probabilmente alcuni origliavano davvero: persone come Mrs. Siddons e quelli come lei e, probabilmente, tutti sapevano esattamente chi fossero. E anche l’identità di quelli che non avrebbero mai origliato era ben nota. Delanna si sorprese a sperare che il dottore e la sua paziente fossero abbastanza simili a Sonny da perdonare la sua interruzione. Non voleva metterlo in imbarazzo più di quanto non avesse già fatto. Il che significava che avrebbe fatto meglio a non discutere via radio della vendita della proprietà con Maggie, a meno di non parlare in codice.

Poggiò il microfono sulla forcella e afferrò Cleo per il carapace proprio mentre stava per sgattaiolare fuori dal finestrino. «Oggi niente uova d’oca per te,» affermò. Si mise Cleo in testa, poggiò il cappello sformato di Cadiz sullo scarabeo e uscì dal solaris.

Non c’era neppure un filo di vento e l’aria era perfino più soffocante di prima. Delanna seguì la linea sinuosa di solaris e rimorchi che si snodava lungo i bordi delle numerose doline. La strada era in salita e più ripida di quanto si fosse aspettata, ma almeno poteva vedere il veicolo di Jay e tutti gli altri in cima alla collina. Continuò a camminare mentre i suoi passi sollevavano sbuffi di polvere intorno alle caviglie.

Quando ebbe aggirato l’ultimo fosso e si fu avvicinata alla cresta della collina, la prima cosa che notò fu che la linea di nuvole scure sembrava più lontana, ma sembrava estendersi lungo l’intero panorama: il temporale stava acquistando forza. La seconda cosa che notò fu che il paesaggio sfavillante sotto di lei era trafitto da ombre profonde e crepacci rocciosi: le pianure di sale erano tutt’altro che piatte. Erano state erose dall’acqua fino a formare ripide colline e profondi burroni e Delanna non riuscì a capire in che modo sarebbero riusciti ad attraversarle, mappa o non mappa.

Trascorsero tre giorni prima che giungesse il loro turno di essere calati con l’argano fino a Spencer’s Wagon. Il pomeriggio del terzo giorno, Delanna salì sulla collina per vedere come stesse procedendo il trasporto. Proprio sotto la bandiera gialla del solaris di Jay, gli uomini avevano assicurato un solaris azzurro a una catena, che stava fuoriuscendo dall’argano con una rapidità che allarmò Delanna. Circa trenta metri più in basso, Delanna vide un altro solaris, già in attesa all’inizio di quello che poteva essere al massimo un sentiero da percorrere a piedi e che passava tra un paio di collinette di sale. Ma senza dubbio non avrebbero imboccato quel sentiero.

«Vuoi un po’ di succo di scimmia?»

Delanna sussultò. Non aveva sentito Sonny avvicinarsi alle spalle.

«Mi dispiace,» si scusò lui. «Non volevo spaventarti. Stavo solo tornando a vedere se volevi un po’ di succo, invece dell’acqua tiepida della nostra borraccia, ma poi ti ho visto qui.»

Le stava tendendo una tazza di porcellana dotata di un coperchio svitabile. Era dello stesso colore dei piatti azzurri con il bordo dorato che Delanna aveva visto nel solaris di Jay. Accettò con gratitudine. Anche se si limitava a rimanere seduta nel solaris, beveva più di quanto facessero Sonny e Cadiz, e inerpicarsi lungo il fianco della collina le aveva fatto venire ancora più sete. Tolse il coperchio della tazza e iniziò a bere; il sapore di rosa dell’acqua le diede una sensazione meravigliosa. Stava sollevando la testa per bere fino all’ultima goccia quando sentì Cleo muoversi sotto il cappello. Restituì frettolosamente la tazza e il coperchio a Sonny in modo da potere prendere Cleo, mise lo scarabeo nell’incavo del braccio e lo coprì di nuovo con il cappello.

