Sonny le rivolse il suo tipico sorriso. «È sempre un piacere vederti, Cadiz.»
«Ci scommetto,» replicò la ragazza, battendo il cappello sul montante della porta. «Ma vi rendete conto che, mentre voi eravate al riparo del temporale, le scimmie incendiane hanno saccheggiato questo posto? Se la sono filata con una coperta e adesso la stanno usando come trampolino.»
Delanna si mise a sedere e riuscì a vedere abbastanza dalla finestra per sapere che Cadiz si riferiva a Cleo che rimbalzava in aria mentre quattro scimmie incendiarie reggevano gli angoli della coperta rosa. «Quando ricaveranno un sacco dalla coperta e inizieranno a usarlo per raccogliere le pomarance, allora sapremo con certezza che ci troviamo di fronte a una vera e propria rivoluzione tecnologica.»
«Eh?» esclamò Cadiz.
«Va tutto bene, Cadiz,» la tranquillizzò Sonny. «Non sono venute a rubare. Quella più grande ha trascorso la notte qui con noi. Probabilmente è rimasta impigliata nella coperta quando è andata alla porta.»
«Non sono stata io ad aprire la porta,» commentò Delanna. «L’hai aperta tu?»
Sonny scosse la testa. «È un ragazzo intelligente. Ha preso da sua madre.»
Cadiz aggrottò la fronte. «Non penso che una scimmia incendiaria abbia le referenze necessarie per fungere da accompagnatrice.»
«Che ne dite di fare colazione?» suggerì Sonny, alzandosi. Si diresse verso il camino, dove, la notte precedente, Delanna aveva appeso i suoi panni bagnati.
«Colazione? Oh, no,» rispose Cadiz. «Dobbiamo sbrigarci. Stillwater Canyon ha inviato una richiesta d’aiuto generale: nella diga si è aperta una falla. Visto che non siamo riusciti a metterci in contatto con voi via radio, B.T. e io abbiamo deciso che avremmo fatto meglio a passare di qui. Quando l’acqua sciolta della grandine farà salire il livello dell’acqua, ci vorranno molte più persone della famiglia Mainwaring per tappare la falla. E se la diga cede, potremo dire addio ai lanzye di Stillwater e di Trickle.»
«Perché non ci avete svegliato con il segnale di chiamata acustico?» le chiese Sonny mentre staccava la camicia dal gancio.
«Ci abbiamo provato, ma…»
«Io ho spento la radio durante la notte,» la interruppe Delanna. «Trasmetteva solo scariche di statica.»
Sonny infilò in fretta le braccia nelle maniche della camicia. «Vengo subito,» affermò. «Delanna, dovresti andare a controllare come stanno le oche.» Si sedette sulle coperte accanto a Delanna per infilarsi le calze e gli stivali, poi balzò in piedi e tese una mano per aiutare Delanna. «La prossima volta lascia la radio accesa anche se trasmette solo statica, tesoro,» le consigliò e le sue dita esitarono sulla sua mano qualche istante in più del necessario. «Qualche volta un brutto temporale potrebbe decidere di tornare indietro.»
Aveva detto «un brutto temporale» come se fosse una sola parola e non aveva menzionato il fatto che, qualche volta, durante un brutto temporale, le persone dovevano inviare una chiamata, come in quel caso, e non potevano farlo se la radio era spenta. Delanna provò un leggero senso di colpa.
«Andrò subito ad accenderla,» stava dicendo quando sorprese Cadiz a fare una smorfia e a rivolgerle un silenzioso e ironico «Tesoro,» mentre Sonny le voltava le spalle. Quando Sonny si girò e uscì di corsa dalla porta, l’espressione di Cadiz era tornata normale.
«Tu vieni, Cadiz?» gridò da sopra la spalla.
«Forse la scimmia incendiaria era il tipo giusto di accompagnatrice,» commentò Cadiz. «Tesoro.»
«Non sa neppure di averlo detto,» protestò Delanna.
«Lo so. È proprio questo che lo rende così bello. Se le scimmie incendiarie hanno la facoltà di sciogliere la lingua dei Tanner, me ne procurerò anch’io qualcuna.»
«Non fanno altro che bloccare il calore proveniente dal camino,» spiegò Delanna. Prese una delle coperte dal pavimento e iniziò a piegarla.
«Non c’è niente di meglio di una bella dormita all’aria aperta per trasformare due persone che si stringono insieme in due persone che si abbracciano.»
