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Dopo che Schweiz se ne fu andato, rimasi a lungo con la schiena appoggiata alla scrivania, ad occhi chiusi, ripetendo tra me e me le cose che ci eravamo appena detti. Quanto poco ci aveva messo ad abbattere le mie difese! Quanto presto avevamo incominciato a parlare di questioni intime! Certo, era di un altro mondo, e con lui non mi sentivo veramente legato alle nostre usanze, ma ci eravamo avvicinati l’uno all’altro in un modo pericoloso e in un tempo straordinariamente breve. Altri dieci minuti e mi sarei confidato con lui come con un fratello di legame, ed egli avrebbe fatto lo stesso con me. Ero meravigliato e preoccupato della facilità con cui avevo lasciato cadere le regole, dal modo astuto con cui egli mi aveva portato a tanta intimità!

Era tutta colpa sua? Ero stato io a chiamarlo, io a rivolgergli le prime domande intime, io a stabilire il tono della conversazione. Egli aveva avvertito in me una certa insicurezza, se n’era fatto forte e aveva rapidamente invertito i ruoli, in modo che fossi io a rispondere alle domande e lui a farle. E io gli avevo dato corda. Riluttante ma pieno di desiderio, gli avevo aperto il mio cuore. Ero attratto da lui e lui da me. Schweiz il tentatore! Schweiz, che aveva approfittato della debolezza che avevo nascosto così a lungo, nascosto perfino a me stesso! Come poteva aver capito che ero pronto a lasciarmi andare?

Quel suo rapido discorso, quella sua voce acuta sembravano avere ancora un’eco nella stanza. Domande, domande, domande. E poi le rivelazioni. Siete religioso? Credete alla lettera nell’esistenza di più divinità? Se soltanto potessi trovare la fede! Come vi invidio. Ma i difetti del vostro mondo. La negazione di se stessi. Sareste così sincero con un cittadino di Manneran? Dite, Vostra Grazia. Confidatevi con me. Sono stato qui solo per tanto tempo.

Come poteva sapere, quando io stesso non sapevo?

Era nata una strana amicizia. Chiesi a Schweiz di cenare a casa mia. Mangiammo e parlammo e bevemmo il vino blu di Salla e il vino d’oro di Manneran. Quando il bere ci ebbe riscaldati, discutemmo ancora di religione, dei problemi di Schweiz con la fede, del mio credere negli dèi. Venne Halum e rimase con noi per un’ora; più tardi mi fece notare il potere di Schweiz di sciogliere le lingue, dicendo: — Non ti avevo mai visto così ubriaco, Kinnall, eppure vi siete divisi soltanto tre bottiglie di vino. Dev’èssere stato un altro il motivo che ti faceva brillare gli occhi e parlare così liberamente. — Risi e le dissi che mi sentivo spensierato quando ero con il Terrestre, e che mi riusciva difficile comportarmi secondo le regole, con lui.

Quando ci incontrammo di nuovo, in una taverna presso il Tribunale, Schweiz disse: — Siete innamorato della vostra sorella di legame, eh?

— Naturalmente si è affezionati alla propria sorella di legame.

— No, si vuol dire che voi ne siete innamorato, - disse con un risolino malizioso.

Mi irrigidii. — Era dunque tanto grande l’ubriachezza, l’altra sera? Cosa vi è stato detto di lei?

— Niente — rispose. — Avete detto tutto a lei. Con gli occhi, col sorriso. Senza aprir bocca.

— Possiamo parlare d’altro?

— Se volete, Vostra Grazia.

— È un argomento delicato, doloroso.

— Perdonate allora, Vostra Grazia. Si voleva soltanto la conferma di una intuizione.

— Un simile amore è proibito, tra noi.

— Il che non significa che qualche volta non esiste, eh? — chiese Schweiz e toccò il mio bicchiere col suo.

In quel momento decisi di non rivederlo più. Era troppo percettivo e parlava con troppa libertà di quel che vedeva. Ma quattro giorni dopo, incontrandolo su una banchina del porto, lo invitai di nuovo a cena. A Loimel l’invito dispiacque. Non venne neppure Halum, con la scusa di un altro appuntamento; alle mie insistenze rispose spiegandomi che Schweiz la faceva sentire a disagio. Noim invece era a Manneran e si unì a noi. Si bevve poco e la conversazione rimase forzata e impersonale fino al momento in cui, senza neppure accorgerci del cambiamento di tono, ci trovammo noi a raccontare a Schweiz di quando avevo lasciato Salla per sfuggire alla gelosia di mio fratello, e Schweiz a raccontare a noi la sua partenza dalla Terra; quando il Terrestre se ne fu andato, Noim mi disse con disapprovazione: — Quell’uomo ha i diavoli nell’anima, Kinnall.

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