Sonny spruzzò qualche goccia di succo di scimmia nel coperchio della tazza, che poi tese verso Cleo. La scarabeo allungò le zampe con diffidenza e assaggiò le goccioline di liquido rimaste attaccate alle unghie perlacee. Evidentemente il succo di scimmia le piacque, poiché afferrò prontamente il coperchio con le zampe anteriori e, stringendo il braccio di Delanna con le zampe mediane mentre piantava le unghie di quelle posteriori nella gonna, si estese per succhiare il liquido dal coperchio. «Sei una vera acrobata, eh, Cleo?» commentò Sonny carezzandole il carapace. Al suo tocco, Cleo si inarcò e aprì il carapace in modo che Sonny potesse accarezzare anche la sottostante membrana morbida. Lui sorrise e accarezzò l’intera lunghezza del carapace, divertito dalla rapidità con cui Cleo era entrata in confidenza.

«Eccoti qui, Sonny!» esclamò Cadiz, scendendo di corsa lungo il fianco della collina verso di loro. «Mi hanno detto che eri tornato al solaris.» Si fermò di botto. «Puah! Per caso è dalla mia tazza che sta bevendo?»

«No, è quella di Jay,» rispose Sonny.

«Bene. Adesso ascolta: B.T. è mai andato in giro senza dirtelo?»

Sonny scosse la testa.

«Non ti preoccupa che adesso lo abbia fatto?»

Sonny scosse di nuovo la testa. «Harry e Wilkes torneranno dalla pesca stasera e forse Wilkes potrà dirmi cosa c’è che non va nel solaris.»

«Non mi riferivo al solaris,» affermò Cadiz.

Cleo aveva allontanato le zampe anteriori dal coperchio e si era sistemata di nuovo nell’incavo del braccio di Delanna. Sonny iniziò ad avvitare il coperchio sulla tazza vuota.

«So che non ti riferivi al solaris,» replicò Sonny con un sogghigno.

«Non sei preoccupato che tuo fratello sia andato chissà dove con un temporale in arrivo?»

«Assolutamente no,» replicò Sonny, mentre il suo sogghigno diveniva sempre più largo. «B.T. è un uomo fatto e può andare dove vuole e quando vuole.»

«Ma tu dove pensi che sia andato?»

Sonny scrollò le spalle. Sollevò gli occhi verso la collina e Delanna seguì il suo sguardo. Alcuni dei solaris stavano fermandosi per attendere il loro turno di essere calati con l’argano. Adesso gli uomini di Jay avevano sistemato due ancoraggi e stavano usando entrambe le catene. «Voi due fareste meglio a tornare al solaris e a portarlo qui,» affermò Sonny. «Io devo salire lassù e prepararmi per il mio turno all’argano.»

«E B.T.?» gli chiese Cadiz, ma Sonny si stava già avviando verso il veicolo.

«Forse chiamerà,» intervenne Delanna, nascondendo Cleo di nuovo sotto il cappello.

Cadiz prese a calci la polvere con lo stivale. «Non so se lo farà, Delanna. Lui chiama solo se sono io a dirgli di farlo, ma a un Tanner non verrebbe mai in mente di chiamare spontaneamente.»

«Mi dispiace che tu sia così delusa.»

«Non sono delusa,» si affrettò a ribattere Cadiz. «È solo che mi sono sempre occupata dei Tanner.» Fissò Delanna e arrossì leggermente. «Be’, qualcuno deve pur farlo. Sai, non sanno assolutamente prendersi cura di loro stessi,» aggiunse in tono secco.

Iniziarono a scendere di nuovo lungo il fianco della collina, dirigendosi verso il solaris. «Com’è?» chiese Delanna, improvvisamente curiosa su quel fratello di Sonny che sembrava avere un ascendente tanto grande sull’allegra e spavalda Cadiz da farla preoccupare solo perché per un paio di giorni non si era fatto sentire via radio.

Cadiz non le chiese a chi si riferisse. «È più magro di Sonny, ma ha i capelli più scuri e gli occhi di un azzurro tanto profondo che lo si potrebbe scambiare per viola.»