«Cadiz?» Sonny ormai aveva praticamente raggiunto la strada e Cadiz iniziò a correre a perdifiato per raggiungerlo. Il solaris iniziò a muoversi non appena Cadiz fu salita a bordo.
Delanna rimase alla finestra con la coperta tra le mani, rimanendo a osservare il solaris fino a quando non sparì alla vista oltre una curva della strada. I raggi del sole si riflettevano su uno strato di brina che copriva quasi tutto e adesso si stava alzando anche il vapore, mentre l’aria del mattino si riscaldava. Cleo e le scimmie incendiarie si erano stancate del loro gioco ed erano dirette verso il boschetto di arbusti giocando a palla; Ragazzone procedeva in retroguardia, trascinandosi dietro la coperta, adesso completamente inzuppata d’acqua. Delanna avrebbe dovuto tentare di recuperarla.
Mise a posto la coperta che stringeva tra le mani e si vestì. Ricordandosi di accendere la radio, si inoltrò nel boschetto, cercando Cleo e le scimmie. Le foglie rimaste sugli alberi erano lacere e forate in molti punti. Ovunque la grandine arrivava alle caviglie, ma si stava sciogliendo in fretta mentre il sole si alzava nel cielo. Le impronte delle scimmie divennero un labirinto di rivoletti. Delanna si arrese, senza neppure sentirsi troppo dispiaciuta di non essere riuscita a trovare la coperta, poi andò a occuparsi delle oche.
Alcune delle tegole del tetto del pollaio si erano staccate, ma era un danno che Sonny avrebbe potuto riparare in pochi minuti. Lei gli avrebbe passato i chiodi e il martello e avrebbe tenuto lontane le oche. Fischiettò la canzone della guardiana delle oche mentre spargeva il grano per la loro colazione e le oche starnazzarono nei momenti appropriati; Delanna ebbe perfino l’impressione che qualcuna andasse a tempo.
Tornò in casa. La grandine aveva ridotto il giardino in una poltiglia verde, ma alcuni dei fiori, protetti dal tetto della casa, erano sopravvissuti e Delanna pensò che sarebbe riuscita a ottenere un’altra fioritura, se avesse potato i fiori distrutti. Iniziò a darsi da fare con le cesoie, potando e cantando, pensando a quanto sarebbe sembrata bella la casa quando sarebbero arrivati i partecipanti al raccolto e a quanto Sonny sarebbe stato fiero del suo lanzye. E anche lei ne sarebbe stata fiera.
Ecco. Aveva finito. I bambini d’autunno color zafferano e le facce di zucca dai colori vivaci avrebbero prodotto altri boccioli nel giro di pochi giorni. E sembrava che perfino le candele di scimmia potessero tornare a fiorire, anche se questa volta non sarebbero state così alte. Soddisfatta di se stessa, tornò in casa.
La sua giacca e i pantaloni di Sonny erano ancora accanto al camino ed erano cosparsi di piume d’oca, rimaste impigliate nel tessuto la sera precedente. Quando li portò sul portico per scuoterli, lasciarono una scia di piume in salotto. Quando poté portare di nuovo dentro i vestiti senza correre il rischio di spargere piume dappertutto, Delanna iniziò a spazzare il pavimento. Era bastata una lieve brezza per spargere le piume sotto le sedie e negli angoli più riposti della stanza. Delanna dovette pulire dappertutto; perfino il tavolo della cucina e il baule di sua madre nell’altra stanza nascondevano piume bianche. La temperatura stava salendo e l’aria, satura di umidità per la grandine che si stava sciogliendo, faceva aderire alle superfici le piume invece di farle volare via ogni volta che Delanna faceva un passo. Quando ebbe finito, stava sudando.
Si lasciò cadere su una sedia, desiderando di avere bevuto prima un bicchiere d’acqua, quando udì qualcuno camminare in cortile.
«Sonny!» esclamò, poi si precipitò verso la porta per salutarlo. «Siete riusciti a tappare la falla…»
Non si trattava di Sonny, ma di Doc Lyle. In una mano reggeva Cleo, mentre nell’altra stringeva due mandarini reali sporchi di fango e dall’aria decisamente defunta.
«Ho qui due mandarini reali morti e un esemplare di vita animale illegale,» annunciò il veterinario in tono rabbioso. «C’è un motivo per cui su Keramos abbiamo delle leggi che vietano l’introduzione di specie aliene.»
