Lei corse via dalla stanza, pallida in volto.

Albert gettò un’occhiata in tralice a Morty per tutta la lunghezza della spada e fece un sorrisetto storto, un sorriso che non aveva nulla a che fare con l’umorismo.

«Non sarai in grado di controllarlo per sempre» disse.

«Non mi interessa nemmeno. Voglio soltanto controllarlo per un periodo di tempo sufficiente.»

«Adesso sei ricettivo, vedi? Quanto più la Padrona resta lontana, tanto più tu diventi come lei. L’unica cosa è che per te sarà peggiore, perché ricorderai tutto del fatto che sei umano e…»

«E tu, allora?» disse seccamente Morty. «Che riesci a ricordare, tu, del fatto di essere umano? Se tornassi indietro, quanta vita ti resterebbe da vivere?»

«Novantun giorni, tre ore e cinque minuti» rispose immediatamente Albert. «Sapevo di averla alle calcagna, capisci? Qui, però, sono al sicuro e lei non è una cattiva padrona. A volte non so che cosa farebbe senza di me.»

«Già, nessuno muore nel regno della Morte. E a te piace questa cosa?» domandò Morty.

«Io ho più di duemila anni, io. Ho vissuto più a lungo di chiunque altro al mondo.»

Morty scosse la testa.

«Non lo hai fatto e lo sai bene» disse. «Hai soltanto allungato un po’ le cose. Nessuno può effettivamente sostenere di vivere, qui. Il tempo, in questo posto, è soltanto una finzione. Non è reale. Nulla cambia. Preferirei morire e vedere che cosa succede dopo piuttosto che passare qui l’eternità.»

Albert si grattò il naso in maniera riflessiva. «Sì, tu potresti anche» ammise «ma io ero un mago, sai. Ero anche piuttosto bravo. Mi hanno eretto una statua, sai. Ma non vivi una vita lunga, da mago, senza crearti un bel po’ di nemici, vedi, alcuni che ti aspetteranno… dall’Altra Parte.»

Tirò su col naso. «E non hanno nemmeno tutti due gambe. Alcuni di essi non ne hanno affatto. Né hanno volti. La Morte non mi spaventa. Quello che viene dopo, sì.»

«Allora aiutami.»

«Che cosa me ne verrà di buono?»

«Un giorno potresti avere bisogno di amici dall’Altra Parte» rispose Morty. Pensò per qualche secondo, poi aggiunse «se fossi in te, non mi dispiacerebbe affatto dare alla mia anima una classica lucidatina dell’ultimo minuto. Alcuni di quelli che ti aspettano potrebbero non gradirne il sapore.»

Albert rabbrividì e chiuse gli occhi.

«Tu non sai quello di cui stai dicendo» aggiunse con più sentimento che grammatica «oppure non lo diresti. Che vuoi da me?»

Morty glielo disse.

Albert emise una risata chioccia.

«Soltanto questo? Soltanto cambiare la Realtà? Non si può. Non esiste più una magia sufficientemente potente. I Grandi Incantesimi avrebbero potuto farlo. Niente altro. E questo è quanto, così potresti anche fare quello che meglio credi e sperare che ti vada nel miglior modo possibile.»

Ysabell tornò indietro con il fiato un po’ corto, stringendo al petto l’ultimo volume della vita di Albert. Questi tirò nuovamente su col naso. La piccola goccia che pendeva dalla punta di esso riusciva ad affascinare Morty. Era sempre sul punto di cadere ma non ne aveva mai il coraggio. Proprio come lui, pensò Morty.

«Non mi puoi fare assolutamente nulla con quel libro» disse il vecchio mago in tono bellicoso.

«Non intendo nemmeno farlo. Mi sovviene però che non saresti diventato un potente mago se avessi detto sempre la verità. Ysabell, leggi un po’ a voce alta che cosa c’è scritto.»

«"Albert lo guardò, incerto"» lesse Ysabell.

«Non puoi credere a tutto quello che c’è scritto lì…»

«"…esclamò lui, sapendo nella più profonda voragine del suo cuore che Morty era sicuramente in grado di farlo"» lesse Ysabell.

«Basta!»

«"gridò lui, cercando di riporre nel fondo della sua mente la consapevolezza che anche se la Realtà non poteva venire fermata, era comunque possibile rallentarla leggermente."»

«COME?»

«"declamò Morty con la plumbea tonalità della Morte"» cominciò a dire Ysabell diligentemente.

«Sì, sì, d’accordo, non hai bisogno di soffermarti su quello che dico io» disse seccamente Morty, irritato.

«Ti chiedo scusa per essere viva, stai tranquillo.»

«NESSUNO VIENE PERDONATO PER ESSERE VIVO.»

«E non parlarmi con quel tono, grazie. A me non fa paura» disse la ragazza. Abbassò lo sguardo sul libro, in cui la linea semovente della scrittura le stava dando della bugiarda.

«Dimmi come, mago» disse Morty.

«La mia magia è tutto quello che mi è rimasto!» piagnucolò Albert.

«Non ne hai bisogno, vecchio avaraccio.»

«Tu non mi spaventi, ragazzo…»

«RIPETIMELO GUARDANDOMI IN FACCIA.»

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