E aveva le fossette, ma portava i baffi, però Cadiz sapeva che la fossetta sulla guancia sinistra era molto più pronunciata di quella sulla destra, dunque Cadiz doveva averlo osservato con attenzione sin da prima che si facesse crescere i baffi. Era un asso con il fucile laser del padre, anche se andava a caccia solo con arco e frecce che si era costruito da solo, con cui era capace di colpire qualsiasi oggetto o animale fino a una distanza di cento metri.

«Pensi davvero che potrebbe chiamare?» chiese Cadiz quando il muso del solaris puntò direttamente in basso, verso la pianura di sale.

«Sterza, Cadiz,» sibilò Delanna. Aveva una mano poggiata sul cruscotto, il corpo che premeva contro la cintura e Cleo sotto l’altro braccio. Osservato dall’alto, il trasferimento via verricello era sembrato privo di scosse, ma adesso che era nel solaris sentiva un forte scossone ogni volta che un anello della catena usciva dal verricello.

«E se fosse andato a cercare un mandarino reale e gli fosse successo qualcosa? E se fosse caduto da una rupe o gli fosse capitato qualche altro incidente?»

Delanna non rispose. Non respirò fino a quando il solaris non giunse in fondo alla scarpata, venne staccato dalla catena dell’argano e riprese a muoversi in orizzontale, molte decine di metri più in basso.

«Non riesco proprio a capire cosa ci vedano tutti in Mary Bigbottom,» borbottò Cadiz. Ormai Sonny era tornato dietro il volante ed era impegnato a fare passare il solaris tra due colonne di sale vicinissime tra di loro. Delanna si girò a guardare il rimorchio, che era più largo del solaris; le oche starnazzarono quando il rimorchio raschiò via altro sale dalle colonne.

«Mary Brigbotham,» la corresse Sonny. Adesso il sentiero di polvere che stavano seguendo era scomparso; erano visibili solo impronte di pneumatici sulla crosta di sale sporco. «Fa’ attenzione dopo questa curva, Delanna, e potrai vedere Spencer’s Wagon.»

Delanna guardò fuori dal finestrino sulla destra e vide un paio di vecchi pneumatici sotto una sorta di fungo di sale scavato dall’acqua corrente. Non era difficile immaginare che Spencer stava guidando sulla sommità del fungo quando si trovava al livello del suolo. Evidentemente la crosta di sale era stata troppo sottile per reggere il peso del rimorchio e aveva ceduto. Ma cosa era successo a Spencer? Forse era sepolto sotto il rimorchio? Svoltarono di nuovo e intorno a loro non ci fu nulla se non collinette di sale e i resti della vecchia strada. Avevano superato Spencer’s Wagon; Delanna non sapeva cosa ci fosse davanti a loro, ma riusciva a immaginare, fin troppo bene, la crosta di sale, traforata dall’acqua, che improvvisamente si sbriciolava sotto il solaris.

La carovana si fermò nel tardo pomeriggio sotto un susseguirsi fatato di torreggianti archi di sale. Sulle loro basi erano visibili i segni lasciati dall’acqua fangosa, che indicavano come l’acqua avesse ristagnato lì per un po’, sciogliendo il sale, fino a quando non era riuscita di nuovo ad aprirsi un varco da qualche parte ed era defluita in fretta, come acqua che scorra via da una vasca da bagno. Sotto gli archi, il suolo era solcato da profondi crepacci, resi di un bianco luccicante dall’impeto dell’acqua, che scorreva ancora da qualche parte sotto la carovana.

Delanna iniziò a scaricare i sacchi di cibo dal solaris mentre Cadiz cercava il fornello da campo: quella notte sarebbe stato impossibile accendere un fuoco in quella terra desolata fatta solo di sale e in cui non cresceva nulla.

«Non so perché non hai portato un fornello atomico, Sonny Tanner,» si lamentò Cadiz mentre gettava un altro sacco fuori del bagagliaio. «Sei sicuro che il fornello sia qui?» Si alzò e mise le mani sui fianchi, guardando Sonny con aria accusatoria. «Forse se l’è portato dietro B.T.»

«È lì dentro,» replicò Sonny in tono tranquillo.