«Ma lei non può certo credere che Cleo abbia ucciso…»
«Non posso provare che lo abbia fatto…»
«Ma questo è ridicolo! Gli scarabei non sono animali predatori. Cleo non ucciderebbe alcunché,» protestò Delanna. Fece per allungare una mano verso lo scarabeo, che adesso si stava agitando nella stretta di Doc Lyle.
«Però tu non puoi neppure provare che non l’abbia fatto.»
«A me sembra che siano annegati,» affermò Delanna, ed era proprio così: le loro piume dai colori vivaci erano fradice e sporche di fango. «Il temporale…» esordì, nel tentativo di spiegare con quanta violenza fosse caduta la grandine, ma il veterinario la interruppe di nuovo.
«La legge è molto chiara su queste faccende: è vietato introdurre sul pianeta qualsiasi forma di vita che non sia stata sottoposta a studi di compatibilita in base alla Legge sugli animali domestici o selvatici. Questi due mandarini possono essere stati l’ultima coppia che aveva nidificato sul pianeta e il tuo scarabeo può averli uccisi. Avevo contrassegnato la femmina la primavera scorsa e sono tornato per controllare le sue condizioni, sperando che avesse trovato un compagno. E lo aveva fatto. Ma adesso è successo questo.»
«Cleo non farebbe del male a nessuno,» insistette Delanna. Adesso lo scarabeo stava emettendo versi cinguettanti e, ancora una volta, Delanna tentò di prenderlo, ma Doc Lyle lo allontanò. «Ha paura.»
«È un animale di contrabbando. Non sappiamo quali malattie possa avere.»
«Ha fatto tutte le iniezioni,» protestò Delanna. «E lei lo sa: ha visto il suo certificato di nascita.»
«Parassiti, infestazione ambientale, disastro ecologico. Su Keramos abbiamo delle leggi per impedire che avvengano simili calamità, ma tu le hai violate. Il tuo scarabeo dovrà essere eliminato.»
«Eliminato!» Delanna iniziò a piangere. «No. Sonny non permetterà mai che Cleo venga eliminata. Lui…»
«Lui perderà Milleflores. Condannerò questo lanzye e tutti i suoi abitanti, se Sonny Tanner interferirà di nuovo con la legge. E non provare a dirmi che l’ultima volta non c’entrava nulla. Quelle scaglie ingioiellate sparse intorno allo smaltitore di rifiuti puzzavano di astuzia dei Tanner lontano un miglio,» replicò Doc Lyle. «Adesso corri a prendere una gabbia isolante dal mio solaris.»
«No!» esclamò Delanna piangendo a calde lacrime. «Cleo è mia amica. Non lascerò che le faccia del male.»
«La eliminerò in maniera umana,» cercò di placarla il veterinario, come se questo avesse importanza. Ma quando Delanna iniziò a piangere ancora più forte, scosse la testa e iniziò a camminare verso la strada. La banda di scimmie incendiarie si disperse tra gli alberi in cui si erano nascoste in attesa di Cleo. Il veterinario non le degnò neppure di un’occhiata: continuava a guardare i mandarini reali e a scuotere la testa.
Delanna lo raggiunse di corsa, promettendogli che avrebbe tenuto Cleo chiusa in casa per sempre, se solo le avesse risparmiato la vita. Doc Lyle si limitò a serrare ancora di più le labbra e ad accelerare il passo. Delanna era senza fiato per le lacrime e per il panico, ma tentò di nuovo di impadronirsi di Cleo. Doc Lyle le scostò la mano con una gomitata.
Giunto al suo solaris, il veterinario gettò gli uccelli morti nella cabina e tirò fuori una gabbia isolante. Aprì la porticina.
«Per favore,» lo implorò Delanna. «Per favore, almeno mi faccia dirle addio.»
«Potrai dirle addio quando sarà al sicuro nella gabbia,» replicò Doc Lyle, deponendovi Cleo.
Ancora cinguettando, Cleo iniziò ad artigliare pietosamente i lati della gabbia. Doc Lyle si girò per togliere i mandarini dal sedile e cercare un sacco da qualche parte all’interno del solaris. Delanna rimase a osservarlo stolidamente mentre vi infilava gli uccelli morti. Si chiese se avesse potuto lanciarsi verso la gabbia isolante, impadronirsene e fuggire prima che Doc Lyle potesse fermarla. Ma sapeva che non sarebbe riuscita a resistere abbastanza a lungo. E poi, dove avrebbe potuto andare?
