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Ripensandoci, decisero che era meglio mandare un umano per il primo contatto. C'era chi ancora non si fidava di Hask e Seltar, e il nuovo alieno poteva anche essere pericoloso per i due Tosok; dopo tutto erano traditori per il loro popolo.

Dato che Frank Nobilio era l'unica persona vivente che avesse esperienza di queste cose, fu scelto lui. Fu portato dal comando in Virginia alle Nazioni Unite a bordo di un jet biposto Harrier TAV-8B VTOL dei Marine, inviato da una squadriglia in addestramento a Cherry Point, North Carolina.

Appena arrivò a New York, Hask e Seltar salutarono Frank in un ufficio dentro l'enorme struttura monolitica dell'edificio del Segretariato.

«Sono contento di vederti, amico Frank» disse Hask.

«Anch'io» disse Frank. «Conoscete quella nave?» Il mezzo alieno era visibile dalla finestra a specchi dell'ufficio.

«No» disse Hask. «Ma non significa nulla. Nei secoli intercorsi dalla nostra partenza possono essere cambiate molte cose.» Il ciuffo del Tosok maschio ondeggiò. «Qualsiasi cosa accada ora, Frank — a te e al tuo mondo — voglio ringraziarti per l'aiuto, e chiederti di ricordare che l'umanità fuori da questo pianeta ha almeno qualche amico.»

Frank annuì. «Me ne ricorderò.»

Seltar alzò la mano anteriore, portandola verso la testa di Frank. «Posso?» disse.

Frank rimase spiazzato per un attimo, ma poi sorrise. Le quattro dita piatte di Seltar arruffarono i capelli di Frank, che ormai erano quasi tutti grigi. Quando lei ebbe finito, Frank usò la mano destra per dare un colpetto al ciuffo di Seltar e poi, con una mossa che stupì il Tosok maschio, si allungò e scompigliò anche il ciuffo di Hask.

«Devo andare» disse Frank. «Non posso far aspettare i nostri nuovi visitatori.»

Hask prese il suo computer portatile, con la tastiera a croce, dalla tasca della tunica e lo porse a Frank. Frank prese l'ascensore, scese al piano terra e attraversò lentamente il parcheggio delle Nazioni Unite, verso il veicolo sferico. L'alieno a dodici zampe si era ritirato da tempo nella sua navetta da sbarco. Frank temeva di dover salire fino alla nave e bussare sullo scafo, ma quando entrò nel raggio di quindici metri dal veicolo, riapparve la porta e l'alieno — o un altro identico — uscì fuori.

Frank fece vedere il computer portatile, sperando che l'alieno lo riconoscesse, e sapesse cosa farne. Era un azzardo. Certo Frank non avrebbe riconosciuto un attrezzo agricolo italiano del 1800, appartenente a una cultura che non era la sua; non c'era motivo di pensare che il nuovo arrivato riconoscesse un computer Tosok di due secoli.

L'alieno allungò una delle sue lunghe braccia — dal modo in cui si muoveva, sembrava che avesse delle giunture ogni venticinque centimetri circa, piuttosto che essere un tentacolo di muscolo. Frank prese fiato e continuò ad accorciare la distanza che li divideva. L'alieno indossava veramente una sorta di tuta spaziale, di un tessuto argentato. Vicino al punto in cui le gambe erano attaccate al tronco però, c'erano delle fessure aperte; da lì Frank vide la vera pelle della creatura, squamosa e giallo oro. Le strisce aperte consentivano all'alieno di vedere — Frank notò su ogni gamba un paio di occhi ovali, uno sopra all'altro. Gli occhi avevano delle palpebre che si chiudevano da sinistra a destra, ma due occhi sulla stessa gamba non si chiudevano mai simultaneamente. I serbatoi di gas erano attaccati direttamente alla tuta alla base di ogni gamba; presumibilmente i sei orifizi respiratori della creatura si trovavano lì.

Frank continuava a tenere il computer davanti a sé. Data l'altezza ridotta dell'alieno, poteva guardarlo bene da sopra. Sembrava proprio avere una perfetta simmetria radiale; se aveva una parte frontale privilegiata, non ce n'era segno. Un braccio si allungò verso Frank. Anche se l'estremità era coperta dallo stesso materiale argentato, Frank vide che era biforcuta. Le due diramazioni presero facilmente il computer dalla sua mano. La tuta era calda, al tatto; irradiava il calore in eccesso — forse l'alieno veniva da un mondo più freddo di questo.

L'alieno ripiegò il braccio, portando il computer davanti a un paio dei suoi occhi ovali. Lo girò, probabilmente non essendo sicuro di come tenerlo. Frank si sentì sconsolato — evidentemente dovevano ripartire dai disegni, per cercare di imparare a comunicare.

All'improvviso dalla nave emerse una seconda stella marina. Andò velocemente incontro a Frank, ruotando mentre si avvicinava. Quando arrivò, Frank si accorse che in una delle mani aveva un oggetto — un apparecchio che aveva esattamente lo stesso tipo di connettore a tre fori che lui ormai associava alla tecnologia Tosok. Il secondo alieno prese il computer di Hask dal suo compagno e lo collegò al congegno che aveva portato. Su entrambi gli apparecchi iniziarono a lampeggiare delle luci.