Cadiz si piegò di nuovo sul bagagliaio, scomparendo fino alla vita mentre sacchi, scatolette vuote, frammenti di ceramica e scatole di dolci volavano in aria. Una delle padelle sfiorò il naso di Delanna, mettendola sul chi vive e permettendole di schivare una scarpa vecchia. Allora si avviò verso il muso del solaris per aiutare Sonny a montare l’albero, in modo da potervi fissare i pannelli solari per catturare gli ultimi raggi del sole. Le sembrava un incarico meno rischioso.

Sonny avvitò il supporto dell’albero, poi iniziò a inserire i paterazzi. Delanna preparò il rotolo di cellule solari e insieme lo fissarono al picco e lo tesero sulle asticelle. Avevano appena finito quando vennero raggiunti da Jay.

«Come va il motore?» chiese a Sonny.

«In quest’ultimo tratto non ha dato troppi problemi,» replicò lui.

E Delanna si rese improvvisamente conto che era stato davvero così. Da quando erano scesi a Spencer’s Wagon, il motore aveva funzionato perfettamente, senza mandare più gemiti, e l’albero di trasmissione non aveva più rischiato di ustionarle la gamba.

«È un vero sollievo,» commentò Jay. «Pensavo che domani sarei stato costretto a trainarvi.» Non stava guardando Sonny, ma Delanna, però la sua espressione era tutt’altro che sollevata. Delanna si chiese quale altra scusa avrebbe potuto escogitare per fare viaggiare Sonny e Cadiz nel solaris mentre Delanna viaggiava nel suo veicolo. E adesso stava forse per chiederle di andare da lui per preparare un’altra mappa?

«Mi farebbe davvero piacere se stanotte usassi il mio programma,» disse a Delanna. «Dopo cena, è ovvio.»

Quando cala la sera e l’atmosfera diventa romantica? si chiese Delanna. «Hai ricevuto nuovi dati rispetto a stamattina, altri sondaggi di Pierce e Nagle?»

«No, ma penso che il temporale si sia spostato,» rispose Jay. «Avremo bisogno di sapere se sulla tua mappa è cambiato qualcosa.»

«È più ragionevole controllare domani mattina,» gli fece notare Delanna. «In questo modo potremo rilevare qualsiasi cambiamento verificatosi durante la notte.»

Jay annuì senza insistere troppo, ma era chiaro che era rimasto deluso. Delanna si chiese che tipo di esca avesse usato per Ingrid O’Hara; sperò che fosse più interessante di un programma di calcolo delle probabilità.

«Be’, adesso me ne vado,» annunciò Jay, anche se non si girò e non sembrò voler fare nulla tranne rubare un po’ d’ombra alla vela del solaris. «Volevo solo assicurarmi che qui dietro tutto fosse a posto.»

Sonny allungò la mano nel solaris e prese la tazza di ceramica con il coperchio, che lanciò a Jay. «Portati dietro questa,» disse quando Jay afferrò al volo la tazza. «E grazie per avermela lasciata usare.»

«Prego,» rispose Jay, poi finalmente si raddrizzò, come se avesse davvero deciso di andare via. In effetti fece tre passi, ma poi si voltò e tornò indietro. Lasciò la tazza sulla carrozzeria del solaris e vi poggiò le mani, scuotendo la testa. «Quasi me ne dimenticavo,» esclamò. «C’è una chiamata per voi sulla frequenza novantasette.»

«È B.T.?» chiese Cadiz, alzandosi tanto in fretta che fece versare del combustibile dal fornello da campo.

«No, è per Delanna. Maggie Barlow sta tentando di mettersi in contatto con te.» Rivolse un sorriso a Delanna. «Se riguarda il tuo baule, fammelo solo sapere e incaricherò qualcuno a Grassedge di occuparsene.» Li salutò con un elegante gesto della mano e andò via, lasciando Sonny che scuoteva la testa mentre andava ad aiutare Cadiz con il fornello da campo.

Delanna aprì la portiera del solaris, si sedette e sollevò il microfono. «Qui è Delanna con una richiesta di chiamata per Maggie Barlow,» dichiarò, poi fece scattare l’interruttore per ascoltare. Il microfono emise alcuni crepitii. Delanna raccolse distrattamente alcuni granelli di sale e li strofinò sui codici di chiamata del frontalino della radio. Alcuni granelli rimasero attaccati.