Le scimmie incendiarie stavano tornando indietro con molta cautela; Ragazzone si trascinava ancora dietro la coperta. Doc Lyle aprì di nuovo il sacco per controllare la fascetta su una piccola zampetta d’uccello pateticamente rigida, poi mise gli uccelli morti nel retro del solaris e iniziò a scrivere qualcosa sulla sua tavoletta vega. Sollevò lo sguardo verso le scimmie incendiarie e alcune di loro caddero a quattro zampe e andarono a nascondersi sotto i cespugli. Apparentemente imperturbato, il veterinario riprese a scrivere.
Delanna si asciugò le lacrime sulla manica, tentando di pensare. Doveva esserci qualcosa che lei poteva fare. Si chiese se avrebbe dovuto chiamare Maggie. Forse l’avvocato era riuscito a trovare qualche scappatoia legale.
Ma non appena le venne in mente quel pensiero, Delanna si rese conto che Maggie aveva smesso di cercare una scappatoia legale nell’istante in cui Cleo era stata teoricamente gettata nello smaltitore di rifiuti. Doc Lyle si girò per riporre la tavoletta vega nel solaris e chiuse il tettuccio.
«Prima di eliminarla, le darò un buon pasto con dentro un sedativo,» affermò Doc Lyle in tono non privo di gentilezza. Si girò per prendere la gabbia e trovò Ragazzone accanto a essa. «Sciò!» esclamò il veterinario battendo le mani.
Ragazzone arretrò di alcuni passi e la coperta si impigliò in un angolo della gabbia e la fece cadere con un tonfo, strappando a Cleo un cinguettio di indignazione. Quel rumore spinse Ragazzone a tentare di allontanarsi in tutta fretta, ma ormai la coperta era saldamente impigliata nella gabbia, che risuonò dietro di lui mentre saltava tra i cespugli in preda a un vero attacco di panico. La gabbia andò a urtare contro una roccia e rimbalzò; il rumore spaventò le altre scimmie, facendole uscire dai loro nascondigli. L’impatto con la roccia fece spalancare la porticina. Cleo emise un ruggito di sorpresa e rotolò fuori dalla gabbia, di nuovo libera. Una delle scimmie la raccolse e la gettò al primo fuggiasco. Ragazzone diede un ultimo strattone alla coperta, che si staccò dalla gabbia. Poi la scimmia seguì la banda delle sue compagne, trascinandosi ancora dietro la coperta, ormai a brandelli, ansiosa di unirsi al solito gioco.
Doc Lyle allungò la mano verso la pistola e Delanna trattenne il fiato, travolta dal panico. «Non lo faccia,» lo implorò.
«Non posso farlo,» ribatté Doc Lyle scuotendo rabbiosamente la testa. «La stagione di caccia non è ancora aperta e ho usato tutti i miei dardi anestetici su un poko ferito. Ma se non faccio qualcosa, quelle scimmie incendiarie potrebbero andarsene con lo scarabeo.»
«Vivono nei paraggi. Giocano a palla con Cleo tutto il tempo,» spiegò Delanna, aggiungendo in fretta, «per ore, perfino per giorni.»
«E così adesso devo anche preoccuparmi che tra le scimmie incendiarie di Keramos scoppi un’epidemia provocata da uno scarabeo,» borbottò il veterinario. «E adesso possono anche vivere nei paraggi, ma le scimmie incendiane migrano a sud subito dopo il primo forte temporale, ovvero proprio quello scoppiato la notte scorsa.» Si avvicinò alla gabbia ammaccata e la sollevò da terra. Alcune delle sbarre si erano piegate e un angolo era rientrato, ma la porticina funzionava ancora. Tornò da Delanna con la gabbia. «Ecco cosa faremo. Tu ti fai restituire quello scarafaggio dalle scimmie, prima che se ne vadano; di solito rimangono un po’ più a lungo, se hanno a disposizione una sorgente termale e so che qui ce n’è una nel boschetto. Così tu riprendi Cleo e la metti al sicuro in questa gabbia isolante; io tornerò a prenderla tra pochi giorni. Devo andare a controllare l’altro mandarino reale che ho contrassegnato lo scorso autunno.»
