Avevamo superato la prova. Ci avrebbero dato ciò che volevamo. Dopo aver diviso l’amore cominciammo a contrattare. Ritornammo al villaggio e alla mattina i nostri portatori tirarono fuori le casse di mercanzie e i tre capi tre bassi vasi di argilla nei quali si poteva intravvedere la polvere bianca. Facemmo un alto mucchio di coltelli, specchi e sbarre-calore, mentre loro versavano con cautela la polvere da due ciotole nella terza. Del mercanteggiare si occupò quasi esclusivamente Schweiz. La guida che avevamo portato dalla costa ci era di poco aiuto, perché, anche se parlava il linguaggio dei capi, non aveva però mai parlato alle loro anime. Quel mercanteggiare, infatti, si mutò all’improvviso: Schweiz ammucchiava gioiosamente sempre più ninnoli, i capi gli rispondevano aggiungendo polvere alla nostra ciotola e tutti ridevano con una specie di allegria isterica mentre la gara di generosità cresceva in frenesia. Finimmo col dare alla gente del villaggio tutto quel che avevamo, salvo pochi oggetti che tenemmo per regalarli alla guida e ai portatori e ci ritrovammo con tanta di quella droga da schiudere migliaia di menti.
Il capitano Khrish ci stava aspettando, quando raggiungemmo il porto.
— Si capisce che avete fatto un buon viaggio — osservò.
— È così evidente? — chiesi.
— Eravate preoccupati, quando siete andati. Ora che tornate, siete contenti. Sì, è evidente.
La prima notte del nostro viaggio di ritorno a Manneran, Schweiz mi chiamò nella sua cabina. Aveva tirato fuori la ciotola con la polvere bianca e aveva rotto il sigillo. L’osservai mentre versava con cautela la droga in piccoli pacchetti simili a quello della prima dose. Lavorava in silenzio, guardandomi appena; riempì circa settanta o ottanta pacchetti. Quando ebbe finito, ne contò una dozzina e li spinse da un lato. Indicando gli altri disse: — Questi sono per te. Nascondili bene nel bagaglio o avrai bisogno di tutto il tuo potere al Tribunale del Porto per farli passare con sicurezza.
— Mi hai dato cinque volte di più di quanto hai preso — protestai.
— Tu ne hai più bisogno di me.