«Delanna, finalmente sei tu? Mi dispiace di non avere potuto rispondere alla tua chiamata, ma uno dei ragazzi si era cacciato nei guai alle miniere. Se non fossi andata lì, avrebbe rischiato di trascorrere la notte in prigione. Probabilmente se lo meritava, ma forse ha imparato la lezione.»

«Hai qualche notizia da darmi?» le chiese Delanna, quasi certa che non ne avesse nessuna. Se non fosse stato così, Maggie avrebbe chiamato per avvertirla.

«Sì, ho delle notizie. Ti ricordi la faccenda di cui abbiamo discusso prima che tu partissi?»

«Sì, la…»

«Non hai bisogno di dire di più via radio,» la avvertì Maggie. «Se capisci cosa voglio dire.»

«Ricordo,» rispose Delanna. E così aveva avuto ragione sul canale privato: le persone origliavano davvero. «Sì. Quella faccenda di cui abbiamo discusso.»

«Bene, ho lavorato il più in fretta possibile e la faccenda sembra promettere bene, ma per queste cose ci vuole tempo.»

«Quanto tempo?» le chiese Delanna.

«Dovremo solo aspettare che la Corte Itinerante arrivi qui. Senti, so che deve sembrarti un’eternità, ma so anche che se userai questo lasso di tempo per dare a Sonny una mezza possibilità, scoprirai che…»

«Lo farò,» la interruppe Delanna. Non sapeva con certezza quello che Maggie avrebbe detto, ma era fin troppo consapevole che, probabilmente, metà della popolazione di Keramos era in ascolto e pensava che neppure Sonny avrebbe apprezzato le loro illazioni su quello di cui stava parlando Maggie.

«Davvero?» La sorpresa nella voce di Maggie fu genuina. «Pensavo che saresti tornata in te una volta che l’avessi conosciuto di nuovo,» commentò in tono soddisfatto. «Penso che neppure una Straniera potrebbe prendere sotto gamba tutti i sacrifici che ha fatto.»

Quali sacrifici? si chiese Delanna.

«Un giorno, quando avrò più tempo, dovrai proprio raccontarmi di quella scuola esclusiva che hai frequentato,» proseguì Maggie. «Senza dubbio sembra averti fornito un’educazione molto solida, almeno per quanto riguarda il calcolo delle probabilità. Jay è rimasto davvero molto impressionato dalle tue capacità. Sonny deve essere molto fiero. Ti piace il viaggio in carovana? Scommetto che non hai mai visto un territorio del genere a Gay Paree, vero?»

Delanna rivolse un’occhiata alle lunghe ombre che minacciavano di raggiungere i pannelli solari. «No, non avevo mai visto un posto come Spencer’s Wagon,» ammise. «Su Rebe Primo di solito il paesaggio è molto meno movimentato.» Osservò Sonny accendere il fornello da campo e poi arretrare mentre Cadiz vi poneva sopra la pentola. Aprì dei pacchetti e vuotò il loro contenuto nella pentola, poi allungò la mano verso la brocca dell’acqua e praticamente la rovesciò sulla pentola. Sonny le disse qualcosa e Cadiz gli schiaffò la brocca tra le mani, senza dubbio esigendo che fosse lui a versare l’acqua. Sonny obbedì, ma stava sogghignando ed era ovvio che a Cadiz questo dava tremendamente fastidio.

«Hai davvero strisciato sotto qualche cespuglio reddsie?» chiese Maggie.

Delanna fissò il microfono. Ma come aveva fatto Cadiz a trovare il tempo di diffondere via radio anche quella storia? Era stata in giro tutto il pomeriggio, infuriata, da quando aveva capito che B.T. non era a casa, dove si era aspettata che fosse. Delanna sospirò. «È vero: l’ho fatto,» ammise.

Maggie rise di cuore. «Solo a uno Straniero potrebbe venire in mente di esplorare una macchia di quei cespugli strisciando a quattro zampe. Ma cosa ci facevi lì dentro?»