«Ma…»
«Niente ma. E dì a Sonny Tanner che se tenta un altro dei suoi trucchetti, tipo tentare di darmi a bere che le scimmie sono migrate portandosi dietro lo scarabeo, oppure mi dà qualsiasi altra cosa che non sia quello scarabeo al sicuro nella gabbia isolante, io confischerò Milleflores. Mi sono spiegato chiaramente? Non accetterò nulla che non sia quello scarabeo in questa gabbia.»
«Sì,» rispose Delanna in tono desolato.
Doc Lyle poggiò la gabbia ai piedi di Delanna, entrò nel solaris e andò via, lasciando Delanna a fissare stolidamente la strada.
Dopo un po’, tornò di nuovo in casa, portando con sé la gabbia ammaccata. Adesso il sentiero era molto fangoso: la grandine ormai si era sciolta, tranne nei punti all’ombra. In casa faceva un caldo soffocante. Delanna tentò di pensare a cosa fare. Era inutile tentare di portare via Cleo alle scimmie prima che avessero finito il loro gioco. Ma si sarebbero stancate abbastanza presto e, anche se Cleo si fosse allontanata come era stata solita fare durante le ultime settimane, sarebbe tornata a casa quando le sarebbe venuta fame.
La radio era in piena attività.
«…aveva una falla abbastanza grande da farci passare attraverso un solaris,» stava dicendo Nonno Maitz, «ma ci hanno fatto rotolare davanti uno di quei grandi massi e adesso stanno turando il resto a mano, usando pietre e fango.»
«Riusciranno a finire prima che il livello delle acque salga?» Delanna riconobbe la voce di Tom Toricelli, che chiamava da Valley View; adesso sapeva che quel lanzye era in molto in alto sulle pendici delle montagne. «Quassù a Valley View fa un caldo tremendo e l’acqua dello scioglimento della grandine farà ingrossare i ruscelli.»
«Sonny e B.T. Tanner sono arrivati qualche tempo fa con la ragazza dei Flaherty,» intervenne un’altra voce. «E alle prime luci dell’alba, Mel Flaherty ha portato tutta la sua squadra e un paio di verricelli. Penso che anche i Tanner più giovani fossero con lui. Emil, gli Hansen e Mort Sanderson sono partiti quando è stato lanciato il primo allarme e così probabilmente adesso saranno lì anche loro.»
«Maurey ed Edgar sono partiti non appena sono riusciti a tirare fuori il solaris di Edgar da una valanga di fango,» aggiunse Kaylee. «Edgar lo ha usato come barriera per evitare che una slavina di grandine sciolta e di fango inondasse il pianoterra della sua casa. Immagino che fosse ridotto davvero male, ma dopo una buona lavata con la pompa, si è accesso immediatamente.»
Andranno avanti per sempre, pensò Delanna, ma lei aveva bisogno di mettersi in contatto con Maggie. Forse lei avrebbe saputo cosa fare per salvare Cleo. Prese il microfono.
«Posso interrompere la vostra conversazione per chiamare Maggie Barlow?» chiese Delanna.
«Be’, ma certo che puoi,» rispose Kaylee in tono gentile, «ma la Corte Itinerante è arrivata e ieri tutti gli avvocati sono andati sulla Justice con la navetta. Adesso la Corte è in seduta, dunque non puoi neppure essere collegata con la nave. Però potresti lasciare una richiesta di parlare con lei.»
«Oh,» commentò Delanna in tono spento. Aveva dimenticato quanto fosse stata vicina la data del suo appello alla corte.
«Non c’era un messaggio di Maggie per i Tanner?» chiese Mrs. Siddons.
«Sì che c’era,» rispose Nonno Maitz. «Ma, con tutto questo traffico di emergenza causato dal temporale, me n’ero completamente dimenticato. Me lo sono scritto…» Dalla radio sembrò che stesse sfogliando i suoi appunti. «Eccolo. Dice solo, ‘Tutto bene. La vendita è possibile. Qualche piccola restrizione. Stai pronta’. Ti dice qualcosa?»
«Cosa vende Sonny?» chiese Mrs. Siddons.
«Sì, mi dice qualcosa,» rispose Delanna. Qualche settimana prima, la notizia che era possibile vendere la sua quota di Milleflores l’avrebbe resa felice. E se l’avesse appresa all’epoca del suo bagno nel sale, l’avrebbe addirittura mandata al settimo cielo. Ma adesso sapeva solo che amava Milleflores e che non avrebbe mai potuto venderlo. E tutte le questioni legali su Milleflores impallidivano di fronte alla consapevolezza che, tra pochi giorni, Doc Lyle sarebbe venuto a prendere Cleo.
