XVI

Prima che mi diplomassero Corriere temporale partecipai ad altre quattro missioni d’addestramento. Tutti i miei balzi furono compiuti nell’area di New Orleans.

Imparai a conoscere la storia di quell’area molto meglio di quanto avessi mai previsto.

Il terzo viaggio fu nel 1803, per l’acquisto della Louisiana. Ero l’unica recluta.

C’erano sette turisti. Il nostro Corriere era un ometto dalla faccia dura che si chiamava Sid Buonocore. Quando lo riferii a Sam, lui sghignazzò e disse: — Quel tipo viscido!

— E cos’ha di viscido?

— Prima faceva la rotta del Rinascimento. Poi la Pattuglia temporale l’ha beccato a fare da mezzano tra le turiste e Cesare Borgia. Le turiste lo pagavano bene, e anche Cesare. Buonocore ha sostenuto che non faceva altro che il suo dovere: assicurare alle donne delle sue comitive un’esperienza più approfondita del Rinascimento, capisci.

Ma l’hanno richiamato, assegnandolo all’acquisto della Louisiana.

— Un Corriere ha il dovere di sovrintendere alla vita sessuale dei suoi turisti? — domandai.

— No, ma non deve neppure incoraggiare la fornicazione transtemporale.

Per me, l’incoraggiatore di fornicazioni transtemporali era un simpatico briccone.

Buonocore era tutt’altro che bello, ma aveva un’aria di sessualità onnivora che non potevo fare ameno di ammirare. E la sua altissima considerazione per il proprio interesse era così ovvia da conferirgli un certo fascino rapace. Non si può applaudire un borsaiolo furtivo, ma si può acclamare un brigante dichiarato. Sid Buonocore era un tipo del genere.

Inoltre era un Corriere efficiente. Ci introdusse abilmente nella New Orleans del 1803 camuffati da commercianti olandesi in viaggio d’affari: fintanto che non incontravamo un olandese vero saremmo stati al sicuro, e la nostra etichetta «Olanda» mascherava le stranezze del nostro accento futuristico. Ci aggirammo per la città, scomodamente abbigliati con indumenti dell’inizio del secolo diciannovesimo, e Sid ci fece splendidamente da guida.

Nel contempo, come scoprii in fretta, svolgeva un fiorente commercio di dobloni d’oro e di pezzi da otto spagnoli. Non si prendeva il disturbo di nascondermelo ma neppure ne parlava, e io non sono mai riuscito a capire tutti i complicati dettagli dei suoi traffici. Forse approfittava del variare delle quotazioni. So soltanto che scambiava dollari d’argento degli Stati Uniti con ghinee d’oro britanniche, si serviva delle ghinee per comprare moneta argentea francese con grossi sconti, e di notte s’incontrava con i bucanieri dei Caraibi sulle rive del Mississippi per barattare l’argento francese con l’oro e l’argento spagnoli. Non ho mai saputo cosa se ne facesse dei dobloni e dei pezzi da otto, e non riuscivo a capire come facesse a guadagnarci. La mia ipotesi migliore era che stesse cercando di cambiare il maggior quantitativo possibile di moneta, per accumulare uno stock da vendere ai collezionisti giù per la linea: ma mi sembrava un’operazione troppo ingenua per uno del suo stampo. Lui non forniva spiegazioni, e io ero troppo timido per chiedergliele.

Era anche molto indaffarato in campo sessuale. Non è una cosa insolita, per un Corriere (— Le turiste sono selvaggina disponibile — diceva Sam. — Non vedono l’ora di venire a letto con noi. È un po’ come la storia del cacciatore bianco in Africa); ma Sid Buonocore non si limitava a sbattere le turiste affamate d’avventure: e lo scoprii presto.

Una notte, durante il viaggio nel 1803, avevo delle difficoltà per non so quale questione procedurale, e andai nella stanza da letto del Corriere per chiedergli delucidazioni. Bussai e lui disse «Avanti»; e così entrai, ma non era solo. Sul letto era distesa una ragazza dalla carnagione bruna e dai lunghi capelli neri: era nuda, scarmigliata e lucida di sudore. I seni erano duri e pesanti, e i capezzoli color cioccolata. — Scusami — dissi. — Non volevo disturbare. — Sid Buonocore rise. — Sciocchezze — replicò. — Per il momento abbiamo finito. Non ci hai interrotti.