«Io…» Delanna non poteva rispondere Sono andata a cercare Cleo via radio: Doc Lyle avrebbe potuto sentirla. «Io…» Ma non poteva neppure rispondere Sono stata circondata da un gruppo di scimmie incendiarie perché le persone avrebbero potuto portarsi dietro i loro laser quando la prossima carovana sarebbe passata da quelle parti. «Devo andare a cenare,» rispose in tono laconico. «Ciao.»

«Ciao.»

Delanna mise il microfono sulla forcella, si alzò e chiuse il solaris. Sonny aveva rinunciato ad aiutare Cadiz, che stava agitando qualsiasi cosa fosse nella pentola con tanta energia da farla schiumare. Delanna sperò che non fosse di nuovo stufato: si sarebbe ridotto a una poltiglia immangiabile.

«Tutto bene?» le chiese Sonny.

Delanna annuì e sorrise. «Maggie voleva sapere se ho davvero strisciato sotto qualche cespuglio reddsie.»

«Non le avrai…»

«Ovviamente non le ho detto nulla sulle scimmie incendiarie,» gli assicurò Delanna. «Mi sono ricordata che stavo parlando via radio.»

Sonny le rivolse un sorriso di apprezzamento. «Grazie.»

«Quando è pronta la cena?»

Ma Sonny stava fissando la tazza di ceramica lasciata da Jay sulla carrozzeria del solaris. La prese in mano. «Vuoi riportarla a Jay?» chiese a Delanna. «Stasera, al buio e da sola? Voglio dire, questo è ciò che spera lui.»

«Forse,» rispose Delanna, prendendo la tazza e, come per caso, facendola scivolare deliberatamente tra le dita. La tazza cadde a terra e si ruppe. «Oops,» esclamò lei.

Sonny sembrò sorpreso.

«È così facile intuire i suoi propositi,» commentò Delanna e Sonny ridacchiò; sembrava molto più felice e sicuro di quanto lo avesse mai visto, e quella consapevolezza fece sorridere anche lei.

Lasciando i cocci sul terreno, andarono ad aiutare Cadiz.


Talvolta Delanna ebbe l’impressione che sarebbero usciti più in fretta dalle Pianure di sale se le avessero attraversate a piedi invece che a bordo dei solaris. Le ruote stridevano la maggior parte del tempo perché sterzavano costantemente e probabilmente anche perché lo strato superiore di sale veniva sciolto dall’aria satura di umidità. Gli altri avevano detto a Delanna che, di solito, il clima delle Pianure di sale era secco, ma il temporale, che gravava immobile sull’orizzonte, stava spingendo avanti a sé una massa d’aria calda e umida che l’alta pressione proveniente dalle spalle della carovana riusciva semplicemente a bloccare in quella zona. In modo che potesse dissolvere il terreno sotto i loro piedi.

Le notti erano la cosa peggiore. Delanna sentiva il suolo vibrare sotto di lei, vibrazioni che talvolta si trasmettevano nell’aria, producendo un gemito perfettamente udibile. Allora giaceva sveglia per ore, ascoltando quei rumori; poi cessavano e lei riusciva quasi ad addormentarsi, solo per scoprire che era l’alba e che doveva alzarsi per affrettarsi ad andare nel solaris di Jay per effettuare un nuovo studio di probabilità, in modo che potessero coprire con una certa sicurezza il tratto del giorno.

«Se questa non cambia,» affermò Jay il quinto giorno, battendo una mano sulla nuova mappa, «stasera arriveremo al limite opposto delle pianure.»

Delanna riferì a Sonny le parole di Jay mentre partivano da un campzye di bianche dune di sale; ormai era trascorso un giorno di viaggio da quando si erano lasciati alle spalle le collinette e gli archi di sale.

«Questo viaggio migliorerà di due giorni il record di attraversamento delle Pianure di sale,» commentò Sonny. Stava guidando di nuovo lui, facendo avanzare con molta cautela il solaris tra i piedi di due colline friabili. Erano ancora alla retroguardia della carovana, anche se il motore non si era surriscaldato neppure una volta da quando avevano iniziato a viaggiare sul sale.