«Cosa vende Sonny?» chiese di nuovo Mrs. Siddons.
Nulla di tutto questo ha più importanza, pensò Delanna, ma sapeva che Mrs. Siddons avrebbe continuato a rivolgerle quella domanda fino a quando non avrebbe avuto una risposta. «Solo un… vecchio orologio,» spiegò.
«Un orologio?» si stupì Mrs. Siddons. «Ma perché Sonny avrebbe bisogno di un avvocato per vendere un orologio?»
Quella di Delanna era stata una risposta stupida, che sarebbe servita soltanto a rendere ancora più curiosa Mrs. Siddons. «Non è nulla di importante,» spiegò Delanna, tentando di apparire disinvolta. E poi aggiunse, «Nonno Maitz, sa quando finiranno di riparare la diga?»
«Oh, di sicuro lavoreranno per tutta la notte. Perfino se tutto va bene, e io penso che sarà così, dovranno aspettare che il livello del bacino salga per la grandine sciolta prima di poter tornare a casa.»
Delanna annuì tra sé. Era un bene. I suoi occhi erano rossi per il pianto: Sonny avrebbe potuto accorgersi che c’era qualcosa che non andava e lei non voleva dirgli di cosa si trattasse. L’ultima volta che Sonny aveva salvato Cleo, Delanna non aveva saputo che così facendo avrebbe potuto mettere a repentaglio Milleflores. Lui non glielo aveva detto, anche se doveva averlo sicuramente saputo. E Delanna sapeva che lo avrebbe fatto di nuovo, visto che Sonny l’aveva fatto una volta. No, doveva risolvere quel problema da sola.
«Hai un messaggio per Sonny?» stava dicendo Nonno Maitz. «Tra poco porterò loro qualcosa da mangiare. Devo andare abbastanza presto, se voglio essere di ritorno prima del tramonto. La mia batteria non è più quella di una volta.»
«Forse dovresti comprare un orologio invece,» commentò Mrs. Siddons. «Uno così prezioso che c’è bisogno di un avvocato per venderlo probabilmente non si romperà. E forse Mrs. Tanner vuole lasciare un messaggio a Maggie proprio su quell’orologio.»
L’orologio è stato un grosso errore, pensò Delanna. Ma se ne sarebbe occupata più tardi. «Dica solo a Sonny che sto bene e che anche tutte le oche stanno bene.»
«Lo farò,» le promise Nonno Maitz. «Cosa vuoi che lasci detto a Maggie?»
Sì, pensò Delanna. Un’ingiunzione o qualcosa del genere. «Dica a Maggie che ho bisogno di…»
«Ho una chiamata di emergenza per Doc Lyle,» intervenne una voce maschile. Delanna l’aveva già sentita, ma non riuscì ad attribuirle immediatamente un nome.
«Qui è O’Hara, da Winterset Lanzye,» annunciò l’uomo. «Ho bisogno di Doc Lyle. Ho sentito che è da queste parti.»
«Qui Doc Lyle. Ti ascolto.»
«Ho delle pecore molto malate,» spiegò O’Hara.
«Non le hai portate a pascolare sui terreni di Milleflores, vero?»
«Ma certo che no,» replicò O’Hara con quello che sembrò un tono di voce leggermente indignato. «Perché me lo chiedi?»
Perché adesso sta cercando di fare passare Cleo per un’untrice, pensò tristemente Delanna.
«Non importa,» replicò Doc Lyle in tono brusco. «Verrò subito. Sarò lì prima del tramonto.»
Le onde radio rimasero silenziose per un istante, poi Mrs. Siddons intervenne di nuovo. «Tanner la salata, sei ancora lì? Vuoi finire il tuo messaggio per Maggie Barlow per quanto riguarda l’orologio?»
Delanna accese il microfono. «Dite solo a Maggie che non voglio più vendere l’orologio,» rispose, poi interruppe la comunicazione. Il messaggio avrebbe rischiato di confondere Maggie, ma avrebbe potuto impedirle di procedere in ulteriori trattative, se era questo che stava facendo. Non poteva chiederle l’ingiunzione di cui aveva bisogno, ammesso che fosse possibile averla, ma almeno l’irritante Mrs. Siddons aveva chiacchierato abbastanza a lungo in modo che O’Hara si inserisse con la sua chiamata di emergenza. Delanna aveva dimenticato che Doc Lyle si sarebbe comportato come chiunque fosse alla guida di un solaris: avrebbe ascoltato la radio. E se avesse saputo che Delanna stava tentando di ottenere un’ingiunzione per salvare Cleo, avrebbe potuto decidere di non aspettare di disintegrare Cleo in maniera indolore, quando sarebbe tornato a prenderla. Avrebbe potuto decidere di spararle a vista.
