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Stanotte ho sognato la mia sorella di legame Halum Helalam.

Con lei non scherzerò mai più: verrà a me soltanto attraverso i nebulosi passaggi del sogno. Mentre (dormivo mi è apparsa più splendente delle stelle che illuminano questo deserto, ma il risveglio mi ha portato tristezza, vergogna ed il ricordo della sua irreparabile perdita. L’Halum del mio sogno indossava solamente un leggerissimo velo luminoso, che lasciava intravvedere i suoi piccoli seni dalla punta rosata, le esili cosce, il ventre piatto, il ventre di una donna che non ha mai avuto figli. Quand’era viva, non vestiva così, specialmente quando faceva una visita al suo fratello di legame; ma quella era l’Halum del mio sogno, resa invitante dal mio animo triste e solitario. Aveva un sorriso caldo e tenero ed i suoi luminosi occhi scuri splendevano d’amore.

Nei sogni, talvolta si vive a più livelli. In uno di essi, io ero un osservatore distaccato, galleggiavo da qualche parte vicino al soffitto della capanna e vedevo al chiarore della luna il mio corpo addormentato. Ad un altro livello, giacevo lì immerso nel sonno. La parte di me che sognava di dormire non percepiva la presenza di Halum, mentre l’altra parte, che sognava di sognare, se n’era accorta. Ed io, che ero il vero sognatore, ero cosciente di entrambe, ma sapevo anche che tutto ciò che avevo dinanzi era frutto di una visione. Com’era inevitabile, la realtà nei livelli era confusa e io non potevo sapere con chiarezza chi era che sognava e chi era un sogno, e non ero neppure sicuro che la Halum che era lì davanti a me in tutto il suo splendore fosse meno reale della Halum che avevo conosciuto quand’era viva.

— Kinnall — mormorò, e la parte di me che era addormentata aprì gli occhi e si sollevò sui gomiti, mentre Halum s’inginocchiava accanto al giaciglio. Ella si chinò fino a sfiorare col seno il petto villoso di quell’uomo che ero io, avvicinò le sue labbra alle mie in una carezza e disse: — Sei così stanco, Kinnall.

— Non dovevi venir qui.

— Era necessario. Si è venute.

— Non è giusto. Venire nelle Terre Basse Bruciate, sola, per cercare qualcuno che ti ha fatto soltanto del male …

— Il vincolo che lega l’uno all’altra è sacro.

— Hai sofferto abbastanza per quel vincolo, Halum.

— Non si è sofferto affatto — disse e baciò la mia fronte sudata. — Quanto devi soffrire tu, a star nascosto in questo posto orribile!

— Non è un male maggiore di quello che si è meritato — risposi.

Anche in sogno, osservavo le regole grammaticali, rivolgendomi ad Halum. Avevo sempre trovato difficile usare la prima persona con lei; certo non l’avevo mai fatto prima della mia metamorfosi; ma anche dopo, quando non avevo più ragione di comportarmi con lei in modo così corretto e casto, non ci riuscii mai. Il mio cuore e la mia anima volevano gridarle «io» ma la mia lingua e le mie labbra erano paralizzate dal pudore.

Ella disse: — Tu meriti qualcosa di più di questo posto, Kinnall. Devi venir via, devi guidarci verso un nuovo Comandamento, Kinnall; un Comandamento d’amore, di fiducia reciproca.

— Si ha paura di essere stati un fallimento, come profeti, e si dubita che valga la pena di continuare l’impresa.

— Era tutto ancora così strano, così nuovo per te! — disse lei. — Ma tu eri capace di cambiare, Kinnall, e di cambiare anche gli altri …

— Solo di rovinare gli altri. E se stessi.

— No, no, era un tentativo giusto. Non puoi rinunciare proprio adesso. Come puoi rassegnarti a morire? C’è tutto un mondo fuori di qui, Kinnall, che aspetta di essere liberato.

— Questo posto è una trappola. La cattura è inevitabile.

— Il deserto è immenso. Puoi riuscire a sfuggirli.

— Sì, il deserto è grande, ma i passaggi sono obbligati e tutti sorvegliati. Non c’è scampo.