«A Jay dispiacerà molto perderti, Delanna,» commentò Cadiz.

«Non è merito mio,» si schermì Delanna. «Chiunque potrebbe ottenere gli stessi risultati con il programma giusto… e lui ce l’ha.»

«Sì, ma non sa farlo funzionare, vero?»

«Non ne sarei così sicuro,» intervenne Sonny, «dopo che ha visto Delanna utilizzarlo ogni giorno.»

«Anch’io l’ho vista usare quel programma ogni giorno,» replicò Cadiz in tono triste, «ma non saprei certo farlo funzionare. L’hai osservata pure tu, la maggior parte dei giorni, ma scommetto che neppure tu ci riusciresti. B.T. avrebbe imparato a usarlo in un baleno, ma lui chissà dov’è.»

Delanna represse un gemito: Cadiz era stata molto irritabile da quando erano entrati nelle Pianure di sale e ogni tanto riusciva a riportare la conversazione su dove potesse trovarsi B.T. Tanner, da cui nessuno aveva ricevuto neppure una parola.

Ormai Sonny non sorrideva più quando Cadiz si lamentava del fratello e non le rispondeva mai, neppure rivolgendole quelle scrollate di spalle che facevano tanto infuriare Cadiz. Adesso la ragazza fissò accigliata Sonny e si protese in avanti per accendere la radio. Iniziò a fare un giro delle frequenze.

«…un altro bambino!»

«E Nonno Maitz dice che quella della scorsa primavera è stata la migliore fioritura che ha visto in trent’anni…»

«…e così ho detto a Bianca, ‘Non hai alcun bisogno di impegolarti con Jay Madog…’»

«Con il temporale in attesa lassù a est, ho detto a Dominic che era assurdo livellare la strada fino a quando…»

Delanna ascoltava distrattamente la radio mentre si stiracchiava sul sedile posteriore. Prese una spazzola con le setole dure e iniziò a lucidare le scaglie sulle piastre del carapace di Cleo, che, come tutto il resto, erano incrostate di sale. Dopo un po’, si appoggiò al finestrino e lasciò vagare lo sguardo sulle bianche dune scintillanti che le passavano accanto. Almeno adesso procedevano a una velocità maggiore. I suoi occhi, pesanti per la mancanza di sonno, iniziarono a chiudersi. Forse quella notte sarebbe riuscita a dormire con della vera terra sotto di lei, un letto di roccia che non scricchiolava perché frammenti di esso stavano cadendo in un abisso creato dal sale sciolto.

Il solaris sussultò e Delanna aprì di scatto gli occhi. In quel punto le dune di sale non erano più così alte e lungo la pista che stavano seguendo c’era una pianta, schiacciata dalle ruote dei solaris e coperta di sale, ma pur sempre una pianta. Apparve un’altra pianta, poi un’altra ancora, questa volta di lato, perché le dune sembrarono aprirsi come i cespugli reddsie, permettendo il passaggio alla fila di solaris. Il motore stava arrancando leggermente, non come quando aveva surriscaldato l’albero di trasmissione, ma abbastanza da indicare che stavano salendo. Delanna si mise a sedere e si guardò intorno.

Si rese subito conto che erano saliti di molto, poiché alle loro spalle le dune di sale si allungavano per miglia e miglia, brillando come cumuli di neve sotto la luce del sole. Davanti a loro c’era un nuovo orizzonte, ingentilito da foglie di colore giallo-verde che crescevano su rami neri che Delanna continuò a osservare fino a quando non iniziarono a sfiorare il finestrino. Avanti a sé, poteva vedere l’intera fila di veicoli da cui era formata la carovana, con alla testa quello di Jay.

«Sarà meglio che Jay si fermi per cena,» commentò Cadiz, «oppure non ci sarà luce sufficiente per ricaricare i pannelli solari rimasti.»

«Sembra che voglia tirare dritto fino a Little Dip,» commentò Sonny.

