Forse sarò costretto a menzionare il processo O.J. Simpson… Molti lettori faranno il collegamento, mentre leggono Processo alieno, quindi è meglio dire la verità.
Sono una di quelle persone fissate con le notizie, e per scrivere questo romanzo avevo persino spostato una televisione nel mio ufficio. Quando lavoravo al mio romanzo precedente, Starplex, il processo Simpson andava avanti tutto il giorno. Essendo canadese, ero consapevole di seguirlo con una prospettiva differente, dall'esterno: in Canada il sistema giudiziario è diverso da quello statunitense, e non abbiamo personaggi che possano ambire allo status di un O.J. Simpson.
Quando il mio editore statunitense decise di acquistare Starplex, aveva anche previsto un seguito. Ma completando il romanzo compresi che ciò non sarebbe stato possibile. Tuttavia quella mia visione della giustizia americana continuava a girarmi per la testa. Ebbi un'idea per il titolo — Illegal Alien — e tutto il resto venne di conseguenza: una storia giudiziaria con un imputato alieno. Chiesi al mio editor se potevo scrivere questa vicenda, invece del seguito di Starplex, e lei accettò con entusiasmo.
Al di là di ogni considerazione sull'innocenza o la colpevolezza di Simpson, non vi è dubbio che la questione razziale abbia avuto un ruolo importante nel processo, e persone di razze diverse hanno interpretato differentemente gli atti e il verdetto. Ma alla fine, a vicenda conclusa, il caso Simpson non ha avuto davvero una grande importanza, su larga scala. Era impossibile riportare in vita le vittime, dopo tutto; la posta in gioco era in realtà il futuro personale di O.J. Ma cosa sarebbe accaduto se un alieno avesse apparentemente ucciso un umano di una certa notorietà? Che tipo di questioni razziali ne sarebbero scaturite? E se il destino dell'intero pianeta fosse dipeso dai risultati del processo? Questi sono i temi affrontati nel romanzo che state per leggere.
In passato ho vinto sia il più importane riconoscimento degli Stati Uniti per la fantascienza, il premio Nebula, che quello canadese per il giallo, il premio Arthur Ellis, così credo di sapere qualcosa di entrambi i generi. Volevo scrivere un libro che attraesse sia gli amanti del giallo sia quelli di fantascienza. Inoltre sono un grande appassionato di storie giudiziarie: il mio romanzo preferito è Il buio oltre la siepe, di Harper Lee, la pièce che amo di più è Inherit the Wind di Jerome Laurence e Robert E. Lee (che nel 1960 venne trasposto nel film E l'uomo creò Satana per la regia di Stanley Kramer); uno dei miei film preferiti è l'originale Il pianeta delle scimmie, in cui vi sono, se ci si pensa bene, alcuni grandi momenti in aula.
Ma non sopporto i libri, i drammi o i film che sperperano tre quarti della loro lunghezza solo per impostare il momento del processo. Nel mio romanzo ho davvero cercato di dedicare il fulcro della storia ai fuochi pirotecnici dell'aula del tribunale.
Vi auguro buon divertimento.
Robert J. Sawyer