Questa è Maria.

— Salve, Maria — dissi, incerto.

Lei ridacchiò, ebbra. Sid le parlò nel patois creolo e lei ridacchiò di nuovo. Si alzò dal letto nuda com’era, eseguì davanti a me un’elegante riverenza, e mormorò:

Bon soir, m’sieu. — Poi cadde bocconi, come se fosse svenuta, dolcemente.

— È deliziosa, no? — disse Sid con fierezza. — Mezzo indiana, mezzo spagnola, mezzo francese. Bevi un po’ di rum.

Bevvi un sorso dalla borraccia che mi porgeva. — Sono troppe metà — osservai.

— Maria fa sempre le cose in grande.

— Lo vedo.

— L’ho conosciuta durante il mio ultimo viaggio qui. Regolo il tempo in modo molto accurato, per poterla avere un po’ ogni notte senza privare della sua compagnia gli altri me stesso. Voglio dire: non posso prevedere quante volte farò questo tragitto del cavolo, ma tanto vale che mi sistemi bene ogni volta che vado su per la linea.

— Ma non dovresti dire queste cose davanti a…

— Non capisce una sola parola d’inglese. Non c’è nessun pericolo.

Maria si mosse e gemette. Sid prese la borraccia del rum dalle mie mani e gliene spruzzò un po’ sul petto. Lei ridacchiò di nuovo, e, semiaddormentata com’era, cominciò a spalmarselo sui seni quasi fosse stato un unguento magico rassodante. Ma non ne aveva bisogno.

Sid commentò: — È molto appassionata.

— Ne sono sicuro.


Le disse qualcosa, e lei balzò in piedi e venne verso di me. I seni oscillavano come campane. Dalla sua pelle si levavano vapori di rum e vapori di concupiscenza. Tese le mani brancolanti verso di me, ma perse l’equilibrio e scivolò di nuovo sul pavimento.

Restò lì distesa, ridacchiando.

— Vuoi provarla? — domandò Sid. — Lascia che le passi un po’ la sbronza, poi portala in camera tua e divertiti.

Dissi qualcosa a proposito delle varie malattie di cui Maria poteva essere portatrice. Qualche volta rovino i momenti più belli con la mia schizzinosità.

Buonocore sputò sprezzante. — Le iniezioni le hai fatte. Di cosa ti preoccupi?

— Le iniezioni ci immunizzano contro la febbre tifoide, la difterite, la febbre gialla e cose simili — dissi io. — Ma la sifilide?

— Maria è pulita. Credimi. Comunque, se ti preoccupi, puoi fare un termobagno appena saremo tornati giù per la linea. — Sid scrollò le spalle. — Se ti spaventi per cose del genere, forse faresti meglio a non diventare Corriere.

— Non ho…

— Hai visto che io ero disposto a sbatterla, no? Jud, mi ritieni uno scemo normale o fuoriserie? Andrei a letto con una sifilitica? E poi l’offrirei a te?

— Ecco…

— C’è una sola cosa di cui ti devi preoccupare — disse Sid. — Hai preso la pillola?

— La pillola?

— La pillola, stupido! La pillola mensile!

— Oh. Sì, Sì, certo.

— È importantissimo, quando vai su per la linea. Non vorrai andare in giro a fecondare le antenate altrui, no? La Pattuglia temporale ti cancellerebbe sul serio, per una cosa del genere. Puoi cavartela, se fraternizzi un po’ con la gente su per la linea: puoi concludere qualche affaruccio, andarci a letto. Ma sta’ attento a non seminare figli. Chiaro?

— Sicuro, Sid.

— Ricordati: anche se mi diverto un pochino, questo non significa che sia disposto a rischiare di cambiare il passato in misura notevole. Per esempio contaminare il flusso genetico facendo figli su per la linea. Tu fa’ altrettanto, ragazzo mio. Non dimenticare le pillole. Adesso prendi Maria e sloggia.

Presi Maria e sloggiai.

In camera mia, lei tornò lucida in fretta. Non sapeva una sola parola delle lingue che conoscevo io. Io non sapevo una sola parola delle lingue che lei capiva.

Comunque, tutto andò alla perfezione.

Sebbene avesse duecentocinquant’anni più di me, non c’era niente di criticabile nella sua prestazione. Certe cose non cambiano molto.

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