«Cos’è Little Dip?» si chiese Delanna ad alta voce. «Una palude di sale?»

Sonny scosse la testa. «È una pozza d’acqua fresca,» spiegò. «Un piccolo ruscello sbarrato da… Mmm, guarda lì. C’è del fumo che si alza dal boschetto. Nagle e Pierce sono andati in avanscoperta anche stamattina?»

«Non credo,» rispose Delanna, tentando di ricordare. Poi scosse la testa. «No, sono sicura che non l’hanno fatto. I loro scooter erano caricati sul rimorchio e loro viaggiavano dietro Jay.»

«Be’, ma allora chi sarebbe tanto imbecille da accamparsi qui?» si chiese Cadiz. «È troppo lontano da qualsiasi posto abitato per venirci a fare una gita e quelli che si sono accampati dovranno aspettare almeno una settimana, se vogliono che Jay li prenda con sé nella carovana di ritorno.»

L’aria aveva un profumo più dolce, di cose che crescono, anche se era ancora decisamente soffocante. Cleo si era estesa completamente, il metodo migliore per guardare dal finestrino, e sembrava più interessata all’erba e ai cespugli di quanto non lo fosse stata alle colline di sale.

La carovana avanzò serpeggiando attraverso onde di piante simili all’erba che ricoprivano il fondo della vasta pianura; davanti a loro c’era Little Dip: era davvero una semplice pozza d’acqua, però era circondata da un boschetto di alberi rachitici, da cui si innalzava un sottile filo di fumo.

«Be’, tu cosa pensi?» disse Sonny.

«Oh, no!» gemette Cadiz.

«Cosa c’è?» chiese Delanna, fissando il fumo. «Scimmie incendiarie?»

«Scimmie incendiarie!» esclamò Cadiz. «E cosa ci farebbero qui delle scimmie incendiarie?» Tirò il suo zaino sul sedile anteriore e iniziò a frugarvi dentro freneticamente. «Dov’è finito il mio pettine?»

«Non si tratta di scimmie incendiarie,» commentò Sonny in tono divertito. «Cadiz non si preoccuperebbe certo di pettinarsi per una banda di scimmie incendiarie.»

Delanna si protese in avanti per scrutare attraverso il finestrino. Vide un solaris parcheggiato sull’orlo della pozza e un uomo in piedi accanto a esso, le braccia incrociate sul petto, che osservava con calma l’arrivo della carovana. «Chi è?»

«Qualcuno mi presti un pettine!» gridò Cadiz, spostando lo specchietto retrovisore in modo da potersi specchiare.

Con tutta calma Sonny infilò la mano nel taschino e prese un pettine. «Non ti sei mai preoccupata di aggiustarti i capelli per noi.»

«Oh, ma chiudi il becco!» sbottò Cadiz, strappandogli il pettine di mano e passandolo tra i suoi riccioli biondi e scarmigliati.

«Ma chi è?» chiese di nuovo Delanna. Ormai erano abbastanza vicini da permetterle di vedere il volto dell’uomo, se non fosse stato per il solito polverone sollevato dalla carovana che avvolse la pozza fino a quando Delanna non poté vedere più nulla.

«Oh, ma guardatemi!» gemette Cadiz allo specchio. «Perché ieri sera non ho chiesto a Jay se potevo usare la sua doccia sonica?»

Sonny parcheggiò all’estremità della carovana opposta alla pozza, accanto a due solaris i cui pannelli solari erano già stati fissati ai loro alberi. Cadiz, dando un’ultima occhiata carica di nervosismo allo specchietto, si calcò il cappello in testa e saltò fuori dal solaris.

L’uomo si stava già allontanandosi dalla pozza, dirigendosi verso di loro con andatura decisa, ma Cadiz non gli andò incontro. Rimase impalata accanto al solaris, mordendosi nervosamente il labbro.

Delanna venne improvvisamente colpita da un pensiero tremendo. «Non è il veterinario, vero?» chiese, allungando per istinto una mano verso Cleo.

«Il veterinario?» esclamò Sonny in tono sorpreso. «E cosa ci farebbe quaggiù? No, quello è B.T.»

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