Delanna tentò di mangiare, ma il cibo le rimase in gola. Andò a cercare Cleo e non trovò nulla, se non le scimmie, compreso Ragazzone, che dormivano al sole. Tentò di fare rotolare Ragazzone via dalla coperta, ma lui si rifiutò di spostarsi. Cleo non si trovava da nessuna parte. Povera piccola. Probabilmente si era spaventata a morte quando la gabbia era caduta a terra.
Delanna spazzò il pollaio: un lavoro meccanico che le permetteva di pensare a cosa fare. Poteva chiamare Maggie. No, Doc Lyle avrebbe sentito e sarebbe tornato per sparare a Cleo. Oppure poteva prendere Cleo e fuggire. Ma certo: sarebbe stata già fortunata ad arrivare alle Pianure di sale da sola, e se avesse tentato di attraversarle a piedi, lei e Cleo sarebbero morte entrambe e, dopo poco tempo, non ci sarebbe stato null’altro che poche ossa, coperte da qualsiasi vestito avesse scelto di indossare, e accanto a lei quella che sarebbe sembrata una borsa incrostata di gioielli: il corpo essiccato di Cleo. Se solo fosse riuscita ad attraversare le Pianure di sale e poi a salire sulla navetta con Cleo. Aveva ancora il denaro del rimborso.
Fece rientrare le oche molto presto, ma loro sembrarono stranamente d’accordo. Poi andò in casa a fare una doccia, cosa di cui adesso aveva disperatamente bisogno. Cleo era seduta sul portico e sembrava estremamente irritata.
«Sapevo che saresti tornata quando ti sarebbe venuta fame,» commentò Delanna, prendendolo tra le braccia. Lo scarabeo scese sul pavimento non appena furono in casa, corse verso il tavolo, divorò il panino che Delanna non era riuscita a mangiare a pranzo, poi si avviò verso la porta prima che Delanna potesse chiuderla di nuovo. Delanna la prese di nuovo tra le braccia e tentò di coccolarla, ma Cleo iniziò ad agitarsi. Delanna sospirò. La puzza delle oche era tremenda, perfino per lei. Fece entrare lo scarabeo nella gabbia, panino e tutto. Cleo armeggiò con la porticina, poi tornò al panino e continuò a mangiarlo.
Delanna gettò i vestiti sporchi in una bacinella ed entrò nella doccia, mentre le magre opzioni a sua disposizione le rodevano il cervello. Forse avrebbe potuto inviare un messaggio segreto a Maggie, ma Delanna sapeva che era impossibile, visto che le onde radio erano strettamente sorvegliate da Mrs. Siddons e dagli altri ficcanaso come lei. Forse Sonny sarebbe riuscito a pensare a qualcosa. Ma certo che lo avrebbe fatto, però avrebbe perso anche Milleflores. O forse poteva dire a Wilkes e Harry di nascondere Cleo da qualche parte, il che era altrettanto rischioso di farsi aiutare da Sonny, poiché anche Wilkes e Harry erano dei Tanner. Delanna poteva tentare di prendere una navetta prima che Doc Lyle venisse a sapere che era partita con Cleo, e morire nelle Pianure di sale tentando di arrivarci. Però poteva prendere il solaris e attraversare le pianure prima che Doc Lyle e Sonny fossero venuti a sapere che era andata via? Probabilmente no. Non aveva una buona mappa, per non parlare dei dati sul sottosuolo, e le inondazioni provocate dallo scioglimento della grandine dovevano avere cancellato qualsiasi traccia lasciata dalle carovane precedenti. E il sistema di trasmissione del solaris di Sonny aveva ancora bisogno di essere riparato. Avrebbe anche potuto guastarsi a metà strada. Inoltre, Delanna non sapeva neppure come montare i collettori solari.
Quando si rese conto che era rimasta nella doccia tanto a lungo che l’acqua stava diventando fredda, Delanna iniziò a lavarsi i capelli. La saponetta di colore rosso rubino, quella portatale da Jay, si era praticamente sciolta nell’acqua corrente. Scosse la testa e iniziò a sciacquarsi i capelli. Jay avrebbe potuto attraversare le Pianure di sale per venirla a prendere, ma quello che si aspettava da una sua chiamata non aveva nulla a che vedere con il salvare lo scarabeo. L’acqua diventò molto fredda. Delanna uscì dalla doccia.
