LVIII

Ormai ero da parecchio in giro per il 1105, e pensai che fosse tempo di ritornare al 1204 e far sapere al mio alter ego quello che succedeva. Perciò mi smistai giù per la linea e andai alla locanda alle tre e un quarto della stessa lunga notte del 1204 in cui era scomparso Conrad Sauerabend. Il mio altro me stesso era stravaccato sul letto con aria lugubre e fissava le pesanti travi del soffitto.

— Allora? — domandò. — Come va?

— Un disastro. Vieni nel corridoio.

— Cos’è successo?

— Fatti coraggio — dissi. — Abbiamo stanato finalmente Sauerabend. Si è smistato nel 1099 e ha assunto l’identità di un taverniere. Un anno dopo ha sposato Pulcheria.

Vidi il mio altro me stesso crollare.

— Il passato è cambiato — continuai. — Leone Dücas ha sposato un’altra, Euprepia non so cosa, e ha avuto da lei due figli e mezzo. Pulcheria fa la serva nella taverna di Sauerabend, l’ho vista io. Non sapeva chi ero, ma si è offerta di farsi scopare da me per due bisanti. Sauerabend contrabbanda merci giù per la linea e…

— Non dirmi altro — fece lui. — Non voglio sentire altro.

— Non ti ho ancora detto la parte bella.

— C’è una parte bella?

— La parte bella è che noi faremo disaccadere tutto quanto. Sam e Metaxas e tu ripescherete Sauerabend, dal 1105 fino a momento del suo arrivo nel 1099, e lo disarriverete, e lo smisterete di nuovo qui, questa sera. E così cancelleremo l’intero episodio.

— E noi che fine faremo? — domandò il mio alter ego.

— Ne abbiamo discusso, più o meno — dissi in tono vago. — Non siamo molto sicuri. A quanto pare, siamo protetti entrambi dal paradosso del transito, e continueremo a esistere anche se riporteremo Sauerabend nel suo flusso di tempo.


— Ma da dove veniamo? Non può esserci creazione di qualcosa dal nulla! La conservazione della massa…

— Uno di noi è sempre stato qui — gli rammentai. — Per l’esattezza, io sono sempre stato qui. Ti ho portato in esistenza balzando indietro di cinquantasei secondi nel tuo flusso di tempo.

— Balle — fece lui. — Io sono sempre stato in quel flusso df tempo, a fare quel che dovevo fare. Tu sei comparso dal nulla. Il paradosso sei tu, impiccione.

— Io ho vissuto cinquantasei secondi in assoluto più di te. Perciò devo essere stato creato prima.

— Siamo stati creati entrambi nello stesso istante, l’11 ottobre 2035 — replicò Jud B. — Se le nostre cronolinee si sono ingarbugliate, per colpa del tuo modo sbagliato di pensare, questo non significa che uno di noi sia più reale dell’altro. La questione, adesso, non è stabilire chi sia il vero Jud Elliott, ma trovare il modo di continuare a operare senza starci reciprocamente tra i piedi.

— Dovremo istituire una tabella oraria rigorosa — dissi io. — Uno di noi lavora come Corriere, mentre l’altro si nasconde su per la linea. E non dobbiamo mai trovarci contemporaneamente nello stesso tempo, né su né giù per la linea. Ma come…

— Ho trovato — disse lui. — Stabiliremo un’esistenza in tempo attuale nel 1105, come ha fatto Metaxas, ma per noi sarà continuativa. Ci sarà sempre uno o l’altro di noi inchiodato al tempo attuale — dell’inizio del dodicesimo secolo: farà la parte di Gheorghios Markezinis e vivrà nella villa di Metaxas. L’altro farà il Corriere, e passerà per il ciclo lavoro e vacanza…

— … prendendosi le ferie in qualunque tempo tranne che nella base del 1105.

— Esatto. E quando avrà completato il ciclo dovrà andare alla villa e assumerà l’identità di Markezinis, e l’altro andrà giù per la linea e si presenterà in servizio come Corriere…

— … e se manteniamo la coordinazione, non c’è pericolo che la Pattuglia ci scopra.

— Geniale!

— E quello che sarà Markezinis — conclusi io, — potrà sempre continuare una relazione a tempo pieno con Pulcheria, e lei non saprà mai che faremo a turno.

— Appena Pulcheria sarà di nuovo se stessa.

— Appena Pulcheria sarà di nuovo se stessa — convenni.

Era un pensiero sconsolante. Il nostro piano turbinoso per alternarci era solo un mucchio di chiacchiere se prima non sistemavamo il pasticcio causato da Sauerabend.

Controllai l’ora. — Tu ritorna nel 1105 e aiuta Sam e Metaxas — dissi. — Smistati qui di nuovo alle tre e mezzo di stanotte.

— Bene — fece lui, e se ne andò.

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