Frank si accorse del brusio acuto, appena percettibile. All'inizio pensò che venisse dal computer di Hask, ma presto i suoi orecchi individuarono meglio la fonte. Evidentemente i due alieni stavano conversando, usando soprattutto ultrasuoni. Il brusio veniva da uno e dall'altro in alternanza.

Le luci sul computer di Hask smisero di lampeggiare. Il secondo alieno lo staccò dall'apparecchio che aveva portato, e lo passò a Frank. Frank era sorpreso, ma lo prese. L'alieno passò il secondo apparecchio al primo alieno, poi si allontanò di una decina di metri indietro, ruotando.

Il brusio del primo alieno riprese, e in pochi secondi la voce sintetizzata che Frank associava ad Hask emerse dall'apparecchio che la stella marina stava tenendo. «Mi capisci?» disse la voce.

«Sì» disse Frank, con il cuore che gli batteva forte per l'emozione.

«Non c'è modo di pronunciare il mio vero nome nella gamma vocale Tosok con cui apparentemente comunicate. Per favore assegnami un nome di cui puoi ripetere il suono.»

Frank si sentì temporaneamente spiazzato. «Vediamo… Tony. Ti chiamerò Tony.»

«Tony. E tu sei?»

«Frank.»

«Siamo venuti appena abbiamo ricevuto il messaggio Tosok. Dall'orbita ho visto che non siamo arrivati troppo tardi.»

«Troppo tardi?»

«Per evitare che la vita fosse cancellata dal vostro pianeta.»

«Siete venuti per evitarlo?»

«Sì. I Tosok hanno tentato di sterminare anche noi. Noi siamo… resistenti. Sono stati sottomessi.»

Frank sentì che sorrideva. «Benvenuto sulla Terra, amico.»


I nuovi alieni — già battezzati Twirlers dal corrispondente della CNN — erano originari della stella chiamata dagli umani Epsilon Indi, che, pur essendo a undici anni luce dalla Terra, era a soli nove da Alfa Centauri. I Twirlers avevano iniziato a usare la radio secoli prima dell'umanità, e così un'astronave Tosok ad alta velocità era stata mandata verso quella stella, dove era arrivata oltre trent'anni prima. Anche se c'erano voluti decenni, i Twirlers erano riusciti a sconfiggere i Tosok.

A bordo della bella astronave c'erano ventisei Twirlers, ma era Tony l'unico a comunicare con l'umanità. E quel giorno Tony parlava all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Era davanti allo stesso leggio che Kelkad aveva usato anni prima, il grande simbolo del pianeta su cui era recentemente arrivato era dietro di lui, circondato da foglie di ulivo.

Tony non usava più la voce di Hask; una volta che gli fu spiegato, chiese un campione di una nuova voce per adottarla. Frank ci aveva pensato un po' e poi aveva mandato qualcuno da Blockbuster Video a noleggiare Il buio oltre la siepe; ora Tony parlava con la voce di Atticus Finch, interpretato da Gregory Peck.

«Popoli della Terra» disse Tony. «Il mio stato vi manda i suoi saluti. Siamo lieti che il programma dei Tosok sia stato bloccato, e che voi siate al sicuro. Ma altri mondi non sono stati così fortunati. Ne abbiamo trovati tre che sono stati cancellati dai Tosok, e due continenti nel mio mondo sono stati resi inabitabili durante il nostro conflitto con loro. Voi avete senza dubbio del risentimento verso i Tosok che sono venuti qui — ma spero che capirete che in realtà non hanno fatto nulla contro la Terra, oltre a uccidere un gruppo di persone. Insieme alle razze di altri due mondi che sono stati minacciati dai Tosok, il mio popolo ha in programma di processare i pochi Tosok sopravvissuti per genocidio e tentato genocidio — compresi i cinque qui sulla Terra che erano implicati nel complotto. Vi invitiamo a partecipare a questo impegno, se volete, oppure di lasciarlo a noi. Ma ora chiediamo formalmente l'estradizione dei Tosok conosciuti come Rendo, Torbat, Dodnaskak, Stant, e Ged. Ve lo assicuriamo, pagheranno per i loro crimini.

«Sono qui alle Nazioni Unite, di cui mi è stata spiegata la breve e — spero che mi scusiate se dico questo — difficile storia. Le Nazioni Unite, con tutti i loro problemi, rappresentano un ideale, un'astrazione concretizzata, la fede nel fatto che lavorando insieme si può garantire la pace. Non ha sempre funzionato, e forse non sempre funzionerà in futuro, ma l'ideale — la promessa, la speranza, il concetto — è condiviso dal mio popolo, e da quelli degli altri due mondi abitati di cui ho parlato.

«I nostri tre mondi hanno già iniziato a creare — lasciate che usi un parallelo per tradurre — i Pianeti Uniti, un'organizzazione che rappresenti tutti i nostri interessi, progettata per garantire che non ci saranno mai più guerre interstellari.

«Francamente, il vostro pianeta è primitivo rispetto ai membri esistenti dei Pianeti Uniti. Ma vedo che le Nazioni Unite hanno lavorato a lungo per alzare gli standard dei loro membri meno sviluppati e meno ricchi. Anche questo è un ideale condiviso dai Pianeti Uniti, e sono qui davanti a voi tutti, che rappresentate individualmente le vostre nazioni e collettivamente il vostro mondo, per invitare la Terra a unirsi a noi.» Tony fece una pausa, guardando i volti neri, bianchi, gialli e rossi degli umani. «Amici,» disse «vi offriamo le stelle.»

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