Mentre mangiava la cena e ascoltava la radio, fece uscire Cleo dalla gabbia. La diga era stata riparata e tutti erano stanchi morti e affamati, ma nessuno era rimasto ferito o si era fatto male in maniera grave. Adesso stavano solo aspettando che il bacino si riempisse, cosa che sarebbe accaduta entro poche ore. Cleo grattò contro la porta per tutto il tempo che Delanna impiegò per mangiare i suoi frutti-di-sole freddi. E dopo che Delanna fu andata a letto, senza riuscire a dormire mentre tentava ancora di pensare al da farsi, Cleo abbandonò il cuscino e andò alla porta per vedere se fosse aperta.
Il mattino seguente, Delanna capì che le scimmie erano andate via. Pensò che era strano che nessuna di loro avesse aspettato che Cleo finisse di fare colazione. Un po’ più tardi, sentì per radio che tutti avevano lasciato la diga di Stillwater e iniziò a osservare la lontana porzione di strada visibile tra il frutteto meridionale e una catena di basse colline che spuntava dalle montagne Greatwall come una costola di dimensioni enormi. Non vide il solaris di Sonny, ma pensò di vedere una banda di scimmie che procedevano faticosamente lungo la strada. Quando ne vide una che si trascinava dietro un puntino rosa, la coperta, che spiccava nettamente contro il paesaggio di un verde smeraldo, fu certa che le scimmie di Milleflores stessero migrando verso sud.
Quando andò a fare uscire le oche dal recinto, portò anche Cleo. E quando tentò di chiuderlo nel pollaio per un po’, lo scarabeo scomparve. Delanna tornò in casa per tentare di comporre un messaggio in codice per Maggie, un messaggio tanto astuto che avrebbe potuto trasmetterlo via radio in tutta sicurezza per comunicare a Maggie di compiere ogni sforzo per trovare un modo per tenere in vita Cleo. Aveva appena appallottolato il centesimo foglietto di carta, adesso era sicura che inviare un messaggio in codice a Maggie sarebbe stato inutile, quando udì il suo nome alla radio, in mezzo al traffico di messaggi provocato dal temporale.
«Mrs. Tanner, è ancora lì?» Delanna si avvicinò alla radio e prese il microfono. «Sono qui,» rispose in tono stanco.
«Sonny e i ragazzi sono già tornati?»
«N…»
Harry irruppe in casa. «Siamo tornati!» gridò mente la superava per andare in cucina. «Sonny e B.T. stanno andando al frutteto orientale, e Wilkes e io dobbiamo portare subito qualcosa da mangiare.»
«Sì, sono qui,» rispose Delanna. «Ma sono nei frutteti.»
«Avresti dovuto vedere quanto era grande quel masso, Delanna, ma noi lo abbiamo spostato solo con…»
Il resto di quello che Harry stava dicendo arrivò attutito perché si era infilato nella cantina in cui venivano conservati i tuberi.
«Be’, avverta Sonny che, a causa della grandine, il suo turno di raccolta è stato anticipato. Gli uomini finiranno i raccolti di Stillwater e Blue Rug e poi verranno direttamente a Milleflores, seguendo il cammino del temporale.»
«Glielo riferirò,» rispose Delanna. Wilkes era appena entrato e stava guardandosi intorno, cercando Harry, poi udì la sua voce provenire dalla cantina. Prese un sacco e seguì lentamente il fratello nella cantina. I due ragazzi non potevano nascondere Cleo per lei, non più di quanto Sonny potesse fare qualcosa per lo scarabeo. Delanna diede un’occhiata al pezzo di carta stropicciata. Un messaggio in codice a Maggie era inutile: non aveva la chiave per interpretare qualsiasi codice Delanna potesse escogitare. No, l’unica soluzione era attraversare le Pianure di sale con Cleo.
«Qualcuno sa dov’è Jay Madog?» chiese sommessamente al microfono.
«Potrebbe essere ovunque,» rispose Nonno Maitz. «Vuoi che gli riferisca qualcosa?»
«Sì, per favore,» rispose Delanna di nuovo in tono sommesso. «Gli riferisca solo che Delanna ha detto che il programma è pronto.»