«Padrona, io…» cominciò a dire Morty.

«CHIUDI IL BECCO» disse la Morte. Fece un cenno a Keli con un indice calcareo. Lei si girò per guardarla, non osando il suo corpo disobbedire.

La Morte allungò una mano e le toccò il mento. La mano di Morty balzò sulla spada.

«È QUESTO IL VOLTO CHE HA SPINTO MILLE NAVI E HA INCENDIATO LE TORRI DIROCCATE DI PSEUDOPOLIS?» si chiese la Morte. Keli fissava ipnotizzata i puntini rossi che si trovavano a miglia di distanza all’interno di quelle orbite scure.

«Ehm, mi scusi» disse Bentagliato, poggiando rispettosamente una mano sul cappello, alla maniera messicana.

«EBBENE?» disse la Morte, distratta.

«Non è quello, signora. Credo che lei stia pensando a un altro volto.»

«COME TI CHIAMI?»

«Bentagliato, signora. Sono un mago, signora.»

«SONO UN MAGO, SIGNORA» lo scimmiottò la Morte. «TACI, MAGO.»

«Signora.» Bentagliato fece un passo indietro.

La Morte si rivolse a Ysabell.

«FIGLIA, ESIGO UNA SPIEGAZIONE. PERCHÉ MAI HAI AIUTATO QUESTO FOLLE?»

Ysabell fece un inchino con fare nervoso.

«Io… lo amo, mamma. Almeno penso.»

«Davvero?» disse Morty sbalordito. «Non me lo hai mai detto!»

«Sembrava che non ce ne fosse mai il tempo» rispose Ysabell. «Madre, lui non voleva…»

«ZITTA.»

Ysabell abbassò lo sguardo. «Sì, madre.»

La Morte girò attorno alla scrivania incedendo in maniera solenne, finché non venne a trovarsi direttamente di fronte a Morty. Lo fissò a lungo.

Poi con un unico movimento indistinto, la sua mano colpì Morty in pieno volto, mandandolo a terra.

«TI HO OSPITATO NELLA MIA CASA» disse «TI HO ADDESTRATO, NUTRITO, VESTITO, OFFERTO OPPORTUNITÀ CHE NON TI SARESTI NEMMENO POTUTO SOGNARE, ED È QUESTO IL MODO IN CUI MI RIPAGHI. SEDUCI MIA FIGLIA, TRASCURI IL LAVORO, CREI SQUARCI NELLA REALTÀ CHE NECESSITERANNO DI UN SECOLO PER GUARIRE. LE TUE AZIONI A SPROPOSITO HANNO CONDANNATO I TUOI COMPAGNI ALL’OBLIO. GLI DEI NON PRETENDERANNO NULLA DI MENO.

«CONSIDERANDO TUTTO QUESTO, RAGAZZO, NON MI SEMBRA AFFATTO UN BUON INIZIO PER IL TUO PRIMO LAVORO.»

Morty si portò faticosamente in una posizione a sedere, tenendosi una mano sulla guancia. Essa bruciava, fredda, come il ghiaccio di cometa.

«Morty» disse.

«PARLI, ANCHE. E CHE VUOI DIRE?»

«Potrebbe lasciarli andare via» disse Morty. «Sono stati soltanto coinvolti. Non è stata colpa loro. Lei potrebbe risistemare le cose in modo che…»

«E PERCHÉ MAI DOVREI FARLO? ORA APPARTENGONO A ME.»

«Io la combatterò per loro» disse Morty.

«GESTO DAVVERO NOBILE. I MORTALI MI COMBATTONO IN CONTINUAZIONE. SEI LICENZIATO.»

Morty si sollevò in piedi. Ricordò che cosa aveva provato ad essere come la Morte. Cercò di riconquistare quel sentimento, di farlo riaffiorare.

«NO» disse.

«AH. TU INTENDI SFIDARMI ALLA PARI, ALLORA?»

Morty deglutì. Ma almeno la strada che aveva intrapreso era decisa. Quando balzi giù da un dirupo, la tua vita si dirige verso una direzione estremamente precisa.

«Se necessario» rispose. «E se vincerò…»

«SE VINCERAI TI TROVERAI NELLA POSIZIONE DI POTER FARE QUELLO CHE VUOI» disse la Morte. «SEGUIMI.»

Passò oltre Morty e si diresse verso il corridoio. Gli altri quattro guardarono il ragazzo.

«Sei certo di sapere quello che stai facendo?» gli chiese Bentagliato.

«No.»

«Non puoi battere la padrona» disse Albert. Sospirò. «Credimi sulla parola.»

«Che succederà se perderai?» domandò Keli.

«Io non perderò» replicò Morty. «È questo il problema.»

«Mia madre vuole che lui vinca» disse amaramente Ysabell.

«Vuoi dire che lascerà vincere Morty?» intervenne Bentagliato.

«Oh, no, non lo lascerà vincere. Desidera soltanto che lui vinca.»

Morty annuì. Mentre seguivano la sagoma scura della Morte egli rifletté su un futuro infinito, passato a servire qualsiasi misterioso scopo il Creatore avesse in mente, vivendo al di fuori del Tempo. Non poteva biasimare la Morte per volersi dimettere dal lavoro. La Morte aveva detto che essere uno scheletro non era necessario, ma nemmeno quello era importante. Avrebbe percepito l’eternità come un tempo lunghissimo, oppure tutte le vite… dal punto di vista personale… avevano esattamente la stessa lunghezza?

"Ciao’’ gli disse una voce nel cervello. "Ti ricordi di me? Io sono te. Sono stato io a ficcarti in questa situazione."

«Grazie» rispose lui amaramente. Gli altri lo fissarono.

"Potresti anche superare la situazione" disse la voce. "Hai un grosso vantaggio. Tu sei stato lei, ma lei non è mai stata te."

La Morte oltrepassò il corridoio e si diresse nella Sala Lunga, mentre tutte le candele si accendevano obbedientemente al suo ingresso.

«ALBERT.»

Загрузка...