Scosse la testa, sorrise, premette le mani sui miei fianchi e disse con voce piena di speranza: — Ti guiderò io verso la salvezza. Vieni con me, Kinnall.

Il suono di quell’io e di quel me, pronunciati dalla bocca immaginata di Halum, cadde sulla mia anima sognante come una doccia gelata, e lo shock di sentire quell’oscenità dalla voce dolcissima di lei ebbe quasi il potere di svegliarmi. Vi dico questo per dimostrare che non sono ancora veramente convertito al mio nuovo modo di vita, e che i riflessi dell’educazione che ho ricevuto ancora mi governano dai più remoti angoli della coscienza. Nei sogni, la nostra vera natura si rivela e la mia costernazione di fronte alle parole che nel sogno avevo messo in bocca ad Halum (perché chi altro poteva averlo fatto?) mi diceva molte cose sul mio stato d’animo. Ciò che accadde in seguito lo rivelò ancora meglio. Per spingermi ad alzarmi dal giaciglio, Halum fece scivolare le mani su tutto il mio corpo finché le sue fredde dita non afferrarono il mio sesso turgido. Immediatamente il cuore cominciò a battermi all’impazzata, ed il seme sgorgò mentre il suolo tremava come se le Terre Basse si stessero spaccando. Halum emise un piccolo grido di paura. Cercai di toccarla, ma già stava svanendo, a poco a poco si faceva immateriale e, mentre il pianeta si sollevava in un’ultima scossa convulsa, sparì dalla mia vista. E c’erano tante cose che volevo dirle, tante cose che volevo sapere da lei. Mi svegliai, risalendo i livelli del mio sogno. Mi trovai solo nella baracca, naturalmente, con la pelle appiccicosa per le secrezioni e disgustato dalle infamie che la mia mente aveva elaborato.

Halum - gridavo. — Halum, Halum, Halum!

La mia voce faceva tremare le pareti della capanna, ma Halum non tornò. Pian piano la verità si fece strada nella mia mente annebbiata: l’Halum che era venuta a me era una creatura dei sogni.

Noi di Borthan non prendiamo queste visioni alla leggera. Mi alzai, uscii dalla capanna e mi misi a camminare nell’oscurità strisciando sulla sabbia calda coi piedi nudi mentre cercavo disperatamente di giustificare di fronte a me stesso le fantasie che avevo creato in sogno. Lentamente mi calmai. Lentamente ritrovai il mio equilibrio. Ma rimasi là, appoggiato allo stipite della porta per ore intere, fino a quando le verdi dita dell’aurora non scivolarono verso di me.

Senza dubbio converrete che è inevitabile che un uomo, il quale non ha conosciuto donne da molto tempo e che vive in un terribile stato di tensione fin dal momento del suo arrivo nelle Terre Basse Bruciate, abbia di questi sfoghi sessuali notturni e che non c’è nulla d’innaturale in tutto ciò. Devo poi dire, anche se non ho molte prove, che parecchi uomini di Borthan sono tormentati da questi sogni erotici, per il semplice fatto che durante la veglia devono reprimere totalmente i loro desideri. Per di più, anche se Halum ed io abbiamo conosciuto un’intimità spirituale quale difficilmente si crea tra un uomo e la sua sorella di legame, io non l’ho mai cercata fisicamente e tra noi non vi è mai stata un’unione di questo tipo. È vero, credetemi: in queste pagine vi ho ormai detto tante cose che tornano a mio discredito, senza mai cercare di nascondere nulla, che non avrei esitato a confessare d’aver anche violato il mio legame con Halum. Dovete credere, dunque, che questa è una cosa che non ho fatto. Non potete certo accusarmi di colpe commesse in sogno.

Ciò nonostante, mi sono sentito in colpa tutta la notte e la mattina, e soltanto adesso che ho narrato in queste pagine l’incidente, l’anima mi si schiarisce. Credo che in realtà ciò che mi ha tormentato in queste ore non sia stata tanto la mia piccola, sordida fantasia erotica, della quale anche i miei nemici forse mi perdoneranno, ma il fatto che mi sento responsabile della morte di Halum, e non posso perdonarmelo.

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